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30-fine)
La Ferrario parla di come il giornalismo in Afghanistan, a causa del dominio talebano, stia decadendo.

Inoltre parla di come le giornaliste, soprattutto televisive, vengono uccise poiché si sono permesse di
parlare o giudicare un uomo in televisione.

Un altro problema che affronta la Ferrario nel suo libro è quello delle mine, e di come queste siano
disseminate per tutto il territorio, e parla di un medico italiano che si trova li sul posto per dare protesi e
assistenza a chiunque venga mutilato da queste mine. Andando avanti con il discorso si riflette di come sia
estremamente preoccupante il ritorno dei talebani al potere in quanto si sia già verificata un’esperienza
analoga in passato; parla della paura e del vivere costantemente nel dubbio.

Il governo dei talebani non è stato riconosciuto da alcuni paesi come il Pakistan, ad esempio, classificandosi
all’ultimo posto tra centocinquanta stati per quanto riguarda differenza di genere, discriminazione ecc., a
testimonianza di tutto questo vi è una frase della ex principessa afghana che dice: “quando sono gli uomini
a comandare le donne possono soltanto soccombere”. La Ferrario, continuando, definisce il romanzo da lei
scritto come un grido d’aiuto a non abbandonare le donne al destino per loro riservato dai talebani e
dall’intera società.

La scrittrice aggiunge che se non le torri gemelle non fossero mai cadute, non saremmo mai andati in
Afghanistan a salvare tutte quelle donne che quotidianamente venivano lapidate, siamo andati li solamente
perché c’era Al Quada, responsabile dell’attacco su suolo americano. Oggi la paura è di nuovo quella, e
continuando si appella al popolo chiedendo di darsi da fare affinché la situazione possa migliorare.

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