La
varietà usata più di frequente risulta essere quella di I tipo, la cui formula è Pb2SnO4. Si ottiene fondendo in
un crogiolo una miscela di circa tre parti di monossido o biossido di piombo con una parte di biossido di
stagno ad una temperatura tra i 650 e gli 800 gradi C; a 700 gradi appare una tonalità calda di giallo, mentre
tra i 720 e gli 800 gradi si ottiene una tonalità giallo-limone.
Il giallo di piombo e stagno si trova indicato nei trattati di tecnica della pittura del XV secolo seguenti, sotto i
termini di "giallorino", "giallolino", "gialdolino" o "zaldolino". La sua scoperta si colloca nel tardo medioevo,
Cennino Cennini ce ne da notizia. Dalle notizie ricavate da alcuni trattati sappiamo infine che esistevano in
commercio in Europa diverse qualità di giallorino.
Tali sali sono leggermente solubili nell'acido nitrico, nel cloridrico e nel solforico; non temono invece
l'azione degli alcali e per questo motivo possono essere impiegati anche nell'affresco.
Poichè hanno un alto indice di rifrazione, se mescolati con oli e vernici, hanno un buon potere coprente.
Assorbono dal 18 al 20% del loro peso di olio. Come tutti i composti di piombo asciugano molto
rapidamente se mescolati in olio e anneriscono se messi a contatto con composti di zolfo. Non vengono
alterati dalla luce, a differenza del giallo di ossido di piombo.
formula chimica Pb2SnO4 o PbSn2 SiO7 (il tipo II può contenere anche silicio)