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Pisa 16/05/2020

I filamenti di vanità

Se ne sta lì. In posizione yogica, con sguardo serafico, ad occhi serrati.


Eppure ne vedi la placidezza. Non importa cosa lo circondi, lui sta appeso, a
testa in giù, tenuto per i piedi da quattro giga-mollette di spugna, una per
ogni alluce, due per i mellini. Sì, è un filo per stendere i panni quello da cui
ciondola, come una foglia su un ramo, e proprio come una foglia, dondola
appena, il filo ne sostiene il peso senza gravame, è un fardello leggero.
Come può essere un ragno appeso al suo filamento. Ed infatti... inizia la sua
discesa, si cala, una china durante cui i suoi arti raddoppiano.
Improvvisamente sono otto.. e tutto diventa scuro, nero pece. Svaniscono i
colori, solo bianco e nero, e le sue cinquantamila sfumature di grigio.
Questo lento e progressivo tramontare lo inzuppa dentro un lago, un lago di
pece.
Al bordo, sulla riva, una panchina. Accoglie tre adulte bambine, due bionde
e una mora, vanitose e famose, che lo osservano, come si ammira il sole
tuffarsi dietro l'orizzonte. Raccolgono solo i suoi filamenti, mentre lui cola a
picco, risucchiato da quella melma killer.
Ne racimolano tre gomitoli, un piccolo rotolo per ognuna. Sono ben decise a
completare il loro rito quell'oggi, sono mesi che aspettano questo
momento. Non si faranno ostacolare anche stavolta.
Continuano a guardarsi intorno, guardinghe, curiose, socchiudono gli occhi
per portare lo sguardo più lontano... hanno voglia di socialità, di vita, di
contatto, dopo tutto questo tempo.. ma sanno che essere scoperte proprio
ora, potrebbe trasformarsi nella fine del loro piano.
All'improvviso, nella macchia dietro di loro, qualcosa si muove, scuote i
cespugli, agita i colori. Ah, guardate!, si dicono. Sono tornati i colori.
Da quell'agglomerato di verde, marrone e rosso, esce un essere tozzo, con
respiro d'affanno, ed un numero indossato sulla schiena. È un cucciolo di
gnu, sta trasportando con il morso un raccoglitore da carpentiere, non se
ne individua bene il contenuto, fino a che non se lo trovano vicino.
Reca con sé tutto il restante materiale di cui avevano bisogno: uncinetti,
cera, un pettine a testa. Finalmente...
Si cospargono la testa con i filamenti appiccicosi, sbrogliando la matassa.
E con pazienza dividono in ciuffi la propria chioma, li annodano con il
pettine e l'uncinetto... diventano Rasta! Queste tre bellezze frivole sono al
fine convertite. Si incamminano verso la fermata, dove il pullman le
imbarcherà, verso una nuova avventura...

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