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Il Diritto Privato è quella branca del Diritto che regola i rapporti tra i singoli individui
ossia, persone fisiche o persone giuridiche, in relazione sia alla sfera patrimoniale,
sia a quella personale e familiare.
COSTITUZIONE
LEGGI
REGOLAMENTI
1° livello: Costituzione.
La Costituzione della Repubblica Italiana, entrata in vigore il 1° gennaio 1948,
è composta da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali.
Viene definita:
- “lunga”: perché non si limita a disciplinare le regole generali dell’esercizio del
potere pubblico e delle produzioni di legge, ma riguarda anche altre materie;
- “rigida”: perché per essere modificata richiede un iter c.d. aggravato (art. 138
cost).
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2° livello: Fonti Primarie o Leggi.
Fanno parte delle fonti primarie:
o Leggi ordinarie, che vengono deliberate dal Parlamento, per poi essere
promulgate al Presidente della Repubblica;
o Leggi regionali;
o Regolamenti parlamentari;
o Gli atti aventi forza di legge, quali:
decreti-legge: atto emanato direttamente dal governo della
durata di 60 giorni, al termine del quale viene passato al
Parlamento che si occupa di apportare modifiche e approvarlo.
decreti legislativi: è un decreto-legge, solo con il contributo del
Parlamento anche in fase iniziale.
C’è poi quelle che potrebbero essere definite fonti terziarie, ossia gli usi e le
consuetudini. Questa è prodotta dalla ripetizione nel tempo di determinati
comportamenti, comunque basati sulla legge ordinaria.
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Fonti dell’Unione Europea.
Il sistema giuridico dell’Unione Europea è formato da norme che regolano:
o L’organizzazione e lo sviluppo;
o I rapporti con gli Stati membri.
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Può essere:
o aumentato fino a 6 mesi, per norme particolarmente importanti;
o ridotta a meno di 15 giorni, in casi di urgenza.
Nello spazio.
I rapporti giuridici possono coinvolgere soggetti che appartengono a
Stati diversi. In questo caso bisogna stabilire quale ordinamento
prendere in considerazione.
Per risolvere questo problema si applicano due principi:
il principio di territorialità: questo afferma che le norme di uno
Stato valgono solo entro i suoi confini. Tuttavia, in alcuni casi
eccezionali si applicano norme straniere.
il principio di reciprocità: afferma che gli stranieri godono, in
materia di diritti civili, degli stessi diritti di cui un italiano
godrebbe nel suo paese. Lo stesso vale anche per le persone
giuridiche, cioè enti dotati di personalità giuridica. Questo
principio non vale nel caso dei diritti politici che necessitano di
cittadinanza.
5 – Le norme giuridiche e la loro classificazione.
Le norme sono comportamenti che devono essere seguiti, oppure evitati, per
garantire una convivenza tra soggetti pacifica e ordinata.
Ne esistono vari tipi:
- norme sociali: sono regole di buona condotta che i soggetti devono seguire;
- norme morali: sono regole dettate dalla coscienza dell’uomo;
- norme religiose: sono regole fissate dalle autorità religiose;
- norme giuridiche: sono regole imposte dallo Stato allo scopo di prevenire
comportamenti illeciti.
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Differenze tra tipi di norme.
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Le sanzioni giuridiche.
La sanzione giuridica è il provvedimento preso nei confronti di chi non osserva
spontaneamente la norma giuridica e il suo scopo è quello di ristabilire
l’ordine.
Possono essere classificate:
Comporta la perdita:
- dell’elettorato attivo e
passivo;
- la possibilità di ricevere
incarichi pubblici.
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6 – Applicazione, Interpretazione e Integrazione delle norme giuridiche.
Al fine di applicare correttamente le norme giuridiche bisogna che queste vengano
interpretate.
Interpretare una norma significa ricavarne l’esatto significato e la volontà della
norma stessa, cioè la ratio legis, ossia il motivo per il quale la legge è stata creata.
AUTENTICA
È fatta dallo stesso organo che
ha emanato la norma.
GIUDIZIALE
È fatta dai giudici. L’insieme di
queste norme vanno a formare
SOGGETTI la giurisprudenza.
DOTTRINALE
È fatta dagli studiosi e non ha
efficacia obbligatoria.
BUROCRATICA
È fatta da un organo della
Pubblica Amministrazione.
GRAMMATICALE
Ricerca il significato letterale
della norma.
MEZZI
LOGICA
Ricerca il significato della
norma partendo dal motivo per
cui la norma è stata emanata.
DICHIARATIVA
Si ha quando
parole = pensiero
ESTENSIVA
RISULTATI Si ha quando
parole < pensiero
RESTRITTIVA
Si ha quando
parole > pensiero
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Analogia legis e iuris.
Si parte dal presupposto che il giudice deve sempre trovare una soluzione alla
controversia.
Nel caso in cui non ci sia una norma a regolare il caso specifico, si applica una
norma già applicata ad un caso simile (analogia legis). Per norme penali ed
eccezionali si applicano i principi fondamentali dell’ordinamento (analogia
iuris).
Per Diritto Oggettivo si intende l’insieme di norme emanate e fatte valere dallo
Stato per regolare la vita sociale.
Per Diritto Soggettivo, invece, si intende quel potere che un individuo esercita
tramite facoltà che gli sono garantite dall’ordinamento.
Il titolare del diritto soggettivo può essere:
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I Diritti Soggettivi sono classificabili secondo tre criteri:
- efficacia:
a seconda della loro efficacia i diritti soggettivi si dividono in:
diritti assoluti: sono diritti che possono essere fatti valere nei
confronti di tutti (erga omnes);
diritti relativi: sono diritti che possono essere fatti valere solo nei
confronti di uno o più determinati soggetti;
diritti potestativi: potrebbero definirsi una situazione intermedia
tra quelli assoluti e quelli reali, infatti possono essere fatti valere
nei confronti di più determinati soggetti, senza l’intervento del
soggetto passivo.
- natura:
a seconda della loro natura i diritti soggettivi si dividono in base:
alla possibilità di essere trasferiti:
diritti trasmissibili (o disponibili): ossia che possono essere
trasferiti ad una seconda persona. Questo può avvenire
mediante due modalità:
o atto tra vivi (inter vivos): come ad esempio la vendita
di un immobile;
o successione a causa di morte (mortis causa): accade
quando un proprietario redige il testamento
stabilendo a chi trasferirà la proprietà di un bene alla
sua morte.
diritti non trasmissibili (o indisponibili): sono diritti che non
possono essere trasferiti perché strettamente legati alla
persona (ad es. i diritti della personalità).
alla loro dipendenza da un altro diritto:
diritti principali: hanno un’esistenza propria e sono
indipendenti dagli altri;
diritti accessori: per esistere, hanno bisogno di un altro
diritto a cui sono strettamente dipendenti. Con il
trasferimento di un diritto principale, si trasferisce anche
quello a lui accessorio.
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- contenuto:
a seconda del loro contenuto, i diritti soggettivi si differenziano in:
diritti privati: comprendono facoltà o pretese che si possono far
valere nei confronti di altre persone, fisiche o giuridiche che
siano. A loro volta si distinguono in:
diritti patrimoniali: comprendono i diritti che hanno un
contenuto economico e si dividono in:
o diritti reali: sono diritti che conferiscono al
proprietario un potere assoluto e immediato su una
cosa. Hanno sempre un soggetto e un oggetto. Lo
sono i:
diritti sulle cose proprie: conferisce al
proprietario il diritto di godere e di disporre
(ad es. vendere);
diritti sulle cose altrui: conferiscono al
proprietario il diritto di godere della cosa, ma
non di disporne;
diritti di garanzia: forniscono una garanzia
all’adempimento di un’obbligazione (ad es.
pegno e ipoteca);
o diritti di obbligazione: rappresenta il rapporto tra
due soggetti legati da un’obbligazione. Gli elementi
fondamentali sono:
i soggetti:
quello attivo: detto creditore, che
esercita il diritto;
quello passivo: detto debitore, al quale
spetta l’obbligo;
la prestazione, che può essere:
di dare;
di fare;
di non fare;
il vincolo giuridico che rende la prestazione
obbligatoria;
diritti non patrimoniali: sono quelli che non hanno
contenuto economico e, perciò, tutelano la personalità e la
famiglia.
diritti pubblici: comprendono facoltà o pretese che si possono far
valere nei confronti dello Stato o di altri enti pubblici.
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8 – Il rapporto giuridico.
Per rapporto giuridico, si intende quella relazione tra due o più individui, regolata da
norme giuridiche.
- l’oggetto:
- il fatto:
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I soggetti del rapporto giuridico.
I soggetti del rapporto giuridico sono i titolari dei diritti e dei doveri che
derivano da esso. Perciò, è soggetto di rapporto giuridico, ogni persona
capace di diritti e di obblighi.
9 – La persona fisica.
Per persona fisica, si intende ogni essere umano nato vivo.
I due requisiti necessari per poter parlare di persona fisica sono:
o l’essere nato, ossia che si sia del tutto separato dal corpo materno;
o l’essere vivo, ossia che respiri in modo completo.
Capacità giuridica.
È la possibilità della persona fisica di essere titolare di diritti e di doveri.
La capacità giuridica si acquista con la nascita e si perde con la morte.
A questo proposito, si può dire che i soggetti concepiti non hanno capacità
giuridica, questa caratteristica ha permesso l’introduzione della legge
sull’aborto.
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I principali sono:
o diritto all’onore:
Salvaguardia la dignità della persona e punisce con la reclusione il
reato di ingiuria;
o diritto al nome:
Tutela l’individuo nell’usare il proprio nome per essere
identificato e per differenziarsi dagli altri. Lo stesso accade per lo
pseudonimo, nel caso in cui questo assuma la stessa importanza
del nome;
o diritto all’immagine:
Afferma che l’immagine di una persona può essere esposta,
riprodotta o messa in commercio solo con il consenso di questa.
Se la pubblicazione viene effettuata al di fuori dei casi ammessi
da legge o con pregiudizio alla reputazione della persona,
l’autorità può disporre che cessi l’abuso, salvo il risarcimento.
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Capacità di agire.
È la capacità di esercitare i propri diritti e assumere i propri doveri. In altre
parole, è la capacità di costituire, modificare ed estinguere rapporti giuridici.
La capacità di agire, detta anche capacità negoziale, si acquista al compimento
dei 18 anni. La legge presume che a quest’età un soggetto sia in grado di
intendere e di volere.
gli interdetti:
questi possono essere:
interdetti legali:
si ha quando l’interdizione sia una
pena accessoria a
a) la condanna all’ergastolo;
b) la reclusione per non meno
di 5 anni;
Interdetti giudiziali:
si ha quando un soggetto sia
incapace di provvedere ai propri
interessi a causa di un’infermità
mentale;
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o relativamente incapaci:
che sono:
i minori emancipati:
sono minori che hanno compiuto 16 anni, e
vengono autorizzati a sposarsi prima di aver
compiuto la maggior età. Un minore viene
emancipato solo in presenza di gravi motivi (ad
esempio una gravidanza), e acquista una
limitata capacità di agire. Infatti è in grado di:
compiere atti di ordinaria
amministrazione in autonomia;
per atti di straordinaria
amministrazione c’è bisogno del
consenso del curatore e del Tribunale.
Il curatore è una persona maggiorenne, scelta
dal Tribunale, che, di solito è uno dei genitori.
gli inabilitati:
è un provvedimento che limita la capacità di
agire di un soggetto. Questo viene pronunciato
dal Tribunale e gli inabilitati sono di solito:
persone affette da handicap;
persone inferme di mente;
tossicodipendenti o alcolizzati;
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Sedi giuridiche della persona fisica.
La sede giudica della persona fisica è il luogo dove questa abita, esercita la
propria professione e ha la sede dei propri affari.
L’ordinamento giuridico distingue tre sedi giuridiche:
- il domicilio:
è il luogo dove la persona ha stabilito la sede principale dei suoi
affari.
Per essere tale sono necessari due elementi:
quello intenzionale: ossia la volontà del soggetto di
mantenere in quel luogo la sede principale dei propri affari;
quello materiale: ossia, l’effettiva stabilità, in quel luogo,
delle relazioni che riguardano il soggetto.
Per quanto riguarda i minori e gli interdetti, la dimora coincide
con quella dei genitori o del tutore.
- la residenza:
si intende il luogo nel quale la persona ha la dimora abituale. Essa
non deve essere necessariamente continua, ma deve essere
durevole. Questa si presuppone fino a prova contraria.
Tra le principali conseguenze legate alla residenza ci sono: il luogo
di celebrazione del matrimonio e la competenza del Tribunale per
l’adozione.
- la dimora:
La dimora corrisponde al luogo nel quale un soggetto soggiorna,
se pur breve, ma non momentaneo.
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Incertezza sulla situazione giuridica della persona fisica.
Per quanto riguarda l’incertezza sulla situazione giuridica della persona fisica si
possono verificare tre casi diversi:
- scomparsa:
quando si dichiara la scomparsa di un soggetto, che dura fino a 2
anni, il giudice può nominare un curatore che si occupi dei suoi beni.
SCOMPARSA CURATORE
fino a 2 anni
- assenza:
se dopo 2 anni non si hanno ancora notizie del soggetto, si dichiara
l’assenza dello stesso. In questa condizione i suoi beni vengono
affidati ai suoi eredi i quali, però, possono svolgere solo attività di
ordinaria amministrazione. Nel caso in cui, l’assente ritorni, gli eredi
sono tenuti a restituire i beni.
Il coniuge non può risposarsi e, se lo fa, questo non ha effetti civili.
2 anni
POSSESSO TEMPORANEO
ASSENZA MATRIMONIO SENZA EFFETTI
fino a 10 anni GIURIDICI
EREDITA’
MORTE 10 anni
MATRIMONIO CON EFFETTI
PRESUNTA
GIURIDICI
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Fine della persona fisica e commorienza.
Con la morte si ha l’estinzione della persona fisica e delle sue capacità.
La morte può essere accertata in due diversi modi:
o diretto: se è possibile rinvenire e/o riconoscere il cadavere;
o indiretto: se non è possibile rinvenire e/o riconoscere il cadavere.
9 – La persona giuridica.
È un ente dotato di personalità giuridica formato da una pluralità di persone che
perseguono uno stesso scopo. Si distinguono in base ai soggetti che l’hanno creata
in:
o enti pubblici: hanno scopi di carattere pubblico;
o enti privati: sono enti creati da privati e si dividono in:
enti che perseguono fini lucrativi;
enti che non perseguono fini lucrativi.
Tra gli enti che non perseguono fini lucrativi possiamo trovare associazioni, comitati
e fondazioni.
Uno dei fattori che le differenzia tra di loro è possedere un’autonomia patrimoniale
che può essere:
- perfetta: quando il patrimonio dei soci e quello dell’ente sono separati;
- imperfetta: quando questa divisione non avviene.
Associazioni.
Più soggetti, detti associati, per dar vita all’associazione stipulano un
contratto formato da:
o atto costitutivo: che contiene gli associati, lo scopo e il patrimonio;
o statuto: contiene le regole di gestione dell’associazione.
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Le associazioni possono essere:
o riconosciute:
avviene nel momento in cui si chiede il riconoscimento ad
un’autorità amministrativa, che valuta che lo scopo
dell’associazione sia lecito e possibile, e che il suo patrimonio sia
idoneo. Una volta riconosciuta l’associazione consegue
un’autonomia patrimoniale perfetta. In questo caso ogni
cambiamento deve essere comunicato all’autorità. L’associazione
termina nel momento in cui si raggiunge lo scopo, oppure quando
ciò non è possibile.
o non riconosciute:
si può creare con scrittura privata e sia ha un’autonomia
patrimoniale imperfetta, perciò i creditori potranno far valere i
loro diritti sul patrimonio dei singoli associati.
Comitati.
I comitati sono caratterizzati da tre soggetti:
o promotori:
ossia coloro che promuovono un determinato scopo e raccolgono
fondi tramite pubbliche sottoscrizioni;
o oblatori:
sono i soggetti che sottoscrivono e sono obbligati a versare la
somma promessa;
o organizzatori:
sono coloro che devono assicurarsi che le somme versate servino
a perseguire lo scopo.
Fondazioni.
Le fondazioni nascono quando un soggetto, detto fondatore, decide di
destinare una somma ad uno scopo. I soggetti sono:
o il fondatore: colui che fornisce il patrimonio;
o gli amministratori: coloro che gestiscono la somma.
Per legge, le fondazioni, devono essere necessariamente riconosciute e,
perciò, godono di un’autonomia patrimoniale perfetta.
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10 – I beni.
Secondo l’articolo 810 del Codice Civile i beni sono le cose “che possono formare
oggetto di diritti”.
I beni possono essere classificati in base
alla loro natura:
o beni mobili, immobili e mobili registrati;
o beni materiali e immateriali;
o beni fungibili e infungibili;
o beni consumabili e inconsumabili;
o beni produttivi e improduttivi;
o beni divisibili e indivisibili;
o beni fruttiferi e infruttiferi;
o beni semplici e composti;
alla loro appartenenza:
o beni in patrimonio e fuori patrimonio;
o beni demaniali e patrimoniali.
NATURA:
Beni mobili, immobili e mobili registrati.
Per beni immobili, ci si riferisce a quei beni che, per ragioni naturali o
artificiali, sono materialmente incorporate al suolo.
Per beni mobili, invece, ci si riferisce a tutti gli altri beni, alcuni di questi anche
se registrati in pubblici registri (ad es. Automobili).
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Beni produttivi e improduttivi.
Se un bene genera frutti naturali viene definito bene produttivo. Nella
categoria dei beni improduttivi rientrano sia i beni infruttiferi, sia i beni civili.
APPARTENENZA:
Beni in patrimonio e fuori patrimonio.
Sono beni in patrimonio, quelli che appartengono ad un soggetto e possono
essere di proprietà di privati o di enti pubblici.
Sono beni fuori patrimonio, o beni vacanti, quelli che non appartengono a
nessun soggetto. Questi possono essere:
o beni non appartenuti mai ad alcun soggetto;
o beni che sono stati abbandonati.
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o indisponibili: sono quelli destinati a fini pubblici. Sono inalienabili finché
dura la loro utilità;
o disponibili: servono a fornire un reddito agli enti pubblici territoriali
(comuni, regioni, province). Sono alienabili e usucapibili.
11 – La proprietà.
La proprietà fornisce il diritto di godere e disporre dei beni in modo pieno ed
esclusivo.
Potere di godimento.
Consiste nella facoltà di usare o no il bene, di trasformarlo o, addirittura,
distruggerlo.
Potere di disposizione.
Si riferisce a tutto quello che riguardano gli atti giuridici, a decidere la
destinazione economica del bene e di scegliere la durata di godimento e di
utilizzo della stessa.
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o accessione:
può essere di tre tipi:
di beni immobili, sono:
o alluvione: quando si ha un distacco lento del
terreno che va ad unirsi ad un altro
fondo;
o avulsione: quando si ha un distacco improvviso
del terreno che va ad unirsi ad un altro
fondo.
di bene mobile a immobile: può essere:
o unione: due cose vengono unite, ma restano
indipendenti;
o commistione:due cose vengono unite e non è più
possibile separarle. Se appartengono a
persone diverse quello con valore
minore riceve un indennizzo;
invertita: quando un soggetto costruisce
un’opera a lui utile in una parte
inutilizzata di un fondo confinante, può
comprare quella parte di terreno entro
tre mesi pagando il doppio del suo
valore, a meno che il proprietario si
opponga e chieda il risarcimento.
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13 – Diritti reali di godimento su cosa altrui.
Essi attribuiscono un potere su di una cosa altrui e si dicono diritti reali minori. Sono:
- superficie;
- enfiteusi;
- usufrutto;
- uso e abitazione;
- servitù.
Superficie.
Secondo il Codice Civile, chi è proprietario di un fondo, lo è anche si quello che
c’è sopra e sotto.
Concedendo ad un secondo soggetto il diritto di superficie, il proprietario va a
limitare la propria (art. 840 cc).
Si può acquistare per contratto, testamento ed usucapione e può essere a
tempo indeterminato o determinato.
L’estinzione, invece, si verifica per rinuncia, consolidazione o prescrizione.
Enfiteusi.
Il diritto di enfiteusi concede ad un soggetto, detto enfiteuta, lo stesso potere
del proprietario su di un fondo. Questo però è tenuto a migliorarlo e a pagare
un canone annuale.
Nasce per contratto, usucapione o testamento. Il diritto ha una durata minima
di 20 anni e l’enfiteuta, allo scadere del termine, ha il diritto di affrancazione,
ossia può acquistare il fondo pagando 15 annualità.
Per quanto riguarda l’estinzione, il proprietario può annullare il contratto
concedendo all’enfiteuta l’esenzione dal pagamento del canone per due anni
o al miglioramento del fondo per la stessa durata.
Usufrutto.
È il diritto di disporre di un bene altrui e di percepirne i frutti.
L’usufruttuario non può cambiare la destinazione economica del bene.
Può essere costituito per legge, per contratto, testamento o usucapione.
L’usufrutto può estinguersi per scadenza del termine, rinunzia, prescrizione,
consolidazione, perimento totale della cosa o per espropriazione.
Uso e abitazione.
Chi è titolare del diritto di uso può disporre di un bene e raccoglierne i frutti
solo in misura necessaria dei bisogni suoi e della sua famiglia.
Quando l’oggetto del diritto è un’abitazione si definisce, appunto, diritto di
abitazione. Si costituisce per legge, usucapione, contratto o testamento.
Si estingue alla morte del titolare.
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Servitù.
Avviene quando due fondi appartenenti a due proprietari diversi sono vicini e
nel caso che al vantaggio di uno dei due corrisponda uno svantaggio all’altro.
I fondi, in questa situazione, si definiscono:
o servente: quello del soggetto che ha uno svantaggio;
o dominante: quello del soggetto che ha un vantaggio.
Comunione.
La comunione si ha quando una situazione di godimento su di un singolo bene
da parte di più soggetti.
Ad ogni proprietario corrisponde una quota che corrisponde alla sua porzione
di proprietà sul bene. Di solito queste sono distribuite equamente.
La comunione può essere:
o volontaria: quando nasce dall’accordo dei soggetti;
o legale: quando viene imposta dalla legge;
o incidentale: quando nasce da un evento casuale.
Il godimento, tra i titolari, deve essere omogeneo e nessuno di loro può
cambiare la destinazione economica del bene. Per un eventuale alienazione
del bene si richiede l’unanimità dei soggetti.
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Per quanto riguarda lo scioglimento, si distinguono due casi:
o beni divisibili: un qualsiasi titolare può decidere di sciogliere la
comunione e questo può avvenire:
convenzionalmente: per volontà dei titolari;
giudizialmente: per volontà del giudice.
o beni indivisibili: si aliena il bene e il ricavato viene diviso secondo le
quote.
Condominio.
Il condominio serve a permettere la coesistenza di più proprietà nello stesso
edificio.
Il condominio nasce nel momento in cui il primo proprietario trasferisce una
proprietà ad un secondo soggetto.
Le parti e i servizi comuni vanno usati nel rispetto degli altri proprietari.
I diritti di cui ogni condomino è titolare variano in base alla quantità di
proprietà che questi possiedono (riportate in tabelle millimetrali).
L’organo di amministrazione del condominio è l’assemblea, in cui i condomini
discutono di eventuali decisioni comuni da prendere. Queste sono valide solo
nel caso in cui abbia partecipato all’assemblea almeno la metà del valore
dell’edificio.
Condomini con più di 10 proprietari necessitano di un regolamento.
L’amministratore è colui che rappresenta i condomini in giudizio e nei
confronti di terzi.
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Multiproprietà.
La multiproprietà è caratterizzata dal fatto che si può godere di una proprietà
solo in un determinato periodo dell’anno che va da 1 a 2 settimane.
Il regolamento viene proposto da un promotore (di solito un’agenzia
immobiliare) e i singoli proprietari sottoscrivono una quota dell’immobile.
La disciplina tutela l’acquirente e obbliga il venditore a fornire un contratto
dove sono contenute tutte le informazioni utili. L’acquirente può recidere il
contratto senza alcuna conseguenza se lo fa entro 14 giorni dalla
sottoscrizione dello stesso.
Azione di rivendicazione.
Può essere esercitata dal proprietario nel caso in cui ritenga che il suddetto
bene si trovi in mani altrui. L’azione ha effetto anche se il soggetto che si
ritiene detenga il bene, non ne è più in possesso.
Inoltre colui che sostiene essere il reale proprietario dovrà dimostrare di
averlo legalmente acquistato e anche che i precedenti possessori abbiano
fatto lo stesso (probatio diabolica).
Azione negatoria.
Può essere esercitata da un proprietario quando un terzo cerca di dimostrare
un diritto sulla proprietà in questione.
Azione confessoria.
Viene usata dal proprietario quando ci sono degli atti che disturbano i suoi
diritti.
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Azione di nuova opera o di danno temuto.
Può essere esercitata sia dal proprietario che dal titolare della situazione reale
e avviene nel momento in cui si teme di subire un danno causato da una
nuova opera vicina al proprio fondo (es. un tetto pericolante).
Azione di reintegrazione.
Spetta al possessore che sia stato violentemente o clandestinamente
spogliato del bene e serve a reintegrare quest’ultimo. Deve essere esercitata
entro un anno dallo spoglio oppure dalla scoperta della clandestinità.
Azione di manutenzione.
Può essere chiesta dal proprietario di un bene il cui possesso sia stato
molestato. Occorre che il possesso:
a) duri costantemente da più di un anno;
b) non sia stato ottenuto in modo violento o clandestino.
L’azione può essere esercitata anche da chi ha subito uno spoglio non violento
o clandestino e viene definita azione di manutenzione recuperatoria.
Azione di nunciazione.
Sono azioni esercitabili dal possessore, oltre che dal proprietario, al fine di
preservare il suo fondo in vista della comparsa di opere che possono
compromettere lo stesso.
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15 – Situazioni possessorie.
Il possesso è il potere di fatto esercitato da un soggetto su di un determinato bene, il
quale si comporta come se ne fosse proprietario o titolare di altro diritto di
godimento. È caratterizzato da due elementi:
- oggettivo: disponibilità materiale;
- soggettivo: ci si comporta come se si fosse proprietari.
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Usucapione.
L’usucapione è un modo di acquisto della proprietà a titolo originario.
Si verifica quando si esercita il possesso continuato nel tempo, in particolare,
per l’usucapione ordinaria:
a) Per i beni immobili e l’universalità di mobili il termine è di 20 anni;
b) Per i beni mobili non registrati, se in buona fede, il termine è di 10
anni, altrimenti è di 20 anni.
Mentre, per l’usucapione abbreviata:
a) Chi acquista in buona fede, da chi non è proprietario, un bene
immobile, in forza di un titolo idoneo a trasferire la proprietà, ne
acquista il possesso per usucapione dopo 10 anni dallo stesso;
b) Per i beni mobili registrati il termine è di 3 anni;
c) Per un’universalità di mobili acquistata in buona fede, tramite un
titolo idoneo, l’usucapione si compie in 10 anni.
Detenzione.
Si ha invece la detenzione quando il soggetto ha la disponibilità materiale ma non
si comporta come se fosse il proprietario. Vi sono quattro casi in cui si ha la
detenzione:
- amicizia e ospitalità: ad es. un amico presta un oggetto che gli sarà
restituito;
- per servizio: per l’esercizio di un’attività lavorativa (es. autista/camionista);
- per contratto: contratto con cui si ha la disponibilità del bene nel proprio
interesse (es. locazione o affitto);
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16 – Prescrizione e Decadenza.
La Prescrizione produce l’estinzione della situazione soggettiva per effetto
dell’inerzia del suo titolare, che non la “esercita” o non ne “usa” per il tempo
determinato dalla legge.
Il fondamento della legge sta nel fatto che il trascorrere del tempo rende palese il
disinteresse del titolare e lascia presumere che questo vi abbia rinunziato.
Non si prescrivono:
- i diritti indisponibili: se il titolare non può disporne, non può neppure
perderli per inerzia;
- la qualità di erede;
- le facoltà (in facultativis non datur praescriptio);
- gli altri diritti indicati dalla legge (2934).
Quanto al diritto di proprietà, la sua imprescrittibilità si desume
dall’imprescrittibilità dell’azione di rivendicazione a sua difesa.
Tuttavia il diritto di proprietà si estingue se all’inerzia del proprietario corrisponde il
prolungato possesso di altri, che acquista la proprietà per usucapione (948).
Fondamento dell’imprescrittibilità della proprietà: fino a che non vi è un
controinteressato. Si prescrivono invece:
- i diritti di credito;
- i diritti reali su cosa altrui.
Il termine ordinario di prescrizione, che vale quando non sia diversamente stabilito,
è di dieci anni (2946); di venti anni invece per i diritti reali di godimento (superficie,
enfiteusi, servitù, usufrutto) e per l’ipoteca (2880).
Sospensione.
Ipotesi in cui la prescrizione si sospende (es. militare, malattia, incapacità);
Interruzione.
Si ha quando il titolare esercita il proprio diritto davanti al giudice (giudiziale)
o con raccomandata/mail (stragiudiziale). In seguito all’interruzione comincia
una nuova prescrizione.
Ambedue si applicano all’usucapione.
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La Decadenza comporta l’estinzione di un diritto che non sia esercitato entro un
dato termine (c.d. perentorio, che non ammette deroga): l’inerzia del titolare e il
decorso del tempo fanno sì che il diritto si estingue.
Differenza decadenza-prescrizione.
A base della decadenza vi è un’esigenza obiettiva di certezza assoluta delle
situazioni giuridiche, a differenza della certezza combinata con le ragioni
dell’inerzia (sospensione) tipica della prescrizione;
la decadenza può essere impedita soltanto dal compimento dell’atto previsto,
non anche dal compimento degli atti interruttivi o di sospensione.
La decadenza sussiste “quando un diritto deve esercitarsi entro un dato
termine sotto pena di decadenza”.
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17 – Situazioni di garanzia.
Le situazioni di garanzia sono di tre tipi:
a) situazioni di garanzia patrimoniali;
b) situazioni reali di garanzia;
c) situazioni personali di garanzia.
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Il legislatore mette a disposizione degli strumenti di tutela preventiva al
creditore che teme di perdere la garanzia rappresentata dal patrimonio del
debitore. Questi sono:
o azione surrogatoria: è l’azione secondo cui CREDITORE
DEBITORE
a) azione revocatoria: assegna al
creditore la facoltà di rendere
CREDITORE invalidi gli eventuali atti di
disposizione che il debitore
Atto di
compie al fine di diminuire la
disposizione propria garanzia patrimoniale.
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b) Situazioni reali di garanzia.
I diritti reali di garanzia limitano i poteri di disposizione del proprietario e
pongono un bene a garanzia del credito. Attribuiscono al titolare il diritto di
sequela, ossia il diritto di soddisfare il proprietario tramite l’espropriazione del
bene e la sua vendita all’asta.
La categoria delle situazioni reali di garanzia contiene:
o il pegno;
o l’ipoteca.
Hanno caratteristiche comuni:
o realtà: sono opponibili erga omnes;
o accessorietà: sussistono solo in presenza di un debito da garantire;
o indivisibilità: garantiscono l’intero credito fino alla sua totale
realizzazione.
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c) Situazioni personali di garanzia.
Nella categoria delle situazioni personali di garanzia rientra unicamente il
diritto di fideiussione.
Il fideiussore è “colui che, obbligandosi personalmente verso il creditore,
garantisce l’adempimento dell’obbligazione altrui”.
Il fideiussore può avvalersi del c.d. rilievo, che gli permette, in ipotesi
specificamente indicate dal legislatore, di liberarsi dal vincolo obbligatorio nei
confronti del debitore.
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18 – Le obbligazioni.
L’obbligazione è un vincolo giuridico in forza del quale un soggetto, detto debitore,
deve adempire ad una prestazione suscettibile di valutazione economica per
soddisfare l’interesse di un altro soggetto, detto creditore.
Gli elementi fondamentali delle obbligazioni sono:
- il vincolo giuridico;
- la prestazione;
- le situazioni soggettive.
Il vincolo giuridico.
È il legame che tiene insieme il rapporto obbligatorio.
Si distinguono due situazioni:
o una attiva: il creditore, colui che può pretendere l’esecuzione
della prestazione;
o una passiva: il debitore, colui che è tenuto ad eseguire la
prestazione.
L’obbligazione può nascere anche se una delle parti non è ancora stata
individuata (ad es. promessa al pubblico, promettere una ricompensa a chi
ritrova il cane).
Nel codice civile ci si riferisce in tre modi diversi alle obbligazioni, a seconda
del punto di vista:
o con “diritti di credito”: ci si riferisce al fenomeno dal punto di
vista del creditore;
o con “obbligazione”: ci si riferisce al fenomeno dal
punto di vista del debitore;
o con “rapporto obbligatorio”: ci si riferisce alla connessione che c’è tra
le due situazioni.
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La prestazione.
La prestazione è sia l’oggetto che il contenuto della prestazione e consiste
nello svolgimento di un’attività o nel conseguimento di un risultato.
In base alla natura della prestazione si classificano i rapporti obbligatori:
o di fare: obbligazioni che producono un bene;
o di non fare: obbligazioni che si attuano tramite un’astensione;
o di dare: quando è compreso il pagamento di una somma.
La prestazione deve essere economicamente valutabile, ciò al fine di poter
regolare una sanzione di valore equivalente nel caso in cui il debitore non
adempi all’obbligo.
L’interesse del creditore è un elemento fondamentale all’esistenza
dell’obbligazione e questo può essere:
o particolare: quando vuole che sia soddisfatto da un particolare
debitore;
o patrimoniale: quando ha ad oggetto una somma di denaro;
o non patrimoniale: quando ha ad oggetto una prestazione professionale.
Situazioni soggettive.
Nel corso del rapporto, le parti devono tenere dei precisi comportamenti:
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Per quanto riguarda la nascita dell’obbligazione, può avvenire per:
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Oltre all’indebito, si ha una situazione di ingiustificato arricchimento, quando si
svolge un’attività che determini un arricchimento ingiustificato di un soggetto, ma
provochi una diminuzione del patrimonio di un altro e non ci sono presupposti per
attuare azione l’azione di ripetizione.
Colui che si è impoverito potrà rivolgersi verso colui che si è arricchito per avere un
indennizzo.
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Nel caso in cui si verifichino problemi nel rapporto, tali da ritardare l’estinzione
dell’obbligazione si ha una mora, che può essere del creditore come del debitore.
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Oltre all’adempimento, esistono altre modalità di estinzione delle obbligazioni:
1. Compensazione:
avviene quando tra situazione attiva e passiva ci sono debiti e crediti
reciproci tali da compensarsi a vicenda.
2. Novazione:
è l’estinzione dell’obbligazione voluta dalle parti per crearne una nuova.
Può essere:
oggettiva: quando si modifica l’oggetto o il titolo;
soggettiva: quando si modifica la titolarità della situazione
debitoria.
3. Confusione:
L’obbligazione si può estinguere nel caso in cui la qualità creditoria e
quella debitoria risiedano nello stesso soggetto. In mancanza di una
qualsiasi funzione utile nel rapporto, lo stesso si estingue.
5. Impossibilità sopravvenuta:
si intende che un debitore non possa adempiere alla prestazione perché
sopravviene un’impossibilità oggettiva e assoluta (non riesce lui e
nessun altro) per qualcosa di imprevedibile o di inevitabile.
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Può avvenire che si abbiano delle modificazioni del rapporto obbligatorio, sia dal
lato attivo, che da quello passivo.
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Dal lato passivo:
- delegazione:
avviene quando il debitore (delegante) affida ad un terzo soggetto
(delegato), l’incarico di assumere il debito nei confronti del creditore
originario (delegatario).
Il rapporto “interno” tra il delegante e il delegato, detto anche rapporto
di provvista, impegna il delegato a provvedere all’adempimento.
Il rapporto “esterno” tra il delegatario e il delegante, è detto anche
rapporto di valuta.
Si dividono in:
delegazione di debito:
avviene quando il delegato assume l’incarico dal delegante
e si divide in:
o delegazione liberatoria: quando il delegante non è
più coinvolto nel rapporto. Il
creditore deve essere
d’accordo;
o delegazione cumulativa: il delegante resta nel
rapporto, a cui si aggiunge
anche il delegato come
debitore;
o delegazione titolata: quando viene specificato il
motivo della delegazione;
o delegazione pura: quando non viene
specificato il motivo della
delegazione;
delegazione di pagamento:
il delegato non diventa il nuovo debitore, però adempie per
conto del debitore, salvo la volontà di quest’ultimo;
- espromissione:
avviene quando un soggetto (espromittente) si assume il debito del
debitore originale (espromesso) nei confronti del creditore
(espromissario). È necessario specificare il motivo e stabilire il rapporto
di valuta. Possono esserci due tipi di espromissioni:
espromissione liberatoria: il debitore originario viene escluso
dal rapporto;
espromissione cumulativa: si applica per analogia della
delegazione e il nuovo debitore si
aggiunge a quello originario.
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- accollo:
si verifica quando un terzo (accollante), decide di adempiere per conto
di un debitore (accollato) nei confronti di un creditore (accollatario).
Si può avere:
accollo interno: quando avviene senza il consenso del
creditore;
accollo esterno: quando avviene con il consenso del creditore
e, in questo caso l’accollo può essere
liberatorio o cumulativo per analogia con la
delegazione.
- obbligazioni pecuniarie:
sono obbligazioni che hanno ad oggetto somme di denaro. I pagamenti
superiori a 3000 euro possono essere svolti solo tramite un
intermediario.
Le obbligazioni pecuniarie sono influenzate dai fenomeni del
cambiamento di potere d’acquisto della moneta, come il cambio e
l’inflazione. Perciò si presuppongono situazioni di:
debito di valuta: quando la stessa sorge per un valore che non
ha alcun parametro di riferimento;
debito di valore: quando assume rilevanza rispetto ad un
determinato valore economico da trasferire al
creditore.
- obbligazioni alternative:
si hanno quando un unico rapporto obbligatorio ha per oggetto più
prestazioni e il debitore deve eseguire obbligatoriamente una delle
prestazioni dedotte. La scelta, di norme, spetta al debitore, salvo nei
casi in cui la facoltà di scelta spetta o al creditore o a terzi.
Una volta fatta la scelta, essa diviene irrevocabile e si ha la
concentrazione dell’obbligazione, cioè l’obbligazione da alternativa
diventa semplice.
- obbligazioni facoltative:
hanno ad oggetto un’unica prestazione, ma il debitore può scegliere di
adempire in modo diverso. Tuttavia, se questa prestazione, che è ormai
diventata obbligazione anch’essa, diviene impossibile, la stessa si
estingue.
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- obbligazioni solidali:
lega più soggetti all’adempimento di una singola prestazione. Ognuno
può essere costretto ad eseguirla interamente e la stessa libera tutti gli
altri.
Si ha un’obbligazione parziaria quando la prestazione di divide fra i
diversi debitori secondo una quota. L’inadempimento di uno dei
debitori è sopportato dal creditore, a differenza dell’obbligazione
solidale in cui la stessa si divide fra i restanti debitori.
Nei rapporti tra i debitori, la prestazione si divide in base alle quote.
Nonostante ciò, se uno di essi ha eseguito da solo la prestazione, può
richiedere la prestazione da tutti gli altri.
Nei rapporti tra il creditore e la totalità dei debitori, gli effetti favorevoli
si estendono a tutti, mentre quelli sfavorevoli si limitano al singolo
debitore.
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19 – Autonomia negoziale e autonomia contrattuale.
Il negozio giuridico e il contratto.
Il negozio giuridico è una manifestazione di volontà diretta a produrre effetti
riconosciuti e garantiti dall’ordinamento giuridico. Può essere:
o unilaterale: quando la dichiarazione della volontà proviene da
un’unica parte;
o bilaterale: quando le dichiarazioni di volontà provengono da
due parti distinte e contrapposte;
o plurilaterale: quando le dichiarazioni di volontà provengono da più
parti;
Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire, modificare o
estinguere tra loro un rapporto giuridico di tipo patrimoniale. Può essere:
o bilaterale: quando la volontà proviene da due parti;
o plurilaterale: quando la volontà proviene da più parti;
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b) Elementi essenziali.
La manifestazione di volontà consiste nell’esternare il proprio volere
all’interno del negozio e si può fare in forma:
o espressa: attraverso una dichiarazione espressa tramite parole, segnali,
ecc;
o tacita: la si desume da un comportamento inequivocabile;
L’accordo è l’incontro delle diverse parti contraenti ed è composto da:
o proposta: è la dichiarazione di volontà di colui che prende l’iniziativa;
o accettazione: è la dichiarazione di volontà di colui che accetta;
Il contratto si considera concluso solo al momento in cui il proponente ha
conoscenza dell’accettazione dell’altra parte. Fino a quel momento le
rispettive manifestazioni possono essere revocate, se lo si fa dopo si deve
corrispondere un risarcimento dei danni nei confronti della parte
danneggiata.
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c) Elementi accidentali.
La condizione è un evento futuro ed incerto che determinerà l’efficacia
o la cessazione del negozio o del contratto. Può essere:
sospensiva:
ossia, fino al verificarsi dell’evento, il negozio o il contratto
rimane in sospeso. Se questo non si verifica esso non
produrrà effetti;
NEGOZIO O
condizione EFFETTI
CONTRATTO
risolutiva:
in negozio o il contratto produce i suoi effetti, ma se
l’evento si verifica, questo smette.
NEGOZIO O
EFFETTI condizione
CONTRATTO
Il termine è una data futura e certa che indica l’inizio e la fine degli
effetti giuridici del negozio o del contratto. Può essere:
o iniziale: segna l’inizio degli effetti;
o finale: segna la cessazione degli effetti;
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I contratti sono classificabili secondo diversi criteri:
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riguardo all’esistenza di un reciproco sacrificio, in contratti:
- a titolo oneroso:
in cui alla prestazione di una parte corrisponde un sacrificio dell’altra;
- a titolo gratuito:
in cui la prestazione eseguita da una parte va esclusivamente a
beneficio dell’altra;
Il contratto preliminare.
È il contratto con il quale le parti si obbligano a stipulare un futuro contratto
(detto definitivo).
Si parla di preliminare
- unilaterale se una sola delle parti si obbliga alla futura stipulazione;
- bilaterale, se entrambe le parti si impegnano a concludere il definitivo.
E' un contratto con efficacia obbligatoria per le parti, che assumono
l'obbligazione di prestare un futuro consenso. In quanto contratto
perfettamente valido e vincolante, le parti del preliminare, che ha ad oggetto
una prestazione di fare, possono chiederne l'esecuzione forzata in forma
specifica, attraverso la specifica domanda indicata all'art. 2932 del c.c..
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La simulazione è la procedura secondo cui le parti fingono di stipulare un contratto.
Questa può essere:
- assoluta:
quando le parti, alla fine, non stipulano nessun contratto;
- relativa:
quando le parti, alla fine, stipulano un contratto diverso da quello
simulato. In questo caso la simulazione viene definito atto simulato,
mentre il negozio effettivo viene definito atto dissimulato.
Per quanto riguarda gli effetti degli atti simulati di dividono in quelli prodotti:
- tra le parti:
o se la simulazione è assoluta, essa non produce alcun effetto;
o se la simulazione è relativa, l’atto valido è quello dissimulato;
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I vizi della volontà sono elementi perturbatori che influenzano la volontà al punto di
modificarla e renderla diversa da quella originale.
Questi rendono un negozio giuridico annullabile, mentre se la volontà fosse stata
assente fin dal primo momento, si tratterebbe di negozio nullo.
La legge attribuisce rilevanza a tre vizi della volontà:
a) errore;
b) violenza;
c) dolo.
a) Errore.
L’errore consiste in una falsa rappresentazione della realtà che concorre a
determinare la volontà di un soggetto. Affinché l’errore determini
l’annullabilità del negozio questo deve essere:
o essenziale: ossia che l’elemento oggetto dell’errore sia talmente
importante per il soggetto che senza di questo esso non l’avrebbe
commesso;
o riconoscibile: l’errore sia riconoscibile da una persona di normale
diligenza.
L’errore può essere:
o ostativo: riguarda una dichiarazione sbagliata;
o vizio: riguarda l’influenza dell’errore sulla formazione della volontà.
b) Violenza.
Consiste nella minaccia di un male che deve essere:
a) ingiusto: il suo obbiettivo è di ottenere un vantaggio che non spetta
a colui che minaccia;
b) notevole: quando è tale da fare impressione su di una persona
sensata;
al fine di ottenere una dichiarazione negoziale dal minacciato.
La violenza può essere:
o fisica: è una costrizione fisica del dichiarante e determina la
nullità del negozio;
o morale: è una minaccia rivolta al dichiarante e determina
l’annullabilità del negozio.
c) Dolo.
Consiste in artifizi, raggiri, frodi, usati per trarre in inganno una persona e
spingerla a compiere un negozio giuridico con lo scopo di trarne un indebito
vantaggio per sé o per altri.
La provenienza del dolo determina l’annullabilità del contratto:
o se proviene da una parte: il contratto sarà annullabile;
o se proviene da un terzo: si avrà l’annullabilità solo se colui che ne
trae vantaggio non ne era a conoscenza.
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Esistono due tipi di dolo:
o determinante: quando senza la presenza del dolo il negozio non
sarebbe stato concluso.
In questo caso, lo stesso è annullabile;
o incidente: quando il contratto sarebbe stato comunque
concluso, ma, senza il comportamento doloso, a
condizioni più favorevoli per la parte ingannata.
In questo caso, il contratto è comunque valido, ma la
parte che ha ingannato è tenuta al risarcimento dei
danni.
Un’ultima distinzione c’è tra:
o dolus malus: consiste in un comportamento mirato ad indurre in
errore la parte opposta;
o dolus bonus: consiste nell’esaltazione della qualità della merce o
della prestazione offerta.
La rappresentanza si verifica nel caso in cui una delle parti, detto rappresentato,
non manifesta direttamente la sua volontà, così lo fa un’altra persona, detta
rappresentante. Il negozio concluso viene definito rappresentativo.
La rappresentanza può essere:
- legale: quando deriva dalla legge;
- volontaria: quando deriva dalla volontà dell’interessato.
Rappresentanza legale.
Avviene quando il rappresentate è autorizzato da una norma giuridica.
Rappresentanza volontaria.
Avviene quando l’interessato conferisce al rappresentante il potere tramite un
atto chiamato procura.
Affinché il negozio rappresentativo sia valido l’interessato deve essere in
grado di agire e il rappresentante di intendere e di volere.
Inoltre, a secondo di come agisce il rappresentante, di distingue in:
- diretta:
in questo caso il rappresentante agisce per nome e nell’interesse del
rappresentato e il negozio giuridico si attua esattamente come se fosse
stato lo stesso rappresentato a concluderlo;
- indiretta:
in questo caso, il rappresentante agisce per nome proprio, ma
nell’interesse del rappresentato. Dovrà quindi formarsi un nuovo
negozio giuridico per trasferire gli effetti di quello originale al
rappresentato.
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La nullità del negozio giuridico si ha quando:
- manca un elemento essenziale;
- la causa è illecita, cioè è in contrasto con le norme dell’ordinamento;
- il contenuto è vietato dalle norme.
Può essere:
- totale: quando riguarda l’intero negozio giuridico;
- parziale: quando riguarda solo una parte del negozio giuridico.
In caso di nullità il negozio non produce i suoi effetti, almeno come negozio di quel
tipo. Infatti, è possibile convertirlo e si può avere:
- conversione sostanziale: avviene quando il negozio nullo ha tutti i
requisiti di sostanza e di forma di un’altra
tipologia di negozio ed è a descrizione delle
parti;
- conversione formale: avviene quando il negozio nullo produce gli
stessi effetti di un’altra tipologia di negozio,
indipendentemente dalla volontà delle parti;
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20 – Responsabilità civile.
Ci sono due ipotesi di responsabilità civile:
- responsabilità contrattuale: che è dovuta all’inadempimento di
un’obbligazione;
- responsabilità extracontrattuale: si applica anche dove non ci sono vincoli
che legano i soggetti e si basa sul
principio secondo cui non si deve creare
danno agli altri.
Per dimostrare tale responsabilità,
bisogna fornire al giudice:
a) il fatto;
b) la colpa;
c) danno ingiusto.
a) Il fatto.
Tra il comportamento del danneggiante e l’evento dannoso deve esserci un
nesso. Questo va dimostrato dal soggetto che ha ricevuto il danno. La
condotta del danneggiante può essere:
o omissiva: quando il danno si crea perché non si interviene;
o commissiva: quando il danno si è creato a causa dell’intervento.
b) La colpa.
Per avere la colpevolezza, è necessario che il soggetto sia imputabile, cioè
esso deve essere stato in grado di intendere di volere al momento dell’azione
dolosa.
c) Danno ingiusto.
Affinché un atto sia antigiuridico, ci deve essere un comportamento del
danneggiante che va a ledere una situazione soggettiva meritevole di tutela.
Responsabilità precontrattuale.
È la responsabilità che grava sulle parti durante una trattativa precontrattuale.
Essi devono, infatti, rispettare la buona fede reciproca.
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21 – Successione per causa di morte.
Ci si riferisce alla situazione in cui, un soggetto, in seguito alla morte, lascia in
eredità i propri beni. Se non vi è alcun testamento, questi vanno al coniuge, ai
discendenti e a gli ascendenti.
In Italia non è permessa la diseredazione.
La successione può essere:
- testamentaria: un soggetto può fare testamento e dare luogo ad una
successione a titolo:
a) particolare: quando si nomina un unico erede,
definito legatario;
b) universale: quando si nominano più eredi, a patto
che questi accettino l’eredità in forma
espressa o tacita;
Procedimento successorio.
La successione si apre nell’ultima residenza del defunto, per identificare la
competenza del giudice.
La successione si compone di diverse fasi, oltre all’apertura:
a. vocazione: consiste nell’individuazione dei soggetti che dovranno
ricevere l’eredità;
b. delazione: è l’atto che il successore fa in caso di accettazione
dell’eredità;
L’accettazione è irrevocabile, ma si può ritirare la rinuncia entro dieci anni
dall’apertura della successione.
Una volta accettata, il soggetto diventa erede delle attività e delle passività
del defunto. Nel caso in cui si rendesse conto che le passività sono maggiori,
potrebbe accettare con il beneficio di inventario, tramite il quale separa il
proprio patrimonio da quello ereditato.
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Il testamento deve essere scritto senza alcuna forzatura e il soggetto deve essere in
grado di di intendere e di volere. Questo può essere:
Nel caso che un testamento non olografo sia invalido per forma, può essere
convertito in olografo se scritto di proprio pugno.
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