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L’equilibrio economico e l’analisi della redditività

1 – Le condizioni di equilibrio economico nella gestione


Si può dire che un’impresa operi in una condizione di equilibrio economico
quando, oltre a coprire i costi mediante i ricavi, riesce a fornire un’adeguata
remunerazione al capitale di rischio. Il risultato economico deve essere tale da
soddisfare tutti gli individui coinvolti nell’attività, compresi i proprietari.
Il capitale di proprietà viene remunerato tramite la distribuzione dello stesso
risultato dell’esercizio ai soci.
Si parla di costo opportunità in quanto privo di manifestazione finanziaria.
Esso corrisponde alla rinuncia all’opportunità di un guadagno alternativo sulle
somme investite dalla proprietà.
Ciò significa che anche se i ricavi eguagliano i costi, non significa che l’azienda
operi in una condizione di equilibrio. Infatti, in questo caso, non si è generata
un’adeguata remunerazione per il capitale di rischio. Il capitale poteva essere
investito in attività finanziarie con rischi meno elevate, come ad esempio i
titoli di Stato, sopportando così un costo opportunità pari agli interessi a cui
rinunciavano.
Il costo opportunità (detto Ke) è maggiore del semplice rendimento di
investimenti finanziari privi di rischi.
Per verificare la condizione di equilibrio economico bisogna confrontare il
rendimento del capitale proprio (il ROE, ossia Return On Equity), cioè il
risultato netto della gestione rapportato all’entità dei mezzi finanziari raccolti
nella forma di capitale di rischio, con il costo opportunità dello stesso (Ke).
L’impresa crea valore se:

ROE > Ke
Il costo opportunità dipende da:
a) Rf (risk free rate), ossia il tasso di rendimento del capitale impiegato
in investimenti privi di rischio; nonostante ciò, non esisto
investimenti privi di rischio in senso assoluto; perciò, si approssima il
rischio agli investimenti in titoli di Stato di media lunga durata,
intorno ai dieci anni.
b) Rp (risk premium), cioè il premio per il rischio, visto che il
rendimento è incerto e volatile.
2 – L’analisi della redditività e la riclassificazione del prospetto del reddito
Il modo in cui si forma il risultato economico complessivo è dato dal
contributo delle varie aree in cui si può suddividere la gestione. È opportuno,
perciò, riclassificare i ricavi e i costi del periodo.
Per consentire di valutare la ripetibilità del reddito nel futuro, bisogna
sintetizzare costi e ricavi in un prospetto a forma scalare.
Le gestioni parziali in cui viene suddivisa la globale gestione aziendale sono le
seguenti:
 la gestione caratteristica (o tipica), che comprende le operazioni
relative all’oggetto dell’impresa. In quest’area vengono generati i
rapporti che riguardano i clienti e i fornitori;
 la gestione accessoria, è quella che raccoglie le operazioni di natura
complementare, ossia quelle che generano reddito aggiuntivo. Si ha un
incremento della stessa nel momento in cui l’impresa dispone di surplus
monetari e decide di effettuare degli investimenti temporanei;
 la gestione finanziaria, che comprende i flussi reddituali derivanti dai
finanziamenti attinti;
 la gestione straordinaria, che riguarda tutti quei costi e ricavi che hanno
la caratteristica della non ripetibilità, di eccezionalità e di non
controllabilità. Tali componenti, positive o negative che siano, vanno
isolati in quanto occasionali.
 la gestione tributaria, che è quella che comprende i componenti del
reddito che fanno parte di quella quota devoluta all’Amministrazione
Finanziaria in cambio dei servizi resi dalla Pubblica Amministrazione.
Il risultato più importante è quello della gestione caratteristica, che prende il
nome di risultato operativo.
Questo risultato può essere individuato attraverso due diversi schemi di
analisi:
- il valore della produzione ottenuta e il valore aggiunto;
- ricavi e costi del venduto.
Valore della produzione ottenuta
Si ottiene sommando ai ricavi netti di vendita, il valore delle produzioni
interne di FFR, la variazione intervenuta nelle rimanenze di prodotti
finiti, semilavorati, prodotti in corso di lavorazione e lavori in corso su
ordinazione. Esso tiene conto anche della produzione ottenuta durante
l’esercizio ma in attesa di essere venduta.

Ricavi netti di vendita = (Ricavi provenienti dal passato + Ricavi dell’esercizio


– ricavi da rinviare al futuro)

Ricavi netti di vendita


+/- Variazione rimanenze prodotti finiti
+/- Variazione rimanenze semilavorati e prodotti in corso di lavorazione
+/- Variazioni rimanenze lavori in corso su ordinazione
+ Costi rinviati al futuro per FFR costruiti in economia

= VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA


Valore aggiunto
I costi della gestione caratteristica sono divisi in esterni e interni. Quelli
esterni rappresentano il valore dei fattori produttivi acquistati
all’esterno e consumati per la produzione ottenuta nel periodo.
Il valore aggiunto si ottiene dalla differenza tra il valore della
produzione ottenuta e il consumo dei beni e dei servizi acquistati da
terzi (costi esterni).
Questo valore evidenzia quanto l’impresa sia stata in grado di
migliorare, con la propria attività, le risorse acquistate dall’esterno.
Per arrivare al reddito netto occorre dedurre gli ulteriori costi interni
(ossia quelli relativi alle risorse che fanno parte dell’azienda, quali il
consumo degli FFR e i salari dei dipendenti), il costo del capitale preso in
prestito e il costo per le imposte.

VALORE DELLA PRODUZIONE OTTENUTA


- costo delle materie prime, sussidiarie e di consumo utilizzate
- costo dei servizi consumati

= VALORE AGGIUNTO
- costi per il personale (retribuzione attuale e differita)

= MARGINE OPERATIVO LORDO (EBITDA)


- ammortamenti e accantonamenti per rischi e spese future collegate alla
gestione tipica

= REDDITO OPERATIVO (EBIT)


+/- risultato della gestione accessoria
+/- risultato della gestione finanziaria

= REDDITO DELLA GESTIONE ORDINARIA


+/- saldo della gestione straordinaria

= REDDITO AL LORDO DELLE IMPOSTE


- Imposte sul reddito

= REDDITO NETTO DELL’ESERCIZIO


Il Margine Operativo Lordo (MOL o EBITDA in inglese) costituisce il
margine disponibile per rinnovare il capitale fisico nella produzione
(rappresentato dagli ammortamenti), per remunerare il capitale
finanziario (attraverso gli oneri finanziari) e per pagare le imposte. Il
fatto che sia al lordo degli ammortamenti e accantonamenti, lo rende il
margine intermedio nel processo di formazione del reddito

Ricavi e costi della produzione venduta


In questo modello si considera come aggregato di partenza i soli ricavi
di vendita, da cui vengono sottratti i costi del venduto. Quest’ultimo
tiene conto della variazione in magazzino delle rimanenze di materie
prime, merci e anche dei prodotti finiti, semilavorati, in corso di
lavorazione e dei lavori in corso su ordinazione.
Il costo del venduto è determinato in questo modo:

+ acquisto di materie prime, sussidiarie, merci


+ costo del personale
+ ammortamenti FFR
+ accantonamenti
- costi rinviati al futuro per FFR costruiti in economia
+/- variazioni rimanenze di materie prime, merci, prodotti finiti, ecc.

= COSTO DEL VENDUTO


Lo schema complessivo del prospetto a ricavi e costi del venduto è il
seguente:
Ricavi netti di vendita
- costo del venduto
= REDDITO OPERATIVO
+/- risultato della gestione accessoria
+/- risultato della gestione finanziaria

= REDDITO DELLA GESTIONE ORDINARIA

+/- saldo della gestione straordinaria

= REDDITO AL LORDO DELLE IMPOSTE

- imposte sul reddito

= REDDITO NETTO DELL’ESERCIZIO

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