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Ivan Ferrari

Alezio 2 Giugno 1946


Dalla monarchia alla repubblica
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In Copertina
Via Roma in Alezio in una foto del 1946
SOMMARIO

Prefazione pag. 6

Introduzione pag. 10

Gli eventi storici precedenti il 2 giugno del '46 pag. 14

La campagna elettorale del referendum pag. 19

Il voto delle donne pag. 24

La nascita della repubblica pag. 28

Il voto al sud e nella Provincia di Lecce pag. 31

Alezio e le consultazioni elettorali del 2 giugno 1946 pag. 38

Bibliografia pag. 89

Fonti giornalistiche e archivistiche pag. 92


PREFAZIONE

Il lavoro di Ivan Ferrari nasce inizialmente come una ricerca documentaria, mossa dalla
passione e competenza per il restauro di foto antiche; poi, osservando e analizzando le immagini,
percepisce il clima che si viveva in Alezio, "a pochi passi dalla repubblica", e sviluppa una ricerca per
documentare come i cittadini avessero affrontato il voto referendario. L’analisi procede descrivendo
sommariamente gli eventi storici e, giungendo al dibattito politico insorto già molto prima della
campagna elettorale, riporta quanto pubblicato dai giornali dell’epoca. L’autore passa ad annotare il
voto delle donne, evidenziandone l’importanza e ricordando la figura di Adelaide Coari accanto alla
quale, tra le tante, vanno ricordate come interpreti di primo piano e punto di riferimento dei fermenti
femministi Anna Maria Mozzoni e Anja Rosenstein -conosciuta come Anna Kuliscioff-.
Che la leadership femminile nascesse ufficialmente nei giorni del 2 e 3 giugno 1946, pochi forse
ci hanno fatto caso. La "festa della repubblica", che ricorda il referendum istituzionale con il quale gli
italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo dare all’Italia, è anche la
principale festa nazionale civile italiana del riconoscimento dell’importanza del voto femminile. Grazie
anche a quel voto, l’Italia diventava repubblica - avviandosi sulla strada della democrazia e della
progressiva acquisizione dei diritti da parte delle donne nella famiglia, nella società e successivamente nel
campo del lavoro - e la monarchia veniva esiliata per 57 anni (i Savoia sono tornati in Italia solo il 15
marzo 2003).
L’autore, in un passaggio del libro, cerca di esaltare le donne con una immagine simbolo, quella
che le vede "con la prole in braccio" e "vestite con l’abito della domenica". Allora, ponendoci con uno
sguardo retrospettivo, facciamo scivolare nella mente le immagini di quel giorno in cui le donne
divengono storia. Donne non visibili si sostanziano e riversano nelle urne milioni di voti che
rappresentano il loro riscatto. Proviamo ad immaginare in particolare le donne aletine ed il loro stato
d’animo. Le vediamo arrivare al seggio, vestite a festa o come per recarsi in chiesa. Erano tante,
emozionate ed entusiaste, rispondevano ad un adempimento: votavano come gli uomini, votavano con
gli uomini e le conversazioni che nascevano avevano un tono nuovo, erano "alla pari".
Va ricordato che le condizioni di vita della popolazione aletina riguardavano ampiamente
l’universo femminile: miseria e analfabetismo, soprattutto per un paesino agricolo, pesavano in misura
superiore sulle donne in quanto la cultura non era per tutti ed erano costrette a lavori gravosi, spesso
vittime di prepotenze e prive di tutele legislative. Il voto pertanto diveniva un momento troppo
importante dal punto di vista soggettivo: le donne, o intellettuali o contadine o povere o ricche, erano alla
pari tra loro e rispetto all’uomo. C’era un senso di autonomia individuale: il voto segreto le sottraeva ad
ogni forma di subordinazione, anche agli uomini e alla struttura patriarcale della famiglia. Il 2 giugno

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del 1946 finiva quindi una posizione di sostanziale inferiorità delle donne e si concretizzavano i primi
obiettivi di emancipazione.
Ritornando al libro, l’autore evidenzia che già nel 1944 la vivacità del dibattito politico-sociale
montava e contestualmente aumentava anche il risentimento e l’intolleranza per i soprusi: il "criterio dei
furbi" che Niccolò Coppola denunciava pubblicamente sulla stampa. Successivamente, l’attenzione al
voto e una iniziale maturità politica e la preoccupazione sull’esito referendario portarono, il 27 aprile
1946, a costituire la Sezione Femminile Socialista alla cui segreteria fu eletta Virginia Sansò, figlia di
Cosimo.
Scorrendo le pagine del testo si passa a sfogliare una sequenza di foto, che mantengono intatte le
cicatrici del tempo, come per seguire "il cammino di uno sconosciuto reporter" che fissa gli eventi di quei
giorni, accendendo in ognuno di noi delle riflessioni e degli interrogativi. Riflessioni che attengono ai
cambiamenti culturali delle donne ed alla loro capacità di appropriarsi, con disarmante naturalezza, dei
ruoli che gli spettano in una società civile. Esse, soprattutto, sono state capaci in una circostanza storica
fondamentale per la democrazia, di operare una scelta e intuendo, se non scientemente consapevoli, di
avere un mezzo -il voto- per rivendicare altro, una pari dignità che ancora oggi tarda a completarsi.
Cadeva l’immagine che le aveva viste essere "un semplice contorno" dell’uomo e all’orizzonte
apparivano le nubi di altri diritti prossimi da conseguire. Molte erano state forgiate dai lutti e dai dolori
subiti durante la guerra e l’idea di un’altra vita dipendeva anche da una loro scelta. Non più solo
femmina, non più solo madre, ma anche donna protagonista e artefice dell’essenza della vita. Di molte
di queste donne si conosce poco, ma una donna, una forza sana e umile della nostra comunità, ha lasciato
una particolare traccia tra noi aletini: Maria Gregoria De Benedetto; conosciuta da tutti come
"mammana ti picciuttari", ha contribuito nell’esercizio della professione di levatrice effettuata con
sicurezza e passione, forte della propria formazione universitaria, ad aprire le menti delle aletine quando
le soccorreva mentre partorivano i loro figli, i quali, dopo aver emesso il primo vagito tra le sue mani,
erano annotati come "nati in Alezio".
Madre e lavoratrice, rimane oggi come uno degli esempi della narrazione del difficile percorso
della storia delle donne sulla strada dell’emancipazione e delle conquiste sociali già realizzate, ma
ancora non del tutto compiute.
Questo libro ci ricorda quanto possa essere lunga una notte, quella della vigilia del “dì di festa”
che ci fa addormentare con la monarchia e svegliare con la repubblica.

Luigi A. Gaetani

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INTRODUZIONE

Lo spunto di questa pubblicazione è nato dal recupero di alcune vecchie fotografie e dalla
volontà di offrire ai più la possibilità di avere a disposizione immagini che documentino un
momento importante avvenuto in Alezio, per far comprendere a tutti il contenuto e la portata di
questo periodo storico che oggi risiede nella memoria, in alcuni casi un po’ confusa ed in altri ben
chiara, delle persone più anziane; ricordi che affiorano e che si riflettono in queste fotografie
ingiallite dal tempo, rovinate e piene di graffi, macchie, pieghe e segni accumulati nel corso degli
anni, ma al contempo ricche di storia, di umanità, di poesia e vitalità: si materializza così dinanzi
a noi, una realtà ormai lontana, fatta di luoghi e persone che popolavano Alezio negli anni del
primissimo dopoguerra, quando il futuro della nazione era ancora tutto da scrivere.
Tempi duri segnati in modo indelebile dalle vicissitudini e dal dolore che il conflitto
bellico appena terminato ancora si trascinava dietro, dove tuttavia la semplicità della vita e i valori
fortemente legati al lavoro della terra, erano le basi sulle quali si incominciava a ricostruire un
nuovo avvenire; tutto questo sembrano raccontarci quelle sagome simili ad ombre che si ritrovano
ritratte in queste foto.
Grazie ad esse noi oggi abbiamo la possibilità di aprire una finestra nel passato, per meglio
comprendere il clima che ruotava intorno ad un momento cruciale per la storia dell’Italia intera in
un piccolo paese della provincia di Lecce; dove, al pari di tutti gli altri comuni italiani, si ebbe per
la prima volta dopo anni di dittatura la libertà di scelta.
Il restauro digitale realizzato sulle immagini presenti in questo volume, ha permesso di
eliminare gran parte dei loro difetti; ripulite e sbiancate, esse con più forza lanciano messaggi di
libertà e democrazia particolarmente vivi e sentiti in quegli anni.
Il poter manifestare il proprio pensiero è un diritto che noi oggi diamo per scontato, esso
però fu a lungo negato durante il periodo fascista e grazie a queste istantanee noi possiamo solo
intuire quale gioia e sensazione di libertà appena riconquistata provarono coloro che, muniti di
un secchiello di tinta e di un pennello, scrissero sui muri delle strade di Alezio frasi di sostegno
alle proprie idee e convinzioni, senza la minaccia o paura di andare incontro ad incivili ed
umilianti ritorsioni.
Sono così riconoscibili tutti quegli scorci di strade, piazze, incroci, case, palazzi, chiese, a
tutti gli aletini sicuramente familiari, spazi e luoghi pieni di vita e popolati da persone
immortalate nel loro vivere quotidiano. Si può così notare della gente che passeggia assorta nei
propri pensieri e non accortasi della presenza di una macchina fotografica, altra invece incuriosita
volgere lo sguardo verso l’obiettivo, persone mentre pedalano a bordo di una bicicletta, donne
con in braccio i propri piccoli, bambini che giocano fra le strade impolverate, altri fermi nei pressi
dell’uscio di casa, ecc.

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Fra questi piacevoli e nostalgici frammenti di vita di un tempo ormai già andato, tuttavia
spiccano alcuni particolari che collegano quella realtà ad un preciso momento storico, ossia le
elezioni del 2 giugno 1946, data in cui gli italiani furono posti innanzi ad un quesito preciso:
"Repubblica o Monarchia?".
Disseminati sui muri delle case appaiono degli slogan elettorali abbastanza espliciti che
recitano frasi del tipo: "W il Re" oppure "W la Repubblica" o anche "W Garibaldi", frutto della
sentita campagna elettorale che contrapponeva da una parte i monarchici e dall’altra i repubblicani.
L’evento storico fu tale anche per un altro aspetto, ossia fu in quella occasione che per la
prima volta in assoluto le donne italiane furono chiamate ad esprimere la loro preferenza alle
votazioni politiche, infatti oltre a decidere sulla forma costituzionale dello Stato, poterono
esercitare il loro diritto al voto anche per eleggere i rappresentanti destinati a formare la
Costituente. Il 2 giugno risulta essere anche per questo una tappa importante per il riconoscimento
dei diritti femminili, non più considerate elementi privi di valenza politica, ma soggetti politici
pienamente in grado di eleggere e di essere elette; furono infatti diverse le donne che a seguito di
quelle votazioni furono delegate a Roma per dare il loro contributo ai lavori della Costituente.
Per concludere vorrei rivolgere l’attenzione ad alcune persone in particolare, che nel corso
della ricerca hanno di volta in volta manifestato interesse e disponibilità: in primis mio nonno
Salvatore De Giovanni per il prezioso contributo dato in merito alle testimonianze di guerra da lui
vissute in prima persona in veste di soldato; Luigi Gaetani per l’aiuto ed il supporto dato in
particolare nelle fasi conclusive del lavoro; Francesco Gabellone per la pazienza ed i consigli dati in
merito al lavoro di restauro digitale durato diversi mesi.
All’Amministrazione Comunale tutta, in particolare al Sindaco Vincenzo Romano ed
all’Assessore alla cultura Walter De Santis, per la sensibilità dimostrata nel sostenere iniziative di
carattere storico-culturale legate ad Alezio.
A tutti loro un grazie di cuore.

Ivan Ferrari

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