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5 LA VACUITÀ. L’ESERCIZIO DELLA VACUITÀ.

La polarità è uno stato interiore dell’essere umano e deve essere vista come una divisione della
coscienza, necessaria per comunicare e non necessaria per comprendere; per comprendere la realtà è
sufficiente lo stato interiore di CONTINUITÀ.

Dividere ed analizzare è necessario per attribuire agli eventi un significato conoscitivo-sociale su


cui si è convenuto di concordare, al di là della effettiva percezione che ciascuno di noi ha della
realtà, della sua Realtà.

Interiore ed esteriore sono categorie che ciascuno di noi ha difficoltà a riconoscere, ma di cui
facciamo abbondante uso come se fossero realmente esistenti, non avendo nessun modo di far
capire ad altri se ciò che viviamo è una nostra realtà o un modo particolare di classificare.

Avere coscienza individuale significa per l’Essere uno spostamento continuo della sua natura lungo
il corso degli eventi; questo spostamento ci appare come la nostra vita, ma in realtà, esso è la Vita e
niente altro, ma non la nostra ! Non esistono eventi che sono fuori della vita.

Quindi l’idea di avere un individualità separata dalla vita, è la nostra più grande illusione; noi siamo
nella Vita e pertanto viviamo all’interno di essa come eventi necessari e sufficienti alla realizzazione
delle infinite possibilità del Tutto, e non possiamo starne fuori.

Tutta la vita che accade in questo momento è importante: fa parte di un unico sviluppo della
coscienza, verso un fine che per noi non è comprensibile e che possiamo chiamare VACUITÀ.

Le sequenze vitali che notiamo, impressioni, convinzioni che siano, sono da noi suddivise in eventi
di cui diciamo di essere i protagonisti, in realtà esiste l’UNICO che oltre ad ESSERE è anche
DIVENIRE e TRASFORMARE e che ha come natura essenziale la vacuità, ossia il Tutto
esistente assorbito nell’infinito Nulla.

Ogni vita, sia umana che animale o vegetale o comunque diffusa ovunque in forme che neanche
sospettiamo, è una opera unica non scindibile e solo il filtro della mente in evoluzione può darci
l’impressione che ci sia una divisione.

Tutto ciò che vive, vive in questo momento in un tutto unico esperienziale in cui ogni essere ha il
suo posto e collabora a creare situazioni di conoscenza per tutti gli altri secondo le sue possibilità;
non esiste separazione tra le vite, essa esiste solo come conoscenza imperfetta che deve completarsi
nell’unico modo che ci è dato e che si chiama UNITA’.

La perfezione dell’uso della vacuità è raggiunta quando non ci sono collocazioni personali e
limitative della vita. Perfezione vuol dire capire che la vita è un continuo esperienziale; non
possiamo attaccarci a nulla, il passato non esiste più, il futuro non esiste ancora.

POSSIAMO VIVERE SOLO IL PRESENTE, NEL LUOGO DELLA MIA ESPERIENZA.

Libertà dall’attaccamento a ciò che è passato in quanto l’esperienza che era correlata ad esso è stata
vissuta e non è ripetibile, libertà dall’attaccamento a ciò che non esiste ora, in quanto è esperienza
di cui non possiamo ancora conoscere il contenuto; TOTALE COSCIENZA ED ESPERIENZA
SOLO DI CIÒ CHE ESISTE, QUESTA È LA PERFEZIONE.

L’unico esercizio fondamentale di meditazione: non attaccarsi al passato né al futuro, bensì vivere
la pienezza della vita, il presente. Evitare di avvolgere intorno a ciò che si sta vivendo, emozioni,
giudizi, interpretazioni che hanno una funzione separativa e agevolare un naturale distacco dai
risultati perché non sono permanenti ed anche la teoria scientifica più sicura si rivela prima o dopo
imperfetta e viene abbandonata.

Viviamo nell’inferno dell’incomunicabilità e dobbiamo imparare a comunicare, questo è il


METODO e si può raggiungere l’obiettivo soltanto se comprendiamo che comunicare vuol dire
TRASMETTERE ossia donare agli altri occasioni di esperienza e di conoscenza.

La Realtà tutto contiene, anche l’impossibile, l’inconoscibile ed ogni altro mistero; tutti i possibili
sono già accaduti tutti gli impossibili stanno per accadere e noi non possiamo far altro che
meravigliarci ogni giorno che viviamo per l’abilità dello spettacolo che ci viene offerto
gratuitamente ed a cui siamo invitati a partecipare.

Una parte degli impossibili sono da noi percepiti, quelli non percepiti sono comunque accaduti, ma
non li abbiamo percepiti, non ce ne siamo accorti; ciò che non percepisco non esiste per me, ma fa
parte comunque dello spettacolo e quindi della vita.

Se il Sole è sorto e non lo abbiamo visto, questo non significa che non sia sorto; ma si può
trasmettere solo l’esperienza che ci ha visti protagonisti e non quella che altri ci raccontano.

Sono le convenzioni che fanno la possibilità e l’impossibilità delle cose: era impossibile per la
chiesa di Galileo che il mondo girasse!

La conoscenza non ha le categorie di possibile ed impossibile, altrimenti anche la scienza si sarebbe


fermata; ma ora sappiamo che nell’evoluzione della coscienza dovremo più volte accettare che lo
spettacolo della realtà superi ogni nostra immaginazione e diventi possibile.

Tutto nasce da un singolo istante ed in ogni singolo istante è contenuta tutta la storia perché la
VACUITÀ può riflettere se stessa in ogni sua realtà in un gioco infinito di specchi infinitamente
piccoli riflettenti il Tutto universale.

Colui che vive pienamente un istante, vive tutto l’universo, per questo vive la gioia universale che
proviene dal fatto che sa che il TUTTO E’ ora con noi e lo sarà per l’eternità.

Il più piccolo contiene il più grande e viceversa, di questo si è accorta anche la scienza moderna, lo
chiama ora principio sinergico, ora principio antropico, prima o dopo lo chiamerà soltanto
PRINCIPIO.

Abbiamo un esempio di questo nella matematica dei frattali, in cui la più piccola parte di una
immagine è dotata delle caratteristiche di tutta l’immagine, e questo processo di riflessione non ha
mai fine per quanto piccola sia la parte che consideriamo.

Così in ogni seme esiste l’albero futuro e tutti gli alberi che verranno dopo di lui, e tutti gli alberi
che ci sono stati prima e che hanno vissuto per farlo esistere.
Così in noi ci sono tutti quelli venuti prima e tutti quelli che verranno dopo e a cui daremo lo stesso
seme che è la nostra esperienza e la nostra gioia; per noi ci sono oggi degli impossibili che per loro,
i nostri figli, non saranno più tali.

Nel VUOTO nasce la forza primaria che spinge e conduce verso tutti i possibili risultati; non si
tratta di uno stato di inerzia come la parola ci fa presumere, ma di uno stato di INTENSA
ATTIVITÀ, così possente ed infinitamente pervadente.
Il VUOTO ci appare come NULLA perché la nostra coscienza limitata si appropria di un solo
possibile e ignora tutti gli altri; ciò che non è divisibile ed analizzabile è visto dalla mente in
evoluzione come fermo e privo di contenuto perché non è possibile per essa effettuare paragoni tra
parti.

Ciò che è mio, sono io, tutto il resto non sono io o non esiste; così la mente procede di esperienza in
esperienza fino a che ci sono possibili ed impossibili nell’immenso spettacolo della vita.

La realtà fondamentale, l’unica certezza che abbiamo, al di là delle nostre divisioni, è che la
coscienza si muove in continuazione, perché tutto si muove ed il movimento è l’unica realtà.

La vita è molto semplice, è movimento e la nostra coscienza passa da un movimento all’altro, per
crescere e comprendere che la realtà fondamentale è la semplicità assoluta.

Per evitare questo movimento continuo ed incessante dobbiamo fermarci in una situazione limitata,
tangibile, questo è il processo mentale; in realtà il pensiero è quando la mente si ferma e cristallizza
un evento in una serie di classificazioni e paragoni tra ciò che accade e se stessa.

Quando la mente segue l’esperienza senza alcuna interruzione allora si muove e medita! Il pensiero
congela la mente in un istante e nel flusso universale, quell’istante è il pensiero a cui si attribuisce
un significato che chiamiamo vita.

Il pensiero è una fissazione perché ci costringe a vedere la realtà in una piccola parte, nel frattempo la realtà è già
mutata milioni di volte. Il metodo corretto È DIVENTARE ESPERIENZA IN MODO CONTINUO, senza interruzioni, né
inutili pensieri.

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