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LA CULTURA DI UN POPOLO

È un insieme di assunti fondamentali che un gruppo ha inventato, scoperto e sviluppato, imparando


ad affrontare problemi di adattamento esterno e integrazione interna.
La cultura è influenzata da: geografia, storia, religione.
Cultura nazionale e cultura organizzativa
Relazione tra fattori esogeni, contaminazione culturale con la cultura del contesto e delle imprese
locali.
Fattori esogeni Input culturale esterno
-Patrimonio storico
-Alleanze internazionali
-Geografia e clima
-M&A internazionale

Caratteristiche

Socioeconomiche Cultura aziendale


Cultura nazionale
-Sistema educativo -Valori e credenze
-Struttura familiare
-Pratiche manageriali
-credi religiosi
-Sistema politico ed economico -Propensione al rischio

-Propensione alla cooperazione

-Gestione della conoscenza

La cultura del contesto è il risultato di forze propulsive.


-HOUSE E ALTRI= riconoscono importanza alla geografia e alle condizioni ambientali, che spingono
le persone a un diverso grado di socialità
I CREDI RELIGIOSI
Sono un elemento centrale dell’analisi relativa al legame tra cultura dei contesti e sviluppo
imprenditoriale.
Alcuni riconoscono la religiosità come uno degli assiomi sociali in grado di influenzare gli individui e
le relazioni tra loro.
La religione ha un forte impatto anche sull’etica e sul modo in cui vengono interpretati il profitto e
il successo imprenditoriale e professionale.
Va inteso in senso ampio, come il senso dell’esistenza e i valori basilari della vita.
Esistono 3 tipi di religioni= monoteiste, politeiste, monolatria (adorazione di un unico Dio senza
negare l’esistenza di altre divinità).
Il LEGAME RELIGIONE-CULTURA IMPRENDITORIALE
È al centro di numerosi studi. I ricercatori, infatti, riconoscono un RUOLO PRIORITARIO ai credi
religiosi che ostacolano oppure accelerano i processi di integrazione economica.
MAX WEBER
ha approfondito il legame tra Religiosità e SVILUPPO ECONOMICO=
analizzò le radici del capitalismo occidentale, soffermandosi sullo sviluppo dei paesi dell’Europa
settentrionale.
Le cause dello sviluppo le ricercò nel sistema dei valori del PROTESTANTESIMO.
LUTERANESIMO- CALVINISMO- PURITANESIMO
Esaltano l’attività professionale: il lavoro deve puntare al raggiungimento del profitto.
WEBER considera il CATTOLICESIMO come causa di minore accelerazione economica.
La logica WEBERIANA è stata portata all’estremo da JAMES KURTH che ha ipotizzato una relazione
tra protestantesimo e globalizzazione.
Dal protestantesimo derivano: libero mercato, pari opportunità, democrazia, costituzionalismo.
Critiche al pensiero di kurth:
-pur considerando il Protestantesimo come centralità di tali principi, non è giusto definire che vi sia
una relazione esclusiva tra protestantesimo e sviluppo dei valori (democrazia, libero mercato, ecc.)
escludendo le altre religioni
-i cambiamenti sociali a volte sono più collegati alla sfera economica che religiosa.
NORTH e GAY in contrapposizione alla teoria weberiana, sottolineano che nella Bibbia sono presenti
precetti economici che spingono all’azione imprenditoriale. In quest’ottica non ci sono differenze
tra cattolicesimo e protestantesimo e quindi non è la diversa impostazione religiosa a giustificare i
diversi livelli di imprenditorialità.
Nel 2003 Nunziata e Rocco stimano una differenza tra i tassi di imprenditorialità di cattolici e
protestanti europei pari solo al 3%.
Nel 2007 Audretsch et Al evidenziano l’impatto positivo delle religioni monoteiste
sull’imprenditorialità.
Nel 2008 Sirico propose una visione religiosa dell’imprenditorialità che deve essere svolta con una
vocazione che necessita di rispetto.
BARRO e MCCLEARY
Focalizzano il loro studio sull’influenza dei credi religiosi sulla crescita economica.
Limiti dell’analisi: non individua una relazione casuale tra i 2 fenomeni.
Con questi studi si è scoperto che i Paesi più ricchi (tranne USA) tendono ad essere meno religiosi e
hanno un minor tasso di frequentazione delle cerimonie religiose.
Quindi c’è una relazione INVERSAMENTE PROPORZIONALE tra credo religioso e crescita economica.
Quello che si analizza non è il livello di religiosità, ma i principi alla base dei credi religiosi.
Le conclusioni di Barro e MCCLEARY sono contraddette dall’evidenza empirica (gale 2003): il
Giappone, che ha molte fedi religiose, ha avuto una crescita economica molto maggiore di quella
delle filippine, di orientamento cattolico.
Perciò quello da analizzare non è il livello di religiosità di un paese, ma i principi alla base dei credi
religiosi.
LA PORTA E ALTRI=
Definiscono il cattolicesimo e l’islamismo come religioni gerarchiche: con minore efficienza del
sistema giudiziario, corruzione alta, alti tassi di evasione fiscale, scarsa partecipazione ad attività
civiche.
Le religioni gerarchiche causano:
♦ Sistemi di legge meno efficienti
♦ Corruzioni elevate
♦ Sistemi burocratici inefficienti
♦ Elevata elusione fiscale
♦ Bassa partecipazione ai network professionali e sociali
♦ infrastrutture basse e alta inflazione
♦ Mancanza di grandi imprese
ROKEACH=
sottolinea che la religione enfatizza l’importanza di specifici valori ed è quindi rispetto ai valori che
andrebbe ricercata l’influenza della religione.
SCHWARTZ e Huismans (1995) = hanno verificato l’esistenza di un’influenza positiva dei credi alla
base delle principali religioni monoteistiche sui valori individuali. In particolare, è stata rilevata una
correlazione positiva tra credi religiosi e tradizione e conformismo.
SAROGLOV E ALTRI=
hanno elaborato un’indagine cross-cultural focalizzata sulle 3 principali religioni monoteistiche:
ebraismo, cristianesimo e islamismo.
Hanno somministrato questionari in 15 paesi diversi sull’impatto della religiosità sull’importanza
attribuita ai diversi valori.
Dai risultati emerge che le persone religiose sono maggiormente inclini verso la sicurezza, la
tradizione e il conformismo.
Inoltre, la religiosità, secondo i risultati, sembra favorire i valori che favoriscono la trascendenza
anche se in modo limitato: i religiosi sono propensi alla benevolenza ma non all’universalismo.
DIFFERENZE TRA CREDI RELIGIOSI OCCIDENTALI E ORIENTALI
6 concetti fondamentali Religioni occidentali Religioni orientali

storia LINEARE ciclico

dio DIO ONNIPOTENTE PANTEISMO

uomo SUBORDINATO PARTE DEL TUTTO

salvezza DIPENDE DA DIO DIPENDE DALL’UOMO

etica FOCUS SUGLI INDIVIDUI CONCENTRATI SUL TUTTO

culto PREGHIERE E PREDICHE MEDITAZIONE E SACRIFICI

Gaarder et al. (1999) sottolineò 6 principali differenze tra le religioni orientali: concezione della
storia, concetto del divino, concezione dell’uomo, salvezza, etica e culto.
Le differenze fanno riferimento a dei concetti:
1- CONCEZIONE DELLA STORIA

 Nelle RELIGIONI OCCIDENTALI


Prevale una concezione lineare:la storia ha un inizio e una fine e questi momenti coincidono con il
momento della creazione e della fine del mondo.
Favoriscono:
-sistemi di pensiero lineari
-tempo single-focus
-persone osservano gli eventi in un rapporto causa-effetto
-analizzano i problemi in una concezione specialistica
Effetti: prevalgono modelli di programmazione lineare e pianificazione di breve termine
Dimensioni: long term-orientation; metodo deduttivo e lineare Tmc

 Nelle RELIGIONI ORIENTALI


Prevale una concezione CICLICA della storia che si ripete secondo un criterio esterno.
Le persone sono inclini ad investigare la relazione che sussiste tra gli stessi.
Effetti: l’approccio alle decisioni è SISTEMICO e pianificazione di lungo periodo
Dimensioni: long Term orientation; metodo induttivo e sistemico Tmc
2- CONCETTO DEL DIVINO
 Religioni occidentali
Vedono Dio come il creatore del mondo, unico e onnipotente.
Gli individui segnano un confine tra ciò che è il bene e ciò che è male, e compiacciono il proprio dio.
Effetti di quest’orientamento sui consumi= i consumatori sono in media meno attenti agli effetti che
le proprie scelte producono sull’ambiente circostante
Dio Onnipotente mascolinità
 Religioni orientali
Concezione PANTEISTICA, che vede il divino in una molteplicità di forme e manifestazioni.
Esaltano la varietà e l’interdipendenza
Effetti di quest’orientamento sui consumi= alcuni cibi e prodotti potrebbero essere evitati per gli
effetti che il loro consumo arreca agli animali o all’ambiente
DIMENSIONI: UA (controllo interno ed esterno) di tromp., rapporto con ambiente di Tmc

3- CONCEZIONE DELL’UOMO
 Religioni occidentali
Tutto è subordinato alla volontà di Dio
Aumenta il rifiuto dell’incertezza e la tendenza ad essere fatalisti.
L’uomo è padrone di sé stesso e delle sue scelte ma ricorre ad un’entità superiore per mitigare gli
effetti delle stesse.

 Religioni orientali
L’uomo non è subordinato a Dio ma PARTE DEL TUTTO che Dio rappresenta per cui la concezione di
Dio e Uomo sono collegate.
L’uomo è al centro del proprio destino e del proprio percorso di vita.

4- IDEA DI SALVEZZA

 Religioni occidentali
Dio è responsabile della salvezza degli individui e se sbagliano ha la facoltà di salvarli
Vi è rifiuto dell’incertezza e bassa propensione ad assumere rischi che porta ad un minimo
orientamento al futuro
Dimensioni: bassa p.o., alta u.a.

 Religioni orientali
Gli uomini determinano il proprio futuro, attraverso le proprie capacità intellettive e le proprie
azioni.
Gli individui sanno di dover fronteggiare situazioni incerte e si adoperano nel tempo per migliorare
la propria condizione
EFFETTI SULL’IMPRESA: nelle imprese si nota un massimo orientamento al lungo periodo e
l’innovazione viene valutata in merito alla possibilità di ottenere effetti nel tempo. Si hanno processi
decisionali più frettolosi (occident.) lunghi e razionali (orient.)
5- ETICA
 Religioni occidentali
L’ETICA è l’insieme dei comportamenti che regolano i rapporti dell’individuo con la società.
Si enfatizza l’ETICA INDIVIDUALE che deve essere coerente con la morale religiosa.
Sono etici quei comportamenti che tutelano e valorizzano l’individuo in quanto essere umano
 Religioni orientali
Prevale la visione del mondo come entità unitaria, insieme di fattori tra loro indipendenti.
L’etica si sposta dall’individuo al gruppo, nel quale l’individuo cresce.
È coerente con la morale qualsiasi comportamento che tuteli il gruppo anche a salvataggio del
singolo.
Dimensione= no gerarchia ed etica collettiva
Effetti sull’impresa= in azienda è consuetudine che i dipendenti lavorino più delle ore pattuite,
perché sacrificano per l’azienda, ricevono in cambio supporto morale e materiale.

6- CULTO E RITO
 Religioni occidentali
Culto basato su preghiera e predicazione, enfatizzando il paternalismo e l’autoritarismo, come
meccanismo di regolazione sociale
Rafforzano la p.d. (che non è un tratto tipico di tutte le religioni occidentali), propensione a una
minore P.O. e F.O.
Gli individui limitano le loro azioni perché il capo ha la responsabilità.
 Religioni orientali
Il culto consiste nella meditazione e nel sacrificio, anche su base quotidiana
Solidarietà e carità H.O.

HOFSTEDE= l’autore individua una forte relazione tra la religione prevalente nei diversi contesti
Per lui la religione è un mezzo con cui la società affronta l’incertezza:
-in contesti con alto controllo dell’incertezza= in contesti con un alto controllo dell’incertezza ci si
aspetta che la religione sia caratterizzata da dogmi assoluti
La spiegazione del perché in un certo contesto prevalgano determinati livelli di controllo
dell’incertezza va ricercata nella cultura.
Anche le differenze tra uomo e donna si riflettono nella religione.
Cambiano anche l’attenzione verso la religione stessa e il rapporto con dio o verso gli altri esseri
umani: è immediata la considerazione
-della sostanziale parità tra uomo e donna nelle religioni prevalentemente femminili (come il
protestantesimo)
-della presenza di prerogative maschili nel caso opposto (come nel caso del cattolicesimo).

GLOBE= la religione occupa un posto importante per la f.o., WEBER ha evidenziato come il
protestantesimo spinga i suoi fedeli a sperare in un futuro prospero.
GADDIS= considera il rapporto con il futuro, che hanno i cattolici e islamici come qualcosa deciso da
Dio.
HOUSE= La filosofia induista e buddista invece hanno un orientamento a lungo termine e
considerano la pianificazione del futuro come essenziale per dare un significato profondo alla
propria vita.
PAXTON= ha notato che il protestantesimo è molto meno patriarcale rispetto all’islamismo e al
cattolicesimo.
COME LA RELIGIONE INFLUENZA IL GRADO DI RIFIUTO O ACCETTAZIONE DELLA POWER DISTANCE?
-CATTOLICESIMO = forte imposizione gerarchica.
Alta p.d.
Si basa su dogmi  alta u.a.
-PROTESTANTESIMO= sostiene parità e uguaglianza tra fedeli
-ISLAMISMO= pur non avendo una stratificazione del potere al suo interno, è diffuso in paesi che
storicamente hanno una forte connotazione gerarchica come Arabia saudita Iraq.
-INDUISMO= la dottrina del karma rappresenta una giustificazione religiosa delle disuguaglianze e
sofferenze, tutto può essere plausibile e accettato.
-BUDDISMO= include l’accettazione della posizione sociale nella quale ciascuno nasce e l’idea che
ciascuno deve essere giudicato per il suo essere e non per il suo status sociale.
-CONFUCIANESIMO= filosofia di vita che induce a una condotta morale, assume una posizione di
accettazione di una distribuzione non uguale del potere di tipo patriarcale

si può asserire che i contesti in cui solidarietà e compassione sono valori alimentati dal credo
religioso prevale un’elevata humane orientation; quelli in cui le disuguaglianze e il disagio sono
accettati come condizioni passeggere prevale un’inferiore humane orientation.
Per il controllo dell’incertezza: l’interpretazione di hofstede, secondo cui in contesti con un basso
controllo dell’incertezza dovrebbe evidenziarsi un minor grado di coinvolgimento religioso è
smentita da analisi empiriche del globe. Una spiegazione per queste incongruenze può essere
ricondotta al fatto che nonostante tutte le religioni favoriscano la riduzione dell’incertezza
accettando un potere superiore, ciascuna di esse persegue quest’obiettivo con un’intensità diversa.
-Una seconda spiegazione può derivare dal fatto che ogni società mette in atto delle pratiche e delle
procedure per ridurre l’incertezza percepita dagli individui quindi non ci sarà bisogno della religione
per assolvere a questa funzione.
Il rapporto religione-cultura non è lineare. I credi religiosi aiutano a interpretare le tendenze
prevalenti in alcuni contesti ma accanto alla determinante religiosa occorre considerare anche
quella storica che condiziona lo sviluppo dei popoli.
ISLAM E IMPRENDITORIALITA’
Per l’analisi dei credi e dei valori dei paesi arabi è fondamentale lo studio della regione islamica che
condiziona tutti gli aspetti della vita sociale.
All’interno della comunità musulmana l’islam deve essere intesa come una vera e propria condotta
di vita: il termine indica la completa sottomissione all’onnipotenza di Allah.
Il termine, in passato, venisse usato per riferirsi indistintamente alla religione e/o al governo.
L’islam non può essere definita come una religione, come il Cristianesimo o l’Ebraismo, ma piuttosto
come una vera e propria condotta di vita, dal momento che tutti gli aspetti della vita sono
regolamentati nel Corano e nella Shar’ia (Legge Morale o retta via), ovvero la legge sacra dell’Islam
che definisce dettagliatamente ciò che è lecito e che non lo è. In alcuni paesi Islamici, le “leggi”
incorporate nei testi sacri diventano veri e propri testi legislativi.
Tuttavia, anche nei Paesi in cui la Shar’ia non è più prevista per legge, essa continua ad influenzare
in maniera forte la vita dei cittadini.
L’Islam non si è dotato di un soggetto che abbia il potere di fornire un’interpretazione assoluta e
unitaria della verità: ciò favorisce la possibilità di una pluralità di posizioni dottrinali e teologiche che
si confrontano tra loro.
Questa assunzione ha portato alla formazione, nel tempo, di diverse scuole coraniche che hanno
influenzato le varie correnti dell’Islam.
Nel mondo musulmano ci sono una serie di oggetti che si occupano di assicurare il compimento di
alcune funzioni: guidare la preghiera(imam), fornire precetti che regolino la vita della comunità dei
credenti.
La mancanza di un organismo ecclesiale che possa attribuire, negare o riconoscere lo status di
dirigente religioso, è sopperita dalla comunità dei credenti.
La Turchia oggi si dichiara uno stato laico e ha abbandonato l’applicazione della Shar’ia, mentre in
Tunisia si è cercato di reinterpretarla giungendo a conclusioni rispondenti allo stile di vita
occidentale.

I paesi Islamici sebbene abbiano diverse radici, sono tutti accomunati da principi comuni (oltre la
Shar’ia).
Dar-al-Islam e Dar-al-harb Forte coesione
Unmah · Culture ad alto contesto

Obbligo morale Categorizzazione e auto-identità

Shar'ia

Lo spazio territoriale e politico soggetto alla legge islamica e abitato dalla ummah (comunità) è
definita Dar-al-Islam (casa dell’Islam), entro il quale è vietato condurre guerre, opposto al Dar-alharb
(casa della guerra), ossia il territorio extra islamico nel quale è lecito e doveroso condurre il jihad, e
cioè la guerra “per causa di Dio”, ossia per l’espansione dell’Islam al di fuori dei confini del mondo
musulmano. In tal senso, tali paesi sono caratterizzati da un elevato valore delle obbligazioni morali
quasi più importanti della legge.

Tutto ciò comporta una:


● Forte coesione: i membri dello stesso gruppo/tribù sono molto uniti; infatti, c’è un certo
“nazionalismo” non tanto al Paese quanto al gruppo di appartenenza
● High context: non tutte le regole circa comportamenti e le condotte dell’Islam sono scritte, e allo
stesso modo, non tutte le azioni vengono spiegate. Questo perché i musulmani si aspettano tu
sappia la condotta da seguire e conosca la motivazione di determinate azioni) ci troviamo dinanzi a
contesti pluriculturali o monoculturali
● Categorizzazione: nonostante prevalgono valori quali la generosità e la solidarietà, vige una forte
categorizzazione e self-identity (o sei dentro dall’Islam o sei fuori).
Addirittura, molti anni fa i dipendenti non potevano essere comandati da manager non musulmani,
per cui le imprese erano costrette ad assumere dei manager in loco.
Ad oggi tale categorizzazione vige più che altro tra religiosi e non religiosi, dove per non religiosi
intendono i politeisti, che non sono ben accetti ma se sei monoteista ti rispettano, anche se credi in
un’altra religione. (=la forte categorizzazione avviene solo nei confronti di chi non è religioso, e verso
i politeisti).
I principi basilari della vita sociale ed economica
I principi basilari della VITA SOCIALE secondo l’Islam sono 4:
1. Unità: secondo cui Allah è l’elemento unificante dell’universo all’interno del quale ogni individuo
trova il proprio posto seguendo i precetti del Corano.
2. Responsabilità: per cui gli uomini devono occuparsi (prendersi cura) del mondo in cui vivono come
“vice” di Allah
3. Equilibrio: tra le persone devono sempre cercare un equilibrio tra i bisogni e i desideri individuali
e quelli della comunità, che può essere raggiunto solo se le azioni terrene non sono fini a sé stesse
ma sono un mezzo per raggiungere scopi religiosi.
4. Libero Arbitrio: che non significa fare ciò che si vuole bensì fare ciò che è necessario, agire sempre
al massimo delle proprie capacità (nessuno ti può giudicare perché sei tu che, dentro di te, devi
sapere se hai fatto il meglio) → dimensioni: collettivismo, la femminilità, il senso di armonia con
l’ambiente e una media PO
I principi basilari della vita ECONOMICA secondo l’Islam sono 4:
● ZAKAT (=purificazione, cioè purificare il cuore dall’avidità): Nell'Islam la carità non è solo
raccomandata, ma è obbligatoria per ogni musulmano finanziariamente stabile. L’elemosina
obbligatoria è vista come un obbligo per coloro che hanno ricevuto la loro ricchezza da Dio per
rispondere a quei membri della comunità in difficoltà (è obbligatorio farla, ma è vietato chiederla?)
● RIBA: le persone non possono guadagnare da nessuna attività rischiosa a livello individuale, ma
possono partecipare al rischio d’impresa (avversione ai rischi)
● CONDIVISIONE DI PROFITTI E RISCHI: Tutti i beni posseduti dagli individui sono di proprietà di
Allah, per cui l’individuo ha il compito di amministrarli al meglio per evitare che vengano confiscati
e dati a coloro che possano curarlo meglio. Tale principio non è contro la proprietà privata ma è
contro al guadagnare senza assumere i rischi o facendo lavorare agli altri. Se voglio amministrare
con un’altra persona, e quindi condivido il rischio, o voglio far svolgere il mio lavoro ad altri devo
condividere con loro il rischio e il profitto (profitto equo).
La famiglia
Uno dei costrutti sociali più importanti delle società islamiche è la famiglia, altro elemento che
accomuna fortemente questi contesti con gli altri Paesi mediterranei.
I 4 valori sociali della famiglia islamica sono:
● il coraggio inteso come l’abilità di controllarsi in situazioni difficili. (→bassa Assertiveness)
● l’audacia, intesa come propensione ad assumere rischi per salvare i propri compagni =
(→collettivismo)
● l’ospitalità/generosità: l’ospitalità è necessaria per ottenere il rispetto altrui, la generosità si
riferisce alla necessità di pensare agli altri prima che a sé stessi anche a costo di sacrifici personali
(→humane orientation)
● l’onore/dignità intesi come lealtà profonda verso la famiglia e tutela dell’immagine sociale e delle
tradizioni. Tale onore si mantiene facendo quello che la famiglia o la società si aspetta dall’individuo
(→collettivismo)
● l’identità islamica: l'idea che Dio è dappertutto
Islam: Hofstede e Globe

Sia per il globe che per hofstede i paesi islamici presentano un elevato livello di collettivismo che è
analizzato partendo da 2 dimensioni:

↑ collettivismo:

-in group collectivism= che definisce il grado in cui i soggetti sentono l’orgoglio e la fedeltà rispetto alle
proprie famiglie, organizzazioni e datori di lavoro

-L’Institutional collectivism= che definisce il grado in cui gli individui sono incoraggiati dalle istituzioni a
essere integrati in un’ampia entità.

↑ power distance, che permette di mitigare gli effetti dell’ingroup collectivism.

↓gender egalitarianism registra il livello più basso: le donne nel mondo arabo sono limitate nei loro
diritti il che dipende da disposizioni religiosi più che da paradigmi culturali.

↓ Assertiveness, che determina una predominanza di valori femminili rispetto a quelli maschili quali:
simpatizzare per i deboli, preferire la cooperazione, enfatizzare l’esperienza e l’anzianità, preferire
l’uguaglianza e la solidarietà….

↓ performance orientation, il che determina l’importanza delle relazioni sociali e familiari, quindi i
valori della fedeltà e dell’appartenenza al gruppo. Anche questo valore ha radici religiose, in quanto
essendo tutto è di Allah, è lui che decide l’evoluzione delle cose.

↑ human orientation, tale regione presenta il terzo valore più alto in merito al grado in cui gli individui
manifestano lealtà, altruismo, premurosità e gentilezza verso il prossimo.

↑ controllo dell’incertezza

L’ambiente può essere considerato high- context, con una comunicazione incentrata sulle relazioni
e caratterizzata da una forte tensione emozionale tra le parti, la quale implica una forte importanza
della fiducia e della conoscenza interpersonale.
Il livello di tali valori si riflette anche negli stili di leadership prevalenti nel mondo islamico: stili
protettivi e orientati al gruppo.
Le caratteristiche più importanti di un buon leader sono, infatti, le capacità di evitare i conflitti e
stimolare una sana competizione all’interno del gruppo, e la sincerità e onestà sono ritenute delle
caratteristiche fondamentali.
Sono, inoltre, importanti la coscienza del proprio status, la capacità di mantenere l’ordine e la
conoscenza delle procedure burocratiche.
Atteggiamenti provocatori e autoritari, e l’individualismo sono ritenuti attributi che limitano
l’efficacia della leadership
Mezghani e mzid (2004) hanno individuato 2 tipi di leadership: il dirigente artigiano e il dirigente
opportunista.
-Il dirigente artigiano ha una formazione difficilmente di livello superiore, ha poca esperienza di
gestione d’impresa, ma un’elevata competenza tecnica. Si focalizza nelle attività a basso tasso di
innovazione. Lo stile di direzione è paternalista, mentre la sua impresa ha una configurazione difensiva a
causa dell’incapacità di gestire l’ambiente esterno.

-Il dirigente opportunista ha una formazione di livello superiore in materie gestionali e più esperienze.
Egli ha fiducia nella sua capacità di gestire ed è orientato al futuro. Persegue strategie innovative e
grazie alla sua preparazione costituisce un’organizzazione adattiva.

L’imprenditore (dirigente artigiano) fa parte della cultura dominante, mentre l’imprenditore (dirigente
opportunista) fa parte della controcultura.

Il dirigente opportunista si è formato principalmente presso le università occidentali dove hanno potuto
apprendere delle conoscenze gestionali e professionali all’avanguardia per la Tunisia. Secondo l’analisi
condotta da Mezghani e mzid (2004) nelle prime 400 imprese private tunisine, il 41% dei dirigenti si
sono formati presso gli atenei europei in materie economiche o ingegneristiche. L’imprenditore
opportunista, quindi, ha subito l’influenza della cultura nazionale tunisina ma si è evoluto grazie alla
propria esperienza maturata all’estero.

Per i musulmani la preghiera è il fondamento della religione.


Il du’a(invocazione) rappresenta il modo in cui i musulmani ringraziano Allah per la sua pietà o per
chiedergli perdono.
Gli studiosi islamici ipotizzano che questa dimensione sia molto importante perché nell’invocazione
ad Allah l’imprenditore cercherebbe di trovare la motivazione necessaria per sopportare le avversità
e di avere successo dopo aver fallito.
Anche il digiuno(sawm) ha un ruolo importante perché l’astinenza e la rinuncia volontaria
contribuiscono a plasmare la volontà dei singoli.
La dimensione religiosa che impatta in modo maggiore sulla perseveranza dell’imprenditore è quella
rituale, attraverso du’a, salat e sawm= l’imprenditore musulmano trae dall’invocazione(du’a) e dalla
tradizione del profeta(sira) la fermezza necessaria per raggiungere i suoi obiettivi.
Il digiuno(sawm) e la tradizione orale(hadith) rafforzano la dimensione della pazienza.

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