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L’ENERGIA INTERNA

Energia e trasformazioni della materia


I corpi possiedono energia cinetica ed energia potenziale.
L’energia è anche all’interno dei corpi e si manifesta durante le trasformazioni della materia.
Dobbiamo considerare la materia come un magazzino che contiene energia e possiamo quindi
utilizzare un modo opportuno per prelevarla.
Si chiamano trasformazioni:
 esoenergetiche tutte quelle che di un sistema che avvengono con liberazione di energia
nell’ambiente
 endoenergetiche quelle che avvengono con assorbimento di energia dall’ambiente.
Quando l’energia in gioco è il calore si parla di trasformazioni esotermiche e di trasformazioni
Endotermiche.
Gli scambi di energia che avvengono in tutte le trasformazioni che riguardano la materia ubbidiscono
a uno dei principi fondamentali delle scienze sperimentali.
Il principio di conservazione dell’energia afferma che l’energia si trasforma continuamente da una
forma all’altra, ma l’energia totale dell’universo rimane costante.
Energia termica
È la forma di energia contenuta in un corpo che dipende dall’incessante movimento delle particelle che
lo costituiscono.
I movimenti delle particelle:
 Moti di traslazione > Fanno cambiare le posizioni reciproche delle particelle
 Moti di rotazione > Riguardano la rotazione dell’intera particella attorno a un’asse
 Moti di vibrazione > Modificano la distanza tra gli atomi della stessa particella
Moti di vibrazione:
 Di stiramento: modifica con andamento periodico la lunghezza di legame tra gli atomi; gli atomi
si possono allontanare e avvicinare
 Di piegamento: modifica con andamento periodico l’angolo di legame tra gli atomi; l’angolo di
legame può diminuire e aumentare
L’energia termica è una proprietà del sistema che corrisponde alla somma dell’energia cinetica
associata a tutti i movimenti che possono compiere le particelle che costituiscono il sistema.
È una grandezza estensiva (dipende dal numero di particelle che costituiscono il sistema) che cambia
con la temperatura del sistema (cioè dipende dalla velocità media delle particelle).
In ogni istante i moti delle particelle avvengono con una velocità diversa e quindi occorre parlare di
velocità media.
Energia chimica
È la forma di energia potenziale associata alla posizione reciproca delle particelle che costituiscono un
sistema ed è pertanto una grandezza estensiva.
A differenza dell’energia termica, l’energia chimica non cambia al variare della temperatura purché non
cambi lo stato di aggregazione del sistema o la composizione chimica.
Energia nucleare
È una forma di energia potenziale associata alle forze che tengono vicini tra loro i protoni e i neutroni
nel cullerò degli atomi che costituiscono un sistema.
Dipende dalla composizione particellare del sistema ed è una grandezza estensiva ma cambia soltanto
a seguito delle reazioni nucleari e quindi resta invariata nelle trasformazioni fisiche e chimiche.
Per spezzare il nucleo di un atomo serve l’energia nucleare.
Energia interna
Ogni energia possiede un patrimonio energetico di un sistema al quale contribuiscono le tre diverse
forme di energie che sono state descritte.
L’energia interna è il patrimonio energetico che corrisponde alla somma delle diverse forme di energia
possedute dalle sue particelle cioè energia termica, chimica e nucleare.
Non siamo in grado di conoscere il valore assoluto del patrimonio di energia interna.
La termodinamica ha stabilito che l’energia interna è una grandezza di stato.
Significa che per ogni sistema resta definito anche il suo patrimonio di energia interna.
Ne conseguono 2 importanti considerazioni:
 L’energia interna del sistema cambia se il sistema subisce una trasformazione che le cambia lo
stato e/o la composizione chimica
 L'energia interna del sistema resta immutata se esso compie un ciclo di trasformazioni, cioè una
serie di trasformazioni che lo riportano allo stato iniziale.
L’ENERGIA CHIMICA E LE TRASFORMAZIONI DELLA MATERIA
Trasformazioni di energia nei passaggi di stato
In tutti i cambiamenti dello stato di aggregazione si verifica un profondo cambiamento dell'intensità
delle forze e della posizione reciproca delle particelle che costituiscono un sistema.
Questo comporta una variazione dell'energia chimica della sostanza.
Durante i passaggi di stato endotermici, dove si fornisce calore al sistema, si ha un aumento
dell'energia chimica del sistema.
I passaggi di stato in cui si raffredda il sistema sono trasformazioni in cui diminuisce l'energia chimica
del sistema e avvengono a temperature fisse, l’energia termica del sistema non cambia per cui il calore
che il sistema cede corrisponde alla trasformazione di una parte della sua energia chimica.
Durante i passaggi di stato esotermici, in cui il sistema cede calore, si ha una diminuzione dell'energia
chimica del sistema.
Trasformazioni di energia nelle dissoluzioni
Quando una sostanza si scioglie in un liquido la temperatura del sistema generalmente cambia e
talvolta la variazione è così rapida e marcata da essere apprezzata dai nostri sensi.
Per stabilire se una dissoluzione è endotermica o esotermica, è opportuno fare riferimento a una
trasformazione che avviene in un sistema isolato.
Il sistema iniziale è formato da 2 sostanze
prima della trasformazione le sostanze sono separate e quindi l’energia interna del sistema
corrisponde alla somma dell’energia interna di ciascuna sostanza.
La dissoluzione cambia profondamente le posizioni reciproche delle particelle che costituiscono il
sistema: le molecole della sostanza solida nella soluzione sono mescolate con le molecole del solvente.
Di conseguenza il patrimonio di energia chimica del sistema può cambiare, talvolta anche in modo
significativo.
Se a seguito della dissoluzione la temperatura è aumentata, nella soluzione è aumentata l’energia
termica e quindi, dato che in un sistema isolato l’energia interna rimane costante, è diminuita l’energia
chimica.
Nelle dissoluzioni esotermiche si ha un aumento di temperatura perché si ha una diminuzione
dell’energia chimica del sistema.
Naturalmente ci sono anche dissoluzioni endotermiche, cioè trasformazioni in cui il sistema si
raffredda: la diminuzione dell’energia termica avviene a favore di un aumento dell’energia chimica.
Nelle dissoluzioni endotermiche si ha una diminuzione di temperatura perché si ha un aumento
dell’energia chimica del sistema.
Trasformazione di energia nelle reazioni chimiche
Le trasformazioni chimiche modificano le sostanze che costituiscono un sistema e ciò accade perché alcuni
legami presenti tra gli atomi dei reagenti si rompono e si formano altri legami che danno vita ai prodotti.
Per rompere i legami occorre fornire energia al sistema, viceversa la formazione di legami libera
energia: il bilancio tra energia in entrata (rottura dei legami) ed energia in uscita (formazione di legami)
determina l’effetto energetico della reazione.
L’energia chimica del sistema prima di una reazione corrisponde alla somma dell’energia chimica di
tutte le sostanze reagenti.
L’energia chimica del sistema al termine della reazione corrisponde a quella delle sostanze prodotte e può
accadere che essa sia maggiore o minore di quella delle sostanze reagenti.
In moltissime reazioni a questa variazione di energia chimica corrisponde la liberazione o l’assorbimento di
calore da parte del sistema.

Le reazioni endotermiche sono le trasformazioni chimiche accompagnate all’aumento dell’energia chimica


del sistema e dal contemporaneo assorbimento di calore.
Le reazioni esotermiche sono le trasformazioni accompagnate dalla diminuzione dell’energia chimica del
sistema e dalla contemporanea liberazione di calore.
Proprio perché l’energia chimica può trasformarsi in forme di energia differenti da quella termica, si usa in
generale l’espressione reazioni esoenergetiche.
In modo analogo, si chiamano reazioni endoenergetiche quelle in cui la materia assorbe una
qualche forma di energia per trasformarla in energia chimica.
L’ENTALPIA
Calore di trasformazione ed entalpia
La variazione di entalpia ΔH di una trasformazione corrisponde numericamente al calore acquistato o
ceduto a pressione costante.
Naturalmente il valore assunto da ΔH può essere negativo o positivo a seconda che la trasformazione sia
esoenergetica o endoenergetica.

Non è possibile conoscere il valore assoluto dell’entalpia di una sostanza, possiamo solo misurare
sperimentalmente il calore di reazione e quindi la variazione di entalpia.
Si definisce entalpia di formazione standard (Δ H f° ) la variazione di entalpia relativa alla reazione di
formazione di una mole di sostanza a partire dalle sostanze elementari quando queste si trovano nel
loro stato standard.
LA VELOCITA’ DELLE REAZIONI CHIMICHE
Come si misura la velocità di reazione
Ogni trasformazione chimica si caratterizza anche per la sua velocità ed è importante sapere se e
come sia possibile intervenire per accelerare certe trasformazioni che riteniamo troppo lente, oppure
per rallentarne altre.
La parte della chimica che si occupa dello studio della velocità delle reazioni si chiama cinetica.
La velocità di una reazione chimica si può determinare misurando la variazione della quantità di un
reagente o di un prodotto che si verifica in un determinato intervallo di tempo:
V= variazione della quantità di un reagente (o di un prodotto)
intervallo di tempo
Le grandezze adatte a esprimere la quantità di un reagente o di un prodotto possono essere varie, per
esempio la massa, il volume oppure la concentrazione, se la sostanza è in soluzione.
la velocità di reazione non è una proprietà costante; essa è massima nel momento in cui la reazione
prende il via e diminuisce con il passare del tempo.
Come si può cambiare la velocità di reazione
Se in una reazione uno o più reagenti si trovano in soluzione (o allo stato gassoso) la velocità della
reazione aumenta se si aumenta la concentrazione dei reagenti e viceversa.
La velocità di una reazione aumenta se aumenta la temperatura dei reagenti mentre diminuisce se la
temperatura diminuisce.
Può accadere che i reagenti si trovino in un diverso stato fisico;
Se i reagenti si trovano in stati fisici diversi la velocità di una reazione aumenta se si aumenta la
superficie di contatto tra i reagenti e viceversa.
URTI TRA LE PARTICELLE ED ENERGIA DI ATTIVAZIONE
Velocità di reazione e urti efficaci
Le trasformazioni delle sostanze avvengono a seguito dell’urto tra le particelle dei reagenti e quindi è
ragionevole dire che tutti gli interventi che fanno aumentare (o diminuire) la frequenza degli urti tra le
particelle (cioè il numero di urti nell’unità di tempo) produrranno un aumento (o una diminuzione) della
velocità di reazione.
La condizione fondamentale affinché una reazione possa avvenire è che le particelle dei reagenti si
urtino tra loro.
È chiaro quindi che il semplice contatto tra le particelle dei reagenti è una condizione necessaria ma
non sufficiente per dar luogo alla reazione.
Affinché la reazione possa avvenire, gli urti tra le molecole dei reagenti devono soddisfare
contemporaneamente due condizioni:
 L’orientamento delle molecole deve essere tale che, nell’urto, si trovino a contatto gli atomi che
dovranno poi legarsi per formare le molecole dei prodotti.
 Le particelle devono possedere energia cinetica sufficiente per determinare, nell’istante dell’urto, la
rottura dei legami chimici nelle molecole dei reagenti.
Si chiamano urti efficaci le collisioni tra le particelle dei reagenti che portano alla formazione delle
particelle dei prodotti.
L’orientamento delle molecole
Affinché la trasformazione possa procedere è necessario che vengano a contatto proprio gli atomi che
si devono legare per formare i prodotti, cioè le particelle devono essere correttamente orientate.

L’urto può essere efficace perché le molecole sono orientate in modo che l’atomo di carbonio urti l’atomo
con cui deve legarsi, cioè l’atomo di ossigeno dell’altra molecola.
Consideriamo ora questa seconda situazione:

In questo caso l’orientamento delle molecole è tale che l’atomo di carbonio urta l’atomo di azoto, pertanto
la reazione non può avvenire.
L’energia di attivazione
Al momento dell’urto le particelle perdono velocità e diminuisce quindi la loro energia cinetica: per il
principio di conservazione dell’energia essa si trasforma in un sovrappiù di energia chimica.
Se l’energia chimica è sufficiente si ha la formazione di un aggregato molecolare molto instabile
(complesso attivato);
Nel corso della reazione questa situazione corrisponde al cosiddetto stato di transizione dal quale il sistema
evolve con la rottura dei legami tra gli atomi dei reagenti e la contemporanea formazione dei nuovi legami
tra gli atomi dei prodotti.
Il sovrappiù di energia chimica che il sistema deve possedere affinché l’urto tra le particelle dei reagenti sia
efficace è una caratteristica di ogni reazione chimica.

In generale, per rappresentare come cambia l’energia


chimica del sistema nel corso di una reazione
Si chiama energia di attivazione l’aumento di
esoenergetica e di una reazione endoenergetica si
energia chimica che le particelle dei reagenti
utilizzano diagrammi simili.
devono accumulare nel momento dell’urto per
trasformarsi in quelle dei prodotti.

Nei due diagrammi l’energia chimica del sistema prima aumenta poi diminuisce.
In entrambi i casi l’energia di attivazione è data dalla differenza tra l’energia massima del sistema e
quella del sistema iniziale.
Occorre avere chiaro che la velocità di reazione non dipende dall’effetto energetico della reazione ma
dall’altezza della barriera di energia chimica da superare, cioè dal valore dell’energia di attivazione Ea.
In altre parole si può dire che la reazione è tanto più veloce quanto più è bassa l’energia di attivazione.
CATALIZZATORI E MECCANISMO DI REAZIONE
L’influenza dei catalizzatori sul meccanismo di reazione
Si chiamano catalizzatori i materiali che aumentano la velocità di una reazione anche se non entrano
nella composizione dei prodotti.
Per comprendere l’azione dei catalizzatori è importante sapere che le trasformazioni chimiche molto
spesso avvengono attraverso passaggi intermedi che non sempre corrispondono a quanto suggerisce
la sola equazione di reazione.
In generale si può affermare che la velocità di una reazione che procede a stadi è determinata dallo
stadio più lento; pertanto è proprio su questo che occorre intervenire per aumentare la velocità di
reazione.
La successione delle trasformazioni che portano alla formazione dei prodotti finali di una reazione
chimica prende il nome di meccanismo di reazione.
L’azione dei catalizzatori sulla velocità di reazione si spiega sapendo che questi modificano il meccanismo di
reazione in modo che questa avvenga con una minore energia di attivazione e quindi con maggiore velocità.
L’aumento di energia chimica richiesto al momento dell’urto (Ea) in una reazione catalizzata è minore di
quello necessario nella reazione non catalizzata e pertanto la reazione catalizzata procede più velocemente.
Quando il catalizzatore si trova allo stato solido e i reagenti sono invece liquidi o gassosi si parla di catalisi
eterogenea.
Se invece catalizzatore e reagenti sono nello stesso stato fisico, si parla di catalisi omogenea.
La straordinaria influenza dei catalizzatori è evidente nei processi biologici. Infatti, molte reazioni chimiche
che avvengono negli organismi viventi hanno luogo a una temperatura relativamente bassa ma, nonostante
questo, sono abbastanza veloci e ciò è dovuto alla presenza di catalizzatori specifici detti enzimi.
Gli enzimi sono costituiti da grosse molecole proteiche la cui azione catalitica è possibile grazie alla loro
particolare struttura. Infatti gli enzimi presentano sulla superficie una cavità chiamata sito attivo capace di
accogliere in modo selettivo le molecole che devono reagire (il cosiddetto substrato).
Questa situazione è analoga a quella di una chiave con la sua specifica serratura. In altre parole, la molecola
«chiave» può reagire solo se si trova nel sito attivo del suo enzima «serratura».
Una volta combinata con il sito attivo, la molecola reagisce e si trasforma: le molecole dei prodotti
abbandonano il sito attivo che può quindi accogliere una nuova molecola di substrato.
Se la molecola non trova il suo specifico enzima non si creano le condizioni perché possa reagire e questo
fatto può provocare anche disfunzioni nell’organismo.
Esistono anche sostanze che rallentano la velocità delle reazioni, come per esempio alcuni conservanti
aggiunti agli alimenti; queste sostanze di solito vengono chiamate inibitori.

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