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IL Sistema Finanziario-Forestieri e Mottura-Riassunto

Economia degli intermediari finanziari  (Università degli Studi di Udine)

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CAP 1 IL SISTEMA FINANZIARIO

Il sistema finanziario è l’insieme organizzato di mercati,intermediari e strumenti finanziari.


Rappresenta la struttura attraverso cui si svolge l’attività finanziaria, cioè la produzione e l’offerta
dei servizi finanziari.
1. Gli strumenti finanziari sono una particolare categoria di contratti aventi per oggetto diritti e
prestazioni di natura finanziaria.
2. I mercati finanziari sono mercati specializzati nella negoziazione di strumenti finanziari.
3. Gli intermediari finanziari sono una speciale classe di imprese che svolgono essenzialmente
attività finanziaria, un’attività cioè basata sulla produzione e sulla negoziazione di strumenti
finanziari e sull’offerta di servizi connessi con la circolazione degli strumenti stessi.
4. Autorità di vigilanza: il sistema finanziario avviene in un contesto di regole e controlli
Il sistema finanziario realizza tre fondamentali processi del funzionamento di un’economia
moderna:
• Il regolamento degli scambi
• L’accumulazione del risparmio e il finanziamento degli investimenti
• La gestione dei rischi

LA NATURA E CARATTERISTICA DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

Gli strumenti finanziari sono contratti che incorporano diritti patrimoniali, e in alcuni casi
incorporano anche diritti non patrimoniali (azioni e diritti amministrativi). Costituiscono una forma
di rappresentazione della ricchezza.
La detenzione della ricchezza reale attraverso gli strumenti finanziari rappresenta un passaggio
fondamentale dalla nascita dell'economia moderna e del parallelo sviluppo del sistema finanziario.
Principali funzioni degli s.f.:
−Denominazione della ricchezza: anche il singolo investitore ha accesso tramite gli s.f.
all'acquisto di una piccola frazione del valore complessivo di un'azienda
−Trasferimento della ricchezza: la circolazione degli s.f. avviene più rapidamente e
semplicemente rispetto alla ricchezza reale. Investitori godono di un grado più elevato di
liquidità dei loro impieghi.
−Diversificazione del rischio: Gli s.f. rappresentano quote di ricchezza reale, per questo sono
intrinsecamente rischiosi:
se attività finanziarie positive = diritti patrimoniali investitori
Gli s.f. permettono di diversificare la ricchezza tra più impieghi, con un esposizione al rischio
più sopportabile
−Separazione del rischio: ogni strumento incorpora dosi specifiche di rischio (es. titoli di stato
vs. azioni). La gamma di alternative (da bassissimo a rischio ad alto rischio) soddisfa più
investitori con diverse propensioni al rischio.
Rischi più alti = aspettative reddito più alte

FUNZIONI DEL SISTEMA FINANZIARIO


Le funzioni svolte dal sistema finanziario sono: il regolamento degli scambi; il trasferimento delle
risorse finanziarie dalle unità in surplus (risparmiatori) a quelle in deficit, il trasferimento e la
gestione dei rischi.

L’offerta di strumenti di regolamento degli scambi

Uno dei fattori alla base della funzionalità degli scambi è il sistema dei pagamenti, e quindi
l’adeguatezza degli strumenti monetari attraverso cui le transazioni commerciali e non commerciali

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possono essere regolate. Si può facilmente comprendere quale progresso sia stato possibile
passando da un’economia di baratto a un’economia monetaria.
Il progresso è legato al fatto che la moneta accresce enormemente l’area di scambio: aumenta la
possibilità di contropartita, si riducono i costi, si limitano i rischi. Non è più necessario dedicarsi
alla produzione per le esigenze di autoconsumo;si può produrre per il mercato,sfruttando i vantaggi
della specializzazione.
L’evoluzione storica della moneta segue un percorso che accompagna lo sviluppo della
specializzazione e degli scambi: dalla moneta merce alla moneta segno, dalla moneta bancaria alla
moneta elettronica. Il filo conduttore di questa evoluzione è stata la ricerca di nuovi mezzi di
pagamento idonei a ridurre il costo delle transazioni e a renderne più sicuro il regolamento.

L’accumulazione del risparmio e il finanziamento degli investimenti

Accumulazione e allocazione del risparmio costituiscono due aspetti fondamentali dell’attività del
sistema finanziario. Presuppongono che il sistema crei le condizioni più favorevoli:
• Alle decisioni di risparmio da parte dei soggetti con surplus di reddito sui consumi;
• Alle decisioni di investimento del risparmio;
• Alle decisioni di finanziamento dei soggetti in deficit.
La funzione di trasferimento delle risorse del sistema finanziario si innesta in una condizione di
diversità di posizione dei soggetti dell’economia. Alcuni di essi dispongono di potere di acquisto in
eccesso e sono disposti a scambiarlo con potere di acquisto futuro. I risparmiatori e i detentori di
ricchezza si trovano in questa posizione.
Altri soggetti si trovano in posizione opposta: hanno un deficit di potere di acquisto che possono
risolvere utilizzando risorse altrui. Il trasferimento dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit
richiede che vi sia un certo grado di finanziarizzazione dell’economia.
La finanziarizzazione dell’economia produce due risultati fondamentali ai fini dell’organizzazione
dell’attività economica:
• La ricchezza reale, se rappresentata da strumenti finanziari, ha un grado di liquidità e di
trasferibilità enormemente più elevato;
• I soggetti con funzione di investimento reale possono mobilitare risorse finanziarie ben oltre
la capacità individuale.
Si realizza un accentramento delle risorse provenienti da una moltitudine di risparmiatori e la
ridistribuzione delle stesse tra i diversi possibili utilizzatori. Questo processo comporta una
funzione di trasferimento nel tempo e nello spazio delle risorse finanziarie.

Le funzioni del sistema finanziario nell’ambito del trasferimento delle risorse

Trasferimento delle risorse: favorire la creazione di un circuito virtuoso per l’allocazione delle
risorse.
I fattori che favoriscono la misurazione del rischio per rendere più facile l'allineamento delle
aspettative di creditore e debitore al livello più basso possibile dei tassi di interesse applicati sul
trasferimento fondi:
• L’informazione (rischio, prezzo, definizione del contratto)(materia prima della finanza)
• La liquidità (possibilità di smobilizzare l’investimento prima della data di scadenza)
• La trasformazione del rischio (trasformazione delle scadenze, portafoglio di strumenti
finanziari).

L’INFORMAZIONE
Gli intermediari finanziari e i mercati organizzati hanno la funzione di ridurre il gap di
informazioni cui è esposto il creditore e possono farlo in termini economicamente convenienti.
Sono rilevati in questo caso due contributi informativi:

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• Quello che serve per affrontare il problema della misurazione del rischio, rischio che può
limitare la circolazione delle risorse da un finanziatore potenziale all’utilizzatore finale;
• Quello che deriva dalla funzione di informazione di prezzo e che consente un processo
allocativo decentrato guidato dai segnali di convenienza espressi attraverso la quotazione
degli strumenti finanziari.
Anche la messa a punti dei contratti è un'attività che richiede informazione.
La produzione di informazione rappresenta un elemento essenziale di ogni scambio finanziario e di
ogni forma contrattuale.

LA LIQUIDITA’
La liquidità è dunque una funzione della natura degli strumenti finanziari: essi possono essere
negoziabili o non negoziabili; nel primo caso, hanno un grado di liquidità che deriva, oltre che
dalla durata residua, dalla possibilità di negoziare gli strumenti in un mercato.
E’ funzione, inoltre, del tipo di strumento: tra quelli negoziabili, la liquidità non è uniforme,
essendo influenzata dal rischio, dalla scadenza, oltre che dal grado di standardizzazione dello
strumento stesso.
E' funzione, infine, della presenza di mercati organizzati, in cui lo scambio può avvenire con costi
di transazione molto bassi e prezzi trasparenti
Si può quindi assumere che la presenza di meccanismi di liquidità contribuisca a ridurre i rischi per
il datore di fondi e a rendere più agevole l’incrocio di scambi con i prenditori.

LA TRASFORMAZIONE DEL RISCHIO


Il sistema finanziario opera una trasformazione del rischio: ciò rende possibile, da un lato, che il
datore di fondi trovi forme di impiego che soddisfano la sua bassa propensione al rischio; dall’altro
lato, che il prenditore di fondi sia finanziabile nonostante presenti un rischio elevato o ricorra a
strumenti più rischiosi (azioni per esempio).
Vi sono due meccanismi principali attraverso cui la trasformazione del rischio viene realizzata:
1) un intermediario finanziario si interpone tra datore e imprenditore di fondi, assumendo sul
proprio bilancio una parte dei rischi del prenditore; un esempio è quello dell’intermediario
che raccoglie fondi a breve termine e li impiega per finanziare a lungo termine unità in
deficit.
La trasformazione del rischio presenta allora due aspetti:
il primo è connesso con la trasformazione delle scadenze;
il secondo deriva dal fatto che il datore di fondi ha come controparte un intermediario finanziario
(soggetto meno rischioso)
2) i datori di fondi hanno la possibilità di impiegare il risparmio sotto forma di partecipazione a
un portafoglio di strumenti finanziari. In questo modo il rischio è più basso rispetto a quello
del singolo prenditore.

La gestione dei rischi

Il rischio è l'essenza dell'attività finanziaria.


Vi sono due componenti essenziali di questa attività: i contratti a termine e l’attività assicurativa.
I contratti a termine comprendono una vasta gamma di applicazioni: da quelli sulle merci a quelli
sugli strumenti finanziari.
La negoziabilità a termine delle merci è un modo per favorire lo sviluppo degli scambi. Attraverso
le transazioni a termine un operatore può gestire il rischio che affronta in relazione alla sua
posizione in una determinata merce.
I mercati a termine di strumenti finanziari sono una derivazione abbastanza stretta dei mercati delle
merci: l’oggetto è il rischio. Può dunque riguardare il rischio derivante a un operatore
dall’andamento futuro di una molteplicità di grandezze finanziarie: il cambio delle valute, il prezzo
dei titoli, i tassi di interesse, l’indice di borsa.

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L ’attività assicurativa è una speciale area di attività del sistema finanziario che ha per oggetto la
negoziazione dei cosiddetti rischi puri, i rischi cioè che si manifestano sotto forma di perdite o
danni futuri. La gestione dei rischi puri tramite una polizza assicurativa comporta il trasferimento
del rischio a un intermediario specializzato: l’assicurato trasforma un evento futuro dannoso e
incerto nella gravità e nella frequenza in un costo certo.

CAP 2 LA STRUTTURA FINANZIARIA DELL’ECONOMIA

LO SVILUPPO DELL ‘ECONOMIA MONETARIA

Nel tempo si sono utilizzate forme di monete rappresentate da beni quali animali domestici, cereali,
attrezzi agricoli , conchiglie, perle, metalli. In epoche successive i metalli, e in particolare quelli
preziosi, hanno cominciato a essere coniati, conferendo così al bene una funzione specifica di
mezzo di pagamento con un valore facciale. Più tardi si sono sviluppate varie forme di circolazione
cartacea, rappresentative del valore del metallo prezioso o della moneta legale.
L’evoluzione della moneta è segnata fondamentalmente dal passaggio dalla moneta-merce alla
moneta-segno.
La moneta-merce è inizialmente un bene; nel tempo questo ruolo viene svolto sempre più dai
metalli preziosi. La moneta merce esprime una buona funzionalità quando si realizza la
corrispondenza del suo valore intrinseco al suo valore come mezzo di pagamento. Il passaggio
fondamentale verso la moneta-segno si ha allorché prende piede la possibilità di sostituire la
moneta-merce con titoli rappresentativi della stessa. Il risultato cercato è la riduzione dei costi e dei
rischi. Risultato ancora più importante sarà poi quello di avviare un’attività di prestito. La
sostituzione della moneta-merce con titoli rappresentativi si verifica in origine essenzialmente per
ragioni pratiche: i mercanti del Rinascimento trovarono più economico e più sicuro fare uso di
certificati di deposito piuttosto che trasferire fisicamente la moneta stessa. Ciò richiedeva peraltro
che i certificati fossero conosciuti e accettati dalla comunità mercantile. Nasce così la moneta-
segno. Il passaggio chiave si verifica allorché i banchieri si rendono conto che la circolazione di
certificati non richiede l’integrale copertura di moneta metallica. E’ infatti molto improbabile che
tutti i depositanti si presentino simultaneamente a ritirare il loro deposito; ciò consente di fare
prestito per un importo pari a una parte dei depositi raccolti. Nasce quella che chiameremo moneta
bancaria.
La sua diffusione ha come presupposto la fiducia del pubblico nell’affidabilità dei debiti
bancari(depositi) come mezzo di pagamento.
Ogni bene/servizio oggetto di scambio ha un valore definito in un'unità monetaria.

I FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVOLUZIONE DELLA MONETA


− il COSTO, vale a dire gli oneri da sostenere in relazione alla produzione, all’utilizzo e al
mantenimento della moneta;
− il RISCHIO, quindi la possibilità che l’uso e la detenzione di un determinato mezzo di
pagamento possano generare perdite, come nel caso di furti, frodi o insolvenze;
− la FUNZIONALITA’, cioè la capacità del mezzo monetario di rendere un servizio in termini
di tempo di esecuzione dello scambio,affidabilità,informazione.

LE FUNZIONI DELLA MONETA


− moneta come mezzo di scambio;
− moneta come unità di conto, e cioè l’unità di misurazione delle attività reali e finanziarie e
degli scambi;
− moneta come riserva di valore; si riferisce alla possibilità di trasferire il valore nel tempo e
di poterla riutilizzare per l’acquisto di beni e servizi;

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CHE COS’E’ OGGI LA MONETA


La definizione di moneta comprende il circolante, cioè la moneta legale detenuta dal pubblico, e i
depositi monetari, cioè i depositi che per la natura del contratto consentono un utilizzo come
mezzo di pagamento.
Nel gergo economico-statistico è l’aggregato M1, mentre M2 = M1 + depositi con scadenza a 2
anni.

CIRCUITI REALI E CIRCUITI MONETARI

Il circuito dei beni/servizi, costituito dai prodotti che vengono venduti agli utilizzatori (flusso reale)
e dai ricavi corrispondenti sotto forma di prezzo pagato ai produttori (flusso monetario).
Il circuito dei fattori produttivi, rappresentato delle prestazioni di lavoro o degli apporti di capitale
(flusso reale) e dai redditi pagati come compenso delle prestazioni stesse (flusso monetario).
Il prodotto finale Y può essere visto come somma del valore dei beni e dei servizi destinati al
consumo C e del valore dei beni di investimento utilizzati nelle attività produttive I.
Y=C+I
Prodotto finale = Consumo + Investimenti

La misura più comune di questo fenomeno è quella del prodotto interno lordo (PIL).
Il reddito nazionale può essere visto nella sua ripartizione tra spese per consumi C e il risparmio S:

Y=C+S
Prodotto finale = Consumo + Risparmio
In economia chiusa S=I.

LA STRUTTURA FINANZIARIA DELL’ECONOMIA

Ogni soggetto, in un dato intervallo di tempo, presenta un equilibrio economico espresso dalla
differenza tra ricavi (entrate) e costi (uscite). Se tale differenza è positiva costituisce il risparmio,
che è reddito non utilizzato per fini correnti e quindi destinabile a incremento del patrimonio.
Il risparmio è una variabile flusso, cioè misura la dimensione di un fenomeno nel corso di un
determinato intervallo di tempo.
Il patrimonio è una variabile stock, cioè la misura di un fenomeno in un dato momento.
Il comportamento di ogni unità economica sarà caratterizzato, oltre che da accumulazione di
ricchezza (patrimonio netto), da investimenti in attività reali e da investimenti sotto forma di
crediti, entrambi finanziati da patrimonio netto e dal ricorso al debito.
Strumento finanziario: contratto che prevede prestazioni di natura patrimoniale e che intercorre tra
un emittente (debitore) e un investitore (creditore)
ATTIVITA’ FINANZIARIA (Af): il nostro strumento finanziario visto dal lato dell’investitore
(creditore) rappresenta un diritto patrimoniale; diritto nei confronti del reddito e ricchezza presenti
e futuri dell'emittente (debitore).
PASSIVITA’ FINANZIARIA (Pf): il nostro strumento finanziario visto dal lato dell'emittente
(debitore) rappresenta un impegno patrimoniale.
ATTIVITA’ REALI E ATTIVITA’ FINANZIARIE Le attività reali (Ar) sono beni aventi un
valore intrinseco in quanto possono produrre servizi di utilità reale immediata per il possessore. Le
attività finanziarie invece non hanno un valore intrinseco ma rappresentano beni reali e sono
facilmente trasferibili.
Il SALDO FINANZIARIO (Sf) è dato dalla differenza tra risparmio e investimento: SF = S - I
Sf > 0 unità in surplus (nuovi investimenti in attività finanziarie)
Sf < 0 unità in deficit (ricorso a nuove passività finanziarie)

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I SETTORI ISTITUZIONALI
Settori istituzionali dell'economia: raggruppamenti di unità economiche che, oltre a essere
omogenee, manifestano autonomia e capacità di decisione in campo economico-finanziario:
1) SOCIETA’ NON FINANZIARIE: includono le società e quasi-società private e pubbliche: tra
queste ultime figurano le società di persone, le società semplici e di fatto, e le imprese individuali
con più di 5 persone;
2) SOCIETA’ FINANZIARIE: comprendono i soggetti che costituiscono il sistema finanziario: gli
intermediari finanziari e le autorità di controllo come Banca d'Italia, CONSOB e ISVAP
3) AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE. Si articolano in 3 categorie:
-amministrazioni centrali
-amministrazioni locali
-enti di previdenza
4) FAMIGLIE E ISTITUZIONI SENZA SCOPO DI LUCRO AL SERVIZIO DELLE FAMIGLIE
5) RESTO DEL MONDO: i soggetti non residenti

LA STRUTTURA DEI SALDI FINANZIARI SETTORIALI


Se il saldo finanziario (Sf) indica il surplus/deficit di risorse finanziarie di un settore, la
rappresentazione della struttura dei saldi finanziari aiuta a capire, all’interno dell’economia, da
dove provengono le risorse e dove vengono destinate.
I saldi finanziari settoriali rappresentano diversi limiti conoscitivi. Si tratta di limiti strettamente
legati alla metodologia di costruzione dei saldi stessi. La rappresentazione dei saldi finanziari è
basata su dati ex post: dati che registrano ciò che è accaduto. Nulla ci dice invece circa le
motivazioni ex ante. Dunque fra i dati di comportamento ex post e fabbisogno ex ante possono
esservi divari significativi.
Le ragioni possono essere diversi:
− le unità finali possono ricercare strumenti finanziari che il mercato non offre;
− vi può essere divergenza di aspettative: il risparmiatore è disposto a investire in azioni se il
rendimento atteso è almeno il 15 % annuo, mentre il mercato propone performance più
basse;
Se si verifica qualcosa di questo genere, le conseguenze sono:
− effetto di quantità:alcuni operatori modificano le preferenze ex ante: rinunciano a
risparmiare;
− effetto composizione: il mix delle attività finanziarie e/o delle passività finanziarie degli
operatori che non trovano gli strumenti desiderati viene cambiato.
Il sistema finanziario svolge un ruolo chiave per le performance dell’economia reale.

I PARAMETRI DI VALUTAZIONE DELLA STRUTTURA FINANZIARIA


DELL’ECONOMIA
La struttura finanziaria dell’economia rappresenta un fenomeno complesso riassumibile
nell’insieme di elementi che descrivono il comportamento finanziario delle unità economiche finali
(settori) e nell’insieme dei caratteri strutturali e funzionali del sistema finanziario. E’ un fenomeno
difficile da rappresentare attraverso parametri molto semplificati; tuttavia alcune conclusioni
possono trarsi dai seguenti indicatori:
− il grado di separazione tra funzione di risparmio e funzione di investimento. La sommatoria
in valore assoluto dei saldi finanziari dei diversi settori dell’economia esprime la misura
della dissociazione delle due funzioni;
− il rapporto di interrelazione finanziaria : indica il grado di sviluppo dell’economia finanziaria
e sottintende l’ipotesi di una relazione significativa tra sviluppo economico e sviluppo
finanziario.
− il rapporto di intermediazione finanziaria: misura l’importanza relativa delle attività
finanziarie emesse da intermediari rispetto al totale delle attività finanziarie. Segnala quindi
il peso degli intermediari nei circuiti finanziari.

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LA STRUTTURA FINANZIARIA DELL’ECONOMIA E L’INTERMEDIAZIONE


FINANZIARIA
Si può assumere che ogni settore occupi una posizione che si colloca fra due estremi:

− equilibrio finanziario: con S=I e quindi Saldo finanziario = 0 (SF = S – I = 0)


− divergenza finanziaria: con S=0 e quindi Saldo finanziario = I (SF = 0 – I = 0)
o I=0 e quindi Saldo finanziario = S (SF = S – 0= S)
La dimensione dei saldi settoriali è tanto più elevata quanto più ci si avvicina alle situazioni del
secondo tipo. A sua volta ciò dipende dalle situazioni strutturali della distribuzione del reddito tra
settori e de altri fattori istituzionali.

LA DIMENSIONE DEI SALDI FINANZIARI E IL FABBISOGNO DI TRASFERIMENTO


Una situazione di divergenza finanziaria sottintende quindi una specializzazione settoriale: alcuni
settori si caratterizzano per la funzione di accumulazione del risparmio; altri per la funzione di
investimento; si verifica quella che viene chiamata dissociazione risparmio-investimento. Essa
indica una situazione per cui: chi ha le risorse non le impiega direttamente in investimenti reali; chi
fa gli investimenti reali non ha le risorse sufficienti per finanziarli. Le due posizioni sono quindi
strettamente complementari: si tratta di metterle in relazione. La funzione allocativa è una ragion
d’essere del sistema finanziario.

ALTRI FATTORI ESPLICATIVI DEL VOLUME DI ATTIVITA’ FINANZIARIA


Ci si deve domandare, a questo punto, se le posizioni settoriali di equilibrio finanziario(Sf=0)
annullino il fabbisogno di trasferimento e se in un’economia con una struttura di saldi finanziari
settoriali nulli venga meno una delle funzioni del sistema finanziario. La risposta è che vi sarebbe
comunque fabbisogno di trasferimento per diverse ragioni.
− Le attività finanziarie hanno anche una funzione monetaria e svolgono anche funzioni di
gestione dei rischi.
− SF=0 indica un equilibrio del settore, ma possono esserci disomogeneità tra le singole unità;
in ogni caso si può avere ugualmente bisogno di trasferimento e un fabbisogno di servizio
finanziario per gestire lo stock.

IL FABBISONO DI TRASFORMAZIONE DELLE RISORSE FINANZIARIE

I circuiti finanziari devono essere organizzati in modo da rendere possibile un finanziamento a


lungo termine con una posizione di credito iniziale a breve. In altre parole, avviene quella che è
definita come trasformazione delle risorse finanziarie.
Il concetto di trasformazione delle risorse finanziarie si utilizza per fare riferimento a diverse
funzioni dei sistemi finanziari.
La prima è rappresentata dalla trasformazione delle scadenze e serve per risolvere
l’incompatibilità fra preferenze delle unità in surplus e preferenze di quelle in deficit.
La seconda è la trasformazione dei rischi generata dal fatto che le unità in surplus non sono
necessariamente disponibili a investire in strumenti finanziari emessi direttamente dalle unità in
deficit. Un tale investimento comporta infatti l’assunzione diretta del rischio dell’emittente.
La presenza degli intermediari finanziari riduce questa difficoltà.

CIRCUITI DIRETTI E CIRCUITI INDIRETTI

Il trasferimento delle risorse dalle unità in surplus alle unità deficit può avvenire:
− attraverso un circuito finanziario diretto, cioè attraverso strumenti finanziari che
rappresentano un rapporto contrattuale tra l’investitore e l’emittente.
− attraverso un circuito indiretto, cioè l’inserimento di uno o più intermediari.

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− attraverso un circuito diretto assistito, cioè attraverso strumenti finanziari che rappresentano
un rapporto contrattuale tra l’investitore e l’emittente, ma con funzione di consulenza svolta
da un intermediario

CAP 3 REGOLAMENTAZIONE,VIGILANZA E POLITICHE DI CONTROLLO SUL


SITEMA FINANZIARIO

I FONDAMENTI DEI CONTROLLI SUL SISTEMA FINANZIARIO


Il s.f. è una parte dell'economia sottoposta a un insieme articolato di controlli da parte dei pubblici
poteri.
Le ragioni fondamentali del controllo pubblico sul sistema finanziario sono riconducibili ai 4 punti
seguenti:
1) la funzione monetaria e il governo monetario dell’economia
2) la tutela del risparmio e la protezione degli investitori
3) le esternalità negative
4) l’asimmetria informativa e il fallimento del mercato
La funzione monetaria e il governo monetario dell’economia
La parte del sistema finanziario rappresentata dalle banche è alla base dell’offerta di moneta. La
moneta cioè è costituita, oltre che dalla moneta legale (emessa dalla banca centrale), dalla moneta
scritturale (o moneta bancaria), vale a dire da speciali forme di debito delle banche (depositi a
vista) che sono comunemente accettate come mezzo di pagamento.
Vi è un interesse generale al buon funzionamento del sistema dei pagamenti, sia per ragioni di
sicurezza e di stabilità, sia per ragioni di efficienza.
La tutela del risparmio e la protezione degli investitori
Il sistema finanziario svolge una seconda importante funzione, consistente nellamobilitazione e nel
trasferimento del risparmio finanziario dalle unità in surplus verso quelle in deficit.
Questa attività tocca profili molto delicati delle scelte individuali, profili caratterizzati da una forte
componente fiduciaria, come è inevitabile in un contesto di contratti finanziari a prestazioni
distanziate nel tempo.
Vi è un interesse generale nel fare in modo che il risparmiatore rafforzi la propria fiducia nei
confronti dei prenditori di fondi, fra essi gli intermediari finanziari.
Le esternalità negative
Se i debitori che si considerano sono le banche, allora la crisi e l’insolvenza assumono un rilievo
che va al di là della tutele dell’interesse del singolo investitore.
La crisi bancaria può provocare esternalità negativa per il sistema economico, sotto forma di
contagio verso altre istituzioni finanziarie, sfiducia e panico dei depositanti, corsa agli sportelli per
il ritiro dei depositi. Una crisi bancaria può portare instabilità.
L’asimmetria informativa e il fallimento del mercato
L’informazione non è sufficiente a stabilire una precisa graduatoria di rischio e quindi a definire il
prezzo del creditore in funzione del rischio. I prezzi tendono verso un livello medio che non
discrimina in base alla qualità del prenditore: i migliori pagano prezzi troppo alti; la fascia di
qualità bassa paga un premio al rischio insufficiente.
Se così è, i prenditori di qualità migliori tendono a rinunciare ai fondi, perché non vogliono pagare
un prezzo ingiustificato. Allora la qualità media dei prenditori di fondi si ridurrà; il premio al
rischio aumenterà ancora, inducendo un’ulteriore caduta di domanda da parte del segmento di
buona qualità.
Le carenze informative determinano il fallimento del mercato. Lo scambio di beni come gli s.f., per
i quali il prezzo è legato all'informazione, non può raggiungere un equilibrio se è lasciato alle libere
forze del mercato.

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L’ASSETTO ISTITUZIONALE DELLE AUTORITA’ DI CONTROLLO

L'attività finanziaria merita una particolare attenzione da parte dei pubblici poteri.
Questa attenzione si traduce in interventi ai diversi livelli dei poteri dello Stato:
− LEGISLATIVO, per quanto attiene alla normativa primaria volta a creare un quadro di
regole base per tutte le aree componenti il sistema finanziario: bancaria, immobiliare,
assicurativa;
− ESECUTIVO, con riguardo ai poteri di intervento attribuiti al governo, o a comitati di
ministri, o a singoli ministri e che si traducono o in politiche di indirizzo, rivolte al livello
istituzionale e tecnico, o in normazione secondaria;
− AMMINISTRATIVO, rappresentato dalle autorità di controllo indipendenti, competenti per
specifiche materie e che operano fondamentalmente sul terreno tecnico, attraverso le
politiche e gli strumenti di regolamentazione e vigilanza.

GLI OBIETTIVI DEL CONTROLLO DEL SISTEMA FINANZIARIO

Gli obiettivi del controllo del sistema finanziario si articolano nei due grandi ambiti degli obiettivi
della politica monetaria e degli obiettivi della regolamentazione e vigilanza.
Gli obbiettivi della politica monetaria rientrano nel quadro più generale degli obiettivi della politica
economica; mentre gli obbiettivi della regolamentazione e vigilanza sono identificati negli obiettivi
di stabilità e di efficienza del sistema finanziario:
− Stabilità del sistema: tutela del risparmiatore, funzionalità del sistema dei pagamenti e di
efficacia del governo monetario;
− Efficienza del sistema: operativa-con la minimizzazione per l’economia reale del costo
dell’attività finanziaria e allocativa -rassicurando la qualità del processo di distribuzione delle
risorse.
Gli obiettivi di stabilità e di efficienza sono interdipendenti. Si tratta di un trade-off tra stabilità ed
efficienza: massimizzare i risultati dal lato della stabilità comporta costi crescenti dal lato
dell'efficienza.
Efficienza e stabilità, tuttavia, possono essere visti anche in un rapporto di complementarietà. In
qualche misura ciò avviene, per esempio, quando la regolamentazione dell’informazione sul
mercato finanziario assicura le condizioni di corretto ed efficiente funzionamento del mercato
stesso e limita anche i pericoli di volatilità dei prezzi, volatilità che potrebbe tradursi in crisi di
sfiducia da parte degli investitori.

AUTORITA' DI CONTROLLO IN ITALIA

− Banca d’Italia: politica monetaria, vigilanza creditizia e finanziaria, tutela della concorrenza
nel mercato del credito;
− CONSOB: controllo del settore mobiliare (obblighi informativi, offerte al pubblico di nuovi
strumenti);
− ISVASS: controllo sulle assicurazioni;
− COVIP: controllo sulla previdenza complementare;
− AGCM: tutela della libertà di concorrenza.

Ci sono sovrapposizione nelle aree di controllo

LA BANCA D’ITALIA

 Nasce nel 1893 a seguito della fusione di tre dei sei istituti di emissioni esistenti dopo
l’unificazione dello Stato italiano;
 Nel 1926 diviene unico istituto responsabile della funzione di emissione;

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 Si amplia progressivamente il numero delle funzioni svolte che la rendono sempre più
“Banca delle banche” enfatizzando il ruolo di Banca Centrale;
 Con il progredire dell’Unione monetaria europea, a partire dal 1999, perde parte delle
prerogative nell’ambito della politica monetaria.

La Banca d'Italia si occupa delle banche (e degli intermediari creditizi). Concentra diverse funzioni
che riguardano l'attuazione della politica monetaria, la vigilanza creditizia e finanziaria, la tutela
della concorrenza nel mercato del credito.

Le funzioni della Banca d’Italia sono:


1) In qualità di Banca Centrale concorre a definire gli indirizzi di politica monetaria attraverso la
partecipazione al Consiglio Direttivo della BCE;
2) In qualità di organo di vigilanza controlla l’operato delle banche e degli intermediari finanziari
con l’obiettivo di rafforzare le condizioni di stabilità ed efficienza del sistema;
3) In qualità di organo di vigilanza sorveglia il sistema dei pagamenti con l’obiettivo di accrescere
la fiducia del pubblico per la moneta.

LA CONSOB

E’ stata istituita nel 1974 con il compito di controllare il mercato mobiliare e svolge un’attività
orientata alla tutele degli investitori e al miglioramento dell’efficienza e della trasparenza del
mercato.
La sua attività si articola su diverse modalità e poteri di intervento:
1) regolamentazione: ha competenze in merito alla prestazione di servizi di investimento da
parte degli intermediari, agli obblighi informativi delle società quotate e alle offerta al
pubblico di strumenti finanziari;
2) autorizzazione: i suoi poteri riguardano la pubblicazione dei prospetti e dei documenti
relativi alle offerte pubbliche; l’istituzione di nuovi mercati regolamentati, l'esercizio delle
attività di gestione accentrata degli strumenti finanziari;
3) vigilanza: ha per oggetto principalmente le società di gestione dei mercati regolamentati; il
funzionamento ordinato e trasparente delle negoziazioni; la trasparenza e la correttezza di
comportamento degli intermediari e dei promotori finanziari;
4) controllo: si riferisce alle informazioni fornite al mercato dalle società quotate e da chi
promuove offerte al pubblico di strumenti finanziari;
5) monitoraggio: riguarda le eventuali anomalie nell’andamento delle negoziazioni,
soprattutto in relazione all’eventuale abuso di informazioni privilegiate e all’aggiottaggio.

Aree di intervento:
1) Sollecitazione all’investimento: controllo su ogni offerta o messaggio promozionale rivolti
al pubblico finalizzati alla vendita o alla sottoscrizione di prodotti finanziari;
2) Obblighi di trasparenza degli emittenti di strumenti finanziari quotati
3) Controllo dei mercati regolamentati e i soggetti che li gestiscono : l’autorizzazione dei
mercati e la vigilanza sui soggetti che li gestiscono.

L’ISVASS

L'ISVAP Istituita nel 1982 assume le funzioni di controllo sul sistema assicurativo prima svolte
dal Ministero dell’Industria;e dal 2011 viene denominata ISVASS.
L’obiettivo dell’attività dell’ente è favorire una sana e prudente gestione delle imprese di
assicurazione, di sviluppare comportamenti corretti e trasparenti e di sviluppare la stabilità,
l’efficienza e la competitività del sistema assicurativo nel suo complesso;

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Ulteriore funzione è l’analisi ed il monitoraggio dell’andamento delle tariffe oltre alla consulenza
tecnica erogata a favore degli organi di governo per i provvedimenti in materia assicurativa.

LA COVIP (Commissione Vigilanza sui Fondi Pensione)

Istituita nel 1993 con lo stesso decreto che introduce nel nostro paese i Fondi Pensione.
Le sue funzioni principali:
− Vigilanza: autorizzazione dei fondi pensione ad esercitare l'attività, monitoraggio della
correttezza nella gestione di fondi e nell’adeguatezza organizzativa, verifica del rispetto dei
principi di trasparenza;
− Analisi e ricerca: ci si riferisce ad analisi e previsioni sull’andamento delle attività
previdenziali utili sia ai fini della conoscenza generale, sia come supporto per le proposte di
modifica legislativa e regolamentare.

Questa autorità opera in stretto coordinamento con gli altri enti di controllo data la necessità di
monitorare anche le società autorizzate alla gestione dei fondi pensione (banche, SIM e
assicurazioni).

L'AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato)

Istituita nel 1990 con l’obiettivo di vigilare su tre ambiti rilevanti per il funzionamento delle regole
di mercato:
a) Le intese restrittive della concorrenza;
b) Gli abusi di posizione dominante;
c) Le operazione di concentrazione tra imprese che comportino il pericolo di una riduzione della
concorrenza.

Gli obiettivi perseguiti sono due:


1) Garantire libertà di accesso al mercato e pari opportunità di competizione;
2) Tutelare i consumatori attraverso la libera concorrenza che dovrebbe garantire prezzi e
qualità dei prodotti più favorevoli.

LA BANCA CENTRALE E LE POLITICA MONETARIA

La politica monetaria rientra nell’ambito più generale della politica economica, cioè nel sistema di
strumenti di governo dell’economia avente come obiettivi finali:
− la crescita del reddito,
− l’occupazione,
− la stabilità interna della moneta (livello dei prezzi),
− l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
La politica monetaria definisce la quantità di moneta in circolazione ed il livello dei tassi di
interesse.
Ragioni per cui politica monetaria è rilevante nel sistema finanziario:
− obbiettivi di stabilità del s.f., congiuntamente con politica di vigilanza;
− sistema finanziario è un canale di trasmissione della politica monetaria ;
− politica monetaria si svolge all'interno di un contesto più generale che è quello della
struttura finanziaria dell'economia, e ne viene condizionata

Schema logico della politica monetaria, sequenza strumenti-obiettivi: dalle variabili strumentali
agli obbiettivi intermedi presuppone una relazione significativa tra grandezze monetarie. Dagli
obiettivi intermedi agli obiettivi finali assume una relazione significativa tra variabili di natura
monetaria e grandezze reali.

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LA BANCA CENTRALE EUROPEA, L’EUROSISTEMA E IL SISTEMA EUROPEO DI


BANCHE CENTRALI

1978: la Banca d’Italia aderisce al Sistema Monetario Europeo, che entra in vigore il 1 gennaio
1979;
1990-1993: liberalizzazione del mercato dei capitali, rafforzamento autonomia delle Banche
Centrali, coordinamento politiche monetarie e valutarie;
1992: Trattato di Maastricht; definizione della moneta unica e del Sistema Europeo delle Banche
Centrali.
1994-1998: piani di convergenza in materia di finanza pubblica e di stabilità dei prezzi;
1999: istituzione della Banca Centrale Europea (BCE) e del Sistema europeo delle Banche Centrali
(SEBC).

Dal punto di vista della struttura si tratta di un sistema articolato in tre diverse entità:
1) la BANCA CENTRALE EUROPEA rappresenta il vertice istituzionale e operativo del
sistema ; gli organi decisionali della BCE governano il SEBC e l’Eurosistema;
2) il SEBC è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che (in quella fase) facevano parte
dell’Unione europea;
3) l’EUROSISTEMA è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che hanno adottato la
moneta unica. Di fatto, la gestione della politica monetaria riguarda solo i paesi
dell’Eurosistema.
Dal punto di vista organizzativo, il Sistema opera sotto la guida di tre organi decisionali:
− il Consiglio direttivo è l’organo decisionale più importante. E’ composto dal comitato
esecutivo e dai governatori delle BCN dei paesi partecipanti alla moneta unica. Le sue
competenze riguardano le decisioni fondamentali della politica monetaria, in particolare la
definizione degli indirizzi, le direttive per l’implementazione e la supervisione
dell’attuazione della politica monetaria,che, come si è visto, è in gran parte decentrata
presso le BCN.
− il Comitato esecutivo comprende il Presidente e il Vicepresidente della BCE e gli altri
quattro membri. Tutti sono scelti dai governi dei paesi partecipanti “tra persone di
riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario”. Il
Comitato ha il compito di dare attuazione alle decisioni di indirizzo di politica monetaria
formulati dal consiglio: esso rappresenta l’organo di gestione ordinaria della BCE.
− il Consiglio generale è composto dal presidente e Vicepresidente della BCE e dai
Governatori di tutte le BCN dei paesi dell’UE. Non ha competenze di politica monetaria
nell’area euro e la sua funzione è limitata al coordinamento tra autorità monetarie nazionali
soprattutto verso i paesi in deroga. In quanto tale non può essere considerato in senso stretto
un organo decisionale.

I compiti istituzionali del SEBC sono stabiliti dal Trattato di Maastricht in 4 punti:
− definire e attuare la politica monetaria dell'economia;
− svolgere le operazioni sui cambi:
− detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta degli Stati membri;
− promuovere e regolare il funzionamento dei sistemi di pagamento

GLI OBIETTIVI DEL SITEMA EUROPEO DELLE BANCHE CENTRALI

Il Trattato di Maastricht stabilisce in modo netto che l’obiettivo principale del SEBC è il
mantenimento della stabilità dei prezzi.
L’azione della Banca Centrale per la stabilità dei prezzi si può tradurre in un sostegno per obiettivi
economici più generali, come il tasso di crescita e le migliori prospettive di occupazione. Ciò

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significa che le variazioni nell’offerta di moneta sono destinate ad avere effetti sulle variabili
nominali ma non direttamente su quelle reali.

MECCANISMI DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA

Variazione dei tassi ufficiali:


1. Variazione (rialzo) dei tassi ufficiali della BCE su operazioni di rifinanziamento del sistema
bancario (immissione moneta nell'economia)
1.1. Aumento tassi di interesse del mercato monetario
1.2. Per le banche è più costoso procurarsi riserve di base monetaria (emessa da BCE)
1.3. Maggior costo banca = tassi attivi più elevati
1.4. Imprese e altri debitori subiscono così impatto azione di politica monetaria
2. Vengono influenzati altri tassi di interesse di medio e lungo termine
2.1. Tali effetti si estendono anche a tassi di cambio, prezzi delle attività finanziarie,
aspettative di inflazione, mercato dei beni e del lavoro
3. Tutto questo influenza l'andamento generale dei prezzi.

IL CONTROLLO DELLA QUANTITA’ DI MONETA

Regolamentazione della moneta disponibile nel sistema economico = stabilità dei prezzi (obiettivo
prioritario Banca Centrale)

L’offerta di moneta è legata alla quantità di base monetaria che la banca centrale mette in
circolazione e alla relazione che intercorre tra la stessa base monetaria e i depositi bancari.
Un modo per descrivere questo problema consiste nel rifarsi allo schema comunemente
denominato moltiplicatore della base monetaria. Esso si basa:
− sulla definizione di base monetaria (BM) come attività sotto il diretto controllo della Banca
centrale;
− sulla definizione di offerta di moneta come somma della moneta legale e dei depositi
bancari con funzioni monetarie (D);
− sulla relazione che intercorre tra base monetaria e depositi.

La BM emessa dalla Banca centrale si ripartisce tra scorte monetarie detenute dal pubblico
(BMp) e riserve monetarie detenute dalle banche(RB);
BM=BMp+RB.
RB a loro volta si distinguono tra riserve libere (RL) e riserve obbligatorie(RO).

L’offerta di moneta può essere definita come OM=BMp+D


OM/BM=BMp+D/BMp+RB OM/BM=(BMp/D + 1)/(BMp/D + RB/D)
e sostituendo i due rapporti rispettivamente con p e b otteniamo OM=BM*(p+1)/(p+b).
Quindi OM è direttamente proporzionale alla base (BM) e ha un termine che dipende dal livello
della propensione di liquidità del pubblico e delle banche. Questo termine è comunemente
denominato moltiplicatore e rappresenta un elemento importante negli interventi della banca
centrale ai fini del controllo dell’offerta di moneta. Dato cioè il moltiplicatore si può stimare quale
debba essere l’intervento sulla base monetaria per raggiungere un determinato risultato in termini
di moneta complessiva.

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GLI STRUMENTI DI CONTROLLO DELL’OFFERTA DI BASE MONETARIA

La BCE opera attraverso due categorie di operazioni: le operazioni di mercato aperto e le


operazioni su iniziativa delle controparti.

1) operazioni di mercato aperto: si tratta di operazioni pronti/termine in cui la Banca è


acquirente di titoli a pronti quando vuole immettere base monetaria e venditore a pronti
quando vuole ridurre la base monetaria disponibile al sistema bancario.
Dal punto di vista tecnico si distinguono:
- operazioni di rifinanziamento principale, con durata di due settimane, frequenza settimanale
e modalità competitiva; rappresentano la modalità principale con cui la BCE regola
l’indirizzo di medio termine della politica monetaria; il tasso su queste operazioni
rappresenta uno dei tassi ufficiali della BCE
- operazioni di rifinanziamento a più lungo termine , con durata di 3 mesi, frequenza mensile e
modalità competitiva;
- operazioni di fine tuning, con durata e frequenza non standardizzate e svolte per attenuare
gli effetti di squilibri di liquidità imprevisti sui tassi di interesse
- operazioni strutturali, sono effettuate mediante l'emissione di certificati di debito

2) operazioni su iniziativa delle controparti: si tratta di finanziamento marginale o di


deposito marginale di durata overnight (a 24 ore) e con frequenza a discrezione delle
controparti. Hanno lo scopo di consentire alle singole banche di risolvere momentanee
carenze/eccessi di base monetaria, senza influenzarne in modo significativo il volume
complessivo ed evitando che gli squilibri si traducano in eccessiva volatilità dei tassi
interbancari. I tassi su queste operazioni rappresentano gli altri tassi ufficiali della BCE e
vanno a determinare una sorta di corridoio entro cui vengono contenute le variazioni del
tasso interbancario overnight.

LA DOMANDA DI BASE MONETARIA DEL SISTEMA BANCARIO

Le banche sono al centro del sistema dei pagamenti, gestendo flussi di incasso e di pagamento cui
corrispondono entrate e uscite di base monetaria.
E’ comprensibile che ogni banca debba garantire la propria capacità di far fronte a tutte le richieste
di pagamento delle controparti; ciò sarà in parte possibile attraverso l’incrocio con i flussi di base
monetaria generati dagli incassi, ma data l’irregolarità e la non prevedibilità dei flussi questo
matching ideale non basterà. Sarà quindi necessario detenere delle scorte come disponibilità di
cassa presso i centri operativi delle banche, come depositi interbancari o come depositi presso la
Banca Centrale. Le scorte detenute per motivi operativi costituiscono una parte delle riserve
bancarie considerate nel modello del moltiplicatore.
L’altra parte della domanda di base monetaria è data dalla riserva di liquidità obbligatoria. Si
tratta di un vincolo di riserva in una determinata percentuale ( ora è il 2%) delle passività con
durata inferiore ai 2 anni, con una remunerazione pari al tasso dei rifinanziamenti principali.

UNA CLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA

La vigilanza fa parte, insieme alla politica monetaria, del complesso delle attività di controllo
svolte sul sistema finanziario. Esistono diversi strumenti di intervento che possono essere
classificati in base alla loro natura e finalità prevalente in:
1. vigilanza strutturale: si tratta di un approccio alla regolamentazione e al controllo del sistema
finanziario che ha come campo di intervento la struttura del mercato (n. imprese, aree di
attività, quota di mercato,...). In altre parole si propone di determinare la configurazione del

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mercato più idonea a perseguire gli obiettivi propri della vigilanza. Arrivano fino a “gestire “ il
mercato.
Si basa sull'approccio strutture – condotta - performance
Nei caratteri della struttura del mercato si trovano elementi importanti da cui dipende la condotta
concorrenziale. D’altra parte, l’intensità del confronto concorrenziale è uno dei fattori che spiega
la ricerca di performance sempre migliori. La ricerca di migliori performance è uno dei modi in
cui può essere rappresentato l’obiettivo di efficienza della vigilanza.
Regolando la struttura del mercato si può influenzare il livello di efficienza del sistema e il suo
trade-off rispetto alla stabilità
La vigilanza strutturale si propone di regolare la struttura dell’offerta in un determinato mercato
con lo scopo di disegnare una configurazione che massimizzi la dialettica competitiva.
Gli strumenti di intervento utilizzati riguardano principalmente le seguenti aree:
- l’entrata nel mercato (intermediari di nuova costituzione),
- l’assetto organizzativo degli intermediari operanti,
- la gamma delle attività che ogni categoria di intermediari può svolgere,
- i requisiti degli azionisti degli intermediari e l’assetto di controllo societario,
- gli interventi amministrativi sulle quantità e sui prezzi degli intermediari.

2. la vigilanza prudenziale:
sono di strumenti di vigilanza che assumono la forma di criteri di gestione cui gli intermediari
devono attenersi e che sono finalizzati al controllo e alla delimitazione dei rischi.
Gli interventi di natura prudenziale evitano di condizionare direttamente il mercato; esprimono
delle regole del gioco che riguardano il come si opera nel mercato stesso. Sono trasparenti e
stabili ex ante.
I principali strumenti di vigilanza prudenziale comprendono:
a) regole in materia di struttura del bilancio:
- definizione di patrimonio di vigilanza e dei suoi elementi costitutivi;
- requisiti patrimoniali a fronte del rischio;
- limiti alla concentrazione dei rischi;
- limiti alla trasformazione delle scadenze;
- partecipazioni detenibili;
b) l’adeguatezza organizzativa e dei controlli esterni, intendendo con ciò:
- la dimensione delle risorse tecniche, professionali e manageriali che un intermediario deve
possedere a fronte di programmi di attività che comportano l’entrata in aree di mercato
complesse e rischiose;
- la presenza di strumenti operativi che permettano di rispettare il principio dell’indipendenza
organizzativa e gestionale tra aree di attività dell’intermediario per le quali vi siano potenziali
conflitti di interesse;
c) i requisiti di onorabilità, di competenza e di esperienza che devono possedere i soggetti che
assumono posizioni nell’ambito degli organi amministrativi e di controllo o che rivestono
responsabilità di direzione.

3. la vigilanza informativa:
si tratta di un ambito della vigilanza che comprende tutti gli strumenti di comunicazione e
informazione che possono contribuire a ridurre le asimmetrie informative tipiche dell’attività
finanziaria.
Vi sono diversi ambiti di applicazione e diversi contenuti informativi:
- le operazioni finanziarie,
- gli emittenti i titoli che formano oggetto dell’operazione,
- gli intermediari che intervengono nei confronti di emittenti e investitori,
- gli intermediari che intervengono nei confronti delle autorità di vigilanza,

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- gli organismi responsabili del funzionamento e della gestione dei mercati mobiliari.
Il risultato finale atteso da questa serie di interventi di vigilanza informativa si colloca nell’area
della trasparenza e della correttezza informativa per il mercato e per gli organismi di controllo.
Trasparenza e correttezza sono assunte come condizioni base per lo sviluppo di un sistema di
rapporti contrattuali il cui pricing si avvicina ai requisiti dell’efficienza del mercato.
L’importanza degli interventi di vigilanza informativa è apprezzabile soprattutto se si parte
dall’ipotesi che gli investitori e i creditori si trovino in una condizione di svantaggio informativo
rispetto ai soggetti finanziati (prenditore di fondi).
Si vuole limitare il fenomeno dell'adverse selection (finanziatori incapaci di valutare il rischio
recuperano dalle perdite con un rialzo dei tassi di interesse, che può portare i prenditori di fondi a
rinunciare al finanziamento, fino ad un impoverimento degli scambi di mercato)

4. la vigilanza protettiva:
si fa riferimento in questo caso a strumenti di vigilanza applicati con finalità di gestione delle
situazioni di crisi degli intermediari con l'obiettivo di tutelare il risparmiatore ed evitare
l'effetto del domino.
L’importanza della gestione accurata delle situazioni di crisi si ricollega poi al problema delle
esternalità: una situazione di crisi del singolo intermediario può estendersi a una vasta area del
sistema finanziario trasformando un problema circoscritto in una condizione di instabilità
sistemica.
Vi sono due principali ambiti di intervento:
- quello destinato alla prevenzione, cioè a evitare che situazioni aziendali di temporanea difficoltà
possano degenerare in uno stato di crisi grave, non recuperabile:
a) monitoraggio degli intermediari: flussi di documentazione che intercorrono tra intermediari
e vigilanza;
b) interventi di rifinanziamento della Banca Centrale in situazioni di illiquidità delle banche;
c) amministrazione straordinaria, in situazioni di difficoltà più seria;
- quello che invece è attivato allorché la crisi si rivela irreversibile e l’unica soluzione è quella della
messa in liquidazione dell’intermediario:
d) ricorso ai fondi di garanzia (fondo interbancario di tutela dei depositi)
- tutelando il risparmiatore;
- limitando il rischio sistemico (risparmiatore non perde fiducia nel sistema potendo contare sulla
garanzia del recupero del credito)

CAP 4. GLI ORDINAMENTI DELLE ATTIVITA' FINANZIARIA, BANCARIA E


ASSICURATIVA

LA NOZIONE DI ORDINAMENTO DELLE ATTIVITA' FINANZIARIE

Ordinamento delle attività finanziarie = insieme delle norme che disciplinano le attività e le
istituzioni dell'intermediazione finanziaria in uno Stato, oppure in un contesto più ampio come
l'Unione Europea.
Nel ns. paese, appartenendo all'UE, le norme posso avere origine:
− comunitaria (le direttive comunitarie, applicabili tramite recepimento-attuazione);
− statale (norme legislative, dette primarie, disegnano il quadro istituzionale complessivo);
− o origine inferiore (istruzioni e regolamenti emessi da Banca d'Italia, CONSOB, ISVASS E
COVIP, dette norme secondarie, assumono e realizzano finalità di regolamentazione più
specifica e quindi di vigilanza)
L’Unione Europea ha individuato un ordinamento fondato su tre elementi distintivi:
− Non specializzazione degli intermediari per tipi di attività svolta: adozione del modello di banca
universale;

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− Attribuzione delle attività di investimento collettivo in valori mobiliari ad organizzazioni


specializzate;
− Regolazione del grado di separatezza tra banca ed imprese industriali sia a monte che a valle.

L'ORDINAMENTO DELL'ATTIVITA' BANCARIA E CREDITIZIA

LA DEFINIZIONE DI BANCA E DI ATTIVITA’ BANCARIA

Viene definita banca l’impresa che è autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria.

Tale definizione chiarisce che:


− la banca è impresa, coerentemente con la norma di recepimento della prima direttiva comunitaria
per il coordinamento delle legislazioni bancarie;
− la banca esiste e opera in forza di un’autorizzazione formale delle autorità competenti;
− la definizione di banca rinvia direttamente alla nozione di attività bancaria.

ATTIVITA' BANCARIA = raccolta del risparmio e l’esercizio del credito, quindi di natura
necessariamente composita. Lo stesso articolo precisa che l’esercizio dell’attività bancaria è
riservato alle banche. Le banche esercitano ogni altra attività finanziaria, attività connesse e
strumentali, salvo le riserve di attività previste per legge.
Le attività bancarie sono:
a. raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione;
b. operazioni di prestito (credito al consumo, credito con garanzia ipotecaria, credito
commerciale, factoring, cessioni di credito pro soluto e pro solvendo)
c. leasing finanziario
d. servizi di pagamento
e. emissione e gestione di mezzi di pagamento (es. carte di credito)
f. rilascio di garanzie e di impegni di firma
g. operazioni per proprio conto o per conto della clientela in:
- strumenti di mercato monetario,
- cambi,
- strumenti finanziari a termine e opzioni,
- contratti su tassi di cambio e tassi d’interesse,
- valori mobiliari;
h. partecipazioni alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi
i. consulenza alle imprese (in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale e di
questioni connesse);
j. servizi di intermediazione finanziaria del tipo money broking;
k. gestione o consulenza nella gestione di patrimoni;
l. custodia e amministrazione di valori mobiliari;
m. servizi di informazione commerciale;
n. locazione di cassette di sicurezza;
o. altre attività di rilievo minore.

LE CONDIZIONI DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITA' BANCARIA

L'autorizzazione formale viene concessa da Banca d'Italia quando ricorrono le seguenti


condizioni:
− Forma giuridica della società per azioni o della società cooperativa per azioni a responsabilità
limitata;
− Versamento del capitale minimo richiesto;
− Presentazione del programma iniziale delle attività da svolgere, dell’atto costitutivo e dello

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statuto;
− Requisiti di onorabilità dei soci;
− Struttura proprietaria idonea;
− Onorabilità e professionalità degli amministratori e dirigenti.
Il problema dell'eventuale discrezionalità della Banca d’Italia nell'esercizio del potere/dovere
autorizzativo –dovrebbe essere minima poiché le condizioni sono oggettivamene verificabili,
anche se la valutazione del programma iniziale delle attività da svolgere implica un problema di
discrezionalità.

LA PARTECIPAZIONE AL CAPITALE DELLE BANCHE

Obiettivo: salvaguardare l’autonomia della banca rispetto ad interessi divergenti da quelli


istituzionali;
Necessità di autorizzazione preventiva per l’acquisizione, diretta o indiretta, di partecipazioni
superiori al 5% del capitale o che comportino il controllo della banca stessa.
Divieto di acquisizione di partecipazioni superiori al 15% o di controllo a soggetti che esercitino
attività d’impresa in settori non bancari e non finanziari;
La Banca d’Italia ha obbligo di monitoraggio anche dell’esercizio concentrato del diritto di voto.

LA REGOLAMENTAZIONE DELL'ATTIVITA' BANCARIA: GLI ASPETTI PRUDENZALI

Il Testo Unico delle leggi in materia bancari e creditizia attribuisce alla Banca d'Italia funzioni e
poteri di vigilanza, finalizzati a tutelare la sana e prudente gestione della banca, la stabilità
complessiva, l'efficienza e la competitività del sistema finanziario
La Banca d'Italia emana disposizioni di carattere generale avente per oggetto:
− Adeguatezza patrimoniale: mantenimento di un coefficiente patrimoniale minimo obbligatorio
a tutela della solvibilità della banca (definito a livello internazionale), detto coefficiente di
solvibilità = rapporto minimo tra patrimonio di vigilanza e attivo patrimoniale ponderato per il
rischio: non deve essere inferiore all'8%;
− Contenimento del rischio: disciplina requisiti patrimoniali connessi all'assunzione di rischi
specifici:
- la concentrazione dei rischi per grandi fidi;
- trasformazione delle scadenze e l'esposizione al rischio delle scadenze
- rischi di mercato;
− Partecipazioni detenibili:
- partecipazioni in banche, in società finanziarie e strumentali e in imprese di assicurazione;
- partecipazioni in altri soggetti indicati come imprese non finanziarie. Si distinguono:
limite complessivo: valore massimo totale delle partecipazioni detenibili in rapporto al
patrimonio (<60% dei fondi propri);
limite di concentrazione: rapporto massimo tra singola partecipazione detenuta e il patrimonio
della banca (<15% dei fondi propri)
limite di separatezza: rapporto massimo tra singola partecipazione detenuta e il patrimonio
dell'impresa partecipata
− Organizzazione amministrativa e contabile e sistema di controlli interni.

Le disposizioni riguardanti il contenimento del rischio assumono rilevanza ai fini della gestione
bancaria:
− pongono precisi confini all'attività bancaria
− attribuiscono peso e criticità alla variabile economica del patrimonio (perno principale e
fondamentale della gestione).

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LA NOZIONE DI GRUPPO BANCARIO

Il gruppo bancario è composto :


− dalla banca italiana capogruppo e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da queste
controllata;
− della società finanziaria capogruppo, e dalle società bancarie, finanziarie e strumentali da queste
controllate, quando ha prevalenza la componente bancaria.

Società finanziarie: esercitano una delle attività bancarie ad esclusione della raccolta dei depositi
con obbligo di restituzione;
Società strumentali: esercitano attività di carattere ausiliario quali quelle di gestione di immobili e
di servizi informatici.

AZIENDA CAPOGRUPPO = appartenenza alla nazionalità italiana e autonomia da qualsiasi altra


persona giuridica controllante.
La capogruppo svolge il ruolo di referente presso la Banca d’Italia ai fini di vigilanza.

La attività di intermediazione finanziaria possono essere esercitate secondo i seguenti modelli


istituzionali:
− Banca universale: banca che esercita congiuntamente e direttamente l’attività bancaria propria e
le altre attività finanziarie ammesse;
− Gruppo bancario: esercizio di attività bancarie e finanziarie da parte di un unico soggetto
economico attraverso aziende giuridicamente separate, ma con direzione strategica accentrata.
Il livello di diversificazione delle attività raggiungibile dal gruppo è maggiore rispetto a quello
della banca universale.

LA DISCIPLINA DEI MERCATI FINANZIARI

I mercati di strumenti finanziari si distinguono tra:


− mercati regolamentati
− sistemi di negoziazione diversi

Dai mercati pubblici ai mercati impresa


Adozione sistematica di forme giuridiche, proprietarie e comportamentali di carattere strettamente
privatistico. Si adotta una visione imprenditoriale nella condotta e nell'organizzazione di un
mercato. Trasformazione dovuta a:
− intensificazione della competizione sovranazionale tra intermediari finanziari e tra mercati;
− innovazione tecnologica: passaggio da mercati fisici a mercati telematici;
− rottura dei confini spaziali: caduto il vantaggio geografico, i mercati sono portati a competere su
altri fattori come qualità e costo servizi;

Organizzazione e gestione dei mercati regolamentati:


non cambiano le finalità di controllo, ma se ne modificano le modalità di attuazione

La società di gestione dei mercati SGM


La normativa riserva alle autorità di vigilanza alcuni poteri generici che servono per assicurare la
credibilità e la stabilità delle iniziative, la competenza e la reputazione dei soggetti (persone)
coinvolte a vario titolo:
− la CONSOB determina il capitale minimo della società di gestione e le attività connesse e
strumentali che questa può svolgere;
− il ministro del Tesoro, sentita la CONSOB, stabilisce i requisiti di onorabilità e professionalità
dei soggetti che svolgono funzioni di amministrazione e controllo nella società i gestione

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− il ministro del Tesoro, sentita la CONSOB, stabilisce i requisiti di onorabilità e professionalità


dei partecipanti al capitale.

Il regolamento del mercato


Organizzazione e gestione del mercato sono disciplinate da un regolamento deliberato
dall'assemblea ordinaria della società di gestione, che deve determinare alcuni aspetti
dell'operatività del mercato:
− condizioni e modalità di ammissione, esclusione e sospensione degli operatori e degli s.f. delle
negoziazioni;
− condizioni e modalità per lo svolgimento delle negoziazioni;
− modalità di accertamento, pubblicazione e diffusione dei prezzi;
− tipi di contratti ammessi alle negoziazioni.

L'autorizzazione dei mercati regolamentati


L'autorizzazione è di competenza della CONSOB, che procede sulla base di 2 principali fasi di
accertamento:
− l'esistenza dei requisiti richiamati relativamente alla società di gestione;
− la conformità del regolamento alla disciplina comunitaria e la sua idoneità ad assicurare
trasparenza del mercato

L'ORDINAMENTO DELLE ATTIVITA' DI GESTIONE DEI SERVIZI DI


INVESTIMENTO

Per servizi e attività di investimento si intendono le seguenti attività, quando hanno per oggetto
strumenti finanziari:
− negoziazione per conto proprio:
− gestione di portafogli;
− esecuzione di ordini dei clienti;
− gestione di sistemi multilaterali di negoziazione,
− sottoscrizione e/o collocamento;
− ricezione e trasmissione di ordini;
− consulenza in materia di investimenti;
Strumento finanziario:
− azioni e titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali;
− obbligazioni;
− quote di organismi di investimento collettivo del risparmio;
− titoli normalmente negoziati sul mercato monetario;
− contratti future;
− contratti di scambio a pronti e a termine;
I mezzi di pagamento non sono strumenti finanziari.
Servizi accessori:
− custodia e amministrazione di strumenti finanziari;
− locazione di cassette di sicurezza;
− consulenza alle imprese;
− servizi connessi all'emissione e collocamento di strumenti finanziari

LE IMPRESE DI INVESTIMENTO: SOGGETTI, AUTORIZZAZIONE, SVOLGIMENTO DEI


SERVIZI

Esercizio professionale dei servizi d'investimento: è svolto da imprese di investimento e banche


(previa autorizzazione della Banca d'Ialia).
Le imprese di investimento si distinguono in:

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− italiane: società di intermediazione mobiliare (SIM)


− comunitarie;
− extracomunitarie.
Le SIM possono prestare professionalmente nei confronti del pubblico i servizi accessori e altre
attività finanziarie, nonché attività connesse e strumentali, fatte salve le riserve di attività prevista
dalla legge.

Il regime autorizzativo delle imprese di investimento. Trasparenza della proprietà.


Le SIM devono essere iscritte a un apposito albo istituito presso la CONSOB, che autorizza
l'esercizio di servizi di investimento quando ricorrano specifiche condizioni:
− forma societaria
− ammontare capitale versato
− programma attività
− struttura organizzativa
− requisiti professionalità e onorabilità dei soggetti apicali
Principio di trasparenza: chi possieda una partecipazione al capitale sociale superiore a una certa
soglia, stabilita dalla Banca d'Ialia, deve darne comunicazione alla stessa.

I profili normativi caratterizzanti lo svolgimento dei servizi di investimento


Il Testo Unico provvede a definire sia i criteri generali sia le forme contrattuali cui devono
conformarsi i soggetti autorizzati nello svolgimento dei servizi di investimento.
I criteri generali si riferiscono ai seguenti aspetti:
− diligenza, correttezza e trasparenza nei comportamenti
− acquisizione dell'informazione necessaria dai clienti
− adeguatezza dell'informazione fornita ai clienti
− modalità di gestione indipendente, sana e prudente
− scelta e comunicazione del BECHMARK (portafoglio virtuale di investimento)
− prevenzione rischi di conflitti di interesse
− disponibilità di risorse e procedure atte ad assicurare efficiente svolgimento dei servizi
− salvaguardia diritti dei clienti
I contratti relativi ai servizi di investimento e accessori devono essere redatti in forma scritta e
consegnati al cliente.
La stipulazione dei contratti in altra forma deve essere regolata dalla CONSOB, sentita la Banca
d'Italia

L'ORDINAMENTO DELLE ATTIVITA' DI GESTIONE COLLETTIVA DEL RISPARMIO

La gestione collettiva del risparmio è il servizio che si realizza attraverso:


− la promozione, istituzione e organizzazione di fondi comuni di investimento e l'amministrazione
dei rapporti con i partecipanti;
− la gestione del patrimonio di organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR), di
propria o altrui istituzione, mediante l'investimento avente per oggetto strumenti finanziari,
creditizi o altri beni mobili e immobili
1. Gli OICR sono:
- fondi comuni di investimento (aperti o chiusi): sono fondi autonomi, suddivisi in quote, di
pertinenza di una pluralità di partecipanti;
- società di investimento a capitale variabile (SICAV): sede legale e direzione generale in
Italia, ha per oggetto esclusivo l'investimento collettivo del patrimonio raccolto mediante
l'offerta al pubblico di proprie azioni;
2. Le parti di OICR sono:
- le quote di fondi comuni di investimento
- le azioni di SICAV

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3.La società di gestione del risparmio (SGR) è la società per azioni con sede legale e direzione
generale in Italia autorizzata a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio.

La prestazione del servizio di gestione collettiva del risparmio è riservata esclusivamente a 2


soggetti autorizzati:
− società di gestione del risparmio (SGR)
− società di investimento a capitale variabile (SICAV)

I FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO APERTI

Fondo comune di investimento = un patrimonio collettivo costituito delle somme versate da una
pluralità di partecipanti e investite in strumenti finanziari.
Ciascun partecipante detiene un numero di quote, tutte di uguale valore e con uguali diritti,
proporzionale all'importo che ha versato a titolo di sottoscrizione
Il fondo è mobiliare: il patrimonio investito esclusivamente in strumenti finanziari emessi da
imprese o enti quotati (azioni e obbligazioni)
Il fondo è aperto: il risparmiatore può, a ogni data di valorizzazione della quota, sottoscrivere quote
del fondo oppure richiedere il rimborso parziale o totale di quelle già sottoscritte.

Regime autorizzativo della SGR


La banca d'Italia, sentita la CONSOB, autorizza l'esercizio del servizio di gestione collettiva del
risparmio. Sono condizioni necessarie:
− la forma di società per azioni
− un capitale sociale versato non inferiore a1 milione di euro
− la sede statuaria e amministrativa in Italia
− requisiti professionalità e onorabilità degli amministratori e dei dirigenti
− requisiti professionalità e onorabilità dei soggetti che esercitano il controllo

Funzionamento, gestione e vincoli dell'operatività


La normativa impone divieti e vincoli dell'operatività:
− divieti assoluti: operazioni non consentite (investimento in titoli non quotati, vendita di titoli allo
scoperto, concessione di prestiti)
− limiti relativi: si applicano a varie tipologie di investimento mobiliare e di operazioni, con la
finalità di limitare concentrazione del rischio del portafoglio costitutivo del patrimonio del fondo.
Il regolamento del fondo stabilisce le principali modalità di funzionamento del fondo, fra cui la
designazione della banca depositaria, cui è affidata la custodia del fondo.
La banca depositaria svolge il duplice ruolo di esecuzione e di controllo.

SOCIETÀ DI INVESTIMENTO A CAPITALE VARIABILE (SICAV)

SICAV ha regime autorizzativo, funzionamento, gestione, vincoli all'operatività e vigilanza uguali


alla disciplina dei fondi comuni di investimento.
L'elemento caratterizzante è la specificità del modello istituzionale.

I FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO CHIUSI

I criteri del regime autorizzativo ricalcano quelli dei fondi aperti.


L'autorizzazione è concessa dal ministro del Tesoro, sentita la Banca d'Italia.
Se la società di gestione viene autorizzata a gestire congiuntamente fondi aperti e fondi chiusi, il
suo capitale sociale minimo è di 3,5 milioni di euro.
Fondo chiuso:
− l'ammontare del fondo è predeterminato,

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− il termine massimo di sottoscrizione è definito (un anno),


− la durata del fondo deve essere stabilita (max 30 anni),
− le quote sottoscritte non possono essere riscattate prima della scadenza,
− il valore minimo della quota in fase di sottoscrizione è elevato (50.000 euro)
Il fondo chiuso persegue un obiettivo di investimento a medio-lungo periodo.

ALTRI TIPI DI FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO

Fondi riservati a investitori qualificati: fondi (aperti o chiusi) il cui regolamento riserva la
partecipazione a investitoti qualificati (imprese di investimento, banche, SGR, SICAV, fondi
pensione, imprese di assicurazione, società finanziarie capogruppo)

Fondi speculativi: fondi (aperti o chiusi) il cui regolamento adotta norme più rischiose. Hanno un
numero limitato di partecipanti, e devono prevedere una sottoscrizione minima individuale molto
elevate

L'ORDINAMENTO DELL'ATTIVITA' ASSICURATIVA

Il codice delle assicurazioni private definisce le imprese di assicurazioni: imprese cui è riservato
l'esercizio dell'attività assicurativa.
L'attività assicurativa può essere esercitata solo da imprese assicurative.
L'attività assicurativa è divisa in ramo vita e ramo danni.
Una compagnia può essere autorizzata a esercitare o le attività dei rami vita o quelle dei rami
danni.

LE CONDIZIONI PER L'AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITA'


ASSICURATIVA

Le imprese di assicurazioni operano in forza di un'autorizzazione, rilasciata dall'ISVASS con


provvedimento da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, dopo la verifica
delle seguenti condizioni:
− la forma di società per azioni, società cooperativa e di mutua assicurazione
− il possesso del capitale sociale minimo richiesto (o del fondo garanzia nel caso di mutua
assicuratrice)
− la presentazione di un programma di attività, di una relazione tecnica, dell'atto costitutivo,
dell'elenco degli amministratori, e con partecipazioni di controllo o con partecipazioni qualificate.
− requisiti di onorabilità dei soci e di onorabilità e di professionalità dei soggetti che svolgono
funzioni di amministrazione e di controllo.

L'ESTENSIONE GEOGRAFICA DELL'ATTIVITA' ESERCITATA

La compagnia autorizzata ha la facoltà di operare sul territorio nazionale e comunitario, in regime


di stabilimento e in regime di libera prestazione.
Le autorità del paese d'origine trasmettono alle autorità dello Stato di stabilimento o dello Stato di
prestazione la documentazione e le informazioni relative alle proprie compagnie che accedono ed
esercitano l'attività assicurativa su tale mercato.

LA PARTECIPAZIONE AL CAPITALE DELLE IMPRESE DI ASSICURAZIONE: VINCOLI


NORMATIVI E REGIME AUTORIZZAITVO

L'assunzione di partecipazioni dirette e indirette superiori al 5% nel capitale di imprese ed enti


assicurativi deve essere comunicata all'ISVASS, come per l'assunzione di partecipazioni qualificate

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( + del 10%) o di controllo.


L'autorizzazione può essere negata a enti o imprese di Stati che non applicano il principio di
reciprocità di trattamento.
L'autorizzazione è concessa se sussistono le condizioni per una sana e prudente gestione della
compagnia di assicurazione.

ALTRI PROFILI RILEVANTI DI REGOLAMENTAZIONE DELL'ATTIVITA' ASSICURATIVA

Disposizioni regolanti il contenimento del rischio:


− concentrazione di rischi della gestione patrimoniale: si pone un tetto all'investimento in alcune
classi di attività;
− rischio di cambio: il principio della congruenza valutaria prevede che le attività siano espresse
nella medesima valuta delle passività a esse collegate:
− rischio di interesse: a causa dell'investimento in attività in titoli il cui rendimento può differire
rispetto al costo delle passività

NUOVI SCENARI DELLA REGOLAMENTAZIONE

La nascita del Comitato di Basilea


− Istituito nel 1974 dai paesi membri del G10 nell’ambito della Banca dei Regolamenti
Internazionali;
− Il Comitato non opera come autorità sovranazionale e le sue indicazioni non hanno forza legale a
meno che non siano recepite dalle singole autorità di vigilanza nazionali;
− Organismo propositivo che si basa sull’autorevolezza.

Gli obiettivi del Comitato di Basilea


− Estendere la regolamentazione e la vigilanza sugli istituti bancari nel maggior numero di Paesi
Possibili;
− Assicurare la stabilità del sistema bancario internazionale;
− Coordinare le autorità di vigilanza nazionali, operando nell’ottica della convergenza dei modelli
di regolamentazione e di vigilanza e del rispetto di alcuni standard minimi.

Il primo accordo di Basilea


− Entrato in vigore nel 1988 per cercare di adeguare la regolamentazione alla sempre più intensa
crescita dell’industria finanziaria.
− Principio base: ogni impegno comporta l’assunzione di una certo livello di rischio che deve
essere quantificato e “coperto” da un certo livello di capitale proprio, o capitale di vigilanza.
− Distinzione tra il rischio di credito, inadempienza della controparte, ed il rischio di mercato,
variazione dei prezzi delle attività finanziarie.

Requisiti di Basilea I
− Rapporto tra capitale proprio e attività ponderate per il rischio (di credito e di mercato) ≥ 8%;
− Misurazione del rischio di credito in base a parametri standard:
 0%: stati, banche centrali, UE;
 20%: enti pubblici, banche;
 50%: crediti ipotecari, leasing su immobili;
 100%: impegni verso il settore privato;
 200%: impegni verso imprese private con risultati di bilancio negativi negli ultimi due
esercizi.

Il fallimento di Basilea I
− Schema di misurazione dell’esposizione al rischio di credito troppo semplificativa e totalmente

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disgiunta dall’analisi del merito creditizio;


− Impossibile applicare valori standard a target di clientela al loro interno troppo disomogenei;
− Necessità di favorire un’analisi maggiormente puntuale delle diverse posizioni di esposizione per
evitare una non conforme definizione del capitale di vigilanza.
Le regole in materia di rischio di credito si limitano a distinguere tra grandi classi di debitori
(imprese, enti pubblici ecc.) applicando ad ogni classe uno specifico fattore di ponderazione.

LO SCHEMA DI BASILEA 2

Il capitale rappresenta il fondamento della capacità di crescita futura di una banca e rappresenta
una tutela a fronte di perdite inattese.
Una capitalizzazione adeguata consente di affrontare i rischi crescenti delle difficoltà
congiunturali, e di rafforzare la fiducia del pubblico nella solvibilità delle banche.
Un capitale troppo basso aumenta la probabilità di insolvenza
Un eccesso di capitale può rappresentare un uso inefficiente delle risorse.
Obiettivi di fondo di Basilea 2:
− incentivare le banche a rafforzare i sistemi di risk management
incentivare le banche a migliorare le strategie in materia di capitale proprio (ricercare un'adeguata
capitalizzazione)

 Sottoscritto nel 2004 e divenuto operativo dal 1 gennaio 2007;


 Nuova regolamentazione del capitale proprio: equilibrio tra garanzia contro l’insolvenza e uso
inefficiente delle risorse.
 Introduzione di una terza tipologia di rischio: il rischio operativo legato alla possibilità di subire
perdite derivanti da eventi esterni avversi oppure da comportamenti del personale, da processi
aziendali o da sistemi interni inadeguati.

I TRE PILASTRI DI BASILEA 2

Il raggiungimento degli obiettivi viene perseguito attraverso 3 diverse linee di azioni


complementari (3 pilatri):
1. i requisiti patrimoniali minimi per i rischi del credito, di mercato e operativi:
Stabilire un connesso tra capitale necessario e livello di rischio di credito di ogni singola
operazione.
Capitalizzazione complessiva = somma allocazioni di capitale misurate per le posizioni
individuali.
Rimane la regola base: Rapporto tra patrimonio e attività ponderate per rischio ≥ 8%;

Per la valutazione del rischio di credito possono essere utilizzati due metodi:
Metodo standard: utilizzo ponderazioni stabilite dall’accordo e definite dalle società di
rating;
Rating AAA/AA A+/A- BBB+/BBB- BB+/BB- ≤ B- No rating
Stati e BC 0,00% 20,00% 50,00% 100,00% 150,00% 100,00%
Banche
Crediti a breve 20,00% 20,00% 20,00% 50,00% 150,00% 20,00%
Crediti ipotecari 35,00%
Altri crediti 20,00% 50,00% 50,00% 100,00% 150,00% 50,00%
Imprese 20,00% 50,00% 100,00% 100,00% 150,00% 100,00%
Retail 75,00%
Metodo dei rating interni: procedura interna di valutazione del rischio per pool omogenei di
clienti:

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 Ogni istituto bancario può definire un proprio modello per il calcolo del coefficiente di
rischio delle proprie attività. Tali modelli si fondano sull’analisi delle serie storiche.
 I modelli adottati devono essere validati ed approvati dalla Banca d’Italia.
 Il modello assegna un coefficiente di ponderazione per ogni pool di clienti omogenei,
consente quindi una maggiore personalizzazione della valutazione.
 Sono richieste risorse e competenze specifiche.

Risk managment
da Basilea 1 = l'impostazione dello schema è statica
a Basilea 2 = il fabbisogno di capitale della banca deriva maggiormente dalle misure di rischio
di credito e di rischio operativo determinate attraverso modelli e sistemi gestionali interni

2. processo di controllo prudenziale:


Il sistema di valutazione e controllo dei rischi delle banche deve essere posto sotto l'attenta
supervisione delle autorità di vigilanza, che devono accertarsi:
- che i sistemi interni di risk management siano affidabili
- che il management ne faccia un utilizzo appropriato
- che la banca abbia una dotazione di capitale adeguata per i rischi in essere
Il processo si articola in due fasi principali:
1) ICAAP (Internal Capital Adequacy Assesment Process) = fase di autovalutazione in cui la
banca deve giudicare l'adeguatezza del proprio patrimonio,
2) SREP ( Supervisory Review and Evaluation Process) = revisione da parte delle autorità di
vigilanza del processo ICAAP

3. la disciplina di mercato:
Maggiore trasparenza nell'informazione pubblica delle banche.
Il mercato dovrebbe avere informazioni sufficienti per capire l'effettiva natura dell'attività svolta e
dei sistemi di risk management in essere.
In tal caso il mercato premierebbe chi ha sistemi di gestione appropriata e capitalizzazione
adeguata.

Il rapporto banca-impresa
 Transaction banking vs. relationship banking.
 Specificità delle PMI: opacità informativa, ricorso al multiaffidamento, scarse competenze
proprie in ambito finanziario, difficoltà di valutazione del merito creditizio (soft information, ruolo
delle banche locali).
 Tendenza attuale: stabilizzazione del rapporto banca-impresa e riduzione delle controparti
finanziatrici.
 Emerge, seppur lentamente, l’esigenza di forme di finanziamento più evolute.

L’impatto di Basilea II sul rapporto banca-impresa


 In Italia pochissime imprese sono valutate dalle società di rating esterno;
 Le PMI con esposizioni inferiori al milione di euro e fatturato inferiore a 5 milioni sono
assimilate alla clientela retail (ponderazione al 75%);
 Rischio di perdita del patrimonio informativo anche a seguito dei processi di riorganizzazione
interna degli istituti bancari;
 Rischio di razionamento del credito.

I limiti di Basilea II
 Discriminazione tra diversi istituti bancari con riferimento alle possibilità di utilizzo dei metodi di
valutazione del rischio più evoluti;
 Penalizzazione del finanziamento alle PMI (per esposizioni inferiori al milione di euro e fatturato

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inferiore a 5 milioni ponderazione al 75%);


 Prociclicità finanziaria: nei periodi di rallentamento del ciclo economico l’accordo induce le
banche a ridurre gli impieghi, a causa dell’aumento del rischio ad essi collegato, e fa quindi da
volano per la crisi.

Verso Basilea III


 L’inasprirsi della crisi finanziaria del 2007 ha posto in discussione la validità dei vincoli posti
dall’accordo di Basilea II;
 Il nuovo accordo, che dovrebbe entrare in vigore il 1 gennaio 2019, si fonda su tre principi:
1. Migliorare la capacità del sistema finanziario di assorbire shock derivanti da crisi
economiche e finanziarie (vincoli quantitativi e qualitativi al capitale);
2. Migliorare gli strumenti di risk management;
3. Migliorare la trasparenza informativa per le banche.

L’attenzione alla qualità del capitale


 Tier 1: patrimonio di base formato da capitale proprio, utili non distribuiti e riserve libere;
 Tier 2: patrimonio supplementare formato da riserve di rivalutazione, fondi rischi specifici
(rischio paese, rischio su credito, oscillazione titoli, ecc.);
 Basilea II: Tier 1+Tier2 ≥ 8%*attività ponderate per il rischio con Tier1 ≥ Tier2;
 Basilea III: progressivo innalzamento del Tier1 fino al 6%.

LA REGOLAMENZIONE MiFID (Markets in Financial Instruments Directive)

La MiFID è un corpo di regole entrato in vigore il 1° Novembre 2007 che ridisegna profondamente
la disciplina dei mercati finanziari.
Si colloca nella prospettiva della costruzione di un mercato azionario europeo integrato.
Principi base della MiFID:
− regolamentazione dei principi: si mette l'accento sugli obiettivi che gli intermediari devono
perseguire, lasciando maggiore spazio discrezionale circa le modalità con cui perseguire gli
obiettivi stessi
− principio dell'armonizzazione massima: i singoli stati non possono introdurre obblighi
aggiuntivi per gli intermediari
− centralità degli interessi del cliente : dare al cliente una completa consapevolezza dell'insieme di
diritti e obblighi conseguenti alla prestazione del servizio di investimento
− abbandono del principio della concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati : i mercati
regolamentati vengono affiancati da altri sistemi di scambio come i sistemi multilaterali di
negozzazione (MTF) e i cosiddetti internalizzatori sistematici; aumentando così la concorrenza
tra mercati
− innovazione nel sistema di vigilanza : Banca d'Italia si occupa della materia di contenimento del
rischio, della stabilità e della sana e prudente gestione degli intermediari; la CONSOB è
competente per la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli intermediari

GLI INDIRIZZI DI REGOLAMENTAZIONE IN MATERIA DI CORPORATE GOVERNANCE


DELLE BANCHE

Corporate governance delle banche legata:


− alla natura dell'attività finanziaria (esposta a fallimenti del mercato)
− al ruolo che le banche svolgono come corporate governance delle imprese (come finanziatori
sono uno stakeholder rilevante)
Le disposizioni si articolano su 2 livelli:
− principi generali e fissazione degli obiettivi della disciplina
− linee applicative per l'attuazione

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Gli assetti organizzativi e di corporate governance devono essere funzionali a 2 esigenze


fondamentali: l'efficienza della gestione e l'efficacia dei controlli

LA VIGILANZA SUI CONGLOMERATI FINANZIARI

CONGLOMERATI FINANZIARI = entità organizzative complesse che prendono la forma di


gruppo o sottogruppo di imprese e che devono presentare alcune caratteristiche principali:
− a capo del gruppo vi sia un'impresa regolamentata (intermediario finanziario) o almeno una
delle imprese figlie del gruppo sia regolamentata;
− se a capo del gruppo non vi è una società regolamentata, le attività del gruppo si svolgono
principalmente nel settore finanziario;
− almeno uno delle imprese del gruppo operi nel settore assicurativo e almeno una operi nel
settore bancario e nel settore dei servizi di investimento
− le attività consolidate o aggregate delle imprese del gruppo che operano nel settore assicurativo
e nel settore bancario o dei servizi di investimento siano entrambe significative
Vi deve essere integrazione tra l'attività assicurativa e quella bancaria e/o quella mobiliare (servizi
di investimento)

La regolamentazione specifica per i conglomerati finanziari è:


− applicazione di specifici criteri prudenziali : tra l'altro c'è la possibilità che lo stesso capitale
proprio venga contabilizzato due volte in capo a entità diverse del gruppo;
− organizzazione della vigilanza : viene introdotta la figura del coordinatore = autorità
responsabile per il coordinamento e l'esercizio della vigilanza.

CAP 5. IL TRASFERIMENTO DELLE RISORSE FINANZIARIE, GLI OBIETTIVI DEI


SOGGETTI E GLI STRUMENTI FINANZIARI

LE ESIGENZE CONNESSE AL REGOLAMENTO DEGLI SCAMBI

L’attività di scambio è onerosa: infatti i soggetti devono sopportare i costi derivanti sia dalla
ricerca della controparte con cui effettuare lo scambio, sia dal trasferimento materiale dei beni e dei
servizi scambiati. Questi costi possono essere ridotti in presenza di 5 condizioni che i sistemi
economici hanno continuamente sviluppato e perfezionato:
− l’organizzazione dei mercati, che consentono la concentrazione delle contrattazioni nello
spazio e nel tempo
− l’esistenza e la progressiva specializzazione di operatori commerciali
− l’efficienza e il progresso della tecnologia dei trasporti e delle comunicazioni
− la moneta, che svolge la funzione di corrispettivo di qualsiasi acquisizione di beni e servizi che
viene perciò definita mezzo di scambio o strumento di pagamento;
− il sistema giuridico, composto da norme codificate e da procedure/organizzazioni idonee a
garantirne l’applicazione e il rispetto, il quale svolge la fondamentale funzione di tutelare i diritti
dei soggetti che scambiano secondo date modalità contrattuali.

Le economie moderne utilizzano un sistema di pagamenti che si fonda su due generi di moneta:
− Moneta legale: emessa dalla Banca Centrale;
− Moneta bancaria: emessa dalle banche ordinarie.

La moneta viene accettata come mezzo di pagamento a due condizioni:


− Valore legale: legge rende obbligatoria l'accettazione della moneta come modalità di estinzione
dei debiti;
− Fiducia degli scambisti: mantenimento nel tempo del potere di acquisto che le viene attributo.

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I soggetti che emettono moneta sono due:


− la Banca centrale: emette moneta legale (occupandosi della stabilità del potere di acquisto)
− la banca commerciale: emette moneta bancaria in via sostitutiva di quella legale e in forza di un
impegno formale di convertibilità della prima nella seconda (deposito in conto corrente)

TRASFERIMENTO RISORSE FINANZIARIE NEL TEMPO: INVESTIMENTO E


FINANZIAMANTO

Nel corso di un certo periodo, i diversi soggetti che compongono il sistema economico
trasformano, mediante l'attività di scambio monetario, i propri redditi o ricavi monetari in beni di
consumo, servizi e investimenti reali, impiegando strumenti del trasferimento delle risorse
finanziarie nello spazio (cioè la moneta);
si formano così dei saldi che identificano un bisogno di trasferimento delle risorse finanziarie nel
tempo:
− saldo finanziario positivo: avanzo di potere d'acquisto, bisogno di investimento
I soggetti in surplus hanno necessità di investire il potere di acquisto temporaneamente eccedente
(liquidità vs. rendimento):
- mantenendo l'eccedenza in moneta conservando il potere di acquisto, ma con rendimento quasi
nullo
- acquistando attività finanziarie diverse dalla moneta, e il cui pagamento comporta trasferimento
di moneta dall'acquirente (investitore) al venditore (prenditore)
− saldo finanziario negativo: disavanzo di potere d'acquisto, bisogno di finanziamento
I soggetti in deficit hanno necessità di procurarsi risorse finanziarie per coprire il loro
fabbisogno:
chiedono di anticipare una data disponibilità futura di potere d'acquisto: il prenditore di fondi si
impegna a restituire al datore le risorse finanziarie ricevute
I trasferimento delle risorse finanziarie nel tempo (trasformazione potere d'acquisto presente in
potere d'acquisto futuro e viceversa) si integra con quello nello spazio (emissione, acquisto, vendita
ed estinzione attività finanziarie)

INVESTORE = usualmente rappresentato dalle unità del settore famiglie (settore finale)
PRENDITORE = usualmente rappresentato dal settore imprese non finanziarie e dal settore
pubblico (settori finale)
INTERMEDIARI FINANZIARI = svolgono la funzione di veicolo e trasferimento delle risorse
finanziare (settori intermedi)

LA FUNZIONE OBIETTIVO DELL’INVESTITORE

Le scelte finanziarie dell’investitore sono guidate soprattutto dalle variabili rendimento e rischio.
Modello semplificativo. Il soggetto può selezionare l’investimento anche con obiettivi diversi, es.
esercizio diritti patrimoniali o sostegno ad attività con elevato profilo etico o sociale.

Rendimento: rappresenta il risultato economico dell’operazione finanziaria (una misura della


redditività della stessa), tiene pertanto conto dell’intero profilo finanziario dell’investimento e
dunque dei seguenti elementi:
− il prezzo di acquisto dell’attività finanziaria,
− i redditi periodici che essa offre,
− il valore di rimborso,
− gli oneri fiscali,
− i costi di transazione.

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La determinazione del rendimento consente un immediato confronto tra differenti investimenti in


attività finanziarie, proprio perché esso avviene su basi omogenee: attraverso un numero puro,
sullo stesso arco temporale.

Il rischio: si riferisce all’impossibilità di prevedere con esattezza il risultato di una determinata


operazione. In un regime di incertezza, questa è la situazione normale ed è importante poter
misurare il grado di incertezza che caratterizza ogni attività finanziaria.
In ambito finanziario non ha una valenza esclusivamente negativa.

I principali tipi di rischio che un’attività finanziaria comporta sono:


- il rischio di insolvenza: l’eventualità che il prenditore di fondi non sia in grado di mantenere i
propri impegni nei confronti dell’investitore. (RISCHIO PURO)
- Il rischio di prezzo: tipico dei titoli mobiliari negoziati in un mercato: il prezzo quotato
subisce variazioni sia per ragioni che riguardano direttamente l’emittente sia per fattori di
carattere più generale che riguardano la situazione dell’economia e del mercato. (RISCHIO
SPECULATIVO)
- Il rischio di tasso di interesse: colpisce le operazioni finanziarie strutturate nella forma del
contratto di credito regolato da un regime di tasso di interesse fisso. (RISCHIO
SPECULATIVO)
- Il rischio di cambio: riguarda un’attività denominata in valuta diversa da quella di riferimento
per l’investitore e si manifesta nel caso di variazione del tasso di cambio tra le due valute;
(RISCHIO SPECULATIVO)
- Il rischio di perdita del potere di acquisto: colpisce un’attività finanziaria in funzione
dell’inflazione, che riduce il valore della moneta di denominazione;
- Il rischio di liquidità: corrisponde all’idoneità di un’attività finanziaria a essere convertita in
moneta. Un’attività finanziaria è tanto più liquida quanto più ridotti sono i costi e i periodi di
attesa che il possessore deve accettare per ottenere la conversione in moneta e vedere così
tornare il proprio investimento in forma liquida.

La relazione logica fra rendimento e rischio: la funzione obiettivo dell’investitore si esprime in


funzione di una combinazione fra rendimento e rischio.
Fra i due fattori esiste un rapporto di correlazione diretta o di trade-off.
Il rischio deve essere remunerato: pertanto l’investitore è disposto ad accettare combinazioni
crescenti di entrambi i parametri; l’investitore acquista un’attività finanziaria soltanto se il suo
rendimento atteso è remunerativo rispetto al suo rischio stimato.
In linea generale di fronte ad attività finanziarie alternative caratterizzate da eguale rendimento,
l’investitore preferisce quella dotata di rischio minore. Analogamente, tra attività finanziarie con
uguale rischio, egli preferisce certamente quella con il rendimento atteso maggiore. Assumendo
come riferimento il rendimento atteso di un’attività finanziaria priva di rischio, il maggior
rendimento atteso da un’attività finanziaria rischiosa viene definito premio al rischio.

LA FUNZIONE OBIETTIVO DEL PRENDITORE DI FONDI

L’obiettivo prioritario consiste nell’identificare e nel definire le variabili che intervengono nel
processo decisionale della scelta di finanziamento: il costo e il rischio.

Il costo : il costo dell’operazione di finanziamento è determinato dalle seguenti quantità:


− l’importo del finanziamento ricevuto,
− gli oneri periodici che esso comporta,
− il valore di rimborso,
− gli effetti dell’imposizione fiscale,

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− l’insieme dei costi di transazione rappresentati dai costi di ricerca della controparte, di
informazione, di organizzazione dell’operazione, di gestione della stessa e così via.

Il rischio: sono in parte uguale ed in parte diverso di quello del datore di fondi. Anche in questo
caso la manifestazione del rischio non è necessariamente negativa.
Il prenditore di fondi è esposto ai seguenti tipi di rischio, i quali sono quindi intrinseci alla passività
finanziaria:
− il rischio di tasso di interesse: tipicamente caratterizza i finanziamenti a tasso fisso;
(RISCHIO SPECULATIVO)
− il rischio di cambio: si concreta quando il prenditore sottoscrive una passività finanziaria
denominata in una valuta diversa da quella in cui egli effettua i propri calcoli di convenienza
economica e che è causato dalla possibile variazione del tasso di cambio fra le due valute;
(RISCHIO SPECULATIVO)
− il rischio di solvibilità o di bancarotta: correlato alla sostenibilità delle obbligazioni
assunte con il contratto di finanziamento(pagamento della remunerazione, restituzione del capitale
alle scadenze convenute);
− il rischio di instabilità delle fonti di finanziamento utilizzate: dipende sia dalla scadenza
del finanziamento negoziato, sia dall’eventuale esistenza di clausole contrattuali, dette covenants,
che disciplinano il comportamento del prenditore e che possono determinare il diritto del
finanziatore di chiedere il rimborso prima della scadenza.
− Il rischio di condizionamento da parte del finanziatore: quando questi abbia
contrattualmente il diritto di intervenire nell’indirizzo dell’attività dell’impresa. Questo è
tipicamente il caso del finanziamento nella forma dell’emissione/sottoscrizione di titoli azionari
che conferiscono al finanziatore diritti non patrimoniali e poteri deliberativi che in qualche misura
possono condizionare il controllo dell’impresa da parte del soggetto economico.

Le relazioni logiche fra costo e rischi il prenditore di fondi ha l’obiettivo di minimizzare il costo
del finanziamento, assumendo come vincoli determinate soglie dei diversi rischi che possono
essere compendiati in una generale esigenza di stabilità e di controllabilità delle fonti di
finanziamento.
Il prenditore di fondi ha la possibilità di utilizzare forme di finanziamento che consentono
maggiore protezione dai rischi a condizione di sostenere un costo maggiore.

LE FUNZIONI E LE CARATTERISTICHE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

Investitori e prenditori di fondi hanno opportunità potenziali di scambio.


Lo scambio diviene concretamente realizzabile se esiste la possibilità di definire i diritti e i doveri
di entrambe le parti contraenti in modo che le rispettive funzioni obiettivo trovino contestuale
soddisfazione.
Lo scambio finanziario si concretizza nella formazione di un’attività/passività finanziaria che
definisce un credito/debito e ne qualifica gli aspetti finanziari, economici e tecnici.
Uno strumento finanziario è quindi un contratto che sottintende un’attività finanziaria.
Data la diversità tra le funzioni obiettivo dei prenditori e datori di fondi gli strumenti finanziari
devono essere diversificati per soddisfare le esigenze dei diversi soggetti e garantire il
concretizzarsi degli scambi.
Diversificazione degli strumenti finanziari = condizione fondamentale per l'ampliamento della
opportunità di scambio tra soggetti della domanda e dell'offerta di fondi.

Diversificazione, specializzazione e evoluzione degli strumenti finanziari

Con strumenti finanziari diversificati e specializzati aumentano le probabilità che le preferenze


degli investitori e prenditori di fondi trovino contemporanea soddisfazione.

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Evoluzione ed innovazione degli strumenti finanziari sono in buona parte determinate dagli stessi
attori della domanda e dell'offerta
Favoriti da condizioni di contesto: efficienza organizzativa dei mercati, funzionalità ed efficacia
soggetto giuridico, e progresso tecnologico.
E favoriti anche dagli intermediari finanziari, che producono nuovi strumenti finanziari mirati a
soddisfare quegli investitori e prenditori che non riescono ad effettuare lo scambio.

LA NATURA DEI DIRITTI INCORPORATI

La distinzione fondamentale si pone fra:


 strumenti che incorporano sia diritti di proprietà sia diritti di credito e che consentono
quindi necessariamente l’esercizio di diritti amministrativi funzionali ai primi: si tratta di titoli
azionari o, più in generale, dei titoli rappresentativi del patrimonio delle società di capitali;
 DIRITTI DI PROPRIETA' (diritti amministrativi che consentono l'esercizio del diritto
proprietario):
 diritto di voto: consente al socio azionista di partecipare alle decisioni sottoposte a delibera
dell’assemblea dei soci;
è il fondamento per l’esercizio del controllo proprietario della società.
 diritto di impugnativa: tutela dell’azionista;
 diritto di recesso: consente l’uscita del socio in caso di profonde modifiche allo statuto della
società facendosi rimborsare la quota al valore corrente;
 diritto di opzione: il socio può sottoscrivere le azioni di nuova emissione per consentirgli il
mantenimento della quota già posseduta.
 DIRITTI DI CREDITO (diritti che gli strumenti di partecipazione associano ai diritti di
proprietà):
 diritto di partecipazione all’eventuale distribuzione degli utili : la distribuzione è subordinata
alla delibera dell’assemblea dei soci;
 diritto di rimborso totale o parziale del patrimonio della società in proporzione alla quota
posseduta.

 strumenti che incorporano esclusivamente diritti di credito, e perciò il diritto a ottenere


prestazioni economico-finanziarie, secondo modalità contrattualmente prestabilite: si tratta della
grande categoria dei titoli e dei contratti di credito, fra cui occupano la posizione principale i
titoli obbligazionari e i prestiti;
 Diritti incorporati:
 Pagamento, a scadenza prefissata, di una remunerazione a titolo di interesse: fissa,
variabile, indicizzata;
 Rimborso del capitale secondo scadenze ed importi predeterminati.

strumenti che incorporano il diritto discrezionale e/o l’obbligazione di comprare/vendere a


termine una data attività finanziaria: questi sono rappresentati in via prevalente dai contratti a
termine e dai cosiddetti strumenti derivati (future, swap e opzioni).
Detti strumenti derivati: la loro funzione non è consentire il trasferimento di risorse finanziare tra i
soggetti contraenti, ma trasferire i rischi finanziari incorporati nelle attività sottostanti.
 Strumenti che incorporano esclusivamente obbligazioni (diritti) reciproche a termine,
concordate tra le parti:
 future
Il contraente si obbliga ad acquistare (posizione lunga) o vendere (posizione corta) a un
termine futuro prestabilito (data di regolamento) a un prezzo predeterminato (prezzo
future) un’attività finanziaria, in base alla quale ci sono 3 tipi di strumenti o contratti:
 Interest rate future: titoli di stato a lungo termine o depositi interbancari a breve termine;

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 Stock index future: indici relativi ad azioni quotate sui mercati regolamentati;
 Currency future: valuta.
I future possono essere stipulati da soggetti che vogliono coprire i rischi legati a certe
posizioni, es. presenza di crediti/debiti in valuta.
HEDGERS: operatori che stipulano contratti future di segno opposto riferiti ad attività
finanziarie equivalenti a quelle su cui si è presa posizione
SPECULATORI: soggetti che utilizzano gli strumenti derivati per assumere una posizione di
rischio fondata su aspettative non condivise dal mercato.
Il compratore di un contratto future guadagna nel caso in cui i prezzi correnti delle attività
finanziarie sottostanti aumentino oltre il prezzo future, mentre il venditore realizza un
profitto nel caso opposto, cioè qualora i prezzi correnti scendano sotto il prezzo future.
 contratti a termine
 contratti swap
Le parti si impegnano a scambiare futuri pagamenti di interessi (interest rate swap) oppure
futuri pagamenti in valuta (currency swap).
 Strumenti che contengono il diritto discrezionale (opzione) di una delle due parti ad acquistare
o vendere a termine, nei confronti dell'altra parte, titolare della contrapposta obbligazione non
discrezionale a vendere o acquistare una data attività finanziaria:
 contratto di opzione
Una delle parti si riserva la facoltà discrezionale di acquistare o vendere ad un prezzo
prestabilito una certa attività finanziaria. L’attività finanziaria sottostante può essere:
 un valore mobiliare (azioni ed obbligazioni),
 un indice di borsa,
 una valuta
 un contratto future.
La perdita massima potenziale è l'importo del premio pagato anticipatamente = abbandono
dell'opzione
Il guadagno è la variazione favorevole del prezzo dell'attività finanziaria sottostante, al netto
del premio = esercizio dell'opzione
Il contratto di opzione si caratterizza per:
 l'esito può essere deciso da una delle parti al termine o nel corso del contratto stesso
 l'eventuale perdita è predeterminata a fronte di una potenzialità incerta di guadagno assai
maggiore

Oggetto strumenti finanziari di partecipazione e/o credito = trasferimento a titolo oneroso di risorse
finanziare nel tempo (investimento e finanziamento)
Strumenti derivati: contratti con oggetto strumenti finanziari di partecipazione e/o di credito

LA TRASFERIBILITA’, LA NEGOZIABILITA’ E LA LIQUIDITA’

La trasferibilità è un aspetto tecnico-contrattuale assai rilevante poiché essa consente la


circolazione degli strumenti finanziari successivamente alla loro emissione, cioè nel cosiddetto
mercato secondario.
Alcuni strumenti sono trasferibili mediante cessione materiale (al portatore), altri mediante girata
(all’ordine), altri richiedono procedure complesse e onerose.
In alcuni casi la trasferibilità è necessaria per lo svolgimento della funzione (strumenti di
pagamento).
In altri casi, essa è una condizione assai utile per rendere possibile la contestuale soddisfazione
delle divergenti preferenze o esigenze del prenditore di fondi e dell’investitore, per quanto
concerne la durata dello scambio: se trasferibile, la stessa attività finanziaria soddisfa nello stesso
tempo il bisogno dell’emittente di procurarsi la disponibilità di risorse finanziarie per tempi non
brevi e la preferenza dell’investitore di investire per durate più brevi.

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In base al requisito della trasferibilità è possibile suddividere il mercato finanziario in:


− mercato degli strumenti non trasferibili (depositi e prestiti bancari), comunemente detto mercato
del credito,
− mercato degli strumenti trasferibili (azioni e obbligazioni), detto mercato mobiliare o mercato
dei capitali.
Mercato finanziario (scambio di tutti gli strumenti finanziari) comprende: mercato del credito e
mercato mobiliare

La trasferibilità è una caratteristica tecnica, ma l’effettiva cessione di uno strumento finanziario


dipende dalla sua negoziabilità.
La negoziabilità dipende da caratteristiche proprie dello strumento,
− come la standardizzazione (minor complessità e minor costo informazione)
− e la divisibilità (frazionare la negoziazione),
− ma anche da condizioni esterne che qualificano l’organizzazione degli scambi dello strumento,
es. quotazione.
La negoziabilità dipende anche dalla frequenza, spessore, degli scambi dello strumento
considerato.

La liquidità di uno strumento finanziario indica la sua convertibilità in moneta.


La liquidità dipende dalla negoziabilità dello strumento, dai costi di ricerca della controporte, dai
costi di transazione, dalle perdite di valore necessarie per ottenere un’immediata contropartita allo
scambio e dalla durata residua dello strumento finanziario.
Si definisce capacità monetaria di uno strumento la sua caratteristica di poter essere trasformato in
moneta con rischi e costi quasi nulli.
Un titolo di credito è tanto più liquido quanto più prossima è la sua scadenza contrattuale, che ne
prevede e determina l’automatica trasformazione in moneta.
Gli strumenti finanziari non trasferibili e quindi non negoziabili possono essere liquidi soltanto se
hanno scadenza a vista, cioè immediata e a discrezione del creditore (i depositi bancari a vista sono
altamente liquidi).
Gli strumenti finanziari non trasferibili offrono alle parti contraenti estese e diversificate
opportunità di personalizzare le clausole contrattuali in funzione delle specifiche preferenze.

LA CARTOLARIZZAZIONE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI NON TRASFERIBILI

La cartolarizzazione è una tecnica finanziaria, che da origine ad uno strumento finanziario


complesso, progettata per trasformare strumenti finanziari non trasferibili in strumenti finanziari
trasferibili.
si compone dei seguenti elementi:
− Individuazione di pool di strumenti finanziari (portafoglio crediti) non trasferibili omogenei (ad
es. per forma tecnica o per stato di solvibilità);
− Il proprietario, detto originator (in genere una banca), ne effettua la cessione pro soluto (si libera
della responsaboilità dell'insolvenza) per un dato prezzo (stima del valore attuale dei crediti) ad
una società veicolo (SPV, Special Purpose Vehicle);
− A fronte dell’acquisto la SVP emette titoli obbligazionari (Asset Backed Securities, ABS) che
sono collocate sul mercato mobiliare, l’introito corrispettivo copre il pagamento del prezzo di
acquisto del pacchetto di strumenti.
− Il portafoglio ceduto viene normalmente attribuito in gestione alla stessa banca cedente e i
relativi flussi per interessi e capitali vengono trasferiti alla SVP che li destina al servizio delle
obbligazioni (ABS) emesse.
− Le entrate di cassa della SPV posso essere eventualmente protette dai rischi di insolvenza dei
crediti cartolarizzati mediante garanzie interne (della banca cedente) o/e esterne
NB: il rischio viene trasferito agli investitori delle ABS,ovvero agli acquirenti finali.

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Gli effetti positivi della cartolarizzazione sono:


− Opportunità di smobilizzo di attività non liquide;
− Contributo al processo di diversificazione degli strumenti finanziari.

IL RENDIMENTO, LA SUA PREVEDIBILITA’ E IL RISCHIO

Il rendimento di uno strumento finanziario si presta a essere calcolato da un punto di vista


previsionale (ex ante) e da un punto di vista storico (ex post).
Per il calcolo devono essere considerate diverse componenti:
− Reddito staccato: pagamento periodico di cedole o di dividendi (tasso fisso, variabile,
indicizzato)
− Reddito incorporato: differenza tra valore di rimborso a scadenza (o prezzo di vendita
prima della scadenza) e prezzo di acquisto (es. titoli zero coupon);
− Frutti ottenibili dal reinvestimento dei flussi finanziari periodici prodotti dal titolo stesso.
Il calcolo del rendimento deve tenere in considerazione anche il livello di rischio associato,
approccio probabilistico.

Entrando più nello specifico della modalità di calcolo del tasso di rendimento interno, con esplicito
riferimento al caso dei titoli zero coupon, l’assenza dei flussi intermedi e la detenzione del titolo
sino a scadenza elimina il rischio di ottenere un rendimento ex post differente dal rendimento ex
ante.
La quantificazione del rendimento avviene ipotizzando una pluralità di scenari futuri possibili e
associando ad ognuno di essi una probabilità di accadimento e un'ipotesi di rendimento
Il rischio, denominato scarto quadratico medio, quantifica la dispersione dei rendimenti realizzabili
in ogni scenario rispetto al rendimento medio, esprimendo l’incertezza associata alla nozione di
rendimento medio.
L’aleatorieta del rendimento viene meno passando dal rendimento ex ante al rendimento ex post,
dal momento che tutte le componenti di reddito, avendo avuto una manifestazione finanziaria
assumono valori certi e quantificabili.
Il rischio da un punto di vista storico deve essere pertanto valutato come variabilità dei rendimenti
storici rispetto al dato medio, secondo una formulazione simile a quella utilizzata per quantificare il
rischio ex ante.

LA DURATA RESIDUA

Per durata residua si intende in prima approssimazione il tempo che intercorre fra il momento
presente e la data di estinzione o scadenza contrattuale dello strumento.
Non tutti i contratti sottostanti gli strumenti finanziari definiscono con precisione la scadenza (es.
apertura di credito in conto corrente, azioni):
− si possono avere strumenti finanziari a scadenza indeterminata oppure strumenti con scadenza a
vista, a discrezione di entrambe le parti.
− in altri casi la scadenza è prestabilita ma il contratto attribuisce all’emittente/debitore la facoltà
di estinzione anticipata, eventualmente verificandosi o meno date condizioni (call option),
oppure conferisce tale diritto all’investitore/sottoscrittore (put option).
La durata residua è importante poiché concorre sia a qualificare il profilo di liquidità dello
strumento finanziario, sia il suo rischio di prezzo nel caso in cui si tratti di attività finanziaria
trasferibile.
Anzitutto è importante chiarire che il tempo alla scadenza non misura correttamente la durata
finanziaria poiché nell’intervallo considerato, lo strumento finanziario produce flussi di cassa per
l’investitore.

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Tenendo conto di questa circostanza, la durata finanziaria o duration(D) è una misura di durata
residua (n. anni alla scadenza) del titolo calcolata ponderando ogni scadenza futura con il rapporto
fra il valore attualizzato del relativo flusso di cassa e il prezzo corrente del titolo (prende in
considerazione i flussi monetari futuri generati dallo strumento e li mette in relazione con il prezzo
corrente del titolo).
Tale rapporto misura il contributo di ciascun flusso al valore complessivo del titolo: in altre parole,
esso quantifica la percentuale di rientro monetario dell’investimento alla scadenza indicata.

ALTRI CARATTERI DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

La convertibilità: il contratto sottostante allo strumento finanziario può prevedere che esso possa
essere trasformato, convertito in un altro strumento finanziario, a date condizioni (es. obbligazioni
convertibili in azioni)
La convertibilità può anche consistere nella facoltà di una delle due parti di modificare un elemento
contrattuale sostanziale dello strumento considerato, per esempio operare la trasformazione della
modalità di determinazione degli interessi da un regime di tasso variabile a uno di tasso fisso o
viceversa.

La valuta di denominazione: la valuta in cui i flussi monetari di ogni strumento finanziario


vengono pagati/incassati è definita dal contratto sottostante.
Contratti più complessi possono prevedere che la valuta di denominazione originaria possa essere
convertita in corso di contratto da una delle due parti a date condizioni. Nel caso dei prestiti, tale
condizione viene denominata clausola multicurrency.

Il costo di produzione e il costo di uso: la produzione di ogni strumento finanziario comporta


svariati costi, in relazione alle sue specifiche caratteristiche tecniche, giuridiche e contrattuali.
Ogni strumento finanziario comporta pure specifici costi di uso, che sono particolarmente
significativi con riferimento ai titoli di credito trasferibili, soprattutto dal punto di vista
dell’investitore.
Fanno parte dei COSTI DI TRANSAZIONE

La complessità e la scomponibilità: si definisce complesso lo strumento finanziario che deriva


dalla combinazione contrattuale di due o più strumenti semplici o elementari.
Per esempio, l’obbligazione con warrant è un titolo obbligazionario elementare che comprende
sostanzialmente un’opzione (detta warrant) per il possessore di acquistare titoli azionari dello
stesso emittente.
Viceversa uno strumento finanziario può essere scomposto in strumenti ancora più elementari. Per
esempio, nel caso di un titolo obbligazionario, la separazione del rimborso del capitale a scadenza
dai flussi di interesse intermedi fa nascere due strumenti finanziari sostanzialmente diversi: da un
lato un titolo a cedola zero e dall’altro una rendita finanziaria di durata predeterminata.
Strumenti composti o scomposti: convenienza degli scambisti di cambiare variamente i caratteri
specifici degli strumenti elementari utilizzati, al fine di ampliare opportunità di scambio delle
risorse finanziarie.

La presenza del rating: valutazione sintetica che esprime la probabilità che il soggetto emittente
faccia fronte agli obblighi contrattuali assunti (pagamento interessi e rimborso del capitale)

Il regime fiscale: ogni strumento finanziario si caratterizza per un proprio regime di imposizione
fiscale, che varia notevolmente in relazione al soggetto considerato( prenditore o investitore), a
seconda della sua natura giuridica e del sistema tributario di appartenenza.
Anche in questo campo la casistica è assai estesa e complessa.

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PRODOTTI E SERVIZI DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI

Gli strumenti offerti dagli intermediari finanziari possono essere classificati in base alla tipologia di
bisogno soddisfatto:

1. Strumenti e servizi destinati a soddisfare bisogni di trasferimento del potere d'acquisto nello
spazio:
− ordini di pagamento: assegni ordinari e circolari, bonifici, carte di credito e di debito;
− ordini di incasso: riba, cambiali e altri titoli all'incasso
− servizi diversi: servizi di gestione monetaria o cash managment, servizi di cassa automatica,
servizi di erogazione automatica di contante
Profili principali delle attività di incasso/pagamento:
1. Attività della banca consiste generalmente nel regolare contrapposte ragioni di debito e di
credito mediante trasferimento di moneta dal soggetto titolare dell'obbligazione di
pagamento a quello titolare del diritto di incasso (estinzione debiti e crediti mediante
scritture contabili). La moneta oggetto di trasferimento viene definita scritturale che è lo
strumento portante del sistema dei pagamenti bancari
2. Data l'esistenza di relazioni contabili tra soggetti, sistema bancario e banche il trasferimento
è eseguito con compensazione tecnica.
3. Le banche eseguono attività di incasso/pagamento sulla base di ordini ricevuti, in forza del
mandato a eseguire determinate operazioni
4. Attività di incasso/pagamento derivano la loro efficienza tecnica ed economica dal fatto che i
soggetti esecutori (banche) mantengono relazioni contabili sistematiche, idonee a produrre e
canalizzare i trasferimenti
5. Attività di incasso/pagamento hanno crescenti dimensioni internazionali, quindi sono
strutturalmente multivalutarie

2. Strumenti e servizi destinati a soddisfare bisogni di investimento:


 Passività nominali prodotte dagli intermediari finanziari: depositi in conto corrente, depositi a
risparmio, obbligazioni semplici, strutturare e garantite. Tutti questi strumenti rendono noto nel
contratto il valore alla scadenza o le modalità di calcolo.
 Passività di mercato prodotte dagli intermediari: quote di fondi comuni mobiliari e azioni in
società di investimento a capitale variabile. Il loro valore futuro è indeterminabile.
 Servizi di negoziazione di valori mobiliari: l’intermediario può svolgere il ruolo di broker o
dealer (offerta di contropartita).
 Servizi di gestione patrimoniale individuale: intermediario, in forza del mandato conferito dal
cliente, gestisce il patrimonio di quest'ultimo
 Polizze assicurative.

3. Strumenti e servizi destinati a soddisfare bisogni di finanziamento:


 Prestiti in moneta o in titoli: si distinguono in base alla scadenza (indeterminata, breve, media
o lunga), alle modalità di rimborso (a rate o in un’unica soluzione), al calcolo degli interessi e
al tipo di garanzia.
 Prestiti di firma: avallo, fideiussione, lettera di credito,… La banca garantisce le obbligazioni
che il soggetto assume verso clienti terzi.
 Crediti speciali: leasing, factoring,…
 Prestiti al consumo: acquisto di beni durevoli.
 Assunzione di partecipazioni: finanziamento mediante acquisto titoli rappresentativi di capitale
proprio di nuova emissione a favore di una società di capitali.
 Investment banking: consulenza alle imprese per l’acquisizione di risorse finanziarie.

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4. Strumenti e servizi destinati a rendere più efficiente gestione dei rischi e gestione finanziaria e
assicurativa del cliente:
 Tipicamente le banche offrono strumenti sia per la copertura dai rischi speculativi (attività di
hedging) sia per il loro sfruttamento. Rientrano in questa categoria i contratti a termine, gli
swap…;
 Le società di assicurazione offrono strumenti per la copertura dei rischi puri: polizze vita
(pagamento di un capitale predeterminato), polizze danni (indennizzo).
 In Italia le Banche non possono produrre contratti assicurativi, possono commercializzare
polizze prodotte da imprese di assicurazione.

L’INNOVAZIONE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

I processi di innovazione, debole e forte, degli strumenti finanziari sono promossi sia da soggetti
interessati allo scambio di risorse finanziarie, che da soggetti istituzionali.
Fattori che hanno favorito l’innovazione:
 Regolamentazione: pone vincoli all'operatività, che si cercano di aggirare o eludere.
 Regime tributario: minimizzare onere fiscale mediante l'impiego di strumenti modificati o
nuovi.
 Progresso tecnologico: opportunità e sfida di cambiamento.
 Evoluzione dei mercati finanziari:
- globalizzazione: sviluppo della mobilità delle risorse finanziarie tra i mercati nazionali, a livello
sovranazionale
- volatilità: dei prezzi delle attività finanziarie, dei tassi di interesse, dei tassi di cambio
 Cambiamenti nelle funzioni obiettivo sia dei datori che dei prenditori di fondi.

I PORTAFOGLI DI STRUMENTI FINANZIARI

Il singolo operatore può soggettivamente utilizzare i singoli strumenti finanziari per comporre un
portafoglio sia a scopo di
− investimento (portafoglio di attività finanziarie)
− finanziamento (portafoglio di passività finanziarie)
− intermediazione (portafoglio di attività e passività finanziarie)
conferendo al medesimo caratteristiche di composizione (struttura) idonee a perseguire determinate
finalità.
Risulta sempre conveniente diversificare il portafoglio di attività finanziarie per ridurne il rischio, a
parità di rendimento, o per ottenere combinazioni rendimento/rischi preferibili, nell'ipotesi che
l'investitore sia avverso al rischio

CAP 6 I MERCATI FINANZIARI

I mercati finanziari sono un complesso di scambi aventi per oggetto gli strumenti finanziari.
Possono essere classificati in:

1) I mercati creditizi e i mercati mobiliari: si distinguono dalla natura degli strumenti negoziati:
in particolare, della presenza o meno dei requisiti di trasferibilità/negoziabilità.
MERCATI CREDITIZI = Il rapporto tra le controparti è fortemente personalizzato trattandosi di
rapporti che vengono definiti su base bilaterale e destinati a prolungarsi su tutta
la durata contrattuale. Anche i prezzi vengono negoziati bilateralmente
(rapporto bilaterale tra le controparti con negoziazione diretta del prezzo).
MERCATO MOBILIARE = la posizione di investitore è instabile per definizione e il rapporto con
l’emittente è più impersonale.

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Ha un maggior grado di liquidità, dato dal vantaggio di poter dare luogo al circuito
secondario degli scambi(rapporto impersonale con l’emittente, maggiore grado di liquidità)
Il grado di liquidità delle negoziazioni rappresenta un fattore di performance del mercato; indica la
facilità di provvista di fondi e di smobilizzo degli investimenti in essere con un impatto di prezzo
limitato.
La liquidità è legata allo spessore degli scambi e alla negoziabilità degli strumenti (+ presenti nel
mercato mobiliare)

2) I mercati monetari e i mercati dei capitali: la classificazione fa riferimento alla durata degli
strumenti finanziari e alla funzione dei circuiti finanziari che il mercato alimenta.
MERCATO MONETARIO = il mercato monetario ha per oggetto strumenti finanziari a breve
termine (strumenti con termine entro 12 mesi,);
Prevale la funzione di gestione della liquidità degli operatori: si impiegano
temporanee eccedenze di fondi e si finanziano temporanei fabbisogni.
MERCATO DEI CAPITALI = ha per oggetto strumenti a medio e lungo termine.
Alimenta circuiti finanziari che, in rapporto alla durata della disponibilità dei
fondi, sono idealmente a fronte di fabbisogni per investimenti in capitale
fisso, comunque a impieghi che hanno un ciclo economico di rientro non
breve.

3) I mercati cash e i mercati derivati: la distinzione si richiama alla natura degli strumenti
finanziari e allo svolgimento temporale dello scambio.
MERCATI CASH = oggetto di negoziazione sono gli strumenti base (azioni,obbligazioni,indici di
borsa,cambi) e in cui le transazioni prevedono uno scambio tra titolo e denaro con
consegna e pagamento immediato.
MERCATI DERIVATI = hanno per oggetto contratti che derivano dagli strumenti base
(presuppongono la circolazione e la negoziazione degli strumenti stessi).
L’oggetto di tali contratti può essere una delle componenti di uno strumento
base, o diritto/obbligo a vendere/acquistare a termine un determinato strumento,
o la facoltà di vendere/acquistare a termine.
Rientrano nella categoria dei mercati a termine

4) I mercati primari e i mercati secondari: la distinzione ha come riferimento l'attività del


mercato mobiliare.
MERCATO PRIMARIO = è rappresentato dagli scambi in sede di emissione dei titoli: tra
emittente e investitore iniziale.
Funzioni fondamentali di questo segmento di scambi sono quelle di
rappresentare un canale di provvista di fondi per gli emittenti e di costituire una
modalità di investimento per i risparmiatori.
MERCATO SECONDARIO = è costituito dalle negoziazioni che hanno per oggetto i titoli
mobiliari (trasferibili) in circolazione.
Gli investitori hanno bisogno di ridefinire continuamente la loro
posizione in un determinato titolo e soprattutto sono interessati alla liquidità,
cioè alla possibilità che il titolo venga facilmente convertito in moneta senza
ritardi e perdite di valore.

5) I mercati al dettaglio e i mercati all’ingrosso: la classificazione fa riferimento al taglio delle


transazioni che avvengono sul mercato e quindi al tipo di operatori che le alimentano.
Nei due casi la procedura di negoziazione non è necessariamente la stessa, né sono gli stessi
operatori e gli intermediari.
Si possono avere 2 soluzioni diverse:

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1. un mercato nasce e si sviluppa con la finalità specifica ed esclusiva di dedicarsi ad uno dei due
segmenti (es. Mercato telematico dei titoli di Stato, MTS)
2. all'interno del mercato unico sviluppano procedure diverse per i due segmenti (es. mercati
azionari: procedura negoziazioni al dettaglio + procedura speciale per i blocchi)

6) I mercati ad asta e i mercati con market making: questa distinzione richiama un aspetto
tecnico-operativo rappresentato dal sistema di negoziazione e di pricing adottato dal mercato.
MERCATO AD ASTA = il pricing è il risultato di un processo order driver: i flussi di ordini di
acquisto e di vendita vengono incrociati sulla base di priorità di prezzo e di tempo.
MERCATO CON MARKET MAKING = si svolge un processo di pricing quote driver.
L’organizzazione del mercato prevede la presenza di intermediari finanziari che operano come
dealer e con una specifica funzione di market making, cioè di quotazione di titoli (intermediario
espone le proposte di prezzo e le relative quantità che è disposto a vendere o acquistare).

7) I mercati fisici e i mercati telematici: l’idea comune di mercato è quella di un luogo fisico
dove operatori e intermediari si riuniscono. Innovazioni importanti nelle strutture informatiche e di
telecomunicazione rendono possibile il funzionamento di un sistema di scambio prescindendo dalla
riunione fisica degli operatori. Le informazioni sui titoli e gli emittenti, le quotazioni, gli ordini di
acquisto e vendita, le informazioni sui prezzi e le quantità scambiate viaggiano su un circuito
telematico.

8) I mercati regolamentati e i mercati non regolamentati (over-the-counter): la classificazione


si riferisce alla presenza o meno di una specifica regolamentazione applicata all’organizzazione e
al funzionamento del mercato. La regolamentazione comporta normalmente che vengano stabiliti
alcuni requisiti di funzionamento essenziali. Un mercato regolamentato tende necessariamente
verso criteri di uniformità organizzativa e di standardizzazione degli strumenti oggetto di scambio.
Sono criteri che favoriscono lo sviluppo del mercato rendendone più semplice e trasparente il
modo di operare.
Mercato over-the-counter: strumenti finanziari con alto grado di personalizzazione (difficilmente
inseribili in uno schema organizzato di mercato)

9) I mercati pubblici e i mercati privati: la classificazione si richiama al problema dell’assetto


istituzionale e proprietario del mercato.
MERCATO PRIVATO = il mercato è un’organizzazione del tipo mercato-impresa;
un’organizzazione che opera secondo una logica di strettaeconomicità deve ricercare un proprio
spazio di operatività in concorrenza con altri mercati e per fare questo dev offrireperformance
competitive.
MERCATO PUBBLICO = nasce attraverso un processo istitutivo delle autorità pubbliche, rientra
nella proprietà pubblica, è sottoposto a organi del sistema di governo in cui è forte la presenza
pubblica.

10)I mercati domestici e i mercati internazionali: la distinzione fa riferimento alla dimensione


geografica del mercato:
MERCATO DOMESTICO = vi è una stretta relazione fra il mercato e il contesto del paese di
riferimento. La relazione riguarda il sistema normativo e regolamentare, che è quello nazionale,
e riguarda la prevalenza dell’economia del paese nell’alimentare gli scambi.
MERCATO INTERNAZIONALE = assenza di relazione tra mercato e uno specifico contesto
paese

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LE FUNZIONI E LA STRUTTURA DEI MERCATI MOBILIARI

Funzioni base dei mercati finanziari:


− mezzo di trasferimento delle risorse all'interno dell'economia tra unità in surplus e unità in
deficit
− mezzo per la redistribuzione dei rischi delle attività economiche e finanziarie.

Funzioni dei mercati mobiliari:


1. funzione di finanziamento: l’emissione e il collocamento dei titoli nel mercato primario
(azioni,obbligazioni) corrispondono a una provvista di fondi per il soggetto emittente;
2. funzione di pricing dei titoli negoziati e, implicitamente, di determinazione del rendimento atteso
per ogni titolo;
3. funzione di liquidità dei titoli: i titoli negoziabili danno luogo al mercato secondario, cioè a un
sistema di scambi alimentato dalle operazioni di investimento/disinvestimento degli operatori;
4. funzione di riduzione dei costi di transazione: i costi operativi del trasferimento delle risorse
possono essere ridotti se gli scambi stessi sono concentrati in una struttura dotata di razionalità
organizzativa;
5. funzione di trasferimento del controllo delle società per azioni : con specifico riferimento al
mercato azionario, la negoziabilità dei titoli rende possibile la ricomposizione degli assetti di
controllo azionario delle società emittenti; ciò comporta che il controllo stesso si sposti da
un’azionista all’altro o tra gruppi di azionisti.

Le componenti della struttura di un mercato mobiliare


La struttura di un mercato mobiliare si articola su tre componenti principali:
 i soggetti:
 interni al mercato:
 gli intermediari;
 i gestori dei circuiti di negoziazione (responsabili funzionamento dei circuiti di scambio e
di pricing);
 le autorità di controllo;
 esterni al mercato:
 emittenti ed investitori
 gli strumenti scambiati
 le procedure di negoziazione e di regolamento del mercato.

Vengono evidenziati tre ambiti distinti, ognuno dei quali pone specifici problemi di
regolamentazione e di funzionamento operativo:
− i rapporti tra intermediari ed emittenti-investitori;
− l’area dello scambio, cioè il cuore dell’organizzazione del mercato;
− l’area del regolamento, cioè del completamento dello scambio con la consegna dei titoli e del
corrispettivo monetario.

IL MERCATO MONETARIO E IL MERCATO DEI CAMBI

Esistono due accezioni diverse di mercato monetario:


− Insieme delle transazioni su titoli a breve scadenza, fino a 12 mesi;
− Insieme delle transazioni di attività e passività finanziarie che agevolano l’aggiustamento delle
posizioni di liquidità dei diversi operatori e che necessitano quindi di operazioni rapide. In questa
accezione ampia rientrano anche le operazione tra banche e Banca Centrale e quelle del mercato
interbancario.

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La presenza di un mercato monetario efficiente consente di ridurre al minimo il costo-opportunità


della detenzione di riserve di liquidità, che presentano rendimenti più bassi rispetto a impieghi
alternativi.
Il problema della detenzione di riserve liquide e la connessa esigenza di riaggiustamento delle
posizioni di liquidità riguarda in diversa misura gli operatori, finanziatori o no (esigenza pressante
soprattutto per le banche).

LA FUNZIONALITA’ DEL MERCATO MONETARIO: IL CASO ITALIANO

Per poter agevolare la gestione delle posizioni di liquidità degli operatori, occorre che i titoli
emessi/negoziati e l'insieme delle relative transazioni presentino alcune fondamentali
caratteristiche:
− Scadenza nominale breve o brevissima;
− Alta negoziabilità sul mercato secondario: tagli accessibili (tagli minimi di investimento e di
negoziazione su importi accessibili), alta qualità dell’emittente (limitato rischio insolvenza),
presenza di forme di organizzazione efficiente del mercato secondario;
− Impersonalità dei rapporti tra emittenti e sottoscrittori: tipica in generale di tutti i titoli
trasferibili (non c'è la definizione puntuale delle caratteristiche dell’operazione tra investitore e
prenditore di fondi)

In Italia forte sviluppo a partire dagli anni ‘80 soprattutto con riferimento alle emissione del
Tesoro, scarsa diffusione tra le imprese.
In quel periodo, si riducono gli orizzonti temporali di riferimento degli investitori e diventano più
pressanti le esigenze di riaggiustamento dei portafogli, forzando così gli emittenti al ricorso a
forme di raccolta a breve.

LA STRUTTURA E IL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO DEI CAMBI

La tipologia e l’oggetto delle transazioni:


L’oggetto delle transazioni nel mercato dei cambi è rappresentato da disponibilità in valuta estera
(diversa da quella domestica); sul mercato dei cambi vengono pertanto definiti i prezzi della
moneta nazionale in termini di monete estere.
Il trasferimento fisico della valuta è decisamente episodico: la norma è invece quella di
trasferimenti contabili; le transazioni avvengono prevalentemente via circuito telefonico o
informatico.
Per la natura delle operazioni svolte è un mercato prevalentemente all’ingrosso.
Le operazioni svolte sono riconducibili ai contratti a pronti (liquidati entro 2 giorni) e a termine
(liquidati entro 12 mesi) e ai contratti derivati del tipo swap. future e option.

Le funzioni del mercato dei cambi:


Pagamenti correnti: Rende possibile il reperimento delle valute necessarie per regolare gli scambi
commerciali tra operatori di paesi diversi (tutela dal rischio di cambio con i contratti a termine);
Flussi finanziari internazionali: Rende possibile investimenti in capitali nei mercati azionari e
obbligazionari esteri e in qualunque altro strumento finanziario;
Speculazione: I movimenti delle valute creano la possibilità di generare profitti o perditi in base
alle previsioni sul loro andamento lasciando spazio ad azioni speculative. Compratori ritengono un
cambio sottovalutato, venditori ritengono un cambio sopravvalutato.

Gli operatori finali e gli intermediari:


Utilizzatori finali: operatori che utilizzano la valuta estere per concludere iniziative economiche o
finanziarie: es. importatori ed esportatori.
Speculatori: operano per trarre profitto prevedendo l’andamento futuro dei cambi

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Arbitraggisti: si inseriscono nelle imperfezioni del mercato per ottenere profitti contenuti, ma certi
(es. diversa quotazione dello stesso tasso di cambio su piazze diverse).
Intermediari: in qualità di dealer e marker maker agevolano l’incontro tra domanda ed offerta
(definizione del prezzo double way);
Banche Centrali: gestione delle riserve valutarie ed azioni di politica economica e di tutela della
moneta nazionale.

Alcuni elementi di organizzazione: per la tradizione si accetta che tra operatori istituzionali la
conclusione del contratto avvenga nella forma verbale e venga solo successivamente trasferita nella
forma scritta.
− Mercato dei cambi assume natura globale
− Le negoziazioni hanno continuità nel tempo, grazie ai fusi orari non ci sono interruzioni
nell'arco della giornata
Modelli strutturali:
1. insieme delle transazioni tra banche e operatori non bancari. Vengono applicati tassi di cambio
rilevati sui mercati di borsa
2. rapporti tra banche e istituzioni finanziarie in genere
Trasferimenti di valuta secondo logica del mercato di dealer
Definizione del prezzo double way: per ogni tipologia di operazione, intermediario comunica 2
tassi di cambio per ogni valuta
- al primo prezzo l'intermediario è disposto ad acquistare valuta
- al secondo prezzo l'intermediario è disposto a venderla
L'operatore deve decidere se concludere l'operazione, rispettando i prezzi comunicati

IL MERCATO MONETARIO E IL MERCATO DEI CAMBI: DIFFERENZE E AFFINITA’

Il mercato dei cambi è l’insieme delle operazioni finalizzate a convertire la moneta di un paese in
quella di un altro paese.
Differenziazioni:
- Mercato monetario = l’oggetto delle transazioni è rappresentato da titoli a breve termine; può
essere un mercato a rilevanza solo domestica
- Mercato dei cambi = la disponibilità in valuta contro un’altra valuta; è per definizione un mercato
a carattere internazionale.
Le affinità sono invece:
1) su entrambi i mercati un ruolo centrale è ricoperto dalle banche; sul mercato monetario questi
ricoprono ruoli diversi. Sul mercato dei cambi le banche possono agire come operatori in proprio o
come intermediari per conto della clientela.
2) entrambi i mercati sono oggetto dell’intervento della Banca centrale.
3) il collegamento logico e operativo tra valore del cambio a pronti e valore del cambio a termine
passa attraverso il livello differenziale dei tassi di interesse a breve prevalenti nei paesi di origine
delle valute scambiate.

IL MERCATO DEI CAPITALI

FUNZIONI E STRUMENTI NEGOZIATI

Il mercato dei capitali è costituito dalla negoziazione degli strumenti finanziari con scadenza
superiore ai 12 mesi.
Si suddivide in due grandi settori:
 quello dei titoli azionari
 quello dei titoli di debito, e cioè delle obbligazione emesse sia dalle autorità pubbliche (Tesoro
dello Stato o Enti), sia da soggetti privati come imprese e istituzioni finanziarie.

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Gli strumenti del mercato dei capitali rappresentano la fonte prioritaria per il funzionamento degli
investimenti in capitale fisso, cioè a ciclo di utilizzo pluriennale.

L’ORGANIZZAZIONE E IL FUNZIONAMENTO DEL MERCATO AZIONARIO

Il settore del mercato dei capitali dedicato alle azioni è normalmente denominato borsa.
I titoli azionari rappresentano una quota di proprietà della società emittente.
Per il sottoscrittore è un investimento con rendimento legato alla distribuzione degli utili e ai
guadagni in conto capitale risultanti dall’incremento di valore della società. Comportano un rischio
relativamente elevato
Le caratteristiche di una borsa:
 La presenza di un soggetto giuridico proprietario e responsabile della gestione del mercato
(assetto pubblico o privato), in Italia il processo di privatizzazione della Borsa si è concluso nel
1998;
 Esistenza di una struttura fisica e logistica (causa modelli di negoziazione telematica, corrisponde
sede della società di gestione del mercato)
 Definizione dei requisiti per l’ammissione alla quotazione; per la Borsa italiana i principali sono:
 Capacità di generare ricavi in condizioni di autonomia gestionale;
 Titoli liberamente trasferibili;
 Esistenza del flottante (25% del capitale diffuso tra il pubblico);
 Capitalizzazione di mercato pari ad almeno 5 milioni di euro,
 Standardizzazione dei contratti di compravendita;
 Presenza di intermediari ufficiali che possano svolgere sia la funzione di broker (negoziazione
per conto altrui) che di dealer (negoziazione in conto proprio);
 Definizione di procedure standardizzate per le negoziazioni, per la fissazione del prezzo e per la
liquidazione (es. asta a chiamata);
 Esistenza di organi di controllo super partes (es. Consob).

IL MERCATO AZIONARIO IN ITALIA

Nel nostro Paese la dimensione del mercato di compravendita di titoli azionari, cioè rappresentativi
di una quota di capitale delle imprese emettenti, è piuttosto ridotta.
Le cause principali sono:
 Capitalismo chiuso o familiare: in molte imprese la totalità del capitale è in mano ad un nucleo
chiuso di soggetti;
 Bassissima incidenza delle società quotate;
 Prevalenza del modello della proprietà accentrata (detenzione maggioranza assoluta che lascia
poco spazio ai cambi di controllo delle società quotate.

IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO

Il mercato obbligazionario è l’insieme delle transazioni su titoli di debito aventi


convenzionalmente scadenza nominale superiore ai 12 mesi,
Tipicamente con scadenze comprese tra i 3 e i 10 anni e con una prevalenza delle emissioni del
Tesoro dello Stato da un lato e delle banche dall’altro lato.

IL MERCATO PRIMARIO.
In Italia si è assisto ad una riduzione del ruolo dello Stato (risanamento finanza pubblica) e ad un
incremento del ruolo delle banche, con riferimento all’emissione, mentre nell’investimento cresce
il ruolo dei privati (individuali ed istituzionali).
Si pone quindi il problema per gli emittenti di come collocare presso gli investitori individuali i
titoli; cresce il ruolo di consulenza svolto dagli intermediari.

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Il collocamento attuale da parte del Tesoro:


− Sistematicità e regolarità delle emissioni: gli investitori interessati conoscono con anticipo il
momento esatto in cui attivarsi per procedere alla sottoscrizione;
− Meccanismo ad asta: assegnazione competitiva dei titoli agli investitori che garantiscono i
rendimenti più alti;
− Utilizzo delle banche come intermediari: solo le banche, oltre ad alcuni investitori istituzionali,
sono autorizzate a partecipare direttamente alle aste di collocamento dei titoli di stato. Il Tesoro
sfrutta quindi la capillarità della rete di contatto delle banche.

IL MERCATO SECONDARIO.
Si possono identificare due segmenti di transazioni su titoli obbligazionari: quello al dettaglio e
quello all’ingrosso; ogni segmento è di fatto funzionale alle esigenze delle diverse categorie di
investitori.
Nel caso italiano, la quasi totalità delle obbligazioni in circolazione è quotata: i titoli di Stato,
infatti, e altri titoli a questi assimilati sono ammessi di diritto alle quotazioni.
Accanto a questo vi è un secondo segmento per le transazioni all’ingrosso. Esse alimentano il
mercato telematico sui titoli di Stati (MTS), struttura di natura privatistica che ha raggiunto una
dimensione molto importante in funzione della massa di debito pubblico in circolazione.

IL MERCATO DEGLI STRUMENTI DERIVATI

Gli strumenti derivati hanno aumentato notevolmente il volume di negoziazioni negli ultimi dieci
anni.
Il loro prezzo dipende dal valore dello strumento sottostante e dalle aspettative rispetto ad altre
variabili finanziarie e non.
Gli strumenti derivati vengono scambiati sia in mercati regolamentati, che in mercati fuori borsa
che si caratterizzano per:
− Assenza di un luogo fisico;
− Assenza di prezzi ufficiali;
− Contrattazione non standardizzata;
− Mancanza di un organo di controllo centrale di compensazione.
I mercati organizzati di borsa presentano caratteristiche comuni:
− elevato grado di standardizzazione dei contratti, in modo da renderli immediatamente trasferibili;
− determinazione di precise regole di condotta
− quotazione ufficiale dei prezzi (maggior grado di trasparenza del mercato)
− la costituzione di un organismo centrale che, fungendo da controparte per tutti gli operatori,
garantisca il clearing centralizzato delle diverse operazioni, e, al tempo stesso, annulli il rischio
di insolvenza delle controparti (c.d. clearing house)

Il mercato dei future:


Il contraente si obbliga ad acquistare (posizione lunga) o a vendere (posizione corta) a un termine
futuro prestabilito (data di regolamento) a un prezzo predeterminato (prezzo future) un’attività
finanziaria.
Nascono come evoluzione dei mercati a termine per le commodieties e si sviluppano prima con
riferimento alle valute;
Non sono mercati cash poiché l’assunzione di impegno è ad eseguire una transazione ad una data
futura.

I financial future si distinguono per la standardizzazione dei loro principali elementi contrattuali:
1) Esplicitazione delle caratteristiche delle attività finanziarie sottostanti allo strumento
2) l’importo fisso di ogni contratto;
3) date di scadenza dei contratti fissate per ogni trimestre;

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4) le modalità di regolamento dei contratti; generalmente di tipo differenziale;


5) Modalità di negoziazione: scambiati su borse organizzate con sistema alle grida o con incrocio
automatizzato degli ordini
6) Presenza di una clearing house;
7) i costi di entrata e i margini di mantenimento delle posizioni. Presenza di un margine iniziale
(versamento iniziale che l’operatore deve fare in funzione del tipo di contratto e del valore
nominale) e di un margine di variazione (risultato del continuo adeguamento del deposito
iniziale).

Tra i diversi elementi che rendono peculiari i mercati future assume una particolare rilevanza
l’istituto della clearing house, che garantisce il buon fine di tutti i contratti future stipulati sul
mercato e riduce la complessità dei rapporti negoziati che, giorno per giorno si sovrappongono.

Il mercato delle opzioni:


Nel caso delle opzioni, gli elementi che caratterizzano il contratto sono i seguenti:
 l’attività finanziaria sottostante, ovvero il titolo, il tasso di interesse, la valuta, la merce, l’indice
di borsa che può essere acquistato (call) o venduto (put);
 il prezzo di esercizio dell’opzione
 la data di scadenza dell’opzione, ovvero l’ultimo giorno utile per l’esercizio del diritto
incorporato nell’opzione stessa
 il prezzo dell’opzione.
La creazione di queste borse ufficiali ha portato inevitabilmente a una riduzione ulteriore del
volume delle contrattazioni effettuate sul mercato over-the-counter.

Il mercato degli swap sui tassi di interesse e sulle valute:


Un contratto swap sui tassi di interesse è basato sull’impegno delle due controparti al pagamento
reciproco degli interessi su un capitale nazionale, pagamento che era determinato, nel caso più
semplice, per una parte sulla base di un tasso fisso, per l’altra sulla base di un tasso variabile.
I contratti di swap non sono oggetto di negoziazione su mercati organizzati.
Le origini dello swap vanno ricercate nel mercato monetario internazionale, quale alternativa più
efficace al già consolidato contratto di riporto in cambi.
Questi contratti si sono via via modificati, arrivando oggi ad abbracciare l’intero ambito della
gestione del rischio di interesse e di cambio non solo per le società industriali ma anche per le
diverse tipologie di intermediari finanziari. La base del successo degli swap va sicuramente
individuata nella flessibilità e nella uttilità dello strumento. Ciò ha consentito di superare la rigidità
e la non economicità dei prodotti alternativi presenti sul mercato.
Nella negoziazione è sempre risultato essenziale il ruolo svolto dagli intermediari, che svolgono le
seguenti funzioni:
− Ricerca della controparte
− Gestione del mismatch
− Offerta della garanzia del buon fine dell'operazione
− amministrazione del contratto

Le funzioni svolte dal mercato degli strumenti derivati e gli effetti sul mercato a pronti
I future e le option presentano caratteristiche tecniche utili a diversi fini:
1. Ampliamento delle scelte di investimento, arricchendo la gamma delle alternative a
disposizione degli operatori
2. Migliore gestione dei rischi
3. Completamento dei portafogli finanziari

L'elemento di maggior interesse dello sviluppo di tali mercati consiste nell'opportunità di ampliare
il set di combinazioni rischio/rendimento offerte agli operatori

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L'ASSETTO DEI MERCATI MOBILIARI ITALIANI

 I mercati mobiliari sono articolati in due diverse strutture societarie:


 Borsa Italiana Spa: società a cui fa capo la gestione dei mercati regolamentati (azioni,
obbligazioni, titoli di Stato, contratti derivati al dettaglio);
 Mercato Telematico dei Titoli di Stato Spa (MTS): negoziazione all’ingrosso dei titoli di stato e
delle obbligazioni corporate.

 Il mercato azionario si articola in:


 Mercato telematico azionario che comprende la quotazione non solo delle azioni, ma anche
degli strumenti con contenuto azionario e i certificati rappresentativi dei fondi mobiliari e
immobiliari chiusi.
 Il Nuovo mercato dedicato alla negoziazione di azioni emesse da imprese ad alto potenziale di
sviluppo

 Il mercato obbligazionario si articola in due grandi sub-mercati:


 Al dettaglio (il MOT): obbligazioni private e titoli di Stato, il meccanismo di negoziazione è ad
asta continua;
recentemente è stato creato l’EuroMOT che prevede la negoziazione di eurobonds e di
obbligazioni di emittenti esteri.
 All’ingrosso: (MTS) negoziazioni di titoli di stato secondo il meccanismo market making
(presenza di intermediari che quotano su base continuativa le diverse classi di titoli) e
(MTS/Corporate) di obbligazioni non governative, tipicamente corporate con valore molto
elevato (2,5 milioni di euro taglio minimo).

 Il mercato dei certificate e dei covered warrant:


si stratta di un mercato basato su una piattaforma di negoziazione telematica e dedicato agli
strumenti derivati che sono incorporati in un titolo negoziabile emesso da un intermediario
finanziario.

 Il mercato italiano dei derivati azionari: IDEM (Italian Derivatives Market)

L’EFFICIENZA DEI MERCATI FINANZIARI

Efficienza allocativa: i mercati garantiscono un’allocazione tra le unità richiedenti secondo un


ordine di priorità che a parità di rischio premia i rendimenti maggiori;

Efficienza informativa: i mercati garantiscono che le informazioni sulle unità richiedenti siano
liberamente accessibili a tutti gli investitori
Un mercato può essere definito efficiente sotto il profilo informativo se:
 i prezzi riflettono costantemente tutta l'informazione disponibile e non è possibile ottenere un
beneficio economico facendo leva su un certo set di informazioni
 gli operatori agiscono razionalmente in modo da massimizzare la propria funzione di utilità.
Gli stadi di efficienza informativa:
 efficienza debole: attese di rendimento degli investitori e prezzi incorporano tutte le informazioni
storiche. Non c'è informazione relativa la passato dell'emittente e alla storia dei prezzi dello
strumento che possa consentire di trarre un beneficio di prezzo
 efficienza semiforte: i redimenti -prezzi riflettono l'informativa pubblica
 efficienza forte: nega la possibilità di anticipare il mercato, visto che i prezzi incorporano tutta
l'informativa sia pubblica che privata, sia storica che prospettica.

Efficienza operativa: si limitano sia i costi di funzionamento degli operatori che gli oneri di

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transazione (efficienza tecnica+funzionale)


Le condizioni di funzionalità dei mercati:
 Spessore: esistenza di ordini di acquisto e vendita basati su prezzi sia superiori che inferiori a
quello corrente secondo una distribuzione ampia e fitta;
 Ampiezza: consistenza del volume di ordini da eseguire per ogni possibile livello di prezzo;
 Elasticità: tempestività con cui il mercato reagisce ai segnali impliciti nelle variazioni di prezzo.

Esiste un rapporto di reciproca influenza tra le condizioni di funzionalità dei mercati e l’efficienza
informativa.

LA NATURA E LA SCLASSIFICAZIONE DEGLI STRUMENTI FINANZIARI

Strumento finanziario è un contratto avente per oggetto una prestazione finanziaria: trasferimento
di fondi tra un creditore e un debitore che si scambiano potere di acquisto attuale contro potere di
acquisto futuro.
Gli strumenti finanziari possono essere classificati in base alle caratteristiche degli schemi
contrattuali, caratteristiche cui corrispondono funzioni e rischi differenti. Solo a titolo
esemplificativo, si considerino i tre punti seguenti.
1) la natura del diritto oggetto del contratto: la partecipazione, il credito, l’impegno/facoltà.
2) la negoziabilità dello strumento finanziario: gli strumenti negoziabili, gli strumenti non
negoziabili.
3) la liquidità dello strumento finanziario: la scadenza contrattuale, la negoziabilità in un mercato.

LA STRUTTURA DEL SISTEMA FINANZIARIO


Il sistema finanziario è un insieme di mercati, di intermediari finanziari e di strumenti finanziari. I
mercati finanziari rappresentano il luogo di scambio degli strumenti finanziari.
Le funzioni dei mercati finanziari sono fondamentalmente:
- il finanziamento degli emittenti di strumenti finanziari
- l’impiego delle risorse finanziaria dei risparmiatori
- la gestione dei rischi per i soggetti esposti o che cercano esposizione

La negoziabilità degli strumenti mobiliari


La quotazione degli strumenti negoziati
La disciplina degli emittenti di titoli azionari.

I mercati mobiliari tendono a differenziarsi e a segmentarsi in base a vari fattori, per esempio:
- la classe di strumenti finanziari negoziati
- la dimensione geografica
- la natura istituzionale
- la struttura organizzativa e operativa
- le procedure di negoziazione.

Gli intermediari finanziari sono imprese specializzate:


- nella produzione di strumenti finanziari
- nella negoziazione di strumenti finanziari in circolazione nei vari mercati finanziari
- nell’offerta di servizi di consulenza

Gli intermediari finanziari sono classificabili secondo alcune categorie fondamentali:


- gli intermediari creditizi (le banche)
- gli intermediari mobiliari
- gli investitori istituzionali
- le compagnie di assicurazione.

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CAP.7 I PROCESSI DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA


LE MODALITÀ DI TRASFERIMENTO DELLE RISORSE FINANZIARIE
Scambio diretto e autonomo: i datori ed i prenditori di risorsi finanziarie scambiano senza fare ricorso ad
alcun intermediario, se non per ragioni tecniche;
Scambio diretto e assistito: i datori ed i prenditori di fondi sono controparti dirette, ma sono assistiti da un
intermediario senza la cui presenza lo scambio non avrebbe luogo (intermediario ricerca e seleziona
controparte per uno degli scambisti);
Intermediazione mobiliare (in genere strumenti di mercato mobiliare)
Scambio indiretto o intermediato: il trasferimento delle risorse si realizza mediante un circuito che vede
il coinvolgimento di uno o più intermediari finanziari.
Intermediario è debitore nei confronti del datore primario e creditore verso il prenditore finale di risorse
Interposizione dello stato patrimoniale.
Intermediazione creditizia
Esistenza degli intermediari finanziari è correlata alle condizioni di imperfezione che caratterizzano molti
aspetti dell'attività finanziaria.

LE CARATTERISTICHE DELLO SCAMBIO FINANZIARIO


Lo scambio finanziario ha la funzione di trasferire risorse finanziarie tra le parti interessate. Il suo
strumento è il contratto.
• Lo scambio finanziario è costituito da prestazioni monetarie di segno opposto e distanziate nel tempo:
Il datore di risorse finanziarie effettua una prestazione attuale (trasferimento a titolo oneroso di risorse
finanziarie) in contropartita di una prestazione futura del prenditore (restituzione capitale ricevuto e
pagamento remunerazione pattuita);
4. L’estensione temporale implica che le due prestazioni abbiano un diverso grado di incertezza:
Prestazione del datore, una volta effettuata, è certa, mentre quella del prenditore è incerta;
5. L’incertezza della prestazione differita è sia esterna (debitore) che interna al contratto (clausole
variabili/discrezionali);
6. Il livello di incertezza dipende dalla qualità e quantità delle informazioni e dalle capacità
previsionali che il datore di fondi riesce ad ottenere sul profilo di rischio della controparte.

LE IMPERFEZIONI DEL MERCATO FINANZIARIO (maggior riferimento scambio diretto)


I seguenti fattori di incompletezza e imperfezione del mercato spiegano evoluzione dei mercati mobiliari e
esistenza/funzionamento degli intermediari finanziari:
4) Presenza di asimmetrie informative soprattutto a sfavore del datore di fondi e rischio di
comportamento opportunistico; condizioni presenti sia ex-ante (prima della decisione di scambio) che ex-
post (durante decisioni che possono modificare il rapporto con la controparte) che possono
compromettere la realizzazione dello scambio.
5) Divergenza nelle preferenze: diversa propensione al rischio ed alla liquidità. Lo scambio può
realizzarsi solo se le preferenze sono convergenti.
Datori di fondi hanno minore propensione al rischio e maggiore propensione alla liquidità dei prenditori:
- offerta di fondi per tipi di investimenti a basso rischio e scadenza breve eccede la domanda
- domanda di fondi per progetti imprenditoriali ad alto rischio e a scadenza protratta eccede l'offerta
Ne deriva che alcuni datori e prenditori di fondi non trovano una contropartita di scambio
6) Razionalità limitata: il processo decisionale non ha fondamento esclusivamente e totalmente
razionale (dipende da intelligenza, professionalità, informazioni, conoscenze, organizzazione, culture,
ecc.) ;
7) Costi di transazione: oneri che il soggetto sostiene per effettuare e gestire lo scambio
Costi sostenuti principalmente dal datore di fondi:
- costi di ricerca opportunità di scambio;
- costi di ricerca/acquisto informazioni;
- costi di valutazione controparti potenziali;
- costi di selezione delle opportunità valutate;
- costi di esecuzione dello scambio;
- costi di valutazione dei rischi derivati da possibili cambiamenti di mercato;
costi di gestione dello scambio.

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Tali costi possono determinare la non convenienza degli scambi.

FATTORI DI SUPERAMENTO DELL’IMPERFEZIONE DEI MERCATI


I mercati finanziari fondati su scambio diretto sono incompleti e imperfetti.
Tuttavia i sistemi finanziari si orientano sempre più ai mercati mobiliari (circuiti di scambio diretto), perché
diventano progressivamente più efficienti (il loro sviluppo attenua imperfezioni):
• Organizzazione del mercato: caratteristica soprattutto dei mercati regolamentati, tende a diminuire le
asimmetrie informative (obblighi di trasparenza).
• Norme comportamentali nei mercati regolamentati: si stabiliscono standard deontologici (es. insider
trading).
La regolamentazione vuol prevenire eventualità che operatori possano conseguire vantaggi privati a danno
del mercato di tutti.
• Sviluppo di una logica fiduciaria tra operatori, mantenendo e consolidando una buona reputazione.
Per avere relazioni di scambio continuative e durature bisogna preservare le relazioni fiduciarie evitando
comportamenti opportunistici.
• Diversificazione/specializzazione degli strumenti finanziari (es. derivati, mercati secondari)
I mercati mobiliari diventano sempre più efficienti nel rendere compatibili le strutture finanziarie preferite
da investitoti e emittenti.
• Riduzione dei costi di transazione:
- accentramento negoziazioni
- perfezionamento tecnologico e regolamentare dei meccanismi di scambio ad asta
- aumento volume e quantità informazione pubblica, a costo quasi nullo
- produzione informazione privata a costi progressivamente minori
Le condizioni di perfezionamento riducono fattori di imperfezione e incompletezza ma non li eliminano,
come per l'asimmetria informativa che è strutturale.

IL RUOLO DEGLI INTERMEDIARI


6) Gli intermediari raccolgono, selezionano, elaborano e utilizzano le informazioni riducendo le
asimmetrie informative (delegated monitoring).
L'intermediario creditizio acquisisce in proprietà e gestisce attività finanziarie (come prestiti e valori
mobiliari) selezionate e controllate mediante l'informazione posseduta, assumendo in proprio i rischi, e
produce passività con un livello di rischio inferiore.
Colma il gap informativo tra prenditori e datori, rendendo irrilevante lo svantaggio informativo del datore
di fondi non informato, che si fida dell'intermediario per la sua reputazione di professionalità, correttezza
e solvibilità.
L'intermediario mobiliare assumendo decisioni di investimento per conto della clientela compensa
l'asimmetria informativa del datore di fondi (acquista la proprietà di passività finanziarie assumendosi
tutti i rischi).
La decisione finanziaria viene prodotta dall'intermediario impiegando l'informazione posseduta, che è una
sua risorsa produttiva riservata.
7) Risolvono il problema della divergenza delle preferenze temporali operando la trasformazione
delle scadenze.
Gli intermediari creditizi negoziano con i prenditori contratti di credito e con i datori di fondi contratti di
debito, con profili di scadenze differenziate (durata media credito > debito).
8) Risolvono il problema della divergenza delle preferenze con riferimento al rischio sia tramite
l’utilizzo di una migliore base informativa (selezione della controparte) sia tramite sistemi di risk pooling
(portafogli di attività finanziari). In entrambi i casi realizza una trasformazione del rischio.
L'intermediario applica modelli e tecniche di collettivizzazione del rischio (risk pooling) realizzando
strutture di portafoglio con profilo rendimento/rischio migliore della media ponderata dei profili di
rendimento/rischio dei singoli investimenti
Trasformando sia scadenze che rischi, l'intermediario creditizio produce passività con rischio attenuato o
nullo e con scadenza breve o a vista, quindi più liquide dell'attivo posseduto, svolgendo così una funzione
di produzione di liquidità
9) Riduce i costi di transazione: svolgimento delle attività in forma di impresa.

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Organizza combinazioni produttive di tipo industriale, con criteri di professionalità elevata e di efficienza
operativa, e impiegando tecnologie avanzate. In tal modo i costi di transazione sono inferiori a quelli che i
clienti dovrebbero alternativamente e individualmente sostenere.

CONCORRENZA O COMPLEMENTARIETÀ?
5) Sistemi orientati ai mercati: ruolo preponderante svolto dai circuiti diretti, autonomi o assistiti;
modello anglosassone.

6) Sistemi orientati agli intermediari: ruolo preponderante svolto dai circuiti indiretti; modello
dell’Europa continentale.

7) Concorrenza: relazione competitiva poiché entrambi concorrono al trasferimento di risorse


finanziarie;

8) Complementarietà: gli intermediari contribuisco allo sviluppo degli scambi sui mercati, i mercati
offrono agli intermediari maggiori opportunità di attività e di servizio.
Tale complementarietà tra intermediari e mercati mobiliari si concretizza nelle seguenti situazioni:
- l'intermediario creditizio (o banca tradizionale) si finanzia maggiormente con l'emissione di obbligazioni,
che sviluppano e diversificano i mercati mobiliari, grazie anche agli ABS (asser backed security) della
cartolarizzazione dei prestiti;
- l'intermediario mobiliare sostiene e assiste le imprese che emettono strumenti di debito e di capitale, e
utilizza strumenti mobiliari per comporre portafogli di investimento per la propria clientela
Bisogna ricordare che gli intermediari:
- si pongono come prenditori e datori di fondi: intermediazione creditizia mediante produzione di
strumenti finanziari (depositi e prestiti);
- offrono servizi di generazione, ricerca e selezione delle contropartite di investimento e di finanziamento
mediante strumenti finanziari di mercato (valori mobiliari) determinando una relazione contrattuale
diretta tra prenditori e datori primari di fondi: intermediazione mobiliare
- utilizzano fonti di finanziamento dell'attività creditizia facendo ricorso al mercato mobiliare ( emissione
obbligazioni proprie o ottenute da cartolarizzazione)

LA CARTOLARIZZAZIONE DEI CREDITI


L'intermediario finanziario (come la banca) include e combina i modelli fondamentali dell'intermediazione
creditizia e mobiliare.
Ragioni principali di diversificazione della Banca-intermediario creditizio verso intermediazione mobiliare:
4) intermediazione creditizia ha perso peso rispetto al volume d'affari degli scambi finanziari a causa
sviluppo e progresso dei mercati mobiliari
5) aumento concorrenza tra le banche con contrazione margine di interesse unitario: intermediazione
creditizia è diventa un'attività più povera
6) riforme degli ordinamenti bancari e creditizi hanno consentito e favorito la despecializzazione degli
intermediari storici
La cessione di crediti con la tecnica della cartolarizzazione produce 3 effetti importanti:
1. effetto di velocità: la cessione del credito genera immediatamente liquidità
2. effetto di allargamento delle opportunità di raccolta, poiché le ABS vengono acquistate da investitoti
istituzionali che non fanno parte della clientela depositante della banca
3. effetto di disintermediazione programmata poiché la banca trasferisce l'intermediazione creditizia allo
SPV
Il nuovo modello di intermediazione consente alla banca:
- massimizzare i ricavi tipici: commissioni pagate dalla clientela finanziata per la produzione di
finanziamenti;
- incassare subito le plusvalenze: differenza positiva tra prezzi di cessione dei prestiti destinati alla
cartolarizzazione e il loro valore nominale;
- incassare le commissioni relative all'attività di servicing e di monitoring;
- sviluppare attività e relativo modello di business con flessibilità e rapidità maggiore

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LA DOMANDA DI SERVIZI FINANZIARI

9) L’evoluzione dei sistemi economici, la specializzazione produttiva e la rilevanza delle relazioni di


scambio generano la presenza di saldi finanziari positivi e negativi;
10) Ogni unità economica deve realizzare una gestione finanziaria volta a conseguire e mantenere nel
tempo l’equilibrio finanziario;
11) La gestione finanziaria mira sia all’efficacia (idoneità a conseguire l’equilibrio dei flussi monetari)
che all’efficienza (realizzare un’idonea condizione di rendimento/rischio);
12) La gestione finanziaria rappresenta il contesto in cui prende forma la domanda di servizi finanziari.

LA GESTIONE FINANZIARIA DELLE FAMIGLIE


13) Saldo finanziario: differenza tra reddito corrente e spese correnti e investimenti reali;
14) Il saldo finanziario (risparmio finanziario o indebitamento) funge da aggiustamento intertemporale
per adattare il reddito corrente al reddito permanente (allocazione desiderata delle risorse nel
tempo);
Si ipotizza che lo stock iniziale e finale di ricchezza siano nulli, il reddito corrente totale equivale al reddito
permanente totale e la somma algebrica dei saldi periodali è nulla,
15) La scelta di allocazione delle risorse nel tempo dipende dal livello di priorità assegnato al
soddisfacimento dei bisogni, sia al livello del costo del capitale e del rendimento delle attività
finanziarie.

LA GESTIONE FINANZIARIA DELLE IMPRESE


16) La normale gestione finanziaria d’impresa prevede che i flussi di cassa in uscita precedano quelli in
entrata:
impresa acquista (uscita) i fattori produttivi con cui organizza processi produttivi e distributivi che
conducono alla vendita (entrata) del prodotto.
17) La durata e la dinamica del ciclo finanziario d’impresa dipende anche:
- dall’intensità di capitale (rapporto tra capitale investito e vendite: capitale che l'impresa deve
mantenere investito in fattori produttivi per realizzare un dato volume di vendite) caratteristica
dell’attività produttiva svolta;
- dalla capacità di generare internamente risorse finanziarie (autofinanziamento) al netto del
reinvestimento necessario per mantenere invariata la capacità produttiva: è composta da utili di periodo
non distribuiti, quote ammortamento al netto spese per sostituzione impianti, accantonamenti a fondi
spese future e fondi rischi al netto;
- dal tasso di sviluppo delle vendite: variazione del fatturato nel periodo considerato.

Il Ciclo Finanziario dell’Impresa


18) Per ogni fase è necessario assicurare l’equilibrio monetario dei flussi di cassa utilizzando sia fonti di
finanziamento esterno che interno;
19) Minimizzare il costo del capitale acquisito nelle diverse forme tecnico-contrattuali;
20) Ottimizzare la struttura finanziaria;
21) Programmare lo sviluppo nel tempo;
22) Il modello del ciclo di vita del prodotto può essere utilizzato anche per individuare le diverse
consistenze dei flussi finanziari che caratterizzano diversi momenti della vita dell’impresa.

Fase di introduzione:
7) utilizzo prevalente del capitale proprio,
8) crescente indebitamento strutturato con scadenze a breve,
9) autofinanziamento contenuto,
10) possibilità di applicare un differenziale di prezzo positivo;
Fase di crescita:
11) necessità di ulteriore aumento di capitale e del livello di indebitamento fino all’inversione del flusso
di cassa,
12) migliora la capacità di autofinanziamento,

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13) raggiungimento del break even finanziario (punto di equilibrio finanziario: diminuzione del tasso di
sviluppo del fatturato, diminuzione dell’intensità di capitale, aumento della capacità di
autofinanziamento);
Fase di maturità:
14) il fatturato cresce a tassi sempre più contenuti fino ad annullarsi,
15) l’intensità di capitale si riduce marcatamente perché non sono necessari investimenti in ulteriore
capacità produttiva,
16) si generano elevati flussi di autofinanziamento (maggior liquidità),
17) la disponibilità finanziaria generata consente il graduale rimborso dell’indebitamento e l’eventuale
restituzione del capitale proprio.
Al termine del ciclo l’impresa è gradualmente in grado di restituire i fondi ai diversi soggetti finanziatori
insieme alle spettanti remunerazioni (interessi, dividendi).

Strumenti idonei a soddisfare la domanda di servizi finanziari dell'impresa:


23) nella fase iniziale gli intermediari finanziari concedono:
• credito a breve (legato al fabbisogno di capitale di esercizio) e
• finanziamento a medio-lungo termine (per gli investimenti fissi);
e producendo servizi di venture capital (assunzione partecipazioni azionarie)
24) nella fase di sviluppo gli intermediari
• offrono finanziamenti (con varie forme tecniche e scadenze)
• e assistono l'impresa nel collocamento di titoli di debito e di capitale proprio (con assunzione diretto o
con accesso al mercato mobiliare)
25) la gestione finanziaria dell'impresa sviluppa una domanda qualificata
• di strumenti e di servizi di pagamenti (moneta scritturale)
• e di servizi integrati di tesoreria multivalutaria (cash managment) per minimizzare il costo opportunità
(mantenimento fondo cassa con remunerazione molto bassa) e i costi di transazione.

LE ATTIVITÀ DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI


Si possono utilizzare differenti chiavi interpretative:
- Prodotti e processi per i pagamenti, gli investimenti, i finanziamenti e la gestione dei rischi;
- Segmentazione dei destinatari: private, corporate e retail banking;
- Esistenza ed estensione della delega conferita dal cliente: negoziazione in proprio o delegata;
- Tipo di strumenti finanziari: intermediazione creditizia, mobiliare o assicurativa.

Private banking
- Insieme di prodotti e servizi offerti dall’intermediario alla clientela privata (persone fisiche
individuali e famiglie), appartenente a categorie di reddito o di ricchezza finanziaria elevata;
- Alto contenuto di servizio, forte personalizzazione, orientamento alla continuità ed alla stabilità
della relazione con la controparte, visione integrata ed unitaria della gestione finanziaria;
- Relationship banking: esercizio dell’attività bancaria fondato su una relazione forte, duratura, e
multifunzionale con il cliente.

Corporate banking
- Insieme di prodotti e servizi offerti dall’intermediario alla clientela di imprese di dimensioni non
piccole (in proporzione a quelle della banca) e dotate di forma societaria;
- Area di attività molto vasta che aggrega prodotti e processi diversificati per consentire una gestione
della finanza ordinaria e straordinaria dell’impresa;
- Relationship banking: Tendenza verso la definizione di un rapporto collaborativo/consulenziale con
il cliente.

Retail banking

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- Insieme delle attività bancarie che fanno riferimento alla distribuzione al dettaglio di
prodotti/servizi finanziari ai segmenti di clientela minore (per dimensione individuale);
- La focalizzazione non è sulla componente di servizio, ma sul livello di efficienza delle singole
transazioni di prodotti/servizi tipicamente standardizzati;
- L’intermediario segmenta la clientela retail per omogeneità del bisogno e si avvale delle tecniche
del marketing tradizionale (transaction banking).

Le implicazioni organizzative:

18) Le attività di corporate, private e retail banking sono sostanzialmente diverse poiché producono
servizi diversi, impiegando fattori produttivi e risorse diverse in processi diversi.
19) Ciò ha portato gli intermediari a specializzarsi, sia dal punto di vista societario che organizzativo,
rispetto a queste attività.
20) Tipicamente si adotta una struttura organizzativa divisionale centrata sulle tre aree di attività.

LE TIPOLOGIE DI NEGOZIAZIONE
26) Negoziazione in proprio: tutte le attività in cui l’intermediario si pone come controparte diretta del
cliente nello scambio finanziario.
Negozia in proprio nome e conto e lo scambio ha per oggetto il trasferimento temporaneo o definitivo della
proprietà di un bene.
Crediti e debiti sono iscritti nell'attivo e nel passivo patrimoniale dell'intermediario
Fanno parte di questa categoria tutte le attività di finanziamento e di raccolta.
Assunzione diretta di rischio da parte dell’intermediario:
- rischio di credito (solvibilità del cliente)
- rischio di liquidità e solvibilità (capacità di far fronte alla richiesta di rimborso dei creditori)
È tipica dell'intermediario creditizio e comporta gestione e trasformazione del credito
27) Negoziazione delegata: attività di scambio che l’intermediario svolge in nome e per conto del
cliente, cioè per sua delega o mandato (effetti economici e giuridici in capo al mandante).
Diventa fondamentale l’ampiezza delle delega conferita:
• si va dall’esecuzione di ordini (es. incasso/pagamento, compravendita valori mobiliari): delega
limitata
• alla gestione del risparmio: delega più o meno ampia
• fino alla progettazione e collocamento di valori mobiliari.
Rappresenta un fondamentale meccanismo di funzionamento e di integrazione dei circuiti di scambio
diretto
28) Servizi di consulenza e di assistenza alla decisione finanziaria: la decisione finale viene in ogni
caso assunta dal cliente (differenza rispetto alla negoziazione delegata), ma sulla base di
informazioni e valutazioni fornite dall’intermediario (fondamentale per formazione della decisione
finanziaria del cliente e per l'esecuzione della stessa)
Questa attività consiste:
21) nella fornitura di informazione utile o necessaria per il processo decisionale;
22) nell'offerta di consulenza finanziaria allo stesso fine
23) nella ricerca di controparti idonee
Tipicamente questi servizi di consulenza/assistenza non sono venduti in modo autonomo, ma hanno una
funzione strumentale e di sostegno alle attività di negoziazione in proprio e delegata, se queste ultime
hanno un basso contenuto di delega decisionale.

LE TIPOLOGIE DI INTERMEDIAZIONE
In relazione agli strumenti finanziari utilizzati, le attività di intermediazione si distinguono in 3 classi:
- Intermediazione creditizia: attività di scambio che impiega strumenti finanziari non trasferibili e

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prodotti appositamente dall’intermediario per lo scambio; es. prestiti e depositi;


- Intermediazione mobiliare: attività di scambio avente per oggetto strumenti di tipo mobiliare,
trasferibili e standardizzati;
- Intermediazione assicurativa: emissione di strumenti finanziari (polizze) aventi per oggetto il
trasferimento dei rischi puri degli assicurati alle imprese di assicurazione.
I tre tipi di intermediazione possono integrarsi reciprocamente.
Relazione tra intermediazione e modi di negoziazione:
3) Intermediazione creditizia si serve esclusivamente di modalità di negoziazione in proprio
4) Negoziazione in proprio può anche avere luogo mediante scambi di strumenti mobiliari
5) La negoziazione delegata è una modalità che appartiene solo all'intermediazione mobiliare

CAP.8 LE BANCHE E GLI ALTRI INTERMEDIARI FINANZIARI

LA BANCA
Criterio di attività minima: raccolta del risparmio tra il pubblico e concessione del credito;
Storicamente in Italia operavano banche di deposito, concentrate sulle brevi scadenze, e gli istituti di
credito speciali specializzati sulla raccolta e sul credito a medio/lungo termine;
L’ordinamento italiano dopo la riforma del 1993, fa proprio il modello europeo di banca universale che
comprende un campo di attività molto ampio (dall'intermediazione creditizia a quella mobiliare, dalla
negoziazione in conto proprio alla negoziazione delegata, dai servizi di pagamento all'attività di servizio,
fino all'assunzione diretta di partecipazioni nel capitale di rischio delle imprese industriali)
Processo di omogeneizzazione lungo; in alcuni casi la specializzazione è rimasta come scelta strategica
(focalizzazione mercato strumenti a breve o mercato a medio e lungo termine

LE FUNZIONI DISTINTIVE DELLA BANCA


- Svolgimento della funzione monetaria: accettazione dei debiti bancari da parte del pubblico come
mezzo di pagamento, utilizzo della moneta bancaria;
Il sistema bancario gode della fiducia del pubblico e predispone una serie di procedure che rendono
efficiente e sicuro l'uso della moneta bancaria;
- Trasferimento delle risorse finanziarie tra unità finali in surplus e in deficit:
24) la banca si inserisce nel circuito creditizio (negoziazione in proprio con assunzione dei rischi),
25) opera la trasformazione delle scadenze (gestione del rischio di interesse e di liquidità),
26) svolge la funzione di selezione ex-ante e controllo ex-post (grazie alla sua capacità di informazione
e di valutazione discrimina i finanziamenti accettabili e non).
- Trasformazione e gestione del rischio:
27) diversificazione sia dal lato della raccolta che degli impieghi,
28) utilizzo di contratti a termine e derivati per il trasferimento dei rischi ad altri operatori.

Le aree di affari della banca


29) Retail banking: la banca offre strumenti di tipo standardizzato ed elementare, con basso valore
aggiunto unitario utilizzando processi produttivi industrializzati e standardizzati e canali distributivi
capillari e diretti con modalità di scambio orientate alla singola transazione.

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L’aumento dell’efficienza operativa è ricercato attraverso la definizione ed implementazione di processi


ripetitivi ed il maggiore ricorso al supporto tecnologico.
30) Private e corporate banking: la banca offre servizi e strumenti complessi ed integrati, prodotti con
un elevato livello di personalizzazione e caratterizzati da un elevato valore aggiunto.
La negoziazione avviene all’interno di relazioni durature (relationship banking) e consolidate con profili di
qualità elevati.

L’EVOLUZIONE DELLE AREE DI ATTIVITÀ


Il nuovo contesto regolamentare ha portato le banche italiane ad abbandonare progressivamente l’attività di
raccolta ed impegno di breve periodo per orientarsi verso il corporate ed investment banking (servizi e
strumenti destinati alla gestione finanziaria dell’impresa e della famiglia con alti tassi di personalizzazione).
Negli Stati Uniti contrapposizione tra
31) investment bank: poche grandi operazioni, numero di stabilimenti limitati (banca che offre
servizi/prodotti personalizzati ad una clientela corporate, di taglio mediamente elevato, con una
struttura centralizzata senza rete distributiva capillare in stretta complementarietà con i mercati
mobiliari)
32) e commercial bank: erogazione prestiti, inserite nel traffico dei pagamenti, sviluppano al massimo
la funzione monetaria (attività prevalente di intermediazione creditizia con ampia rete al dettaglio
ed elevati volumi di attività).
In Italia il sistema bancario si è sviluppato secondo un modello prevalentemente concentrato
sull’intermediazione creditizia che non ha favorito la crescita dei mercati mobiliari.
Per tale ragione anche le attività di corporate ed investment banking hanno avuto sviluppo limitato e solo
recente.
L’attuale contesto regolamentare rende tali attività esercitabili:
• non solo dalle banche (autorizzate all’intermediazione mobiliare e al merchant banking): assumono
un ruolo prevalente, soprattutto il mercato rivolto alla le imprese,
• ma anche alle società di intermediazione mobiliare (SIM)
• e ad altri intermediari (d.legs. 385/1993): assunzione partecipazioni, cash managment,
intermediazione in cambi.
Le attività di corporate ed investment banking:
CREDITO:
- organizzazione di operazioni materialmente finanziate da altri soggetti (financial advisory)
financial advisory: le banche organizzano la costituzione dei sindacati di prestito e la sindacazione di
prestiti finalizzati all'acquisto di imprese
- o, più raramente finanziamento diretto delle operazioni stesse: tramite leasing relativo a grandi
opere
- Attività innovative di consulenza per le imprese in sede di negoziazione delle linee di credito e
assistenza nello studio di fattibilità e nella ricerca di fondi da destinare al finanziamento dei grandi
progetti
CORPORATE FINANCE:
area molto ampia avente come tratto distintivo l’elevato contenuto di servizio, che in molti casi è
nettamente dominante rispetto al puro finanziamento.
Include:
33) mercato primario: insieme dei servizi offerti al cliente che ricorrono all'emissione di titoli azionari
e obbligazionari.
Le banche forniscono servizi di:
29) originating (studio dei tempi e delle modalità dell’emissione dei titoli, definizione del prezzo di
emissione)
30) underwriting (garanzia del buon fine del collocamento)
31) placement (distribuzione dei titoli emessi tra i sottoscrittori).
34) operazioni di finanza straordinaria:
32) consulenza nelle operazioni di fusione ed acquisizione: ricerca dell'impresa target, revisione dei

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conti aziendali (due diligence sui conti), definizione del prezzo;


33) consulenza alle imprese in crisi o in fase di ristrutturazione,
34) altri servizi collegati: tra cui corporate governance.
35) assunzione di partecipazioni nel capitale di rischio di imprese non finanziarie: sia diretta,
mediante mezzi propri, sia indiretta, mediante veicoli di investimenti costituiti per raccogliere i
capitali necessari (venture capital: assunzione partecipazioni imprese neonate o a elevato
tecnologico, con alto grado di rischio).
L'obiettivo è la detenzione per un periodo variabile (3-5 anni) nella prospettivà di cessione ad un prezzo più
elevato di quello pagato all'acquisto
CAPITAL MARKETS: attività di intermediazione sui mercati secondari, sul mercato dei cambi e in
strumenti derivati per la copertura dei rischi.
CASH MANAGEMENT: gestione economica dei saldi monetari giornalieri di un'impresa (gestione
accentrata dei conti bancari).
ASSET MANAGEMENT: servizi che l'investiment bank offre alla clientela.
Gestione finanziaria complessiva (attivo e passivo), gestione dei patrimoni

IL BILANCIO DELLE BANCHE


L'obiettivo del bilancio è di consentire una più agevole lettura e interpretazione dei dati contabili di una
banca e la sua comparazione con quelli di altre banche.
Le regole di contabilizzazione, i criteri di valutazione delle attività possedute e il formato dei bilanci sono
elementi stabiliti a livello legislativo.
Ci sono settori a cui, per le loro caratteristiche peculiari, si applicano norme speciali.
Tra questi il settore finanziario (banche e altri intermediari finanziari); la normativa in questo caso è redatta
dalla Banca d’Italia (legislazione speciale)

I paesi europei sono stati interessati da un processo di “armonizzazione” dei principi contabili che ha
portato all’entrata in vigore del sistema IAS- IFRS. Per imprese speciali, come le banche sono previste
norme particolari.
L’obiettivo è quello di rendere comparabili le informazioni prodotte dalle imprese a favore di una maggiore
trasparenza.
Il bilancio IAS-IFRS di una Banca si compone di: stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa.
A questi documenti di base se ne aggiungono altri quali: Conto delle variazioni del patrimonio netto,
Relazione degli amministratori sulla gestione e Rendiconto finanziario.

Lo Stato Patrimoniale
Anche per le banche lo Stato Patrimoniale è redatto a sezioni contrapposte;
36) L’attivo comprende gli investimenti ed i crediti in essere, normalmente il totale di questa voce
viene utilizzato per stimare la dimensione della banca;
Propone le diverse forme di impiego delle risorse finanziarie in essere alla chiusura dell'esercizio.
Non sono ammessi fondi rettificativi quindi le poste dell’attivo sono espresse allo loro valore netto ;
37) Il passivo comprende i debiti e le voci del capitale netto (patrimonio). Ci sono differenze tra le voci
che compongono il patrimonio contabile e quelle del patrimonio ai fini di vigilanza.
Propone le diverse forme di finanziamento dell'attività, cioè effettua la raccolta di risorse finanziarie.
Patrimonio (fonti di finanziamento di competenza dei soci):
35) capitale sociale
36) riserve soprapprezzo azioni, riserve di rivalutazione e tutte le altre riserve e fondi di natura
patrimoniale;
37) utile (o perdita) d'esercizio
Nel passivo è ammesso il fondo per rischi bancari generali: strumento per il rafforzamento patrimoniale
generato dell’accantonamento degli utili.

Le voci dello Stato Patrimoniale:


Criterio di classificazione dello stato patrimoniale: del contributo al conto economico delle diverse classi:

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- Attività finanziarie fruttifere di interessi, classe di investimento più tipica:


38) disponibilità liquide (cassa),
39) crediti finanziari in essere verso la clientela e verso le altre banche
40) tutti i titoli a reddito fisso (titoli di Stato, obbligazioni emesse da altre banche o da imprese non
finanziarie)
- Attività finanziarie non fruttifere di interesse, sono comprese:
41) attività che producono ricavi finanziari, ma non sottof orma di interessi (azioni, quote di fondi
comuni),
42) attività che non sono di natura finanziaria (ratei, risconti, crediti tributari);
- Attività non finanziarie:
43) immobilizzazioni materiali
44) immobilizzazioni immateriali (es. avviamento).
- Passività onerose di interessi: insieme delle risorse finanziarie raccolte dalla clientela privata e
dalle altre banche (depositi, obbligazioni) che prevedono il pagamento di interessi passivi;
- Passività non onerose di interessi: debiti che emergono dalla normale operatività (fondi imposte e
tasse, fondi previdenziali, ratei e risconti);
- Patrimonio: sono comprese tutte le voci contabili che esprimono fonti di finanziamento di
competenza degli azionisti; sono la garanzia per tutti i creditori per il rischio d’impresa.

Il Conto Economico
Normalmente viene rappresentato in forma verticale, o progressiva, che consente una più facile
individuazione del contributo dato dalle diverse aree di business alla formazione del risultato netto;
• Margine di interesse = somma algebrica degli interessi attivi e passivi di competenza
dell’esercizio;
Sono i ricavi ed i costi direttamente imputabili all’attività di intermediazione creditizia (attività finanziarie
fruttifere di interessi e passività finanziarie onerose di interessi)
Variazioni di modesta entità sono in grado di determinare variazioni molto rilevanti nel risultato netto
dell'esercizio

• Margine di intermediazione =
+ margine di interesse
+ ricavi da servizi (commissioni attività di servizio nei confronti della clientela)
+ profitti/perdite da operazioni finanziarie (risultati realizzati e valutazioni contabili): risultato lordo delle
due principali aree di affari della banca: quella dell'intermediazione creditizia e quella dei servizi;
• Risultato di gestione =
+ margine di intermediazione
– costi operativi (costi del personale, spese amministrative, ecc.)
+ rettifiche di valore (svalutazioni calcolate per immobilizzazioni materiali e stimate per le
immobilizzazioni immateriali) e accantonamenti (imputazione o utilizzo effettuato nel corso dell'esercizio
dei diversi fondi del passivo)
È una misura dell’economicità della gestione caratteristica; tiene conto dei costi generali della struttura
aziendale e delle svalutazioni/rivalutazione sia dei valori immobiliari che mobiliari;
• Risultato lordo = risultato di gestione + saldo delle operazioni straordinarie;
• Risultato netto = risultato lordo – imposte sul reddito + variazioni del fondo rischi bancari generali.

LA VALUTAZIONE DEI TITOLI


Il riferimento è allo IAS 39 che identifica i profili di contabilizzazione, la classificazione e la valutazione
delle attività finanziarie;
La banca deve allocare i titoli che inserisce in portafoglio in una delle tre distinte categorie previste dalla
normativa e svolge il corrispondente procedimento di liquidazione.

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La classificazione (cui è associato un diverso modello di valutazione per classe) dipende dalla finalità
perseguita dalla banca con l’acquisizione di tali attività finanziarie (managment intent):
45) Titoli Held For Trading (HFT): negoziazione a breve per fine speculativo, legato alla fluttuazione di
prezzo del mercato;
46) Titoli Held To Maturity (HTM): da detenere in portafoglio fino a scadenza (i titoli classificati come
HTM possono esse ceduti solo in casi eccezionali, previsti dalla disciplina contabile);
47) Titoli Available For Sale (AFS): generico intento di detenzione per lungo tempo, ma che potrebbero
in qualunque momento essere ceduti sul mercato.
Per ognuna delle 3 categorie la disciplina indica quale criterio di valutazione applicare.
I criteri di valutazione previsti dalla IAS 39 sono:
48) Fair value: valutazione del titolo al suo valore di mercato, stimato alla fine dell'esercizio;
Per titoli quotati, cui sono disponibili prezzi pubblici, il valore è il suo prezzo al giorno precedente la
chiusura di bilancio,
Per titoli non quotati il valore è il prezzo medio di titoli quotati simili per caratteristiche o il suo valore
attuale netto, stimato attraverso l'attualizzazione dei suoi flussi di cassa a un tasso ragionevole per il
mercato finanziario.
Il valore del portafoglio titoli oscilla )in aumento o in diminuzione) in base all’andamento del mercato ed a
variabili macrofinanziarie, come i tassi di interesse.
49) Costo ammortizzato: valutazione in base al prezzo a cui la banca ha acquistato il titolo (comprese le
componenti accessorie).
La valutazione può essere rettificata in diminuzione se sussistono condizioni di rischio creditizio
comprovato dell’emittente. Comunque ci sono poche possibilità di oscillazione.
Disposizioni IAS 39 su valutazione dei titoli e imputazione contabile dei relativi risultati:
50) I titoli HFT sono valutati al fair value e i risultati della valutazione (+/-) sono imputati nel Conto
Economico alla voce profitti/perdite da operazioni finanziarie;
Risultato economico influenzato anche da componenti valutative, oscillazione del valore di mercato dei
titoli.
51) I titoli classificati HTM sono valutati al costo ammortizzato e risultati, che possono solo essere
negativi, sono inseriti nella voce del Conto Economico rettifiche di valore;
52) I titoli classificati AFS sono valutati al fair value, ma i risultati (+/-) sono imputati ad una riserva di
carattere patrimoniale dedicata a tali operazioni (riserva di fair value).
In tal modo il possibile errore di valutazione si scarica sul bilancio solo sulle dimensioni del patrimonio
contabile, senza incidere sul conto economico.
LA VALUTAZIONE DEI CREDITI
Lo IAS 39 impone che la banca valuti i suoi crediti secondo il criterio del costo ammortizzato. E’
esplicitamente previsto un processo di svalutazione i cui risultati vanno nel Conto Economico alla voce
rettifiche di valore.
Nel processo di svalutazione la banca identifica all'interno del proprio portafoglio, tutte le singole posizioni
per le quali è prevedibile anche un solo parziale inadempimento da parte del debitore nel pagamento
puntuale degli interessi e nel rimborso puntuale del capitale prestato.
Devono essere svalutati i crediti con le seguenti caratteristiche:
53) Significative ed evidenti difficoltà finanziarie del debitore;
54) Mancato pagamento degli interessi o del capitale;
55) Possibilità che il debitore avvii una procedura concorsuale o di ristrutturazione finanziaria.
In questi casi i crediti sono valutati attualizzando al tasso di interesse originario del credito i flussi di cassa
futuri stimati tenendo conto delle nuove condizioni del debitore. Se tale stima ha valori più bassi rispetto ai
valori contrattuali, il valore contabile del credito dovrà essere svalutato e la differenza sarà imputata a
rettifiche di valore.

La nota integrativa
E’ la componente del bilancio più ricca di informazioni con riferimento ai fatti di gestione.
La regolamentazione speciale in tema di bilancio delle banche prevede per la nota integrativa una struttura
alquanto rigida.
Presenta due caratteristiche distintive:

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56) è un documento analitico e non sintetico (come invece CE e SP)


La nota integrativa offre dettagli e specificazioni per voci che nel CE e SP sono aggregate e poco
intellegibili (es. classificazione per scadenza delle attività e passività finanziarie).
• Offre significativi elementi di dettaglio relativamente alle voci di SP e CE
• Offre informazioni ulteriori, elaborate per dare immediata evidenza dei rischi che insistono sulle
diverse aree della gestione
• Offre informazioni relative a variabili gestionali che nello SP e nel CE non ci sono: riporta le
operazioni fuori bilancio (es. impegni irrevocabili già assunti dalla banca a erogare un finanziamento
su richiesta del cliente o le fideiussioni).
57) è un documento qualitativo e non quantitativo (come invece CE e SP)
Spiega e giustifica i criteri di valutazioni e di stima adottati per redigere il bilancio:
• Deve contenere un'articolata descrizione dell'effettiva applicazione da parte della banca dei criteri di
valutazione imposti dalla normativa con riferimento alle attività possedute alla fine dell'esercizio
• Deve commentare e spiegare tutte le informazioni quantitative

IL SISTEMA BANCARIO ITALIANO


Processo di fusione/acquisizione tra banche, iniziato negli anni ‘90 ha determinato una riduzione del
numero di operatori. Nel 2011 sono state censite dalla Banca d’Italia 756 banche.
Aumento della concentrazione del settore, aumenta la quota di mercato detenuta dai principali gruppi
bancari.
Aumento del numero di sportelli dovuto allo sviluppo del mercato dei servizi finanziari. Nel 2011 sul
territorio italiano erano presenti 33.536.
La composizione dell'attivo e del passivo del sistema bancario:
L'attivo è composto dagli investimenti dei fondi raccolti a titolo di capitale proprio e di debito:
58) i prestiti: componente caratteristica dell'intermediazione creditizia (strumenti finanziari non
trasferibili)
59) i titoli: costituiscono l'evidenza delle relazioni strutturali esistenti tra la banca e il mercato mobiliare
(principalmente titoli di stato e obbligazioni, ma anche azioni e partecipazioni)
60) e le attività sull'estero
Il passivo è in gran parte formato dalle attività di acquisizione di fondi a titoli di indebitamento.
La raccolta bancaria comprende:
61) i depositi (depositi a risparmio, certificati di deposito, buoni fruttiferi e c/c passivi da clientela
ordinaria)
62) le obbligazioni
63) le operazioni pronti contro termine (vendita temporanea di titoli con previo accordo di riacquisto)
64) i rapporti interbancari
65) la provvista sull'estero
La banca svolge anche attività di negoziazione delegata in nome e per conto di terzi, di custodia e
amministrazione valori e di negoziazione in proprio d operazioni che avranno effetto patrimoniale futuro.
Tali attività vengono rappresentate sotto la riga e contabilizzate fuori bilancio nella voce “garanzie e
impegni”.

LE SOCIETÀ DI INTERMEDIAZIONE MOBILIARE

Sono società costituite nella forma di società per azioni aventi sede legale e direzione generale in Italia che
svolgono attività che comprendono la negoziazione, il collocamento, le gestione di portafogli di valori
mobiliari, esecuzione di ordini del mercato;
Negli ultimi anni il numero delle SIM si è progressivamente ridotto per le seguenti cause:
• Processo di concentrazione del settore tramite fusioni ed acquisizioni;
• Maggiore concorrenza esercitata dalle banche sullo stesso business;
• Spostamento di alcune aree di attività verso le SGR.

Le aree di attività delle SIM (servizi di investimento)

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66) Negoziazione di strumenti finanziari per conto proprio (dealing) o per conto terzi (brokerage);
67) Collocamento di strumenti finanziari con garanzia (underwritting) o senza garanzia (selling) di
sottoscrizione a favore dell’emittente;
68) Gestione individuale di portafogli di strumenti finanziari;
69) Ricezione e trasmissione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari;
70) Consulenza in materia di investimenti.
Il dealing e l'inderwritting implicano gestione di un portafoglio titoli di proprietà e quindi l'assunzione dei
correlati rischi di mercato
La altre attività (brokerage, selling, gestione... , ricezione.. , consulenza) sono attività di prestazione di
servizi per conto terzi, in cui l'intermediario non assume posizioni in proprio, con il solo rischio di
copertura dei costi fissi sostenuti.

Le specificità del bilancio


- Per una SIM dealer assumono rilevanza i profitti o perdite da operazioni finanziarie che derivano
dalle negoziazioni sul mercato secondario. Questi devono essere in grado di coprire i costi di
struttura.
Tra i costi operativi spiccano il personale e l’infrastruttura telematica.
- Per una SIM di servizio il nodo cruciale è la capacità di generare commissioni attive che coprano i
costi di struttura.
Le SIM hanno normalmente una struttura ridotta con circa un centinaio di dipendenti.

Le scelte strategiche e gestionali


38) Collegamento tra SIM e banche (sia da un punto di vista societario, che operativo): alcune SIM
sono espressione di grandi banche che hanno concentrato in società giuridicamente distinte l’attività
di investimento (giro d’affari certo, minori costi operativi, bassa autonomia strategica ed operativa).
Esistono SIM indipendenti che si pongono in diretta concorrenza con le banche (tutte?), che a volta sono
loro clienti.
Hanno totale autonomia e sopportano maggiori rischi e costi operativi.
39) Tipo di clientela: il riferimento può essere a
71) soggetti istituzionali (underwriting o selling): imprese emittenti, banche, compagnie assicurazioni
72) privati (dealing): relazioni di scambio con molti clienti che alimentano operazioni di basso importo
unitario; impegno e costi elevati, e quindi prezzi unitari più elevati rispetto clientela istituzionale
Specificità diverse in termine di numerosità e dimensione delle operazioni svolte.
40) Modalità di distribuzione:
73) nel caso di servizi standardizzati e fondati su flussi informativi governabili anche in via telematica
la rete fisica non esiste. Ciò consente anche una velocizzazione dell’esecuzione delle operazioni.
74) nel caso di servizi personalizzati, es. gestione portafoglio, il problema del canale distributivo è più
critico ed il contatto personale necessario.

41) Scelta del portafoglio di servizi offerti: scelta tra una posizionamento focalizzato su un numero
contenuto di servizi con forte specializzazione o verso una maggiore diversificazione delle attività.
Rispetto alla specializzazione si evidenzia un maggiore potere di mercato e di redditività degli intermediari
polifunzionali: maggiori dimensioni con economie di scala, effetti positivi strutture di costo.

LE SOCIETÀ DI LEASING
Per esercitare tale attività è necessaria l’iscrizione nell’elenco generale presso la Banca d’Italia che esercita
la vigilanza su tali enti. Sono richiesti i seguenti requisiti:
75) Forma giuridica: società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità
limitata, società cooperativa;
76) Versamento del capitale sociale: almeno cinque volte il minimo stabilito per le spa;
77) Requisiti di onorabilità dei partecipanti al capitale e di professionalità degli esponenti aziendali.
Svolgono attività creditizia mediante la stipulazione di contratti di locazione finanziaria che presuppone
l’esistenza di un bene utile per il cliente ed idoneo alla locazione.

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Il contratto di leasing:
42) La società di leasing (locatore) concede in locazione al cliente (locatario), per un tempo determinato
e in contropartita di un canone periodico, il bene acquistato o fatto costruire secondo le indicazioni
del locatorio;
43) Al termine del contratto è concessa al locatario la facoltà di acquistare il bene a condizioni
prefissate;
44) La spesa per l'acquisto è sostenuta dal locatore, pertanto la proprietà del bene rimane alla società di
leasing fino all’eventuale riscatto da parte del locatario (rischio obolescenza);
45) La società di leasing deve pertanto calcolare i canoni periodici in modo che coprano non solo gli
interessi, ma anche la quota di ammortamento.
Le società di leasing finanziano investimenti produttivi, sia beni mobili sia beni immobili.
Produce ulteriore valore per il cliente locatario:
78) capacità di esercitare forza contrattuale nei confronti del produttore del bene
79) possibilità di risolvere problemi di relazione fiduciaria e finanziaria fra produttori e acquirenti
80) produzione implicita e indiretta di vantaggi fiscali

Lo Stato Patrimoniale
Nel bilancio delle società di leasing che applicano il metodo finanziario (trasferimento al locatario di tutti
i rischi e benefici connessi alla proprietà del bene) viene contabilizzata la dimensione finanziaria del
contratto cioè i crediti originati dal diritto a riscuotere i canoni di locazione (valore attuale dei canoni futuri
da riscuotere nell’attivo SP come crediti da operazioni di leasing).
Il bene è contabilizzato nel bilancio del locatario anche se formalmente non ne è proprietario;
Quindi i canoni di locazione sono composti da una quota di rimborso del capitale per i debiti sostenuti e
una quota di provento finanziario per l'impiego del capitale e i servizi prestati
Le società che applicano il metodo patrimoniale iscrivono nell’attivo i cespiti relativi ai beni dati in
leasing fino al momento dell’eventuale riscatto.
Il finanziamento delle società di leasing avviene prevalentemente attraverso prestiti concessi da banche o,
in misura minore, altri intermediari finanziari.

Il Conto Economico
Per le società di leasing le voci prevalenti del Conto Economico sono:
81) Ricavi da interessi a fronte di crediti;
82) Interessi passivi sui finanziamenti accesi a titolo di debito;
83) Commissioni nette e risultato netto delle operazioni finanziarie.
Si aggiungono quelle tipiche della gestione operativa (spese amministrative e rettifiche di valore su attività
finanziarie)
Non sono presenti le rettifiche di valore sui beni dati in leasing che sono invece iscritti nel bilancio del
locatario.

LE SOCIETÀ DI FACTORING
Intermediari creditizi la cui attività consiste nell’acquisto di crediti commerciali da imprese;
La cessione di crediti commerciali a una società specializzata (factor) a fini di gestione, di incasso e di
finanziamento del cedente, può avvenire
- pro soluto: il cedente garantisce solo l’esistenza del credito, rischio di credito a carico cessionario
- pro solvendo: il cedente si assume anche la garanzia contro l’insolvenza del debitore
I servizi offerti sono:
84) informativi riferiti alle condizioni finanziarie della clientela commerciale,
85) di amministrazione, gestione ed incasso dei crediti,
86) legali per il recupero crediti,
87) garanzia del buon esito dell'incasso (pro soluto)
88) di anticipazione parziale del valore dei crediti ceduti.
La società di factor ha rapporti sia con il debitore che con il creditore ceduti: necessità di gestire una mole

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elevata di informazioni e duplice capacità di valutazione del rischio.


Pertanto il suo grado di efficienza è legato anche alla capacità di generare consistenti economie di scala.

Lo Stato Patrimoniale
I crediti acquistati sono iscritti nell’attivo dello Stato Patrimoniale in apposite poste “per operazioni in
factoring” al loro valore di acquisizione (tipicamente il valore nominale), il soggetto di contropartita è
rappresentato dal debitore ceduto
Le scadenze sono normalmente a breve.
Al passivo vanno inserite le quote dei crediti non ancora corrisposte ai soggetti cedenti; nel caso di cessione
pro solvendo si inseriscono al passivo anche i crediti inesigibili;
Il finanziamento delle società di factoring avviene per lo più nella forma dell’indebitamento bancario a
breve.

Il Conto Economico
Tra i ricavi si trovano le commissioni e gli interessi derivanti dall’attività di gestione e smobilizzo
anticipato dei crediti;
Tra i costi si trovano gli interessi passivi per la copertura del fabbisogno finanziario derivante dall’anticipo
dei crediti, i costi operativi e le perdite su crediti;
Le caratteristiche del processo produttivo dovrebbero generare basse perdite su crediti e alti costi di
gestione per lo svolgimento dell’attività di valutazione;
Passaggio da un orientamento al margine di interesse a uno al margine di intermediazione.

LE SOCIETÀ DI CREDITO AL CONSUMO


Il credito al consumo comprende due categorie di operazioni:
89) Il credito personale: finanziamento senza vincolo di destinazione di durata pluriennale e di importo
contenuto basato sulla struttura tecnica del mutuo (erogato principalmente delle banche)
90) Il credito finalizzato: serve per acquistare uno specifico bene di consumo scelto dal cliente (erogato
principalmente dalle società finanziarie).
Il cliente paga una serie di rate comprensive del rimborso del capitale e degli interessi; la forma tecnica
sottostante può essere quella del mutuo a rata costante o del finanziamento revolving su carta di credito
(pagamento di rate per riacquisire il diritto ad utilizzare una linea di credito).
Le società di credito al consumo possono essere
91) società indipendenti (minori quote di mercato)
92) società facenti parte di gruppi industriali, bancari, assicurativi o di distribuzione commerciale;
Gli operatori principali sono riconducibili a gruppi operanti in campo industriale e bancario, mentre
rilevanza minore hanno le società di matrice assicurativa e quasi inesistenti sono quelle legale alla
distribuzione.
Particolare rilevanza hanno:
• quelle legate a gruppi industriali che svolgono la funzione captive di agevolare la vendita del bene
principale (appartenente alla casa madre)
• quelle di matrice bancaria che offrono i loro di servizi di finanziamento, soprattutto personale,
attraverso una rete di commercianti convenzionati;
Con maggiore ritardo nel nostro paesi si sta muovendo la grande distribuzione organizzata.
Le specificità:

46) Le valutazioni del merito creditizio della controparte, data la necessaria velocità di risposta, si
basano su metodi statistici standardizzati, spesso basati su serie storiche;
Si attribuisce un punteggio di merito calcolato in base a determinate caratteristiche economiche e personali
del soggetto richiedente, che confrontato con i dati storici determina le probabilità di esito positivo
dell'operazione di finanziamento.
47) Si creano dei database di informazioni che consento di lavorare a distanza, senza essere a diretto
contatto col cliente, minimizzando i costi di valutazione e assicurando il monitoraggio puntuale di
ciascuna pratica;
48) L’elevatissimo numero di pratiche gestite necessita di essere supportato da una procedura quanto più
automatizzata.

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I FONDI COMUNI DI INVESTIMENTO


Forme di investimento collettivo (gestione in monte del risparmio).
Il termine “comune” indica che il patrimonio ottenuto per somma dei conferimenti dei partecipanti è
indiviso e che il fondo è una comunione indivisa di beni di cui ciascun partecipante è comproprietario per
la sua quota.
Il fondo comune di investimento prevede che:
49) Il patrimonio è gestito da un’apposita Società di Gestione del Risparmio (SGR)
50) Il Patrimonio del fondo è distinto sia da quello della società che da quello dei singoli partecipanti;
51) Le quote di partecipazione hanno tutte uguale valore e uguali diritti, sono rappresentati da titoli
nominativi o al portatore;
52) La quota viene definita passività di mercato: il valore dipende dal valore di mercato del patrimonio
del fondo (fondo aperto) o dalla quotazione nel mercato regolamentato (fondo chiuso);
53) Si distinguono in: Fondi aperti o chiusi (modalità di gestione), fondi mobiliari o immobiliari
(oggetto dell’investimento),

Le tipologie:
- Il fondo si dice aperto se il sottoscrittore in ogni momento ha la facoltà di investire o disinvestire
nel fondo stesso al prezzo corrente della quota;
Pertanto Il patrimonio del fondo aperto è variabile.
- Il fondo si dice chiuso se, trascorsa la sua fase costitutiva, non possono essere accettati nuovi
sottoscrittori, specularmente i partecipanti non possono esercitare il diritto di riscatto prima di una
data scadenza;
Le quote dei fondi chiusi sono normalmente valutate in mercati regolamentati per cui il loro trasferimento
appare più agevole.
Nel sistema finanziario italiano la forma più diffusa è quella del fondo comune di investimento mobiliare
aperto.

I soggetti coinvolti:
93) Il sottoscrittore o partecipante al fondo;
94) La società di gestione del risparmio: procede agli investimenti in titoli ed altre attività finanziarie
delle somme versate dai partecipanti; la negoziazione avviene in qualità di mandatario e non di
proprietario; la SGR provvede all’esercizio collettivo dei diritti inerenti ai titoli e ad ogni altra
attività di gestione;
95) La banca depositaria: custodisce il patrimonio del fondo e svolge operazioni di controllo della
conformità delle operazioni svolte dalla SGR;
96) Il collocatore: soggetto autorizzato a collocare le quote del fondo presso il pubblico.

Il ruolo della SGR


6) La combinazione fondo comune più società di gestione costituisce una forma di intermediazione,
poiché si interpone tra datori di fondi (investitori/sottoscrittori) e prenditori finali (imprese
emittenti): si tratta di una modalità particolarmente strutturata di scambio diretto assistito.
7) Svolge un’intermediazione leggera poiché non c’è formale interposizione di bilancio (scambio
diretto assistito).
8) Svolge la sua attività in forza di una delega molto ampia.
9) Esercita la totalità dei diritti di proprietà per conto del fondo, ma formalmente in nome proprio.

Le attività esercitate sono:


97) Trading: valutazione e selezione degli investimenti del fondo;
98) Negoziazione accentrata: acquisto e vendita di valori mobiliari per quantità unitarie;
99) Trasformazione del rischio: il rendimento della quota è uguale al rendimento del portafoglio, ma il
rischio è inferiore alla media ponderata dei rischi delle singole attività di portafoglio.
100) Trasformazione delle scadenze: la scadenza della quota è a vista ed il riscatto avviene al
prezzo corrente.

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Questo intermediario finanziario trasforma con effetto positivo sia il rischio sia le scadenze.

Lo Stato Patrimoniale
Lo Stato Patrimoniale della SGR evidenzia
101) al passivo le consistenze dei mezzi propri, che dipendono dai fondi gestiti, e componenti
eventuali di indebitamento
102) all’attivo gli investimenti reali per il funzionamento della società e le attività finanziarie di
proprietà.
Il Fondo Comune non presenta uno Stato Patrimoniale, ma un rendiconto annuale che contiene:
- Il prospetto di sintesi del patrimonio: movimenti, valore complessivo netto del fondo, quote in
circolazione, emesse e rimborsate nell’esercizio, gestione svolta e performance conseguita;
- Prospetto di ripartizione del portafoglio;
- Elenco dei primi 50 titolo posseduti, o di quelli che superano lo 0,5% del valore complessivo del
fondo.

La normativa vigente impone altri obblighi di trasparenza e informativa:


103) Prospetto informativo: contiene le informazione necessarie a conoscere nel dettaglio le
caratteristiche dell’investimento proposto ed il benchmark di riferimento, il regolamento del fondo,
la SGR, i collocatori, la banca depositaria e la società di revisione;
104) Relazione semestrale: stessi contenuti del rendiconto annuale;
105) Prospetto giornaliero: illustra la situazione del fondo alla data;
106) Calcolo e pubblicazione giornaliera del valore della quota.

Il Conto Economico
Il conto economico della SGR evidenzia i proventi e gli oneri dell'attività di gestione nel suo complesso.
I ricavi derivano dalle provvigioni di gestione pagate dal fondo e dalle commissioni per l’emissione di
certificati.
I costi derivano dalle commissioni passive per la negoziazione ed i costi di natura operativa;
Per il fondo le indicazioni sono contenute nella sezione reddituale del rendiconto annuale.
I ricavi della gestione patrimoniale (cedole, dividendi) ed i costi (minusvalenze, oneri di gestione) sono
direttamente imputati al fondo e vanno ad accrescere/diminuire il patrimonio del fondo.

LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE
L’assicurazione rappresenta una modalità, alternativa al risparmio, per fronteggiare bisogni economici
futuri;
Con l’assicurazione un individuo ottiene da un altro soggetto, previo il versamento di un importo periodico
(premio), l’ammontare complessivo necessario a fronteggiare un bisogno di entità e scadenza incerte;
L’assicurazione si basa sul principio mutualistico: solo alcuni soggetti appartenenti ad una collettività
possono essere colpiti dall’evento in oggetto, pertanto il costo complessivo degli accadimenti negativi
viene ripartito fra tutti i partecipanti alla collettività stessa.
Il sistema mutualistico può essere attuato direttamente dalla collettività di soggetti esposti al medesimo
rischio, che si impegnano reciprocamente a versare pro quota dei contributi a favore di coloro che sono
colpiti dall'avvenimento. Se il costo complessivo dei risarcimenti è superiore a quanto previsto viene
sopportato dalla collettività.
Oppure esercitato indirettamente, in forma di impresa da un intermediario, che previa raccolta ex ante dei
contributi pro quota, si impegna a risarcire i partecipanti alla collettività colpiti dall'evento assicurato. Se il
costo complessivo dei risarcimenti è superiore a quanto versato pro quota viene sopportato dall'assicuratore
e rappresenta il rischio imprenditoriale
Definizione impresa di assicurazione: mediante contratti dai caratteri omogenei assume e gestisce i rischi a
essa trasferita dagli assicurati.
Le aree di attività:
- Assicurazioni danni: rischi attinenti ai beni (incendio, furto), ai soggetti (infortuni, malattia) e al
patrimonio (responsabilità civile);
- Assicurazioni vita: sono relative ai rischi attinenti esclusivamente la vita umana (rischi di morte e

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rischi di sopravvivenza).
La natura di intermediario finanziario
L’attività assicurativa prevede la raccolta ex-ante di premi allo scopo di costituire i capitali necessari gli
impegni assunti verso gli assicurati.
Le risorse finanziarie devono quindi essere investite dalla società di assicurazione affinché i proventi del
loro impiego contribuiscano a coprire i costi aziendali, cioè costituire i capitali per i risarcimenti e formare
il risultato economico.
La compagnia di assicurazioni si profila come un investitore istituzionale.
Le assicurazioni diventano intermediari finanziari nella misura in cui gli investimenti sono indirizzati verso
attività finanziarie emesse e non verso attività reali.
Differenza principale rispetto agli altri intermediari è l'aleatorietà della controprestazione:
107) la corresponsione o meno del risarcimento dipende dal manifestarsi o no del rischio,
108) l'importo del risarcimento dipende dall'entità del danno subito,
109) il destinatario del risarcimento può essere un soggetto diverso dal contraente che ha pagato il
premio.

La gestione finanziaria
A livello aggregato l’assicurazione è in grado di prevedere, in base a tavole statistiche ed alla sua
esperienza, la dinamica dei flussi in uscita e il grado di liquidità dei rischi puri.
- Caso danni: la dimensione delle passività (riserve tecniche) può essere anche maggiore dei premi
raccolti e dipende da eventi aleatori.
La dinamica dei flussi finanziari in uscita è quindi in parte indipendente da variabili economiche;
- Caso vita: non c’è aleatorietà sull’esborso e c’è quindi una migliore conoscenza dell’importo
massimo delle passività.
Sa che dovrà adempiere la propria prestazione nei confronti di tutti gli assicurati e quindi conosce i
destinatari delle prestazioni assicurative fino dalla stipula

I profili gestionali
Gestione tecnico-assicurativa (core business dell'attività assicurativa):
110) Assunzione dei rischi puri; direttamente tramite la rete degli intermediari e indirettamente
tramite l'acquisizione di quote di rischio da altre compagnie;
111) Costituzione e gestione del portafoglio rischi;
112) Cessione dei rischi ad altre compagnie;
113) Ispezione dei sinistri;
114) Valutazione e liquidazione dei risarcimenti.
Gestione patrimoniale-finanziaria:
115) Attività di tesoreria (incasso premi, pagamento risarcimenti);
116) Gestione dei flussi in entrata ed uscita generati dalla gestione aziendale;
117) Investimento delle riserve tecniche.

Il Bilancio
L’attività di assicurazione ha un orizzonte di medio-lungo periodo, è necessario prevenire comportamenti
incoerenti con gli impegni assunti, tramite 3 insiemi di norme:
118) Riserve tecniche: obbligo a creare un fondo di accantonamento sufficiente a far fronte agli
impegni in essere, evitando di portare a utile di esercizio ricavi (premi) destinati a far fronte a i costi
degli esercizi futuri (salvaguardia della solvibilità nel lungo periodo);
119) Attività a copertura: obbligo a detenere attività di ammontare almeno pari agli
accantonamenti e coerenti con le prestazioni in obbligo;
120) Margine di solvibilità: determinazione di un livello minimo di mezzi propri e di ulteriori
attività che sono incluse nel patrimonio libero, destinai a coprire il rischio di base legato a eventuali
disallinenamenti sfavorevoli tra gli impegni assunti e le relativa attività a copertura.

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Lo Stato Patrimoniale
Le passività si caratterizzano per le riserve tecniche:
121) riserva premi (sia ramo vita che danni risponde al disallineamento temporale): per rischi in
corso alla fine dell'esercizio,
122) riserva sinistri (solo ramo danni, per sinistri già verificati e non ancora liquidati): valore
stimato delle spese previste soprattutto per i sinistri con danno ancora oggetto di valutazione o
controversia
123) riserve aggiuntive (ramo danni es. senescenza per assicurazioni malattia, si compongono di
valori stimati),
124) riserva matematica (ramo vita, tiene conto di tutti gli obblighi futuri assunti);
Le attività comprendono i beni mobili ed immobili, i titoli, le partecipazioni, i mutui e i prestiti, la liquidità.
Devono avere natura di solvibilità, liquidità e redditività coerenti con le peculiarità del passivo.

Il Conto Economico
I ricavi tipici sono costituiti dai premi, il cui volume complessivo indica il fatturato, nello stesso periodo si
sommano i premi delle polizze emesse in anni passati e di quelle nuove (indicatore del grado di sviluppo);
Maggiore durata contratti assicurativi = volume premi di una compagnia è in crescita, se:
tasso sottoscrizione nuovi contratti > tasso di abbandono polizze
Polizze di durata annuale = fatturato annuale incerto
I costi tipici sono i risarcimenti per sinistri (danni) e l’erogazione dei capitali maturati (vita), a questi
devono essere aggiunte le provvigioni riconosciute agli intermediari;
Ai costi tipici vanno aggiunti anche quelli gestionali ed in particolare i costi derivanti dalla gestione
tecnico-assicurativa e da quella patrimoniale-finanziaria

LE TIPOLOGIE DI PREVIDENZA
I 3 pilastri fondamentali del sistema previdenziale:

54) Previdenza pubblica di base: ispirazione solidaristica (i contributi versati dal singolo non sono
accantonati per la sua rendita futura, ma usati immediatamente per erogare le pensioni in essere),
non c’è accumulo, ma solo trasferimento di risparmio nello spazio, dai soggetti in attività a quelli in
pensione.
55) Previdenza complementare collettiva: fondi pensione, gestione del contributo privato su base
collettiva ed in base al principio della capitalizzazione (trasferimento nel tempo). Contributi pagati
dal lavoratore vengono accantonati ed investiti senza che egli ne perda la titolarità, andando a
costituire l'importo delle future rendite pensionistiche.
56) Previdenza complementare individuale: si fonda sempre sul principio della capitalizzazione, ma
risponde ad esigenze personalizzate (polizze vita, piani di accumulo dei fondi comuni, ecc.)

I FONDI PENSIONE
Istituzioni autonome e dotate di soggettività giuridica che, tramite un contratto stipulato su base collettiva,
accumulano i contributi dei lavoratori di una o più imprese per erogarne il montante in forma di rendite
vitalizie o di capitale nel periodo post-lavorativo.
57) Le legge impone ai FP il divieto di autogestione delle risorse raccolte che devono essere affidate ad
investitori istituzionali specializzati (es. banche, SIM, compagnie assicurazione, SGR); il fondo
svolge un ruolo di mediazione tra lavoratori e investitori, la normativa italiana non ha quindi creato
una nuova figura di investitore istituzionale, contrariamente a quella anglosassone.
58) La legge prevede l’esistenza di due tipologie di fondi:
125. chiusi ( istituiti attraverso una contrattazione collettiva) vengono disegnati in base alle
esigenze dei lavoratori coinvolti, ma hanno costi di istituzione elevati;
126. aperti (istituiti dai soggetti autorizzati alla gestione delle risorse) possono essere sottoscritti
da lavoratori subordinati, autonomi o liberi professionisti che non hanno un fondo chiuso di
categoria o non intendono avvalersene.

LA DIVERSIFICAZIONE DEGLI INTERMEDIARI*****

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59) Utenza congiunta: la maggior parte degli individui utilizza contemporaneamente più strumenti
finanziari (cross selling, migliore conoscenza della controparte, prezzi discrezionali, aumento
switching cost);
60) Produzione congiunta: economie di costo sia per le economie di scala (maggiore dimensione
operativa dei singoli processi) che di scopo (maggior raggio d'azione dell'attività aziendale);
61) Scelta di modelli organizzativi che sappiano valorizzare sia la diversificazione che la
specializzazione.
62) Diversificazione guidata dalla ricerca di soddisfare bisogni emergenti nella propria clientela e
fondata sulla presenza di risorse e competenze ad hoc.

MODELLI ISTITUZIONALI*****
63) Banca universale: banca che esercita congiuntamente e direttamente l’attività bancaria propria e le
altre attività finanziarie ammesse;
64) Gruppo bancario: esercizio di attività bancarie e finanziarie da parte di un unico soggetto
economico attraverso aziende giuridicamente separate.
Il livello di diversificazione delle attività raggiungibile dal gruppo è maggiore rispetto a quello della banca
universale.
Dal modello istituzionale scelto dipendono anche i meccanismi di coordinamento decisionale ed esecutivo.

CAP. 9 – L'EQUILIBRIO REDDITUALE, FINANZIARIO E PATRIMONIALE

LE FINALITÀ DEGLI INTERMEDIARI


65) Il fine istituzionale dell’impresa è la produzione di reddito (?) e l’accumulazione (?) di ricchezza
mediante l’attività di produzione, distribuzione e scambio.
Anche gli intermediari finanziari perseguono tale finalità e cioè rispettare la condizione che il valore totale
della produzione realizzata per il mercato sia maggiore dei costi correlati (fattori produttivi impiegati e
richiesti al mercato).
Intermediario finanziario è istituzionalmente finalizzato a produrre un margine economico (differenza
positiva tra ricavi delle vendite e costi per acquisto di tutti i fattori produttivi secondo i pressi di mercato).
66) Evoluzione più recente:
127. perseguire una redditività adeguata nel medio-lungo periodo che sappia coniugare le diverse
aspettative degli stakeholder;
128. raggiungimento dell’equilibrio di gestione (stabilità e continuità dell'impresa)

L’EQUILIBRIO DELLA GESTIONE


L’equilibrio di gestione identifica le condizioni necessarie e sufficienti affinché l'intermediario finanziario
sia in grado di mantenere nel tempo stabilità e continuità di funzionamento:
67) Equilibrio reddituale: conseguire i risultati economici necessari per garantire stabilità e sviluppo:
Il valore della produzione deve essere in grado di remunerare tutti i fattori produttivi impiegati, compreso il
capitale. Fa riferimento alla struttura costi/ricavi;
68) Equilibrio finanziario: mantenere con continuità l’equilibrio tra i flussi di cassa in entrata ed in
uscita.
Denota la capacità dell'intermediario finanziario di mantenere sotto controllo la corrispondenza fra struttura
dell'attivo e struttura del passivo (durate finanziarie delle attività finanziarie e delle passività)
L’importanza è tanto maggiore tanto più rilevante è l'intermediazione creditizia e l’attività di
trasformazione delle scadenze;
69) Equilibrio patrimoniale: mantenere con continuità un’eccedenza dell’attivo rispetto al passivo,
cioè un capitale netto positivo e commisurato ai rischi assunti (tema della solvibilità)
E' oggetto di regolamentazione e vigilanza.

I diversi tipi di equilibrio sono fisiologicamente interdipendenti e devono essere intesi come aspetti di un
concetto unitario di equilibrio di gestione.****

LA MISURAZIONE DELLA REDDITIVITÀ

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Il ROE (risultato netto/capitale netto) rappresenta il più semplice indicatore dell’equilibrio reddituale.
È scelto come strumento primario di analisi della redditività dell'intermediario finanziario in quanto è un
quoziente di bilancio direttamente collegabile con il sistema complesso dei quozienti di bilancio,
consentendo di elaborare con efficienza e rapidità l'informazione contenuta nei bilanci di esercizio.
È una misura contabile (determinata con i criteri utilizzati per la stesura del bilancio); per tali ragioni
presenta alcuni limiti (aspetti che differiscono la redditività contabile da quella misurata con criteri
economico-finanziari):
129) Poco utilizzato dall’azionista che utilizza i dividendi;
130) Non può essere confrontato con il rendimento di investimenti alternativi (es. valori
mobiliari);
131) I dati contenuti nei bilanci sono influenzati da norme civilistiche, fiscali e da procedure
contabili;
132) Le rilevazioni di esercizio possono talvolta riflettere fenomeni congiunturali (es. variazione
tassi interesse)
Modelli di economicità specifici per ogni intermediario: modalità analitico-interpretativa più corretta per
mettere in evidenza la specificità nella formazione del suo equilibrio reddituale.
Sono rappresentazioni semplificate delle diverse modalità elementari secondo cui si forma il margine
reddituale complessivo dell'intermediario.
I modelli di economicità elementari fanno riferimento a 4 diverse nozioni di margine reddittuale:
133) margine di interesse,
134) margine da commissione,
135) margine da plusvalenze,
136) margine assicurativo.

IL MARGINE REDDITUALE DELLA BANCA

Margini elementari che compongono il risultato economico e reddituale della banca:


70) Margine di interesse: ricavi interessi attivi – costi interessi passivi
Valore lordo dell’intermediazione creditizia (raccolta-impiego), non è rettificato per il rischio;
71) Margine da commissioni: ricavi netti da servizi
Le attività di servizio nei confronti della clientela sono remunerati da commissioni.
Ricavi netti in quanto la banca non solo incassa commissioni ma anche paga commissioni.
La banca sostiene anche delle commissione passive, ad esempio nella negoziazione di valori mobiliari;
72) Margine da plusvalenze: risultato netto dell’attività di negoziazione e utile (o perdita) da cessione
o riacquisto di crediti e di altre attività e passività finanziarie (derivante sia dalla negoziazione di
valori mobiliari sia per la cessione di crediti, es. cartolarizzazione).

Struttura scalare del conto economico della banca

Margine di interesse
+/- Margine da Commissione

= Margine di intermediazione di primo livello


+/- Margine da Plusvalenze

= Margine di intermediazione totale


+/- rettifiche e riprese di valore su crediti e altre attività finanziarie

= Risultato della gestione finanziaria


+/- costi operativi

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= Risultato lordo
+/- imposte

= Risultato netto

L’EQUILIBRIO FINANZIARIO DELLA BANCA


La banca deve conseguire una sequenza di saldi di flussi finanziari (in entrata e in uscita) costantemente
positivi (capacità di far fronte agli impieghi di pagamento), ma non eccessivi (impiego inefficiente delle
risorse).
La classificazione dei flussi finanziari per tipo di fattore causativo si articola nel seguente modo:
- flussi positivi:
25. variazioni positive di passività finanziarie;
26. variazioni negative di attività finanziarie;
27. variazioni negative di attività reali;
28. variazioni positive dei mezzi propri per nuovi conferimenti di provenienza esterna;
29. ricavi finanziari e ricavi non finanziari;
- flussi finanziari negativi:
30. variazioni negative di passività finanziarie;
31. variazioni positive di attività finanziarie;
32. variazioni positive di attività reali;
33. costi finanziari e non finanziari;
34. imposte e tasse;
35. dividendi.
I flussi finanziari non sempre producono contropartite monetarie (variazione della cassa):
• es. pagamento degli interessi attivi avviene per accredito su conto e genera un aumento delle
passività non corrispondente ad un’entrata di cassa;
Processo di ampia compensazione interna fra entrate e uscite monetarie potenziali.
L’equilibrio finanziario fornisce una valutazione ex-post sulle capacità della banca di creare le condizioni
ottimali per mantenere un equilibrio dei flussi, deve essere accompagnato anche da tecniche previsionali
(tengono conto anche dei comportamenti della clientela).
L'identificazione, la rilevazione e la misurazione dei flussi finanziari (entrate, uscite e relativi saldi di cassa
periodali) sono necessarie per definire le condizioni correnti dell'equilibrio finanziario aziendale e
forniscono le informazioni fondamentali per la gestione dell'equilibrio finanziario, in una prospettica di
breve periodo.

LA MISURAZIONE PROSPETTICA

Nella pressi bancarie vengono impiegati 3 metodi per misurare l'equilibrio finanziario prospettico:
- Stato patrimoniale riclassificato per grado di liquidità:
+ Attività monetizzabili, crediti convertibili in moneta a discrezione della banca: moneta legale, credito
verso banche, prestiti in scadenza, presti a scadenza indeterminata, titoli non impegnati,
- Passività volatili: debiti verso banche, depositi in scadenza depositi a vista di clientela;
Il saldo rappresenta la disponibilità di liquidità disponibile: liquidità di cui la banca potrà disporre nel
periodo futuro considerato ed entro la scadenza prescelta;
Il metodo dello stato patrimoniale riclassificato per liquidità trova il suo limite nel rilevare ad una certa
data la liquidità producibile dalle quantità-fondo o stock dello stato patrimoniale e di richiedere di ripetere
la classificazione con riferimento a una sequenza abbastanza fitta di orizzonti temporali. Tentativo di
estrarre informazione dinamica da una sequenza di informazioni statiche.

- Rilevazione dei flussi di cassa ordinati secondo una scalettatura temporale predefinita e crescente:
il metodo dei flussi di cassa attesi parte da una situazione iniziale i stato patrimoniale e i flussi di cassa

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generati dalle singole attività e passività nel tempo futuro, con riferimento ad una scala di scadenze e
perciò di intervalli temporali in cui il singolo flusso si manifesta.
Vengono applicate 2 fondamentali regole di rilevazione:
137. flussi riferiti alle attività e alle passività con con scadenza a vista, vengono stimati in
relazione alla probabilità che gran parte di esse si mantenga nel tempo;
138. flussi generati dalle scadenze contrattuali, vengono attribuiti alle scadenze nominali
contrattualmente previste, secondo il principio della liquidità naturale

- Metodi ibridi, che combinano i metodi precedenti: consiste nel riformulare il prospetto dei flussi di cassa
futuri includendo nella previsione dei flussi in entrata la vendita definitiva o temporanea dei titoli di
proprietà non impegnati o l'ottenimento di finanziamenti mediante la costituzione in garanzia degli stessi
titoli.

LE RISERVE DI LIQUIDITÀ
La banca deve mantenere una scorta di moneta legale (o di attività immediatamente e certamente
convertibili in moneta) per far fronte alle situazioni temporanee di eccedenza delle uscite di cassa: riserva
di liquidità.
- L’ammontare delle riserve obbligatorie è stabilita dalla Banca Centrale Europea (in percentuale
rispetto alla dimensione e composizione delle passività), le riserve obbligatorie possono essere
mobilitate a certe condizioni;
- L’ammontare delle riserve libere dipende dai metodi di previsione dell’equilibrio finanziario.
Si distinguono 2 tipi di riserva:
59. riserve di prima linea: moneta legale in cassa, attività esigibili presso Banca Centrale, crediti
esigibili a vista nei confronti di altre banche;
60. riserva di seconda linea: attività finanziarie, fruttifere, idonee a generare liquidità in modo
naturale (raggiungimento della scadenza,conseguente estinzione contrattuale e contemporaneo
pagamento) o in modo artificiale (per trasferimento definitivo o temporaneo a terzi)

LIQUIDITÀ E SOLVIBILITÀ

Liquidità: capacità della banca di far fronte continuamente e tempestivamente alle obbligazione assunte
verso i suoi creditori:
139) i creditori del lato del passivo: depositanti (senza scadenza), sottoscrittori delle obbligazioni,
titolari di derivati (esempio opzioni put vendute dalla banca);
140) i creditori dal lato dell’attivo: contratti di apertura di credito (di solito c’è la possibilità di
revoca incondizionata).

Solvibilità: il bilancio della banca deve evidenziare che il valore complessivo delle attività possedute sia
superiore a quello delle passività (patrimonio netto contabile positivo).
Accertamento della solvibilità dipende dai criteri di valutazione delle attività e delle passività iscritte nello
stato patrimoniale o in esso potenzialmente emergenti.

CAP. 10 – I RISCHI REDDITUALI CARATTERISTICI dell'INTERMEDIAZIONE


CREDITIZIA

I RISCHI CARATTERISTICI DELLA BANCA


La banca, assumendo attività e passività (crediti e debiti), prende posizione rispetto alle eventuali variazioni
di valore delle stesse.
- Rischio di insolvenza della controparte: la parte obbligata a fornire una certa controprestazione si

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rivela insolvente cioè non disposta o non capace di adempiere (a pagare);


- Rischio di mercato: possibilità che le variazioni dei prezzi di mercato influenzino il risultato
reddituale;
- Rischio operativo: possibilità che l’organizzazione aziendale presenti disfunzionalità e determini o
subisca dei danni;
- Rischio di variazione del livello generale dei prezzi: possibilità che l’inflazione influenzi la
redditività della gestione.
Ognuno di questi rischi influisce sul livello e sulla variabilità del risultato reddituale complessivo e quindi
sul patrimonio netto della banca.

IL RISCHIO DI INSOLVENZA

IL RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito fa parte dei rischi di insolvenza; il cliente finanziato alle scadenze previste si rivela
insolvente in misura totale o parziale per quanto riguarda il rimborso del capitale e/o il pagamento degli
interessi maturati.
Lo stato di insolvenza non consente di valutare immediatamente la perdita effettiva poiché prima devono
essere svolte le attività di recupero credito o di realizzo delle eventuali garanzie(pegno, ipoteca o
fifejussioni). La perdita definitiva può essere determinata solo in tempi non brevi.
Al fine di prevenire il più possibile il rischio di credito gli intermediari attuano una specifica politica dei
prestiti che determina sia la dimensione (aumento/diminuzione) che la composizione del portafoglio
prestiti. Per il controllo sono rilevanti quattro profili:
73) Tasso di sviluppo desiderato dei prestiti in essere: si definisce una soglia massima di accettazione
del rischio per ciascuna posizione di affidamento; se la politica di sviluppo del portafoglio prestiti
prevede tassi di crescita aggressivi è inevitabile avvicinarsi molto alla soglia stabilita.
74) Composizione del portafoglio prestiti: diversificare le diverse posizioni di affidamento in
funzione ad esempio del settore di appartenenza, della localizzazione geografica e anche delle forme
tecnico-contrattuali.
Diversificazione, frazionamento e composizione tecnica del portafoglio consentono di stabilizzare e di
ridurre il rischio di credito complessivo.
75) Metodi di valutazione e selezione dei singoli affidamenti: l’attenzione va concentrata soprattutto
sulle valutazione svolte prima della concessione degli affidamenti e non nei casi di revoca.
Determinare la capacità di rimborso del cliente richiedente prima della concessione stessa.
L’obiettivo è migliorare l’efficienza allocativa ex-ante, per evitare di intervenire ex-post per la gestione del
rischio stesso.
76) Determinazione del prezzo del credito: il prezzo (tasso di interesse) applicato al credito deve
remunerare sia le risorse finanziarie impiegate, sia i costi operativi, sia il rischio di perdita implicito
nella concessione del credito.

IL PROCESSO DI CONCESSIONE DEL CREDITO

Il processo produttivo della concessione di credito assume come riferimenti principali di premessa gli
obiettivi di dimensione e di composizione definiti dalle strategie aziendali:
− Ricerca di nuovi clienti richiedenti;
− Raccolta e analisi delle informazioni;
− Valutazione dei risultati delle analisi;
− Attribuzione al cliente della relativa classe di rischio;
− Selezione delle richieste sulla base dei criteri stabiliti;
− Definizione dei profili tecnici e contrattuali del finanziamento;
− Determinazione del prezzo (tasso di interesse e altre condizioni) e contrattualizzazione;
− Concessione e utilizzo;
− Monitoraggio ed eventuali interventi: rinegoziazione, revoca/recupero.

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Ogni fase può vere esito


• positivo: è un input per la fase successiva
• negativo: interruzione del processo o feedback e si reinnesca il processo a monte
Istruttoria di fido: analisi-valutazione- selezione
La finalità conoscitiva ultima consiste nel determinare la capacità di rimborso del capitale e di pagamento
degli interessi da parte dell'impresa finanziata rispetto alle scadenze temporali ipotizzate, correlate alla
durata del fabbisogno finanziario o ad altri parametri.
Il processo di valutazione esamina sia l'impresa sia il settore, mediante rappresentazioni sia statiche sia
dinamiche.
Tali attività di valutazione comportano costi più o meno rilevanti, la cui economicità deve essere riscontrata
sia con la riduzione delle perdite su crediti, sia con la dimensione dei flussi di ricavi riferiti alla posizione
analizzata.

IL RISCHIO DI REGOLAMENTO
Si configura come rischio di insolvenza della controparte obbligata a consegnare una certa somma di
denaro in contropartita di determinati strumenti finanziari;
Fra le controparti che scambiano sussiste un contratto di compravendita che esclude la possibilità che fra le
parti sorga di fatto un rapporto di credito/debito (non ammettendo distanza temporale tra le 2 prestazioni
previste).
77) Nel caso di contestualità perfetta tra prestazione e controprestazione il rischi di regolamento è
limitato, in quanto di fronte all'insolvenza di una delle due parti l'altra si astiene dalla propria
prestazione.
Il rischio è maggiore nel caso di contratto a termine, in quanto in soggetto che ha acquisto o venduto a
termine si trova esposto all'eventuale costo derivante dalla sostituzione della controparte insolvente, a
nuove condizioni di prezzo.
78) Nella maggior parte dei casi la contestualità è impossibile, anche per motivi tecnici (trovarsi nello
stesso istante e nello stesso luogo per effettuare la prestazione); il rischio di regolamento è a carico
della parte che per prima ha dato corso alla prestazione (pagamento o consegn).

I RISCHI DI MERCATO
Rischio che le variazioni dei prezzi nei mercati finanziari influenzino il risultato reddituale, tipicamente:
141) tasso di interesse,
142) tasso di cambio,
143) prezzi dei valori mobiliari o altre attività negoziabili;
Riguardano tutti gli intermediari, sia creditizi che mobiliari, con assunzioni di posizioni in proprio.
La composizione del portafoglio di attività dell’intermediario può determinare una compensazione tra i
rischi di mercato. L'intermediario prende posizioni i cui rischi si elidono reciprocamente, in tutto o in parte.
L’evoluzione dinamica del portafoglio di attività dell’intermediario ricerca una minimizzazione del rischio
di mercato complessivo (tecniche di risk management: cambiamento delle combinazione delle posizioni in
essere).

IL RISCHIO DI INTERESSE
Le variazione dei tassi si interesse influenzano sia l’attività creditizia, che il prezzo delle obbligazioni e
degli altri titoli di debito;
Eventualità che l'andamento dei tassi di mercato provochi variazioni divergenti nel rendimento medio degli
impieghi e del costo della medio della raccolta.
Il rischio di interesse dipende da :
144) Esistenza di un disallineamento tra le scadenze delle attività e delle passività;
145) Esistenza di attività e passività con tassi rivedibili prima della scadenza;
Per misurare l’esposizione al rischio di tasso bisogna analizzare le condizioni contrattuali che regolano la
rinegoziabilità dei tassi degli impegni e della raccolta in essere (riclassificazione di bilancio che tiene conto
di questa caratteristica).

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IL RISCHIO DI CAMBIO
L’esposizione al rischio di cambio deriva dall’operatività in moneta diversa da quella nazionale;
Bisogna analizzare la posizione netta in cambi, cioè la differenza tra attività e passività in valuta;
Le plusvalenze/minusvalenze realizzate sulle posizioni in valuta sono potenziali e non realizzate: solo
l’estinzione e conversione in euro determina i guadagni/perdite;
Contribuiscono alla definizione della posizione netta anche gli strumenti di impegno (swap, future);
Le attività e passività in valuta possono essere fruttifere di interessi quindi la gestione del rischio di cambio
si combina con quella del rischio di interesse.

IL RISCHIO DI PREZZO
L’attività di negoziazione in proprio di valori mobiliari produce profitti o perdite a seconda dell’andamento
del prezzo di vendita rispetto a quello di acquisto;
La posizione netta, relativa ad uno specifico titolo, si calcola come somma tra:
146) Valore complessivo dell’investimento nel titolo;
147) Valore totale degli impegni a ricevere il medesimo titolo;
148) Meno il valore totale degli impegni a consegnare il medesimo titolo;
Le variazione dei prezzi possono essere dovute a mutamenti generali delle condizioni di mercato o a
circostanze particolari riguardanti il singolo emittente.

IL RISCHIO OPERATIVO

Non è un rischio caratteristico dell’intermediazione finanziaria, ma si manifesta per tutte le imprese;


Il rischio operativo può derivare da:
149) Profili interni all’organizzazione aziendale:
65. inadeguatezza procedure,
66. inadeguatezza delle risorse umane,
67. disfunzione dei sistemi informatici;
150) Responsabilità aziendale verso i clienti:
68. performance dei servizi e prodotti offerti,
69. frodi a carico dei clienti (comportamenti infedeli dei dipendenti);
151) Rischio reputazionale: comportamento e prestazioni dell'intermediario deludono estesi classi
i clientela;
152) Eventi esogeni che mettono a repentaglio il funzionamento dell’azienda (furti, frodi
informatiche, eventi catastrofici).

IL RISCHIO DI INFLAZIONE

Rischio di variazione del livello generale dei prezzi: la stessa quantità di moneta consente di comprare, in
periodi successivi, quantità minori di beni e servizi;
I crediti ed i debiti nominali subiscono, a scadenza, la svalutazione del potere di acquisto della moneta in
caso di inflazione;
L’esposizione dell’intermediario dipende dalla differenza tra attività fruttifere di interessi e passività
onerose di interessi; di norma tale differenza è positiva quindi diventa cruciale che il tasso di interesse
attivo sia superiore del tasso di inflazione.

LA GESTIONE DEL RISCHIO DI INTERESSE


Le tecniche di gestione del rischio di interesse da parte della Banca fanno parte dell’area dell’Asset and

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Liability Management (ALM);


79) La più diffusa è la Gap Analysis: individua il differenziale (gap) tra attività e passività sensibili al
tasso di interesse;
La banca può decidere di adeguare il gap in base ad un predefinito livello di esposizione al rischio;
Limiti: misura la sensibilità del margine di interesse al rischio, ma non considera l’impatto patrimoniale
della variazione dei tassi (ci sono titoli a cedola fissa il cui corso risente dell’andamento dei tassi);
La Gap Analysis studia in che modo variazioni dei tassi di interesse di mercato si ripercuotono sul margine
di interesse nel periodo considerato, ma non illumina sull'impatto patrimoniale delle variazioni dei tassi.

80) Una tecnica alternativa è il duration gap: la variabile controllata è il valore di mercato del
patrimonio della banca espresso come differenza tra i valori di mercato dell’attivo e del passivo (tali
grandezze si ottengono per aggregazione dei valori di mercato delle singole posta patrimoniali);
Il gap in questo caso è la differenza in termini di durata temporale tra le poste dell’attivo e del passivo dello
stato patrimoniale.
Calcolato il duration gap è possibile evidenziare e prevedere l’effetto sul patrimonio della banca di una
variazione dei tassi di interesse.

IL RISK MANAGEMENT
La prospettiva principale del risk management consiste nel valutare ex-ante il valore del capitale esposto a
rischio (VAR) dalle diverse attività bancarie separatamente considerate, sul fondamento di date ipotesi e
previsioni.
Gestione dei rischi reddituali negli intermediari:
153) Le banche percepiscono l’importanza del capitale, non solo come garanzia, ma come risorsa
che condiziona lo sviluppo dell’attività;
154) Aumenta la complessità delle tecniche di valutazione dei rischi;
155) Nasce la necessità di strumenti di sintesi in gradi di misurare l’esposizione complessiva.
Nasce il metodo del Value at risk (VAR): il VAR di un’attività è definito su un dato orizzonte temporale
come la perdita massima di valore dell’attività che non sarà ecceduta con un certo livello di confidenza.
Es. titolo con Var giornaliero di 10.000 euro e confidenza 95%: perdite giornaliere non superiori a 10.000
euro se non in un 5% dei giorni di negoziazione (al massimo per un certo numero di volte in un anno:
260gg x 5%=13 volte)

IL CALCOLO DEL VAR


Ipotesi di base: le variazioni percentuali dei fattori di mercato (tassi, corsi azionari,…) seguono una
distribuzione normale, l’analisi delle serie storiche consente quindi di stimare i parametri di tale
distribuzione e quindi il valore del VAR;
I VAR delle singole posizioni devono essere aggregati in un VAR complessivo di portafoglio (bisogna non
sommare i valori, ma tenere conto delle correlazione tra i diversi elementi del mercato).
Limiti:
156) nasce per le attività di negoziazione, difficilmente applicabile in altri ambiti;
157) non dà informazioni sulle perdite che eccedono il VAR al di fuori dell’intervallo di
confidenza.

GLI INDICATORI DI REDDITIVITÀ CORRETTA PER IL RISCHIO


- RAROC (Risk-Adjusted Return on Capital): la correzione riguarda il reddito;
- RORAC (Return on Risk-Adjusted Capital): la correzione riguarda il capitale allocato;
- RARORAC (Risk-Adjusted Return on Risk-Adjusted Capital): la correzione riguarda sia il reddito
che il capitale impiegato;
Eterogeneità di calcolo dovuta alle diverse tecniche di correzione per il rischio utilizzate.
• Necessità di un sistema informativo capillare e articolato e risorse umane con competenze
specifiche,
• Applicazione di un’ottica di portafoglio (interazione tra i vari strumenti).

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