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Newsletter n.

15 21 giugno 2011 Cari Amici, Vi invio il testo del mio intervento sulla fiducia che il Governo ha chiesto sul DL 10/11 (cosiddetto decreto sviluppo). On. Amedeo Ciccanti

XVI LEGISLATURA Resoconto stenografico dell'Assemblea Seduta n. 489 di marted 21 giugno 2011

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 maggio 2011, n. 70, concernente Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l'economia. (A.C. 4357-A) (ore 10,37). (Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 4357-A)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facolt. AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, signor sottosegretario e onorevoli colleghi, il quadro macroeconomico entro cui si inserisce il decreto-legge in esame, eufemisticamente chiamato sviluppo, un quadro incerto, tendente al ribasso per quanto riguarda l'Italia. Gli indicatori delineano una ripresa globale con scambi mondiali in ascesa che hanno perfino superato il picco pre-crisi 2008. Si fanno sentire gli effetti frenanti del terremoto giapponese, l'aumento delle materie prime, soprattutto di natura energetica, le
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strette monetarie dei Paesi emergenti e le politiche fiscali di contenimento dei debiti sovrani, ma l'economia mondiale ha ripreso a correre, facendo sperare il superamento della crisi del biennio 2009-2010. Gli Stati Uniti marciano tra stop and go, ma creano posti di lavoro. Francia e Germania fanno da locomotiva al resto di Eurolandia. Nello scenario, l'Italia per delude ancora: il PIL ristagna insieme alla produzione industriale, i consumi restano contenuti a causa della disoccupazione e una cassa integrazione guadagni che ha smesso di sgonfiarsi. Gli investimenti sono scoraggiati da margini di profitto che oltre ad essere bassi nel confronto internazionale per ragioni, ahinoi, storiche, sono ulteriormente erosi dall'alto costo del lavoro per unit di prodotto. Tale costo del lavoro - bene precisarlo - alto soprattutto a causa del cosiddetto cuneo fiscale e del costo elevato di energia. La ripresa in Italia resta anemica: il PIL nel primo trimestre aumentato solo dello 0,1 per cento sul quarto del 2010, contro l'1,5 per cento tedesco e lo 0,8 dell'Eurozona. La produzione industriale ferma a meno 0,1 per cento. La correzione dei conti pubblici, che il Governo si appresta a fare nel corso di questa settimana, che si annuncia come una manovra di circa 40 miliardi per rispettare i parametri di stabilit europea, causer un'ulteriore depressione del sistema economico, anche a fronte di una ripresa dell'inflazione. Gli spread sui rendimenti dei titoli di Stato rispetto a quelli tedeschi registrano nuovi massimi per Grecia, Portogallo e Irlanda. Sono saliti anche per Spagna, Italia e Belgio, anche se hanno prospettive diverse. La disoccupazione all'8,2 per 20cento nel primo trimestre 2011, ma secondo il governatore Draghi la lettura corretta del dato
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oltre l'11 per cento, dovendosi conteggiare quelli che non si iscrivono nelle liste di collocamento: donne e giovani nel sud raggiungono punte di oltre il 25 per cento. Questo quadro depressivo deve fare i conti con la modifica del Trattato di Maastricht, che impone il pareggio di bilancio nel 2014 e una riduzione del debito pubblico dal 2015, con un ritmo di un ventesimo del PIL, ossia per 30-40 miliardi l'anno. Di fronte a questo scenario apocalittico, il Governo si presenta al Parlamento con un decreto-legge chiamato decreto sviluppo, che poco pi di una piccola manutenzione del sistema, ossia aspirina per una febbre da cavallo. Non si ha la percezione della drammaticit del quadro finanziario ed economico del Paese nel contesto internazionale e soprattutto europeo. Per essere onesti, dei dieci articoli del decreto-legge in esame solo i primi due possono essere salvati come contributi allo sviluppo, e poi neanche tanto. Il primo, riguardante il credito d'imposta per la ricerca scientifica, poco pi di uno spot: dei 100 milioni disponibili se ne usano per il 2011 solo 55 per finanziare il 90 per cento della somma incrementale destinata dalle imprese alla ricerca. Dal vecchio 40 per cento di credito d'imposta si scende al 13,5 per cento, esattamente il contrario di quello che si dovrebbe fare. L'obiettivo del Trattato di Lisbona il 3 per cento del PIL nel 2020 destinato alla ricerca. L'Italia destina solo l'1,3 per cento, rispetto al 3,7 per cento di Svezia e Finlandia e l'1,9 per cento dell'Unione europea a 27. Tutto da rifare. L'articolo 2 del provvedimento in oggetto concerne i crediti d'imposta per nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno. Questa
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norma stata migliorata dall'Unione di Centro per il Terzo Polo, che ha ricompreso nel credito d'imposta anche gli investimenti: vorrei ringraziare il collega Occhiuto per essersi impegnato molto su questa modifica. nostra convinzione che i posti di lavoro, prima di coprirli, bisogna crearli e, senza investimenti, non se ne creano di nuovi. La norma, per, limitata ad un anno e richiede l'autorizzazione dell'Unione europea per l'utilizzo dei fondi europei per le aree in ritardo di sviluppo. Ci rende complicata e lenta l'autorizzazione di tali risorse, avendo la maggioranza voluto negare l'utilizzo delle risorse del FAS come proponeva l'opposizione. Tutto il resto del provvedimento non ha nulla a che vedere con lo sviluppo: sono solo spot elettorali, che nemmeno sono serviti alla maggioranza per vincere le elezioni. Tra gli spot, il pi maldestro stato quello relativo alla concessione del diritto di superficie per 90 anni ai concessionari di spiaggia, poi ridotto a 20 anni, e poi ancora, passate le elezioni, cancellato dall'articolo 3. Un raggiro elettorale pi spregiudicato era difficile pensarlo: solo noi dell'Unione di Centro per il Terzo Polo abbiamo votato contro tale soppressione, convinti che, oltre al diritto di superficie per 20 anni, dovesse essere garantita la deroga all'evidenza pubblica, prevista per il 2015, per le microimprese familiari in forza della comunicazione europea sullo Small business act, che stato recepito con raccomandazione dal Presidente del Consiglio Berlusconi. Un'altra norma che abbiamo osteggiato l'innalzamento del tasso di soglia di usura per le banche. Nella relazione tecnica viene detto che per procurare liquidit alle banche necessario alzare i costi di gestione del denaro fino al 20 per cento per famiglie
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ed imprese, al fine di evitare il reato di usura. Ogni commento superfluo. Vorr solo vedere se l'onorevole Scilipoti voter la fiducia al Governo, sapendo che, a questo regalo alle banche, quando era nei banchi dell'opposizione, egli stato sempre fermamente contrario. Tuttavia, la discussione sulle linee generali ha ampiamente denunciato la debolezza e le contraddizioni delle misure sulle semplificazioni, sulla disciplina sul dei codice mutui, degli appalti, sulle del nuove norme di urbanistiche, sul reinserimento delle donne nel mondo del lavoro, sulla riforma consiglio amministrazione della Sogei, con la scusa dell'introduzione della carta d'identit elettronica, e sulla riforma dell'Agenzia di vigilanza sulle risorse idriche che, dopo il referendum, non ha pi senso di esistere. In questo provvedimento, avremmo voluto vedere ben altre misure che non costano niente, ma che generano ricchezza e modernizzazione del nostro sistema economico. Ci riferiamo alla riforma dei servizi professionali e al riconoscimento delle professioni non ordinistiche, ad un diverso ruolo delle farmacie come presidi sanitari e alla libera commercializzazione dei farmaci non coperti da brevetto, alla riduzione del costo della benzina attraverso la rimozione dei vincoli al commercio all'ingrosso ed alla distribuzione, cos come proposto dal provvedimento di iniziativa popolare promosso da CISL e da Confesercenti, alla separazione tra produttore e distributore di energia, sia elettrica, che da gas naturale, che da petrolio. Ci saremmo aspettati minori costi dei conti correnti e dei mutui per famiglie ed imprese, invece che l'innalzamento dei tassi di usura a favore delle banche. Ci saremmo aspettati una
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migliore disciplina di controllo dei costi delle assicurazioni e delle polizze RC auto, una maggiore tutela dei consumatori, una maggiore apertura dei mercati di settore, l'eliminazione di molti conflitti d'interesse. Niente di tutto questo. Nessuna riduzione delle province, nessuna riforma della giustizia, ma solo processo breve alla Camera e processo lungo al Senato per risolvere i problemi giudiziari del Premier. Nessuna liberalizzazione - come se al Governo vi fosse Vendola -, nessuna lotta all'evasione e meno tasse per tutti. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, aggiungendo che ci ritroviamo a registrare pi poltrone, pi potere, meno Governo e meno riforme, con l'aumento dei sottosegretari. Per tali ragioni, l'Unione di Centro voter contro la fiducia a questo Governo, in piena sintonia con gli italiani che hanno aperto gli occhi e hanno dato gi la loro sfiducia a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).

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