Sei sulla pagina 1di 15

GIACOMO LEOPARDI

(n. Recanati 1798 – m. Napoli 1837)

BIOGRAFIA.
Nasce a Recanati (Macerata, Marche) il 26 Giugno 1798. Era figlio di un conte, ma
la famiglia era in decadenza. La madre religiosissima.

Oltre agli scritti autobiografici, Leopardi ci ha lasciato alcune pagine in cui descrive
il proprio aspetto, notoriamente privo di attrattive. Ne abbiamo scelte tre, che
rispondono a finalità diverse. La prima, burocratica e quindi volutamente “neutrale”,
è la descrizione allegata alla richiesta del passaporto, presentata nel 1819 (Leopardi
era nato a Recanati il 29 giugno 1798):
Età 21 anni. Statura piccola. Capelli neri. Sopracciglia nere. Occhi cerulei. Naso
ordinario. Bocca regolare. Mento simile. Carnagione pallida. Professione
possidente.
La seconda auto-descrizione è contenuta in una lettera a Pietro Giordani del 2
marzo 1818, ed è invece carica di dolore per la perdita della vigoria giovanile:
... in somma io mi sono rovinato con sette anni di studio matto e disperatissimo
in quel tempo che mi s’andava formando e mi si doveva assodare la
complessione. E mi sono rovinato infelicemente e senza rimedio per tutta la vita,
e rendutomi l’aspetto miserabile, e dispregevolissima tutta quella gran parte
dell’uomo, che è la sola a cui guardino i più ...
La terza infine è contenuta nella dedicatoria Agli amici suoi di Toscana, datata 15
dicembre 1830 e pubblicata nell’edizione fiorentina dei Canti (Piatti, 1831). In
questa occasione “pubblica” Leopardi dà pieno sfogo al rimpianto per la perdita
della salute, che comporta anche la rinuncia ai piaceri spirituali della lettere:
Ma io non aveva appena vent’anni, quando da quella infermità di nervi e di
viscere, che privandomi della mia vita, non mi dà speranza di morte, quel mio
solo bene [i “cari studi”] mi fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima
dei trenta, mi è stato tolto del tutto, e credo oramai per sempre. Ben sapete che
queste medesime carte io non ho potuto leggere, e per emendarle m’è
convenuto servirmi degli occhi e della mano d’altri. ... Ho perduto tutto: sono un
tronco che sente e pena.
(fonte:
http://www.internetculturale.it/opencms/directories/ViaggiNelTesto/leopardi/a1.ht
ml)

Dall'età di 11 anni (dal 1809-1816) attraverso 7 anni di studio “matto e


disperatissimo” nella biblioteca del padre, che lo cambia anche fisicamente, in
quanto si ammala di scoliosi. Aveva imparato da solo latino, greco, ebraico,

1
francese, sanscrito inglese, spagnolo. Studiava i classici antichi.

VIDEO LEZIONI BREVI:


IDILLI E CANZONI (Treccani Scuola) https://www.youtube.com/watch?
v=vlStWBOTAMY
GRANDI IDILLI e Ciclo di Aspasia (Treccani Scuola)
https://www.youtube.com/watch?v=zmX2Cad-Wec

VITA
Nasce a Recanati in famiglia aristocratica e reazionaria; padre conte Monaldo
Istruzione scolastica da precettori privati
biblioteca di casa, circa 15000 volumi
1809-1816 - 7 anni «di studio matto e disperatissimo» - studia da solo greco e
ebraico, filologia,filosofia
→ percepisce più acuta l'infelicità alla quale lo costringono natura, sorte,
famiglia
1815-16 – si applica di più a poesia → «conversione dall'erudizione al bello»
prime pubblicazioni → lo fanno conoscere fuori →
1817 inizia corrispondenza con scrittore classicista e illuminista Pietro Giordani -
decisiva
→ favorendo la «conversione dal bello al vero»
rottura con posizioni cattoliche e reazionarie di Monaldo
vicino a tradizione classica e razionalista
periodo “pessimismo storico” → critica verso società e presente che hanno corrotto
valori autentici natura
1919-22 famiglia vuole avviarlo a carriera ecclesiastica malattia agli occhi
→ definitiva “conversione filosofica” sensistico, ateo, materialistico → in
Zibaldone (iniziato 1817)
1819 tentativo di fuga sventato dal padre
1822-23 soggiorna a Roma ospiti di zii
Operette morali (progetta 1823, pubbl. 1827)
fase del “pessimismo cosmico” (la condizione umana)
1825 soggiorna a Milano e Bologna; lavora per editore Stella
1827-28 soggiorna Firenze e Pisa
Scrive A Silvia → inizia il “ciclo pisano-recanatese” dei canti
1828 costretto a tornare a Recanati per problemi economici e salute
Scrive Le ricordanze, La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, ll Canto
notturno
1830 lascia per sempre Recanati → Firenze, sostegno economico di amici
1831 esce la prima ed. Canti
rifiuta proposta di collaborazione con intellettuali del circolo Vieusseux

2
conosce Antonio Ranieri
1832 si innamora di Fanny Targioni Tozzetti
per lei il “ciclo di Aspasia” e finale di Zibaldone (1832)
1833 Napoli con l'amico Ranieri (finalmente ha assegno fisso da famiglia)
→ proprio pessimismo radicale contro ideali progressisti di civiltà borghese
conflitto con contesto napoletano borbonico → confisca dell'ed. Definitiva di
Canti e Operette Morali
→ raccolta uscirà per Le Monnier, Firenze, 1845, cura di Ranieri
scrive La ginestra o fiore del deserto, testamento spirituale
1837 muore a 39 anni

LA BELLEZZA – di Alessandro D'Avenia (docente e scrittore)


La bellezza non è un fatto meramente estetico.
Alessandro D'Avenia, intervistato, dice: «Nel 1817 Leopardi non era che un
diciannovenne ancora sconosciuto, in un paesino ai confini dello Stato Pontificio,
eppure si prese la briga di scrivere a uno degli intellettuali più famosi dell’epoca,
Pietro Giordani. Gli confessò che aveva visto la primavera, doveva prendersi cura di
tanta bellezza e diventare poeta. Giordani gli rispose – e questo è un
bell’insegnamento per questo nostro tempo! –, riconoscendo il suo talento ma gli
raccomandò di scrivere vent’anni di prosa per poi misurarsi con la poesia. Leopardi
non si lasciò incantare (fortunatamente!): due anni dopo infatti avrebbe donato al
mondo l’Infinito: pensate a cosa avremmo perso, se il Giacomo diciannovenne
avesse dato ascolto a Giordani! E, ironia della sorte, oggi continuiamo a parlare di
Leopardi, mentre Giordani è ricordato molto meno, e quasi sempre in funzione di
Leopardi stesso. Anche noi, oggi, dobbiamo stare accanto questi ragazzi, non farli
sentire soli quando ci dicono di aver visto la primavera, ma aiutarli a prendersi cura
della bellezza che hanno attorno. Oggi viviamo in un’epoca in cui ci sembra di dover
avere tutto pronto prima di iniziare a fare qualcosa: a Leopardi è bastato vedere
una primavera; e a noi può bastare una primavera per capire perlomeno che cosa
stiamo a fare al mondo».

L'INTELLETTUALE LEOPARDI
isolato → Italia isolata da Europa sua originalità lo isola da resto di intellettuali
italiani
senso civico legato agli antichi → rifiuta la modernità (progresso)
proiettarsi al di là dell'io → Ricongiungersi con la natura (centrale e
impossibile)
il presente ha ansia di piacere che non può essere soddisfatta
la via della solidarietà come unico mezzo di difesa per gli uomini contro la loro
debolezza (La ginestra)

3
Tema dell'infelicità dell'uomo -3 cause:
1-la conoscenza → illusori i valori dell'immaginazione
2-desiderio di piacere connaturato nell'uomo → frustrazione per limiti della vita
3-consapevolezza che l'uomo è solo anello di una catena, produzione e
distruzione, unico scopo è solo perpetuazione dell'esistenza in sé
il grande poeta e il grande filosofo sono entrambi capaci di «scoprire i rapporti delle
cose […] anche delle cose che appaiono meno analoghe» (Zibaldone)
la poesia esprime, oltre a questa consapevolezza, anche altro → altra
dimensione più degna

OPERE
-) Discorso di un italiano sopra la poesia romantica - 1818
idealizza la visione ingenua della natura propria degli antichi
esiste oggi una barriera tra uomo e natura
→ la natura non appare più direttamente all'uomo
ma appare dietro al velo della civiltà e della ragione
perciò l'imitazione dei poeti antichi è necessaria
→ in essi esiste un'immagine intatta della natura (che sarà sua ispirazione)
perciò riscoprire nell'infanzia la visione ingenua della natura (che era degli antichi)

-) Zibaldone di pensieri (1817-32)


diario filosofico e quaderno di appunti
zibaldone = raccolta disordinata e scritti disparati -varietà di contenuti
importanza delle datazioni → crea il percorso intellettuale di Leopardi
linguaggio Zibaldone è anticipatore della prosa novecentesca (scatti repentini)
temi: 1) rapporto uomo e natura
contrapposizione tra natura madre benefica e generosa / ragione
malefica
poi concezione negativa dell'esistenza
→ natura matrigna assassina che crea per distruggere
→ solo scopo di perpetuare il ciclo materiale di riproduzione
2) definizione di piacere
uomo ha sete di felicità insaziabile, cioè piacere
piacere infinito – non può essere soddisfatto - da alcun piacere finito
-i piaceri della vita sono limitati e di durata effimera
→ condannato a angoscia – che Leopardi chiama “noia”
-è vuoto esistenziale, allontanamento da impulsi vitali
3) definizione di poesia
legata a natura e piacere – la poesia è dalla parte delle illusioni e della natura
almeno all'inizio è anche contro la ragione

4
Teoria del Piacere (da “Zibaldone”) - 1820
-il desiderio del piacere è infinito –in durata perché dura tutta la vita -e abbraccia
tutte le cose
-il conseguimento di un oggetto non soddisfa il desiderio -a infinito si risponde con
qualcosa di finito
-il piacere soddisfatto solo da immaginazione → che può creare oggetti infiniti e
illusori
-la natura aveva disposto gli uomini al piacere → facendoli ignoranti → capaci di
illusioni e immaginazione
-in poesia vago, indefinito → sono fonti di piacere → attivano immaginazione
l'indeterminato non è percepito dalla ragione ma dall'immaginazione
Importanza perché? → mette in relazione la psicologia umana con filosofia della
storia e con estetica
(filosofia della storia =natura buona e provvidenziale e ragione negativa – in
questo periodo di L.)
estetica (poetica come vago e indefinito → ispira i contemporanei idilli
-posto centrale anche dopo le Operette morali
da esse la natura cambierà di segno → natura negativa
non insisterà su potere benefico delle illusioni - (garantito da natura a antichi
e a fanciulli)
insisterà su carattere illusorio del piacere
→ la sola realtà è quella della sofferenza fisica e della noia

“Il giardino del dolore” (da “Zibaldone”) - 1826


riflessione materialistica sulla natura – tipica del periodo delle Operette morali,
1824
la natura provvidenziale è in crisi
→ ciclo materiale di creazione e distruzione che governa ogni forma di vita naturale
idea di natura capovolto → la accusa per crudeltà
dal “tutto è bene” del filosofo tedesco Leibniz → si passa a “tutto è male”
assenza di godimento → rinvia a teoria del piacere
necessaria sofferenza → rinvia a Dialogo della Natura e di un Islandese (testo
fondamentale delle Operette morali → testimonia svolta pessimistica su natura)
nel giardino splendido si osservano le forme di violenza, malattia, morte nascoste
→ il rovesciamento di un secolare locus amoenus della tradizione poetica –
archetipo del paradiso

-) CANTI
1° ed. Firenze 1831;
2° ed. Napoli 1835;
3° ed. postuma 1845 Firenze, Le Monnier (cura di Ranieri)
41 testi poetici

5
Ordinati seguendo indicazioni di Leopardi
criterio cronologico reale
criterio cronologico ideale (testo rispetto alla storia dell'io del poeta)
generi (canzoni, idilli, altre forme)
valore della poesia stessa
si disegna l'evoluzione di una concezione della storia, della vita, dell'animo umano
il racconto poetico del pensiero leopardiano

-LE CANZONI – (1818-23) - primi 9 testi


forma metrica tradizionale della canzone
scelta di classicismo, ritorno a nobiltà delle origini della poesia
temi pubblici, sull'Italia contemporanea, ai destinatari per reagire e costruire
un futuro migliore
glorioso passato dell'Italia, regina dei popoli grazie a Roma antica
protagonisti sono individui soli
stile alto e difficile – originalità di immagini che non hanno confronto con
alcun poeta classicista
-Ultimo canto di Saffo ultima canzone che chiude la sezione
le ultime parole che la poetessa greca Saffo, innamorata non
corrisposta, avrebbe pronunciato prima di suicidarsi gettandosi dalla rupe
tema del suicidio come estrema protesta contro indifferenza della natura
Saffo vede la bellezza della natura, la felicità, ma se ne sente esclusa
irrimediabilmente
tema suicidio si lega a Bruto minore → Bruto nichilista, caduta ideali antichi,
della virtù
→ perciò suicidio (Bruto è sconfitto da Ottaviano a Filippi nel 42 a.C.)

-IDILLI - 1819-21 - 5 testi:


-L'infinito
Schema metrico: endecasillabi sciolti
Primo fra gli idilli, in esso Leopardi cominciava a costruire la sua concezione di una
liricità fondata su:
-un linguaggio «vago» e «indefinito»
-esplorare la soggettività (il testo è in prima persona, recupera le memorie
personali, è ambientato in luoghi familiari come il colle vicino casa)
-la tensione filosofica persente anche nelle note dello Zibaldone (come una
riflessione su Copernico e la pluralità di mondi).

Nello Zibaldone si legge: «L'anima immagina quello che non vede, che quell'albero,
quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si
figura cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il
reale escluderebbe l'immaginario»

6
Il componimento si divide nel seguente modo:
-vv. 1-3 → indica, senza elementi descrittivi, uno spazio concreto (lo spazio
delimitato dalla siepe) e una consuetudine (il fatto di salire sul colle e la relativa
sensazione emotiva);
-vv. 4-8 → inizia il processo di astrazione, di visione mentale di quello spazio. C'è un
confronto tra lo spazio concreto precedente e quello mentale.
Il passaggio avviene con l'avversativa «Ma» al verso 4, e due gerundi «sedendo e
mirando» che indicano un'azione ma non la durata (aprendo il tempo all'indefinito e
perciò all'infinito).
-vv. 8-13 → Il cambio si ottiene con l'evento del'udire (è un udire reale o interiore?).
«odo stormir» nel verso 9, il rumore delle piante o dei sentimenti interni al poeta
che si mischiano. Spazio infinito e tempo presente si confondono.
vv. 13-15 lo smarrimento genera piacere.

L'infinito fu composta a Recanati nel 1819.


L'elemento centrale della siepe suscita l'immaginazione di spazi infiniti → proprio
perché impedisce la vista.
Nell'uomo c'è un desiderio di infinito che la realtà (finita e limitata) non può
appagare, scrive Leopardi.
La poesia è vista come uno dei mezzi con cui l'uomo può placare la sua esigenza di
infinito e di assoluto.
Tutte le riflessioni di Leopardi sull'infinito sono posteriori al 1819 → da questo idillio
inizia cioè la riflessione successiva sul tema dell'infinito.
L'io è la voce dell'interiorità che scrive nel momento in cui la vive. Ma non si sa di
chi sia quell'io, è un io privo di identità. Nemmeno è un “noi”, è piuttosto un “io”
individuale. L'io dell'Infinito è la voce dell'interiorità, del mondo interiore. Si
descrive il resoconto di una perdita di coscienza. Non scrive della realtà esterna, ma
della sua invenzione, dell'invenzione da parte dell'io di quella realtà che non è
visibile agli occhi.
Racconta come dalle esperenze dei sensi, il soggetto giunga ad immaginare ciò che
non ha limiti, fino a uscire da se stesso, a unirsi con il tutto e naufragare.
Esiste l'infinito spaziale e l'infinito temporale → e così si crea il paragone tra
presente e passato.
Il rumore del vento è il modo per tornare al presente, è il rumore della vita.
E infine il poeta perde la sua identità → naufraga nell'immensità.

Lotman nota che la poesia L'infinito ci trasporta nel confronto tra due mondi. Il
mondo «caro» e noto del quaotidiano, dello spazio chiuso e racchiuso dalla siepe.
Uno spazio chiuso anche perché è «ermo» cioè solitario, «colle» perciò rotondo e
quindi segnale di una linea chiusa, e con una frontiera, cioè la «siepe».
Lo spazio esterno è un mondo che non puà trovare posto nell'uomo perché è

7
sovrumano, caratterizzato dall'assenza dei suoni, la «profondissima quiete», lo
spazio esterno è il mondo delle idee.
Il soggetto è al centro del mondo interno, su un collo, un luogo elevato.
Nemmeno con lo sguardo si può arrivare al mondo esterno. Serve passare ad un
altro livello.
Il mondo interno è quello della vita, della consuetudine, quello esterno è quello
della morte, ma di una morte pacifica. Lì si dissolvono le frontiere e si arriva agli
«interminati spazi».
Abbiamo quindi due spazi separati, uno spazio interno e uno esterno, separati da un
segno tangibile, la siepe.
E ci sono tensioni che si muovono tra queste due direzioni. L'esterno va verso
l'interno grazie alla mente. E l'interno che si dissolve nell'esterno in questo
naufragare.

[io] Anche l'io stesso si dissolve nella dolcezza, «Così tra questa / immensità
s'annega il pensier mio: / e il naufragar m'è dolce in questo mare».
Si dissolve nella sospensione, nell'indefinito. Come il vascello ebbro di Rimbaud.
L'ostacolo diventa l'occasione per passare ad un altro livello, dal terreno
all'immaginifico.

-La sera del dì di festa → vita come rumore, pensiero grazie a percezioni dei sensi
infinito come quiete della morte
tema della sera, topos letterario, consonanza poeta-natura
una sera solitaria
personaggi: poeta, giovane donna indifferente al suo amore solo evocata
artigiano è voce in lontananza; al centro figura del poeta;
-Alla luna → dolcezza del ricordo anche se non lieto / ogni paesaggio è uno stato
d'animo
luna, amica, interlocutrice umanizzata, gemella del poeta
notte immagine della morte
tempo del ricordo → opposto al tempo della distruzione
efficace soprattutto in gioventù → la speranza è viva,minore è peso di memoria
-Il sogno
-La vita solitaria
Un genere di poesia della Grecia ellenistica ripresa in chiave sentimentale
settecentesca
idillico → lo scenario naturale
discorso in prima persona (registra o rievoca tramite il ricordo frammenti
dell'io)
sempre esperienze interiori (La sera del dì di festa)
il dolore di un'esistenza e il piacere del ricordo anche di momenti dolorosi
(Alla luna)

8
viaggio interiore (L'infinito)
l'io sempre solo → dialoga con assenti o monologa
l'individuo singolo sperimenta in sé
valide per tutti gli uomini
stile agli antipodi delle canzoni → lessico comune – stile “vago” e “indefinito”
endecasillabo sciolto

-CANTI PISANO-RECANATESI 1828-1830


Il risorgimento
A Silvia
Le ricordanze
Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
La quiete dopo la tempesta
Il sabato del villaggio
Il passero solitario (dat. incerta)
novità:
1)livello tematico: -sintesi temi privati e pubblici → poesia lirica e filosofica
superata la distinzione della poesia del “noi” delle canzoni
e dell'”io” degli idilli
-da A Silvia → l'io parlerà per se stesso e per le «umane genti»
meditazione sul proprio destino e sul destino umano
-Canto notturno di un pastore errante dell'Asia
v.1 «Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, / silenziosa luna?»
domande che riguardan il pastore non si posson distinguere da
quelle su condiz. umana
un pastore errante – massimo distanza da forme della civiltà
pastore errante è voce dell'umanità, è saggezza primitiva
dialogo con la luna portatrice di altra natura, di altro ordine
sempre tra interrogazione e asserzione
1° str.: senso dei movimenti della luna // ritmo ripetitivo della sua vita
2° str.: analogia tra vita umana e vecchio infermo
3° str.: l'uomo nasce nel pianto e i genitori lo consolano
4° str.: la luna, essere di natura divina, conosce forse il senso dell'esistenza
5° str.: il gregge trova pace nel riposo / il pastore a riposo ha noia, angoscia
6° str.: possibili condizioni felici – ogni forma di esistenza sia condanna a
morte
il paesaggio notturno si apre a spazi sconfinati, oltre la dimensione umana
-La quiete dopo la tempesta e Il sabato del villaggio
scene di vita quotidiana recanatese
esempio delle leggi che regolano la condizione umana
il piacere è solo nell'attesa e non nella realizzazione (che non ci sarà)
la gioia che accompagna il sereno dopo la tempesta → il piacere è «figlio

9
d'affanno»
2) livello stilistico: rivoluzione metrica
canzone libera → strofe hanno n° versi e disposizioni rime liberi → innovazione
Leopardi
anticipa le conquiste della metrica libera di fine Ottocento
-A Silvia la morte precoce di Silvia, che non poté godere la sua giovinezza
v.1-3 «Silvia, rimembri ancora /quel tempo tuo della vita mortale,/quando
beltà splendea»
parallelo tra la morte di Silvia e la speranza del poeta, dei sogni infantili
Silvia (nome dall'Aminta di Tasso) è Teresa Fattorini, figlia del cocchiere
di casa Leopardi
Silvia è la speranza distrutta precocemente
fraternità che accomuna gli essere umani infelici
A Silvia inaugura svolta → legame non con immaginazione ma → con memoria
(in Zibaldone, otto mesi dopo A Silvia, scrive): «la rimembranza è essenziale»,
«il presente non può essere poetico», il poetico «si trova nel lontano, nell'indefinito,
nel vago»
Questa poetica del ricordo, di ciò che appare nello spazio della memoria, interiorità
→ si esprime nei canti pisano-recanatesi → soprattutto ne Le ricordanze
-Il sabato del villaggio
vicino a La quiete dopo la tempesta; Il sabato concluso pochi giorni dopo
v.1-2 «La donzelletta vine dalla campagna / in sul calar del sole»
attesa della festa → illusorietà dell'attesa, della festa, dell'età dopo la
fanciullezza
una favola in versi chiusa da una morale
uno squarcio di vita paesana
tutti attendono lieti il giorno di festa dopo il lavoro
denuncia illusione dell'attesa
analogia tra: vigilia e festa – fanciullezza e maturità
l'illusione → proteggere le illusione infantili per quanto sia possibile
→ infanzia momento di illusione autentico

-CANTI FIORENTINI
tematica amorosa
innamoramento per Fanny Targioni Tozzetti
canti del “ciclo di Aspasia” (pseudonimo della donna nell'ultima poesia a lei
dedicata Aspasia)
celebrazione amore
sfociano in catastrofe finale (delusione) → abbandono investimenti affettivi su
vita e mondo
sancito in A se stesso
stile lontano dai canti pisano-recanatesi → è infatti energico, eroico o secco.

10
-CANTI NAPOLETANI
redatti durante il soggiorno napoletano – da Aspasia a Ginestra
impostazione impersonale, universale e filosofica
meditazione in chiave materialistica leopardiana
-) La Ginestra testamento del pensiero leopardiano
natura matrigna
«social catena» → solidarietà degli uomini contro la natura, loro unico nemico
umiltà della ginestra → esempio per gli uomini dell'accettazione del destino
è una poesia-pensiero
contemplazione del paesaggio vesuviano = immagine della condizione umana
e del rapporto tra uomo-natura
natura in quanto ospita materialmente la vita → natura responsabile del dolore
umano
diversa da posizione del “pessimismo storico”
(=la negatività del presente era decadenza da condizione primitiva comunque
felice)
cambiamento operato fuori dai Canti, nelle Operette morali,1824
Dialogo della Natura e di un Islandese → 1° volta natura “matrigna”
che perseguita le creature, per portarle a morte, per rinnovare ciclo biologico
è 2° fase pensiero leopardiano → “pessimismo cosmico”
=ogni essere vivente è condannato a infelicità
società ideale,simbolo della ginestra → di fronte a crudeltà di natura→
solidarietà tra uomini

-) Operette Morali
modello greco di Luciano
-uso del dialogo
-la lontananza → come Luciano, Leopardi presente “osservatori celesti”
(dèi mitologici, gnomi, folletti...) → guardano il mondo dall'alto,
prospettiva che incarna il punto di vista superiore della ragione
(rispetto alle illusioni e superstizioni del genere umano)
1824 scrive → 20 operette → libro più ironico-filosofico che satirico (pubbl.
1827, ed. Stella)
nel 1834 2° ed., aggiunte altre
3° ed. definitiva 1845 postuma
Svolta → Dialogo della Natura e di un Islandese → 1° volta natura “matrigna”
questo dialogo segna una svolta nel libro → il tono dal satirico al patetico
svolta nel pensiero leopardiano → natura nemica responsabile dell'infelicità
umana

11
-) Paralipomeni della Batracomiomachia
(= Appendice ala guerra dei topi e delle rane, fa riferimento a poemetto greci
di età ellenistica)
conflitto tra topi (i liberali) e granchi (austriaci reazionari), caratteristico del
primo Ottocento
otto canti in ottave – ironia ariostesca

Da “Lo Zibaldone” - di Giacomo Leopardi


“Un giardino di sofferenza”

Il passo del 1826 (“Un giardino di sofferenza”) è una delle pagine più note dello
Zibaldone, tragica allegoria del pessimismo cosmico leopardiano.

«Non gli uomini solamente, ma il genere umano fu e sarà sempre infelice di


necessità. Non il genere umano solamente ma tutti gli animali. Non gli animali
soltanto ma tutti gli altri esseri al loro modo. Non gl’individui, ma le specie, i
generi, i regni, i globi, i sistemi, i mondi.
Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente
(=piacevole). Sia nella più mite stagione dell’anno. Voi non potete volger lo
sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella
famiglia di vegetali è in istato di souffrance (=in francese, “sofferenza)”, qual
individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa (= colpita) dal sole, che gli ha
dato la vita; si corruga (=si raggrinzisce), langue, appassisce.
Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più
vitali. Il dolce mele (= miele) non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone,
virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage
spietata di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell’altro da
bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato
(= tormentato) dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel
tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest’altro è roso, morsicato
nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo,
questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco.
L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi;
l’altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il
giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta.
Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto (=
venticello) va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una
parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via.
Intanto tu strazi le erbe coi tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue,
le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando

12
(= strappando) e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando,
tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro (=con la forbice)». (Bologna, 19
Aprile 1826)

(Fonte: Zanichelli Editore SpA, Bologna, estensione online del corso B.


Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, LETTERAUTORI © Zanichelli 2011)

[io] ANALISI di “Un giardino di sofferenza”.


Tutto è male, perché il principio del male alberga in tutte le cose, e tutti sono
destinati alla sofferenza. Dietro l'apparente bellezza del luogo si cela una crudele
realtà di distruzione e sofferenza tra tutti gli esseri viventi, animali e piante, che lo
popolano.
Dietro la poetica immagine di un giardino primaverile si cela l’amaro approdo
leopardiano a quello che una certa critica ha chiamato “pessimismo cosmico”: le
piante soffrono per volontà della natura che le ha create e poi abbandonate al loro
destino; infelici sono anche gli animali, il genere umano e il cosmo nel suo
complesso.

FONTI:
http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-leopardi/

http://www.treccani.it/enciclopedia/giacomo-leopardi_%28Enciclopedia-dei-ragazzi
%29/

https://www.google.com/search?q=leopardi+treccani+scuola&ie=utf-8&oe=utf-
8&client=firefox-b

https://www.liberliber.it/online/autori/autori-l/giacomo-leopardi/

http://online.scuola.zanichelli.it/testiescenari/files/2009/05/pp901-903.pdf

http://scuola.repubblica.it/abruzzo-laquila-iispatiniliberatore/2013/05/06/giacomo-
leopardi-poeta-eterno-riassunto-vita-stile-opere-principali/?refresh_ce

13
POETICA LEOPARDIANA
Il senso del dolore che ha provato fisicamente non è il motivo del suo pensiero. Ha
trasformato la sua esperienza personale in uno strumento di conoscenza umana.
Tra i suoi primi interessi c'è il tentativo di capire perché l’uomo sia infelice (tema
dell'infelicità umana è centrale in Leopardi, quanto il motivo dell'esistenza).

1) PESSIMISMO STORICO.
(1816-19) Indaga ciò che rende diversi gli antichi dai moderni.
Questa fase passa sotto il nome di PESSIMISMO STORICO. Cioè l'infelicità dell’uomo
progredisce con l’andare avanti della storia; secondo Leopardi, infatti erano più
felici gli uomini antichi, intesi come greci e romani, in quanto più vicini alle loro
origini, quindi più vicini alla Natura; il progresso umano ha allontanato l'uomo dalla
Natura (NATURA MADRE BENIGNA e PROGRESSO MALIGNO).
Poi, il pessimismo leopardiano, con la sua prima fase entra in crisi, perché la Natura
dovrebbe dare felicità ad ogni uomo, ma così non è.

Gli ANTICHI ERANO PIÙ VICINI ALLA NATURA, più ingenui, più illusi e quindi più
felici.
L'affermarsi della Ragione ha dissolto questo. LA RAGIONE ha svelato che ciò che
rende felici gli uomini sia illusione. È vicino al pensiero di Rousseau (lo stato di
natura).
Come l'età dell'infanzia è per la persona adulta (il legame con il ricordo dell'essere
bambini). Per questo l'uomo cercherà sempre altri piaceri da soddisfare e non potrà
mai accontentarsi (ed essere davvero felice).

La natura ha dato all'uomo le ILLUSIONI, che permettono all'uomo una parvenza di


felicità, in apparenza.
A causa della Ragione, l'uomo scopre la precarietà delle illusioni; man mano che fa
questa scoperta, si allontana dalla felicità (e ci si avvicina all'infelicità e alla verità,
ovvero più ci si allontana dalle illusioni, più ci si avvicina alla verità, ma allo stesso
modo più si è infelici).

2) CONVERSIONE FILOSOFICA (dal bello al vero).


Nel 1819 in Leopardi si ha la conversione “dal bello al vero”, cioè dalla poesia di
immaginazione alla poesia di sentimento. La poesia non può limitarsi a suscitare
illusioni, deve fare i conti con la realtà di dolore dell’individuo (Leopardi ha
attraversato una grave crisi ed è stato colpito da una grave malattia agli occhi che
gli ha impedito persino di leggere). La poesia deve essere riflessione, una poesia
filosofica, che riflette sul “male di vivere” (citando Montale).
Con Leopardi il poeta è depositario della verità (il poeta scopre cosa c'è dietro il
quotidiano).
PIACERE. L'”amor proprio” istintivo porta a cercare il piacere. La materia è l'unica

14
cosa che esiste (materialismo leopardiano). Perciò felicità è ricerca del piacere. Un
piacere dato attraverso i sensi.
La prima risposta è che l’uomo cerca il PIACERE eterno, infinito (si chiama “TEORIA
DEL PIACERE”, sviluppata come molti altri temi nell'opera “Zibaldone di pensieri”,
comunemente detta “Lo Zibaldone”).
Trovare un piacere infinito è impossibile poiché è irraggiungibile (l'uomo cerca infatti
un piacere infinito attraverso mezzi finiti, il che è impossibile). L'uomo stesso è
limitato.
Il piacere è invece per Leopardi la felicità.
La mancanza di questo appagamento è la NOIA.
→ La POESIA:
→ è rimedio contro la noia (mentre Recanati è una prigione da cui vuole e
tenta di fuggire)
→ l'IO lirico (esprime i sentimenti del poeta che è al centro della poesia)
→ esprime anche la condizione umana
→ ricorda
→ rompe lo schema metrico tradizionale
Unici attimi di felicità illusoria nella vita sono: a) nel ricordo b) nell'immaginazione.

TEMATICA DELL'INDEFINITO e DEL VAGO. Egli spiega che l’infinito è dato


dall'immaginazione, che dà piacere, ma per immaginare non bisogna vedere
completamente; l’immaginazione è data anche da un “suono lontano”. Limitare i
sensi (vista e udito) permette l'immaginazione.
La lontananza rende la cosa vaga e indefinita. Come i ricordi.
L’indefinito dà spazio all'immaginazione, e procura piacere.
L’immaginazione porta al RICORDO (della fanciullezza), che restituisce piacere.

3) (1823-30) Arriva a dire che l’uomo è per sua Natura infelice.


Aggiunge che le illusioni non sono abbastanza per arrivare alla felicità.
Grazie alla ragione, arriva all’arido VERO, cioè che l’uomo è infelice e la NATURA
NON È MADRE MA MATRIGNA (maligna). Questa fase è quella del PESSIMISMO
COSMICO (cioè non riguarda soltanto l'uomo, ma tutti gli esseri viventi)
La natura è indifferente verso la sorte degli uomini.
Si chiede poi come si fa a superare la natura maligna. Spiega che può riuscirci
solamente l’uomo che pratica l'atarassia, cioè il distacco dalle cose terrene,
materiali, con la conseguenza che ogni avvenimento non deve suscitare sentimenti.

4) L’ultima fase del pensiero Leopardiano ci porta al poemetto “La Ginestra”, che
è il suo testamento spirituale, quella della SOCIALCATENA: , l'alleanza contro
l'oppressione della Natura, essendo gli uomini tutti accomunati dalla stessa
infelicità, devono unirsi tutti in una fratellanza (e solidarietà) per lottare insieme
contro la NATURA MALIGNA. Qui c'è l'Eroismo umano.

15

Potrebbero piacerti anche