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(1613-5)
Dopo le diftdenze degli astrologi e det
attacco più insidioso e pericoloso fu lanciato
la dottrina copernicana dai aperta
teoria tolemaica sembrava assumere passo
rivolta contro l'autorità della Sacra seri ^ ^
del Libro di Giosuè (X.
muovesse attorno alla Terra. U ^ ^ schiera di nialotichi
Cigoli avvertì lo scienziato che « ^ ^^gunano e
et invidiosi della virtù et dei menti ^ ^rra-
janno testa in casa lo Arcivescovo L ^ alcuna
ba
i tivanno cercando se vipossono apw ^
sopra il moto della terra od altro >> t ^i^na eccle-
un domenicano, fra Nicolò f . copernicana e i suoi
siastica a Firenze, predicò contro a ambienti
sostenitori accusandoli di eresia, so egli fu co-
più colti di Firenze una tale ondala chicchessia,
stretto a negare ogni sua intenzione ina polemiche;
Galilei, consigliato dagli non i^er ^
ma. sincero cattolico e serio f.de e la scienza;
polemica dottrinale e teologica, avrebbe po
se la scienza, infatti, si fosse accor a a opposizioni,
luto procedere nel suo cammino nuove scoperte
mentre la religione avrebbe potuto giov tolemaica,
scientifiche liberandosi della vecc w nwva scienza
Mae
l apparenticontraddzio
i nitra^nsuUahdeu
522 LETTERE COPERNICANE
Iddio negli effetti di natura che ne' sacri detti delle Scritture:
il che volse per avventura intender Tertulliano in quelle
parole: « Nos definimus, Deum primo natura cognoscendum,
deinde doctrina recognoscendum: natura, ex operibus; doc-
trina, ex pradicationibus. »
Ma non per questo voglio inferire, non doversi aver
somma considerazione de i luoghi cleUe Scritture Sacre; anzi,
venuti in certezza di alcune conclusioni naturali, doviamo
servircene per mezi accomodatissimi alla vera esposizione di
esse Scntture ed all'investigazione di quei sensi che in loro
necessanamente si contengono, come verissime e concordi
con le verità dimostrate. Stimerei per questo che l'autorità
delle Sacre Lettere avesse avuto la mira a persuadere prin-
cipa mente a gli uomini quegli articoli e proposizioni, che,
peran o ogni umano discorso, non potevano per altra
saenza né per altro mezo tarasi crcdibUi, che per la bocca
pìrito Santo: di più, che ancora in quelle pro-
Ltt^r delle medesime Sacre
umlr anteposta aU'autorità di tutte le scritture
i^e. scntte°nondcon
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so,i ma
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divina sa-
I V, ir rao
" D. Augustinus, In Genesis ad literani, ud-IX ì(nota di Gali-
secondo le
lei). « Si suol cliiedere quale forma e figura i nostri scrittori
nostre scritture: molti infatti discutono su queste ^ la vita cele-
per maggior prudenza omisero), che non servono ai dis p
36. G.M.ilei, I.
5 lettere copernicane
« Epsitoa
l ad Paun
il um. 103 (nota diGae
li y.« J^^'^tutTprerimono
questo -vecchio pazzo', questo 'verboso . quaesti
lacerano insegnano, prima di conoscere. Altn,
568 LETTELE COPERNICANE
37. Galilei, I.
5/8 LETTERE COPERNICANE
n m caare^questo
sigmfi à ao pi
nuttosto
c o raltra
a incerto se ^
discolo
perciò saràavrà
falso provato chevoHe
l'altro che eg^ eglif si
non aulVu non
intendesse, del
« Se poi il contesto della Scritt ^ più utile »-
scnttore abbia voluto intendere, ancora"='^^^ "Pugnerà a che questo lo
potè significare ». ' potrà chiedere so anche altro non
" „ Che se troveremo che anche
incerto quale dei due sensi egli abbia volut potuto significare, sarà
che abbia voluto l'uno e l'altro, se l'una e r'i° arbitrariamente si crede
costanza certa r. ^ ^^a opinione è suffragata da cir-
A CR[STINA DI LORENA 585
il Sole SÌ fermo nel mezo del cielo. Sopra '1 qual passo gravi
teologi muovono difiàcultà: poi che par molto probabile che
quando Giosuè domandò l'allungamento del giorno, il Sole
fusse vicino al tramontare, e non nel meridiano; perché
quando fusse stato nel meridiano, essendo allora intorno al
solstizio estivo, e però i giorni lunghissimi, non par verisimile
che fusse necessario pregar l'alungamento del giorno per
conseguir vittoria in un conflitto, potendo benissimo bastare
per CI o spazio di sette ore e più di giorno che rimanevano
ancora, a che mossi gravi.ssimi teologi, hanno veramente
enu o c e 1 Sole fusse vicino all'occaso; e così par che
nmo anco le parole, dicendosi: Ferma, Sole, fermati', ché
e osse stato nel meridiano, o non occorreva ricercare il
m racolo o sarebbe bastato pregar solo qualche ritardamento.
^ opinione è il Caietano alla quale sottoscrive il
ri!;tpcc con dire che losuè aveva quel-
dei a-tte tant'altre cose avanti il comandamento
giornn-^' ^^^Ppssibile era che fussero spedite in un mezo
cTver." interpetrar le parole .n medio
l'istessn ^u^Iche durezza, dicendo che l'importano
emLtrio f^^niò essendo nel nostro
s'io non érm ^ orizonte. Ma tal durezza ed ogn'altra.
Copernicano.' U "5016^61"°'' conforme al sistema
celesti e delle m .^^ /"ezo, ciò è nel centro degli orbi
Simo di porvelo- «^ome è necessaris-
o la meridiana'o altra qualsivoglia ora del giorno,
giorno fu alluneatn a f vicina alla sera, il
fermarsi il Sole n^i Slitte le conversioni celesti col
cielo, dove ^
lettera, oltre a quel che si^rr+Z'''^^ accomodato alla
si volesse affermarf» lo • quanto che. quando anco
del mezo gioCu pLl"? f'"a nell'ora
stetit in meridie, vel in sarebbe stato il dire che
ccbU, poi che di un cornoTr • circuh, e non in medio
veramente e solamente il ce^^ro ^ ^
«TommasodeVo
i,vescovodiGaeta(:,C8.33,).
A CRISTINA DI LORENA 593
;^8. Galiiei, I.