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Virginia Fusco
Universidad Carlos III de Madrid
vfusco@hum.uc3m.es - https://orcid.org/0000-0003-1598-3022
Resumen Abstract
Durante il ventesimo secolo, un gruppo di autrici le- In the 20th century, a number of authors engaged
gate alla tradizione marxista e materialista promosse with the creation of a new conceptual framework
la creazione di un nuovo campo concettuale per in- to interpret love from a political perspective. They
terpretare l’amore come sentimento con una dimen- interpreted it as a political feeling and questioned
sione politica e così porre in discussione l’abituale the practice of relegating it to the private and in-
tendenza a relegarlo alla sfera privata e all’intimità. timate dimensions. In this article, light is shed on
Nell’articolo mi propongo di illuminare un momen- a foundational moment in the definition of this
to fondamentale di questo processo di definizione conceptual framework, looking first at Alexandra
del sistema interpretativo; nella prima parte esporrò Kollontai’s reflections and then introducing Shu-
le riflessioni di Aleksandra Kollontaj e, successiva- lamith Firestone’s take on love, as the expression
mente, presenterò alcune riflessioni sull’amore della of a first theoretical turn. This initial subversion
Revista de historiografía 31, 2019, pp. 145-162. EISSN: 2445-0057. doi: https://doi.org/10.20318/revhisto.2019.4877
Monográfico Comizi d’ amore. L’ amore e il femminismo materialista
radicale Shulamith Firestone come espressione di had a great impact on the forms in which the sub-
un’iniziale torsione concettuale che ha avuto ampie sequent feminist generations theorised a political
ripercussioni sui modi in cui le femministe materia- economy of love in the context of women’s strug-
liste di epoche successive teorizzarono una possibile gles to become political subjects themselves and
‘economia amorosa’ nel processo storico in cui le fight for their own emancipation.
donne si definiscono come soggetti politici che lot- Through an analysis of Kollontai’s Largo all’ Eros
tano per la loro emancipazione. alato! and Shulamith Firestone’s The Dialectic of
Attraverso l’analisi di Largo al Eros alato! di Kol- Sex, both linked to materialist traditions, we iden-
lontaj e di La Dialettica dei sessi di Firestone, opere tify the role that, according to the authors, love
legate alla tradizione materialista, voglio mostrare – as a political feeling – plays in women’s strug-
il ruolo che l’amore gioca, come sentimento verte- gle for freedom. These first intuitions have been
brato politicamente, nel processo di emancipazione particularly fruitful in framing feminist contem-
delle donne. Queste prime intuizioni si rivelano par- porary approaches to «romantic love» (Illouz,
ticolarmente fruttifere per comprendere alcuni degli Esteban, Herrera). In Kollontai’s and Firesto-
sviluppi successivi della critica femminista all’’amo- ne’s texts, love is presented as an emotional and
re romantico’ (Illouz, Esteban, Herrera). Nei testi psychic pivot upon which patriarchal domination
in questione l’amore è rappresentato come il fulcro is founded and consolidated in bourgeois-capita-
emozionale sul quale si fonda e consolida il dominio list societies. Nevertheless, Kollontai argues that
patriarcale delle donne nell’economia capitalista e love also has to be understood as a psycho-social
nella società di classe. Ciononostante Kollontaj rico- feeling with a great potential to promote emanci-
nosce l’amore come energia psico-sociale con un gran patory relationships for women. These two per-
potenziale creativo. Queste due prospettive contri- spectives also reveal the complex role that love
buiscono a far luce sul complesso ruolo che l’amore plays in contemporary feminist reflection and the
occupa nella riflessione femminista contemporanea profound transformation that emerged, between
e rivela una profonda trasformazione che si registra the 1920s and the 1960s, in the forms in which
tra gli anni venti e gli anni sessanta nella forma in women were represented as a specific group in a
cui si concettualizzano le donne come gruppo spe- class society (Kollontai) or as a class per se under
cifico dentro la società divisa in classi (Kollontaj) e patriarchy (Firestone).
le donne come classe di per sé nel contesto della so-
cietà patriarcale (Firestone).
1. A. Ferguson and M. Toye, “Feminist Love Studies. Editors’ Introduction”. In Feminist Love Studies in
linea: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/hypa.12311 . [Consulta: 11.06.18].
2. W. Langford, Revolutions of the Heart. Gender, Power and the Delusions of Love, London, 1999, 43- 48.
3. «Con ‘saperi assoggettati’ intendo tutta una serie di saperi che si erano trovati squalificati come non
concettuali o non sufficientemente elaborati: saperi ingenui, saperi gerarchicamente inferiori, saperi collo-
cati al di sotto del livello di conoscenza o di scientificità richiesto». M. Foucault, Bisogna difendere la società,
Milano, 1998, 16.
4. M. L. Esteban, Critica del pensamiento amoroso. Temas Contemporáneos, Barcelona, 2011, 39-42.
5. A. Ferguson and A. Jónasdóttir (Eds), Love. A Question for Feminism in the Twenty-First Century, Lon-
don, 2015, 11-30.
ment in epistemology e Love as social human power.6 In altri termini, si potrebbe comprendere
questa tripartizione come una critica all’amore come ideologia al servizio del patriarcato,
l’amore come un potere emotivo insopprimibile nella creazione di conoscenza e, per ultimo,
l’amore come energia che si concentra e manifesta in un insieme complesso di pratiche indi-
viduali e collettive e non semplicemente in una pura dimensione discorsiva.
Questi tre blocchi a loro volta appaiono caratterizzati da un’enorme eterogeneità di
proposte interpretative – e di materiali prodotti in ambienti accademici e di militanza fem-
minista molto diversi tra loro7–, probabilmente determinate da una complessa genealogia
delle forme in cui la nozione di amore è stata introdotta nell’analisi delle relazioni che legano
intimamente gli uomini e le donne8.
Ciò nonostante esistono alcune riflessioni contemporanee sull’amore che appaiono fi-
losoficamente eccentriche rispetto alla proposta di Ferguson e Jónasdóttir: tra le più signi-
ficative è opportuno menzionare quelle di Toni Negri e Michael Hardt elaborate nel testo
Moltitudine9 o le ben più influenti intuizioni di Martha Nussbaum sulle ‘verità del cuore’ in
Love’s Knowledge10. Per la filosofa nordamericana, l’intelletto impone un senso illusorio di
ordine e struttura alle emozioni e solo il cuore, ovvero l’amore, che funziona con una logica
autonoma può produrre una vera comprensione della condizioni umana e un orizzonte di
azione etica in grado di far fronte alle necessità del presente.
È opportuno ricordare che il movimento femminista europeo e nordamericano, tra il
diciannovesimo e il ventesimo secolo, si è concentrato principalmente sull’analisi dell’ amore
romantico, ossia una forma d’amore che si esprime, nell’età della borghesia, principalmente
nelle relazioni eterosessuali dentro la coppia e/o in relazioni sancite dal matrimonio come
istituzione. A questa particolare espressione dell’ideologia amorosa dotata di un potente po-
tere coercitivo, si riferiscono la maggioranza degli scritti elaborati da teoriche femministe tra
gli anni venti e gli anni settanta del secolo scorso. Il matrimonio come istituzione che vincola
e dà legittimità giuridica alle unioni fondate su questa forma di amore che caratterizza la
modernità aveva costituito un nucleo particolarmente produttivo della riflessione femmi-
nista nella misura in cui già nell’opera di Wollstonecraft11 e, in seguito, in quella di Harriet
Tylor e Stuart Mill12 questa istituzione è descritta come quella che permette il consolidarsi di
relazioni inuguali tra i sessi e che fondamenta il dominio degli uomini sulle donne. A partire
da queste premesse – ossia che il matrimonio e la eterosessualità costituiscono le fondamenta
6. L’Amore come illusione o ideologia, l’Amore come chiave epistemologica e l’Amore come capacità
sociale umana.
7. A. Jónasdóttir, “Love Studies. A (Re)New (ed) Field of Konwledge Interests”, in A. Ferguson and A.
Jónasdóttir (Eds), Love. A Question for Feminism in the Twenty-First Century, London, 2015, 11-30.
8. Per una breve introduzione al ruolo dell’amore nella tradizione filosofica occidentale vedasi I. Singer,
Philosophy of Love. A Partial Summing-up, Cambridge (MA), 2009.
9. T. Negri e M. Hardt, Moltitudine, Milano, 2004.
10. M. Nussbaum. Love’s Knowledge. Essays on Philosophy and Literature, New York, 1990.
11. M. Wollstonecraft, A Vindication of the Rights of Woman, New York, 1996.
12.S. Mill and H. Taylor Mill, Early Essays on Marriage and Divorce. In linea: https://englishiva1011.
pbworks.com/f/MARRDIVR.PDF
dell’oppressione femminile – alcune autrici degli anni settanta, Wittig13 e Rich14 con maggior
vemenza, abbracciano teoricamente la fuga dall’istituzione matrimoniale e dall’eterosessuali-
tà come arma privilegiata per articolare pratiche amorose contro la mente etero. Per le autrici
è infatti indispensabile fuggire dalla eterosessualità normativa interpretata come fonte della
diseguaglianza tra i sessi che si esprime nella coppia eterosessuale vincolata attraverso il con-
tratto matrimoniale, istituzione che eleva e rivela a livello comunitario il vincolo intimo tra
due persone (vincolo che si forgia nella dimensione privata) per superare la subordinazione
a cui le donne sono storicamente forzate.
In quest’articolo mi propongo di analizzare alcune proposte interpretative formulate
da due teoriche della prima e della seconda ondata del femminismo, Kollontaj e Firestone
rispettivamente, nell’intento di illuminare punti di continuità concettuale e di rottura nel
paradigma interpretativo che le editrici di Love hanno definito come critica all’amore come
illusione e/o ideologia. Il testo non sarà un’analisi sistematica dell’opera delle due autrici
ma un lavoro che pretende far luce, attraverso una genealogia concettuale, sulle questioni
propriamente relative all’amore e al ruolo che esso gioca nel mantenere, promuovere o con-
solidare la dominazione delle donne secondo il femminismo materialista, tale come è stato
definito dalle due teoriche. Queste due autrici solo le principali teoriche che elaborano una
riflessione sistematica sull’amore nell’ambito di una tradizione – quella materialista/marxista
– che poco spazio ha dedicato all’analisi sistematica dell’oppressione femminile e all’insieme
di dispositivi ideologici e culturali che la rendono possibile e accettabile per gran parte delle
stesse donne.
L’opera di Kollontaj è stata studiata in maniera sistematica da un ampio numero di au-
tori e autrici, sia per la rilevanza delle sue posizioni nei dibattiti sulla questione femminile e
sui diritti giuridici e politici delle donne in Europa e nella Russia pre e post-rivoluzionaria, sia
per i diversi incarichi politici e diplomatici che la rivoluzionaria ha occupato durante la sua
vita15. L’originalità del suo lavoro risiede, da un lato, nella volontà di includere le donne nella
rivoluzione socialista e dall’altro nell’analisi delle condizioni specifiche di una rivoluzione
fatta dalle donne e per le donne. Per Kollontaj quindi, le donne hanno bisogno di una teoria
e una prassi politica che le liberi da secoli di oppressione materiale e di schiavitù culturale
per poter accedere alla uguaglianza. Come sostiene Ana de Miguel, lucida interprete dell’o-
pera di Kollontaj e sostenitrice dell’estrema originalità della russa nel panorama politico dei
primi anni del ventesimo secolo, il grande contributo di Kollontaj alla causa del femminismo
materialista è stata la presa di coscienza del fatto che non basta abolire la proprietà privata e
13. M. Wittig, The Straight Mind and Other Essays, Cambridge (MA), 1992.
14. A. Rich, “Compulsory Heterosexuality and Lesbian Existence”, Signs: Journal of Women in Culture and
Society, vol. 5, n. 4, Summer 1980, 631-660.
15. A proposito della figura di Aleksandra Kollontaj si vedano: B. Farnsworth, Aleksandra Kollontaii.
Socialism, Feminism and the Bolshevik Revolution, Stanford, 1980; C. Fracassi, Aleksandra Kollontaj e la
rivoluzione sessuale. Il dibattito sul rapporto uomo-donna nell’ Urss degli anni Venti, Roma, 1977; C. Porter,
Alexandra Kollontai. A biography, London, 1980; B. Clements, Bolshevik feminist: the life of Aleksandra Kol-
lontai, Bloomington, 1979.
lottare per la inclusione delle donne nel tessuto produttivo; è indispensabile promuovere una
rivoluzione della vita quotidiana per forgiare una nuova concezione del mondo e costruire
nuove relazioni tra i sessi16 che favoriscano l’uguaglianza reale di uomini e donne.
Per quanto riguarda i contributi di Shulamith Firestone al dibattito femminista ma-
terialista, i lavori di analisi sono meno numerosi, probabilmente per le dure critiche con
cui La dialettica dei sessi è stato accolto e per le implicazioni politiche di ampio respiro che
la concezione firestoniana della subordinazione femminile implicitamente promuove17. In
particolare le parti del saggio che l’autrice dedica all’amore rivelano le torsioni concettuali
che il concetto di amore come ideologia subisce a partire dagli anni Sessanta, quando la
nozione di ‘classe sociale’ in cui le donne sono diversamente inscritte è sostituita dalla no-
zione di ‘classe sessuale’.
16. A. De Miguel, “La articulación del feminismo y el socialismo: el conflicto clase-género”, in C. Amorós
y A. De Miguel (Eds), Teoría Feminista: de la Ilustración a la Globalización. De la Ilustración al segundo sexo
1, Madrid, 2007, 297-332, 310. Vedasi anche la opera dedicata esclusivamente a Kollontaj: A. de Miguel,
Marxismo y Feminismo en Alejandra Kollontai, Madrid, 1993.
17. J. Grant, Fundamental Feminism: Contesting the Core Concepts of Feminist Theory, London, 1993, 24-
26.
18. A. Kollontai, Amore, Matrimonio, Famiglia e Comunismo, Milano, 1993, 44.
19. C. Arruzza, “Il genere del capitale: introduzione al femminismo marxista”, in S. Petrucciani (Ed.),
Storia del Marxismo, 3, Roma, 2015, 171-194.
20. Per una breve introduzione all’opera e alla vita di questa eminente rivoluzionaria e pensatrice si veda
A. Kollontaj, Autobiografia di una comunista sessualmente emancipata, Roma, 1973.
21. Aruzza nel “Il genere del capitale:…” (op. cit.) sottolinea che è necessario ricordare che le cause che
determinano l’oppressione delle donne e la subordinazione del genere femminile non costituirono, fino agli
anni Settanta del secolo scorso un campo d’indagine specifico per gli intellettuali vincolati al marxismo
Benché esistano numerose riflessioni sulla condizione femminile nella società borghese, i marxisti ‘classici’
non forniscono una spiegazione teorica articolata del nesso che esiste tra modo di produzione capitalista,
classi sociali e gerarchia tra i sessi né si occupano esplicitamente e ampiamente di definire la posizione
delle donne nella società capitalista dell’epoca. Per una prima analisi delle posizioni marxiste dei teorici
storicamente più rilevanti si veda: K. Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, Roma, 1976; K. Marx,
Capitale. Libro primo, Torino, 2009; K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, Torino, 1998. A.
Bebel, La donna e il socialismo. La donna nel passato, nel presente e nell’avvenire. In linea: http://www.pcint.
org/40_pdf/18_publication-pdf/IT/donna-socialismo-bebel-w.pdf. [Consulta: 12.06.18]. C. Zetkin, La que-
stione femminile e la lotta al riformismo, Milano, 1977.
22. Per un’agile introduzione al femminismo illuminista e i suoi testi si veda: A. Puleo (Ed.), La ilustración
olvidada. La polémica de los sexos en el siglo XVIII, Madrid, 1993.
23. C. Arruzza, Las sin parte. Matrimonio y divorcios entre feminismo y marxismo, Madrid, 2015, 49.
nell’ambiente rurale impedivano che gli obiettivi definiti dal neonato movimento femminista
fossero realmente prioritari per tutti i settori della popolazione femminile24.
Como dirà Kollontaj, mentre mille sono i legami materiali e affettivi con l’uomo (pro-
letario), «le aspirazioni della donna borghese sembrano invece strane e incomprensibili. Non
scaldano il cuore del popolo né promettono alla lavoratrice quel futuro luminoso cui volgono
gli occhi tutti gli sfruttati»25.
Un elemento che caratterizzava la condizione delle donne proletarie era la profonda con-
traddizione esistente tra l’essere inserite attivamente nel processo produttivo ed essere incapaci
di garantirsi un’effettiva indipendenza economica dal marito, o dall’uomo, nel seno dell’istitu-
zione famigliare. Come nota Sandra Ezquerra26, a questa incapacità di raggiungere l’autonomia,
dovuta ai salari più bassi con cui si remuneravano le donne, si sommava una crescente ostilità
politica nei confronti delle donne lavoratrici, ritenute responsabili del progressivo collasso del
prezzo della mano d’opera nel contesto globale. In altri termini, gli operai, quelli veri, sentivano
che le loro condizioni di vita e di riproduzione erano fortemente minacciate dalla competizione
con le donne, forza lavoro a bassissimo costo (potevano essere pagate la metà del salario che
ricevevano i loro compagni uomini) il cui inserimento massiccio nel tessuto produttivo era
da evitare. Come la stessa Kollontai sottolinea in Gli elementi sociali della questione femminile,
sebbene le condizioni della produzione gravino su uomini e donne proletarie e li trasformino in
compagni che condividono l’ingrata fatica quotidiana, «le condizioni del lavoro salariato fanno
a volte delle donne le concorrenti e rivali degli uomini»27.
Per Kollontaj quindi la divisione sociale fondamentale è rappresentata dalla classe no-
nostante «la struttura attuale della famiglia opprim[a] le donne di tutte le classi e di tutti gli
strati della popolazione»28. La borghesia, che tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo si
sta trasformando in una classe internazionalmente egemone, si afferma come tale grazie al
controllo delle forze produttive e alla capitalizzazione dello sfruttamento di queste stesse for-
ze. Il controllo che la classe egemone esercita sui corpi dei proletari avviene grazie alla con-
centrazione di questi stessi corpi nelle reti di produzione industriale, nelle grandi fabbriche,
ma si mantiene e perpetua grazie all’uso di quella che potremmo definire come persuasione
ideologica. L’ideologia ha la funzione di mascherare non solo gli interessi economici della
classe dominante, ossia lo sfruttamento che permette al modo di produzione capitalista di
rigenerarsi, ma anche il mantenimento di quelle strutture relazionali e psichiche che offrono
il miglior involucro politico al capitale.
24. C. Arruzza, Las sin parte…, op. cit., 31. Si veda inoltre: C. Sanchez Muñoz, E. Beltrán, S. Alvarez, “Fe-
minismo liberal, radical y socialista”, in E. Beltrán, V. Maquieira, S. Álvarez, C. Sánchez (Eds.), Feminismos.
Debates teóricos contemporáneos, Madrid, 2001, 75-124.
25. A. Kollontaj, “Elementi sociali della questione femminile”, in A. Kollontaj, Vivere la rivoluzione, Mi-
lano, 1979, 55-71, 58.
26. S. Ezquerra, “Por un feminismo anticapitalista del aquí y del ahora”, in C. Arruzza, Las sin partes…
op. cit., 9-20, 10.
27. A. Kollontaj, “Elementi sociali della questione femminile”, in A. Kollontaj, Vivere la rivoluzione… op.
cit., 57.
28. A. Kollontaj, “La fine del matrimonio monogamico”, in A. Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 21.
In questo senso per Kollontaj, così come per Marx e Engels, le attuali forme ideologiche
(tutto ciò che non rappresenta la produzione materiale di mercanzie) sono il prodotto degli
interessi di una classe dominante su un’altra e devono essere pensate nella loro dimensione
evolutiva. Per quello che concerne direttamente l’amore, le idee che compongono e sostengo-
no le rappresentazioni sociali dell’amore così come le pratiche amorose egemoniche (ossia le
più comuni e quelle che sono definite come desiderabili in un tempo e in un luogo preciso)
sono il risultato di complessi negoziati in cui risultano vincitrici quelle forme ideologiche che
maggiormente proteggono, promuovono e incentivano lo sviluppo della società:
Che l’amore non sia affatto un fenómeno privato, una semplice stria tra due cuori che si amano,
che racchiuda in se un principio di coesione prezioso per la collettivitá é dimostrato dal fatto che
umanitá, in tutte le tappe del suo sviluppo storico, ha dettato delle norme per determinare come
e quando l’amore possa considerarsi legittimo (rispondere cioé agli interessi della collettiviá del
momento), e quando invece doveva considerarsi colpevole, criminale (cioé in conflitto con gli
obbiettivi posti dalla societá).29
Non solo l’ideologia amorosa è cambiata nel tempo e ha creato forme di vincolo diffe-
renti in contesti storici differenziati ma apparirà trasfigurata nel futuro post-rivoluzionario
in quanto espressione di nuove relazioni sociali ed economiche tra le genti dell’avvenire. In
altre parole, se l’ideologia amorosa appare come espressione delle relazioni disuguali tra le
classi, la rivoluzione per la socializzazione dei mezzi di produzione determinerà la fine del-
la disuguaglianza sociale e, in ultima istanza, creerà un nuovo credo amoroso, espressione
dei mutati rapporti di classe.
In L’amore e la nuova morale del 1918 Kollontaj offre al lettore una visione di quale
dovrebbe essere un ordine morale generale che favorisse gli interessi profondi e trans-storici
della comunità umana.30 L’autrice analizza l’attuale morale borghese che nel contesto della
società capitalista stabilisce quali sono le forme di relazioni legittime. Kollontaj afferma che
esistono solo due obiettivi che regolano l’interazione dei soggetti sessuati: da un lato, la vo-
lontà di generare una discendenza sana condiziona una prospettiva morale che favorisce la
specie (tabù dell’incesto, pratiche esogamiche di unione coniugale ecc.); dall’altro, la morale
sessuale, che in una situazione storica determinata, compie la funzione di tutelare il benes-
sere psichico della società in generale. Sebbene l’obiettivo ultimo sia la difesa degli interessi
della collettività umana in quanto tale, la morale borghese, ossia quella morale sociale che
attualmente si occupa di articolare le energie pulsionali legate all’amore a favore della classe
storicamente egemone, non può costituirsi come ordine morale valido per promuovere gli
interessi della società futura (ossia della società comunista in cui i proletari creeranno una
morale comune fondata sulla generosità e sullo spirito cameratesco). Risulta evidente infatti
che gli obiettivi legati alla regolazione delle pratiche e le proibizioni a favore della specie ap-
paiono essenziali per mantenere un ordine civilizzatore, mentre quelli vincolati al benessere
29. A. Kollontaj, “Largo all’eros alato!”, in A, Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 63.
30. A. Kollontaj, “L’amore e la nuova morale”, in A, Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 41-59.
L’attuale morale che serve unicamente gli interessi della proprietá, non adempie né all’uno né
all’altro di questi compiti. Tutto il complicato codice della morale sessuale contemporanea, con
il matrimonio monogamico indissolubile, che solo raramente ha come base l’amore […], non
solo non contribuisce al risanamento e al miglioramento della razza, ma favorisce addirittura la
‘selezione sessuale in senso inverso’ 31.
L’amore non é legittimo che in vista del matrimonio. Al di fuori del matrimonio legale, l’amore
é immorale. Va da sé che questo ideale era dettato da considerazioni meramente economiche: la
volontá di impediré la dispersione del capital tra i figli naturali. Tutta la oral della boghesia era
fondata su questa volontá: assicurare la concentrazione del capitale.34
31. A. Kollontaj, “L’amore e la nuova morale”, in A. Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 42.
32. A. Kollontaj, “L’amore e la nuova morale”, in A. Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 42: «Strappare
alla morale sessuale l’aureola dell’inviolabile ‘imperativo categorico’, accordarla con i bisogni pratici vitali
e con le esigenze dell’avanguardia dell’umanità: questo è il compito all’ordine del giorno ed esso reclama
imperiosamente l’attenzione meditata e consapevole di tutti i socialisti».
33. La crisi sessuale è definita da Kollontaj come espressione dell’ingiustizia implicita nell’esistenza di
una doppia morale, una che controlla normativamente e determina la condotta sociale degli uomini e l’al-
tra quella delle donne. Questa riflessione appare centrale nell’opera di alcuni teorici utopisti che l’ hanno
preceduta: cfr. in particolare A. Wheeler, y W. Thompson, La Demanda de la Mitad de la Raza Humana, las
Mujeres, Granada, 2001.
34. A. Kollontaj, “Largo all’eros alato!”, in A. Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 73.
I fattori dell’indissolubilità e della proprietà nel matrimonio legale hanno un effetto nocivo
sull’anima umana, perché essi non richiedono che pochi sforzi psichici per conservare l’affetto
del proprio compagno di vita, legato da catene esterne. L’attuale forma del matrimonio legale
impoverisce l’anima e non contribuisce in alcun modo all’accumulazione nell’umanità delle
riserve di quel grande amore35.
Il grande amore di cui parla Kollontaj sarà raggiungibile e sperimentabile come passio-
ne psicosociale solamente quando muteranno le relazioni socio-economiche che articolano
l’ordine simbolico e ideologico, ossia con il passaggio alla società comunista. Nel frattempo la
società europea si vede condannata a un’impotenza amorosa che risulta espressione morale
dell’essenza individualista e competitiva dell’ordine sociale capitalista. Le donne appaiono
come vittime per antonomasia di quest’amore degradato e asfissiante fondato sulla fami-
glia come unità di accumulazione e di valorizzazione del capitale. Non solo come oggetto di
scambio tra gli uomini36, ma soprattutto come individui la cui vita si limita alle esperienze
amorose – intese come esperienze vincolate semplicemente alle necessità riproduttive della
specie – e il cui destino sociale è marcato da un «cuore» sprovveduto e da una volontà debole.
Nella lettera a un compagno, intitolata Largo all’ Eros alato! (1923), Kollontaj approfon-
dirà alcuni dei temi trattati nei suoi testi precedenti e si dedicherà in particolare a definire
con più precisione la «ideologia proletaria dell’amore», ossia in che termini l’amore come
emozione psicosociale si riarticolerà nella società comunista realizzata. Sebbene ancora una
volta non ci si trovi di fronte a una lettura analitica che risponda alla domanda ‘cos’è l’amo-
re?’, questo breve scritto offre una molteplicità di chiavi di lettura per comprendere come
l’amore si plasma a partire degli interessi e dell’ideologia della classe dominante e quali pos-
sono essere i fulcri di una resistenza anti-egemonica nel campo degli affetti e delle pratiche
sociali che investono le relazioni tra i sessi. Infatti, come ben rileva l’autrice, secondo la logi-
ca comunista è indispensabile che la vittoria dei principi e degli ideali comunisti nei campi
35. A. Kollontaj, “L’amore e la nuova morale”, in A. Kollontaj, Amore, Matrimonio… op. cit., 46.
36. G. Rubin, “The Traffic in Women: Notes on the ‘Political Economy’ of Sex”, in R. R. Reiter (Ed.),
Toward an Anthropology of Women, New York, 1975, 157-210.
della politica e dell’economia sia accompagnata da una nuova concezione del mondo e dei
sentimenti e da una rivoluzione nella struttura spirituale dell’umanità. L’obiettivo della let-
tera è quindi quello di illustrare quali sono gli elementi di rottura dell’ideologia proletaria
con rispetto alle relazioni amorose esistenti sotto il dominio del capitale. In altri termini,
e usando le sue parole, la questione centrale a cui Kollontaj pretende di dare una risposta
scientifica attraverso l’analisi marxista delle relazioni amorose è la seguente: che posto deve
occupare l’amore nelle nuove relazioni sociali, espressioni di una nuova umanità, e, di conse-
guenza, quale dev’essere l’ideale amoroso che risponda agli interessi della classe che lotta per
dominare tali relazioni sociali?37 Per la rivoluzionaria, nella società comunista, espressione
di un’umanità rinnovata, la logica dell’amore prigioniero dentro il matrimonio e la famiglia
riproduttiva sarà sovvertita e s’imporranno relazioni erotiche espressione di un amore alato,
libero, scelto e solidale. La nozione di solidarietà in questo contesto si riferisce al riconosci-
mento collettivo del vincolo che unisce uomini e donne in quanto membri politicamente
coscienti di una società in costruzione, fondata sul principio della comunità di interessi e di
reciprocità. Le pulsioni vitali profonde liberate dai vincoli imposti dalle istituzioni borghesi
(il matrimonio, ma pure la prostituzione come unica forma di erotismo ‘impoverito’ che può
soddisfare gli impulsi sessuali di chi non è legittimamente sposato38) potranno esprimere non
soltanto l’attrazione fisica tra i sessi, che trova la sua origine nella biologia (eros senza ali),
ma anche un complesso insieme di emozioni morali e spirituali che Kollontaj denomina ‘eros
alato’ 39. L’idea che l’altro ci appartiene completamente –secondo la logica proprietaria – sarà
sostituita da un sentire comune in cui l’altro, autonomo e uguale, si concede liberamente e,
attraverso l’unione carnale, tesse una rete estesa di relazioni tra anime, cuori e spiriti che per-
mette la realizzazione degli ideali di cameratismo e unità della classe lavoratrice40:
In quel momento, i ‘vincoli di simpatia’ tra tutti i membri della nuova società saranno svilup-
pati e consolidati, la ‘forma dell’amore’ sarà molto più grande , e l’amore-solidarietà avrà un
ruolo motore analogo a quello della concorrenza e dell’amor proprio nella società borghese.
Il collettivismo dello spirito e della volontà riporterà la sua vittoria sulla fatuità individualista
[…]; molteplici e svariati vicoli uniranno le persone in una vera comunanza spirituale e morale.
I sentimenti degli uomini si indirizzeranno verso lo sviluppo della coscienza sociale, mentre l’i-
nuguaglianza tra i sessi […] e ogni forma di dipendenza della donna dall’uomo saranno scom-
parsi senza lasciar traccia41.
In altri termini, secondo Kollontaj, l’ideologia della classe lavoratrice non imporrà nes-
sun limite formale all’amore, ossia non gli taglierà le sue splendide ali multicolori, né lo sfrut-
terà per perpetuare ideali falsi, come quello che descrive una limitata capacità d’amare degli
esseri umani e che giustifica a livello simbolico l’istituzione del matrimonio come la miglior
forma di regolamentazione delle relazioni tra i sessi. Nella società comunista questo nuovo eros
trasfigurato sarà espressione di una nuova psicologia comunitaria, in cui i cuori degli amanti
non si isolano ma, viceversa, si nutrono del calore e della vicinanza di tutti i suoi membri.
42. C. Amorós rileva la particolare influenza di alcuni teorici della scuola di Francoforte – in particolare
Reich e Marcuse – nella definizione del panorama concettuale firestoniano in “«La dialectica del sexo» de
Shulamith Firestone: modulaciones feministas del freudo-marxismo”, in C. Amorós y A. De Miguel (Eds),
Teoría Feminista… op. cit., 71-105.
43. J. Donovan lo esprime in questi termini: «much of radical feminist theory was forged in reaction
against the theories, organizational structures, and personal styles of the male ‘New Left’» in Feminist The-
ory. The Intellectual Traditions, New York, 2006, 155.
44. Per un’analisi accurata e ampia delle genealogie radicali si veda I. Whelehan, Modern Feminist Thought.
From the Second wave to ‘Post-feminism’ , Edinburgh, 1995.
dall’analisi delle strutture più profonde che articolano la divisione fondamentale degli esseri
umani in due gruppi: gli uomini e le donne. Alla coscienza dell’esistenza delle classi econo-
miche si unisce la consapevolezza che esse non costituiscono gruppi omogenei, dato che si
articolano a partire da una divisione più profonda, astorica e di ordine biologico presente in
tutti i gruppi umani fin dagli albori della civilizzazione. La nuova visione radicale proporrà
la seguente ridefinizione del materialismo, fondata sulla dialettica del sesso come elemento
primigenio:
Il materialismo storico rappresenta una concezione del corso della storia che cerca la causa ul-
tima e la grande forza motrice di tutti gli eventi storici nella dialettica dei sessi: nella divisione
della società in due distinte classi biologiche per la riproduzione procreativa, e nelle lotte di
queste classi tra loro; nelle trasformazioni dei modi di matrimonio, riproduzione e cura della
prole; nello sviluppo correlato di queste classi (caste) differenziate fisicamente; e nella divisione
del lavoro basata sul sesso che portò al sistema (economico) di classe45.
45. S. Firestone, La dialettica dei sessi: Autoritarismo maschile e società tardo-capitalista, Bologna, 1971, 26.
46. F. Engels, L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, Roma, 2005.
47. H. Hartmann, “The Unhappy Marriage of Marxism and Feminism: Towards a More Progressive
Union”, in L. Sargent (Ed.), Women and Revolution: A Discussion of the Unhappy Marriage of Marxism and
Feminism, Cambridge (MA), 1981, 1-42.
48. Katherine MacKinnon, un’altra radicale particolarmente influente nel dibattito conosciuto come Sex
Wars, durante gli anni Novanta scriverà a proposito della capacità di sussunzione di tutti gli ordini del reale
in un universo androcentrico: ‘Men’s physiology defines most sports, their health needs largely define in-
surance coverage, their socially designed biographies defined workplace expectations and successful career
patterns, their perspectives and concerns define quality in scholarship, their experiences and obsessions de-
fine merit, their military service defines citizenship, their presence defines family, their inability to get along
così come gli ideali amorosi di cui qui ci stiamo occupando, appaiono nella concezione di Fi-
restone come espressioni della classe egemone, quella degli uomini, all’interno dell’organiz-
zazione sociale patriarcale che si esprime nella famiglia come cellula riproduttiva e attraverso
il capitalismo come modello economico. La costituzione della famiglia come unione di due
individui appartenenti a due classi sessuali distinte e antagoniste è resa possibile dall’amore
che nell’era della borghesia funziona come dispositivo ideologico che legittima il vincolo non
solo nella sfera pubblica ma anche nella psichica.
Tutti questi elementi sono resi espliciti nel sesto capitolo di La dialettica dei sessi, in-
teramente dedicato al ruolo dell’amore nella costruzione della relazione di subordinazione
della classe delle donne nella società patriarcale. Come Firestone riconosce, è indispensabile
una riflessione femminista sistematica sull’amore e ‘un libro sul femminismo radicale che
non parla dell’amore sarebbe un fallimento politico. Perché l’amore forse più ancora della
procreazione, è il perno dell’oppressione delle donne al giorno d’oggi’ 49. Un’analisi esaustiva
delle relazioni esistenti tra le donne e l’amore non solo è centrale per qualsiasi progetto radi-
cale di comprensione delle relazioni tra i sessi, ma si presenta anche come una minaccia alle
fondamenta culturali e simboliche dell’ordine sociale esistente50. Infatti, mentre gli uomini
si sono dedicati alla creazione di capolavori, le donne sono state virtualmente escluse dalla
cultura e dall’espressione di una creatività che non fosse inerente alla capacità biologica di
creare carne e corpi attraverso la gestazione:
Gli uomini pensavano, scrivevano e creavano, perché le donne riversavano la loro energia in
questi uomini; le donne non creano la cultura perché si preoccupano dell’amore51.
Nel testo, l’analisi di Firestone si concentra sull’amore romantico, ossia su una forma
specifica di amore che vincola uomini e donne all’interno della coppia eterosessuale e che
compone e legittima il vincolo proprietario che – per lo meno a livello ideologico – unisce
e permette il consolidamento della famiglia patriarcale. La famiglia è, per la radicale, l’unità
prima di sfruttamento della capacità riproduttiva femminile e, per tanto, cellula primigenia
che deve essere abolita nella società futura in cui le donne saranno libere e, per tanto, gli at-
tributi biologico-sessuali diverranno irrilevanti. Nella società utopica che Firestone disegna,
non c’è spazio – grazie alle nuove tecnologie riproduttive – per la schiavitù materna a cui le
donne sono state storicamente sottomesse. In senso lato, avverte l’autrice, la cultura e la civil-
tà sono rese possibili dall’amore (romantico) che le donne nutrono per gli uomini o è proprio
il vincolo amoroso, come dicevo, a permettere il costituirsi della famiglia come cellula di
sfruttamento delle loro capacità riproduttive:
with each other— their wars and rulerships— defines history, their image defines god, and their genitals
define sex’ in C. MacKinnon, Toward a Feminist Theory of the State, Cambridge (MA), 1989, 223.
49. S. Firestone, The Dialectic of Sex… op. cit., 126. Corsivo mio.
50. S. Firestone, The Dialectic of Sex… op. cit., 137.
51. S. Firestone, The Dialectic of Sex… op. cit., 137.
L’amore è il substrato della cultura (maschile), proprio come l’amore è il punto debole di ogni
uomo, teso a dimostrare la sua virilità in quel vasto mondo maschile di viaggi e avventure. Le
donne hanno sempre saputo quanto gli uomini abbiano bisogno di amore, e quanto respingano
questo bisogno52.