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LA CORTE COSTITUZIONALE
La nostra Costituzione è rigida: non può essere lesa da fonti di grado inferiore e può essere modificata solo
con un procedimento rafforzato o aggravato, c’è un organo costituzionale che ne garantisce la rigidità.
L’Italia ha affidato il compito di garantire la rigidità della costituzione alla Corte costituzionale. (Negli USA
questo compito è stato affidato a ogni singolo giudice: sindacato di costituzionalità diffuso quindi ogni
giudice ha il diritto di non applicare una legge che considera incostituzionale. Ha un grande vantaggio: se
una legge è incostituzionale i giudici non la applicano, ha uno svantaggio: viene interpretata in modo
diverso da giudice a giudice.)
Sistema di costituzionalità accentrato: un’unica Corte che è chiamata a decidere se una legge è
costituzionale oppure no.
Lo svantaggio è la lentezza poiché possono passare anni prima che una legge, che poi verrà dichiarata
incostituzionale, arrivi davanti la Corte costituzionale, quindi per anni verrà applicata una legge che verrà
dichiarata incostituzionale.
Il vantaggio è che una volta che la legge viene dichiarata incostituzionale scompare dall’ordinamento
giuridico.
La Corte costituzionale è un giudice, che è composta da 15 tecnici giuristi (magistrati -deve decidere cosa è
giusto e cosa no-, avvocati -per guardare la legge con occhi di chi deve difendere gli interessi di qualcuno-,
professori ordinari di materie giuridiche -se la legge è compatibile o no con la Costituzione). Devono esserci
punti di vista diversi, che cercano il miglior equilibrio tra la lettura della legge e il rispetto della Costituzione.
Questi 15 tecnici giuristi vengono scelti da tre soggetti diversi: 5 giudici sono eletti dal Parlamento in seduta
comune con la maggioranza dei 3/5 (così alta per evitare che la maggioranza di Governo possa scegliersi da
sola i giudici costituzionali; 5 giudici sono eletti dalle Supreme Magistrature (3 dalla Corte di Cassazione, 1
dal Consiglio di Stato, 1 dalla Corte dei Conti); 5 giudici vengono nominati dal Presidente della Repubblica
ed è importante questa nomina perché il Presidente deve bilanciare quello che non hanno fatto gli altri due
soggetti.
PARTE ORGANIZZATIVA DELLA CORTE COSTITUZIONALI.
I giudici della Corte costituzionale durano in carica nove anni. (il singolo giudice resta in carica nove
anni perché la Corte non scade mai, è un organo permanente);
Non vanno in prorogatio;
Se un giudice si dimette, l’organo che lo ha eletto ricorrerà subito ad eleggerne un altro.
L’organo che impiega più tempo a eleggere i giudici è il Parlamento in seduta comune: la Corte in
questo caso può funzionare anche solo con undici giudici. (almeno un giudice per ogni organo che
sceglie);
I giudici della Corte godono della stessa immunità dei parlamentari ma non godono
dell’insindacabilità poiché sono tenuti al segreto d’ufficio;
Non possono essere rieleggibili;
In Italia non c’è il principio della dissenting opinion: non si applica questo principio che le decisioni
della Corte si presumono prese all’unanimità (avviene anche nel Governo);
Le decisioni sono prese all’unanimità;
Si decide l’incostituzionalità a maggioranza. Ma dopo i fogli sui quali i giudici hanno votato vengono
bruciati (non si deve sapere chi è stato o non è stato d’accordo);
Queste due fattispecie essendo molto difficili c’è bisogno della competenza di un giudice delle leggi (Corte
costituzionale.
Se il Presidente della Repubblica si dimette prima della messa in stato d’accusa? È previsto che sarà
processato come un normale cittadino ma se il procedimento viene avviato e si ha la messa in stato
d’accusa, il procedimento non si può fermare, non si può impedire al Presidente di dimettersi ma verrà
processato dalla Corte costituzionale come se fosse ancora in carica. Non potrà essere destituito: si è
dimesso, non potrà diventare senatore a vita: sarebbe stato destituito e la pena che si applica è quella che
si sarebbe applicata a un Presidente della Repubblica in carica.
3. Giudicare i conflitti di attribuzione/competenza: due organi/poteri/enti si dichiarano entrambi
competente o incompetenti a fare una cosa, la Corte è chiamata a decidere quelle situazioni in cui
due soggetti si dichiarano competenti/incompetenti, si occupa dei conflitti di competenza fra Stato
e Regione e dei conflitti di competenza fra poteri dello Stato.
A seconda del soggetto che può fare ricorso si hanno due tipi di procedimenti:
a) PROCEDIMENTO IN VIA PRINCIPALE: quando una Regione ritiene che lo Stato abbia violato una sua
competenza, può fare ricorso davanti la Corte e ha 60 giorni di tempo dalla data di entrata in vigore
della legge. (il Parlamento approva una legge, la Regione la legge e si rende conto che quella legge
viola le competenze delle regioni -art. 117/118/119 Cost- e ha 60 giorni di tempo per fare ricorso
davanti la Corte costituzionale). Lo stato lege tutte le leggi approvate dalle regioni, se ritiene che
una legge regionale sia in contrasto con qualsiasi articolo della Costituzione può fare ricorso alla
Corte entro 60 giorni. Il tempo è lo stesso ma lo Stato può fare ricorso per un qualsiasi vizio della
legge regionale. Le regioni ricorrono solo per lesione delle proprie competenze mentre lo Stato
ricorre per un qualsiasi vizio presunto della legge regionale. (perché la legge statale viene
promulgata dal Presidente della Repubblica che fa un primo controllo di costituzionalità, la legge
regionale viene promulgata dal presidente della regione -non c’è un controllore-).
PROCEDIMENTO IN VIA INCIDENTALE: procedimento che possono seguire in modo indiretto i cittadini,
viene promosso da un giudice giudicante (che pronuncerà la sentenza) che deve decidere un processo
di tipo penale, civile, amministrativo, contabile e militare. Il giudice prima di fare ricorso alla Corte deve
pronunciare due giudizi: la rilevanza (il giudice può andare davanti alla Corte solo se sapere se la legge è
costituzionale o meno gli cambia la sentenza, se non gli cambia la sentenza non deve andare davanti
alla Corte.) e la non manifesta infondatezza (dubbio che forse quella legge da applicare sia
incostituzionale). Quindi un giudice, nel corso di un processo, solleva una questione di costituzionalità
davanti alla Corte sospettando l’incostituzionalità di una disposizione che dovrà applicare. Davanti alla
Corte avviene un vero e proprio processo (soggetto che ha presentato il proprio ricorso, l’avvocatura
dello Stato che funge da avvocato difensore della legge). Alla fine del processo la Corte si riunisce in
Camera di Consiglio, affida il compito di scrivere la sentenza a uno dei 15 giudici e si arriva alla
sentenza: le sentenze della Corte sono diverse o fa un’ordinanza. Se ci sono altri giudici che stanno
applicando la stessa legge possono decidere anche loro di sospendere il loro processo aspettando la
sentenza della Corte. Il giudice che solleva la questione, che prende il nome di giudice a quo, è
obbligato a sospenderlo ma nel momento in cui anche altri giudici che stanno applicando la stessa legge
possono sospendere il processo aspettando la sentenza.
Ordinanza: non avviene un vero e proprio processo. È un atto che chiude la questione senza
deciderla, la questione viene chiusa senza dar ragione, la Corte si limita a dire che la questione non
c’è (chi ha sollevato la questione non l’ha ben motivata e quando la Corte riceve il ricorso e vede
che non è motivato per quanto riguarda la non manifesta infondatezza, per quanto riguarda la
rilevanza, non è motivato da parte dello Stato alle regioni alla violazione della costituzione allora la
Corte decide di fare un’ordinanza e di non perdere tempo su quella questione. La dichiara
inammissibile o infondata.
Quando la Corte costituzionale è chiamata a giudicare della legittimità costituzionale di una legge la
giudica solo con riferimento a quegli articoli che sono stati espressamente indicati da chi ha presentato
il ricorso.
Se si va al processo, alla fine la Corte pronuncia una sentenza:
SENTENZE:
1. DI RIGETTO: la disposizione (non è chiamata legge perché davanti alla Corte si portano singoli
articoli di una legge che si ritengono incostituzionali) non è costituzionalmente illegittima quindi
resta in vigore. La Corte non dice che la disposizione è costituzionale ma dice che non è
incostituzionale (la Corte fa uno screening solo sugli articoli che gli sono stati proposti come
parametro). La legge rimane in vigore perché viene considerata non costituzionalmente illegittima.
Vale in quel momento ma in futuro si potrà fare di nuovo ricorso contro quella legge sia utilizzando
lo stesso parametro, sia individuando un parametro diverso;
2. DI ACCOGLIMENTO: la disposizione è illegittima perché viola uno degli articoli della Costituzione e
deve sparire dall’ordinamento giuridico (con effetto retroattivo), travolge solo quei rapporti
giuridici che sono ancora aperti, i rapporti che si sono chiusi non possono essere messi in
discussione -principio di certezza del diritto-, quindi travolge il passato ma solo quei rapporti iniziati
nel passato che sono ancora aperti;
La corte si è resa conto che una sentenza di accoglimento produce una lacuna che il legislatore non
colma immediatamente (non sa come riscriverla senza renderla incostituzionale). Così la Corte ha
elaborato delle sentenze dove la legge resta vigente ma va letta così come vuole la Corte:
3. A INCOSTITUZIONALITA’ DIFFERITA: la Corte si rende conto che la legge sulla quale è stato fatto
ricorso non è proprio costituzionale, però non vuole prendersi la responsabilità di eliminare la legge
dall’ordinamento giuridico perché c’è bisogno di quella determinata legge. la Corte da al legislatore
del tempo per poter risolvere la questione approvando una nuova legge e la Corte gli indica cosa
deve contenere. Quindi l’abrogazione è sempre meglio dell’annullamento: sostituire una legge con
l’approvazione di una nuova legge è più positivo di una legge cancellata dall’ordinamento perché
incostituzionale. La corte da al legislatore il tempo di modificare la legge in quelle parti che sono
incostituzionali ma allo scadere del termine se il legislatore non interviene, la Corte farà una
sentenza di accoglimento;
4. MANIPOLATIVA: la Corte ha davanti a sé una disposizione e dovrebbe dire se è incostituzionale
oppure no, invece la Corte legge la disposizione e si rende conto che
togliendo/aggiungendo/modificando qualche parola riesce a trasformare una disposizione
incostituzionale in una disposizione costituzionale. Quindi il testo scritto viene manipolato dalla
Corte rendendolo costituzionale. La sentenza manipolativa di tipo additivo è una sentenza con la
quale la Corte aggiungendo parole rende il testo non incostituzionale, la sentenza manipolativo di
tipo cadutivo è una sentenza in cui la Corte elimina qualche parola rendendo la legge non
incostituzionale, la sentenza manipolativa di tipo sostitutiva è una sentenza con la quale la Corte
sostituisce parole scritte dal legislatore con altre.
La Corte costituzionale interviene sugli atti e fa in modo che il legislatore possa ledere la vita dei cittadini
con l’approvazione di leggi incostituzionali. Un primo intervento sulla legge viene fatto già dal Presidente
della Repubblica all’atto della promulgazione che non può avere l’onere di controllare la legge in modo
giuridico, alla Corte invece spetta il compito di fare un puntuale controllo di costituzionalità e di eliminare
dall’ordinamento giuridico tutte quelle leggi che sono in contrasto con la Costituzione. Ci sono 60 giorni da
parte di Stato e Regioni per presentare ricorso e la sentenza si avrà nel giro di un anno. Nel caso del
procedimento incidentale potrebbero passare anni prima che una legge arrivi davanti alla Corte perché c’è
bisogno di un processo e solo nel momento in cui la legge arriva davanti alla Corte e quest’ultima potrà
eliminare la legge dall’ordinamento giuridico. È un ruolo importante perché l’eliminazione è permanente:
una volta che la Corte ha dichiarato incostituzionale una legge il legislatore non potrà approvare una legge
uguale o una legge che si basa sugli stessi principi. Il procedimento del legislatore è lento perché non sono
chiare le idee su quello che si vuole scrivere nelle leggi (si propongono molti emendamenti perché si vuole
cercare di modificare l’idea di partenza e questo rallenta il processo decisionale). Davanti a leggi che
diventano più complesse la Corte ha cercato di trovare il modo per non cancellarle totalmente ma di
intervenire solo su quelle parti delle leggi che sono incostituzionali. Si deve avere la garanzia che la Corte sia
apolitica: che non sia espressione della maggioranza di Governo o di parti politiche ma che sia qualcosa di
più alto. La garanzia si ha con il fatto che il Governo non ha un potere diretto di nomina dei giudici della
Corte e che non ce l’ha neanche la maggioranza parlamentare perché i 5 giudici di nomina parlamentare
devono essere eletti a maggioranza di 3/5. La corte, quindi, è l’organo che ha il compito di garantire la
rigidità della Costituzione e la legittimità delle leggi che vengono applicate. È l’organo più potente
giuridicamente le sentenze della Corte non sono appellabili, non c’è possibilità di ricorso per quello che
la Corte ha deciso, ‘’ciò che viene deciso è legge’’.