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Lettere di Calvino a Levi

Torino, 22 novembre 1961


Caro Levi,
ho letto finalmente i tuoi racconti. Quelli fantascientifici, o meglio: fantabiologici, mi attirano sempre.
Il tuo meccanismo fantastico che scatta da un dato di partenza scientifico-genetico ha un potere di
suggestione intellettuale e anche poetica, come lo hanno per me le divagazioni genetiche e
morfologiche di Jean Rostand. Il tuo umorismo e il tuo garbo ti salva molto bene dal pericolo di
cadere in un livello di sottoletteratura, pericolo in cui incorre di solito chi si serve di stampi letterari
per esperimenti intellettuali di questo tipo. Certe tue trovate sono di prim’ordine, come quella
dell’assiriologo che decifra il mosaico delle tenie; e l’evocazione dell’origine dei centauri ha una sua
forza poetica, una plausibilità che si impone (e, accidenti, scrivere di centauri si direbbe impossibile,
oggi, e tu hai evitato il pastiche anatole-france-walt-disneyano).
Naturalmente, ti manca ancora la sicurezza di mano dello scrittore che ha una sua personalità stilistica
compiuta; come Borges, che utilizza le suggestioni culturali più disparate e trasforma ogni invenzione
in qualcosa che è esclusivamente suo, quel clima rarefatto che è come la sigla che rende riconoscibili
le opere di ogni grande scrittore. Tu ti muovi in una dimensione di intelligente divagazione ai margini
d’un panorama culturale-etico-scientifico che dovrebb’essere quello dell’Europa in cui viviamo.
Forse i tuoi racconti mi piacciono soprattutto perché presuppongono una civiltà comune che è
sensibilmente diversa da quella presupposta da tanta letteratura italiana. E il fondo di tenue
provincialismo da “scapigliatura piemontese” che c’è sotto, dà un fascino particolare anche ai pezzi
minori della raccolta come la storia del vecchio medico collezionista di odori, quasi una novella di
un Soldati convertitosi al positivismo.
Insomma, è una direzione in cui ti incoraggio a lavorare, ma soprattutto a trovare una sede dove cose
di questo genere possano uscire con una certa continuità e stabilire un dialogo con un pubblico che
sappia apprezzarle. Non saprei davvero che tribuna suggerirti. Forse potresti mettere insieme una
piccola raccolta di pezzi inediti da pubblicare tutti insieme su “Nuovi Argomenti”.
Per i racconti d’altro genere, le possibilità sono minori. Quelli di lager sono frammenti di Se questo
è un uomo che, staccati da una narrazione più ampia, hanno i limiti del bozzetto. E il tentativo di
un’epica conradiana dell’alpinismo incontra tutte le mie simpatie, ma per ora resta un’intenzione.
Di tutto parleremo a voce. Un cordiale saluto
tuo Calvino
Un libro per ragazzi non lo scriveresti?
Parigi, 12 ottobre 74
Caro Primo,
ho guardato Il sistema periodico nuova stesura e mi pare che vada molto bene. Ho letto i nuovi capitoli
Ferro, Fosforo, Azoto, Uranio, Argento, Vanadio, che arricchiscono l’“autobiografia chimica” (e
morale).
Mettere Carbonio in fondo, facendogli simboleggiare l’esperienza dello scrittore è una buona idea.
Ed essendo ora tutto l’impianto del libro più robusto, anche l’eterogeneità di Piombo e Mercurio (in
corsivo) non turba l’insieme.
Quanto a Argon ho sempre le mie riserve sul fatto che sia in apertura (nonostante il suo valore di
prologo) perché è il solo capitolo in cui l’elemento chimico sia metaforico; anche qui la difformità
strutturale darebbe meno nell’occhio se il capitolo comparisse verso la metà del libro. (Per esempio:
ritorno dalla deportazione; ritrovare i familiari scampati; riflessione su cosa è stata questa continuità
familiare.) Ma se i capitoli seguono un ordinamento anche per peso atomico (con eccezioni, mi pare)
non parlo più.
Insomma, secondo me adesso il libro c’è e ne sono molto contento.
Spero di rivederti presto,
tuo Calvino

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