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LA POESIA IN DIALETTO

DISTINGUERE DA POESIA DIALETTALE, CHE PERPETUA MODELLI POPOLAREGGIANTI, BOZZETTISTICI.

I dialetti furono avversati dal regime fascista che puntava a un purismo linguistico, più che altro per tenere sotto controllo le
forze centrifughe legate alle tradizioni e alle culture locali.

Non va dimenticato che fino al secondo dopoguerra almeno, i dialetti costituivano la lingua della maggioranza della popolazione
e la lingua italiana (toscano) era patrimonio di una fascia molto limitata della popolazione.

La scelta lirica della poesia in dialetto può essere, quindi, in alcuna misura, spontanea.

Tuttavia molti degli autori dialettali sono per lo più colti, e la loro scelta linguistica è dettata da ragioni peculiari:
- difesa di culture locali minacciate della italianizzazione forzata (oppressione del regime)
- mimesi, cioè caratterizzare personaggi - elementi degli ambienti popolari
- possibilità offerte del dialetto per la sua natura squisitamente orale
- durante il periodo fascista consente di dar voce a sentimenti diversi, contrastanti con i trionfalismi fascisti

VIRGILIO GIOTTI TRIESTE 1885-1957


BIAGIO MARIN GRADO 1891-1985
GIACOMO NOVENTA VENEZIA 1898-1960
DELIO TESSA MILANO 1886-1839

Nel secondo dopoguerra la tradizione poetica in dialetto h più facilità di essere accolta grazie alla difesa delle culture regionali
dopo la forzata italianizzazione del periodo fascista. Ma l'intersezione dei dialetti è molto più affine ad un plurilinguismo colto

Tuttavia l'incremento della alfabetizzazione e della scolarizzazione, le migrazioni interne, i canali di comunicazione in primis la TV
favorirono la diffusione della lingua italiana (e il formarsi di coinè dialettali) soprattutto nei grandi centri urbani industrializzati.
La poesia in dialetto venne quindi da aree più laterali. Piuttosto dettata da una logica difensiva o per manifestare nostalgia
di una dimensione sociale in via di estinzione. Oppure per proporre una denuncia contro la massificazione e la globalizzazione
(es.Pasolini)

ALBINO PIERRO TURSI 1916-1995


TONINO GUERRA S.ARCAN 1920-2012 PENSARE AD ALTA VOCE, UN SOLILOQUIO CHE TRASMETTE A DUE Più GIOVANI CONTERRANEI
NINO PEDRETTI S.ARCAN
RAFFAELLO BALDINI S.ARCAN 1924-2005
dimensione narrativa e ricca di personaggi e di alter ego dell'io lirico.

PIERPAOLO PASOLINI 1922-1975 A' CASARSA (41-43)

la definizione di POESIA NEO-DIALETTALE è divenuta di uso comune per definire la produzione di versi in dialetto negli anni 70-80
ad opera di autore consapevoli del processo di estinzione e/o di trasformazione dei dialetti nella nuova realtà socio-culturale.
ANDREA ZANZOTTO PIEVE DI S. cc
- aveva già raggiunto una posizione preminente poetando in italiano.
- dialettofono tra i dialettofoni. Non nasconde nel suo italiano parlato il marcato accento trevigiano, ma possiede una cultura
amplissima. Z considera il dialetto come un idioma minacciato dalla civiltà dei mass-media al pari del linguaggio letterario leopardiano.
Non c'è in Z. la tradizionale opposizione fra dialetto e lingua letteraria, in quando vede entrambe soccombere di fronte alla barbarie
tecnologica che impoverisce e appiattisce l'espressione verbale.

ERNESTO CALZAVARA TREVISO 1907-2000 trasferito a Milano


- SPERIMENTALISMO, che nasce da forti istanze polemiche e critiche nei confronti dei mass-media (imbecillimento a TV)
FRANCO LOI GENOVA 1930- Milanese di adozione
-realistica, espressionistica, sperimentale, "dantest". Autodidatta.
Un milanese parlato a Milano negli anni Cinquanta, quando per le immigrazioni, per i precisi cambiamenti di ordine sociale,
la lingua non aveva più un suo tessuto fermo, chiuso, ma era completamente aperta, il milanese, in quel momento era una vera
e propria lingua, culturalmente aperta a tutte le esperienze": così Franco Loi definisce il suo dialetto. La lingua usata da Loi è un milanese
cittadino, contaminato da apporti dei dialetti rustici, di altre influenze(lombarde e non), di lingue straniere, di latino, e naturalmente di
italiano. Loi si avvale di un dialetto intriso di forme colte

A partire dagli anni '70 la scelta di scrivere poesia dialettale è sempre meno spontanea ma piuttosto controcorrente, legata a forme di
espressione da contrapporre a quella dell'italiano medio-standard.

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