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EDIPO RE
Feltrinelli
Traduzione e cura di
Laura Correale
A Valeria Giordano
1. La verità tragica
Il racconto tenta di spiegare l’inspiegabile.
Siccome proviene da un fondo di verità, deve
terminare nell’inspiegabile.
F. KAFKA
3. La sventura tragica
Non volere vincere sempre; le tue vittorie non
ti hanno seguìto nella vita.
SOFOCLE
4. Eros
Invincibile ci ammalia la divina Afrodite.
SOFOCLE
6. Sofocle
La parola di Sofocle è parola divina.
F. SCHLEGEL
7.2. Segni
7.3. Giocasta
Ma è Giocasta che si muove con più asprezza contro
l’ambiguità dei segni, traendone la conseguenza più estrema.
Se il dio non si manifesta apertamente (v. 725), allora l’uomo
non è del dio, ma appartiene a tyche, al caso, e nulla allora
può egli prevedere, di nulla avere certezza. Allora è meglio
vivere come capita, non temere, per esempio, le nozze con la
madre, perché “già molti dei mortali anche nei sogni si sono
uniti con la propria madre: ma chi non se ne cura sopporta la
vita con più facilità” (vv. 976 sgg.). Il ruolo di Giocasta è
stato trascurato dalla critica. In realtà ad essa è affidata la
polemica contro l’oracolo e contro l’Apollo pitagorico, che è
costitutiva del sapere tragico.
7.4. Simbolo
Ma tutti i segni giungono finalmente a connettersi nel
symbolon che apre all’oscura verità. Si sconta dunque
l’hybris che ha spezzato il divieto di guardare nell’oscuro:
“Se gli dei nascondono cose divine non si può avere sapere,
neanche cercando e investigando ovunque”. Oggetto d’odio è
l’uomo che investiga taphane, le cose oscure. 46 Questo Edipo
ha fatto penetrando l’enigma, questo ha fatto sconfiggendo la
Sfinge, “che costringeva all’immediato e a trascurare il
nascosto”; questo ha fatto via via nella sua indagine,
nell’interpretare, come ha detto Hölderlin, “troppo
smisuratamente” i segni, fino al simbolo che tutti li connette
in un senso che è la soluzione degli enigmi e che è anche la
soluzione tragica.
“L’uomo è misura di tutte le cose” in quanto tutte le cose
misura, aveva detto Protagora ripetendo Eraclito. Edipo
aveva cercato di misurare le cose, e per questo aveva
superato le misure del sapere concesso all’uomo, che
“mortale, thnetos, deve avere pensieri uguali alla misura
dell’uomo” (Sofocle, fr. 34).
Frammenti
VII. Il mito
BETTINI, M., Edipo lo zoppo, in Edipo, il teatro greco e la
cultura europea, cit.
BRISSON, L., Le Mythe de Tirésias. Essai d’analyse
structurale, Brill, Leiden 1976.
CIANI, M.G., Dionysos. Variazioni sul mito, Antenore, Padova
1979.
DELCOURT, M., Oedipe ou la légende du conquérant, Droz,
Paris 1944.
DIRLMEIER, F., Il mito di Edipo, tr. it. di M.L. Novaro, Il
Melangolo, Genova 1987.
GINZBURG, C., Storia notturna, Einaudi, Torino 1989.
GIRARD, R., La violenza e il sacro, tr. it. di O. Fatica e E.
Czerkl, Adelphi, Milano 1980.
GIRARD, R., The double blindness bound. Essays on
Literature, Mimesis and Anthropology, John Hopkins
University Press, Baltimore 1988.
HENRICHS, A., LOSS of self. Suffering, violence: the modern
view of Dionysus from Nietzsche to Girard, “Harvard
Studies”, 88.
KIRK, G.S., La natura dei miti greci, tr. it. di M. Carpitella,
Laterza, Roma-Bari 1980.
LÉVI-STRAUSS, C., Antropologia strutturale, tr. it. di P. Caruso,
Il Saggiatore, Milano 1966.
LÉVI-STRAUSS, C., Dal miele alle ceneri, Il Saggiatore, Milano
1982.
LÉVI-STRAUSS, C., La vasaia gelosa, Einaudi, Torino 1987.
LONGO , O., Nel segno di Edipo, in SOFOCLE, Edipo re, a cura
di O. Longo, cit.
PARKER, R., Miasma. Pollution and Purification in Early
Greek Religion, Oxford 1983.
PROPP, V.J., Edipo alla luce del folclore, a cura di C. Strada
Janovič, Einaudi, Torino 1975.
ROCCHI, M., Kadmos e Harmonia. Un matrimonio
problematico, “L’Erma” di Bretschneider, Roma 1989.
SEGAL, C., Dyonisiac Poetics and the Euripides’ Bacchae,
Princeton University Press, Princeton 1982.
UNTERSTEINER, M., La fisiologia del mito, La Nuova Italia,
Firenze 1972 (I ed. 1944).
Avvertenza
Edipo
Sacerdote di Zeus
Creonte
Coro di vecchi Tebani
Tiresia
Giocasta
I Messaggero
Servo di Laio
II Messaggero
EDIPO
Parla davanti a tutti. Per loro io provo pena più ancora che
per la mia stessa vita.
CREONTE
Sono morti tutti, tranne uno solo che, fuggito per la paura
di quel che aveva visto, non seppe dire niente con certezza
tranne una cosa sola.
EDIPO
Quale? Una sola può rivelarne molte se cogliamo un labile
inizio di speranza.
CREONTE
Bacco dal volto colore del vino tra le gioiose grida di evoè,
compagno alle Menadi
si avvicini fiammeggiante
con la torcia radiosa
contro il dio senza onore tra gli dei.
EDIPO
Voi tutti, infatti, non sapete: io no, non rivelerò le mie, anzi
le tue disgrazie.
EDIPO
Dico che tu senza saperlo convivi nel modo più infame con
chi ti è più caro e non vedi il male in cui ti trovi.
EDIPO
C’è, ma non per te; per te non c’è, poiché sei cieco negli
orecchi, nella mente e negli occhi.
TIRESIA
Sei nutrito da una sola unica notte, così che non potresti
danneggiare né me né alcun altro che veda la luce.
TIRESIA
Si aggira in selvaggia
foresta tra gli antri
e le rocce simile a un toro,
Zeus e Apollo
comprendono bene e sanno le azioni
dei mortali; ma che tra gli uomini
un profeta sia migliore di me
è giudizio non veritiero;
un uomo può vincere
sapienza in sapienza.
Prima di avere visto
una parola sicura, con quanti lo accusano
mai potrei essere concorde.
A tutti visibile lo affrontò la vergine alata
un giorno, e sapiente ci apparve
e alla prova dei fatti amico della città; perciò dall’animo
mio
mai sarà incolpato di malvagità.
CREONTE
Non so; non guardo quel che fanno i potenti. Ma ecco, lui
stesso ormai esce fuori dal palazzo.
EDIPO
Sai che devi fare? Sta a sentire quel che ti rispondo e, dopo
aver ascoltato, giudica tu stesso.
EDIPO
Ma tu sei un traditore.
CREONTE
O città, città!
CREONTE
Lo so.
EDIPO
Da parte di entrambi?
CORIFEO
Sì.
GIOCASTA
Viene da Corinto per annunciarti che tuo padre non c’è più;
è scomparso.
EDIPO
Dopo aver trovato tali segni, non posso non far luce sulla
mia origine.
GIOCASTA
o il signore di Cillene26
o il Bacchico dio che vive sulle cime dei monti
ti accolse, scoperta inattesa, da una
delle Ninfe Eliconie27 con cui spesso ama scherzare.
EDIPO
Se io, che pure non l’ho mai incontrato, posso fare una
supposizione, credo di vedere il pastore che da tempo
cerchiamo; la sua età avanzata concorda con quella di
quest’uomo e, d’altra parte, riconosco i miei servi in quelli
che l’accompagnano. Ma tu, forse, lo sai meglio di me, poiché
già in passato hai visto il pastore.
CORIFEO
Di costui che è qui presente. Hai mai avuto a che fare con
lui?
SERVO
No, in nome degli dei, non farmi del male, sono un vecchio!
EDIPO
Perché lo uccidessi.
EDIPO
Quali?
SERVO
pari al nulla
dell’apparire felice
considero beato.
o Zeus, e annientando
la profetica vergine
Non dirmi che non ho compiuto quel che dovevo; non darmi
più consigli. Non so con quali occhi, se ancora potessi
vedere, una volta disceso nell’Ade avrei guardato mio padre
e mia madre infelice, nei confronti dei quali ho compiuto
azioni che meritano una pena ben più grave di un laccio
mortale. O la vista dei figli, nati come sono nati, era dolce
per me da guardare? Non certo ai miei occhi; né la città né
la torre né le sacre immagini degli dei delle quali io
sventurato, io l’uomo più potente di Tebe, ho privato me
stesso, ordinando a tutti di scacciare l’empio, colui che gli dei
hanno rivelato essere un impuro e della stirpe di Laio. E io,
dopo avere scoperto una tale macchia in me stesso avrei
potuto guardare costoro diritto negli occhi? No, certamente.
Ma se potessi impedire attraverso gli orecchi anche la fonte
dell’udito non mi tratterrei dal chiudere il mio misero corpo
per essere cieco e non udire più niente; è dolce per la mente
rimanere lontana dai mali. Ahi Citerone, perché mi
accogliesti, perché non mi uccidesti subito dopo avermi
ricevuto, affinché mai dovessi mostrare agli uomini da dove
ero stato generato? O Polibo e Corinto e antica casa paterna
soltanto di nome, quale bellezza marcia di mali avete
allevato con me! Ora mi rivelo uno sciagurato, figlio di
genitori sciagurati. O tre strade e valle nascosta, stretto
sentiero in triplice via che il mio sangue, quello di mio padre,
dalle mie mani, avete bevuto, ricordate quali azioni ho
commesso tra voi e quali, giunto qui, di nuovo compivo? O
nozze, nozze, voi mi generaste e, generando di nuovo,
versaste lo stesso seme e rivelaste padri fratelli e figli,
sangue della stessa stirpe, e donne mogli e madri e quanto di
più infame può avvenire tra gli uomini. Ma poiché non si deve
dire quel che non è giusto fare, portatemi via di qui, lontano
dalla vostra vista, o uccidetemi o gettatemi in mare dove non
mi vedrete mai più. Su, degnatevi di toccare quest’uomo
infelice. Datemi ascolto, non abbiate paura; nessuno degli
uomini tranne me solo può sopportare i miei mali.
CORIFEO
Dimmelo e lo saprò.
EDIPO
Dunque acconsenti?
CREONTE
1
Cadmo, figlio di Agenore, re della Fenicia, è il mitico fondatore di Tebe.
Dalle sue nozze con Armonia nasce Polidoro, progenitore della stirpe dei
Labdacidi (Labdaco, Laio, Edipo).
2
Ramoscelli d’olivo avvolti in bende bianche di lana erano il tipico
ornamento dei supplici.
3
Incerta è l’individuazione dei due templi di Atena cui allude il sacerdote
(probabilmente di Pallade Onca e di Atena Cadmeia). Ismeno è una divinità
locale, forse da identificare con lo stesso Apollo, nel cui tempio si praticava
la divinazione per mezzo dell’olocausto. Ismeno è anche il nome di un fiume
nei pressi di Tebe.
4
La Sfinge.
5
Il santuario di Apollo a Delfi (Pito). Febo (lo splendente) è comunissimo
appellativo di Apollo.
6
L’isola di Delo era uno dei più importanti luoghi di culto di Apollo che
qui era venuto alla luce insieme alla sorella Artemide.
7
Il passo è di incerta interpretazione; il trono circolare può essere inteso
come l’agorà, la piazza circolare di Tebe, sede della statua di Artemide, o
più limitatamente come la base della statua stessa.
8
L’Ade, il regno dei morti, il cui ingresso è situato all’estremo occidente,
sulla riva di Oceano.
9
Il talamo di Anfitrite (figlia di Nereo e sposa del dio del mare Poseidone)
è l’Atlantico. L’Oceano e il mare della Tracia indicano gli estremi confini,
rispettivamente, occidentale e orientale.
10
Liceo è epiteto di Apollo la cui etimologia può essere messa in
relazione o al termine λύκος, lupo (“il dio uccisore dei lupi”) o a λύκη, luce
(“dio della luce”).
11
Cfr. nota 1. Edipo ripercorre a ritroso l’intera genealogia dei Labdacidi.
12
L’espressione di tipo proverbiale equivale al nostro “muovere un cuore
di pietra”. Si cerca nella traduzione di mantenere la forza del testo greco.
13
Il termine greco ὀργή ha un ambito semantico piuttosto ampio che va
dal significato di “indole”, “carattere” a quello di “ira”. Si è scelto di
tradurre con “ira” (meno pertinente in questo contesto) per salvare il gioco
verbale di ripetizioni di parole con la stessa radice (ὀργάνειας v. 335, ὀργήν
v. 337, ὀργίζοιτο v. 339).
14
Si accetta nel v. 376 la correzione di Brunk, seguita dalla maggior parte
degli editori. Il testo di Dain, fedele ai codici, con με al posto di σε e ἐμοῦ
invece di σοῦ, sarebbe “non è destino che io cada per causa tua”.
15
La Sfinge.
16
Lossia, “l’ambiguo”, è epiteto di Apollo, relativo all’ambito profetico;
cfr. λοξός, “obliquo”.
17
Apollo.
18
Divinità vendicatrici dei delitti di sangue, da identificare qui con le
Erinni.
19
La stirpe di Laio.
20
Di non facile interpretazione, l’espressione è probabilmente proverbiale
per indicare chi si allontana per sempre dalla propria terra.
21
Il termine τύραννος, che altrove nella tragedia, a cominciare dal titolo
Οἰδίπους τύραννος, ha il significato di “re”, privo di connotazioni negative,
in questo contesto ha senza dubbio il valore politicamente ed eticamente
spregiativo di “tiranno”.
22
Il santuario delfico di Apollo era considerato il centro della terra,
l’ὀμφαλός, l’“ombelico” del mondo.
23
Città della Focide, sede di un oracolo di Apollo.
24
Città dell’Elide, sede del santuario di Zeus e dei giochi panellenici.
25
L’espressione è stata variamente interpretata. L’occhio può essere inteso
come la luce chiarificatrice e rassicurante della realtà dei fatti contro il
timore suscitato dai vaticini, oppure come una forza vigile e protettiva
contro il verificarsi degli eventi profetizzati. Si mantiene volutamente
l’ambiguità del testo.
26
Hermes, nato in una caverna del monte Cillene in Arcadia.
27
Le Ninfe dell’Elicona, il monte della Beozia sacro alle Muse.
28
Rispettivamente il Danubio e il Rion; i due fiumi, che sfociano entrambi
nel Mar Nero, sono ricordati qui per la ricchezza delle loro acque.
Cronologia essenziale
496
Sofocle nasce ad Atene, nel demo di Colono Hippios.
469-468
Ottiene la prima vittoria in un agone tragico con una
tetralogia cui apparteneva il Trittolemo.
443
Ricopre la carica di “hellenotamias”, amministratore del
tesoro della confederazione attica.
442
Si rappresenta l’Antigone.
441-440
Partecipa come stratego al fianco di Pericle alla guerra di
Samo, in difesa del governo democratico contro
l’aristocrazia locale.
428-425
In questi anni, secondo l’opinione critica più diffusa, compone
l’Edipo re.
413 circa
Dopo la disfatta ateniese in Sicilia è nominato “probulos”,
cioè commissario, nel collegio preposto alla formazione di
una nuova costituzione oligarchica.
409
Con il Filottete vince il primo premio nel concorso tragico.
406
Muore ad Atene.
401
Si rappresenta postumo l’Edipo a Colono.
Indice
Bibliografia
EDIPO RE
Note al testo
Cronologia essenziale