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1 – Introduzione al Diritto Privato.

Il Diritto Privato è quella branca del Diritto che regola i rapporti tra i singoli individui
ossia, persone fisiche o persone giuridiche, in relazione sia alla sfera patrimoniale,
sia a quella personale e familiare.

2 – Le Fonti del Diritto.


Per quanto riguarda le fonti, da cui “sgorga” il diritto, si pongono gerarchicamente
una sopra l’altra, divise in tre livelli:
- 1° livello: fonti costituzionali;
- 2° livello: fonti primarie, dette anche fonti legislative (contengono: leggi,
decreti-legge, decreti legislativi, referendum abrogativi);
- 3° livello: fonti secondarie, dette anche fonti regolamentari (contengono:
regolamenti del Governo, degli Enti Locali, consuetudini e usi).

COSTITUZIONE

LEGGI

REGOLAMENTI

1° livello: Costituzione.
La Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948,
è composta da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali.

- detta i principi fondamentali dell’ordinamento. (art. 1-12)


- individua i doveri fondamentali dei soggetti. (art. 13-54)
- detta la disciplina dell’organizzazione della Repubblica. (art. 55-139)

Viene definita:
- “lunga”: perché non si limita a disciplinare le regole generali dell’esercizio del
potere pubblico e delle produzioni di legge, ma riguarda anche altre materie;
- “rigida”: perché per essere modificata richiede un iter c.d. aggravato (art. 138
cost).

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2° livello: Fonti Primarie o Leggi.
Fanno parte delle fonti primarie:
o Leggi ordinarie, che vengono deliberate dal Parlamento, per poi essere
promulgate al Presidente della Repubblica;
o Leggi regionali;
o Regolamenti parlamentari;
o Gli atti aventi forza di legge, quali:
 decreti-legge: atto emanato direttamente dal governo della
durata di 60 giorni, al termine del quale viene passato al
Parlamento che si occupa di apportare modifiche e approvarlo.
 decreti legislativi: è un decreto-legge, solo con il contributo del
Parlamento anche in fase iniziale.

3° livello: Fonti Secondarie o Regolamenti.


In questa categoria di Fonti troviamo, in ordine gerarchico:
o i regolamenti governativi;
o i regolamenti ministeriali, amministrativi e di enti pubblici territoriali
(quali regioni, province e comuni).

C’è poi quelle che potrebbero essere definite fonti terziarie, ossia gli usi e le
consuetudini. Questa è prodotta dalla ripetizione nel tempo di determinati
comportamenti, comunque basati sulla legge ordinaria.

3 – Le Fonti del Diritto Internazionale e dell’Unione Europea.


Il Diritto Internazionale è quella branca del Diritto che regola la vita della comunità
internazionale.

Fonti del Diritto Internazionale.


Le fonti da cui attinge il Diritto Internazionale sono le seguenti:
o Consuetudine: è un comportamento costantemente ripetuto nel tempo.
Affinché se ne abbia una sono necessari due requisiti:
 il protrarsi nel tempo di quel determinato comportamento;
 che tutti gli stati siano convinti della giuridica obbligatorietà di
quel determinato comportamento.
o Accordi: ossia i trattati internazionali.
o Fonti previste da accordo: gli atti di un’organizzazione internazionale,
come ad esempio l’Unione Europea o l’ONU.
Anche se le fonti sono elencate in ordine gerarchico, questo non è sempre
rigido, può capitare che una norma sia superata da una di rango inferiore.

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Fonti dell’Unione Europea.
Il sistema giuridico dell’Unione Europea è formato da norme che regolano:
o L’organizzazione e lo sviluppo;
o I rapporti con gli Stati membri.

Le fonti del diritto dell’Unione Europea sono di tre tipi:


o le fonti primarie:
di cui fanno parte, innanzitutto, le norme convenzionali
contenute nei Trattati Istitutivi e gli accordi internazionali
successivi che hanno modificato e integrato i primi.
o le fonti derivate:
sono atti normativi emanati nel rispetto delle regole stabilite nei
trattati. Sono composti da:
 i regolamenti: sono norme emanate dal Consiglio
dell’Unione e sono direttamente applicabili negli Stati
membri. Gerarchicamente sono posti sullo stesso piano
delle leggi ordinarie, ma, in caso di contrasto, prevalgono
su di esse.
 Le direttive: non sono direttamente applicabili negli Stati
membri, ma li impegnano ad integrarle nel proprio
ordinamento.
 Le decisioni: sono atti indirizzati a soggetti specifici (Stati,
imprese o persone fisiche) e vanno obbligatoriamente
rispettate.
o le fonti complementari:
comprendono il diritto internazionale e i principi generali del
diritto. Permettono di colmare i vuoti lasciati dal diritto primario
e derivato.

4 – L’Efficacia delle norme nel tempo e nello spazio.


L’efficacia di una norma è la sua capacità di produrre effetti giuridici. Questi possono
consistere nella costituzione, modificazione o estinzione di rapporti giuridici.
Nel tempo.
Quando una norma viene emanata è EMANAZIONE
necessario che venga a conoscenza dei
cittadini prima di poter entrare in vigore.
A questo scopo viene pubblicata sulla vacatio legis
Gazzetta Ufficiale. Essa entra effettivamente
in vigore dopo 15 giorni dalla sua pubblicazione. ENTRATA IN
Questo periodo prende il nome di vacatio legis. VIGORE

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Può essere:
o aumentato fino a 6 mesi, per norme particolarmente importanti;
o ridotta a meno di 15 giorni, in casi di urgenza.

Irretroattività: caratteristica delle norme secondo la


quale producono i propri effetti solo
dopo la fine della vacatio legis e non nel
passato.

Retroattività: caratteristica delle norme che


producono i propri effetti anche nel
passato. Solitamente le norme non lo
sono a meno che la nuova norma dichiari
espressamente la propria retroattività.

Nello spazio.
I rapporti giuridici possono coinvolgere soggetti che appartengono a
Stati diversi. In questo caso bisogna stabilire quale ordinamento
prendere in considerazione.
Per risolvere questo problema si applicano due principi:
 il principio di territorialità: questo afferma che le norme di uno
Stato valgono solo entro i suoi confini. Tuttavia, in alcuni casi
eccezionali si applicano norme straniere.
 il principio di reciprocità: afferma che gli stranieri godono, in
materia di diritti civili, degli stessi diritti di cui un italiano
godrebbe nel suo paese. Lo stesso vale anche per le persone
giuridiche, cioè enti dotati di personalità giuridica. Questo
principio non vale nel caso dei diritti politici che necessitano di
cittadinanza.
5 – Le norme giuridiche e la loro classificazione.
Le norme sono comportamenti che devono essere seguiti, oppure evitati, per
garantire una convivenza tra soggetti pacifica e ordinata.
Ne esistono vari tipi:
- norme sociali: sono regole di buona condotta che i soggetti devono seguire;
- norme morali: sono regole dettate dalla coscienza dell’uomo;
- norme religiose: sono regole fissate dalle autorità religiose;
- norme giuridiche: sono regole imposte dallo Stato allo scopo di prevenire
comportamenti illeciti.

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Differenze tra tipi di norme.

Norme sociali, morali e


Norme giuridiche
religiose.

Non obbligatorie, ma Obbligatorie, chi non le rispetta


spontanee. dovrà rispondere ad una
sanzione giuridica.
Unilaterali, impongono dei
doveri, ma non delle pretese Bilaterali, riconoscono sia diritti
che doveri ad un soggetto.

Elementi della norma giuridica.


La norma giuridica si compone di due elementi:
- il precetto: ossia il comando che stabilisce se un comportamento è lecito o
meno;
- la sanzione: ossia la punizione nel caso in cui si violi il precetto.
Esistono casi in cui la norma manca di una sanzione, in quel caso si
definiscono norme imperfette.
L’insieme delle norme giuridiche formano il diritto positivo.
Caratteri delle norme giuridiche.
I caratteri delle norme giuridiche sono:

- obbligatorietà: coloro che non le rispettano sono


sottoposti dallo Stato ad una
sanzione giuridica;
- generalità: si applicano a tutti i singoli soggetti di
una comunità;
- astrattezza: prevedono un caso teorico, che
diventa concreto nel momento in cui
si verificano le condizioni da essa
previste;
- bilateralità: da un parte impongono degli
obblighi, e, dall’altra, riconoscono dei
diritti;
- esteriorità: tengono conto solo delle azioni
dell’individuo e non delle sue
intenzioni;
- statalità: sono emesse e riconosciute dallo
Stato e valgono solo entro i suoi
confini territoriali.

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Le sanzioni giuridiche.
La sanzione giuridica è il provvedimento preso nei confronti di chi non osserva
spontaneamente la norma giuridica e il suo scopo è quello di ristabilire
l’ordine.
Possono essere classificate:

in base alla norma violata:

 sanzioni civili: se si viola una norma del diritto privato;


 sanzioni penali: se si viola una norma del diritto penale;

in base al contenuto della sanzione:

 sanzioni pecuniarie: consistono nell’obbligo di pagare una


somma di denaro;
 sanzioni detentive: sono quelle che tolgono la libertà
personale, ad esempio la reclusione;
 sanzioni restrittive: comportano una limitazione, ad esempio
l’interdizione dai pubblici uffici.

Comporta la perdita:
- dell’elettorato attivo e
passivo;
- la possibilità di ricevere
incarichi pubblici.

Le funzioni delle sanzioni giuridiche possono essere:

o punitiva: punire il comportamento di coloro che


violano le norme giuridiche;
o preventiva: il timore di incorrere in una sanzione
scoraggia il soggetto dall’infrangere
la norma;
o riparatrice: obbliga colui che ha violato la norma a
ripararne le conseguenze.

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6 – Applicazione, Interpretazione e Integrazione delle norme giuridiche.
Al fine di applicare correttamente le norme giuridiche bisogna che queste vengano
interpretate.
Interpretare una norma significa ricavarne l’esatto significato e la volontà della
norma stessa, cioè la ratio legis, ossia il motivo per il quale la legge è stata creata.

L’interpretazione della norma si può classificare a seconda dei:

AUTENTICA
È fatta dallo stesso organo che
ha emanato la norma.

GIUDIZIALE
È fatta dai giudici. L’insieme di
queste norme vanno a formare
SOGGETTI la giurisprudenza.

DOTTRINALE
È fatta dagli studiosi e non ha
efficacia obbligatoria.

BUROCRATICA
È fatta da un organo della
Pubblica Amministrazione.

GRAMMATICALE
Ricerca il significato letterale
della norma.
MEZZI

LOGICA
Ricerca il significato della
norma partendo dal motivo per
cui la norma è stata emanata.

DICHIARATIVA
Si ha quando
parole = pensiero

ESTENSIVA
RISULTATI Si ha quando
parole < pensiero

RESTRITTIVA
Si ha quando
parole > pensiero
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Analogia legis e iuris.
Si parte dal presupposto che il giudice deve sempre trovare una soluzione alla
controversia.
Nel caso in cui non ci sia una norma a regolare il caso specifico, si applica una
norma già applicata ad un caso simile (analogia legis). Per norme penali ed
eccezionali si applicano i principi fondamentali dell’ordinamento (analogia
iuris).

7 – Diritto Oggettivo e Soggettivo.

Per Diritto Oggettivo si intende l’insieme di norme emanate e fatte valere dallo
Stato per regolare la vita sociale.

Per Diritto Soggettivo, invece, si intende quel potere che un individuo esercita
tramite facoltà che gli sono garantite dall’ordinamento.
Il titolare del diritto soggettivo può essere:

- soggetto attivo: quando ha il diritto di pretendere che altri


abbiano verso di lui un determinato
comportamento;
- soggetto passivo: quando ha il dovere di tenere verso gli altri un
determinato comportamento.

Gli elementi del diritto soggettivo sono:

- il potere dato alla volontà: l’esercizio del diritto dipende dall’intenzione o


meno del soggetto di usufruirne;

- l’interesse: il soggetto attivo si serve del diritto soggettivo


per perseguire uno scopo (o interesse);

- la tutela del diritto: affinché il soggetto possa raggiungere il


proprio obbiettivo è necessario che
l’ordinamento tuteli il suo diritto.

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I Diritti Soggettivi sono classificabili secondo tre criteri:
- efficacia:
a seconda della loro efficacia i diritti soggettivi si dividono in:
 diritti assoluti: sono diritti che possono essere fatti valere nei
confronti di tutti (erga omnes);
 diritti relativi: sono diritti che possono essere fatti valere solo nei
confronti di uno o più determinati soggetti;
 diritti potestativi: potrebbero definirsi una situazione intermedia
tra quelli assoluti e quelli reali, infatti possono essere fatti valere
nei confronti di più determinati soggetti, senza l’intervento del
soggetto passivo.

- natura:
a seconda della loro natura i diritti soggettivi si dividono in base:
 alla possibilità di essere trasferiti:
 diritti trasmissibili (o disponibili): ossia che possono essere
trasferiti ad una seconda persona. Questo può avvenire
mediante due modalità:
o atto tra vivi (inter vivos): come ad esempio la vendita
di un immobile;
o successione a causa di morte (mortis causa): accade
quando un proprietario redige il testamento
stabilendo a chi trasferirà la proprietà di un bene alla
sua morte.
 diritti non trasmissibili (o indisponibili): sono diritti che non
possono essere trasferiti perché strettamente legati alla
persona (ad es. i diritti della personalità).
 alla loro dipendenza da un altro diritto:
 diritti principali: hanno un’esistenza propria e sono
indipendenti dagli altri;
 diritti accessori: per esistere, hanno bisogno di un altro
diritto a cui sono strettamente dipendenti. Con il
trasferimento di un diritto principale, si trasferisce anche
quello a lui accessorio.

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- contenuto:
a seconda del loro contenuto, i diritti soggettivi si differenziano in:
 diritti privati: comprendono facoltà o pretese che si possono far
valere nei confronti di altre persone, fisiche o giuridiche che
siano. A loro volta si distinguono in:
 diritti patrimoniali: comprendono i diritti che hanno un
contenuto economico e si dividono in:
o diritti reali: sono diritti che conferiscono al
proprietario un potere assoluto e immediato su una
cosa. Hanno sempre un soggetto e un oggetto. Lo
sono i:
 diritti sulle cose proprie: conferisce al
proprietario il diritto di godere e di disporre
(ad es. vendere);
 diritti sulle cose altrui: conferiscono al
proprietario il diritto di godere della cosa, ma
non di disporne;
 diritti di garanzia: forniscono una garanzia
all’adempimento di un’obbligazione (ad es.
pegno e ipoteca);
o diritti di obbligazione: rappresenta il rapporto tra
due soggetti legati da un’obbligazione. Gli elementi
fondamentali sono:
 i soggetti:
 quello attivo: detto creditore, che
esercita il diritto;
 quello passivo: detto debitore, al quale
spetta l’obbligo;
 la prestazione, che può essere:
 di dare;
 di fare;
 di non fare;
 il vincolo giuridico che rende la prestazione
obbligatoria;
 diritti non patrimoniali: sono quelli che non hanno
contenuto economico e, perciò, tutelano la personalità e la
famiglia.
 diritti pubblici: comprendono facoltà o pretese che si possono far
valere nei confronti dello Stato o di altri enti pubblici.

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8 – Il rapporto giuridico.
Per rapporto giuridico, si intende quella relazione tra due o più individui, regolata da
norme giuridiche.

Gli elementi fondamentali dei rapporti giuridici sono:


- il soggetto:

all’interno del rapporto giuridico esistono due soggetti:

o il soggetto attivo: cioè il titolare del rapporto e a cui l’ordinamento


concede un potere o una pretesa. Esso può esercitare diritti assoluti
o relativi (vedi par. 7);
o il soggetto passivo: ossia, colui su cui incombe l’obbligo o il dovere.

Nei rapporti giuridici entrambi i soggetti si definiscono parti, mentre ad


ogni altro individuo ci si riferisce con terzi;

- l’oggetto:

i rapporti giuridici si fanno valere su di un oggetto, e questo può essere:

o un bene. Questi si definiscono diritti reali;


o una prestazione. Ossia un comportamento al quale è tenuto il
soggetto passivo. Questi si definiscono diritti patrimoniali;

- il fatto:

si intende il fatto giuridico che fa sorgere, modificare o estinguere il


rapporto giuridico;

- la tutela del diritto:

Il diritto tutela solo le situazioni degne di essere difese.

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I soggetti del rapporto giuridico.
I soggetti del rapporto giuridico sono i titolari dei diritti e dei doveri che
derivano da esso. Perciò, è soggetto di rapporto giuridico, ogni persona
capace di diritti e di obblighi.

Per persona si intende:


o persona fisica: nel caso si tratti di individui;
o persona giuridica: nel caso si tratti di organizzazioni dotate di
personalità giuridica.

9 – La persona fisica.
Per persona fisica, si intende ogni essere umano nato vivo.
I due requisiti necessari per poter parlare di persona fisica sono:
o l’essere nato, ossia che si sia del tutto separato dal corpo materno;
o l’essere vivo, ossia che respiri in modo completo.

Il nascituro può succedere in testamento se già concepito (art. 642 cc).


Le donazioni possono essere effettuate anche ad un nascituro non ancora
concepito, a patto che sia figlio di una persona in vita al momento della donazione
(art. 784 cc).

Capacità giuridica.
È la possibilità della persona fisica di essere titolare di diritti e di doveri.
La capacità giuridica si acquista con la nascita e si perde con la morte.
A questo proposito, si può dire che i soggetti concepiti non hanno capacità
giuridica, questa caratteristica ha permesso l’introduzione della legge
sull’aborto.

Diritti della personalità.


Sono diritti che spettano alle persone fisiche come soggetto di diritto.
Spettano alla persona in quanto tale, e non in qualità di cittadino.

I diritti della personalità sono:


o essenziali, perché tutelano le manifestazioni essenziali della vita umana;
o intrasmissibili, non possono essere trasferiti in alcun modo ad altri
soggetti;
o inalienabili, non possono essere ceduti;
o irrinunciabili, non ci si può rinunciare;
o non prescrivibili, non si estinguono se una persona non li usa per molto
tempo.

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I principali sono:

o diritto all’integrità fisica:


La Costituzione tutela la salute dell’individuo (art. 32 cost.).
Il Codice Penale considera reati l’omicidio e qualsiasi altra forma
di violenza agli altri individui;

o diritto all’onore:
Salvaguardia la dignità della persona e punisce con la reclusione il
reato di ingiuria;

o diritto al nome:
Tutela l’individuo nell’usare il proprio nome per essere
identificato e per differenziarsi dagli altri. Lo stesso accade per lo
pseudonimo, nel caso in cui questo assuma la stessa importanza
del nome;

o diritto all’immagine:
Afferma che l’immagine di una persona può essere esposta,
riprodotta o messa in commercio solo con il consenso di questa.
Se la pubblicazione viene effettuata al di fuori dei casi ammessi
da legge o con pregiudizio alla reputazione della persona,
l’autorità può disporre che cessi l’abuso, salvo il risarcimento.

La tutela dei diritti della personalità.


Le tutele che proteggono i diritti della personalità umana possono essere di
due tipi:
o la tutela risarcitoria: ossia il risarcimento dei danni provocati alla
personalità umana;
o la tutela inibitoria: si verifica quando un soggetto si rivolge al giudice
per ottenere la cessazione di un comportamento che lede i suoi diritti
della personalità.

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Capacità di agire.
È la capacità di esercitare i propri diritti e assumere i propri doveri. In altre
parole, è la capacità di costituire, modificare ed estinguere rapporti giuridici.
La capacità di agire, detta anche capacità negoziale, si acquista al compimento
dei 18 anni. La legge presume che a quest’età un soggetto sia in grado di
intendere e di volere.

Rispetto alla capacità di agire, le persone fisiche si dividono in:


- capaci, che sono i maggiorenni;
- incapaci, che si dividono in diverse categorie.

Gli incapaci si dividono in due categorie:


o assolutamente incapaci:
che sono:

 i minori non emancipati:


sono i minorenni, che non possono compiere
alcun negozio giuridico. Sono sottoposti alla
responsabilità genitoriale di entrambi i genitori
e sono questi che:
 li rappresentano legalmente;
 amministrano i loro beni.

 gli interdetti:
questi possono essere:
 interdetti legali:
si ha quando l’interdizione sia una
pena accessoria a
a) la condanna all’ergastolo;
b) la reclusione per non meno
di 5 anni;
 Interdetti giudiziali:
si ha quando un soggetto sia
incapace di provvedere ai propri
interessi a causa di un’infermità
mentale;

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o relativamente incapaci:
che sono:
 i minori emancipati:
sono minori che hanno compiuto 16 anni, e
vengono autorizzati a sposarsi prima di aver
compiuto la maggior età. Un minore viene
emancipato solo in presenza di gravi motivi (ad
esempio una gravidanza), e acquista una
limitata capacità di agire. Infatti è in grado di:
 compiere atti di ordinaria
amministrazione in autonomia;
 per atti di straordinaria
amministrazione c’è bisogno del
consenso del curatore e del Tribunale.
Il curatore è una persona maggiorenne, scelta
dal Tribunale, che, di solito è uno dei genitori.

 gli inabilitati:
è un provvedimento che limita la capacità di
agire di un soggetto. Questo viene pronunciato
dal Tribunale e gli inabilitati sono di solito:
 persone affette da handicap;
 persone inferme di mente;
 tossicodipendenti o alcolizzati;

 i soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno:


ha lo scopo di tutelare le persone che sono in
parte, o del tutto, prive di autonomia a
svolgere funzioni della vita quotidiana tramite
l’aiuto dei c.d. amministratori di sostegno.

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Sedi giuridiche della persona fisica.
La sede giudica della persona fisica è il luogo dove questa abita, esercita la
propria professione e ha la sede dei propri affari.
L’ordinamento giuridico distingue tre sedi giuridiche:

- il domicilio:
è il luogo dove la persona ha stabilito la sede principale dei suoi
affari.
Per essere tale sono necessari due elementi:
 quello intenzionale: ossia la volontà del soggetto di
mantenere in quel luogo la sede principale dei propri affari;
 quello materiale: ossia, l’effettiva stabilità, in quel luogo,
delle relazioni che riguardano il soggetto.
Per quanto riguarda i minori e gli interdetti, la dimora coincide
con quella dei genitori o del tutore.

- la residenza:
si intende il luogo nel quale la persona ha la dimora abituale. Essa
non deve essere necessariamente continua, ma deve essere
durevole. Questa si presuppone fino a prova contraria.
Tra le principali conseguenze legate alla residenza ci sono: il luogo
di celebrazione del matrimonio e la competenza del Tribunale per
l’adozione.

- la dimora:
La dimora corrisponde al luogo nel quale un soggetto soggiorna,
se pur breve, ma non momentaneo.

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Incertezza sulla situazione giuridica della persona fisica.
Per quanto riguarda l’incertezza sulla situazione giuridica della persona fisica si
possono verificare tre casi diversi:

- scomparsa:
quando si dichiara la scomparsa di un soggetto, che dura fino a 2
anni, il giudice può nominare un curatore che si occupi dei suoi beni.

SCOMPARSA CURATORE
fino a 2 anni

- assenza:
se dopo 2 anni non si hanno ancora notizie del soggetto, si dichiara
l’assenza dello stesso. In questa condizione i suoi beni vengono
affidati ai suoi eredi i quali, però, possono svolgere solo attività di
ordinaria amministrazione. Nel caso in cui, l’assente ritorni, gli eredi
sono tenuti a restituire i beni.
Il coniuge non può risposarsi e, se lo fa, questo non ha effetti civili.

2 anni
POSSESSO TEMPORANEO
ASSENZA MATRIMONIO SENZA EFFETTI
fino a 10 anni GIURIDICI

- dichiarazione di morte presunta:


nel caso in cui passino 10 anni, si può richiedere una dichiarazione di
morte presunta. Dal punto di vista patrimoniale subentrano gli eredi,
anche se, nel caso il soggetto dovesse ritornare, potrebbe richiedere
la restituzione dei beni restanti.
In questo caso, il coniuge può risposarsi ed ottenere gli effetti civili
del nuovo matrimonio.

EREDITA’
MORTE 10 anni
MATRIMONIO CON EFFETTI
PRESUNTA
GIURIDICI

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Fine della persona fisica e commorienza.
Con la morte si ha l’estinzione della persona fisica e delle sue capacità.
La morte può essere accertata in due diversi modi:
o diretto: se è possibile rinvenire e/o riconoscere il cadavere;
o indiretto: se non è possibile rinvenire e/o riconoscere il cadavere.

La commorienza si ha quando il decesso di due o più individui avviene


simultaneamente. Essa si presume in presenza di eventi che hanno portato
alla morte di più persone e il contrario va dimostrato.

9 – La persona giuridica.
È un ente dotato di personalità giuridica formato da una pluralità di persone che
perseguono uno stesso scopo. Si distinguono in base ai soggetti che l’hanno creata
in:
o enti pubblici: hanno scopi di carattere pubblico;
o enti privati: sono enti creati da privati e si dividono in:
 enti che perseguono fini lucrativi;
 enti che non perseguono fini lucrativi.

Tra gli enti che non perseguono fini lucrativi possiamo trovare associazioni, comitati
e fondazioni.
Uno dei fattori che le differenzia tra di loro è possedere un’autonomia patrimoniale
che può essere:
- perfetta: quando il patrimonio dei soci e quello dell’ente sono separati;
- imperfetta: quando questa divisione non avviene.

Associazioni.
Più soggetti, detti associati, per dar vita all’associazione stipulano un
contratto formato da:
o atto costitutivo: che contiene gli associati, lo scopo e il patrimonio;
o statuto: contiene le regole di gestione dell’associazione.

Gli organi dell’associazione sono:


o gli amministratori: coloro che gestiscono il patrimonio, gli eventi e la
vita dell’associazione;
o l’assemblea: è dove si riuniscono gli associati ed è necessario per
approvare il bilancio;
o i singoli associati: sono i singoli membri. È legale associarsi, a patto che
si tratti di associazione

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Le associazioni possono essere:
o riconosciute:
avviene nel momento in cui si chiede il riconoscimento ad
un’autorità amministrativa, che valuta che lo scopo
dell’associazione sia lecito e possibile, e che il suo patrimonio sia
idoneo. Una volta riconosciuta l’associazione consegue
un’autonomia patrimoniale perfetta. In questo caso ogni
cambiamento deve essere comunicato all’autorità. L’associazione
termina nel momento in cui si raggiunge lo scopo, oppure quando
ciò non è possibile.
o non riconosciute:
si può creare con scrittura privata e sia ha un’autonomia
patrimoniale imperfetta, perciò i creditori potranno far valere i
loro diritti sul patrimonio dei singoli associati.

Comitati.
I comitati sono caratterizzati da tre soggetti:
o promotori:
ossia coloro che promuovono un determinato scopo e raccolgono
fondi tramite pubbliche sottoscrizioni;
o oblatori:
sono i soggetti che sottoscrivono e sono obbligati a versare la
somma promessa;
o organizzatori:
sono coloro che devono assicurarsi che le somme versate servino
a perseguire lo scopo.

Per quanto riguarda l’autonomia patrimoniale, è possibile averne una perfetta


tramite il riconoscimento, ma la disciplina si basa su quella imperfetta. Perciò,
i creditori potranno rivolgersi al patrimonio dei promotori e quello degli
organizzatori.

Fondazioni.
Le fondazioni nascono quando un soggetto, detto fondatore, decide di
destinare una somma ad uno scopo. I soggetti sono:
o il fondatore: colui che fornisce il patrimonio;
o gli amministratori: coloro che gestiscono la somma.
Per legge, le fondazioni, devono essere necessariamente riconosciute e,
perciò, godono di un’autonomia patrimoniale perfetta.

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10 – I beni.
Secondo l’articolo 810 del Codice Civile i beni sono le cose “che possono formare
oggetto di diritti”.
I beni possono essere classificati in base
alla loro natura:
o beni mobili, immobili e mobili registrati;
o beni materiali e immateriali;
o beni fungibili e infungibili;
o beni consumabili e inconsumabili;
o beni produttivi e improduttivi;
o beni divisibili e indivisibili;
o beni fruttiferi e infruttiferi;
o beni semplici e composti;
alla loro appartenenza:
o beni in patrimonio e fuori patrimonio;
o beni demaniali e patrimoniali.

NATURA:
Beni mobili, immobili e mobili registrati.
Per beni immobili, ci si riferisce a quei beni che, per ragioni naturali o
artificiali, sono materialmente incorporate al suolo.
Per beni mobili, invece, ci si riferisce a tutti gli altri beni, alcuni di questi anche
se registrati in pubblici registri (ad es. Automobili).

Beni materiali e immateriali.


Per beni materiali, ci si riferisce a quelle cose corporali, che sono percepibili
dai cinque sensi.
I beni immateriali, invece, sono tutte le altre cose (ad es. software).

Beni fungibili e infungibili.


Un bene si dice fungibile quando può essere sostituito da un altro per quantità
e qualità.
Al contrario, si dice infungibile, quando è unico nella sua specie e non
sostituibile con un altro bene identico.

Beni consumabili e inconsumabili.


I beni consumabili, con l’uso, sono destinati a trasformarsi in modo che sia
impossibile riutilizzarli per lo scopo originario (es. il cibo).
I beni inconsumabili, invece, sono beni che possono essere riutilizzati anche se
soggetti ad usura (es. un vestito).

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Beni produttivi e improduttivi.
Se un bene genera frutti naturali viene definito bene produttivo. Nella
categoria dei beni improduttivi rientrano sia i beni infruttiferi, sia i beni civili.

Beni divisibili e indivisibili.


Per divisibilità di un bene si intende la possibilità di dividere un bene in parti
omogenee e conservare il valore delle singole parti in modo proporzionale
all’intero. Questa caratteristica può dipendere sia dalla natura di un bene, sia
dalla volontà delle parti che decidono di considerarlo indivisibile.

Beni fruttiferi e infruttiferi.


La fruttiferità è la capacità di un bene di produrne altri.
I frutti possono essere naturali, quando vengono prodotti anche senza
l’intervento dell’uomo, oppure civili, quando quest’ultimo interviene.

Beni semplici e composti.


I beni semplici sono i beni i cui elementi sono talmente uniti tra loro che non
possono staccarsi senza che venga meno il bene stesso (animale, pianta);
I beni composti sono i beni formati di più cose, unite tra loro da un rapporto di
complementarità economica.
Si ha una “universalità di mobili”, invece, quando si ha una relazione tra i
singoli elementi, appartengono tutti allo stesso proprietario e svolgono una
funzione unitaria (es. biblioteca, gregge).

APPARTENENZA:
Beni in patrimonio e fuori patrimonio.
Sono beni in patrimonio, quelli che appartengono ad un soggetto e possono
essere di proprietà di privati o di enti pubblici.
Sono beni fuori patrimonio, o beni vacanti, quelli che non appartengono a
nessun soggetto. Questi possono essere:
o beni non appartenuti mai ad alcun soggetto;
o beni che sono stati abbandonati.

Beni demaniali o patrimoniali.


Entrambi sono beni pubblici e sono proprietà dello Stato o di altre Pubbliche
amministrazioni.
I beni demaniali, sono beni destinati all’uso diretto da parte dei cittadini o alla
difesa della nazione. Questi sono inalienabili e non usucapibili.
I beni patrimoniali, invece, sono tutti quei beni di proprietà della Pubblica
amministrazione che non sono demaniali. Possono essere:

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o indisponibili: sono quelli destinati a fini pubblici. Sono inalienabili finché
dura la loro utilità;
o disponibili: servono a fornire un reddito agli enti pubblici territoriali
(comuni, regioni, province). Sono alienabili e usucapibili.

11 – La proprietà.
La proprietà fornisce il diritto di godere e disporre dei beni in modo pieno ed
esclusivo.

Potere di godimento.
Consiste nella facoltà di usare o no il bene, di trasformarlo o, addirittura,
distruggerlo.

Potere di disposizione.
Si riferisce a tutto quello che riguardano gli atti giuridici, a decidere la
destinazione economica del bene e di scegliere la durata di godimento e di
utilizzo della stessa.

Diritto “pieno” ed “esclusivo”.


Nasce come diritto pieno, ossia completo di tutti i suoi benefici, ma il
proprietario, se vuole, può limitarlo (es. usufrutto).
Inoltre è esclusivo perché, in un certo senso, è contro tutti, è valido in tutti i
rapporti.

12 – Modi di acquisto della proprietà.


L’acquisto della proprietà su di un bene può avvenire a titolo:
- derivato: quando avviene mediante atti di autonomia negoziale (ad es.
contratto, testamento);
- originario: quando avviene mediante atti naturali o atti giuridici. Per quanto
riguarda questa categoria ci sono varie modalità di acquisto:
o occupazione: consiste nel materiale impossessamento di una cosa con
l’intenzione di farla propria;
o invenzione: avviene quando una cosa ritrovata, una volta resa
pubblica e trascorso un anno, diventa di proprietà del
soggetto che l’ha ritrovata, altrimenti ha diritto ad un
premio;
o tesoro: quando viene ritrovato qualcosa che era nascosto o
sotterrato, se non è di rilevanza storica, appartiene a colui
che l’ha ritrovato, altrimenti allo Stato;

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o accessione:
può essere di tre tipi:
 di beni immobili, sono:
o alluvione: quando si ha un distacco lento del
terreno che va ad unirsi ad un altro
fondo;
o avulsione: quando si ha un distacco improvviso
del terreno che va ad unirsi ad un altro
fondo.
 di bene mobile a immobile: può essere:
o unione: due cose vengono unite, ma restano
indipendenti;
o commistione:due cose vengono unite e non è più
possibile separarle. Se appartengono a
persone diverse quello con valore
minore riceve un indennizzo;
 invertita: quando un soggetto costruisce
un’opera a lui utile in una parte
inutilizzata di un fondo confinante, può
comprare quella parte di terreno entro
tre mesi pagando il doppio del suo
valore, a meno che il proprietario si
opponga e chieda il risarcimento.

23
13 – Diritti reali di godimento su cosa altrui.
Essi attribuiscono un potere su di una cosa altrui e si dicono diritti reali minori. Sono:
- superficie;
- enfiteusi;
- usufrutto;
- uso e abitazione;
- servitù.

Superficie.
Secondo il Codice Civile, chi è proprietario di un fondo, lo è anche si quello che
c’è sopra e sotto.
Concedendo ad un secondo soggetto il diritto di superficie, il proprietario va a
limitare la propria (art. 840 cc).
Si può acquistare per contratto, testamento ed usucapione e può essere a
tempo indeterminato o determinato.
L’estinzione, invece, si verifica per rinuncia, consolidazione o prescrizione.

Enfiteusi.
Il diritto di enfiteusi concede ad un soggetto, detto enfiteuta, lo stesso potere
del proprietario su di un fondo. Questo però è tenuto a migliorarlo e a pagare
un canone annuale.
Nasce per contratto, usucapione o testamento. Il diritto ha una durata minima
di 20 anni e l’enfiteuta, allo scadere del termine, ha il diritto di affrancazione,
ossia può acquistare il fondo pagando 15 annualità.
Per quanto riguarda l’estinzione, il proprietario può annullare il contratto
concedendo all’enfiteuta l’esenzione dal pagamento del canone per due anni
o al miglioramento del fondo per la stessa durata.

Usufrutto.
È il diritto di disporre di un bene altrui e di percepirne i frutti.
L’usufruttuario non può cambiare la destinazione economica del bene.
Può essere costituito per legge, per contratto, testamento o usucapione.
L’usufrutto può estinguersi per scadenza del termine, rinunzia, prescrizione,
consolidazione, perimento totale della cosa o per espropriazione.

Uso e abitazione.
Chi è titolare del diritto di uso può disporre di un bene e raccoglierne i frutti
solo in misura necessaria dei bisogni suoi e della sua famiglia.
Quando l’oggetto del diritto è un’abitazione si definisce, appunto, diritto di
abitazione. Si costituisce per legge, usucapione, contratto o testamento.
Si estingue alla morte del titolare.

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Servitù.
Avviene quando due fondi appartenenti a due proprietari diversi sono vicini e
nel caso che al vantaggio di uno dei due corrisponda uno svantaggio all’altro.
I fondi, in questa situazione, si definiscono:
o servente: quello del soggetto che ha uno svantaggio;
o dominante: quello del soggetto che ha un vantaggio.

In oltre le servitù possono essere:


o apparenti o non: nel caso in cui sul fondo sia presente o meno un
servizio destinato al vantaggio del fondo dominante;
o affermative: nel caso in cui risultino in favore della situazione
dominante. Che a loro volta si dividono in:
 continue: quando per la loro funzione
necessitano di un’opera precedente;
 discontinue: quando non necessitano di
nessun presupposto.
o negative: quando proibiscono qualcosa alla situazione
soggettiva servente;
o volontarie: quando costituite per volontà dei singoli;
o coattive: quando costituire per legge.

Si può costituire per contratto o testamento.


Si estingue per confusione, decorrenza del termine, rinunzia, abbandono del
fondo servente o prescrizione.

Comunione.
La comunione si ha quando una situazione di godimento su di un singolo bene
da parte di più soggetti.
Ad ogni proprietario corrisponde una quota che corrisponde alla sua porzione
di proprietà sul bene. Di solito queste sono distribuite equamente.
La comunione può essere:
o volontaria: quando nasce dall’accordo dei soggetti;
o legale: quando viene imposta dalla legge;
o incidentale: quando nasce da un evento casuale.
Il godimento, tra i titolari, deve essere omogeneo e nessuno di loro può
cambiare la destinazione economica del bene. Per un eventuale alienazione
del bene si richiede l’unanimità dei soggetti.

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Per quanto riguarda lo scioglimento, si distinguono due casi:
o beni divisibili: un qualsiasi titolare può decidere di sciogliere la
comunione e questo può avvenire:
 convenzionalmente: per volontà dei titolari;
 giudizialmente: per volontà del giudice.
o beni indivisibili: si aliena il bene e il ricavato viene diviso secondo le
quote.

I rapporti di vicinato sono disciplinati dall’ordinamento che vieta:


- atti emulativi, ossia atti che presentano pregiudizi ad altri come la
soprelevazione di un muro che toglie aria e luce al fondo vicino;
- immissioni, ossia immissioni di fumo o calore, esalazioni, rumori e tutto ciò
che va oltre la tollerabilità.
Una specifica disciplina riguarda le distanze; essa si pone lo scopo di preservare il
godimento del diritto altrui;
riguardo a ciò abbiamo la comunione forzosa del muro di confine: il proprietario può
richiedere la comunione del muro di un fondo contiguo e diventarne così
contitolare. Egli, comunque, pagherà un indennizzo per la metà del valore della terra
su cui fonda il muro e metà del valore del muro.
La luce è l’apertura che senza possibilità di guardare sul fondo vicino consente
l’entrata d’aria e luce naturale;
la veduta è l’apertura che consente di vedere sul fondo vicino.

Condominio.
Il condominio serve a permettere la coesistenza di più proprietà nello stesso
edificio.
Il condominio nasce nel momento in cui il primo proprietario trasferisce una
proprietà ad un secondo soggetto.
Le parti e i servizi comuni vanno usati nel rispetto degli altri proprietari.
I diritti di cui ogni condomino è titolare variano in base alla quantità di
proprietà che questi possiedono (riportate in tabelle millimetrali).
L’organo di amministrazione del condominio è l’assemblea, in cui i condomini
discutono di eventuali decisioni comuni da prendere. Queste sono valide solo
nel caso in cui abbia partecipato all’assemblea almeno la metà del valore
dell’edificio.
Condomini con più di 10 proprietari necessitano di un regolamento.
L’amministratore è colui che rappresenta i condomini in giudizio e nei
confronti di terzi.

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Multiproprietà.
La multiproprietà è caratterizzata dal fatto che si può godere di una proprietà
solo in un determinato periodo dell’anno che va da 1 a 2 settimane.
Il regolamento viene proposto da un promotore (di solito un’agenzia
immobiliare) e i singoli proprietari sottoscrivono una quota dell’immobile.
La disciplina tutela l’acquirente e obbliga il venditore a fornire un contratto
dove sono contenute tutte le informazioni utili. L’acquirente può recidere il
contratto senza alcuna conseguenza se lo fa entro 14 giorni dalla
sottoscrizione dello stesso.

14 – Azioni a difesa delle situazioni reali di godimento.


Le azioni a difesa delle situazioni reali di godimento si dividono in:
- azioni petitorie: quelle concesse al proprietario;
- azioni possessorie: quelle esprimibili da chi possiede un bene.

Le azioni petitorie sono:

Azione di rivendicazione.
Può essere esercitata dal proprietario nel caso in cui ritenga che il suddetto
bene si trovi in mani altrui. L’azione ha effetto anche se il soggetto che si
ritiene detenga il bene, non ne è più in possesso.
Inoltre colui che sostiene essere il reale proprietario dovrà dimostrare di
averlo legalmente acquistato e anche che i precedenti possessori abbiano
fatto lo stesso (probatio diabolica).

Azione negatoria.
Può essere esercitata da un proprietario quando un terzo cerca di dimostrare
un diritto sulla proprietà in questione.

Azione di regolamento di confini.


Viene esercitata dal proprietario nel caso in cui un terzo confinante invada il
suo fondo. La cosa può essere provata in qualsiasi modo, ma anche dal giudice
consultando le mappe catastali.

Azione di apposizione di termini.


In questo caso la demarcazione dei confini è nota, però il proprietario chiede
che sia il confinante a provvedere alle spese per evidenziarli.

Azione confessoria.
Viene usata dal proprietario quando ci sono degli atti che disturbano i suoi
diritti.

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Azione di nuova opera o di danno temuto.
Può essere esercitata sia dal proprietario che dal titolare della situazione reale
e avviene nel momento in cui si teme di subire un danno causato da una
nuova opera vicina al proprio fondo (es. un tetto pericolante).

Le azioni possessorie sono:

Azione di reintegrazione.
Spetta al possessore che sia stato violentemente o clandestinamente
spogliato del bene e serve a reintegrare quest’ultimo. Deve essere esercitata
entro un anno dallo spoglio oppure dalla scoperta della clandestinità.

Azione di manutenzione.
Può essere chiesta dal proprietario di un bene il cui possesso sia stato
molestato. Occorre che il possesso:
a) duri costantemente da più di un anno;
b) non sia stato ottenuto in modo violento o clandestino.
L’azione può essere esercitata anche da chi ha subito uno spoglio non violento
o clandestino e viene definita azione di manutenzione recuperatoria.

Azione di nunciazione.
Sono azioni esercitabili dal possessore, oltre che dal proprietario, al fine di
preservare il suo fondo in vista della comparsa di opere che possono
compromettere lo stesso.

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15 – Situazioni possessorie.
Il possesso è il potere di fatto esercitato da un soggetto su di un determinato bene, il
quale si comporta come se ne fosse proprietario o titolare di altro diritto di
godimento. È caratterizzato da due elementi:
- oggettivo: disponibilità materiale;
- soggettivo: ci si comporta come se si fosse proprietari.

Inoltre, il possesso si può acquisire tramite due modalità:


- titolo derivato: se viene trasmesso da un altro soggetto;
- titolo originario: se non viene trasmesso da un altro soggetto.
Gli atti di tolleranza, ossia quelli che il proprietario tollera per ragioni di amicizia,
cortesia o buon vicinato, non costituiscono modo di acquisto del possesso.

Possesso in buona e mala fede.


Il possessore di buona fede si riconosce in chi, possiede la cosa, ignorando il
diritto altrui sulla stessa.
La mala fede, invece, viene comunemente attribuita al ladro, ossia a chi si
impossessa della cosa, pur sapendo che appartiene a qualcun altro.
Tuttavia, non può godere degli effetti del possesso in buona fede chi, pur
ignorando l’altrui diritto sulla cosa, poteva venirne a conoscenza usando un
minimo di diligenza (ad esempio, chi acquista un bene ad un prezzo troppo
basso, che fa presumere che il venditore non sia il legittimo proprietario).
La buona fede si presume salvo prova contraria, ma la mala fede
sopravvenuta non nuoce.

La legge riconosce al possessore in buona fede una serie di diritti:


a) Il diritto di usufruire dei frutti del bene di cui si detiene il possesso
fino al giorno della domanda di rivendicazione;
b) Il diritto a un’indennità per i miglioramenti apportati alla cosa;
c) Il diritto alla ritenzione, ossia non restituire la cosa finché non gli sia
corrisposta l’indennità dovuta o non gli siano prestate le dovute
garanzie.

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Usucapione.
L’usucapione è un modo di acquisto della proprietà a titolo originario.
Si verifica quando si esercita il possesso continuato nel tempo, in particolare,
per l’usucapione ordinaria:
a) Per i beni immobili e l’universalità di mobili il termine è di 20 anni;
b) Per i beni mobili non registrati, se in buona fede, il termine è di 10
anni, altrimenti è di 20 anni.
Mentre, per l’usucapione abbreviata:
a) Chi acquista in buona fede, da chi non è proprietario, un bene
immobile, in forza di un titolo idoneo a trasferire la proprietà, ne
acquista il possesso per usucapione dopo 10 anni dallo stesso;
b) Per i beni mobili registrati il termine è di 3 anni;
c) Per un’universalità di mobili acquistata in buona fede, tramite un
titolo idoneo, l’usucapione si compie in 10 anni.

Detenzione.
Si ha invece la detenzione quando il soggetto ha la disponibilità materiale ma non
si comporta come se fosse il proprietario. Vi sono quattro casi in cui si ha la
detenzione:
- amicizia e ospitalità: ad es. un amico presta un oggetto che gli sarà
restituito;
- per servizio: per l’esercizio di un’attività lavorativa (es. autista/camionista);
- per contratto: contratto con cui si ha la disponibilità del bene nel proprio
interesse (es. locazione o affitto);

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16 – Prescrizione e Decadenza.
La Prescrizione produce l’estinzione della situazione soggettiva per effetto
dell’inerzia del suo titolare, che non la “esercita” o non ne “usa” per il tempo
determinato dalla legge.
Il fondamento della legge sta nel fatto che il trascorrere del tempo rende palese il
disinteresse del titolare e lascia presumere che questo vi abbia rinunziato.
Non si prescrivono:
- i diritti indisponibili: se il titolare non può disporne, non può neppure
perderli per inerzia;
- la qualità di erede;
- le facoltà (in facultativis non datur praescriptio);
- gli altri diritti indicati dalla legge (2934).
Quanto al diritto di proprietà, la sua imprescrittibilità si desume
dall’imprescrittibilità dell’azione di rivendicazione a sua difesa.
Tuttavia il diritto di proprietà si estingue se all’inerzia del proprietario corrisponde il
prolungato possesso di altri, che acquista la proprietà per usucapione (948).
Fondamento dell’imprescrittibilità della proprietà: fino a che non vi è un
controinteressato. Si prescrivono invece:
- i diritti di credito;
- i diritti reali su cosa altrui.
Il termine ordinario di prescrizione, che vale quando non sia diversamente stabilito,
è di dieci anni (2946); di venti anni invece per i diritti reali di godimento (superficie,
enfiteusi, servitù, usufrutto) e per l’ipoteca (2880).
Sospensione.
Ipotesi in cui la prescrizione si sospende (es. militare, malattia, incapacità);
Interruzione.
Si ha quando il titolare esercita il proprio diritto davanti al giudice (giudiziale)
o con raccomandata/mail (stragiudiziale). In seguito all’interruzione comincia
una nuova prescrizione.
Ambedue si applicano all’usucapione.

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La Decadenza comporta l’estinzione di un diritto che non sia esercitato entro un
dato termine (c.d. perentorio, che non ammette deroga): l’inerzia del titolare e il
decorso del tempo fanno sì che il diritto si estingue.
Differenza decadenza-prescrizione.
A base della decadenza vi è un’esigenza obiettiva di certezza assoluta delle
situazioni giuridiche, a differenza della certezza combinata con le ragioni
dell’inerzia (sospensione) tipica della prescrizione;
la decadenza può essere impedita soltanto dal compimento dell’atto previsto,
non anche dal compimento degli atti interruttivi o di sospensione.
La decadenza sussiste “quando un diritto deve esercitarsi entro un dato
termine sotto pena di decadenza”.

Il legislatore disciplina differentemente la decadenza, a seconda che si tratti di


decadenza c.d. di ordine pubblico o di decadenza c.d. di ordine privato.
Decadenza di ordine privato:
In questa ipotesi è consentita la rinunzia alla decadenza; le parti possono
modificare la disciplina legale; è nullo il patto con il quale si stabiliscono
termini di decadenza che rendano eccessivamente difficile ad una delle parti
l’esercizio del diritto.
Decadenza di ordine pubblico.
Non è consentita la rinunzia alla decadenza (2968); può essere rilevata
d’ufficio dal giudice (rappresentando causa di improponibilità dell’azione); le
parti non possono modificare la disciplina legale della decadenza, che ha
carattere inderogabile
Si distingue tra:
o decadenza legale;
o decadenza giudiziale;
o decadenza convenzionale.

La Trascrizione è l’annotazione su un pubblico registro di un atto dal quale risulta


che una persona è titolare di un diritto reale immobiliare (mobili registrati). Allo
stesso modo chi diventa titolare di un diritto reale immobiliare ha l’onere di
trascrivere l’atto in modo da renderlo opponibile a terzi.
La pubblicità è uno strumento previsto dal diritto affinché i terzi possano venire a
conoscenza di fatti giuridici. Vi sono vari tipi di pubblicità:
- dichiarativa, senza la pubblicità il diritto nasce ugualmente;
- costitutiva, senza il diritto non nasce;
- notizia, si limita a dar notizia di determinati fatti (es. pubblicazioni
di matrimonio).

32
17 – Situazioni di garanzia.
Le situazioni di garanzia sono di tre tipi:
a) situazioni di garanzia patrimoniali;
b) situazioni reali di garanzia;
c) situazioni personali di garanzia.

a) Situazioni di garanzia patrimoniali.


La responsabilità patrimoniale è la facoltà del creditore di aggredire il
patrimonio del debitore, nel caso che questo non adempi all’obbligo.
Tuttavia, non va considerata un’alternativa all’adempimento spontaneo, in
quanto per ottenere l’espropriazione è necessaria una condanna del debitore.
L’esecuzione forzata non si identifica con la responsabilità patrimoniale, infatti
è più limitata e di divide in:
o esecuzione in forma generica: quando l’oggetto dell’obbligazione
inadempiuta è una somma di denaro;
o esecuzione in forma specifica: quando l’obbligazione inadempiuta è
fungibile.

Per par condicium creditorum, si intende il fenomeno secondo cui, quando


uno stesso soggetto ha più creditori e il ricavato dell’espropriazione dei suoi
beni non è sufficiente a risanare tutti i debiti, il ricavato viene diviso in
proporzione all’entità dei debiti.

Il divieto del patto commissorio fa sì che i creditori non possano ottenere la


proprietà delle cose date in pegno o ipotecate così da non impedire agli altri
creditori di soddisfarsi.

Le cause di prelazione, comportano una posizione di privilegio di alcuni


creditori nei confronti di altri e sono, perciò, delle eccezioni al par condicio
creditorum. Affinché queste siano legittime, c’è bisogno di una pluralità di
creditori e un patrimonio adeguato a soddisfarli. Oltre ai privilegi, il pegno e
l’ipoteca esiste il diritto di ritenzione, ossia la facoltà di un creditore di
detenere il bene del debitore finché questo non procede all’adempimento
dell’obbligo.
I privilegi, appartenenti a quei creditori che sono avvantaggiati rispetto agli
altri nella riscossione del credito, possono essere:
o generali: hanno per oggetto tutti i beni del debitore;
o specifici: gravano su particolari beni del debitore, che hanno un
particolare legame con il rapporto obbligatorio.

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Il legislatore mette a disposizione degli strumenti di tutela preventiva al
creditore che teme di perdere la garanzia rappresentata dal patrimonio del
debitore. Questi sono:
o azione surrogatoria: è l’azione secondo cui CREDITORE

il creditore si sostituisce al debitore nella


situazione creditoria di cui questo è titolare,
DEBITORE
ma che non sfrutta per non aumentare la DEBITORE DEL
DEBITORE
propria garanzia patrimoniale.

DEBITORE
a) azione revocatoria: assegna al
creditore la facoltà di rendere
CREDITORE invalidi gli eventuali atti di
disposizione che il debitore
Atto di
compie al fine di diminuire la
disposizione propria garanzia patrimoniale.

o Il sequestro conservativo, avviene quando il creditore sospetta che il


debitore possa disperdere il propri beni, così questi vengono
sequestrati in misura preventiva.

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b) Situazioni reali di garanzia.
I diritti reali di garanzia limitano i poteri di disposizione del proprietario e
pongono un bene a garanzia del credito. Attribuiscono al titolare il diritto di
sequela, ossia il diritto di soddisfare il proprietario tramite l’espropriazione del
bene e la sua vendita all’asta.
La categoria delle situazioni reali di garanzia contiene:
o il pegno;
o l’ipoteca.
Hanno caratteristiche comuni:
o realtà: sono opponibili erga omnes;
o accessorietà: sussistono solo in presenza di un debito da garantire;
o indivisibilità: garantiscono l’intero credito fino alla sua totale
realizzazione.

Il pegno è un tipo di diritto tramite il quale un bene viene affidato al creditore


in garanzia di un’obbligazione. Nel caso in cui il bene in questione sia
fruttifero, il creditore può godere dei frutti dello stesso. Si costituisce
mediante un apposito contratto scritto o verbale.
Il pegno ha ad oggetto:
- beni mobili;
- universalità di mobili;
- crediti;
- altri diritti aventi ad oggetto beni mobili.
L’estinzione avviene per rinunzia alla garanzia, perimento della cosa o
conseguentemente all’estinzione del diritto a cui fa da garanzia.

L’ipoteca permette ad un creditore di espropriare il bene oggetto del diritto in


caso di inadempimento e soddisfarsi tramite il ricavato della sua vendita.
Nasce con l’iscrizione ai pubblici registri immobiliari.
Si distinguono:
- ipoteca legale: quando la legge attribuisce ad alcuni creditori
il diritto ad ottenere l'iscrizione ipotecaria, senza il
concorso della volontà del debitore;
- ipoteca giudiziale: deriva da una sentenza di condanna al pagamento di
una somma di denaro;
- ipoteca volontaria: deriva da un atto negoziale;
L’ipoteca può avere come oggetto:
o beni immobili;
o beni mobili registrati;
Il diritto si estingue in relazione all’estinzione del rapporto obbligatorio che
garantisce, per perimento del bene o per rinunzia del creditore.

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c) Situazioni personali di garanzia.
Nella categoria delle situazioni personali di garanzia rientra unicamente il
diritto di fideiussione.
Il fideiussore è “colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore,
garantisce l’adempimento dell’obbligazione altrui”.

Con beneficium excussionis si intende il fatto secondo cui le parti concordano


che l’obbligo di pagamento del fideiussore sorga dopo che il creditore abbia
agito, infruttuosamente, contro il debitore principale; in questa ipotesi il
fideiussore deve indicare i beni del debitore principale da sottoporre ad
esecuzione.

Il fideiussore può avvalersi del c.d. rilievo, che gli permette, in ipotesi
specificamente indicate dal legislatore, di liberarsi dal vincolo obbligatorio nei
confronti del debitore.

Per quanto riguarda l’estinzione della garanzia oltre all’estinzione


dell'obbligazione principale, si prevede l'estinzione della fideiussione quando
il creditore con il suo comportamento impedisce la surrogazione del
fideiussore nei diritti di prelazione che lo stesso creditore vantava nei
confronti del debitore.

Il promittente si assume il rischio derivante dalla circostanza che il terzo non


compia il fatto promesso o rifiuti di obbligarsi, con la conseguenza che in tale
eventualità egli è tenuto a pagare una somma di denaro a titolo di indennizzo
per il danno subito dal promissario.

La differenza tra fideiussione e accollo si basa su due principi:


- struttura: perché nell'accollo l'accordo intercorre tra debitore e terzo
che si accolla il debito, mentre nella fideiussione si ha
accordo tra terzo che intende garantire il credito e
creditore;
- funzione: la fideiussione si costituisce in contemporanea con
l’obbligazione proprio per spingere in creditore a far
nascere l’obbligazione, mentre l’accollo si costituisce dopo.

36
18 – Le obbligazioni.
L’obbligazione è un vincolo giuridico in forza del quale un soggetto, detto debitore,
deve adempire ad una prestazione suscettibile di valutazione economica per
soddisfare l’interesse di un altro soggetto, detto creditore.
Gli elementi fondamentali delle obbligazioni sono:
- il vincolo giuridico;
- la prestazione;
- le situazioni soggettive.

Il vincolo giuridico.
È il legame che tiene insieme il rapporto obbligatorio.
Si distinguono due situazioni:
o una attiva: il creditore, colui che può pretendere l’esecuzione
della prestazione;
o una passiva: il debitore, colui che è tenuto ad eseguire la
prestazione.
L’obbligazione può nascere anche se una delle parti non è ancora stata
individuata (ad es. promessa al pubblico, promettere una ricompensa a chi
ritrova il cane).
Nel codice civile ci si riferisce in tre modi diversi alle obbligazioni, a seconda
del punto di vista:
o con “diritti di credito”: ci si riferisce al fenomeno dal punto di
vista del creditore;
o con “obbligazione”: ci si riferisce al fenomeno dal
punto di vista del debitore;
o con “rapporto obbligatorio”: ci si riferisce alla connessione che c’è tra
le due situazioni.

Ci sono, inoltre, altri vincoli “non giuridici”:


o la coercibilità:
ossia l’esistenza di un sistema di sanzioni che garantisce il rispetto
delle norme;
o le obbligazioni naturali:
ossia quelle obbligazioni che escludono la coercibilità, in quanto
fondate su doveri morali o sociali. Ciò significa che il debitore non
è dovuto ad adempiere, ma se lo fa, non può più ritirarla;
o l’irripetibilità:
affinché una prestazione sia irripetibile deve essere:
 spontanea;
 il debitore doveva essere in grado di intendere e di volere.

37
La prestazione.
La prestazione è sia l’oggetto che il contenuto della prestazione e consiste
nello svolgimento di un’attività o nel conseguimento di un risultato.
In base alla natura della prestazione si classificano i rapporti obbligatori:
o di fare: obbligazioni che producono un bene;
o di non fare: obbligazioni che si attuano tramite un’astensione;
o di dare: quando è compreso il pagamento di una somma.
La prestazione deve essere economicamente valutabile, ciò al fine di poter
regolare una sanzione di valore equivalente nel caso in cui il debitore non
adempi all’obbligo.
L’interesse del creditore è un elemento fondamentale all’esistenza
dell’obbligazione e questo può essere:
o particolare: quando vuole che sia soddisfatto da un particolare
debitore;
o patrimoniale: quando ha ad oggetto una somma di denaro;
o non patrimoniale: quando ha ad oggetto una prestazione professionale.

Situazioni soggettive.
Nel corso del rapporto, le parti devono tenere dei precisi comportamenti:

- buona fede: la violazione della buona fede avviene ogni


volta che una delle parti commette un atto che
vada contro la lealtà, la schiettezza e la
solidarietà sociale;
- obblighi di informazione: impongono alle parti il dovere di informarsi
l’un l’altro in caso avvenga un fatto che
impediscano il buon esito del rapporto, oppure
pongano una delle due in una situazione di
vantaggio;
- doveri di protezione: preservano le sfere giuridiche delle parti da
fatti lesivi che potrebbero essere connessi
all’esecuzione della prestazione.

38
Per quanto riguarda la nascita dell’obbligazione, può avvenire per:

- contratto: le parti possono accordarsi come vogliono;


- fatto illecito: fonte non volontaria consistente in ogni fatto che
provoca un danno ingiusto ad altri con il conseguente
pagamento di un risarcimento;
- fatti naturali: eventi che si verificano indipendentemente
dall’azione dell’uomo e che hanno conseguenze nel
mondo del diritto;
- fatti umani: fatti che dipendono dall’azione dell’uomo e si
dividono in:
 atto giuridico in senso stretto:
quando un soggetto vuole compiere
l’atto, ma le conseguenze sono stabilite
dal legislatore;
 negozio giuridico:
quando un soggetto compie un atto con
lo scopo di provocare gli effetti giuridici
dello stesso.

L’indebito si verifica quando si esegue o si riceve una prestazione non dovuta, e


genera un’obbligazione di restituire. Si può avere un:
- indebito oggettivo:
nel caso in cui chi non è debitore adempia nei confronti di chi è
creditore. In questo caso il debitore avrà diritto alla restituzione. Per
quanto riguarda i frutti: se chi riceve era in buona fede, avrà diritto ai
frutti fino al giorno della restituzione, altrimenti dovrà restituirli tutti;
- indebito soggettivo:
l’indebito può verificarsi da due lati:
 quello dell’accipiens:
si ha quando chi è debitore adempie ad un soggetto che o
non è creditore, oppure non è legittimato a ricevere; colui
che ha ricevuto la prestazione (accipiens) non ha titolo per
trattenere quanto percepito e, in questo caso, il solvens
può richiedere la ripetizione;
 quello del solvens:
si ha quando chi non è debitore adempie nei confronti di
chi è creditore di un terzo. Se il solvens ha adempiuto
credendosi per errore scusabile debitore, può richiedere la
ripetizione; altrimenti no, ma diventa creditore.

39
Oltre all’indebito, si ha una situazione di ingiustificato arricchimento, quando si
svolge un’attività che determini un arricchimento ingiustificato di un soggetto, ma
provochi una diminuzione del patrimonio di un altro e non ci sono presupposti per
attuare azione l’azione di ripetizione.
Colui che si è impoverito potrà rivolgersi verso colui che si è arricchito per avere un
indennizzo.

Possono esserci diversi soggetti nel rapporto obbligatorio:


Il debitore (o i suoi eredi) dovrà adempiere alla prestazione.
L’adempimento del terzo si verifica quando, colui che è estraneo al rapporto
obbligatorio adempie al creditore, il terzo si surroga nei termini del creditore,
definita azione surrogatoria.
Quando il terzo va dal creditore, quest’ultimo non può rifiutare tranne quando:
- vuole quel debitore (sia specificato il debitore);
- quando il debitore si oppone (faccia opposizione)
- il debitore è divenuto incapace, il creditore può accettare anche se il debitore
adempia senza la presenza del curatore perché il debito è dovuto.
Il creditore (o l’erede) è legittimato a ricevere o può indicare qualcuno a cui far
adempiere. Ipotesi in cui il debitore adempia nei confronti di un creditore che è
incapace, il debitore è libero solo se il creditore se ne avvantaggia.

Per adempimento della prestazione si intende quel comportamento tramite il quale


il debitore soddisfa l’interesse del creditore ed estingue il rapporto.
La prestazione deve essere totale ed esatta. Nel caso questa venga svolta solo
parzialmente il creditore può rifiutarla solo in due casi:
- quando il rifiuto è contrario alla buona fede;
- quando non è possibile svolgere l’intera prestazione per motivi non imputabili
al debitore (impossibilità sopravvenuta).

Affinché la prestazione in luogo dell’adempimento sia valida c’è bisogno del:


- consenso del creditore:
il creditore deve emettere la quietanza, ossia la prova che la
prestazione è avvenuta come concordato e che determina l’estinzione
del rapporto obbligatorio;
- consenso del debitore:
ossia il debitore deve specificare a quale obbligazione intende
adempire, altrimenti, la prestazione non risulta valida.

40
Nel caso in cui si verifichino problemi nel rapporto, tali da ritardare l’estinzione
dell’obbligazione si ha una mora, che può essere del creditore come del debitore.

Mora del creditore.


Si verifica nel caso in cui il creditore si rifiuti di ricevere l’adempimento
dell’obbligazione.
Nel caso in cui il creditore non collabori per motivi non giustificati si procede:
1. il debitore fa un’offerta in cui dichiara di voler procedere all’adempimento
in modo da tutelarsi;
2. il debitore si rivolge al giudice che, dopo aver verificato le prove
dell’offerta, nomina un ufficiale giudiziario che fa un’offerta solenne al
creditore;
3. a questo punto il creditore può accettare ed estinguere l’obbligazione,
oppure verrà messo in mora e dovrà sostenere le spese del debitore in
merito all’obbligazione oppure risarcire il danno.

Mora del debitore.


Nel caso in cui il debitore è in ritardo con l’adempimento dell’obbligazione, il
creditore farà un’intimazione per iscritto che fa scattare la mora per il
debitore. A cui ci sono diverse conseguenze:
- se il creditore, nel frattempo, subisce danni, il debitore dovrà risarcirli;
- se l’obbligazione ha ad oggetto una somma di denaro, ci saranno degli
interessi moratori;
- se, in seguito alla messa in mora, avviene un’impossibilità sopravvenuta, il
debitore dovrà comunque adempiere.

41
Oltre all’adempimento, esistono altre modalità di estinzione delle obbligazioni:
1. Compensazione:
avviene quando tra situazione attiva e passiva ci sono debiti e crediti
reciproci tali da compensarsi a vicenda.

2. Novazione:
è l’estinzione dell’obbligazione voluta dalle parti per crearne una nuova.
Può essere:
 oggettiva: quando si modifica l’oggetto o il titolo;
 soggettiva: quando si modifica la titolarità della situazione
debitoria.
3. Confusione:
L’obbligazione si può estinguere nel caso in cui la qualità creditoria e
quella debitoria risiedano nello stesso soggetto. In mancanza di una
qualsiasi funzione utile nel rapporto, lo stesso si estingue.

4. Remissione del debito:


è la rinuncia, da parte del creditore, del credito nei confronti del
debitore. Determina l’estinzione dell’obbligazione salvo volontà del
debitore.

5. Impossibilità sopravvenuta:
si intende che un debitore non possa adempiere alla prestazione perché
sopravviene un’impossibilità oggettiva e assoluta (non riesce lui e
nessun altro) per qualcosa di imprevedibile o di inevitabile.

42
Può avvenire che si abbiano delle modificazioni del rapporto obbligatorio, sia dal
lato attivo, che da quello passivo.

Dal lato attivo:


- cessione del credito:
si ha quando colui che ha un credito (detto cedente) verso un debitore
(detto ceduto), trasferisce il credito ad un altro soggetto (detto
cessionario). In questa nuova situazione il debitore avrà come creditore
il cessionario. Ciò non può avvenire se c’è un accordo di non cedibilità
oppure se è stabilito dalla legge;
- surrogazione di pagamento:
il creditore può cambiare in tre ipotesi:
 per volontà del creditore: un terzo adempie per conto del
debitore e diventa il nuovo
creditore di quest’ultimo;

 per volontà del debitore: il debitore adempie ma con una


somma di denaro prestata da un
terzo soggetto che diviene, a
questo punto, il nuovo creditore;

 per volontà della legge: si verifica una surrogazione


automatica; ad es. se un soggetto
è debitore nei confronti di due
soggetti e uno dei due adempie
l’altro debito, questo diventa
creditore anche dell’altra
obbligazione.

43
Dal lato passivo:
- delegazione:
avviene quando il debitore (delegante) affida ad un terzo soggetto
(delegato), l’incarico di assumere il debito nei confronti del creditore
originario (delegatario).
Il rapporto “interno” tra il delegante e il delegato, detto anche rapporto
di provvista, impegna il delegato a provvedere all’adempimento.
Il rapporto “esterno” tra il delegatario e il delegante, è detto anche
rapporto di valuta.
Si dividono in:
 delegazione di debito:
avviene quando il delegato assume l’incarico dal delegante
e si divide in:
o delegazione liberatoria: quando il delegante non è
più coinvolto nel rapporto. Il
creditore deve essere
d’accordo;
o delegazione cumulativa: il delegante resta nel
rapporto, a cui si aggiunge
anche il delegato come
debitore;
o delegazione titolata: quando viene specificato il
motivo della delegazione;
o delegazione pura: quando non viene
specificato il motivo della
delegazione;
 delegazione di pagamento:
il delegato non diventa il nuovo debitore, però adempie per
conto del debitore, salvo la volontà di quest’ultimo;
- espromissione:
avviene quando un soggetto (espromittente) si assume il debito del
debitore originale (espromesso) nei confronti del creditore
(espromissario). È necessario specificare il motivo e stabilire il rapporto
di valuta. Possono esserci due tipi di espromissioni:
 espromissione liberatoria: il debitore originario viene escluso
dal rapporto;
 espromissione cumulativa: si applica per analogia della
delegazione e il nuovo debitore si
aggiunge a quello originario.

44
- accollo:
si verifica quando un terzo (accollante), decide di adempiere per conto
di un debitore (accollato) nei confronti di un creditore (accollatario).
Si può avere:
 accollo interno: quando avviene senza il consenso del
creditore;
 accollo esterno: quando avviene con il consenso del creditore
e, in questo caso l’accollo può essere
liberatorio o cumulativo per analogia con la
delegazione.

Le obbligazioni si classificano anche in base alle loro specie tipiche:

- obbligazioni pecuniarie:
sono obbligazioni che hanno ad oggetto somme di denaro. I pagamenti
superiori a 3000 euro possono essere svolti solo tramite un
intermediario.
Le obbligazioni pecuniarie sono influenzate dai fenomeni del
cambiamento di potere d’acquisto della moneta, come il cambio e
l’inflazione. Perciò si presuppongono situazioni di:
 debito di valuta: quando la stessa sorge per un valore che non
ha alcun parametro di riferimento;
 debito di valore: quando assume rilevanza rispetto ad un
determinato valore economico da trasferire al
creditore.

- obbligazioni alternative:
si hanno quando un unico rapporto obbligatorio ha per oggetto più
prestazioni e il debitore deve eseguire obbligatoriamente una delle
prestazioni dedotte. La scelta, di norme, spetta al debitore, salvo nei
casi in cui la facoltà di scelta spetta o al creditore o a terzi.
Una volta fatta la scelta, essa diviene irrevocabile e si ha la
concentrazione dell’obbligazione, cioè l’obbligazione da alternativa
diventa semplice.

- obbligazioni facoltative:
hanno ad oggetto un’unica prestazione, ma il debitore può scegliere di
adempire in modo diverso. Tuttavia, se questa prestazione, che è ormai
diventata obbligazione anch’essa, diviene impossibile, la stessa si
estingue.

45
- obbligazioni solidali:
lega più soggetti all’adempimento di una singola prestazione. Ognuno
può essere costretto ad eseguirla interamente e la stessa libera tutti gli
altri.
Si ha un’obbligazione parziaria quando la prestazione di divide fra i
diversi debitori secondo una quota. L’inadempimento di uno dei
debitori è sopportato dal creditore, a differenza dell’obbligazione
solidale in cui la stessa si divide fra i restanti debitori.
Nei rapporti tra i debitori, la prestazione si divide in base alle quote.
Nonostante ciò, se uno di essi ha eseguito da solo la prestazione, può
richiedere la prestazione da tutti gli altri.
Nei rapporti tra il creditore e la totalità dei debitori, gli effetti favorevoli
si estendono a tutti, mentre quelli sfavorevoli si limitano al singolo
debitore.

L’inadempimento si verifica quando:


- il debitore non vuole o non può adempiere alla prestazione;
- il creditore non ha più interesse a ricevere l’adempimento anche se tardivo.
Nel solo caso in cui l’adempimento sia diventato impossibili per cause non imputabili
al debitore questo non ne è più responsabile.
L’attuazione dell’obbligazione gode di:
- tutela reale: assicura al creditore il conseguimento del bene
oggetto del rapporto;
- tutela risarcitoria: assicura al creditore un equivalente pecuniario del
danno subito. Questo determina la nascita di una
nuova obbligazione risarcitoria che comprende:
 il danno emergente: ossia la perdita
effettivamente subita;
 il lucro cessante: ossia il mancato guadagno.

46
19 – Autonomia negoziale e autonomia contrattuale.
Il negozio giuridico e il contratto.
Il negozio giuridico è una manifestazione di volontà diretta a produrre effetti
riconosciuti e garantiti dall’ordinamento giuridico. Può essere:
o unilaterale: quando la dichiarazione della volontà proviene da
un’unica parte;
o bilaterale: quando le dichiarazioni di volontà provengono da
due parti distinte e contrapposte;
o plurilaterale: quando le dichiarazioni di volontà provengono da più
parti;
Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, modificare o
estinguere tra loro un rapporto giuridico di tipo patrimoniale. Può essere:
o bilaterale: quando la volontà proviene da due parti;
o plurilaterale: quando la volontà proviene da più parti;

Le differenze tra negozio giuridico e contratto sono:


a) il negozio giuridico può essere anche unilaterale;
b) il contratto ha ad oggetto solo rapporti giuridici di tipo patrimoniale.

Gli elementi comuni si distinguono in:


a) elementi naturali:
ossia quelli che si presumono senza un’espressa dichiarazione
delle parti (ad es. la proprietà esclusiva di un bene di colui che la
vende);
b) elementi essenziali:
senza di essi il negozio o il contratto sono nulli. Nel contratto
sono definiti requisiti. Sono:
 la volontà (nel negozio) o l’accordo (nel contratto);
 l’oggetto;
 la causa;
 la forma;
c) elementi accidentali:
ossia quelli che non sono necessari alla validità del negozio o del
contratto, ma se ci sono, vanno rispettati. Sono:
 la condizione;
 il termine;
 il modo.

47
b) Elementi essenziali.
La manifestazione di volontà consiste nell’esternare il proprio volere
all’interno del negozio e si può fare in forma:
o espressa: attraverso una dichiarazione espressa tramite parole, segnali,
ecc;
o tacita: la si desume da un comportamento inequivocabile;
L’accordo è l’incontro delle diverse parti contraenti ed è composto da:
o proposta: è la dichiarazione di volontà di colui che prende l’iniziativa;
o accettazione: è la dichiarazione di volontà di colui che accetta;
Il contratto si considera concluso solo al momento in cui il proponente ha
conoscenza dell’accettazione dell’altra parte. Fino a quel momento le
rispettive manifestazioni possono essere revocate, se lo si fa dopo si deve
corrispondere un risarcimento dei danni nei confronti della parte
danneggiata.

L’oggetto è la cosa materiale o l’effetto pratico che le parti vogliono


conseguire (nel contratto è patrimoniale). Esso deve essere:
o possibile:
o lecito:
o determinato:

La causa è lo scopo del negozio o del contratto. Serve a differenziarli l’uno


dall’altro e a stabilire quale disciplina li regola.

La forma è la modalità in cui viene costituito il negozio o il contratto e la


scelta è subordinata alla volontà delle parti. Questa può essere:
o scritta:
a volte, è anche obbligatoria, consiste in:
 atto pubblico: è un documento scritto da un
pubblico ufficiale, ad esempio un
notaio, che attesta fede alle
dichiarazioni formulate
dalle parti;
 scrittura privata autentica: attesta l’autenticità delle firme
delle parti da parte del pubblico
ufficiale;
 scrittura privata: è un documento scritto e
sottoscritto dalle parti;
o orale;
o tacita;

48
c) Elementi accidentali.
La condizione è un evento futuro ed incerto che determinerà l’efficacia
o la cessazione del negozio o del contratto. Può essere:
 sospensiva:
ossia, fino al verificarsi dell’evento, il negozio o il contratto
rimane in sospeso. Se questo non si verifica esso non
produrrà effetti;
NEGOZIO O
condizione EFFETTI
CONTRATTO

 risolutiva:
in negozio o il contratto produce i suoi effetti, ma se
l’evento si verifica, questo smette.

NEGOZIO O
EFFETTI condizione
CONTRATTO

Il termine è una data futura e certa che indica l’inizio e la fine degli
effetti giuridici del negozio o del contratto. Può essere:
o iniziale: segna l’inizio degli effetti;
o finale: segna la cessazione degli effetti;

Il modo è un onere che viene imposto a chi beneficia di un negozio a


titolo gratuito e generalmente consiste nell’obbligo ad adempiere ad
una prestazione.

49
I contratti sono classificabili secondo diversi criteri:

riguardo alla conclusione, in contratti:


- consensuali:
si perfezionano con il semplice consenso;
- reali:
si perfezionano con il consenso e la consegna della cosa;

riguardo agli effetti in contratti:


- ad effetti reali o traslativi:
sono quelli che producono il trasferimento della proprietà di un bene
determinato;
- ad effetti obbligatori:
danno luogo alla nascita di un rapporto obbligatorio;

riguardo al momento di produzione degli effetti contrattuali, in contratti:


- ad esecuzione istantanea:
quelli che esauriscono i loro effetti in un solo momento;
- di durata:
quelli che si esauriscono nel tempo;

riguardo al nesso tra le prestazioni, in contratti:


- a prestazioni corrispettive:
generano due attribuzioni patrimoniali contrapposte, come nella
compravendita;
- con prestazione unica:
generano l’obbligo della prestazione per una sola parte, come nella
donazione;
- a struttura associativa:
sono quelli in cui più parti conferiscono beni o servizi per il
conseguimento di uno scopo comune;

riguardo al rapporto tra prestazione e controprestazione, in contratti:


- commutativi:
quelli in cui fin dalla stipulazione le parti sono a conoscenza dei
rispettivi vantaggi e svantaggi che ne conseguiranno;
- aleatori:
quelli in cui fin dalla stipulazione le parti non sono a conoscenza dei
rispettivi vantaggi e svantaggi che ne conseguiranno;

50
riguardo all’esistenza di un reciproco sacrificio, in contratti:
- a titolo oneroso:
in cui alla prestazione di una parte corrisponde un sacrificio dell’altra;
- a titolo gratuito:
in cui la prestazione eseguita da una parte va esclusivamente a
beneficio dell’altra;

riguardo alla forma, in contratti:


- formali:
che prevedono una forma determinata prevista dalla legge;
- non formali:
non è prescritta alcuna forma particolare;

riguardo alla tipologia, in contratti:


- tipici:
previsti dalla legge;
- atipici:
non previsti dalla legge ma che rispettano i suoi principi.

Il contratto preliminare.
È il contratto con il quale le parti si obbligano a stipulare un futuro contratto
(detto definitivo).
Si parla di preliminare
- unilaterale se una sola delle parti si obbliga alla futura stipulazione;
- bilaterale, se entrambe le parti si impegnano a concludere il definitivo.
E' un contratto con efficacia obbligatoria per le parti, che assumono
l'obbligazione di prestare un futuro consenso. In quanto contratto
perfettamente valido e vincolante, le parti del preliminare, che ha ad oggetto
una prestazione di fare, possono chiederne l'esecuzione forzata in forma
specifica, attraverso la specifica domanda indicata all'art. 2932 del c.c..

51
La simulazione è la procedura secondo cui le parti fingono di stipulare un contratto.
Questa può essere:
- assoluta:
quando le parti, alla fine, non stipulano nessun contratto;
- relativa:
quando le parti, alla fine, stipulano un contratto diverso da quello
simulato. In questo caso la simulazione viene definito atto simulato,
mentre il negozio effettivo viene definito atto dissimulato.

Per quanto riguarda gli effetti degli atti simulati di dividono in quelli prodotti:
- tra le parti:
o se la simulazione è assoluta, essa non produce alcun effetto;
o se la simulazione è relativa, l’atto valido è quello dissimulato;

- nei confronti dei terzi:


si distingue in due casi:
 quella dei terzi pregiudicati dalla simulazione:
se i terzi sono in buona fede, l’atto concluso produce i suoi
effetti, nonostante lo stesso sia simulato.
In caso di mala fede, questo non produce alcun effetto.

 quella dei creditori:


si dividono in creditori:
 dell’apparente acquirente:
coloro a cui interessa che l’atto simulato sia
considerato efficace, così da avere più beni sui quali
rivalersi per riscuotere il credito. In questo caso si
distinguono due tipi di creditori:
 quelli con garanzia reale:
che hanno una garanzia reale sul bene
oggetto dell’atto simulato. Perciò, la
simulazione non è opponibile nei loro
confronti;
 quelli chirografi (privi di garanzia reale):
in quanto privi di diritti sui beni oggetto
dell’atto simulato, l’apparente venditore
può opporvi la simulazione;
 dell’apparente alienante:
coloro a cui interessa che l’atto simulato sia
considerato efficace, così da avere una quantitativo
maggiore di patrimonio da aggredire.

52
I vizi della volontà sono elementi perturbatori che influenzano la volontà al punto di
modificarla e renderla diversa da quella originale.
Questi rendono un negozio giuridico annullabile, mentre se la volontà fosse stata
assente fin dal primo momento, si tratterebbe di negozio nullo.
La legge attribuisce rilevanza a tre vizi della volontà:
a) errore;
b) violenza;
c) dolo.

a) Errore.
L’errore consiste in una falsa rappresentazione della realtà che concorre a
determinare la volontà di un soggetto. Affinché l’errore determini
l’annullabilità del negozio questo deve essere:
o essenziale: ossia che l’elemento oggetto dell’errore sia talmente
importante per il soggetto che senza di questo esso non l’avrebbe
commesso;
o riconoscibile: l’errore sia riconoscibile da una persona di normale
diligenza.
L’errore può essere:
o ostativo: riguarda una dichiarazione sbagliata;
o vizio: riguarda l’influenza dell’errore sulla formazione della volontà.
b) Violenza.
Consiste nella minaccia di un male che deve essere:
a) ingiusto: il suo obbiettivo è di ottenere un vantaggio che non spetta
a colui che minaccia;
b) notevole: quando è tale da fare impressione su di una persona
sensata;
al fine di ottenere una dichiarazione negoziale dal minacciato.
La violenza può essere:
o fisica: è una costrizione fisica del dichiarante e determina la
nullità del negozio;
o morale: è una minaccia rivolta al dichiarante e determina
l’annullabilità del negozio.
c) Dolo.
Consiste in artifizi, raggiri, frodi, usati per trarre in inganno una persona e
spingerla a compiere un negozio giuridico con lo scopo di trarne un indebito
vantaggio per sé o per altri.
La provenienza del dolo determina l’annullabilità del contratto:
o se proviene da una parte: il contratto sarà annullabile;
o se proviene da un terzo: si avrà l’annullabilità solo se colui che ne
trae vantaggio non ne era a conoscenza.

53
Esistono due tipi di dolo:
o determinante: quando senza la presenza del dolo il negozio non
sarebbe stato concluso.
In questo caso, lo stesso è annullabile;
o incidente: quando il contratto sarebbe stato comunque
concluso, ma, senza il comportamento doloso, a
condizioni più favorevoli per la parte ingannata.
In questo caso, il contratto è comunque valido, ma la
parte che ha ingannato è tenuta al risarcimento dei
danni.
Un’ultima distinzione c’è tra:
o dolus malus: consiste in un comportamento mirato ad indurre in
errore la parte opposta;
o dolus bonus: consiste nell’esaltazione della qualità della merce o
della prestazione offerta.

La rappresentanza si verifica nel caso in cui una delle parti, detto rappresentato,
non manifesta direttamente la sua volontà, così lo fa un’altra persona, detta
rappresentante. Il negozio concluso viene definito rappresentativo.
La rappresentanza può essere:
- legale: quando deriva dalla legge;
- volontaria: quando deriva dalla volontà dell’interessato.
Rappresentanza legale.
Avviene quando il rappresentate è autorizzato da una norma giuridica.
Rappresentanza volontaria.
Avviene quando l’interessato conferisce al rappresentante il potere tramite un
atto chiamato procura.
Affinché il negozio rappresentativo sia valido l’interessato deve essere in
grado di agire e il rappresentante di intendere e di volere.
Inoltre, a secondo di come agisce il rappresentante, di distingue in:
- diretta:
in questo caso il rappresentante agisce per nome e nell’interesse del
rappresentato e il negozio giuridico si attua esattamente come se fosse
stato lo stesso rappresentato a concluderlo;
- indiretta:
in questo caso, il rappresentante agisce per nome proprio, ma
nell’interesse del rappresentato. Dovrà quindi formarsi un nuovo
negozio giuridico per trasferire gli effetti di quello originale al
rappresentato.

54
La nullità del negozio giuridico si ha quando:
- manca un elemento essenziale;
- la causa è illecita, cioè è in contrasto con le norme dell’ordinamento;
- il contenuto è vietato dalle norme.
Può essere:
- totale: quando riguarda l’intero negozio giuridico;
- parziale: quando riguarda solo una parte del negozio giuridico.
In caso di nullità il negozio non produce i suoi effetti, almeno come negozio di quel
tipo. Infatti, è possibile convertirlo e si può avere:
- conversione sostanziale: avviene quando il negozio nullo ha tutti i
requisiti di sostanza e di forma di un’altra
tipologia di negozio ed è a descrizione delle
parti;
- conversione formale: avviene quando il negozio nullo produce gli
stessi effetti di un’altra tipologia di negozio,
indipendentemente dalla volontà delle parti;

L’annullabilità si verifica quando un negozio ha tutti i requisiti di sostanza e di


forma, ma la manifestazione di volontà non è valida per due principali ragioni:
- la persona è incapace;
- la volontà è viziata (errore, violenza, dolo).
Nonostante il negozio sia annullabile, questo esiste e continua a produrre i suoi
effetti. Esistono due tipi di annullabilità:
- relativa: quando è impugnabile solo dai soggetti coinvolti;
- assoluta: quando il negozio è proibito dalla legge.
L’annullamento viene pronunciato dall’autorità giudiziaria ed è retroattivo.

La risoluzione del contratto.


È lo scioglimento del vincolo contrattuale, previsto a favore della parte che, in
un contratto a prestazioni corrispettive, non sia inadempiente, quando l'altra
invece sia colpevole di inadempimento, nonché previsto in caso di
impossibilità sopravvenuta della prestazione e sopravvenuta eccessiva
onerosità.
Prima che si verifichi la risoluzione, il contratto è perfettamente valido: al
momento della sua esecuzione, tuttavia, una parte o entrambe non possono
raggiungere il pieno soddisfacimento dei propri interessi a causa
dell'inadempimento altrui o dell'evento sopravvenuto.

55
20 – Responsabilità civile.
Ci sono due ipotesi di responsabilità civile:
- responsabilità contrattuale: che è dovuta all’inadempimento di
un’obbligazione;
- responsabilità extracontrattuale: si applica anche dove non ci sono vincoli
che legano i soggetti e si basa sul
principio secondo cui non si deve creare
danno agli altri.
Per dimostrare tale responsabilità,
bisogna fornire al giudice:
a) il fatto;
b) la colpa;
c) danno ingiusto.
a) Il fatto.
Tra il comportamento del danneggiante e l’evento dannoso deve esserci un
nesso. Questo va dimostrato dal soggetto che ha ricevuto il danno. La
condotta del danneggiante può essere:
o omissiva: quando il danno si crea perché non si interviene;
o commissiva: quando il danno si è creato a causa dell’intervento.
b) La colpa.
Per avere la colpevolezza, è necessario che il soggetto sia imputabile, cioè
esso deve essere stato in grado di intendere di volere al momento dell’azione
dolosa.
c) Danno ingiusto.
Affinché un atto sia antigiuridico, ci deve essere un comportamento del
danneggiante che va a ledere una situazione soggettiva meritevole di tutela.

Danno non patrimoniale.


Si intende quel tipo di danno che va a creare sofferenza ad un individuo. In
questo contesto si può avere:
- danno biologico: quello che va a ledere la salute fisica e mentale
del soggetto;
- danno esistenziale: quello che consiste in un peggioramento della
vita del soggetto.

Responsabilità precontrattuale.
È la responsabilità che grava sulle parti durante una trattativa precontrattuale.
Essi devono, infatti, rispettare la buona fede reciproca.

56
21 – Successione per causa di morte.
Ci si riferisce alla situazione in cui, un soggetto, in seguito alla morte, lascia in
eredità i propri beni. Se non vi è alcun testamento, questi vanno al coniuge, ai
discendenti e a gli ascendenti.
In Italia non è permessa la diseredazione.
La successione può essere:
- testamentaria: un soggetto può fare testamento e dare luogo ad una
successione a titolo:
a) particolare: quando si nomina un unico erede,
definito legatario;
b) universale: quando si nominano più eredi, a patto
che questi accettino l’eredità in forma
espressa o tacita;

- legittima: avviene quando non c’è un testamento e i beni vengono


divisi tra il coniuge e i discendenti e gli ascendenti in vita.
Nel caso di una separazione, il coniuge ha diritto ad un
assegno vitalizio.
Nel caso, invece, in cui non ci sia nessun erede in vita, i beni
vanno allo Stato per essere gestiti;

- dei legittimari: sono il coniuge, i discendenti e gli ascendenti.

Procedimento successorio.
La successione si apre nell’ultima residenza del defunto, per identificare la
competenza del giudice.
La successione si compone di diverse fasi, oltre all’apertura:
a. vocazione: consiste nell’individuazione dei soggetti che dovranno
ricevere l’eredità;
b. delazione: è l’atto che il successore fa in caso di accettazione
dell’eredità;
L’accettazione è irrevocabile, ma si può ritirare la rinuncia entro dieci anni
dall’apertura della successione.

Una volta accettata, il soggetto diventa erede delle attività e delle passività
del defunto. Nel caso in cui si rendesse conto che le passività sono maggiori,
potrebbe accettare con il beneficio di inventario, tramite il quale separa il
proprio patrimonio da quello ereditato.

Il patto di famiglia è un atto tramite il quale un imprenditore lascia in eredità anche


la propria attività secondo specifiche quote.

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Il testamento deve essere scritto senza alcuna forzatura e il soggetto deve essere in
grado di di intendere e di volere. Questo può essere:

- olografo: cioè scritto di proprio pugno (dimostrabile tramite perizia


calligrafica);
- per notaio: e a sua volta può essere:
 pubblico: scritto dal notaio in presenza di
due testimoni;
 scheda testamentaria: scritto di proprio pugno dal soggetto e
lasciato al notaio in busta chiusa;
- speciale: stabilito dal legislatore.

Nel caso che un testamento non olografo sia invalido per forma, può essere
convertito in olografo se scritto di proprio pugno.

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