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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO E LE NOTE AI MANOSCRITTI LAURENZIANI

29, 2 E 54, 32
Author(s): Maurizio Fiorilla
Source: Aevum , Settembre-Dicembre 1999, Anno 73, Fasc. 3 (Settembre-Dicembre 1999),
pp. 635-668
Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/20861002

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Maurizio Fiorilla

LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO E LE NOTE AI


MANOSCRITTI LAURENZIANI 29, 2 E 54, 32

Introduzione

Da quasi un secolo si discute dei codici sui quali Boccaccio studio le opere
di Apuleio. La maggior parte degli studiosi ha fatto riferimento al Laur. 54, 32
(LI), il manoscritto apuleiano di mano del Boccaccio stesso, databile tuttavia ?
anche per ragioni grafiche ? ad un'epoca tarda1, o al Laur. 68, 2 (F), il codice
che per lungo tempo ? ed erroneamente ? si e ritenuto fosse stato da lui asportato
da Montecassino2. Casamassima e Vio hanno invece identificato in un'altra copia

* Ringrazio i proff. Silvia Rizzo e Achille Tartaro per aver seguito questo lavoro. Sono grato
inoltre per preziosi suggerimenti alia dott. Patrizia Rafti, alia dott. Alda Spotti e ai proff. Stefano
Asperti, Guglielmo Cavallo, Albinia de la Mare, Vincenzo Fera, Mirella Ferrari, Marina Passalacqua.
1 II codice, che si identifica con il manoscritto che nella parva libraria di S. Spirito aveva la
segnatura VI2, fu copiato e annotato dal Boccaccio dopo la meta del Trecento (O. Hecker, Boccaccio
Funde, Braunschweig 1902, 34-35; A. Mazza, L'inventario della ?parva libraria? di Santo Spirito
e la biblioteca del Boccaccio, ?Italia medioevale e umanistica?, 9, 1966, 47); per la datazione: P.G.
Ricci, Svolgimento della grafia del Boccaccio e datazione del codice, in V. Branca - P.G. Ricci,
Un autografo del ?Decameron?, Padova 1962, 61 e P.G. Ricci, Evoluzione nella scrittura del Boccaccio
e datazione degli autografi, in Id., Studi sulla vita e le opere del Boccaccio, Milano-Napoli 1985,
295; A.C. de la Mare, The Handwriting of Italian Humanists, I, 1, Oxford 1973, 22; E. Casamassima,
Dentro lo scrittoio del Boccaccio. I codici della tradizione, in A. Rossi, // ?Decameron?. Pratiche
testuali e interpretative, Bologna 1982, 253-60 (in particolare 256) = ?I1 Ponte?, 34 (1978), 730-39;
per il De deo Socratis si veda V.R. Klibansky - F. Regen, Die Handschriften der philosophischen
Werke des Apuleius, Gottingen 1993, 176-95. Si tenga presente che LI appartiene alia famiglia
deU'Ambrosiano N 180 sup. (A) e non dipende direttamente dagli altri due codici apuleiani cui
faremo riferimento in questo articolo, il Laur. 29, 2 (q>) e il Laur. 68, 2 (F): C. Marchesi, Per il
testo del ?De magia? di Apuleio, ?Studi italiani di filologia classica?, 19 (1912), 294-304, ora in
Id., Scritti minori di filologia e letteratura, III, Firenze 1978, 1075-84; D.S. Robertson, The
Manuscripts of the ?Metamorphoses? of Apuleius, ?The Classical Quarterly*, 18 (1924), 27-42 e 85
99; per una descrizione di q>, F, e LI si vedano le schede di E. Casamassima, in VI Centenario
della morte di Giovanni Boccaccio. Mostra di manoscritti, documenti ed edizioni, Firenze - Biblioteca
Medicea Laurenziana, 22 maggio-31 agosto, I, Certaldo 1975, 129-33 e 152-54. Hanno fatto riferi
mento a LI per i rapporti tra Boccaccio e Apuleio: G. Traversari, Le lettere autografe di Giovanni
Boccaccio del codice Laurenziano 29, 8, Castelfiorentino 1905, 40 n. 6; C. Marchesi, Giovanni
Boccaccio e i codici di Apuleio, ?Rassegna bibliografica della letteratura italiana?, 20 (1912), 232
34, ora in Id., Scritti minori, 1009-11; E. Haight, Apuleius and Boccaccio, in More Essays on Greek
Romances, New York 1945, 114 n. 2; L. Sanguineti White, Apuleio e Boccaccio, Bologna 1977, 10;
P.G. Ricci, in G. Boccaccio, Opere in versi, Corbaccio, Trattatello in laude di Dante, Prose latine,
Epistole, Milano-Napoli 1965, 1066 n. 6; B.M. Da Rif, La miscellanea Laurenziana XXXIII, 31,
?Studi sul Boccaccio?, 7 (1973), 59-60 n. 2; G. Auzzas, in G. Boccaccio, Epistole, in Tutte le Opere
di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, V, I, Milano 1992, 755 n. 15; C. Moreschini, // mito di
Amore e Psiche in Apuleio, Napoli 1994, 30-31; M. Trecca, La magia rinnovata, Firenze 1995, 32.

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636 M. FIORILLA

apuleiana di provenienza cassinese, il Laur. 29, 2 (cp), il manoscritto su cui il


giovane Boccaccio avrebbe letto e postillato in modo piii attento le opere dello
scrittore latino, dopo avere attribuito al Certaldese alcuni marginalia contenuti in
questo codice sulla base del confronto grafico con i suoi Zibaldoni (Laur. 29, 8
e Laur. 33, 31) e di quello intertestuale con le opere3. Sulla strada del confronto
intertestuale e possibile procedere oltre e portare nuovi elementi a favore della
tesi sostenuta dai due studiosi. Un ulteriore esame di (p ha consentito infatti di
individuare altri passi e postille del codice che presentano un legame particolar
mente stretto con l'attivita letteraria del Boccaccio. Negli stessi passi apuleiani
LI e invece quasi sempre privo di annotazioni. II testo di 9 si accorda inoltre la
maggior parte delle volte, a differenza di quello di LI, con l'esemplare apuleiano
usato dal Boccaccio.
Davvero spinose si presentano pero le questioni relative alia paternita delle
annotazioni di cp. Secondo Billanovich le postille del manoscritto furono vergate
da Zanobi da Strada che, sfruttando il ruolo di vicario dell'Acciaiuoli a
Montecassino, ebbe libero accesso a questo e a molti altri codici del patrimonio
librario conservato nel monastero4. II delicato problema risulta di difficile risolu
zione su base paleografica per tre motivi: 1) il manoscritto e stato annotato da
piu mani del sec. XIV non sempre facilmente distinguibili5; 2) la mano del

2 Si tratta del famoso Mediceo II, il codice cassinese del secolo XI, contenente anche le opere
di Tacito, considerate l'archetipo delle opere narrative di Apuleio (Robertson, The Manuscripts e
RK Marshall, Apuleius, in Texts and Transmission. A Survey of the Latin Classics, ed. L.D.
Reynolds, Oxford 1983, 15-16; per un riesame della questione O. Pecere, Qualche riflessione sulla
tradizione di Apuleio a Montecassino, in Le strade del testo, a c. di G. Cavallo, Bari 1987, 99
124). La parte tacitiana del codice (M) occupa i ff. l-103v, quella apuleiana (F) i ff. 104v-191v
(casamassima, in VI Centenario, 130). Per il presunto furto del codice da parte del Boccaccio durante
la sua visita al monastero di Montecassino si vedano almeno R. Sabbadini, Le scoperte dei codici
latini e greci ne'secoli XIV e XV, I, Firenze 19672, 29-31; C.C. Coulter, Boccaccio and the Cassinese
Manuscripts of the Laurentian Library, ?Classical Philology?, 43 (1948), 217-30. Sul viaggio del
Boccaccio a Montecassino anche T. Leccisotti, Ancora a proposito del viaggio del Boccaccio a
Montecassino, ?Benedictina?, 15 (1968), 143-45. Gli studi di Billanovich hanno dimostrato che il
merito di fare uscire il codice dal monastero non fu del Boccaccio ma di Zanobi da Strada: G.
Billanovich, / primi umanisti e la tradizione dei classici, Friburgo 1953, 29-33 e 40-41 = Id.,
Petrarca e il primo umanesimo, Padova 1996, 117-41; G. Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori
di Montecassino, ?Rend. Acc. Naz. dei Lincei. Cl. sc. mor., st. e filol.?, s. 9, 7 (1996), 653-63.
3 Casamassima, VI Centenario, 132-33; Casamassima, Dentro lo scrittoio, 253-60; G. Vio,
Chiose e riscritture apuleiane di Giovanni Boccaccio, ?Studi sul Boccaccio?, 20 (1991-92), 139-55.
Si tratta di una copia di F prodotta a Montecassino nel XIII secolo (da ultimo Pecere, Qualche
riflessione, 99). II codice non riporta le correzioni piu antiche di F recandone altre che non compaiono
nell'antigrafo: si veda E.A. Lowe, The Unique Manuscript of Apuleius '?Metamorphoses? (Laurentian
68, 2) and Its Oldest Transcript (Laurentian 29, 2), ?The Classical Quarterly?, 14 (1920), 150-55 =
Id., Paleographical Papers 1907-1965, ed. L. Bieler, I, Oxford 1972, 92-98. Hanno rimandato alle
note del Boccaccio in <p anche G. Guastella, Apuleio e il suo modello nelV'editio princeps'
delV?Amorosa visione?, ?Filologia e critica?, 16 (1991), 185 n. 41 e M. Feo, Spighe, in Vetustatis
indagator. Scritti offerti a Filippo Di Benedetto, a c. di V. Fera e A. Guida, Messina 1999, 317-21.
4 Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori di Montecassino, 655.
5 Nel codice ci sono sicuramente annotazioni anteriori e posteriori a quelle supposte di Zanobi
e del Boccaccio. Come gia segnalato da Casamassima, nel margine inferiore del f. 79v di (p si legge
in minuscola cancelleresca del sec. XIV/XV: ?F. Aretin(us)? (Casamassima, in VI Centenario, 132).
Alcune postille piu tarde potrebbero essere della mano che ha vergato questa firma in calce al codice.
L'identita del personaggio cui si riferisce la sigla onomastica e ancora da chiarire. Si veda anche
A.M. Adorisio, Apuleio, in // Virgilio e il Chiostro: manoscritti di autori classici e civilta monastica,
a.c. di M. Dell'Omo, Roma 1996, 161.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 637

Boccaccio e estremamente variabile e riscontri precisi con i suoi autografi non


sono sempre possibili; 3) il sistema di annotazione di Zanobi in molti casi coincide
con quello usato dal Boccaccio.
I marginalia di <p presi in esame, compresi quelli gik attribuiti al Boccaccio
da Casamassima e Vio (in parte rianalizzati in questo articolo), non hanno tutti
lo stesso aspetto grafico. Per alcuni sembrerebbe confermata l'attribuzione alia
mano che postillo in numerosi codici cassinesi e che Billanovich ha ricondotto a
Zanobi da Strada. Altri sembrerebbero di mano del Boccaccio (specialmente
manicule e disegni). Ci sono infine interventi marginali che non paiono attribui
bili a nessuno dei due ma ad altre mani trecentesche. Va sottolineato pero che il
confronto filologico tra le postille di 9 e le opere del Boccaccio conserva il suo
valore anche in caso di annotazioni apposte da Zanobi da Strada ? che agiva nel
suo stesso ambiente ? o da altri lettori. Postille gia presenti nel manoscritto
potrebbero infatti aver attirato l'attenzione del Certaldese, soprattutto se si pensa
alia capacita che avevano le glosse di portare l'occhio su una particolare zona
testuale. Si tenga presente anche che alcune annotazioni di 9, ricopiando in gotica
singole parole o intere frasi del testo apuleiano, potrebbero aver reso piu agevole
al giovane Boccaccio la lettura della scrittura beneventana del codice6. I lettori
di 9 che si sono succeduti nel tempo hanno del resto seguito le tracce di lettura
lasciate di volta in volta dai postillatori precedenti, vergando i loro marginalia a
fianco di notabilia e glosse piu lunghe che gia si trovavano nel codice. L'abitudine
di servirsi di postille di altri annotatori e testimoniata nel Trecento anche dai
numerosi manoscritti che hanno tramandato le aggiunte marginali che accompa
gnavano i testi7.
Questo articolo e stato diviso in due parti. Nei ?? 1, 2, 3, 4 della prima parte
e stata presentata una scelta delle numerose postille che si trovano nei margini e
negli interlinei di 9. Le glosse sono state selezionate in base al legame piu o meno
stretto che avevano con opere del Boccaccio e con postille sicuramente autografe
contenute in altri codici da lui posseduti ed annotati. I passi di 9 sono stati confron
tati con LI (in alcuni casi anche con F e con A)8. II ? 5 e stato dedicato al

6 ?Le cc. lr-5r sono state vergate in lettera moderna, mentre il resto del codice e in scrittura
beneventana di piu mani; con glosse, 'notabilia', richiami al testo di mani del sec. XIV?:
Casamassima, in VI Centenario, 132.
7 Boccaccio copio ad esempio nel Laur. 33, 31 il testo e il commento marginale delle Satire
di Persio dal Laur. 37, 19. Su questo punto: F. Ramorino, De duobus Persii codicibus, ?Studi Italiani
di Filologia Classica?, 12 (1904), 257-60. Possiamo leggere molte note di lettura di Francesco Petrarca
grazie alia testimonianza di apografl del tardo Trecento o del XV secolo. Si vedano almeno: G.
Billanovich, Ancora dalVAntica Ravenna alle biblioteche umanistiche, ?Italia medioevale e
umanistica?, 36 (1993), 137-60; M.D. Reeve, Recovering annotations by Petrarch, in // Petrarca e
le origini delVUmanesimo, ?Quaderni Petrarcheschi?, 9-10 (1992-93), 333-48; L.D. Reynolds,
Pertrarch and a Renaissance Corpus of Cicero's ?Philospohica?, in Formative Stages of Classical
Traditions: Latin Texts from the Antiquity to the Renaissance, ed by O. Pecere and M.D. Reeve,
Spoleto 1995, 409-33.
8 Sono state registrate le varianti significative e le poche postille di LI presenti nei luoghi
apuleiani esaminati in <p. Non e stata fatta una verifica sistematica degli stessi passi anche in F
(postillato comunque con regolarita solo al f. 184r). Sono stati per6 segnalati due casi in cui F ha
lezioni diverse rispetto a (p e al testo utilizzato dal Boccaccio. La dove le citazioni apuleiane presenti
nelle opere del Boccaccio avevano lezioni differenti da q>, da LI e da F sono state controllate anche
quelle di A, l'Ambrosiano N 180 sup. (per questo codice si veda la n. 1).

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638 M. FIORILLA

problema paleografico e alle conclusioni. Nella seconda parte e stata data l'edizione
di tutte le postille del Boccaccio contenute in LI.

1. Il Laur. 29, 2 nello scrittoio del Boccaccio?

1. 1. (p e le epistole del 1339: un nuovo confronto

Le epistole Crepor celsitudinis (I), Mavortis milex (II), Nereus amphytritibus


(III), datate 1339 e conservate nel Laur. 29, 8, contengono singole riprese lessicali
e interi passi copiati dalle opere di Apuleio9. Se gli studi di Casamassima e Vio
hanno gia messo in luce come alcuni termini apuleiani utilizzati dal Boccaccio
siano evidenziati in margine a q>, un nuovo esame delle Epistole II e /// ha permesso
di individuare altri casi in cui in questo codice annotazioni marginali mettono in
risalto proprio i termini o le espressioni riprese dal Boccaccio10. Ed e particolar
mente significativo che quasi tutte le volte le lezioni del codice apuleiano usato
dal Boccaccio coincidano con quelle di <p.
Nella tabella sinottica che segue sono state riportate le parti del testo dell'e
pistola Mavortis milex che riprendono le espressioni di Apuleio (prima colonna),
raffrontate con il testo apuleiano di cp (seconda colonna, in cui ho trascritto anche
alcune annotazioni interlineari del codice e le varianti di LI) e con le postille
dello stesso manoscritto (terza colonna). Sono state comprese nella tabella anche
alcune postille attribuite al Boccaccio da Casamassima e Vio11.

Mavortis milex extrenue De magia (Apologia), Meta POSTILLE (<p)


(Laur. 29, 8, rY. 51v-52r) morphoseon libri, (q>)

meum epystolium suscipiant meis epistolium de dentifri Epistolium (n? 1)


gio (f. 2rb, Apol 6);

crebisflagitationibus provo- crebris (crebris LI, f. Ira)


co et exoro flagitationibus (interi.: mul
tis spissis, rogationibus po
stulationibus, n? 212; f. Ira,
Apol 1);

9 G. Billanovich, Restauri Boccacceschi, Roma 1945, 65-77 e V. Branca, Boccaccio medievale


e nuovi studi sul ?Decameron?, Firenze 19904, 219-21. Da ultimo Boccaccio, Epistole, 754-61 (note
3, 4, 12, 13, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 25, 28, 65), 763-67 (note 3, 20, 24, 33, 53, 57, 66). Per un
riesame di alcune citazioni apuleiane contenute nella Mavortis e per nuove soluzioni nell'edizione
del testo si veda M. Feo, Spighe, 313-26.
10 Casamassima, Dentro lo scrittoio, 251 \ Vio, Chiose e riscritture, 139-44.
11 Per comodita di riferimento ho numerato progressivamente tutte le postille di <p analizzate in
questa prima parte deirarticolo (interlineari comprese). II testo apuleiano e stato sempre riportato
secondo la lezione del codice. La nota marginale n? 10 (solo il notabile) e gia stata attribuita al
Boccaccio da Casamassima, le n? 7, 9, 11, 15, 21, 24, 26, 32, 33, 34, 35, 38, 40 (di cui ho comple
tato la lettura) da Vio.
12 ?Rogationibus? e ?postulationibus? sono stati vergati con due inchiostri diversi (la mano
sembrerebbe la stessa). L'inchiostro di ?spissis? e di ?multis? e lo stesso di ?rogationibus?.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 639

vestra crocota colloquia histrionis crocota (interl.: Crocota (n? 4)


amxiantem animam et ve melodiosa, resonantia, n? 3)
cordem poterunt, si libet orgia (interl.: sacrificia, n?
quod libeat rogo, multimodo 5; croco orta orgianum LI,
refovere f. 3ra) mimi centunculo
(corretto da centulo, f. 4ra,
Apol. 13);
comodum semel antelucio, commodum (interl. idest sta Commodum (n? 7)13
marcidus et semisopitus sur tim quod, n? 6; comodum
gerem, reseratis postibus, LI, f. 19vb) limen evaserant
gurgustiolum exivi, carpens (f. 26rb, Met. I 14);
iter super litora uda. Sed
cum iam nox iret in diem...
subito suda mulier

antelucio (corr. da ante lu Antelucio (n? 9, tav. I, 3)


cio, interl.: idest antelucem,
n? 8, tav. I, 3) volo ire (f.
26va, Met. I 15);

Nam et antelucio (f. 58va, Antelucio: idest ante lucem


Met. IX 15); seu diem (n? 10)14

Ad hec ille marcidus et se Semisopitus (n? 11)


misopitus (f. 26va, Met. I
15);

brevitatem gurgustioli nostri Gurgustiolum: est cella mo


(interl: scilicet nostre parve dica vel domus pauperum
et anguste domus, n? 12, angusta (n? 13, tav. Ill, 3)15
tav. Ill, 3, f. 27va, Met. I
23);

13 Le postille n? 6 e 7 sono state segnalate anche da Feo, che ha esaminato altri 17 casi in cui
?commodum? e stato postillato in <p (cinque soltanto in margine e dodici sia in margine sia in
interlineo), traendo le seguenti conclusioni: ?[...] Primo, che per il postillatore il significato normale
di commodwn e avverbiale (in quel tempo, allora, proprio allora, in quel momento e sim.). Secondo,
che esso pud significare anche in qualche caso 'appena... e' * vix... et\ restando dentro la paratassi.
Terzo, che il postillatore e stato piu volte tentato di vedere il valore (impossibile in quei contesti)
di una cong., ma si e corretto in tempo?. Sul valore da assegnare alia citazione apuleiana all'interno
dell'epistola, prosegue Feo: ?Non credo che il calcolo delle probability potesse spostare la bilancia
a favore di un uso di commodwn come cong. temporale. Direi che a non voler sofisticare n troppo
ne poco, per questo Boccaccio affiatatissimo con Apuleio e chissa forse gia lettore delle glosse di
(p, il significato avverbiale doveva riuscire del tutto perspicuo, e rientrava nelle preziosita da incame
rare e ostentare. Questo significato e in effetti nel passo della Mavortis miles del tutto pertinente?
(Feo, Spighe, 317-21).
14 La mano che ha vergato ?antelucio? sembrerebbe diversa da quella che, sopra il notabile
stesso, ha postillato ?ante lucem seu diem?.
15 La parola ?gurgustiolum? e stata ricopiata nel margine del manoscritto sicuramente da una
mano diversa e piu antica da quella che ne ha poi aggiunto la spiegazione (cfr. la tav. Ill, 3). La
definizione del termine si ritrova identica in Uguccione da Pisa, De verborum dictionibus, Chig. L
VIII 289: f. 90 (sub voce ?gurgustium?).

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640 M. FIORILLA

Nox (n?
et nox ibat in (interl.: 15)
ver
sus, n?14) diem (f. 26va,
Met. I 14);
vel uda (interl.: humida, n? Uda (n? 17)
16) vel suda (interl.: splen Suda (n? 19)
dida, n? 18, f. 4vb, Apol.
16);

Certe tantum, quod magis stupore defixus quidvis


aliud videbar esse, quam aliud magis videbar esse
ego, ymmo quod admodo quam Lucius: sic (sed LI, f.
larvale simulacrum me scie 27vb) exterminatus animi,
bam, et sic exterminatus attonitus in amentia (in
animi, actonitus in amentia. amentiam LI, f. 27vb) vigi
vigilans somniabar; destric lans sompniabar; defrictis
tis adeo diu pupulis. an vi (corretto da destrictis: de
gilarem scire querebam strictis LI, f. 27vb) adeo diu
pupulis (pupillis LI, f. 27vb) Pupulis (n? 20)
an vigilarem scire querebam
(f. 34vb, Met. Ill 22);

tu hie larvale simulacrum (f. Larvale (n? 21)


25rb, Met. I 6);

ubi enim ambifarie propala ambifariam (interl.: duobus Ambifariam (n? 23)
tur modis, n? 22; ambifariam
LI, f. lva) dissolveret (f.
lvb, Apol. 4);

fortunarum lubricas amba ?Aristomene?, inquit, ?ne tu Aristomene (n? 24)


ges et instabiles incursiones fortunarum lubricas amba
ac reciprocas vicissitudines ges et instabiles incursiones
ingnorarem et reciprocas vicissitudines
ignoras? (f. 25rb, Met. I 6);

multotiens centuculo dudum Et cum dicto (corr. da dito) Centuculo16 (n? 26)
faciem punicantem obtectam sutili centuculo (interl.: idest
filtro vel operimento, n? 25)
faciem suam iamdudum pu
nicantem pre pudore obtexit
(f. 25va, Met. I 6);

et pectora cogitationibus va qui mecum tot erumpnas Exanclasti (n? 28)


riis misera exanclabam, at exanclasti (corr. da exan cla
que meas erumpnas, egerri sti, interl.: perpessus es, n?
me 27; f. 26vb, Met. I 16);

vix tandem et egerrime (in Egerrime (n? 30, tav. I, 3)


terl.: difficilime, n? 29; f.
26va, Met. I 14)

16II termine e evidenziato in margine anche ai ff. 4ra e 60vb.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 641

suspirans altius celumque Tune ilia spirans (spirans Spirans (n? 31)
sollito nutu petens, incepi: LI, f. 40ra) altius celumque
?0 superi, tandem meis su sollicito (sollicito LI, f.
premis supliciis opemfacite, 40ra) nutu petens, ?Vos? in
et tu, Fortuna durior, iam quit: ?Superi, tandem meis
sevire desiste: sat tibi mise supremis periculis opem fa
ris istis cruciatibus meis li cite, et tu, Fortuna durior
tatum est? (Fortuna crudelior/ /aliter
durior LI, f. 40ra), iam se
vire desiste (desine corretto
da desistite LI, f. 40ra): sat
tibi misereis istis cruciatibus
meis litatum est? (f. 48ra,
Met VI 28);
Turn vero amicus etate sci Nam et forma scitula (in Scitula (n? 33)
tulus et prorsus argutulus terl.: puerilis, n? 32) est et
moribus ludicra et prorsus
argutula (interl.: sapiens, n? Argutula (n? 35)
34; f. 29ra, Met. II 6);

Ipse enim est quern fama numerum gerulonum (geru Gerulones (n? 36, tav. I, 1)
pennata gerulonum ore noti lorum LI, f. 28va) excedit
ficat (f. 35va, Met. Ill 28);

Scio me stilo desultorio ni En ecce prefamur veniam, Exoticus sermo (n? 38, tav.
mia inepte ac exotica blac siquid exotici (interl.: pere ID
terando narrasse grini et ignoti, n? 37, tav.
II)17 ac forensis sermonis ru
dis locutor offendero. Iam
hec equidem ipsa vocis im
mutatio desultorie (interl.: Desultor dicitur qui cur
cursorie, n? 39) scientie sti rendo de uno equo ad alium
lo quern accessimus respon salit; sic transumptive qui
ds (f. 24vb, Met. I 1); de una lingua ad aliam
transit (n? 40, tav. II)

ab his utiliter blaterata (in Blaterata (n? 42)


terl.: locuta inaniter vel
stulte, n? 41)18 ob mercedem
(f. lva, Apol. 3);

17 L'inchiostro di ?peregrini? va distinto da quello con cui e stato aggiunto ? forse da un'altra
mano ? ?et ignoti? (cfr. tav. II). La stessa definizione di ?exoticus? si trova in Uguccione
(Uguccione, De verborum dictionibus, f. 70r, sub voce ?extoticus?) e in Osberno di Gloucester (si
veda Osberno, DerivazionU a c. di P. Busdraghi, M. Chiab6, A. DessI Fulghieri, P. Gatti, R.
Mazzacane, L. Roberti, Spoleto 1996, 223).
18 La seconda parte di questa interlineare (?vel stulte?) sembra di mano diversa da quella che
ha vergato ?locuta inaniter?.

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642 M. FIORILLA

Come si pud vedere quasi tutti gli apuleianismi ripresi dal Boccaccio hanno
riscontro in una nota marginale o interlineare di cp.
Si noti subito come l'annotatore che ha aggiunto su ?crocota? la postilla
?melodiosa, resonantia? abbia inteso il termine come aggettivo plurale neutro
concordato con ?orgia? (glossato con ?sacrificia?). ?Crocota? e invece sostantivo
femminile che significa ?veste di colore croceo? e nel testo apuleiano andrebbe
unito a ?histrionis? (?orgia? viene espunto dagli editori moderni)19. Solo la postilla
interlineare di (p spiega l'uso che ne fa Boccaccio nell'epistola in unione con
?colloquia?20. LI ha la lezione ?croco orta?.
Anche le altre varianti testuali presenti in cp e in LI, se confrontate con il
testo dell'epistola, sembrerebbero confermare che lo scrittore copiava da cp.
Possono essere state riprese da cp ad esempio le forme ?sic?, ?in amentia?,
?pupulis?, ?durior?, ?desiste?, ?gerulonum?, la dove LI ha invece rispettivamente
?sed?, ?in amentiam?, ?pupillis?, ?desine? (corretto da ?desistite?), ?crudelior?
(anche se viene segnalata a fianco la variante ?durior?), ?gerulorum?. Contro
questa ipotesi sarebbero solo ?crebris?, ?spirans?, ?ambifariam?, ?sollicito?
(lezioni pero identiche anche in LI), ?commodum? (?comodum? in LI e nella
Mavortis) e il caso di Met. Ill 22, ?defrictis? secondo la lezione attuale di 9 e
?destrictis? in LI e nell'epistola. Proprio fondandosi sulla lezione di quest'ultima
parola Concetto Marchesi aveva sostenuto che il Boccaccio copiava da LI. Lo
studioso, ignorando all'epoca che potesse esservi qualche contatto tra (p e
Boccaccio, riportava le letture apuleiane dello scrittore ad LI escludendo F, che
ha la lezione ?defrictis?21. E tuttavia gia Vandelli aveva notato che in cp la forma
?defrictis? e stata rifatta da mano posteriore su un primitivo ?destrictis?22. Cadrebbe
quindi questo ostacolo dell'identificazione di cp con il codice di cui Boccaccio si
e servito all'epoca in cui scriveva l'epistola.
Aggiungo alle postille utilizzate dal Boccaccio nell'Epistola III gia segnalate
da Casamassima e Vio i notabilia ?fontanos? (n? 43, f. 28rb, Met. II 1) e ?sorbil
lantibus? (n? 44, f. 33vb, Met. II 14).

19 Apulee, Apologie, Florides, texte etabli et traduit par P. Vallette, Paris 1924, 16; Apulei
Platonici Madaurensis Opera quae supersunt, II, 1, Pro se de magia liber (Apologia), ed. R. Helm,
Lipsiae 19634 [= 1994], 15.
201 principali dizionari medievali ignorano completamente ?crocota? e ?crocata? (?crocata? e
aggettivo da ?crocatus-a-um? e signiflca ?di color croceo?): Uguccione, De verborum dictionibus',
J. Balbus, Catholicon, Mainz 1460 [= Westmead 1971]; Papias, Papias Vocabulista, Venezia 1496
[= Torino 1966]; Osberno, Derivazioni. Nel Thesaurus Linguae Latinae non si trova nessuna attesta
zione di ?crocota? e ?crocata? da cui si possa ricavare un significato del termine diverso da quello
tradizionale (Thesaurus Linguae Latinae, IV, Lipsia 1906, 1215). Sbagliata la lettura di Vandelli che
ha trascritto dal Laur. 29, 8 ?cidcota?: G. Vandelli, L'epistola di Dante a Morello Malaspina,
?Rassegna critica degli studi danteschi?, 7 (1899-900), 64. Traversari ha letto invece correttamente
il vocabolo: ?crocota? (Traversari, Le lettere autografe, 61). Nella sua edizione Massera emendo
?crocota? in ?crocata? perche ?crocota? non dava senso in nessun modo (?crocata?, in quanto
aggettivo, risulta almeno concordabile con ?colloquia?): G. Boccaccio, Opere latine minori, a c. di
A.F. Massera, Bari 1928, 316. Le due piu recenti edizioni della Mavortis milex a cura di Ricci
(Boccaccio, Opere in versi, 1064) e di Auzzas (Boccaccio, Epistole, 510) hanno accolto la conget
tura del Massera (hanno dunque ?crocata?). Della questione si e occupato anche Feo, segnalando il
problema (Feo, Spighe, 316). Ora il confronto con la glossa interlineare di (p (non si puo escludere
del tutto che l'abbia vergata il Boccaccio stesso) permette di risolverlo definitivamente mostrando
che ?crocota? si adatta perfettamente al contesto deU'epistola: ?crocota colloquia? = ?melodiosi
colloqui?.
21 Marchesi, Giovanni Boccaccio e i codici di Apuleio, 234.
22 Vandelli, L'epistola di Dante, 65 n. 1.

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643

Tav. I - FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana: 1. Laur. 29, 2, f. 35va. 2. Laur. 68,
2, f. 4va. 3. Laur. 29, 2, f. 26va. 4. Laur. 68, 2, f. 2va.

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Tav. II - FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana, 29, 2, f. 24vb.

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645

rlii I i Jm ' b
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646

Tav. IV - FIRENZE, Bibl. Medicea Laurenziana: 1. Laur. 29, 8, f. 46v. 2. Laur 29


2, f. 41va. 3. Laur. 33, 31, f. 33v.

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648 M. FIORILLA

1. 2. (p e le postille del Boccaccio nel Laur. 33, 31 e in LI

Le postille del Boccaccio d\Y Expositio sermonum antiquorum di Fulgenzio


nel Laur. 33, 31 sembrano costituire un'ulteriore prova delle sue letture giovanili
sul codice cp. Cronologicamente la loro grafia ci riporta al periodo di composi
zione delle lettere del 1339. II contenuto di queste chiose coincide perfettamente
inoltre con l'interesse lessicale del Boccaccio giovane per Apuleio riscontrato nelle
epistole23.
A franco della parola ?vispillo? (f. Ira), spiegata nel testo di Fulgenzio
attraverso un esempio tratto da Antidamante di Eracleopoli, Boccaccio scrive:
?Apuleius in IV? Floridorum ait: atque ita vispillonum manibus exaratum etc?.
Al f. 79rb di (p, in corrispondenza del passo dei Florida indicato in margine a
Fulgenzio, compare la postilla ?vispilio? (n? 45). A fianco della parola ?iustitium?
(f. 2va), spiegata da Fulgenzio attraverso Frontone, Boccaccio scrive: ?et Apuleius
in 111? Meth. ait: confestim congruum edicitur iustitium? (il passo si trova in realta
nel quarto libro delle Metamorfosi). In cp, in margine al passo corrispondente (f.
40ra), compare la postilla ?iusticium? (n? 46). Ci troviamo di fronte a due vocabula
molto particolari. Fulgenzio non menziona affatto Apuleio. Probabilmente
Boccaccio si ricordava del manoscritto in cui li aveva annotati o li aveva visti
postillati, cioe 9. Fanno pero difficolta le lezioni ?exortum? e ?congruens? di (p,
diverse dalle lezioni ?exaratum? e ?congruum? delle due postille del Laur. 33,
31.1 due passi in questione non coincidono pero neanche con LI (ff. 68ra e 33ra),
con F (ff. 191ra e 144va) e con A (ff. 130v e 62v), che hanno tutti e tre ?extortum?
e ?congruens?. In LI inoltre non si legge ?vispillonum? ma ?inspilonum? (f. 68ra)24.
In due passi successivi Fulgenzio spiega le parole ?blatterare? (f. lva) e
?choragium? (f. 2va) proprio tramite due passi di Apuleio. Boccaccio specifica
in margine al Laur. 33, 31 il luogo esatto delle Metamorfosi da cui Fulgenzio ha
preso le citazioni: ?Apuleius in VHP Meth. ait: hec et huius mutuo blacterantes
etc.? e ?Idem in 111? Meth. circa finem ait: feralium nuptiarum miserrime
choragium struitur? (il passo si trova alia fine del quarto libro). Al f. 40ra di cp
compare sul termine ?choragium? la postilla interlineare ?apparatus lecti? (n? 47).
Anche le lezioni apuleiane di queste due postille del Laur. 33, 31 non coincidono
perfettamente con cp (in un caso nemmeno con LI). Al f. 55vb di cp si legge
?huiusmodi mutuo? invece di ?huius mutuo?. Al f. 40ra di (p e al f. 33ra di LI
troviamo ?miserrime virgini choragium? al posto di ?miserrime choragium?. Tutte
queste varianti, che come si e visto non sono attestate nelle famiglie dei manoscritti
accessibili al Boccaccio, potrebbero essere delle sue congetture (almeno nel caso
di ?exaratum? che e lezione ugualmente possibile) o attribuirsi alia sua nota distra
zione (si pensi soprattutto alle errate indicazioni dei libri delle Metamorfosi e
aH'omissione del ?virgini? tra ?miserrime? e ?choragium?)25.

23 Per la datazione delle carte del Laur. 29, 8 e del Laur. 33, 31 si veda da ultimo S. Zamponi
- M. Pantarotto - A. Tomiello, Stratigrafla dello Zibaldone e della miscellanea laurenziani, in Gli
Zibaldoni di Boccaccio: memoria, scrittura, riscrittura. Atti del Seminario internazionale di Firenze
Certaldo (26-28 aprile 1996), a c. di M. Picone e C. Cazal? Berard, Firenze 1998, 181-258.
24 Anche in margine al f. 19Ira di F compare il notabile ?vispillo?.
25 ?Che il Boccaccio copista e, ahime, anche autore, fosse confusionario e distratto, e stato
ampiamente e a piu riprese documentato da coloro che si sono occupati del Decameron e di altre
opere boccaccesche volgari e latine?: F. Brambilla Ageno, Ancora sugli errori d'autore nel
?Decameron?, ?Studi sul Boccaccio?, 12 (1980), 71.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 649

Anche alcune postille di LI, sicuramente di mano del Boccaccio, presentano


un legame molto stretto con quelle di cp. Casamassima ha segnalato come la
manicula al f. 52va di (p (n? 48) e quella che si trova al f. 44va di LI indichino
lo stesso passo. Interessante notare che anche la manicula al f. 3vb (n? 49),
attribuita dallo studioso al Boccaccio solo su base grafica, fissa Tattenzione su
una sententia indicata da un'altra manicula del Boccaccio in LI (f. 2vb)26. Ci
sono altre postille e segni di attenzione nei due manoscritti che evidenziano il
testo apuleiano nel medesimo punto27. Molto significativa mi sembra in questo
senso la postilla ?flamme coronales? (n? 50), che compare in margine sia a LI
(f. 19rb) sia a cp (f. 25vb), perche l'espressione viene utilizzata dal Boccaccio
nella Comedia delle Ninfe fwrentine (XLVII) e anche nz\Y Epistola IIP*. Tra le
aggiunte marginali bisogna poi segnalare la presenza in entrambi i manoscritti
dello Spurcum additamentum al libro X delle Metamorfosi (cp: f. 66r; LI: f. 56r).
Errori disgiuntivi nei due testi deLT'aggiunta' escluderebbero pero che l'uno
dipenda dall'altro e viceversa29.

1. 3. Tre postille di (p confrontate con un passo delta ?Comedia delle Ninfe fioren
tine?

E gia stato segnalato come le Metamorfosi siano la fonte di alcuni passi della
Comedia delle Ninfe fiorentine30. A noi interessa in particolar modo segnalare un
passo dell'opera apuleiana, ripreso nell' opera boccaccesca, postillato in margine
a (p.
Al f. 29rb di (p, in corrispondenza del passo ?tanta denique est capillamenti
dignitas, ut quambis auro veste gemmis omnique cetero mundo exornata mulier
incedat, tamen, nisi capillum distinxerit ornata non possit videri. Sed in mea
Photide (corr. da Photie) non operosus sed inordinatus ornatus addebat gratiam?
(Met. II9), compare la chiosa ?Nota de laude capillorum? (n? 51)31. Negli interlinei
sopra ?distinxerit? e ?operosus? compaiono rispettivamente le postille ?ordina
verit? (n? 52) e ?artificialis? (n? 53). La lode apuleiana dei capelli per Fotide e
ripresa alia lettera nella Comedia delle Ninfe fiorentine ?Adunque tanta estima la

26 Casamassima, Dentro lo scrittoio, 256-57.


27 Si confrontino ad esempio le postille contenute nelle prime carte del De magia in cp e in LI,
ma anche i passi apuleiani che hanno per argomento la fortuna e la corruzione dei giudici (rispetti
vamente Met. VII 2 e Met. X 33) posti in rilievo in entrambi i manoscritti (9: ff. 48vb, 68rb; LI:
ff. 41ra, 58ra).
28 La postilla ?flamme coronales? e gia stata attribuita al Boccaccio in 9 da Vio: Vio, Chiose
e riscritture, 143.
29 Su tutta la complessa questione si veda S. Mariotti, Lo spurcum additamentum ad Apul. 10,
21, in Id., Scritti medievali e umanistici, a c. di S. Rizzo, Roma 19942, 61-83. Billanovich ha attribuito
lo Spurcum additamentum in 9 a Zanobi da Strada: Billanovich, / primi umanisti, 40; Billanovich,
Zanobi da Strada tra i tesori, 655. In LI T'aggiunta' e invece stata vergata dal Boccaccio:
Casamassima, in VI Centenario, 153. Per le fotoriproduzioni dello Spurcum additamentum in 9 e in
LI si vedano rispettivamente Billanovich, / primi umanisti, tav. Ill (= Billanovich, Petrarca e il
primo umanesimo, tav. XIX, 2) e VI Centenario, tav. XXXVI.
30 Si vedano G. Petronio, Da Apuleio a Boccaccio, ?Italica?, 1 (1941), 2 e 9; A. Schiaffini,
Tradizione e poesia. Nella prosa d'arte italiana dalla latinitd medievale al Boccaccio, Roma 1969
[=19432], 158-59 n. 2 e 184-86; Vio, Chiose e riscritture, 144-47.
31 Si deve rilevare che, come mi ha confermato anche Patrizia Rafti, e altamente improbabile
che questa glossa sia di mano del Boccaccio. La postilla non mi pare attribuibile nemmeno a Zanobi,
ma ad altra mano trecentesca (cfr. anche ? 1. 5).

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650 M. FIORILLA

degnita de' capelli alle femine quanta, se, qualunque si sia, di preziose veste, di
ricche pietre, di rilucenti gemme e di caro oro circundata proceda, sanza quelli
in dovuto ordine posti, non possa ornata parere; ma in costei essi, disordinati, piu
graziosa la rendono negli occhi d'Ameto? (XII 9)32.

\. A. q> e il ?Decameron?.

Saranno analizzati gli interventi marginali a due favole apuleiane contenute


nelle Metamorfosi (Met. IX 4-7 e Met. IX 14-28), ricalcate rispettivamente nella
novella di Peronella (Dec. VII 2) e in quella di Pietro di Vinciolo (Dec. V 10).
Sul fatto che il IX libro delle Metamorfosi sia la fonte diretta delle due novelle
decameroniane non possono esistere dubbi, non solo alia luce dell'esatta coinci
denza in molti luoghi della trama narrativa di queste ultime con 1'opera apuleiana,
ma anche per l'aderenza del testo volgare al testo latino33. Airinterno del codice
cp, all'inizio delle due novelle, una postilla indica sempre l'inizio e l'argomento
del racconto. Alcuni notabilia e altre annotazioni segnalano poi nello svolgimento
della narrazione espressioni, situazioni e dettagli narrativi richiamati con molta
esattezza nel testo decameroniano. Saranno presi in esame i casi piu significativi.
Verra infine riportato un sommario che compare in margine a cp in corrispon
denza di un altro racconto apuleiano (Met. VIII 31) di cui Boccaccio si ricordo
nella novella di Chichibio (Dec. VI 4).

1. 4. 1. ?Met.? IX 4-7 e ?Dec.? VII 2

f. 57rb: Is gracili pauperie laborans fabriles operas prehendo parvis illis mercedibus
vitam tenebat (Met. IX 5)] Fabula de fabro pauper<i> (n? 54).

La chiosa segnala l'inizio e l'argomento della favola. La condizione di poverta


del faber apuleiano e la stessa del marito di Peronella:

?in Napoli un povero uomo prese per moglie una bella e vaga giovinetta chiamata
Peronella, e esso con l'arte sua, che era muratore, e ella filando, guadagnando assai sottil
mente, la lor vita reggevano come potevano il meglio?34 (Dec. VII 2. 7).

f. 57rb: Tune mulier callida et ad huius modi flagitia perastutula (interl: idest valde
malitiosa, n? 55) tenacissimis amplexibus... (Met. IX 5)] Perastutula: idest valde ingenio
sula, industriosula (n? 56)35.

32 Seguo l'edizione: G. Boccaccio, La comedia delle Ninfe fiorentine, a c. di A.E. Quaglio,


in Tutte le Opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V. Branca, I, Milano 1964, 665-835.
33 Non e qui il luogo per un confronto dettagliato su base stilistica e tematica tra le quattro
novelle in questione, gia ampiamente compiuto da studiosi precedenti: U. De Maria, DelVAsino
d'oro diApuleio e di varie sue imitazioni nella nostra letteratura, Roma 1901, 17-24; L. Di Francia,
Alcune novelle del ?Decameron? illustrate nelle fonti, ?Giornale storico della letteratura italiana?,
44 (1904), 3-23; Petronio, Da Apuleio a Boccaccio, 1-11; Sanguineti White, Boccaccio e Apuleio,
47-204.
34 Seguo l'edizione curata da Branca (G. Boccaccio, Decameron, a c. di V. Branca, Torino
1991).
35II notabile ?perastutula? e la sua spiegazione ?idest valde ingeniosula, industriosula? sembre
rebbero di due mani diverse; cosi anche nelle due postille che sono riportate di seguito in cui

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 651

Anche Peronella, come la moglie apuleiana, riuscira a coprire il suo adulterio


ingannando il marito con il suo comportamento astuto.

f. 57rb: "Siccine vacuus et otiosus insinuatis manibus ambulabis mihi nec obito
consueto labore vite nostre prospicies et aliquid cibatui parabis?" (Met. IX 5)] Insinuatis:
in sinum positis (n? 57).

L'aggettivo apuleiano messo in rilievo dalla chiosa, che ne indica anche


l'etimologia, e tradotto dal Boccaccio con un'espressione leggermente diversa ma
di significato equivalente:

?"e tu mi torni a casa colle mani spenzolate quando tu dovresti essere a lavorare"?
(Dec. VII 2. 15).

f. 57rb: "At ego misera pernox et perdie lanificio nervos meos contorqueo, ut intra
cellulam nostram saltern lucerna luceat" (Met IX 5)] Pernox: idest vilgilans in nocte (n?
58).

II passo apuleiano e il termine evidenziato dalla postilla sono ripresi nel


Decameron:

?"Credi tu che io sofferi che tu m'impegni la gonnelluccia e gli altri miei pannicelli,
che non fo il di e la notte altro che filare, tanto che la came mi s'e spiccata all'unghia,
per poter almeno aver tanto olio, che n'arda la nostra lucerna?"? (Dec. VII 2. 14).

f. 57rb: "Istud ego quinque36 denariis cuidam venditavi, et adest ut dato pretio secum
rem suam ferat" (Met. IX 6)] Vendito (n? 59).

La chiosa scandisce un momento strutturale della novella apuleiana: il marito


dice alia moglie di aver gia venduto la botte dove si trova nascosto l'amante.
Boccaccio traduce il termine generico denarius con la moneta napoletana:

?"che io Fho venduto a costui, che tu vedi qui con meco, il doglio, il qual tu sai che
gia e cotanto ha tenuta la casa impacciata; e dammene cinque gigliati"? (Dec. VII 2. 20).

f. 57va: "septem denariis vendidi, minoris distraxit". Abditamento pretii letus maritus
(Met. IX 6)] Abditamento (n? 60).

La chiosa ferma l'attenzione su un altro particolare decisivo dello snodo


narrativo: la moglie ha appena riferito al marito di aver gia venduto la botte a un
prezzo maggiore, septem denariis, all'amante che vi si trova nascosto, riuscendo
cosi a coprire il suo adulterio. Nella novella del Decameron la scena si sviluppa
allo stesso modo. Entrambi i mariti poi si rallegrano dell'aggiunto guadagno.

?insinuatis? e ?pernox? parrebbero vergate da una mano differente da quella che ha aggiunto sopra
i due notabilia ripettivamente ?in sinum positis? e ?vigilans in nocte? (n? 57 e 58).
36 La lezione di F anticamente era ?sex? (corretto poi in ?septem?): Apulee, Les Metamorphoses,
etabli par D.S. Robertson et traduit par R Vallette, III, Paris 1945, 67. II prezzo a cui il marito
ha venduto la botte e il successivo aumento proposto dalla moglie coincidono invece nel Decameron
con il testo di (p: da ?quinque denariis? a ?septem denariis? in Apuleio, da ?cinque gigliati? a ?sette
gigliati? in Boccaccio. Anche LI pero ha ?quinque?.

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652 M. FIORILLA

?'Tho venduto a sette a un buon uomo, il quale, come tu qui tornasti v'entro per
vedere se saldo fosse". Quando il marito udi questo, fu piu contento...? (Dec. VII 2. 21
22).
f. 57va: inclinatam dolio pronam uxorem fabri superincurvatus secure dedolabat (Met.
IX 7)] Dedolare (n? 61).

II verbo, riportato al margine, sottolinea un altro momento strutturale della


novella: mentre il marito sta pulendo il dolium, i due amanti consumano l'adul
terio. Boccaccio riprende il finale della novella da Apuleio inserendo una metafora
molto raffinata, probabilmente ripresa da Ovidio37:

?e a lei accostatosi, che tutta teneva la bocca del doglio, e in quella guisa che negli
ampi campi gli sfrenati cavalli e d'amor caldi le cavalle di Partia assaliscono, a effetto
reed il giovanil desiderio? (Dec. VII 2. 34).

In LI compaiono in questa favola delle Metamorfosi due chiose: la postilla


digreditur all'inizio del racconto (f. 48vb) e la postilla redit ad materiam alia sua
conclusione (f. 49ra), che probabilmente non sono state vergate dal Boccaccio ma
da una mano piu tarda (cfr. n. 68).

1. 4. 2. ?Met.? IX 14-28 e ?Dec.? V 10

f. 58va: fabulam denique bonam pre ceteris, suave comptam ad aures (corr. da auris)
vestras afferre decrevi, et en occipio. Pistor ille... (Met. IX 14)] Fabula de pistore et uxore
sua nequissima (n? 62).

La chiosa scandisce l'inizio della favola e ne riassume l'argomento.

f. 59vb: Contubernalis mei fullonis uxor... (Met. IX 24)] Fabula de uxore fullonis (n?
63).

La chiosa segnala l'inizio e l'argomento del racconto del mugnaio che sara
ricalcato esattamente dal Pietro boccaccesco (Dec. V 10. 32-41).

f. 60ra: "Interdum acerrimo gravique odore sulphuris iuvenis inescatus atque obnubi
latus intercluso spiritu diffluebat, utque est ingenium vivacis metalli, crebras ei sternuta
tiones commovebat" (Met. IX 24)] Sternutatio (n? 64).

f. 60ra: "Atque ut primum e regione mulieris pone tergum eius maritus acceperat
sonum sternutationis, quod enim putaret ab ea profectum, solito sermone salutem ei fuerat
imprecatus" (Met. IX 25)] Nota solitum sternutanti salutem imprecari (n? 65).

Queste due chiose mettono in luce un momento nevralgico della narrazione


delle due novelle: i ripetuti starnuti dell'amante faranno scoprire al marito l'adul
terio. Ecco il corrispondente passo decameroniano:

37 M. Pastore Stocchi, Note e chiose interpretative, ?Studi sul Boccaccio?, 2 (1964), 235-39.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 653

?"e noi sentimmo presso di noi starnutire, di che noi ne la prima volta ne la seconda
ce ne curammo; ma quegli che starnutito aveva starnutendo ancora la terza e la quarta e
la quinta e molte altre, tutti ci fece maravigliare"? (Dec. V 10. 32).

f. 60rb: Namque pretergrediens observatos extremos adulteri digitos, qui per angustias
cavi tegminis prominebant (Met. IX 27)] Digitos (n? 66).

Prosegue Apuleio (f. 60rb): obliquata atque infesta ungula compressos usque ad
summam minutiem contero, donee intolerabili dolore commotus, sublato flebili clamore
repulsoque et abiecto alveo (corr. da albeo), cospectui profano redditus scenam propudiose
mulieris patefecit (Met. IX 27).

?Digitos? e termine fondamentale su cui poggia la soluzione narrativa, che


in Boccaccio e assolutamente identica. L'amante viene scoperto perche un asino
gli schiaccia il dito che spunta fuori dalla cesta:

?alquanto le dita dell'una mano stese in terra fuori della cesta, tanta fu la sua ventura,
o sciagura che vogliam dire, che questo asino ve gli pose su piede, laonde egli, grandis
simo dolor sentendo, mise un grande strido? (Dec. V 10. 49).

f. 60rb: "sed plane cum uxore mea partiario tractabo" (Met. IX 27)] Partiario (n? 67).

La chiosa evidenzia il momento in cui il marito propone alia moglie una


compartecipazione degli utili, di usufruire cioe in comune del possesso del giovane
di modo che tutti e tre si trovino d'accordo in uno stesso letto (?ut sine ulla
controversia vel dissensione tribus nobis in uno conveniat lectulo?, Met. IX 27).
Boccaccio riprende lo spunto nella conclusione della novella38:

?Dopo la cena quello che Pietro si diviasse a sodisfacimento di tutti e tre m'e uscito
di mente; so io ben cotanto, che la mattina vegnente infino in su la Piazza fu il giovane,
non assai certo qual piu stato si fosse la notte o moglie o marito, accompagnato? (Dec.
V 10. 63).

1. 4. 3. ?Met.? VIII 31 e ?Dec.? VI 4

In margine al f. 56va di (p, in corrispondenza di Met. VIII 31 e stato vergato


il seguente sommario: Colonus quidam femur cervi domino mittit, hie coquo
assignat, hoc canis rapit. Coquus laqueo strangulare se parat, uxor impedit, et
femur asini loco cervi parare disponunt. Asinus abrupto capistro aufugit (n? 68).

Questo intervento marginale era gia stato attribuito al Boccaccio da

38 Nel Parigino It. 482, trascritto dal Capponi, la novella si conclude diversamente: ?In su la
Piazza fu il giovane da Pietro accompagnato?. Secondo Branca il codice si identifica con una redazione
del Decameron anteriore air Hamilton 90: V. Branca, Su una redazione autografa del ?Decameron?
anteriore a quella conservata nell'autografo hamiltoniano, ?Studi sul Boccaccio?, 25 (1997), 38. II
codice parigino sarebbe stato inoltre rivisto e illustrato dal Boccaccio stesso: M.G. Ciardi Dupre
Dal Poggetto, Boccaccio ?visualizzato? dal Boccaccio, I: // corpus dei disegni e cod. Parigino It.
482, ?Studi sul Boccaccio?, 22 (1994), 197-225.

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654 M. FIORILLA

Casamassima39. Mi sembra importante aggiungere che il racconto apuleiano


riassunto dalla glossa e alia base dell'idea narrativa che muove la novella di
Chichibio (cfr. Dec. VI 4): in entrambe le narrazioni infatti un cuoco si trova nella
difficile situazione di dover giustificare la scomparsa di una coscia di animale (di
un cervo nelle Metamorfosi e di una gru nel Decameron), che gli era stata affidata
dal suo padrone di casa perche provvedesse a prepararla per la cena (le due novelle
si sviluppano poi in modo diverso). II Decameron non sembra avere inoltre in
questo caso, eccetto il passo delle Metamofosi, altri precisi antecedenti40.

1.5.// problema paleografico

Riguardo alle note marginali di (p Casamassima scrive: ?oltre alle postille,


che per vero non sono molto frequenti, di un'altra mano trecentesca (sara quella
di Zanobi da Strada come suggerisce Giuseppe Billanovich?), il codice reca nei
margini e negli interlinei i segni sedimentati, stratificati delle letture e medita
zioni del Boccaccio?. Secondo lo studioso le postille del Certaldese, vergate in
una scrittura minutissima di modulo di due tipi (uno per i vocabula e i nomi di
richiamo al testo messi in evidenza, l'altro per annotazioni piu ampie), ?possono
riconoscersi, dove piu o meno intense, in tutto il codice; ma si addensano dal f.
39v al f. 66r, specie nei margini della favola di Psiche e dei tre libri seguenti
(VII, VIII, IX)?. Casamassima assegna alia mano del Boccaccio anche i segni
figurati, in funzione di ?Nota? e di richiamo: ad esempio le graffe ai ff. 13r e
19r, la testina di uomo al f. 6vb, il piccolo disegno di un fiore ai ff. 29va (tav.
Ill, 1) e 52va, le numerose manicule di sottile esecuzione come quelle ai ff. 3vb
e 52va. Sono decisivi, a detta dello studioso, i confronti delle annotazioni di cp
con il Laur. 29, 8 e il Laur. 33, 31. Anche Vio, per l'autografia boccacciana delle
postille di cp da lui esaminate, rimanda ai due stessi Zibaldoni41.
Elementi di conferma, a livello grafico, si possono leggere in un recente
contributo di Patrizia Rafti che, attraverso il confronto paleografico con LI, sembra
aver riconosciuto la mano del Boccaccio aH'interno del testo apuleiano di cp.

39 Casamassima, Dentro lo scrittoio, 257.


40 Boccaccio, Decameron, 730 n. 2. Altri passi delle Metamorfosi, indicati sempre da Branca
come fonti del Decameron non sono stati invece postillati dal Boccaccio ne" in q> n6 in LI. Le pagine
dei due manoscritti nei margini di Met. II 25 (?ne Deus quidem [...] facile discerneret duobus nobis
iacentibus quis esset magis mortuus?) e Met. II 7 (?steterunt et membra que iacebant ante?), luoghi
apuleiani ricalcati rispettivamente in Dec. II 5. 79 (?e chi allora veduti gli avesse malagevolmente
avrebbe conosciuto chi piu si fosse morto, o l'arcivescovo o egli?) e in Dec. VIII 7. 67 (?d'altra
parte lo stimolo della carne T assail subitamente e fece tale in pid levare che si giaceva?), non presen
tano nessun segno di attenzione; lo stesso in margine a Met. VIII 8 e Met. IX 31, passi che potreb
bero aver influenzato la soluzione narrativa della novella di Lisabetta, Dec. IV 5 (per le corrispon
denze tra i passi apuleiani e il Decameron si veda Boccaccio, Decameron, 198 n. 2, 958 n. 2 e 526
n. 3). Una sententia apuleiana utilizzata nella novella di Gabriotto (Dec. IV 6) e stata evidenziata
dal Boccaccio con una manicula in LI e non presenta invece postille significative in q> (per l'inter
vento in LI si veda la postilla n? 68 nella seconda parte deirarticolo). Non ho ancora verificato la
presenza di postille nei margini dei due manoscritti in corrispondenza di alcuni passi apuleiani che
sembrerebbero aver influenzato la novella di Andreuccio da Perugia: si veda L. Rossi, / tre ?gravi
accidenti? della ?novella? di Andreuccio da Perugia (?Decameron?, V, 2), ?Strumenti critici?, 11
(1996), 385-400.
41 Casamassima, Dentro lo scrittoio, 254-58; Vio, Chiose e riscritture, 140.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 655

Secondo la studiosa, il Certaldese sarebbe intervenuto in alcuni casi a completare


le lacune presenti nel manoscritto: Boccaccio avrebbe aggiunto ad esempio
APULEI META. L, inserito a forza nella riga nel poco spazio disponibile, al f.
24vb (tav. II)42.
Billanovich invece non vede postille del Boccaccio in (p, ma le attribuisce a
Zanobi da Strada, che riconosce attivo anche negli altri due Apulei prodotti a
Montecassino: il Laur. 68, 2 (compresa la parte del codice contenente Tacito) e
il codice 706 della Biblioteca Comunale di Assisi43.
Sciogliere le perplessita e i dubbi relativi alia paternita delle annotazioni di
9 attraverso l'esame paleografico risulta difficile innanzitutto a causa della presenza
nei margini del manoscritto di una grande quantita di postille, vergate da piu mani
trecentesche non sempre facilmente distinguibili tra loro (non si esclude che in
alcuni casi potrebbe trattarsi dello stesso lettore intervenuto in tempi diversi)44.
La mano del Boccaccio inoltre (specialmente quella del Boccaccio giovane) e
irregolare e soggetta ad evoluzione grafica45. Complica ulteriormente la faccenda
il fatto che Boccaccio e Zanobi, avendo frequentato le stesse scuole e ambienti,
hanno avuto stessa educazione grafica e quindi sistemi di annotazione simili46.
Usi grafici comuni ad entrambi presenti nelle postille di cp sembrerebbero: l'abitu
dine di racchiudere la postilla in due punti (cfr. n? 38, tav. II) l'uso del caratte
ristico monogramma di nota (si veda il f. lvb) e delle sigle ?ce? e ?c'? (si veda
ad esempio la postilla ?celascivia? al f. 57rb), l'alternanza della a di tipo onciale
e di quella notulare corsiva (si vedano rispettivamente la a iniziale nelle postille
n? 9 - tav. I, 3 - e n? 23). A queste, mi pare si possa aggiungere anche l'alter
nanza tra la s finale compatta di tipo capitale e quella aperta di forma sinuosa (si

42 P. Rafti, Riflessioni sull'usus distinguendi del Boccaccio negli Zibaldoni, in Gli Zibaldoni
di Boccaccio, 293-94. Morello ha segnalato inoltre come l'uso in alcuni fogli di <p di un segno di
richiamo verticale formato da piccoli puntini posti a triangolo (si veda il f. lv) ?pur non essendo
una particolarita grafica esclusiva del Boccaccio, e abbastanza presente nei suoi manoscritti, talora
accompagnata e potenziata, dal segno grafico del periodo, come si pud osservare nei Boezio della
Vaticana? (G. Morello, Disegni marginali nei manoscritti di Giovanni Boccaccio, in Gli Zibaldoni
di Boccaccio, 167). 6 stato definitivamente smentito perd che nei Boezio della Vaticana (Vat. lat.
3362) ci sia la mano del Boccaccio: VI Centenario, 13. Per l'uso dei tre puntini nei Boccaccio si
veda allora il f. 69va del Laur. 33, 31.
43 Billanovich attribuisce a Zanobi anche le annotazioni nei margini dell'El Escorial R. I. 4,
del Laur. 66, 1, del Laur. 66, 21, del Vat. lat. 1860, del Vat. lat. 10690 e del Marc. Ital. Z 34 (4772):
Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori, 653-63.
44 Alcuni esempi di come annotazioni di diversi lettori si siano stratificate nei margini del
manoscritto sono stati segnalati nelle note 14, 15, 17, 18, 35 (riferite rispettivamente alle postille n?
10, 13, 37, 41, 56-57-58). Nemmeno tutte le postille interlineari sono dello stesso annotatore. La
scrittura delle n?3, 5, 16el8va distinta da quella della n? 37 (vergata forse a sua volta da due
mani diverse). Di mani diverse tra loro sembrerebbero anche le note marginali n? 38 (tav. II) e n?
40 (tav. II); sicuramente di una mano ancora differente da queste ultime due la postilla n? 51. Anche
l'esame degli inchiostri sembra confermare che l'annotazione n? 37 (tav. II) sia stata vergata da due
mani differenti, cosi come la n? 13 (tav. Ill, 3), e che le interlineari n? 3, 16, 18 siano di una mano
diversa da quelle che hanno vergato la n? 37. Questo esame non risulta perd sempre decisivo perche
ci sono casi in cui una stessa postilla e stata vergata dal medesimo annotatore con due inchiostri
diversi (come la lunga postilla alia favola di Amore e Psiche al f. 39vb, tav. V, 1).
45 Per l'evoluzione della gratia del Boccaccio negli anni giovanili si veda Ricci, Evoluzione
nella scrittura del Boccaccio', da ultimo la sezione dedicata all'esame paleografico del Laur. 29, 8
e del Laur. 33, 31 in Zamponi - Pantarotto - Tomiello, Stratigrafia dello Zibaldone e della miscel
lanea laurenziani, 206-23.
46 Su questo punto Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori, 662.

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656 M. FIORILLA

vedano rispettivamente le postille interlineari ?atheniensL$? e ?fertiles? vergate


dallo stesso postillatore al f. 24vb, tav. II)47. Ci sono pero singoli elementi della
scrittura e del sistema di annotazione che sembrano caratterizzare alcune postille
del Tacito-Laur. 68, 2 (M) rispetto agli Zibaldoni del Boccaccio e viceversa48. Se
si confrontano queste particolarita grafiche con le note di (p, e possibile in alcuni
casi suggerire con molta prudenza l'attribuzione delle postille del codice a Zanobi
o al Boccaccio. Le somiglianze tra alcune annotazioni di cp e altre contenute in
M (quelle della stessa mano che ha postillato al f. 184r di F l'inizio dei Florida
apuleiani, cfr. n. 8) confermerebbero l'attribuzione a Zanobi proposta da
Billanovich49. E cosi il ricorso alia sottolineatura in alcuni notabilia, la G maiuscola
a forma di 6, la B maiuscola con una pronunciata coda a uncino inclinata a sinistra,
la v con il primo tratto alto curvato verso sinistra, la s finale chiusa bassa e
rotonda50, la a di tipo onciale con il tratto superiore arcuato farebbero pensare
che siano di Zanobi e non del Boccaccio almeno le postille n? 9 (tav. I, 3), 21,
24, 26, 36 (tav. 1, 1), 42, 43, 57 (solo il notabile), 59. Si confrontino ad esempio
le lettere iniziali delle postille ?Gerulones? (tav. I, 1), ?J51aterata?, ?vendito?,
?antelucio? (tav. I, 3) rispettivamente con quelle dei notabilia ?Gallia comata?
(tav. I, 2), ?Balbi?, ?Valerius?, ?amnis? (tav. I, 4) vergate ai ff. 4va, 4vb, lva,
2va di M. Della stessa mano sembrerebbero anche le n? 10 (solo il notabile), 11,
15, 23, 30 (tav. I, 3), 38 (tav. II), 56 (solo il notabile), 58 (solo il notabile), 64,
66, 67. Anche la prima parte della n? 37 (?peregrini?) e le altre postille interli

47 Per le prime quattro corrispondenze grafiche tra il sistema di annotazione del Boccaccio e
quello di Zanobi e per la duplice tipologia della s finale in Zanobi si veda M. Baglio, Montecassino
e gli umanisti, II: Tacito e Zanobi da Strada, in Libro, scrittura, documento della civilta monastica
e conventuale nei basso medioevo (secoli XIII-XV). Atti del Convegno di studio Fermo (17-19 settembre
1997), a c. di G. Avarucci, R.M. Borraccini Verducci e G. Borri, Spoleto 1999, 211 n. 98, 215
n. 107, 216 n. 109, 217 n. 111. Per la s finale in Boccaccio: Zamponi - Pantarotto - Tomiello,
Stratigrafia dello Zibaldone e della miscellanea laurenziani, 212-13. Per l'uso di ?c'? nei Boccaccio
cfr. anche la n. 63.
48 Sia della sezione di Tacito del Laur. 68, 2 e sia dei ff. 45v-77v del Laur. 29, 8 esiste una
riproduzione in facsimile. Si vedano: Tacitus, Codex Laurentianus 68 II phototypice editus, praef. E.
Rostagno, Lugduni Batavorum 1902 (Codices Graeci et Latini photographice depicti, 7/2); G. Biagi,
Lo Zibaldone boccaccesco mediceo laurenziano Plut. XXIX, 8, riprodotto in facsimile con prefazione
di G. Biagi, Firenze 1915.
49 Anche considerazioni filologiche sembrano escludere che il Boccaccio giovane abbia utiliz
zato il Laur. 68, 2. Alcune lezioni di F contrastano con il testo apuleiano di cui Boccaccio si e servito
nei Decameron e nell'epistola Mavortis milex (cfr. ? 1. 1 e n. 36). La parte tacitiana del codice (M)
non si identiflca con l'esemplare di Tacito presente nella sua biblioteca ne con quello utilizzato nei
De mulieribus claris del 1361-62 (quest'opera rappresenta la prima testimonianza della conoscenza
di Tacito da parte del Boccaccio, mentre lo scrittore aveva letto Apuleio sicuramente prima del 1339).
Per un quadro riassuntivo e una bibliografia di tutta la questione fino al 1975 cfr. Casamassima, in
VI Centenario, 130; per gli anni successivi si veda V. Zaccaria, Boccaccio e Tacito, in Boccaccio
in Europe, Proceedings of the Boccaccio Conference - Louvain 1-3. XII. 1975, Louvain 1977, 221
37; Casamassima, Dentro lo scrittoio, 255; R. Muller, Boccaccios Tacitus. Rekonstruktion einer
Humanistenhandschrift, ?Rheinisches Museum fiir Philologie?, 136 (1993), 164-80. Secondo la Rafti
perd Boccaccio potrebbe aver aggiunto su F, come su <p, l'intestazione mancante Florid(orum) lib(er)
/al f. 184r (Rafti, Riflessioni, 293-294). II ruolo di questo manoscritto nella vicenda Boccaccio
Apuleio andra dunque chiarito da esami piu approfonditi. Importante sarebbe capire anche se F e M
erano rilegati insieme gia nei Trecento.
50 Queste ed altre caratteristiche della scrittura e del sistema di annotazione di Zanobi sono
state individuate da Marco Baglio attraverso l'esame delle postille al Tacito-Laur. 68, 2 e il confronto
di quest'ultime con (p e con il Vaticano latino 1860 (Baglio, Tacito e Zanobi da Strada, 205-20).

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 657

neari che si trovano al f. 24vb (tav. II), cosi come tutte quelle che appartengono
a questa tipologia (ad esempio la n? 34), sembrano piu vicine alle interlineari di
M (si veda il f. 17v, tav. V, 2) rispetto a quelle apposte dal Boccaccio nel Laur.
29, 8 (si veda ad esempio il f. 46v, tav. IV, 1) e nel Laur. 33, 3151. La postilla
n? 10 era stata invece attribuita al Boccaccio dall'autorevole parere di Casamassima
e le n? 9, 11, 15, 21, 24, 26, 34, 36, 38 da Vio (si veda la tabella del ? 1.1).
Difficile dunque di fronte a questo stato di cose pronunciarsi su queste postille
definitivamente in un senso o in un altro.
Meno problematica l'attribuzione al Certaldese operata da Casamassima delle
manicule, delle graffe e dei fiorellini presenti ai ff. 3vb (n? 49), 29va (tav. Ill,
1) e 52va (n? 48) di cp, e soprattutto della manicula al f. 45va (tav. Ill, 2) attribuita
da Vio, davvero molto simili a quelli che si trovano ai ff. 12v, 18v, e 35v del
Laur. 33, 3152. Nonostante i disegni presenti nei due manoscritti non coincidano
perfettamente, la stessa Albinia de la Mare, alia quale ho avuto modo di mostrare
le fotografie di questi marginalia (Ottobre 1998), si e espressa a favore della loro
paternita boccacciana. Nessun fiorellino, nessuna manicula, nessuna graffa di
questo tipo compare invece nel Laur. 68, 2 (MF). Di mano del Boccaccio sembre
rebbe la spiegazione lessicografica della parola ?gurgustiolum? in margine e in
interlineo (postille n? 12 e 13, tav. Ill, 3), la cui scrittura mi pare molto vicina
a quella del Laur. 29, 8 e del Laur. 33, 31. Sempre del Boccaccio potrebbero
essere le definizioni sui notabilia ?perastutula?, ?insinuatis?, ?pernox? (postille
n? 56, 57, 58). Un'impressione positiva sulla paternita boccacciana emerge anche
dal confronto del sommario n? 68 e di parecchi di quelli che si trovano in margine
alia favola di Amore e Psiche (9: ff. 39v-66r) con altre postille contenute nei due
Zibaldoni. Alcuni elementi grafici lasciano pero nel dubbio che si tratti della stessa
mano. Si confronti ad esempio la nota ?Soror alia Psice conqueritur quod maritum
habet podagricum et quod ipsa non officium uxoris gerit sed medice ungendo et
perfricando membra eius? al f. 41va di cp (tav. IV, 2), attribuita da Casamassima
alia mano del Boccaccio, con la glossa ?versus isti dimetri coriiambici sunt et
costant spondeo II; coriiambico et pirrichio sive yambo? (tav. IV, 3), vergata dal
Certaldese al f. 33v del Laur. 33, 31. Le scritture della postilla di cp e quella della
glossa del Boccaccio presentano differenze: si veda soprattutto il segno per ?et?
e si esamini lo stesso segno anche nelle altre carte dei due Zibaldoni53. Si confron
tino inoltre la lunga annotazioni del f. 39vb di cp (tav. V, 1) prima con il f. 17v
di M (tav. V, 2), e poi con il f. 46v del Laur. 29, 8, (tav. IV, 1): il sommario in
margine a 9 mi pare graficamente piu vicino alia postilla in M (che dovrebbe
essere di mano di Zanobi), rispetto alle annotazioni vergate dal Boccaccio nel
Laur. 29, 8. Quest'ultimo confronto sembra rafforzare quindi le conclusioni di
Billanovich.

51 Per alcune postille interlineari del Boccaccio nei Laur. 33, 31 si veda de la Mare, The
Handwriting, Plate IV (e).
52 Alia mano del Boccaccio mi pare si possano assegnare anche le manicule vergate in (p ai ff.
30vb e 77rb. Per una riproduzione del f. 52va di q> si veda Casamassima, VI Centenario, tav. XXIII.
Per i disegni ai ff. 18v e 35v del Laur. 33, 31 si veda De la Mare, The Handwriting, Plate VI (d,
e). Per quelli ai ff. 12v e 35v F. Di Benedetto, Considerazione sullo Zibaldone Laurenziano del
Boccaccio e restauro testuale della prima redazione del ?Faunus?, ?Italia medioevale e umanistica?,
14 (1971), taw. IV (a) e VII (b).
53 Lo stesso segno nella seconda parte deH'interlineare n? 37 (?et ignoti?, tav. II) e invece
simile a quello caratteristico del Boccaccio (cfr. con la tav. IV, 3).

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658 M. FIORILLA

Chi ha vergato i sommari in margine alia favola di Amore e Psiche ha aggiunto


anche la postilla n? 46. Alia stessa mano mi pare si debbano anche le n? 50 e 63.
La postilla n? 51, forse della stessa mano che ha vergato la n? 45, non sembre
rebbe attribuibile ne a Zanobi ne al Boccaccio. Difficile dire qualcosa in tutti gli
altri casi, specialmente in situazioni grafiche come quelle della n? 62 che e stata
ripassata.
Con le indicazione fornite in questo paragrafo si e cercato soprattutto di
illustrare la complessa situazione presente a livello grafico nei margini di cp. Per
ricavare qualche elemento piu certo bisognera tornare sull'intera questione con
esami approfonditi su tutte le annotazioni del codice, che andranno poi confron
tate paleograficamente con gli autografi del Boccaccio e con tutti gli altri
manoscritti che Billanovich ha ricondotto all'attivita di Zanobi54.

Meglio lasciare cautamente aperta la questione deirautog


delle note di cp qui prese in esame. II sistematico confronto ch
sia fra le lezioni caratteristiche di cp e quelle delle riprese apule
sia tra le postille marginali di cp e le riprese boccacciane del t
infine tra le postille presenti in cp e quelle certamente autogra
lui posseduti, sembra rafforzare l'ipotesi che tale codice cassin
utilizzato dal Boccaccio giovane55. E significativo, per il suo ri
raffronto con LI ? e in alcuni casi anche con F ? nei luog
del resto databile per ragioni grafiche ad un'epoca poster
Trecento, quando l'interesse del Boccaccio per Apuleio era in
mentre gli studi di Billanovich hanno fatto cadere l'ipote
trafugato dal Certaldese.
Sono stati dati esempi di come la postillatura di cp si sia an
nei tempo, di come forse lo stesso Boccaccio intervenne a
notabilia e di annotazioni vergate da postillatori precedenti
ipotizzare che in alcuni casi egli si sia servito di annotazione n
mente da lui ma che gia si trovavano nei manoscritto (su q
anche l'introduzione).
E importante ricordare che Boccaccio negli anni giovanili tr

54 Importante sarebbe anche approfondire le ragioni che spinsero Zanobi


cosi attentamente in q> le opere di Apuleio e verificare se l'amico del Boc
qualche modo utilizzo le annotazioni del codice. Almeno nel caso di Tacito
margini di M sembrerebbe trovare riscontro nella composizione di un volgari
52-56), la cui attribuzione a Zanobi perd non e sicura (si veda Baglio, Tacit
220-24). Billanovich ha promesso la pubblicazione di lettere e documenti ch
scrittura cancelleresca o corsiva, si accordano con tante postille con cui Z
libri? (Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori, 662).
55 Alle corrispondenze testuali tra le annotazioni di 9 e le opere del B
questo articolo bisogna aggiungere anche i notabilia utilizzati dallo scritto
postille alia favola di Amore e Psiche, interpretata allegoricamente in Gen
in Genealogie XIV 9 e citata in Genealogie IX 4: Casamassima, Dentro lo scr
e riscritture, 142-55. Per le Genealogie si veda: G. Boccaccio, Genealogie d
di V Zaccaria, in Tutte le Opere di Giovanni Boccaccio, a c. di V Branca,
1-1813.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 659

era in contatto proprio con Zanobi da Strada e Niccolo Acciaiuoli che, secondo
Billanovich, nel 1332 gia avevano accesso ai manoscritti conservati a Montecassino
e maneggiavano un vecchio codice di Apuleio proveniente del monastero56. Non
esiste pero nessun documento che provi che Boccaccio abbia avuto tra le mani il
manoscritto e, se anche cp ha sostato per un periodo sul suo scrittoio non e mai
diventato suo, visto che ad un certo punto egli e stato costretto a trarre di suo
pugno una copia delle opere di Apuleio, LI, da un altro esemplare51.

2. Le note del Boccaccio nel Laur. 54, 32

Eccetto due annotazioni riportate dallo Hecker e alcuni notabilia segnalati da


Billanovich, le chiose boccacciane nei margini di LI sono inedite58.
Secondo Casamassima la confezione di LI e stata per Boccaccio ?radempi
mento di un dovere?, come dimostrano anche le scarse annotazioni da lui vergate
nei margini del manoscritto59.
II volume e stato effettivamente adoperato poco dal Certaldese, anche se e
rimasto nella sua biblioteca. Eppure alcune annotazioni non sono del tutto prive
di interesse, sia per la parentela che hanno con quelle di 9 (cfr. ? 1.2), sia per
riprese testuali in opere da lui composte. Non ho ancora verificato in modo
completo l'eventuale utilizzo dei passi postillati in questo codice. Secondo Branca
alcune varianti testuali e narrative nel passaggio dalla prima alia seconda redazione
del Decameron deriverebbero proprio da un ritorno dell'interesse del Boccaccio
verso Apuleio attorno al 1360, testimoniato dalla paziente trascrizione di LI e
anche da alcune riprese apuleiane wt\YAmorosa Visione60. Molto significativa in

56 G. Billanovich, Biografia e opere del Petrarca tra miti e realta: da Senuccio del Bene a
Laura, ?Rend. Acc. Naz. Dei Lincei. Cl. sc. mor., st. e filol.?, s. 9, 8 (1997), 628. Per i rapporti del
Boccaccio con l'Acciaiuoli e con Zanobi si veda almeno Boccaccio, Epistole, 773-86 (con la biblio
grafia data ivi). Per una testimonianza dell'uscita precoce (1320) dell'Apuleio narrativo da
Montecassino si veda M. Petoletti, Montecassino e gli umanisti, III: / ?Florida? di Apuleio in
Benzo d'Alessandria, 224-38.
57II codice q> non compare nell'inventario del 1451 della parva libraria di S. Spirito. Essendo
tuttavia questi libri preziosi per gli studiosi del tempo, specialmente fiorentini, e probabile che alcuni
di essi, tra cui forse il codice cassinese, siano stati sottratti dalla biblioteca prima della redazione
deH'inventario (Mazza, Uinventario, 63-71). Nell'elenco non compaiono ad esempio la Miscellanea
latina contenuta nei Laur. 33, 31 e soprattutto altri due manoscritti cassinesi che sembrerebbero
recare nei margini le tracce delle letture del Boccaccio, cioe il Laur. 66, 1 e il Laur. 51, 10:
Casamassima, VI Centenario, 128-29, 136; Ciardi Dupre Dal Poggetto, // corpus dei disegni,
203-04. Diversa anche in questo caso la posizione di Billanovich, secondo il quale, nei Laur. 51, 10
non arrivarono postille del Boccaccio; le note e i disegni presenti nei Laur. 66, 1 sono invece secondo
lo studioso da attribuire a Zanobi: Billanovich, Zanobi da Strada tra i tesori, 657 e 662. Possiamo
comunque dedurre con certezza che Boccaccio abbia avuto in mano il Laur. 51, 10 dalla lettera del
Petrarca che lo ringrazia di avergli copiato e spedito gli opuscula di Varrone e di Cicerone (le cui
opere Boccaccio aveva tratte appunto dal Laur. 51, 10): G. Billanovich, Quattro libri del Petrarca
e la biblioteca della cattedrale di Verona, ?Studi Petrarcheschi?, n. s., 7 (1990), 238.
58 Le postille n? 2, 30 (Hecker, Boccaccio-Funde, 35) e le n? 12, 14, 15 (G. Billanovich, //
Catullo della cattedrale di Verona, in Scire litter as. Forschungen zum mittelalterlichen Geistesleben,
Munchen 1988, 43). Per i criteri di numerazione e trascrizione delle postille in questo manoscritto
apuleiano si veda piu avanti.
59 Casamassima, Dentro lo scrittoio, 256.
60 Branca, Su una redazione del ?Decameron?, 38.

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660 M. FIORILLA

questo senso mi sembra la postilla n? 68, finora mai segnalata, che fissa l'atten
zione su una sententia ripresa nel Decameron.
Utile e innanzitutto distinguere le diverse tipologie delle annotazioni date
nelle pagine che seguono:

Gruppo 1: semplici notabilia che fissano l'attenzione su un personaggio (n?


38, 52, 61, 62, 66), su un autore citato da Apuleio (n? 3, 4, 11, 12, 14, 15, 16,
17, 19, 21, 25, 27, 28, 31, 32, 33), su un singolo vocabolo (n? 69, 70, 75, 98,
99, 100), su un sintagma (n? 63), su versi contenuti airinterno del testo apuleiano
(n? 13), sul nome di un portico (n? 48)61.

Gruppo 2: brevi sintesi e indicazioni che scandiscono alcuni momenti del


racconto apuleiano segnalando un particolare punto della narrazione: il prodigio
compiuto da un giocoliere (n? 49), i malefici della maga Meroe (n? 56, 57, 58,
59, 60, 64), gli spostamenti del personaggio di Lucio (n? 74, 76, 77, 78)62, l'inizio
e la fine di una storia narrata da un personaggio (n? 47, 50, 72).

Gruppo 3: postille che riassumono l'argomento centrale di un passo. Ecco


alcuni temi posti in rilievo: il dono della bellezza da parte degli dei (n? 2), la
fatica dello studio (n? 5), le difese di Apuleio dalle accuse di portare i capelli
lunghi (n? 6) e di essere dotato di straordinaria eloquenza (n? 7), la pulizia dei
denti (n? 8), il coccodrillo (n? 10), Platone compositore di carmina (n? 18), la
teoria delle due Veneri (n? 23), la necessita di apprezzare la bellezza fisica (n?
24), la bellezza e lo specchio (n? 29), il consiglio di Socrate di guardarsi allo
specchio (n? 30), le definizioni dei fantasmi (n? 101) e dei lari (n? 102).

Gruppo 4: postille che intervengono sul testo apuleiano: correggendo un


vocabolo (n? 54, 55, 65, 71, 82, 85, precedute dalla sigla ?c'? o ?c??63), supplendo
una parola o un'intera frase mancante nel testo (n? 34, 35, 37, 41, 80, 87, 88, 89,
92, 96), segnalando una possibile lezione alternativa (precedute da un semplice

61 In alcuni di questi casi, il notabile ha probabilmente la funzione di evidenziare l'argomento


del passo (almeno nelle postille n? 98, 99, 100).
62 In queste postille Boccaccio, chiamando Apuleius il protagonista del romanzo, sottolinea
ridentificazione dello scrittore latino con il personaggio di Lucio. Anche il Petrarca identificava
Apuleio con il Lucio del romanzo (S. Rizzo, Note alle ?Familiari? del Petrarca, in Vestigia. Studi
in onore di Giuseppe Billanovich, Roma 1984, 608 n. 6). II Petrarca aveva letto e postillato Apuleio
nel Vaticano Latino 2193: C. Tristano, Le postille del Petrarca nel Vaticano lat. 2193, ?Italia medioe
vale e umanistica?, 17 (1974), 365-468.
63 II Cappelli ha sciolto la sigla ?ce? con ?corrige? (A. Cappelli, Dizionario delle abbrevia
ture latine e italiane, Milano 19966, 40). Secondo la Cesarini Martinelli la sigla ?c'? andrebbe sciolta
con ?credo? (Lorenzo Valla, Le postille alV?lnstitutio oratoria? di Quintiliano, a c. di L. Cesarini
Martinelli - A. Perosa, Padova 1996, XXII-XXIII). La Rizzo ha avanzato con molta prudenza
l'ipotesi che la sigla ?c'? potesse contrassegnare sia congetture sia varianti manoscritte. Nel Poliziano
ad esempio ?la nota ce(c? c') contraddistingue tutti gli interventi critici del collazionatore, sia che si
tratti di consenso ad una lezione manoscritta sia che si tratti di congettura? (S. Rizzo, // lessico
filologico degli umanisti, Roma 1973, 272-74). Essendo queste sigle ricorrenti nei manoscritti
medievali e umanistici, occorrerebbe un esame molto ampio prima di trarre conclusioni definitive
sul loro esatto valore. Nella trascrizione delle postille ho preferito quindi non sciogliere l'abbrevia
zione.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 661

segno di richiamo come nelle n? 39, 40, 79, 81, 83, 84, 86, oppure da aliter come
nella n? 89).

Gruppo 5: manicule che evidenziano una sententia (n? 1, 9, 22, 26, 36, 68,
73, 93, 95, 97, 103) o un intero passo (si possono in questo secondo caso accompa
gnare ad una graffa come nelle note n? 20, 67, 90, 94, o ad una postilla che ne
specifica l'argomento come nelle note n? 2 e 5). I passi indicati dalle n? 90 e 94
(il cui testo non e stato riportato interamente per ragioni di spazio) contengono
una reprobatio fortunae e un'invettiva contro la corruzione dei giudici.

Gruppo 6: postille interlineari con funzione esplicativa (n? 42, 43, 44, 45,
46, 51, 53).

Gruppo 7: un caso a parte rappresenta lo Spurcum additamentum64.

Nell'edizione delle postille sono stati seguiti principalmente i criteri usati da


Maria Accame Lanzillotta e Silvia Rizzo65. Le postille sono state numerate progres
sivamente per facilitare i riferimenti. II foglio e la colonna di LI in cui sono
contenute e stato indicato in grassetto. II testo delle postille e stato riportato in
corsivo. I segni di attenzione, come graffe e manicule, sono stati resi con asteri
schi, i segni di richiamo di qualunque tipo con una sbarretta obliqua posta prima
della parola su cui si trovano. Le integrazioni testuali aH'interno del testo apuleiano
sono state invece indicate con il segno ?a?.
Per ogni postilla e stato trascritto il testo di Apuleio di riferimento seguendo
la lezione del codice ma introducendo maiuscole e interpunzione secondo l'uso
moderno. Quando e stato necessario sono state aggiunte, tra parentesi con la sigla
ed.y le lezioni delle edizioni critiche curate da Helm (Metamorfosi, Apologia,
Florida) e Moreschini (De philosophia libri), cui si e fatto riferimento anche per
la scansione in capitoli e in paragrafi del testo apuleiano (indicati in parentesi alia
fine di ogni passo riportato)66. Nel caso di brani troppo lunghi per essere trascritti
interamente sono state riportate solo le parti necessarie a comprendere il signifi
cato dell'intervento marginale o le prime e le ultime parole del testo (l'argomento
di questi passi e stato comunque indicato in questa introduzione). Alcune postille
sono accompagnate da un breve commento riportato in nota.
Sono state tralasciate, oltre alle postille di Bartolomeo Fonzio aggiunte nei
margini e negli interlinei del De deo Socratis61, tutte le note che all'esame paleogra

64 Per la trascrizione e l'esame delle problematiche relative all''aggiunta' si veda Mariotti, Lo


Spurcum additamentwn (cfr. anche n. 29).
65 M. Accame Lanzillotta, Le postille del Petrarca a Quintiliano (Cod. Parigino lat. 7720),
?Quaderni petrarcheschi?, 5 (1988), 15-16; S. Rizzo, Un nuovo codice delle ?Tusculanae? dalla
biblioteca del Petrarca, ?Ciceroniana?, 9 (1996), 82 n. 25.
66 Apulei Platonici Madaurensis Opera quae supersunt, I, Metamorphoseon libri XI, ed. R.
Helm, Lipsiae 19313 [=1992]; Apulei Platonici Madaurensis Pro se de magia liber (Apologia)', Apulei
Platonici Madaurensis Opera quae supersunt, II, 2, Florida, ed. R. Helm, Lipsiae 1959 [= 1993];
Apulei Platonici Madaurensis Opera quae supersunt, III, De Philosophia libri, ed. C. Moreschini,
Lipsiae 1991.
67 De la Mare, The Handwriting, 27 e S. Caroti - S. Zamponi, Lo scrittoio di Bartolomeo
Fonzio umanista fiorentino, Milano 1974, 128.

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662 M. FIORILLA

fico non sono sembrate riconducibili alia mano del Boccaccio (ipotesi che e parsa
confermata anche dal diverso colore deirinchiostro utilizzato dal postillatore)68.

DEMAGIA (ff. lr-18r)


f. Ira
1. ?quippe insimulari quivis innocens potest, revinci nisi nocens non potest? (1)] *.
f. lva
2. ?munera deum gloriosissima nequamquam aspemunda (nequaquam aspernanda
ed.); que tamen ab ipsis tribui sueta multis volentibus non obtingent? (4)] * Pulcritudo
dei donum.
3. ?Pictagora? (4)] Pictagora philosophus.
4. ?Zenonem ilium antiquum Velia oriundum? (4)] Zenon ex Velia.
5. ?continuatio etiam licterati laboris omnem gratiam corpore detegit (deterget ed.\
habitudinem tenuat, sucum exorbet, colorem obliterat, vigorem debilitat? (4)] * Quod
studium extenuet.
f. lvb
6. ?Capillus ~ refutatur? (4)] Capillos excusat.
7. ?De eloquentia ~ pronuntiarent? (5)] Eloquentiam excusat.
f. 2ra
8. ?Quidni? ~ alleget? (7)] Quod dentes mundi teneantur.
9. ?omnem quippe hominis actum sermo preit? (7)] *.
f. 2rb
10. ?Belua immanis ~ exculpit? (8)] Nota de cocodrillo.
11. ?Teius quidem et Lacedemonius? (9)] Teius Lacedemonjus69.
12. ?Editius et Portuvius (Aedituus et Porcius ed.) et Catulus ... Fallenem (Solonem
ed.)? (9)] Editius, Portuvius, Catulus, Fallenus70: poete.
f. 2va71

68 Non sembrerebbero di mano del Boccaccio le seguenti postille: Cum et ipsa egritudini succum
bunt (f. 9va), Interims Lamathi latronis (f. 29vb), Interitus Alcinii latronis (f. 30rb), Interitus
Trasileonis latronis (f. 30va), Interitus Carytes puelle et Tlepolemi viri sui et Tarsilij (f. 44rb), Redit
ad materiam (ff. 31va, 46ra, 47ra, 49ra), Digreditur (ff. 46vb e 48vb), Aliter formosissimum, Aliter
inguinibus (f. 47vb). Anche le manicule ai ff. 48rb, 68rb e 75rb, tutte di mano dello stesso annota
tore, sono molto diverse da quelle del Boccaccio. Piu delicato il problema delle testine disegnate ai
ff. 48va, 61vb, 66vb, 68ra, attribuite di recente invece da Morello alia mano del Boccaccio (Morello,
Disegni marginali, 168). Chi ha disegnato le testine sembrerebbe pero aver aggiunto a flanco di due
di queste ? con lo stesso inchiostro ? una postilla illeggibile al f. 48va e la postilla Divota oratio
al f. 61vb, la cui scrittura va certamente distinta da quella del Boccaccio. Allo stesso lettore forse
si devono alcune graffe, piu tondeggianti rispetto a quelle del Certaldese, vergate in altre parti del
manoscritto (si confronti l'andamento del profilo al f. 61vb con le graffe che si trovano ai ff. 46v,
47rb, 49vb, 62vb, 63vb, 65v, 66r, 66v, 67rb, 72va, 75va). Un'impressione negativa sulla paternita
boccacciana di tutti questi marginalia e stata anche quella di Patrizia Rafti.
69 La postilla mostra che forse Boccaccio avra inteso Teius come nome proprio e Lacedemonius
come aggettivo riferito a Teius (?Teo di Sparta?).
70 Probabilmente il Boccaccio non pensava a Solone, ma ad un tale di nome Falleno.
71 Per una fotoriproduzione delle postille del Boccaccio contenute in questa pagina (eccetto la
n? 13) si veda De la Mare, The Handwriting, plate VI (g).

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 663

13. ?Et Cirtias (Critias ed.)...? (9)] Versus.


14. ?C. Catulum (C. Catul</>um ed.)? (10)] C. Catulus.
15. ?Tybullum? (10)] Tybullus.
16. ?C. Lucullus (Luc/lmm ed.)? (10)] C. Lucullus.
17. ?Mantuanus poeta? (10)] Mantuanus poeta.
18. ?Disce ergo versus Platonis phylosophi in pyrrum astay sit non tantus natus poetes
licteras dicere (Disce igitur versus Platonis philosophi in puerum Astera, si tamen tantus
natu potes litteras discere ed.)? (10)] Nota Platonem carmina composuisse.
f. 2vb
19. ?Dione Syracosano? (10)] Dion Syragusanus.
20 ?"nam esse castum esse debet (nam castum esse decet ed.) pium poetam in pretium
(ipsum ed.), versiculos nicil necesse est?" Divus Adrianus cum Vocconi amici sui poete
tumulum versibus morsibus venerantur (tumulum vorsibus muneraretur ed.), ita scripsit:
versiculus: "lascivus versu mente pudicus eras"? (11)] *.
21. ?Vocconi amici sui poete? (11)] Vocconus Poeta.
22. ?quippe natura vox innocentie, silentium malefitio distributa? (11)] *.
23. ?gramina (geminam ed.) esse Venerem... alteram vulgariam... alteram vero celitem
~ absterrere? (12)] Nota duplicem Venerem72.
24. ?neque enim quicquam aliud incorporeum diligendum forma (in corporum forma
diligendum ed.) quam quod admoneatur (ammoneant ed.) divinos animos eius pulcritu
dinis, quam prius veram et sinceram inter oculos (deos ed.) videre? (12)] Nota quare
pulcritudo sit aspicienda.
25. ?Affranius? (12)] Affranius.
26. ?"amabit sapiens, cupient ceteri"? (12)] *.
f. 3ra
27. ?Neoptolemi? (13)] Neoptolemus.
f. 3rb
28. ?Agessilay (Hagesilai ed.) Lacedemonij? (15)] Agessilaus Lacedemonius.
29. ?cur existimes ymaginem suam cuique visendam potius in lapide quam in argento,
magis in tabula quam in speculo? An tempore (turpe ed.) arbitraris formam suam specta
culo assiduo explorare?? (15)] Nota supra et infra pulcra de speculo13.
30. ?An non Socrates ~ utebatur? (15)] * lussu Socratis nos speculari debemus.
31. ?Demostenem? (15)] Demostenes.
32. ?Eubulide dyaletico? (15)] Eubulides dyaleticus.
33. ?Epycurus? (15)] Epycurus.
f. 4rb
34. ?animo Aest (animo deest ed.)? (20)] /De.
f. 5vb

72 Secondo la teoria delle due Veneri esposta da Platone, Apuleio ribadisce qui la distinzione
tra la Venere popolare, stimolata daH'amore volgare che sprona alia lussuria, e la Venere celeste,
preposta aH'amore piu nobile che indirizza gli amanti verso la virtu. Boccaccio nelle Genealogie
distingue una Venus magna (De Venere magna VIa Celi filia, III, 22) da una secunda Venere (De
secunda Venere Celi VII" filia et matre Cupidinis, III, 23). Nel testo del Boccaccio non c'e nessun
riferimento diretto pero alia teoria platonica, ne viene menzionato Apuleio.
73 Delia bellezza e dello specchio Apuleio tratta anche 'sopra' e 'sotto' il passo in cui si trova
l'annotazione del Boccaccio (l'argomento occupa interamente Apol. 14-15).

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664 M. FIORILLA

35. ?fuit a Que? (28)] /Inde omnis huiusce accusationis obeundum (obeundae ed.)
ira et rabies et denique insania exorta est.
f. 9ra
36. ?Dicam igitur quam brevissime potuero; etenim admonendus es mihi, non
docendus? (48)]*.
f. lOrb
37. ?CeAnsuum (ed. Oe<e>nsium)? (56)] /e.
f. lOva
38. ?Mesentius? (56)] Mezentius.
f. 12va
39. ?avus /facto (fato ed.) concessit? (68)] /Fato.
f. 14rb
40. ?dum ego /perloquar (interloquar ed.)? (80)] /Inter.
f. 16ra
41. ?pulcritudinis a floris (corr. da florens)? (92)] /Gratiam.

METAMORPHOSEON LIBRI (ff. 18r-62v)


f. 18ra
42. ?Latia? (I 1)] Roma (interlineo).
43. ?Quiritum? (I 1)] Romanorum (interlineo).
f. 18rb
44. ?ipse? (I 2)] ego (interlineo).
45. ?is? (I 2)] equus (interlineo).
46. ?tertium? (I 2)] Sotium (interlineo).
47. ?Ego denique vespera...? (I 4)] Apuleius suam incipit fabulam ut comites alterum
ad dicendum quod ceperat alterum ad audiendum faciles reddat1A.
f. 18va
48. ?Poetilen (Poecilen ed.) porticum? (I 4)] Poetilis porticus.
49. ?isto gemino obtutu circulatorem aspexi equestrem spatam preacutam mucrone
infesto devorasse ac mox eundem invitamento exigue stipis venatoriam lanceam, qua parte
minatur exitium, in ima viscera condidisse? (I 4)] Nota mo<n>strum.
50. ?"Sed iam cedo, tu sodes, qui ceperas, fabulam remetire ..." At ille: "istud quidem,
quod polliceris, eque (aequi ed.) bonique facio, verum quod incoaveram porro exordiar".
Sed tibi...? (I 4-5)] Finit Apuleius. Incipit Aristome<n>es fabulam de Socrate caupone15.
f. 18vb
51. ?provincialis? (I 6)] ludicis (interlineo).

74 La favola narrata da Apuleio si conclude a Met. I 4 (cfr. postilla n? 50).


75 Per l'inizio della favola raccontata da Apuleio cfr. la postilla n? 47. La favola narrata da
Aristomene si conclude a Met. I 20 (cfr. postilla n? 72). Riguardo all'utilizzo del Boccaccio di questa
favola in Decameron IV 6 si veda Vio, Chiose e riscritture, 155-65.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 665

52. ?cauponam Meroen? (I 7)] Meroen.


f. 19ra
53. ?vegetus? (I 7)] Sanus (interlineo).
54. ?"Saga" inquid "et /divum (divini ed.)"? (I 8)] C diva16.
55. ?vel ipsi / Anctithones (Anticthones ed.)? (I 8)] /C Antipodes.
56. ?Amatorem suum, quod in aliam temerasset...? (I 9)] Primum Meroen malefitium.
57. ?Cauponem quoque vicinum...? (I 9)] Secundum
58. ?Alium de foro...? (I 9)] Tertium.
59. ?Eadem amatoris sui uxorem...? (I 9)] Quartum.
60. ?Que cum subinde ac multi noscerent (nocerentur ed.)...? (I 10)] Quintum.
f. 19rb
61. ?ut ilia Medea? (I 10)] Medea
62. ?unius diecule a Creone impetratis indutiis? (I 10)] Creon.
63. ?totam eius domum filiamque cum suo sene flammis coronalibus deusserat (I 10)]
Flamme coronates11.
64. ?At vero cetus illius autorem...? (I 10)] Sextum.
65. ?/domo discedit (domo discessit ed.)? (I 10)] IC domum.
f. 19va
66. ?Endosimon (Endymion ed.)? (I 12)] Endosimon.
f. 19vb
67. ?"Non longe", inquam, "lux abest. Sed et preterea quid viatori de summa pauperie
latrones auferre possunt? An ingnoras (ignoras ed.), inepte, nudum nec a decem palestritis
despoliari posse?"? (I 15)] *.
f. 20rb
68. ?"Ne (Non ed.) immerito", inquam,"medici fidi cibo et crapula distenctos seva
et gravia sompniare (somniare ed.) autumant"? (I 18)]78 *.
69. ?ientaculum? (I 18)] Ientaculum.
70. ?manticam? (I 18)] Mantica.
71. ?ipsa /comantium (commeantium ed.)? (I 19)] IC commeantium.
f. 20va
72. ?Hec Aristomenes? (I 20)] Finis fabule Aristomenis19.
73. ?Sed quecumque (utcumque ed.) fata decreverint, ita cuncta mortalibus provenire?
(I 20)] *.

76 Cfr. n. 63 (anche per le postille successive in cui compare la sigla).


77 Forse Boccaccio si e ricordato anche di questo passo sui malefici di Medea (cfr. postille n?
61 e 62), in Genealogie IV 12 (De Medea Oete regis filia et lasonis coniuge) e in Genealogie XIII
64 (De Creusa, Creontis filia, desponsata Iasoni). Per la presenza del sintagma ?flamme coronales?
nelle opere del Boccaccio cfr. ? 1. 2.
78 Un'eco di questa frase si trova in Dec. IV 6. 13: ?Gabriotto udendo questo se ne rise e disse
che grande sciocchezza era porre ne' sogni alcuna fede, per cio che o per soperchio di cibo o per
mancamento di quello avvenieno?. Prendo la corrispondenza del passo apuleiano con il Decameron
da Vio, Chiose e riscritture, 162. II segno di richiamo viene invece segnalato da me per la prima
volta.
79 La favola era iniziata a Met. I 4 (cfr. postilla n? 50).

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666 M. FIORILLA

74. ?Ego vero quod primum ingressus (ingressu/ ed.) stabulum conspicatus sum,
accessi et de quadam anu caupona ilico percunctor (percontor ed.): "estne", inquam, "Ypata
(Hypata ed.) hec civitas?" Annuit? (I 21)] Pervenit Apuleius Ypatam .
75. ?pomerium? (I 21)] Pomerium.
f. 20vb
76. ?et cum dicto modico secus progressus hostium accedo et ianuam firmiter oppessu
latam (opp[r]essulatam ed.) pulsare vocaliter incipio? (I 22)] Pervenit ad domum Milonis
Apuleius.
f. 21ra
77. ?inque eo piscatum opiparem expositum video et percontato pretio, quod centum
numis (nummis ed.) indicaret, aspematus viginti denarios prestinavi?. (124)] Emit Apuleius
pisces.
78. ?Inde me commode (commodum ed.) egredientem continuatur (continatur ed.)
Pithyas condiscipulus apud Acthenas Acticas meus, qui me post aliquantulum (aliquantum
ed.) multum temporis amanter agnitum invadit amplexusque ac comitus deobsculatus? (I
24)] Invenit Apuleius Phytiam socium suum quondam.
f. 21vb
79. ?veritatis /ymago agitationis (veritatis nec agitationis ed.)? (II 4)] /Nec.
f. 23ra
80. ?fortunam a sevam (fortunam scaevam an saevam ed.)? (II 13)] /Scevan an.
f. 25ra
81. ?sepulto / menones (me nomine ed.)? (II 30)] /Me nomine.
f. 25rb
82. ?/Gersonee (Geryonae ed.)? (II 32)] /C Gorgonee.
f. 25va
83. ?preconis /alto (amplo ed.) boatu? (III 3)] /Amplo.
f. 26ra
84. ?repperire, /que iuste (cur iustae ed.)? (III 6)] /Cum.
f. 29va
85. ?parva /clausa (casula ed.)? (IV 6)] /C? casula.
f. 30va
86. ?inculta /paupertas (pauperies ed.)? (IV 14)] IPauperies.
f. 31vb
87. ?genua sua Aposito (deposito ed.)? (IV 24)] /De.
f. 40ra
88. ?revocatum /maniter (corretto da immaniter) ascendit (naviter inscendit ed? (VI
27)] /un.

80II viaggio di Apuleio ad Ipata interesso anche Petrarca. In una lettera indirizzata da Aquisgrana
a Giovanni Colonna Petrarca paragona il suo stato d'animo nel visitare Parigi a quello di Apuleio
nel visitare Ipata in Tessaglia (Fam., I 4, 4-5). Petrarca allude per6 ad un passo che si trova piu
avanti (Met II, 1-2): Rizzo, Note alle ?Familiari? del Petrarca, 607-10.
81 Forse il Boccaccio voleva correggere ?immaniter? in ?humaniter? che bene si adatta al senso
della frase. Manca pero l'?h?. E possibile anche che lo scrittore abbia corretto prima ?in maniter?
in ?inumaniter? e abbia poi espunto la ?/ abbreviata? dimenticando di inserire la lettera iniziale.

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LA LETTURA APULEIANA DEL BOCCACCIO 667

89. ?tandem a iam sevire? (VI 28)] IMeis suppremis periculis opem facite, et tu,
Fortuna /crudelior /aliter durior.
f. 41ra
90. ?veteris prisceque ~ actribuat? (VII 2)] *.
f. 44va
91. ?Quin ni, cum flamma sevi amoris parva quidem primo vapore delectet, sed
fomento (fomenti<s> ed.) consuetudinis exestuans immodicis ardoribus totos comburat
(amburat ed.) homines? (VIII 2)] *.
f. 49vb
92. ?tenus Anudati (renudati ed.)? (IX 13)] I Re.
f. 54ra
93. ?Nam quod nemo novit, pene non fit? (X 3)] *.
f. 58ra
94. ?Quid ergo ~ stirpis exitio?? (X 33)] *.

FLORIDORUM LIBRI (ff. 62v-68v)


f. 63vb
95. ?que enim facilior res quam lingue rabies et vilitas morum? (7)] *.
f. 66rb
96. ?mihi Ascripto (conscripto ed.) ita? (16)] /Con.

DE DEO SOCRATIS (ff. 69v-79v)


f. 72vb
97. ?Parit enim conversatio contemptum, raritas conciliat admirationem? (IV)] *.
f. 76ra
98. ?Genium? (XV)] Genium.
99. ?Lemurem? (XV)] Lemurem.
100. ?Lar dicitur familiaris? (XV)] Lar familiaris dictus.
101. ?Larnas (larvas ed.)? (XV)] Lame que sint.
ff. 76rb-76v
102. ?Ex hac igitur sublimiore demonum copia Plato ~ corrigere? (XVI)] Vide quid
dicat de laribus.
f. 77vb
103. ?Nicil est enim deo similius (similius et gratius ed.) quam vir animo perfecte
bonus, qui hominibus ceteris antecellit, quantum (quam ed.) ipse a diis immortalibus distat?
(XX)]*82.

82 Questa manicula e diversa da tutte le altre. Se ne trova una molto simile al f. 85v dello
Zibaldone Magliabechiano (Firenze, Biblioteca Nazionale, B. R. 50).

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668 M. FIORILLA

Addendum

II presente articolo era ormai in seconde bozze quando la dott. Patrizia Rafti
mi ha segnalato alcune manicule e testine del Dante Toledano (Toledo, Biblioteca
Capitolare 104.6) molto simili a quelle del Laur. 54, 32 sulla cui paternita boccac
ciana, insieme con la studiosa, avevo avanzato molti dubbi (cfr. n. 68). La presenza
nei margini dei due autografi boccacciani degli stessi disegni sembrerebbe raffor
zare invece l'ipotesi che questi siano stati vergati dal Certaldese (come sostenuto
da Morello), anche se non si pud escludere che l'autore dei marginalia in questione
sia un amico del Boccaccio o un umanista che dopo la morte dello scrittore ebbe
accesso alia sua biblioteca. Ho potuto con la Rafti visionare per ora soltanto il
microfilm del codice spagnolo. Sulla questione sara necessario tornare con esami
piii approfonditi sul manoscritto.

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