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I protagonisti sono stati i liberali che hanno lottato contro l’assolutismo del Congresso.

Quest’anno invece
passa alla storia come «Primavera dei popoli», per l’esplosiva partecipazione popolare.

FRANCIA (22 febbraio, 26 giugno)

«Arricchitevi!», è la celebre frase di Francois Guizot, storico e polito francese. Da circa vent’anni, dopo gli
ultimi moti, regnava in Francia Filippo d’Orleans, re liberale. Eppure, il malcontento c’è ancora tra i francesi,
ed è dovuto al diritto di voto ristretto. Guizot sosteneva che il diritto di voto andava riservato ai ricchi
perché amministrare beni significa sviluppare responsabilità, e non si può consegnare lo stato nelle mani di
irresponsabili. Alle pretese di ampliamento del diritto di voto, Guizot replicò: “Rischiate, arricchitevi,
migliorate la condizione morale e materiale della nostra Francia" 

La politica di Filippo d’Orleans risponde alle tensioni con l’oppressione: il re vieta riunioni politiche dei
cittadini perché teme ribellioni  si originano i “banchetti conviviali” per aggirare il divieto: qui i cittadini si
riuniscono per presentare programmi politici. La campagna doveva culminare a Parigi nel banchetto di
massa il 22/febbraio Arold Dismont. Il governo lo vietò  manifestazione di protesta a Place de la
Concorde, operai e studenti chiedono la riforma elettorale e le dimissioni di Guizot. Il 23 le truppe del
ministero degli esteri sparano SENZA IL CONSENSO DEL RE. E’ ribellione aperta: i rivoltosi erigono 1500
barricate per le strade di Parigi, e finiscono per avere la meglio.

Viene proclamata la repubblica e votato per acclamazione un governo provvisorio, composto da liberali
moderati (cioè né giacobini né monarchici)

- La pena di morte fu abolita, si proclamò la libertà di stampa e di riunione. Fu istituito il suffragio


universale maschile. Questa misura rese il mondo rurale, che costituiva i tre quarti della
popolazione, l'arbitro delle elezioni politiche, che vennero indette per eleggere l'Assemblea
costituente.

- Formate le Atelieau Nationaux, istituzioni con il compito di assumere i disoccupati (più che altro
operai) in lavori pressoché inutili: è un provvedimento di stampo socialista, ma forse non un
provvedimento molto furbo, perché tanti lavori significa tanti stipendi, e tanti stipendi significa…
- Imposte dirette aumentate del 45%  gravano sui contadini  agitazioni nelle campagne
- «L'imposta dei 45 centesimi era una questione di vita o di morte per il contadino francese; egli ne
fece una questione di vita o di morte per la repubblica. Da questo momento la repubblica fu per il
contadino francese l'imposta dei 45 centesimi, e nel proletariato parigino egli vide lo scialacquatore
che se la spassava a sue spese»
- Alexis de Toqueville commenta: «si sono visti pochi rivoluzionari più stupidi perché hanno alienato i
contadini senza necessità»
- Le elezioni per l’Assemblea Costituente sono alle porte. A questo punto, incavolati con il governo
moderato, i contadini avrebbero potuto votare a sinistra (per i giacobini); i club giacobini li stanno
in effetti istruendo in politica. Ma…
- I contadini sono sottomessi all’influenza sociale del proprietario terriero e del clero che
assolutamente NON VOLEVA i giacobini al governo (giacobini=”Siamo tutti uguali e Dio non
esiste!”)  a votare in pratica non ci vanno proprio
-  Viene eletta nel 23 aprile un’assemblea costituente di filo-monarchici, che sul momento si
definivano repubblicani. Cosa fanno? Chiudono gli Atelieau, e gli operai di nuovo disoccupati
vengono o cacciati in provincia o arruolati nell’esercito. Cosa succede? Che a questo punto a
imbufalirsi sono gli operai.
- Rivoluzione CONTRO la repubblica, barricate di nuovo, difese da 40.000 insorti. Dal 23 al 26 giugno.
- Scontro frontale più sanguinoso della storia di Parigi.
- 30.000 morti, 12 000 arrestati.
- «non credo all’avvenire di una repubblica che fucila i suoi proletari»
- Il popolo però vince, ed elegge Napoleone III come Presidente della Repubblica (nipote di
Napoleone)

- Carl Marx segue con attenzione gli aventi di Parigi e vi legge una «lotta di classe» tra borghesi e
proletariato. In questo periodo scrive il Manifesto Comunista.

ALTRI PAESI

- La rivolta da Parigi nel frattempo si era estesa a quasi tutta l’Europa. Infatti, nella nuove società
borghese, ormai, le notizie circolavano con velocità incredibile.
- Spinta di trasformazioni economiche sociali dei borghesi + malcontento contadini e operai per via
delle crisi economiche diffuse in tutta Europa + incapacità di risposta adeguata da parte della classe
dirigente  motivi profondi e ben radicati per dare inizio alle rivolte

AUSTRIA (13 marzo)

- « Gli abusi del potere generano le rivoluzioni; le rivoluzioni sono peggio di qualsiasi abuso. La prima
frase va detta ai sovrani, la seconda ai popoli. »

(Klemens von Metternich)

Le varie nazionalità dell'Impero austriaco volevano acquisire la piena dagli Asburgo; questo sentimento era
onnipresente soprattutto in Ungheria, percorsa da un acceso sentimento nazionalistico, e in Italia, dove gli
austriaci erano visti come invasori.

A Vienna una folla di studenti universitari protestarono chiedendo un governo più liberale, la cacciata
di Metternich dalla Cancelleria imperiale e una costituzione, che gli fu concessa; Metternich fu cacciato. Era
l’uomo più potente Continua più a lungo invece la rivolta in Ungheria, che voleva l’Indipendenza
dall’Austria, finché non fu soppressa dall’intervento della Russia (alleata dell’Austria).

PRUSSIA (marzo – dicembre 48)

- In seguito all'insurrezione di Berlino nel marzo 1848, Re Federico Guglielmo IV concesse la


convocazione di un'assemblea costituente prussiana da eleggersi a suffragio universale maschile,
ma già nel dicembre dello stesso anno la sciolse.

GERMANIA: (da maggio del 48 a gennaio del 49)

- Liberali tedeschi convocano riunione a Francoforte fra i tanti staterelli tedeschi indipendenti, e
formano un’assembla costituente. Vogliono, infatti, unificare la Germania e stilare una
Costituzione: i nazionalisti erano divisi in Grandi Tedeschi, che offrire la Corona di tuta la Germania
all’Austria, e i Piccoli Tedeschi, che volevano offrirla alla Prussia. I Piccoli predominano.
- Problema: il già citato re di Prussia Federico Gulielmo non vuole accettare una costituzione da parte
di un’assemblea elettiva (sarebbe «imposta» dal basso, dal popolo): rifiuta la Corona in quanto
offertagli da “salumai e bottegai”. La dieta è sciolta, e la Germania rimane divisa.

ITALIA INTRODUZIONE

Agli inizi del 48,

- L’Italia esiste più che altro tra i letterati e gli artisti. La patria dei contadini era il campanile, la
vallata, il signore locale. Per i loro padroni – borghesi o proprietari terrieri – la patria era lo stato
cittadino, la loro regione, con i suoi sovrani e la sua storia.
- L’unità d’Italia «è un desiderio e non un fatto, un presupposto e non una realtà, un nome e non una
cosa, e non so pur se si trovi nel nostro vocabolario. V’ha bensì un’Italia e una stirpe italiana
congiunta di sangue, di religione, di lingua scritta ed illustre; ma divisa di governi, di leggi, di istituti,
di favella popolare, di costumi, di affetti, di consuetudini»
A scriverlo è Vincenzo Gioberti, sacerdote e patriota. Gioberti, che credeva nell’origine biblica e
preromana della nazione italiana, e nel suo conseguente diritto di liberarsi dal dominio straniero,
propose di raggiungere l’unità tramite una Federazione di stati (che non rompesse quindi le
tradizioni e le singole unità regionali); il pontefice ne sarebbe stata la guida spirituale e morale.
Questo progetto fu chiamato
NEOGUELFISMO
- ; è una proposta unificatrice più realistica e moderata rispetto alla repubblica cui aspiravano i
mazziniani; la figura del Papa conferiva agli italiani coesione morale e autorevolezza internazionale.
- Adesioni nei circoli intellettuali alto borghesi, nelle classi dirigenti provinciali e nel clero.
- 1846, eletto Pio IX. Attenuò la censura, instituì la Consulta di stato, commistione da lui nominata
che lo avrebbe affiancato nell’esercizio del potere temporale con funzioni consultive (di studio e di
consiglio)
- Sardegna, Toscana, Stato Pontificio firmano per la realizzazione di una lega doganale. Prospettiva di
azione comune e papa liberale: sembrava che il progetto neoguelfo fosse nato sotto una buona
stella.
I PRIMI DISORDINI
- Scontri a Milano tra austriaci e patrioti il 3 gennaio: con lo “sciopero del fumo”, i milanesi volevano
danneggiare le finanze austriache.
- Seguono disordini a Palermo che si propagano in tutta la Sicilia. Ferdinando II, Re delle due Sicilie, è
costretto a cedere la Costituzione (11 febbraio)
- Leopoldo II, Granduca di Toscana, concede la Costituzione lo stesso giorno, sperando di così poter
evitare tumulti.
- Sempre a scopo preventivo, Carlo Alberto, re di Sardegna, ne segue l’esempio. Non la chiama
Costituzione – è un termine troppo di sinistra – ma Statuto Albertino. 4 marzo.
- Dieci giorni dopo segue lo Statuto del governo temporale dello Stato Pontificio.

Nel frattempo, si infiamma tutta l’Europa.


- Rivolta a Venezia: il 17 marzo il comandante austriaco è messo in fuga; i veneziani liberano Manìn e
Tommaseo, che formano governo provvisorio.  E’ tornata indipendente la Repubblica di San
Marco.
LE CINQUE GIORNATE
- Dopo lo sciopero della fame, gli attriti con le truppe austriache a Milano riprendono. I milanesi
chiedono l’autonomia per il Lombardo Veneto e il ritiro dei soldati stranieri, e diritto di
rappresentanza: gli austriaci sono ben poco intenzionati ad accontentarli.
- «La città di milano è sconvolta dalle fondamenta, ed è difficile farsene un’idea. Il carattere di questo
popolo mi sembra cambiato come per un colpo di bacchetta magica. Il fanatismo ha pervaso ogni
età, ogni ceto, ogni sesso»
- I milanesi sono 160.000, contro 14.000 austriaci; il loro primo proposito non è cacciare gli invasori,
il loro primo proposito è sterminarli. Le Cinque Giornate di Milano vedono una cruentissima lotta di
barricate – e si concludono con la fuga del generale austriaco dalla città e 4000 cadaveri di soldati
austriaci per le strade.
- La propaganda è sfrenata, gli austriaci infilzano i bambini sulle baionette, sventrano donne incinte,
le donne italiane cavano gli occhi ai prigionieri… Atrocità completamente inventate.
«Questa è la più terribile decisione della mia vita, ma non posso tenere più a lungo Milano. Tutto il
paese è in rivolta. Sono minacciato alle spalle dai Piemontesi, possono rompere tutti i ponti alle mie
spalle, non so niente di ciò che accade alle spalle dell’esercito»
Alcuni ufficiali austriaci si sono dichiarati disponibili a consegnare Radezsky. Carla Cattaneo è l’unico
a dire “Tiriamo fuori i soldi subito”; gli altri “No, non è cosa da gentiluomini, lo prenderemo lo
stesso”
- Carlo Alberto di Savoia interviene, dichiara guerra all’Austria ed entra a Milano.
- Ventata di entusiasmo anyway, volontari, mezza università di pisa, napoli borbonica, roma
pontificia. Mazzini non si oppone.

I GUERRA INDIPENDENZA

In tempo normali sarebbe folle: Il regno austriaco ha 7 volte gli abitanti del regno di Sardegna, ma è
in preda alla rivoluzione. In più gli altri stati italiani, un po’ credendoci e un po’ costretti dalla gente
che ci crede e lo vuole, anche gli altri sovrani sono disposti a dare una mano. Appoggio di
contingenti venuti da altri stati italiani (papa, granduca di toscana, re di napoli) tutti mandano
truppe per quella che è sentita come guerra “italiana”. Potrebbe diventare una guerra
rivoluzionaria, perché sull’onda del movimento, degli entusiasmo, l’ambizione repubblicana
potrebbe in effetti farsi più concreta. I sovrani NON LO VOGLIONO, perché okay cacciare gli
austriaci e fare l’unità, ma la rivoluzione no. Così i volontari arrivano in folla e non vengono
accettati: non mettiamo il fucile in mano al popolo, la guerra la farà l’esercito del re. E la fa,
credendoci. ma con fatica, perché anche l’esercito piemontese una guerra “per l’Italia” non l’aveva
mai sentita. Innalzano il tricolore, prima d’allora proibita, ma gli ufficiali però sono dubbiosi, non
capiscono.
Il duca di Genova, figlio di Carlo : «ci siamo battuti per una causa grande e generosa, ma totalmente
opposta a tutti i principi in cui eravamo stati allevati». Era l’esercito di una monarchia assoluta della
Restaurazione, che fino a poco prima condannava a morte Mazzini e Garibaldi, e gli ufficiali sono
ancora quelli. I soldati, invece, gridano viva l’Italia senza che nessuno gliel’abbia detto e
l’entusiasmo è forte.
Leva obbligatoria, ma non tutti facevano servizio, solo a sorte. Non c’erano soldi per tutti. A. pochi ma
buoni, esercito di qualità  austriaci, 8 anni di servizio militare

Esercito di quantità, un solo anno e poi a casa, ma se c’è la guerra li richiamiamo  piemonte. Se solo ci
fossero gli ufficiali di complemento per gestire meglio sta massa di pezzenti… Ma gli ufficiali di
complemento sarebbero stati borghesi, e la monarchia teme i borghesi.

Radescky sa fare la guerra, ha 82 anni, mentre Carlo 50 ma non aveva mai guidato un esercito

«mentre a Milano Carlo Alberto raccoglieva e contava voti, a Verona Radetzky raccoglieva e contava
soldati»

Era il momento perfetto: l’esercito di Carlo era 3 volte più grande, Rad non aveva idea di quali città fossero
in rivolta, non aveva idea se al prossimo villaggio di contadini gli avrebbero sparato addosso, la sua era una
ritirata pericolosissima. E’ decisamente il momento perfetto, concorda Carlo Alberto. Per stare fermi.

Generale Passalacqua «Creda, ecc che se vogliamo riuscire a qualcosa di onorevole, bisogna assolutamente
che la nostra armata cerchi il nemico»

Carlo passa il Ticino in 5 giorni

Rad nel frattempo passa l’Oglio, riceve la notizia che le fortezze del Quadrilatero sono fedeli, le raggiunge ->
sposta la guerra in territorio nemico, ed è un territorio di cui Carlo non ha mappe. Non ha neanche
esploratori, cavalleria leggera

Raddd passa l’Oglio, ha avuto notizie, è entrato a Verona ili 2 aprile mentre Carlo si ferma a Cremona. Che si
fa adesso? Andiamo un po’ avanti. Piano. Passano l’Oglio il 7 aprile, in territorio nemico: rallentano ancora.
Niente mappe e niente cavalleria leggera – loro hanno corazzieri. Gli austriaci miglior cavall leggera del
mondo, che batte il paese.

Panico: sentinelle che si sparano addosso, contadini scambiati per reggimenti austriaci

Arrivano al Mincio, tre ponti debolmente difesi, nessun morto, vittoria celebrata (Goito, Monzambano,
Valeggio); però non lo passano. Perché Mantova e Verona non insorgono? Mantova ha una guarnigione
italiana e qualche patriota che si sta muovendo, quindi Carlo si dirige lì, ma

«In questa spedizione ci toccò osservare come quelle popolazioni siano fredde, e poco o nulla animate a
favore della causa italiana, inclinando forse più per il tedesco» (Generale Bava)

I contadini del mantovano sono ostili. I giornali tedeschi e austriaci scrivono «la rivoluzione italiana è un
raggiro di pochi nobili, pochi individui della razza bianca, la quale opprime e spolpa la razza bruna, indigena
delle campagne d’Italia, costantemente e vanamente difesa dagli amministratori austriaci»

A Mantova i cittadini erano in effetti scesi nelle piazze armati, ma il vescovo ha placato l’insurrezione
predicando la calma. Carlo assedia Peschiera e aspetta l’artiglieria pesante dal Piemonte.

A Gorizia un generale austriaco (Nugent) ha radunato le guarnigioni cacciate dalle città venete, ha reclutato
truppe dalla Croazia e si mette in movimento verso Rad. 17 aprile a Calisonzo, 22 prende Udine (che era
insorta). Carlo oltrepassare Verona, deve oltrepassare l’Adige. Ponte a Pastrengo, battaglia. Vittoria facile,
0.7%; austriaci 5% su 8000
Comincia l’assedio a Peschiera, arriva Durango, vecchio rivoluzionario piemontese. Arriva al Po con le
truppe pontificie, ma Pio il 29 dichiara che i cardinali gli hanno spiegato che la guerra non va bene. Durango
dice “Interessante”, poi si inoltra nel Veneto. Potrebbe sbarrare la strada a Nugent, che adesso è a Treviso.
Ma Nugent riesce a superarlo. 25 maggio Rad riceve i rinforzi a attacca. Esce da Verona e combatte presso
Mantova (70km), tra Curtatone e Montanara, c’è la divisione degli studenti di Pisa, ma perso e Rad può
prendere sul fianco i Piemontesi. Combattimento confuso e prudente, a Goito. Rad non passa e torna
indietro. 45 morti piemontesi 68 austriaci. L’abbiamo fermato!!!

« a Milano il governo vanissimo e ignorante annunciò che il nemico era fuggito dirottamente lasciando 5000
morti»

Peschiera si arrende. “Viva il Re d’Italia!” Rad potrebbe esser richiamato a Vienna per sedare le rivoluzioni.
Rad marcia su Vicenza contro Durando («possiamo tenere anche 8 giorni, i Piemontesi possono prenderlo
alle spalle, venite!») dura mezza giornata e poi si arrende. Le città Venete sono riconquistate tranne
Venezia.

Per un mese nothing happens. Ferdinando rimuove le truppe, Milano manda volontari ma non ce ne sono
molti, deve richiamare gli ex soldati austriaci in congedo che devono comunque obbedire al governo. Ma
non hanno una divisa, li vestono con roba austriaca, neanche sufficiente, si vestono come vogliono.
«Reggimenti informi, che parevano agli stipendi del più pitocco popolo del globo»

4 luglio arriva a proporsi al suo servizio Garibaldi, dritto dall’America con un po’ di uomini.

«Ho concesso oggi udienza al celebre generale Garibaldi. I precedenti di questi signori e specialmente del
sedicente generale, il suo famoso proclama repubblicano, ci rendono impossibile accettarli nell’esercito. Si
potrebbe forse dar loro un sussidio purché si tolgano dai piedi»

Esercito sempre da Pastrengo a Mantova, i soldati muoiono di fame tra le provincie più ricche d’Europa, o
di caldo (sincope). Rad riceve rinforzi e poi si muove, attacca e sfonda sul nord. Carlo lo attacca da sud, sul
fianco, fra il Mincio e l’Adige, a Custoza. 2 giorni, non riescono a passare, Rad ha vinto. Carlo perde 2%, si
era arreso, austriaci 5%. Passano il Mincio e tagliano la ritirata, Carlo chiede l’armistizio. 27 luglio. Rad,
stupito, chiede soltanto la ritirata dietro l’Adda – possono tenere Milano. Carlo rifiuta. «Piuttosto morire!»

Austriaci passano il Mincio, passano l’Oglio, passano l’Adda (31 luglio), paese terrorizzato dalla prospettiva
di rappresaglie. Cremona è abbandonata dagli abitanti, tranne i malati.

Carlo decide di difendere Milano, perché aveva paura che scoppiasse una rivoluzione repubblicana lì.

2 agosto, uragano, grandine uccide uomini e cavalli. 3 agosto arrivano a Milano, popolazione ostile (il re ci
sta per mollare). Rad il 4 attacca, 1 giorno e poi resa di Carlo (Non ho viveri, non ho munizioni, non ho
uomini! Davvero?)

Milano ceduta agli austriaci, i primi ambasciatori ad annunciarlo sono linciati dalla folla, crede che siano
spie austriache. Il re è a Palazzo Greppi, quasi da solo nel centro, in mezzo alla folla inferocita, l’esercito è in
periferia. Potrebbe finire nel saccheggio di Milano per salvare in re o nella morte del re.

Alle ultime parole del suo discorso il popolo sdegnato gridò: "Se è così, lacerate la capitolazione!". Il re
allora levò di tasca un pezzo di carta, lo tenne in alto affinché il popolo lo vedesse, e poi lo fece a pezzi. Per
tutta la città in un baleno si sparse la voce che il re aveva fatto a pezzi la capitolazione e che restava ormai
con il suo esercito a difendere Milano.
Un gruppo di bersaglieri recupera Carlo, gli austriaci entrano. 9 armistizio di Salasco.

A Vienna si compone la Marcia di Rad 31 agosto

- Pellegrino rossi capo del governo papale. Voleva fare riforme ma no guerra  avversione
democratici  ucciso a coltellati da un gruppo di reduci dal fronte
- Assalto al Quirinale. Pio fugge a Gaeta (Borboni). Assemblea costituente romana per la creazione di
una Costituzione per l’Italia unita: Mazzini chiede che tutti gli Stati italiani inviino i loro delegati per
la Costituente, e chiede la «ripresa della guerra in Austria in funzione nazionale»
- Elezioni nel gennaio 49, suffragio universale maschile.
- Dichiarato decaduto il papato «di fatto e di diritto»
- «La forma di governo dello stato romano sarà la democrazia pura e prenderà il nome di Repubblica
romana. La repubblica romana avrà con il resto d’Italia le relazione che esige la nazionalità
comune»
- Rivolta in Toscana e invio delegati alla Costituente: si sono formate, quindi, 3 Repubbliche.
Spaventato dall’eccesso di democrazia nell’aria, Carlo…
- Ripresa della guerra e perdita a Novara
- Austria, Francia e Borbone reprimono le repubbliche

A Roma, i francesi accorrono per aiutare il Papa. Il giorno prima di cadere, la Repubblica Romana emana la
Costituzione Italiana.

La vittoria è simbolica.

- La Repubblica Romana, un giorno prima di cadere ai francesi (che sono accorsi per aiutare il Papa)
emana la Costituzione Italiana. Vittoria simbolica.
STATUTO ALBERTINO
- Non modificabile
- Camera alta regia, camera bassa eletta a suffragio ristretto
- Il Piemonte divenne nonostante tutto la sola speranza unificatrice, accettò tutti gli esili e i rifugiati
politici d’Italia (30000) e ciò permise il fiorire delle idee liberali e nazionali.

Brevi sono i sogni della violenza, e infallibile il trionfo d'un popolo che spera, combatte e soffre per
la Giustizia e per la santissima Libertà.
I vostri padri, o Romani, furon grandi non tanto perché sapevano vincere, quanto perché non
disperavano nei rovesci.
In nome di Dio e del popolo siate grande come i vostri padri. Oggi come allora, e più che allora,
avete un mondo, il mondo italiano, in custodia»

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