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-‐DISPENSA
SEMINARIO
1-‐
Questo
materiale
va
ad
integrare
quanto
affrontato
nelle
slides
del
seminario
1
I DISAGI PERINATALI
Sperimentare
un
calo
d’umore
e
una
forte
stanchezza
è
naturale
durante
il
puerperio
(periodo
di
circa
40
giorni
dopo
il
parto):
si
stima
che
il
30%
e
l’85%
delle
donne
(O’Hara
et
al.,
1990;
Gonidakis
et
al.,
2007)
sperimenti
una
deflessione
del
tono
dell’umore
chiamata
baby
blues
(o
maternity
blues).
• Per
quanto
riguarda
il
post-‐partum,
circa
il
20%
dei
casi
di
baby
blues
evolve
in
un
episodio
depressivo
maggiore
nel
corso
del
primo
anno
successivo
al
parto
(Najman
et
al.,
2000).
• La
depressione
post-‐partum
insorge
nel
13%
delle
donne
durante
le
prime
settimane
dopo
il
parto
mentre
il
14.5%
ha
un
nuovo
episodio
depressivo
maggiore
o
minore
nei
primi
tre
mesi
postnatali
ed
il
20%
delle
neomadri
sperimenta
una
depressione
puerperale
nel
primo
anno
dopo
il
parto
(indagine
Osservatorio
ONDA,
2008).
La PND è sottodiagnosticata
A
proposito
di
questo
Graziottin
parla
de
“La
collusione
del
silenzio”:
“I
ginecologi
diagnosticano
solo
una
parte
delle
depressioni
puerperali
(16%
diagnosticato
vs
22%
di
incidenza);
non
commentano
i
disturbi
dell’umore
nel
28%
dei
casi;
ancor
più
grave,
non
hanno
una
formazione
che
consenta
loro
di
riconoscere
adeguatamente
le
depressioni
a
rischio
suicidario.”
Sempre secondo Graziottin la donna depressa o con ansia patologica chiede raramente aiuto:
OSSESSIONI
• Pensieri
intrusivi
di
danneggiare
accidentalmente
il
feto
o
il
bambino
per
l'esposizione
a
farmaci,
tossine
ambientali,
germi,
sostanze
chimiche
o
determinati
alimenti
• Paura
di
essere
responsabile
di
trasmettere
al
bambino
una
grave
malattia
• Paura
di
prendere
una
decisione
sbagliata
(cioè
vaccinazione,
alimentazione
con
determinati
alimenti,
assunzione
di
antidepressivi)
che
porta
a
un
esito
grave
o
fatale
COMPULSIONI
• 2-‐6%
delle
donne
nel
1°
anno
postparto
(a
volte
confuso
con
PND)
3. Ostetrico-‐ginecologico
(esperienza
soggettiva
della
gravidanza
e
del
parto,
sostegno
durante
il
parto,
percezione
di
controllo
sulle
decisioni
prese
durante
il
parto,
atteggiamento
non
empatico
dello
staff
ospedaliero…)
4. Psicosociale
(eventi
di
vita
stressanti
o
negativi,
difficoltà
nel
rapporto
di
coppia
e
scarso
supporto
sociale)
5. Psicologico
(storia
personale
o
familiare
di
disturbi
psichiatrici,
depressione
e
ansia
in
gravidanza,
maternity
blues,
fattori
di
personalità*
quali
LOC
esterno
e
stile
cognitivo
negativo,
temperamento
difficile
del
bambino**
quali
irritabilità
e
tendenza
al
pianto)
Da modello TCC:
• Nevroticismo
• Sensibilità
interpersonale
• Stile
cognitivo
disfunzionale
e
scarsa
autoefficacia
• Stile
attributivo
negativo
con
ruminazioni,
rabbia,
pessimismo
• LOC
esterno
(senso
di
scarso
o
nessun
controllo
sugli
eventi
della
propria
vita)
PERO’
Le
madri
depresse
tendono
a
percepire
in
modo
più
negativo
il
proprio
neonato
(più
esigente,
meno
adattato,
capriccioso)
Secondo altre ricerche, alcuni fra i più importanti fattori di rischio sono:
• una
storia
passata
di
depressione
e
di
ansia
(O’Hara,
2009;
O’Hara,
2014);
• la
presenza
di
disturbo
bipolare
(O’Hara,
2009;
O’Hara,
2014);
• l’esistenza
di
problemi
psichici
o
somatici
durante
la
gravidanza
(Amaru
D.,
Le
Bon
O.,
2014);
• la
tendenza
all’autosvalutazione
e
al
percepirsi
inadeguate
a
svolgere
la
funzione
materna
(Amaru
D.,
Le
Bon
O.,
2014);
• la
gravidanza
non
programmata
o
indesiderata
(McLennan
et
al.,
2010;
Fellenzer
J.
L.,
Cibula
D.
A.,
2014)
• la
giovane
età
(Kendall-‐Tackett
K.
et
al.,
2013);
• l’essere
vittime
di
violenza
domestica
(Kendall-‐Tackett
K.
et
al.,
2013);
• la
storia
di
violenza
sessuale
(Kendall-‐Tackett
K.
et
al.,
2013);
• l’ansia
per
una
gravidanza
tardiva
(Zaers
S.
et
al.,
2008);
• l’aver
avuto
un
parto
pre-‐termine
con
un
figlio
di
minor
peso
alla
nascita
(Mauri
M.
e
Banti
S.,
2009);
• la
circonferenza
cardiaca
più
piccola
e
più
bassi
punteggi
di
Apgar
(Mauri
M.
e
Banti
S.,
2009);
• l’essere
nubile
(Fisher
J.
et
al.,
2012);
• il
non
allattare
al
seno
(Beck
C.
T.
et
al.,
2011);
• l’aver
avuto
un
aborto
spontaneo
o
indotto
in
passato
(
Fisher
J.
et
al.,
2012);
• il
basso
senso
di
autoefficacia
(Mohammad
K.
I.
et
al.,
2011).
Fra le circostanze sociali e ambientali quelle che sono maggiormente emerse dalle ricerche sono:
Fra
i
fattori
di
rischio
relazionali,
diverse
ricerche
sottolineano
il
ruolo
importantissimo
svolto
dall’uomo
all’interno
della
coppia
(Currid
TJ.
2005;
Fisher
SD.
et
al.,
2012
Edward
KL.
et
al.,
2014).
Fattori di rischio e primi segni di disagio psicologico in gravidanza (Righetti)
• I
padri
che
criticano
le
proprie
compagne
e
che
non
le
aiutano
nella
gestione
del
bambino
aumentano
la
probabilità
che
queste
possano
sviluppare
un
disturbo
dell’umore
• Le
donne
che
vivono
una
difficile
relazione
di
coppia
sono
più
a
rischio
di
quelle
che
si
trovano
ad
allevare
il
proprio
bambino
da
sole
(Milgrom)
• Il
padre
può
sentirsi
escluso
o
non
sviluppare
atteggiamento
empatico
verso
le
fatiche
della
compagna
• Il
papà
non
riesce
a
risollevare
e
recuperare
l’interazione
del
sistema
se
la
madre
è
depressa
(Simonelli)
PND
Paterna
se:
L’attaccamento
sicuro
o
insicuro
del
bambino
nei
confronti
dei
genitori
dipende
dal
modo
in
cui
il
genitore
accudisce
il
proprio
figlio
fin
dai
primi
mesi
di
vita,
mostrandosi
in
grado
di
rispondere
ai
suoi
bisogni
di
base
–
essere
accudito,
nutrito,
coccolato,
consolato
e
protetto
dai
pericoli
–
ma
anche
dalla
modalità
con
cui
comunica
con
lui,
rivelandosi
aperto
ad
accogliere
ogni
emozione
che
il
bambino
sperimenta
ed
esprime
–
dalla
gioia
alla
curiosità,
alla
tristezza,
alla
rabbia
e
al
disagio.
BONDING
• è
la
sintonizzazione
emotiva
del
genitore
verso
il
neonato
(vs
attaccamento:
del
bambino
verso
il
genitore)
• Comincia
durante
la
gravidanza
e
cresce
e
si
rafforza
dopo
la
nascita
del
bambino
“Un
fallimento
del
funzionamento
della
diade
caregiver-‐bambino
può
determinare
conflitti
e
emozioni
negative.
Stati
interattivi
disfunzionali,
caratterizzati
da
modalità
di
cura
incoerenti
e
instabili,
possono
risultare
tossici
per
un
adeguato
sviluppo
cognitivo,
emotivo
e
relazionale
del
bambino.
Come
succede
nel
caso
in
cui
un
genitore,
di
solito
la
madre,
soffra
di
depressione
già
dal
periodo
del
post
partum.”(Tronick
e
Field)
• Il
bambino
si
aspetterà
questo
e
acquisirà
uno
stile
interattivo
impoverito
e
non
adeguato.
Sentimento
di
impotenza,
senso
di
inefficacia
e
inutilità.
Per
il
bambino
questo
diventa
learned
helplessness
(impotenza
appresa)
che
generalizza
a
tutte
le
situazioni
à
<
competenza
sociale
interattiva
• Compromesso
il
meccanismo
di
regolazione:
il
bambino
ha
momenti
autoconsolatori
e
autoregolatori
quali
ritiro,
mancanza
di
contatto
visivo,
autogratificazione
orale.
È
importante
ricordare
che
una
depressione
post-‐partum
non
curata
tende
a
cronicizzare,
diminuendo
nella
madre
depressa
la
capacità
di
prendersi
cura
del
neonato
in
modo
adeguato
e
di
sviluppare
un’armonica
relazione
con
il
proprio
figlio
o
di
interazione
con
il
nascituro.
Una
madre
depressa
è
sommersa
dall’ascolto
inquieto
e
pervasivo
dei
propri
bisogni
e
dei
propri
sentimenti
non
avendo
così
spazio
sufficiente
per
quelli
del
bambino
(Monti).
Per
questo
è
necessario
attuare
interventi
preventivi
nel
periodo
della
gravidanza
e
fino
a
6
mesi
dopo
il
parto
(ISTISAN).
Prendersi
cura
del
bambino
è
in
primis
prendersi
cura
di
sé,
perché
una
persona
sofferente
non
può
accudire
e
nutrire
a
livello
emotivo
il
proprio
bimbo.
La
regolazione
emotiva
è
cruciale
nelle
relazioni
tra
il
bambino
e
i
caregivers
nel
corso
dei
primi
anni
di
vita
(Morris,
Silk,
Steinberg,
Myers
e
Robinson,
2007;
Tronick,
2008),
in
cui
avviene
il
progressivo
passaggio
dall’eteroregolazione
all’autoregolazione.
La
responsività
del
caregiver,
rispetto
ai
bisogni
di
contenimento
emotivo
del
bambino,
contribuisce
alla
costruzione
della
capacità
di
gestire
in
modo
autonomo
le
proprie
emozioni
e
determinare
la
sicurezza
del
legame
di
attaccamento.
L’abilità
di
regolazione,
acquisita
nell’ambito
delle
prime
relazioni
significative,
è
associata,
nel
periodo
prescolare
e
scolare,
all’abilità
nell’interazione
sociale
e
allo
status
sociometrico
tra
i
pari
(Denham,
Blair,
DeMulder,
Levitas,
Sawyer
e
Auerbach-‐Major,
2003;
Eisenberg
e
Fabes,
2006;
Eisenberg,
Fabes,
Bernzweig,
Karbon,
Poulin
e
Hanish,
1993).
Infatti,
i
bambini
con
migliori
strategie
di
gestione
dell’emozione
sono
valutati
come
più
efficaci
nelle
relazioni
con
i
compagni
sia
dai
genitori
sia
dagli
insegnanti;
inoltre,
nella
nomina
dei
pari
essi
risultano
più
spesso
tra
i
preferiti.
Paradigma
Still
Face
(Weinberg
e
Tronick)
• Indaga
la
specifica
risposta
del
bambino
a
una
perturbazione
della
comunicazione
data
dall’indisponibilità
della
madre
(volto
inespressivo)
• Il
bambino
di
fronte
al
volto
inespressivo
dapprima
intensifica
i
suoi
sforzi
comunicativi
(aumenta
sorriso,
vocalizzazioni,
intensità
dello
sguardo)
però
poi
evita
lo
sguardo
della
madre
per
ridurre
il
proprio
disagio
o
ricorre
alla
manipolazione
di
oggetti
o
di
proprie
parti
del
corpo
(autoconsolazione)
• Il
bambino
cerca
di
ritornare
lì
dove
la
relazione
si
è
interrotta,
cerca
di
riparare
il
misunderstanding,
l’incomprensione
nella
comunicazione,
cerca
di
riparare
il
fallimento
nella
relazione
della
diade.
NICE
(National
Institute
for
Health
and
Care
Excellence)
sottolinea
l’importanza
dello
screening
per
ridurre
l’impatto
della
depressione
e
dei
disagi
perinatali
• Gli
strumenti
psicometrici
più
indicati
per
lo
screening
sono
i
questionari
autosomministrati,
semplici,
brevi,
di
facile
comprensione
e
che
possono
essere
valutati
da
qualsiasi
operatore
sanitario
addestrato
(ISTISAN)
NB.
Gli
strumenti
di
screening
NON
rappresentano
strumento
diagnostico
e
NON
sostituiscono
né
colloquio
né
osservazione
clinica.
Questionario
EPDS
(Edinburgh
Postnatal
Depression
Scale)
di
Cox,
versione
italiana
di
Benvenuti
e
al.:
è
un
test
di
autosomministazione
che
indaga
alcuni
vissuti
dell’ultima
settimana.
CUT OFF:
q Negli
ultimi
30
giorni
si
è
sentita
spesso
giù
di
morale,
depressa,
senza
speranze?
q Negli
ultimi
30
giorni,
ha
perso
interesse
nel
fare
la
maggior
parte
delle
cose?
Va
proposto
a
4-‐6
settimane
e
a
3-‐4
mesi
post
parto
Linee
guida
NICE:
3
domande
à
q Umore
depresso
q Perdita
di
interesse
e
piacere
per
le
attività
quotidiane
q Ha
bisogno
di
interventi/aiuto
Linee
guida
NICE:
a
ogni
primo
incontro
con
la
donna
e
durante
il
primo
periodo
postpartum
GAD
2
(Generalized
Anxiety
Disorder
Scale):
• Si
concentra
non
solo
sull’aiuto
ma
anche
sulla
possibilità
di
condividere
pensieri,
emozioni
e
preoccupazioni
TESTISTICA-‐ diagnosi
Approfondire
• Tutti
gli
elementi
legati
ai
fattori
di
rischio
e
di
protezione
• Attitudine
verso
gravidanza
• Livello
di
benessere
fisico
• Presenza
di
traumi
(abusi
e/o
maltrattamenti)
• Condizione
di
caregiver
di
altri
bambini
e
altre
persone