un
essere
credo
vivente.
Viveva
in
modo
incredibilmente
scellerato:
beveva
quasi
ogni
sera
fino
a
stordirsi,
fumava
come
se
non
avesse
dei
polmoni
da
salvaguardare
e
qualche
volta
l’ho
visto
persino
drogarsi
con
non
so
quali
sostanze.
Un
pazzo.
Solitamente
era
piuttosto
taciturno
ma
comunque
sempre
in
compagnia
di
altre
persone
con
cui
vivere
sregolatamente.
Ma
c’erano
delle
infrequenti
volte
in
cui
gli
si
potesse
addirittura
parlare.
A
volte
capitava
che
si
trovasse
solo
alle
quattro
di
notte
seduto
a
non
fare
niente
se
non
osservare.
Osservava
tutto;
dalle
rare
macchine
che
sfrecciavano
sulla
strada
al
profondo
cielo
stellato.
Era
in
quei
momenti
che
si
poteva
conversare
con
lui
anche
con
discreta
lucidità.
La
prima
volta
gli
chiesi
il
perché
di
questa
vita
assurda,
senza
futuro.
Mi
rispose
con:
“Non
mi
interessa
il
futuro.
La
mia
vita
segue
la
fatalità
dell’esistenza.
Non
ha
limiti,
se
non
quelli
fisici.
Non
ha
scopo,
né
utilità.
Nessuno
ha
bisogno
di
un
scopo
e
nessuno
può
darsene
uno
perché
ce
n’è
già
uno
universale.
Morire”.
La
seconda
volta
chiesi
se
avesse
paura
di
morire.
Mi
rispose:
“Tutti
moriremo
prima
o
poi.
Tutti
dovremo
ripagare
il
debito
con
la
Morte.
Tutti
ritorneremo
al
nulla
totale
da
cui
siamo
malauguratamente
nati.
Qualsiasi
cosa
tu
faccia
o
non
faccia,
anche
se
hai
paura
della
Morte,
prima
o
poi
morirai.
Fa’
ciò
che
vuoi
e
sii
libero,
ma
non
vivere
nelle
illusioni;
non
dimenticarti
della
realtà.
Non
perdere
il
contatto
con
essa”.
La
terza
volta
gli
chiesi
come
mai
a
volte
si
trovasse
lì
seduto
senza
far
nulla.
Mi
rispose:
“Nelle
illusioni
c’è
chiasso
e
temporaneo
piacere,
nella
Morte
c’è
silenzio
e
permanente
solitudine.
Sei
tu
faccia
a
faccia
con
Lei.
Se
non
ti
abitui,
come
pretendi
di
esser
pronto
a
morire
in
qualsiasi
momento?”.
Allora
io
replicai
ribadendogli
come
lui
per
la
maggior
parte
del
suo
tempo
si
trovasse
in
mezzo
alla
gente
a
divertirsi
e
di
come
ciò
sia
considerabile
una
bella
e
buona
illusione.
“Le
persone
che
io
frequento
raggiungono
il
mio
stesso
fine
senza
comprenderlo.
Illusoriamente
credono
di
vivere
nella
felicità,
nell’amore
sconfinato.
Bevono
e
si
autodistruggono
senza
capirlo.
Io
lo
capisco,
e
lo
perseguo
intenzionalmente
come
unica
soluzione
alla
vita.
Questa
è
la
differenza.
Ma,
alla
fine,
giungono
allo
stesso
annichilimento
che
io
desidero.
E
questo,
invece,
è
la
cosa
veramente
importante.
La
vita
è
un
circo:
o
stai
ridendo
oppure
stanno
ridendo
di
te.
Io
voglio
solo
che
tutti
ricadano
nella
prima
categoria”.
La
quarta
volta
mi
sedetti
accanto
a
lui,
fumai
una
sigaretta,
e
restai
muto
per
essenzialmente
tutta
la
notte
col
profumo
di
pioggia
nelle
narici
mentre
meditavo
sulle
nuvole
scure
che
filavano
nel
cielo:
“Il
mondo
è
proprio
come
noi.
Corre
cieco
lottando
per
vivere
a
tutti
i
costi,
e
poi
muore.
Nella
pace
del
silenzio.
Nella
tranquillità
dell’eterna
solitudine”.