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L’equilibrio finanziario: il fabbisogno finanziario e

l’autofinanziamento
1 – Il fabbisogno finanziario.
Ai fini di programmare l’equilibrio finanziario, risulta opportuno distinguere le
operazioni già in atto nel momento in cui si formulano i programmi, da quelle
che riguardano processi ancora da avviare. Perciò bisogna tenere separate le
nuove operazioni a seconda del circuito a cui appartengono.
Il circuito della produzione e quello dei finanziamenti concessi generano
entrambi un impiego di mezzi finanziari, cui faranno seguito solo
successivamente, i ricavi di vendita per il primo e le restituzioni dei
finanziamenti erogati con i relativi interessi, per il secondo.
Si può perciò affermare che, le operazioni indirizzate alla creazione di valore,
generano una carenza di mezzi finanziari nel periodo intermedio tra
l’acquisizione dei fattori produttivi e la vendita dei risultati dell’attività
produttiva. Sarà perciò compito dei circuiti di finanziamento del capitale di
prestito e di rischio ristabilire l’equilibrio finanziario.
Si può pertanto dire che, per quanto riguarda le nuove operazioni, l’equilibrio
finanziario sia il risultato di un’attività di programmazione aziendale che
armonizza i fabbisogni finanziari generati dalle attività di investimento e le
forme di copertura necessarie tramite le attività di finanziamento.
Le dimensioni che definiscono un fabbisogno finanziario sono due:
 quantitativa: riguarda l’entità dell’investimento da realizzare, cioè se
questo appartiene al circuito della produzione oppure a quello dei
finanziamenti concessi;
 temporale: riguarda, invece, la durata del fabbisogno, ossia quanto
tempo trascorrerà prima che le risorse finanziarie siano recuperate in
forma liquida.
Nella determinazione del fabbisogno finanziario si pone il problema se
considerare o meno l’effetto che hanno i debiti e i crediti di regolamento. Ma
visto che i debiti sono molto vicini alle decisioni di finanziamento e i crediti
alle scelte di investimento, si tende a considerare i crediti concessi ai clienti e
prescindere i debiti ottenuti dai fornitori.
2 – Il concetto di risorsa finanziaria.
Per studiare correttamente l’equilibrio finanziario c’è bisogno di stabilire con
esattezza di quale risorsa finanziaria vengono analizzati i flussi. La nozione di
risorsa finanziaria può variare in base a quanto è ampia la sua configurazione.
Nel caso della configurazione più stretta, la nozione coincide con il denaro a
disposizione dell’azienda.
Nel caso in cui, invece, si faccia riferimento ad una configurazione più ampia,
si usa considerare il Capitale Circolante Netto (CCN). Che è calcolato
sottraendo al capitale circolante (lordo), le passività a breve periodo. Perciò,
quello che troviamo al suo interno non è altro che, il denaro e ciò che può
facilmente diventare denaro. Oltre a rispondere al criterio del tempo, risulta
importante anche considerare la pertinenza gestionale delle risorse
finanziarie, ossia che siano distinte anche in base alla classe di appartenenza.
All’interno del CCN finanziario, è possibile, inoltre, distinguere un CCN
caratteristico, cioè che include tutti quegli elementi che derivano dalla
gestione caratteristica, e, perciò esclude i crediti e i debiti a breve termine di
natura finanziaria.
Il vantaggio della considerazione del CCN, nello studio dell’equilibrio
finanziario, sta nel fatto che si tratta di elementi facilmente sostituibili tra di
loro. Perciò, se l’azienda capitale circolante netto, sarà relativamente agevole,
creare liquidità immediata, trasformando un qualche altro componente dello
stesso.
3 – L’autofinanziamento.
All’interno della gestione caratteristica possiamo trovare quella corrente, che
sarebbe quella che esclude acquisti e vendite di FFR, accantonamenti e utilizzi
di fondi passati. Il flusso di CCN prodotto da quest’ultima prende il nome di
autofinanziamento, che sta ad indicare il suo spontaneo apporto di risorse
finanziarie all’azienda (spesso questo flusso viene anche definito reddito
spendibile oppure cash flow).
Il flusso finanziario generato dalla gestione caratteristica corrente costituisce
una delle principali fonti di copertura dei fabbisogni finanziari generati dalle
altre aree gestionali.
Rileggendo in chiave finanziaria la gestione caratteristica corrente, si può
vedere che:
1. i ricavi di competenza del periodo si calcolano come somma algebrica
di:

+ ricavi originari del periodo


+ ricavi anticipati al termine del periodo precedente
− ricavi da rinviare al futuro

2. Il costo del venduto per fattori a fecondità semplice è dato da:

+ costi per FFS originari del periodo


+ costi per FFS e prodotti ereditati dal passato
− costi per FFS e prodotti rinviati al futuro
Sul piano finanziario:
1. i ricavi di vendita si traducono in ingressi di denaro o di crediti verso i
clienti;
2. i costi originari del periodo si traducono in esborsi di denaro o in nuovi
debiti verso i fornitori;
3. le variazioni dei ricavi anticipati e delle rimanenze di FFS e prodotti sono
variazioni di CCN.
Si può, perciò, concludere che la differenza tra ricavi di competenza e costo
del venduto per FFS corrisponde ad un flusso di CCN, scomponibile nel flusso
positivo generato dai ricavi di competenza e in quello negativo prodotto dai
consumi di FFS per la produzione venduta.
Volendo estendere l’analisi degli effetti finanziari a tutta la gestione
caratteristica, occorre concentrarsi anche sui riflessi finanziari di quella non
corrente. Essa comprende le operazioni di acquisto e vendita degli FFR, i fondi
di rischi e spese future. In particolare, nel caso degli FFR, al suo acquisto si ha
una diminuzione della cassa, ma tale costo diventerà di competenza, solo
gradualmente nel corso della vita economica dello stesso. Per quanto riguarda
gli accantonamenti, invece, il deflusso di cassa si ha solo se e quando questo
sia necessario, e non alla rilevazione dello stesso.
Ciò significa che, una parte dell’autofinanziamento è destinata ad essere usata
quando, nella gestione caratteristica non corrente, si dovrà far fronte a spese
determinate da eventi sfavorevoli per cui in precedenza si era rilevato un
accantonamento. L’effetto è, perciò, limitato nel tempo e dipende dall’epoca
in cui queste risorse verranno usate. Viene anche definito autofinanziamento
temporaneo.
Un’altra parte, invece, viene utilizzata per coprire il fabbisogno finanziario
aziendale senza limiti temporali, e viene a coincidere con il reddito della
gestione caratteristica corrente. Viene anche definito autofinanziamento
durevole.

Costi di Ricavi di
Δ CCN Δ CCN
competenza competenza
Δ
Δ negativa di CCN positiva
di CCN

Consumi FFR

Autofin.to Accan.ti per


temporane rischi
o
Autofinanziamento Accan.ti per
spese future

Autofin.to Reddito
durevole operativo
L’autofinanziamento durevole è destinato a coprire il fabbisogno finanziario
generato da tutte le altre gestioni. Il grado di permanenza dipende dal tempo
e l’entità degli impieghi.
Le altre aree gestionali sono:
 la gestione patrimoniale: la quale produrrà un fabbisogno oppure CCN,
a seconda che le fonti provenienti da investimenti accessori superino o
meno quelle provenienti da disinvestimenti;
 la gestione finanziaria: crea o consuma CCN, a seconda che i nuovi
finanziamenti ottenuti superino le restituzioni e le remunerazioni
periodiche di quelli già esistenti;
 la gestione tributaria: assorbe CCN, dato che è attribuita al pagamento
dei tributi;
 l’area dei componenti straordinari di reddito: può creare o consumare
CCN, a seconda che prevalgano i componenti positivi o quelli negativi.
Gli equilibri finanziari aziendali devono necessariamente sussistere anche con
riferimento alle disponibilità liquide. Siccome il CCN è “cassa potenziale”,
affinché divenga “cassa reale”, occorre adoperare altre leve, quali, la durata
delle dilazioni o il tempo di permanenza in magazzino delle scorte.
L’ottenimento dell’equilibrio finanziario ha un orizzonte temporale limitato
nel medio periodo. Affinché si realizzi anche l’equilibrio monetario, bisogna
adoperare le leve necessarie. Una di queste è l’analisi degli effetti specifici
dell’autofinanziamento sulle disponibilità liquide.
Il flusso complessivo di autofinanziamento si distingue, perciò, in due
componenti:
 autofinanziamento monetario: ossia quello che corrisponde alla
disponibilità liquida;
 autofinanziamento non monetario: sarebbe quello che comprende tutte
le altre componenti del CCN operativo, quali crediti e debiti di
funzionamento e magazzino.
L’autofinanziamento monetario deriva dalla somma algebrica di:
- costi monetizzati: che si calcolano rettificando i costi originari del periodo
della variazione rilevata nei debiti di funzionamento, se questa ha subito
un incremento, significa che parte degli acquisti effettuati nel periodo si è
tradotta in debiti ancora non pagati e, quindi, privi di effetti monetari;
- ricavi monetizzati: allo stesso modo dei costi, se i ricavi rilevati dai crediti di
funzionamento hanno subito un incremento, significa che una parte di
questi non è ancora stata incassata ed è, quindi, priva di effetti monetari.

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