Sei sulla pagina 1di 3

Decadentismo

Il Decadentismo si afferma in Francia come tendenza e costituisce il punto di arrivo di una crisi che si
diffonde nelle coscienze durante tutto l’Ottocento e giunge a compimento alla fine dello stesso secolo. Un
principio di questa crisi può essere ritrovato già nell’opera dei simbolisti francesi, quindi già negli anni ’60
dell’Ottocento troviamo questa difficoltà degli intellettuali di relazionarsi con la società. Infatti, questi
intellettuali simbolisti sono già in piena contraddizione con l’ambiente sociale. La crisi di fine Ottocento è
interiormente rafforzata dagli effetti della seconda rivoluzione industriale che provoca una sorta di
disorientamento degli intellettuali perché temono il declassamento a causa di essa, temono di essere
subordinati in un’atmosfera dove il progresso era l’elemento principale. Quindi si teme che l’entusiasmo
per la scienza, per il progresso e per gli aspetti positivi della tecnologia, possa travolgere il mondo della
cultura. Se da un lato il mondo della cultura appare favorito da questa condizione di progresso perché la
nascita della macchina editoriale favorisce la diffusione delle opere, dall’altro lato, questa condizione che
l’intellettuale vive per cui si sente fuori posto rispetto a una società che si muove più velocemente gli
procura una sorta di disorientamento. Il mondo borghese in questo momento rivela la sua fragilità; essendo
già stato attaccato dai naturalisti francesi, entra in crisi definitiva alla fine dell’Ottocento perché i valori
borghesi non rispondono più ai modelli uniformi di vita sociale. I valori borghesi avevano un limite, come ad
esempio il perbenismo, cioè una morale che viene definita dagli intellettuali come ipocrita, quindi erano
legati a un mondo che non era considerato più condivisibile. Questo mondo borghese che era già stato
criticato da naturalisti, simbolisti ecc., alla fine dell’Ottocento entra definitivamente in crisi. A questo
naufragio dei valori borghesi, i decadenti non oppongono valori univoci. Per esempio, nella prima metà
dell’Ottocento, l’attenzione al sentimento costituisce un punto di riferimento per tutti gli intellettuali del
Romanticismo, invece i modelli e valori che gli intellettuali del Decadentismo proporranno sono
contrapposti tra loro e mai univoci. Il Decadentismo non promuove dei temi fissi come quelli che ritroviamo
nella cultura di inizio Ottocento o del Settecento, esso costituisce un modo di sentirsi; i decadenti, infatti,
sono coloro che percepiscono di essere alla fine di un mondo, di una civiltà, infatti questo termine
“decadente” viene utilizzato da Paul Verlaine, il quale utilizza una frase rimasta emblematica: “Io sono
l’impero alla decadenza”. La frase viene utilizzata come punto di riferimento dagli intellettuali decadenti,
pubblicata sulla rivista “Le Figaro” e da lì parte il dibattito sul Decadentismo che, culturalmente e
filosoficamente, ha come punti di riferimento delle filosofie che hanno come elemento in comune
l’irrazionalismo. La tendenza che accomuna gli intellettuali decadenti è quindi l’irrazionalità. Nel mondo
della cultura si può notare che si assiste all’alternarsi di momenti di centralità della razionalità a momenti in
cui, invece, si trovano altre vie di comunicazione e di riflessione che hanno come caratteristica
l’irrazionalismo. Nell’ambito letterario i decadenti tentano di elaborare modelli, o miti, che hanno sempre
caratteristiche legate all’irrazionalità ma non sono univoci. Ad esempio, nella letteratura decadente italiana
troviamo quattro autori importanti: D’Annunzio, Pascoli, Pirandello e Svevo; ognuno di loro elabora dei
modelli da proporre che sono differenti tra loro: Pascoli propone il modello del fanciullino, D’Annunzio il
Superuomo, Svevo l’inetto e Pirandello la maschera, cioè l’idea di una rappresentazione dell’individuo che
ha alla base la frantumazione dell’io. Questi autori hanno in comune il tentativo di elaborare dei miti che
debbano sostituire i miti del mondo borghese, anche se si muovono in direzioni opposte tra loro. Nel
Decadentismo italiano abbiamo gli aspetti del Decadentismo francese, filtrati attraverso la cultura italiana,
quindi gli aspetti sono molteplici, anche se tutti gli autori trattano la presa di coscienza di questa crisi ed
esprimono questi nuovi miti che non sono legati ad una condizione di una realtà stringente, cioè
propongono un’interpretazione della realtà. Il poeta, in particolare, si fa interprete di istanze che non
hanno più elementi di razionalità; ad esempio, il modo di comunicare non è più quello legato ad una logica
stringente che ritroviamo anche nella poesia leopardiana, che, nonostante esalti il sentimento e l’indagare
dentro di sé, pone alla base un ragionamento lucido, mentre la poesia decadente invece procede per
analogie, è una poesia che suggerisce e non afferma, ha un carattere fortemente evocativo e utilizza
immagini simboliche che vanno interpretate e sono legate all’esperienza umana dell’autore, quindi si tratta
di una poesia completamente opposta a quella romantica. Per la prima volta si parla di una zona nuova
dell’essere umano, l’inconscio, e per questo è una letteratura che procede più per associazione di idee che
di immagini e non secondo un rigore fortemente logico. Questo ha una dimensione assoluta nel campo
poetico, ma anche la letteratura in prosa si muove in una nuova direzione, come possiamo vedere anche
nel romanzo di Italo Svevo, La coscienza di Zeno, che ebbe un riscontro da parte di James Joyce, ed è un
romanzo atipico, dove Svevo non racconta una storia secondo il modello della fabula, ma racconta episodi
della vita di Zeno che ci aiutano a ricostruire la sua coscienza. Quindi si tratta di una letteratura
completamente diversa, ed è anche il motivo per cui Svevo nella sua prima produzione non incontrò il
favore del pubblico, perché il suo modo di fare letteratura era completamente diverso rispetto a una
letteratura tradizionalmente ottocentesca. Lo stesso Pirandello, quando rappresentò l’opera Sei personaggi
in cerca d’autore, che fu l’opera attraverso la quale Pirandello realizzerà una riforma del teatro, ebbe un
riscontro negativo da parte del pubblico che rimase sconvolto dalla rappresentazione, essendo abituato agli
spettacoli borghesi dove si rappresentavano vicende della vita quotidiana. Comunque, nella letteratura
decadente italiana, gli esempi di questo cambiamento drastico rispetto alla cultura Ottocentesca li
individuiamo in tutti i maggiori rappresentanti del nostro Decadentismo. Da questo momento in poi, la
letteratura non sarà più la stessa e avviene una trasformazione profonda anche in Italia, dove la cultura
decadente fu pienamente recepita dai nostri autori e sarà il punto di partenza per un cambiamento
culturale che poi toccherà tutta la produzione novecentesca. Il Decadentismo costituisce il presupposto per
un rinnovamento totale della cultura stessa ed è una tendenza che rappresenta un modo di essere che è
cambiato rispetto agli inizi del secolo, alla fine di esso, infatti, è evidente una trasformazione delle
coscienze. Questo si evidenzia grazie anche ad una influenza delle nuove scienze, come la psicoanalisi che
influenza profondamente tutta la produzione letteraria in questo contesto, non necessariamente come
oggetto di trattazione, come nei primi due romanzi di Svevo, ma le suggestioni di essa sono presenti, perché
il poeta è portato a rappresentare poeticamente un nuovo modo di essere, quindi la poesia viene
profondamente trasformata. Gli autori del Decadentismo non utilizzano più le immagini convenzionali ma si
servono di un linguaggio fortemente evocativo, quindi la poesia non vuole più dettare degli insegnamenti
espliciti, ma vuole semplicemente indurre il lettore a compiere una sorta di immersione all’interno del
componimento poetico. Grazie alle suggestioni che vengono dalla Francia, la letteratura decadente italiana
sarà una letteratura che cercherà di coinvolgere contemporaneamente più sensi, dunque la sinestesia è una
delle figure retoriche più utilizzate all’interno della produzione poetica decadente. Il linguaggio che viene
proposto dai poeti decadenti è un linguaggio che sfuma tra esperienza che coinvolge l’udito, la vista, il
tatto, l’olfatto, e questa è un’operazione espressamente tentata dai simbolisti francesi, e questa esperienza
di una poesia globale, che coinvolga più sensi contemporaneamente arriva nella nostra letteratura e viene
recepita dai nostri autori. Ma i decadenti propongono anche una funzione di più atti contemporaneamente;
ad esempio, nella poesia pascoliana, troviamo tracce del’impressionismo come tendenza artistica e allo
stesso tempo suggestioni musicali e suggestioni che vengono dal mondo dell’inconscio. Si tratta di una
poesia che nasce da esperienze diverse, vissute probabilmente dagli artisti che si riunivano per compiere
dibattiti culturali e intellettuali che portavano al confronto di esperienze tra poeti, pittori, musicisti ecc.,
dunque l’arte che viene prodotta è un’arte totale, che coinvolge più esperienze e più sfere sensoriali.
Questo movimento è, quindi, profondamente innovativo e pone delle basi per la letteratura del novecento,
come possiamo vedere già dalla letteratura di Pirandello, che ancora oggi percepiamo come una letteratura
che ci spinge a confrontarci con temi che ancora oggi hanno il loro valore, come il rapporto tra l’individuo e
la società che lo circonda, il rapporto tra l’individuo e la sua identità, tra ciò che siamo e quello che gli altri
credono che noi siamo e la convinzione di mancanza di oggettività in una realtà, Pirandello, infatti, sarà il
primo a elaborare il pensiero del relativismo conoscitivo, cioè non esiste una verità unica che va bene per
tutti ed è anche questo un elemento rivoluzionario di quei tempi, ma soprattutto ancora attuale, perché
ognuno porta dentro di sé la propria verità e non è detto che confrontando testimonianze differenti si arrivi
ad una verità unica. Questa concezione è modernissima, come anche quella che non esiste un’unica
identità ma che ognuno sia frutto di una identità poliedrica che dipende sempre dalla percezione che gli
altri hanno di noi. Quindi, attraverso la lettura dei decadenti, si possono aprire nuove prospettive attraverso
la conoscenza di autori che compiono la loro riflessione in ambiti differenti da quello della cultura
ottocentesca.

Potrebbero piacerti anche