Caratteristiche
Gaarder et al. (1999) sottolineò 6 principali differenze tra le religioni orientali: concezione della
storia, concetto del divino, concezione dell’uomo, salvezza, etica e culto.
Le differenze fanno riferimento a dei concetti:
1- CONCEZIONE DELLA STORIA
3- CONCEZIONE DELL’UOMO
Religioni occidentali
Tutto è subordinato alla volontà di Dio
Aumenta il rifiuto dell’incertezza e la tendenza ad essere fatalisti.
L’uomo è padrone di sé stesso e delle sue scelte ma ricorre ad un’entità superiore per mitigare gli
effetti delle stesse.
Religioni orientali
L’uomo non è subordinato a Dio ma PARTE DEL TUTTO che Dio rappresenta per cui la concezione di
Dio e Uomo sono collegate.
L’uomo è al centro del proprio destino e del proprio percorso di vita.
4- IDEA DI SALVEZZA
Religioni occidentali
Dio è responsabile della salvezza degli individui e se sbagliano ha la facoltà di salvarli
Vi è rifiuto dell’incertezza e bassa propensione ad assumere rischi che porta ad un minimo
orientamento al futuro
Dimensioni: bassa p.o., alta u.a.
Religioni orientali
Gli uomini determinano il proprio futuro, attraverso le proprie capacità intellettive e le proprie
azioni.
Gli individui sanno di dover fronteggiare situazioni incerte e si adoperano nel tempo per migliorare
la propria condizione
EFFETTI SULL’IMPRESA: nelle imprese si nota un massimo orientamento al lungo periodo e
l’innovazione viene valutata in merito alla possibilità di ottenere effetti nel tempo. Si hanno processi
decisionali più frettolosi (occident.) lunghi e razionali (orient.)
5- ETICA
Religioni occidentali
L’ETICA è l’insieme dei comportamenti che regolano i rapporti dell’individuo con la società.
Si enfatizza l’ETICA INDIVIDUALE che deve essere coerente con la morale religiosa.
Sono etici quei comportamenti che tutelano e valorizzano l’individuo in quanto essere umano
Religioni orientali
Prevale la visione del mondo come entità unitaria, insieme di fattori tra loro indipendenti.
L’etica si sposta dall’individuo al gruppo, nel quale l’individuo cresce.
È coerente con la morale qualsiasi comportamento che tuteli il gruppo anche a salvataggio del
singolo.
Dimensione= no gerarchia ed etica collettiva
Effetti sull’impresa= in azienda è consuetudine che i dipendenti lavorino più delle ore pattuite,
perché sacrificano per l’azienda, ricevono in cambio supporto morale e materiale.
6- CULTO E RITO
Religioni occidentali
Culto basato su preghiera e predicazione, enfatizzando il paternalismo e l’autoritarismo, come
meccanismo di regolazione sociale
Rafforzano la p.d. (che non è un tratto tipico di tutte le religioni occidentali), propensione a una
minore P.O. e F.O.
Gli individui limitano le loro azioni perché il capo ha la responsabilità.
Religioni orientali
Il culto consiste nella meditazione e nel sacrificio, anche su base quotidiana
Solidarietà e carità H.O.
HOFSTEDE= l’autore individua una forte relazione tra la religione prevalente nei diversi contesti
Per lui la religione è un mezzo con cui la società affronta l’incertezza:
-in contesti con alto controllo dell’incertezza= in contesti con un alto controllo dell’incertezza ci si
aspetta che la religione sia caratterizzata da dogmi assoluti
La spiegazione del perché in un certo contesto prevalgano determinati livelli di controllo
dell’incertezza va ricercata nella cultura.
Anche le differenze tra uomo e donna si riflettono nella religione.
Cambiano anche l’attenzione verso la religione stessa e il rapporto con dio o verso gli altri esseri
umani: è immediata la considerazione
-della sostanziale parità tra uomo e donna nelle religioni prevalentemente femminili (come il
protestantesimo)
-della presenza di prerogative maschili nel caso opposto (come nel caso del cattolicesimo).
GLOBE= la religione occupa un posto importante per la f.o., WEBER ha evidenziato come il
protestantesimo spinga i suoi fedeli a sperare in un futuro prospero.
GADDIS= considera il rapporto con il futuro, che hanno i cattolici e islamici come qualcosa deciso da
Dio.
HOUSE= La filosofia induista e buddista invece hanno un orientamento a lungo termine e
considerano la pianificazione del futuro come essenziale per dare un significato profondo alla
propria vita.
PAXTON= ha notato che il protestantesimo è molto meno patriarcale rispetto all’islamismo e al
cattolicesimo.
COME LA RELIGIONE INFLUENZA IL GRADO DI RIFIUTO O ACCETTAZIONE DELLA POWER DISTANCE?
-CATTOLICESIMO = forte imposizione gerarchica.
Alta p.d.
Si basa su dogmi alta u.a.
-PROTESTANTESIMO= sostiene parità e uguaglianza tra fedeli
-ISLAMISMO= pur non avendo una stratificazione del potere al suo interno, è diffuso in paesi che
storicamente hanno una forte connotazione gerarchica come Arabia saudita Iraq.
-INDUISMO= la dottrina del karma rappresenta una giustificazione religiosa delle disuguaglianze e
sofferenze, tutto può essere plausibile e accettato.
-BUDDISMO= include l’accettazione della posizione sociale nella quale ciascuno nasce e l’idea che
ciascuno deve essere giudicato per il suo essere e non per il suo status sociale.
-CONFUCIANESIMO= filosofia di vita che induce a una condotta morale, assume una posizione di
accettazione di una distribuzione non uguale del potere di tipo patriarcale
si può asserire che i contesti in cui solidarietà e compassione sono valori alimentati dal credo
religioso prevale un’elevata humane orientation; quelli in cui le disuguaglianze e il disagio sono
accettati come condizioni passeggere prevale un’inferiore humane orientation.
Per il controllo dell’incertezza: l’interpretazione di hofstede, secondo cui in contesti con un basso
controllo dell’incertezza dovrebbe evidenziarsi un minor grado di coinvolgimento religioso è
smentita da analisi empiriche del globe. Una spiegazione per queste incongruenze può essere
ricondotta al fatto che nonostante tutte le religioni favoriscano la riduzione dell’incertezza
accettando un potere superiore, ciascuna di esse persegue quest’obiettivo con un’intensità diversa.
-Una seconda spiegazione può derivare dal fatto che ogni società mette in atto delle pratiche e delle
procedure per ridurre l’incertezza percepita dagli individui quindi non ci sarà bisogno della religione
per assolvere a questa funzione.
Il rapporto religione-cultura non è lineare. I credi religiosi aiutano a interpretare le tendenze
prevalenti in alcuni contesti ma accanto alla determinante religiosa occorre considerare anche
quella storica che condiziona lo sviluppo dei popoli.
ISLAM E IMPRENDITORIALITA’
Per l’analisi dei credi e dei valori dei paesi arabi è fondamentale lo studio della regione islamica che
condiziona tutti gli aspetti della vita sociale.
All’interno della comunità musulmana l’islam deve essere intesa come una vera e propria condotta
di vita: il termine indica la completa sottomissione all’onnipotenza di Allah.
Il termine, in passato, venisse usato per riferirsi indistintamente alla religione e/o al governo.
L’islam non può essere definita come una religione, come il Cristianesimo o l’Ebraismo, ma piuttosto
come una vera e propria condotta di vita, dal momento che tutti gli aspetti della vita sono
regolamentati nel Corano e nella Shar’ia (Legge Morale o retta via), ovvero la legge sacra dell’Islam
che definisce dettagliatamente ciò che è lecito e che non lo è. In alcuni paesi Islamici, le “leggi”
incorporate nei testi sacri diventano veri e propri testi legislativi.
Tuttavia, anche nei Paesi in cui la Shar’ia non è più prevista per legge, essa continua ad influenzare
in maniera forte la vita dei cittadini.
L’Islam non si è dotato di un soggetto che abbia il potere di fornire un’interpretazione assoluta e
unitaria della verità: ciò favorisce la possibilità di una pluralità di posizioni dottrinali e teologiche che
si confrontano tra loro.
Questa assunzione ha portato alla formazione, nel tempo, di diverse scuole coraniche che hanno
influenzato le varie correnti dell’Islam.
Nel mondo musulmano ci sono una serie di oggetti che si occupano di assicurare il compimento di
alcune funzioni: guidare la preghiera(imam), fornire precetti che regolino la vita della comunità dei
credenti.
La mancanza di un organismo ecclesiale che possa attribuire, negare o riconoscere lo status di
dirigente religioso, è sopperita dalla comunità dei credenti.
La Turchia oggi si dichiara uno stato laico e ha abbandonato l’applicazione della Shar’ia, mentre in
Tunisia si è cercato di reinterpretarla giungendo a conclusioni rispondenti allo stile di vita
occidentale.
I paesi Islamici sebbene abbiano diverse radici, sono tutti accomunati da principi comuni (oltre la
Shar’ia).
Dar-al-Islam e Dar-al-harb Forte coesione
Unmah · Culture ad alto contesto
Shar'ia
Lo spazio territoriale e politico soggetto alla legge islamica e abitato dalla ummah (comunità) è
definita Dar-al-Islam (casa dell’Islam), entro il quale è vietato condurre guerre, opposto al Dar-alharb
(casa della guerra), ossia il territorio extra islamico nel quale è lecito e doveroso condurre il jihad, e
cioè la guerra “per causa di Dio”, ossia per l’espansione dell’Islam al di fuori dei confini del mondo
musulmano. In tal senso, tali paesi sono caratterizzati da un elevato valore delle obbligazioni morali
quasi più importanti della legge.
Sia per il globe che per hofstede i paesi islamici presentano un elevato livello di collettivismo che è
analizzato partendo da 2 dimensioni:
↑ collettivismo:
-in group collectivism= che definisce il grado in cui i soggetti sentono l’orgoglio e la fedeltà rispetto alle
proprie famiglie, organizzazioni e datori di lavoro
-L’Institutional collectivism= che definisce il grado in cui gli individui sono incoraggiati dalle istituzioni a
essere integrati in un’ampia entità.
↓gender egalitarianism registra il livello più basso: le donne nel mondo arabo sono limitate nei loro
diritti il che dipende da disposizioni religiosi più che da paradigmi culturali.
↓ Assertiveness, che determina una predominanza di valori femminili rispetto a quelli maschili quali:
simpatizzare per i deboli, preferire la cooperazione, enfatizzare l’esperienza e l’anzianità, preferire
l’uguaglianza e la solidarietà….
↓ performance orientation, il che determina l’importanza delle relazioni sociali e familiari, quindi i
valori della fedeltà e dell’appartenenza al gruppo. Anche questo valore ha radici religiose, in quanto
essendo tutto è di Allah, è lui che decide l’evoluzione delle cose.
↑ human orientation, tale regione presenta il terzo valore più alto in merito al grado in cui gli individui
manifestano lealtà, altruismo, premurosità e gentilezza verso il prossimo.
↑ controllo dell’incertezza
L’ambiente può essere considerato high- context, con una comunicazione incentrata sulle relazioni
e caratterizzata da una forte tensione emozionale tra le parti, la quale implica una forte importanza
della fiducia e della conoscenza interpersonale.
Il livello di tali valori si riflette anche negli stili di leadership prevalenti nel mondo islamico: stili
protettivi e orientati al gruppo.
Le caratteristiche più importanti di un buon leader sono, infatti, le capacità di evitare i conflitti e
stimolare una sana competizione all’interno del gruppo, e la sincerità e onestà sono ritenute delle
caratteristiche fondamentali.
Sono, inoltre, importanti la coscienza del proprio status, la capacità di mantenere l’ordine e la
conoscenza delle procedure burocratiche.
Atteggiamenti provocatori e autoritari, e l’individualismo sono ritenuti attributi che limitano
l’efficacia della leadership
Mezghani e mzid (2004) hanno individuato 2 tipi di leadership: il dirigente artigiano e il dirigente
opportunista.
-Il dirigente artigiano ha una formazione difficilmente di livello superiore, ha poca esperienza di
gestione d’impresa, ma un’elevata competenza tecnica. Si focalizza nelle attività a basso tasso di
innovazione. Lo stile di direzione è paternalista, mentre la sua impresa ha una configurazione difensiva a
causa dell’incapacità di gestire l’ambiente esterno.
-Il dirigente opportunista ha una formazione di livello superiore in materie gestionali e più esperienze.
Egli ha fiducia nella sua capacità di gestire ed è orientato al futuro. Persegue strategie innovative e
grazie alla sua preparazione costituisce un’organizzazione adattiva.
L’imprenditore (dirigente artigiano) fa parte della cultura dominante, mentre l’imprenditore (dirigente
opportunista) fa parte della controcultura.
Il dirigente opportunista si è formato principalmente presso le università occidentali dove hanno potuto
apprendere delle conoscenze gestionali e professionali all’avanguardia per la Tunisia. Secondo l’analisi
condotta da Mezghani e mzid (2004) nelle prime 400 imprese private tunisine, il 41% dei dirigenti si
sono formati presso gli atenei europei in materie economiche o ingegneristiche. L’imprenditore
opportunista, quindi, ha subito l’influenza della cultura nazionale tunisina ma si è evoluto grazie alla
propria esperienza maturata all’estero.