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Gli strumenti finanziari sono contratti che incorporano diritti patrimoniali, e in alcuni casi
incorporano anche diritti non patrimoniali (azioni e diritti amministrativi). Costituiscono una forma
di rappresentazione della ricchezza.
La detenzione della ricchezza reale attraverso gli strumenti finanziari rappresenta un passaggio
fondamentale dalla nascita dell'economia moderna e del parallelo sviluppo del sistema finanziario.
Principali funzioni degli s.f.:
−Denominazione della ricchezza: anche il singolo investitore ha accesso tramite gli s.f.
all'acquisto di una piccola frazione del valore complessivo di un'azienda
−Trasferimento della ricchezza: la circolazione degli s.f. avviene più rapidamente e
semplicemente rispetto alla ricchezza reale. Investitori godono di un grado più elevato di
liquidità dei loro impieghi.
−Diversificazione del rischio: Gli s.f. rappresentano quote di ricchezza reale, per questo sono
intrinsecamente rischiosi:
se attività finanziarie positive = diritti patrimoniali investitori
Gli s.f. permettono di diversificare la ricchezza tra più impieghi, con un esposizione al rischio
più sopportabile
−Separazione del rischio: ogni strumento incorpora dosi specifiche di rischio (es. titoli di stato
vs. azioni). La gamma di alternative (da bassissimo a rischio ad alto rischio) soddisfa più
investitori con diverse propensioni al rischio.
Rischi più alti = aspettative reddito più alte
Uno dei fattori alla base della funzionalità degli scambi è il sistema dei pagamenti, e quindi
l’adeguatezza degli strumenti monetari attraverso cui le transazioni commerciali e non commerciali
possono essere regolate. Si può facilmente comprendere quale progresso sia stato possibile
passando da un’economia di baratto a un’economia monetaria.
Il progresso è legato al fatto che la moneta accresce enormemente l’area di scambio: aumenta la
possibilità di contropartita, si riducono i costi, si limitano i rischi. Non è più necessario dedicarsi
alla produzione per le esigenze di autoconsumo;si può produrre per il mercato,sfruttando i vantaggi
della specializzazione.
L’evoluzione storica della moneta segue un percorso che accompagna lo sviluppo della
specializzazione e degli scambi: dalla moneta merce alla moneta segno, dalla moneta bancaria alla
moneta elettronica. Il filo conduttore di questa evoluzione è stata la ricerca di nuovi mezzi di
pagamento idonei a ridurre il costo delle transazioni e a renderne più sicuro il regolamento.
Accumulazione e allocazione del risparmio costituiscono due aspetti fondamentali dell’attività del
sistema finanziario. Presuppongono che il sistema crei le condizioni più favorevoli:
• Alle decisioni di risparmio da parte dei soggetti con surplus di reddito sui consumi;
• Alle decisioni di investimento del risparmio;
• Alle decisioni di finanziamento dei soggetti in deficit.
La funzione di trasferimento delle risorse del sistema finanziario si innesta in una condizione di
diversità di posizione dei soggetti dell’economia. Alcuni di essi dispongono di potere di acquisto in
eccesso e sono disposti a scambiarlo con potere di acquisto futuro. I risparmiatori e i detentori di
ricchezza si trovano in questa posizione.
Altri soggetti si trovano in posizione opposta: hanno un deficit di potere di acquisto che possono
risolvere utilizzando risorse altrui. Il trasferimento dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit
richiede che vi sia un certo grado di finanziarizzazione dell’economia.
La finanziarizzazione dell’economia produce due risultati fondamentali ai fini dell’organizzazione
dell’attività economica:
• La ricchezza reale, se rappresentata da strumenti finanziari, ha un grado di liquidità e di
trasferibilità enormemente più elevato;
• I soggetti con funzione di investimento reale possono mobilitare risorse finanziarie ben oltre
la capacità individuale.
Si realizza un accentramento delle risorse provenienti da una moltitudine di risparmiatori e la
ridistribuzione delle stesse tra i diversi possibili utilizzatori. Questo processo comporta una
funzione di trasferimento nel tempo e nello spazio delle risorse finanziarie.
Trasferimento delle risorse: favorire la creazione di un circuito virtuoso per l’allocazione delle
risorse.
I fattori che favoriscono la misurazione del rischio per rendere più facile l'allineamento delle
aspettative di creditore e debitore al livello più basso possibile dei tassi di interesse applicati sul
trasferimento fondi:
• L’informazione (rischio, prezzo, definizione del contratto)(materia prima della finanza)
• La liquidità (possibilità di smobilizzare l’investimento prima della data di scadenza)
• La trasformazione del rischio (trasformazione delle scadenze, portafoglio di strumenti
finanziari).
L’INFORMAZIONE
Gli intermediari finanziari e i mercati organizzati hanno la funzione di ridurre il gap di
informazioni cui è esposto il creditore e possono farlo in termini economicamente convenienti.
Sono rilevati in questo caso due contributi informativi:
• Quello che serve per affrontare il problema della misurazione del rischio, rischio che può
limitare la circolazione delle risorse da un finanziatore potenziale all’utilizzatore finale;
• Quello che deriva dalla funzione di informazione di prezzo e che consente un processo
allocativo decentrato guidato dai segnali di convenienza espressi attraverso la quotazione
degli strumenti finanziari.
Anche la messa a punti dei contratti è un'attività che richiede informazione.
La produzione di informazione rappresenta un elemento essenziale di ogni scambio finanziario e di
ogni forma contrattuale.
LA LIQUIDITA’
La liquidità è dunque una funzione della natura degli strumenti finanziari: essi possono essere
negoziabili o non negoziabili; nel primo caso, hanno un grado di liquidità che deriva, oltre che
dalla durata residua, dalla possibilità di negoziare gli strumenti in un mercato.
E’ funzione, inoltre, del tipo di strumento: tra quelli negoziabili, la liquidità non è uniforme,
essendo influenzata dal rischio, dalla scadenza, oltre che dal grado di standardizzazione dello
strumento stesso.
E' funzione, infine, della presenza di mercati organizzati, in cui lo scambio può avvenire con costi
di transazione molto bassi e prezzi trasparenti
Si può quindi assumere che la presenza di meccanismi di liquidità contribuisca a ridurre i rischi per
il datore di fondi e a rendere più agevole l’incrocio di scambi con i prenditori.
L ’attività assicurativa è una speciale area di attività del sistema finanziario che ha per oggetto la
negoziazione dei cosiddetti rischi puri, i rischi cioè che si manifestano sotto forma di perdite o
danni futuri. La gestione dei rischi puri tramite una polizza assicurativa comporta il trasferimento
del rischio a un intermediario specializzato: l’assicurato trasforma un evento futuro dannoso e
incerto nella gravità e nella frequenza in un costo certo.
Nel tempo si sono utilizzate forme di monete rappresentate da beni quali animali domestici, cereali,
attrezzi agricoli , conchiglie, perle, metalli. In epoche successive i metalli, e in particolare quelli
preziosi, hanno cominciato a essere coniati, conferendo così al bene una funzione specifica di
mezzo di pagamento con un valore facciale. Più tardi si sono sviluppate varie forme di circolazione
cartacea, rappresentative del valore del metallo prezioso o della moneta legale.
L’evoluzione della moneta è segnata fondamentalmente dal passaggio dalla moneta-merce alla
moneta-segno.
La moneta-merce è inizialmente un bene; nel tempo questo ruolo viene svolto sempre più dai
metalli preziosi. La moneta merce esprime una buona funzionalità quando si realizza la
corrispondenza del suo valore intrinseco al suo valore come mezzo di pagamento. Il passaggio
fondamentale verso la moneta-segno si ha allorché prende piede la possibilità di sostituire la
moneta-merce con titoli rappresentativi della stessa. Il risultato cercato è la riduzione dei costi e dei
rischi. Risultato ancora più importante sarà poi quello di avviare un’attività di prestito. La
sostituzione della moneta-merce con titoli rappresentativi si verifica in origine essenzialmente per
ragioni pratiche: i mercanti del Rinascimento trovarono più economico e più sicuro fare uso di
certificati di deposito piuttosto che trasferire fisicamente la moneta stessa. Ciò richiedeva peraltro
che i certificati fossero conosciuti e accettati dalla comunità mercantile. Nasce così la moneta-
segno. Il passaggio chiave si verifica allorché i banchieri si rendono conto che la circolazione di
certificati non richiede l’integrale copertura di moneta metallica. E’ infatti molto improbabile che
tutti i depositanti si presentino simultaneamente a ritirare il loro deposito; ciò consente di fare
prestito per un importo pari a una parte dei depositi raccolti. Nasce quella che chiameremo moneta
bancaria.
La sua diffusione ha come presupposto la fiducia del pubblico nell’affidabilità dei debiti
bancari(depositi) come mezzo di pagamento.
Ogni bene/servizio oggetto di scambio ha un valore definito in un'unità monetaria.
Il circuito dei beni/servizi, costituito dai prodotti che vengono venduti agli utilizzatori (flusso reale)
e dai ricavi corrispondenti sotto forma di prezzo pagato ai produttori (flusso monetario).
Il circuito dei fattori produttivi, rappresentato delle prestazioni di lavoro o degli apporti di capitale
(flusso reale) e dai redditi pagati come compenso delle prestazioni stesse (flusso monetario).
Il prodotto finale Y può essere visto come somma del valore dei beni e dei servizi destinati al
consumo C e del valore dei beni di investimento utilizzati nelle attività produttive I.
Y=C+I
Prodotto finale = Consumo + Investimenti
La misura più comune di questo fenomeno è quella del prodotto interno lordo (PIL).
Il reddito nazionale può essere visto nella sua ripartizione tra spese per consumi C e il risparmio S:
Y=C+S
Prodotto finale = Consumo + Risparmio
In economia chiusa S=I.
Ogni soggetto, in un dato intervallo di tempo, presenta un equilibrio economico espresso dalla
differenza tra ricavi (entrate) e costi (uscite). Se tale differenza è positiva costituisce il risparmio,
che è reddito non utilizzato per fini correnti e quindi destinabile a incremento del patrimonio.
Il risparmio è una variabile flusso, cioè misura la dimensione di un fenomeno nel corso di un
determinato intervallo di tempo.
Il patrimonio è una variabile stock, cioè la misura di un fenomeno in un dato momento.
Il comportamento di ogni unità economica sarà caratterizzato, oltre che da accumulazione di
ricchezza (patrimonio netto), da investimenti in attività reali e da investimenti sotto forma di
crediti, entrambi finanziati da patrimonio netto e dal ricorso al debito.
Strumento finanziario: contratto che prevede prestazioni di natura patrimoniale e che intercorre tra
un emittente (debitore) e un investitore (creditore)
ATTIVITA’ FINANZIARIA (Af): il nostro strumento finanziario visto dal lato dell’investitore
(creditore) rappresenta un diritto patrimoniale; diritto nei confronti del reddito e ricchezza presenti
e futuri dell'emittente (debitore).
PASSIVITA’ FINANZIARIA (Pf): il nostro strumento finanziario visto dal lato dell'emittente
(debitore) rappresenta un impegno patrimoniale.
ATTIVITA’ REALI E ATTIVITA’ FINANZIARIE Le attività reali (Ar) sono beni aventi un
valore intrinseco in quanto possono produrre servizi di utilità reale immediata per il possessore. Le
attività finanziarie invece non hanno un valore intrinseco ma rappresentano beni reali e sono
facilmente trasferibili.
Il SALDO FINANZIARIO (Sf) è dato dalla differenza tra risparmio e investimento: SF = S - I
Sf > 0 unità in surplus (nuovi investimenti in attività finanziarie)
Sf < 0 unità in deficit (ricorso a nuove passività finanziarie)
I SETTORI ISTITUZIONALI
Settori istituzionali dell'economia: raggruppamenti di unità economiche che, oltre a essere
omogenee, manifestano autonomia e capacità di decisione in campo economico-finanziario:
1) SOCIETA’ NON FINANZIARIE: includono le società e quasi-società private e pubbliche: tra
queste ultime figurano le società di persone, le società semplici e di fatto, e le imprese individuali
con più di 5 persone;
2) SOCIETA’ FINANZIARIE: comprendono i soggetti che costituiscono il sistema finanziario: gli
intermediari finanziari e le autorità di controllo come Banca d'Italia, CONSOB e ISVAP
3) AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE. Si articolano in 3 categorie:
-amministrazioni centrali
-amministrazioni locali
-enti di previdenza
4) FAMIGLIE E ISTITUZIONI SENZA SCOPO DI LUCRO AL SERVIZIO DELLE FAMIGLIE
5) RESTO DEL MONDO: i soggetti non residenti
Il trasferimento delle risorse dalle unità in surplus alle unità deficit può avvenire:
− attraverso un circuito finanziario diretto, cioè attraverso strumenti finanziari che
rappresentano un rapporto contrattuale tra l’investitore e l’emittente.
− attraverso un circuito indiretto, cioè l’inserimento di uno o più intermediari.
− attraverso un circuito diretto assistito, cioè attraverso strumenti finanziari che rappresentano
un rapporto contrattuale tra l’investitore e l’emittente, ma con funzione di consulenza svolta
da un intermediario
L'attività finanziaria merita una particolare attenzione da parte dei pubblici poteri.
Questa attenzione si traduce in interventi ai diversi livelli dei poteri dello Stato:
− LEGISLATIVO, per quanto attiene alla normativa primaria volta a creare un quadro di
regole base per tutte le aree componenti il sistema finanziario: bancaria, immobiliare,
assicurativa;
− ESECUTIVO, con riguardo ai poteri di intervento attribuiti al governo, o a comitati di
ministri, o a singoli ministri e che si traducono o in politiche di indirizzo, rivolte al livello
istituzionale e tecnico, o in normazione secondaria;
− AMMINISTRATIVO, rappresentato dalle autorità di controllo indipendenti, competenti per
specifiche materie e che operano fondamentalmente sul terreno tecnico, attraverso le
politiche e gli strumenti di regolamentazione e vigilanza.
Gli obiettivi del controllo del sistema finanziario si articolano nei due grandi ambiti degli obiettivi
della politica monetaria e degli obiettivi della regolamentazione e vigilanza.
Gli obbiettivi della politica monetaria rientrano nel quadro più generale degli obiettivi della politica
economica; mentre gli obbiettivi della regolamentazione e vigilanza sono identificati negli obiettivi
di stabilità e di efficienza del sistema finanziario:
− Stabilità del sistema: tutela del risparmiatore, funzionalità del sistema dei pagamenti e di
efficacia del governo monetario;
− Efficienza del sistema: operativa-con la minimizzazione per l’economia reale del costo
dell’attività finanziaria e allocativa -rassicurando la qualità del processo di distribuzione delle
risorse.
Gli obiettivi di stabilità e di efficienza sono interdipendenti. Si tratta di un trade-off tra stabilità ed
efficienza: massimizzare i risultati dal lato della stabilità comporta costi crescenti dal lato
dell'efficienza.
Efficienza e stabilità, tuttavia, possono essere visti anche in un rapporto di complementarietà. In
qualche misura ciò avviene, per esempio, quando la regolamentazione dell’informazione sul
mercato finanziario assicura le condizioni di corretto ed efficiente funzionamento del mercato
stesso e limita anche i pericoli di volatilità dei prezzi, volatilità che potrebbe tradursi in crisi di
sfiducia da parte degli investitori.
− Banca d’Italia: politica monetaria, vigilanza creditizia e finanziaria, tutela della concorrenza
nel mercato del credito;
− CONSOB: controllo del settore mobiliare (obblighi informativi, offerte al pubblico di nuovi
strumenti);
− ISVASS: controllo sulle assicurazioni;
− COVIP: controllo sulla previdenza complementare;
− AGCM: tutela della libertà di concorrenza.
LA BANCA D’ITALIA
Nasce nel 1893 a seguito della fusione di tre dei sei istituti di emissioni esistenti dopo
l’unificazione dello Stato italiano;
Nel 1926 diviene unico istituto responsabile della funzione di emissione;
Si amplia progressivamente il numero delle funzioni svolte che la rendono sempre più
“Banca delle banche” enfatizzando il ruolo di Banca Centrale;
Con il progredire dell’Unione monetaria europea, a partire dal 1999, perde parte delle
prerogative nell’ambito della politica monetaria.
La Banca d'Italia si occupa delle banche (e degli intermediari creditizi). Concentra diverse funzioni
che riguardano l'attuazione della politica monetaria, la vigilanza creditizia e finanziaria, la tutela
della concorrenza nel mercato del credito.
LA CONSOB
E’ stata istituita nel 1974 con il compito di controllare il mercato mobiliare e svolge un’attività
orientata alla tutele degli investitori e al miglioramento dell’efficienza e della trasparenza del
mercato.
La sua attività si articola su diverse modalità e poteri di intervento:
1) regolamentazione: ha competenze in merito alla prestazione di servizi di investimento da
parte degli intermediari, agli obblighi informativi delle società quotate e alle offerta al
pubblico di strumenti finanziari;
2) autorizzazione: i suoi poteri riguardano la pubblicazione dei prospetti e dei documenti
relativi alle offerte pubbliche; l’istituzione di nuovi mercati regolamentati, l'esercizio delle
attività di gestione accentrata degli strumenti finanziari;
3) vigilanza: ha per oggetto principalmente le società di gestione dei mercati regolamentati; il
funzionamento ordinato e trasparente delle negoziazioni; la trasparenza e la correttezza di
comportamento degli intermediari e dei promotori finanziari;
4) controllo: si riferisce alle informazioni fornite al mercato dalle società quotate e da chi
promuove offerte al pubblico di strumenti finanziari;
5) monitoraggio: riguarda le eventuali anomalie nell’andamento delle negoziazioni,
soprattutto in relazione all’eventuale abuso di informazioni privilegiate e all’aggiottaggio.
Aree di intervento:
1) Sollecitazione all’investimento: controllo su ogni offerta o messaggio promozionale rivolti
al pubblico finalizzati alla vendita o alla sottoscrizione di prodotti finanziari;
2) Obblighi di trasparenza degli emittenti di strumenti finanziari quotati
3) Controllo dei mercati regolamentati e i soggetti che li gestiscono : l’autorizzazione dei
mercati e la vigilanza sui soggetti che li gestiscono.
L’ISVASS
L'ISVAP Istituita nel 1982 assume le funzioni di controllo sul sistema assicurativo prima svolte
dal Ministero dell’Industria;e dal 2011 viene denominata ISVASS.
L’obiettivo dell’attività dell’ente è favorire una sana e prudente gestione delle imprese di
assicurazione, di sviluppare comportamenti corretti e trasparenti e di sviluppare la stabilità,
l’efficienza e la competitività del sistema assicurativo nel suo complesso;
Ulteriore funzione è l’analisi ed il monitoraggio dell’andamento delle tariffe oltre alla consulenza
tecnica erogata a favore degli organi di governo per i provvedimenti in materia assicurativa.
Istituita nel 1993 con lo stesso decreto che introduce nel nostro paese i Fondi Pensione.
Le sue funzioni principali:
− Vigilanza: autorizzazione dei fondi pensione ad esercitare l'attività, monitoraggio della
correttezza nella gestione di fondi e nell’adeguatezza organizzativa, verifica del rispetto dei
principi di trasparenza;
− Analisi e ricerca: ci si riferisce ad analisi e previsioni sull’andamento delle attività
previdenziali utili sia ai fini della conoscenza generale, sia come supporto per le proposte di
modifica legislativa e regolamentare.
Questa autorità opera in stretto coordinamento con gli altri enti di controllo data la necessità di
monitorare anche le società autorizzate alla gestione dei fondi pensione (banche, SIM e
assicurazioni).
Istituita nel 1990 con l’obiettivo di vigilare su tre ambiti rilevanti per il funzionamento delle regole
di mercato:
a) Le intese restrittive della concorrenza;
b) Gli abusi di posizione dominante;
c) Le operazione di concentrazione tra imprese che comportino il pericolo di una riduzione della
concorrenza.
La politica monetaria rientra nell’ambito più generale della politica economica, cioè nel sistema di
strumenti di governo dell’economia avente come obiettivi finali:
− la crescita del reddito,
− l’occupazione,
− la stabilità interna della moneta (livello dei prezzi),
− l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
La politica monetaria definisce la quantità di moneta in circolazione ed il livello dei tassi di
interesse.
Ragioni per cui politica monetaria è rilevante nel sistema finanziario:
− obbiettivi di stabilità del s.f., congiuntamente con politica di vigilanza;
− sistema finanziario è un canale di trasmissione della politica monetaria ;
− politica monetaria si svolge all'interno di un contesto più generale che è quello della
struttura finanziaria dell'economia, e ne viene condizionata
Schema logico della politica monetaria, sequenza strumenti-obiettivi: dalle variabili strumentali
agli obbiettivi intermedi presuppone una relazione significativa tra grandezze monetarie. Dagli
obiettivi intermedi agli obiettivi finali assume una relazione significativa tra variabili di natura
monetaria e grandezze reali.
1978: la Banca d’Italia aderisce al Sistema Monetario Europeo, che entra in vigore il 1 gennaio
1979;
1990-1993: liberalizzazione del mercato dei capitali, rafforzamento autonomia delle Banche
Centrali, coordinamento politiche monetarie e valutarie;
1992: Trattato di Maastricht; definizione della moneta unica e del Sistema Europeo delle Banche
Centrali.
1994-1998: piani di convergenza in materia di finanza pubblica e di stabilità dei prezzi;
1999: istituzione della Banca Centrale Europea (BCE) e del Sistema europeo delle Banche Centrali
(SEBC).
Dal punto di vista della struttura si tratta di un sistema articolato in tre diverse entità:
1) la BANCA CENTRALE EUROPEA rappresenta il vertice istituzionale e operativo del
sistema ; gli organi decisionali della BCE governano il SEBC e l’Eurosistema;
2) il SEBC è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che (in quella fase) facevano parte
dell’Unione europea;
3) l’EUROSISTEMA è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che hanno adottato la
moneta unica. Di fatto, la gestione della politica monetaria riguarda solo i paesi
dell’Eurosistema.
Dal punto di vista organizzativo, il Sistema opera sotto la guida di tre organi decisionali:
− il Consiglio direttivo è l’organo decisionale più importante. E’ composto dal comitato
esecutivo e dai governatori delle BCN dei paesi partecipanti alla moneta unica. Le sue
competenze riguardano le decisioni fondamentali della politica monetaria, in particolare la
definizione degli indirizzi, le direttive per l’implementazione e la supervisione
dell’attuazione della politica monetaria,che, come si è visto, è in gran parte decentrata
presso le BCN.
− il Comitato esecutivo comprende il Presidente e il Vicepresidente della BCE e gli altri
quattro membri. Tutti sono scelti dai governi dei paesi partecipanti “tra persone di
riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario”. Il
Comitato ha il compito di dare attuazione alle decisioni di indirizzo di politica monetaria
formulati dal consiglio: esso rappresenta l’organo di gestione ordinaria della BCE.
− il Consiglio generale è composto dal presidente e Vicepresidente della BCE e dai
Governatori di tutte le BCN dei paesi dell’UE. Non ha competenze di politica monetaria
nell’area euro e la sua funzione è limitata al coordinamento tra autorità monetarie nazionali
soprattutto verso i paesi in deroga. In quanto tale non può essere considerato in senso stretto
un organo decisionale.
I compiti istituzionali del SEBC sono stabiliti dal Trattato di Maastricht in 4 punti:
− definire e attuare la politica monetaria dell'economia;
− svolgere le operazioni sui cambi:
− detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta degli Stati membri;
− promuovere e regolare il funzionamento dei sistemi di pagamento
Il Trattato di Maastricht stabilisce in modo netto che l’obiettivo principale del SEBC è il
mantenimento della stabilità dei prezzi.
L’azione della Banca Centrale per la stabilità dei prezzi si può tradurre in un sostegno per obiettivi
economici più generali, come il tasso di crescita e le migliori prospettive di occupazione. Ciò
significa che le variazioni nell’offerta di moneta sono destinate ad avere effetti sulle variabili
nominali ma non direttamente su quelle reali.
Regolamentazione della moneta disponibile nel sistema economico = stabilità dei prezzi (obiettivo
prioritario Banca Centrale)
L’offerta di moneta è legata alla quantità di base monetaria che la banca centrale mette in
circolazione e alla relazione che intercorre tra la stessa base monetaria e i depositi bancari.
Un modo per descrivere questo problema consiste nel rifarsi allo schema comunemente
denominato moltiplicatore della base monetaria. Esso si basa:
− sulla definizione di base monetaria (BM) come attività sotto il diretto controllo della Banca
centrale;
− sulla definizione di offerta di moneta come somma della moneta legale e dei depositi
bancari con funzioni monetarie (D);
− sulla relazione che intercorre tra base monetaria e depositi.
La BM emessa dalla Banca centrale si ripartisce tra scorte monetarie detenute dal pubblico
(BMp) e riserve monetarie detenute dalle banche(RB);
BM=BMp+RB.
RB a loro volta si distinguono tra riserve libere (RL) e riserve obbligatorie(RO).
Le banche sono al centro del sistema dei pagamenti, gestendo flussi di incasso e di pagamento cui
corrispondono entrate e uscite di base monetaria.
E’ comprensibile che ogni banca debba garantire la propria capacità di far fronte a tutte le richieste
di pagamento delle controparti; ciò sarà in parte possibile attraverso l’incrocio con i flussi di base
monetaria generati dagli incassi, ma data l’irregolarità e la non prevedibilità dei flussi questo
matching ideale non basterà. Sarà quindi necessario detenere delle scorte come disponibilità di
cassa presso i centri operativi delle banche, come depositi interbancari o come depositi presso la
Banca Centrale. Le scorte detenute per motivi operativi costituiscono una parte delle riserve
bancarie considerate nel modello del moltiplicatore.
L’altra parte della domanda di base monetaria è data dalla riserva di liquidità obbligatoria. Si
tratta di un vincolo di riserva in una determinata percentuale ( ora è il 2%) delle passività con
durata inferiore ai 2 anni, con una remunerazione pari al tasso dei rifinanziamenti principali.
La vigilanza fa parte, insieme alla politica monetaria, del complesso delle attività di controllo
svolte sul sistema finanziario. Esistono diversi strumenti di intervento che possono essere
classificati in base alla loro natura e finalità prevalente in:
1. vigilanza strutturale: si tratta di un approccio alla regolamentazione e al controllo del sistema
finanziario che ha come campo di intervento la struttura del mercato (n. imprese, aree di
attività, quota di mercato,...). In altre parole si propone di determinare la configurazione del
mercato più idonea a perseguire gli obiettivi propri della vigilanza. Arrivano fino a “gestire “ il
mercato.
Si basa sull'approccio strutture – condotta - performance
Nei caratteri della struttura del mercato si trovano elementi importanti da cui dipende la condotta
concorrenziale. D’altra parte, l’intensità del confronto concorrenziale è uno dei fattori che spiega
la ricerca di performance sempre migliori. La ricerca di migliori performance è uno dei modi in
cui può essere rappresentato l’obiettivo di efficienza della vigilanza.
Regolando la struttura del mercato si può influenzare il livello di efficienza del sistema e il suo
trade-off rispetto alla stabilità
La vigilanza strutturale si propone di regolare la struttura dell’offerta in un determinato mercato
con lo scopo di disegnare una configurazione che massimizzi la dialettica competitiva.
Gli strumenti di intervento utilizzati riguardano principalmente le seguenti aree:
- l’entrata nel mercato (intermediari di nuova costituzione),
- l’assetto organizzativo degli intermediari operanti,
- la gamma delle attività che ogni categoria di intermediari può svolgere,
- i requisiti degli azionisti degli intermediari e l’assetto di controllo societario,
- gli interventi amministrativi sulle quantità e sui prezzi degli intermediari.
2. la vigilanza prudenziale:
sono di strumenti di vigilanza che assumono la forma di criteri di gestione cui gli intermediari
devono attenersi e che sono finalizzati al controllo e alla delimitazione dei rischi.
Gli interventi di natura prudenziale evitano di condizionare direttamente il mercato; esprimono
delle regole del gioco che riguardano il come si opera nel mercato stesso. Sono trasparenti e
stabili ex ante.
I principali strumenti di vigilanza prudenziale comprendono:
a) regole in materia di struttura del bilancio:
- definizione di patrimonio di vigilanza e dei suoi elementi costitutivi;
- requisiti patrimoniali a fronte del rischio;
- limiti alla concentrazione dei rischi;
- limiti alla trasformazione delle scadenze;
- partecipazioni detenibili;
b) l’adeguatezza organizzativa e dei controlli esterni, intendendo con ciò:
- la dimensione delle risorse tecniche, professionali e manageriali che un intermediario deve
possedere a fronte di programmi di attività che comportano l’entrata in aree di mercato
complesse e rischiose;
- la presenza di strumenti operativi che permettano di rispettare il principio dell’indipendenza
organizzativa e gestionale tra aree di attività dell’intermediario per le quali vi siano potenziali
conflitti di interesse;
c) i requisiti di onorabilità, di competenza e di esperienza che devono possedere i soggetti che
assumono posizioni nell’ambito degli organi amministrativi e di controllo o che rivestono
responsabilità di direzione.
3. la vigilanza informativa:
si tratta di un ambito della vigilanza che comprende tutti gli strumenti di comunicazione e
informazione che possono contribuire a ridurre le asimmetrie informative tipiche dell’attività
finanziaria.
Vi sono diversi ambiti di applicazione e diversi contenuti informativi:
- le operazioni finanziarie,
- gli emittenti i titoli che formano oggetto dell’operazione,
- gli intermediari che intervengono nei confronti di emittenti e investitori,
- gli intermediari che intervengono nei confronti delle autorità di vigilanza,
- gli organismi responsabili del funzionamento e della gestione dei mercati mobiliari.
Il risultato finale atteso da questa serie di interventi di vigilanza informativa si colloca nell’area
della trasparenza e della correttezza informativa per il mercato e per gli organismi di controllo.
Trasparenza e correttezza sono assunte come condizioni base per lo sviluppo di un sistema di
rapporti contrattuali il cui pricing si avvicina ai requisiti dell’efficienza del mercato.
L’importanza degli interventi di vigilanza informativa è apprezzabile soprattutto se si parte
dall’ipotesi che gli investitori e i creditori si trovino in una condizione di svantaggio informativo
rispetto ai soggetti finanziati (prenditore di fondi).
Si vuole limitare il fenomeno dell'adverse selection (finanziatori incapaci di valutare il rischio
recuperano dalle perdite con un rialzo dei tassi di interesse, che può portare i prenditori di fondi a
rinunciare al finanziamento, fino ad un impoverimento degli scambi di mercato)
4. la vigilanza protettiva:
si fa riferimento in questo caso a strumenti di vigilanza applicati con finalità di gestione delle
situazioni di crisi degli intermediari con l'obiettivo di tutelare il risparmiatore ed evitare
l'effetto del domino.
L’importanza della gestione accurata delle situazioni di crisi si ricollega poi al problema delle
esternalità: una situazione di crisi del singolo intermediario può estendersi a una vasta area del
sistema finanziario trasformando un problema circoscritto in una condizione di instabilità
sistemica.
Vi sono due principali ambiti di intervento:
- quello destinato alla prevenzione, cioè a evitare che situazioni aziendali di temporanea difficoltà
possano degenerare in uno stato di crisi grave, non recuperabile:
a) monitoraggio degli intermediari: flussi di documentazione che intercorrono tra intermediari
e vigilanza;
b) interventi di rifinanziamento della Banca Centrale in situazioni di illiquidità delle banche;
c) amministrazione straordinaria, in situazioni di difficoltà più seria;
- quello che invece è attivato allorché la crisi si rivela irreversibile e l’unica soluzione è quella della
messa in liquidazione dell’intermediario:
d) ricorso ai fondi di garanzia (fondo interbancario di tutela dei depositi)
- tutelando il risparmiatore;
- limitando il rischio sistemico (risparmiatore non perde fiducia nel sistema potendo contare sulla
garanzia del recupero del credito)
Ordinamento delle attività finanziarie = insieme delle norme che disciplinano le attività e le
istituzioni dell'intermediazione finanziaria in uno Stato, oppure in un contesto più ampio come
l'Unione Europea.
Nel ns. paese, appartenendo all'UE, le norme posso avere origine:
− comunitaria (le direttive comunitarie, applicabili tramite recepimento-attuazione);
− statale (norme legislative, dette primarie, disegnano il quadro istituzionale complessivo);
− o origine inferiore (istruzioni e regolamenti emessi da Banca d'Italia, CONSOB, ISVASS E
COVIP, dette norme secondarie, assumono e realizzano finalità di regolamentazione più
specifica e quindi di vigilanza)
L’Unione Europea ha individuato un ordinamento fondato su tre elementi distintivi:
− Non specializzazione degli intermediari per tipi di attività svolta: adozione del modello di banca
universale;
ATTIVITA' BANCARIA = raccolta del risparmio e l’esercizio del credito, quindi di natura
necessariamente composita. Lo stesso articolo precisa che l’esercizio dell’attività bancaria è
riservato alle banche. Le banche esercitano ogni altra attività finanziaria, attività connesse e
strumentali, salvo le riserve di attività previste per legge.
Le attività bancarie sono:
a. raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione;
b. operazioni di prestito (credito al consumo, credito con garanzia ipotecaria, credito
commerciale, factoring, cessioni di credito pro soluto e pro solvendo)
c. leasing finanziario
d. servizi di pagamento
e. emissione e gestione di mezzi di pagamento (es. carte di credito)
f. rilascio di garanzie e di impegni di firma
g. operazioni per proprio conto o per conto della clientela in:
- strumenti di mercato monetario,
- cambi,
- strumenti finanziari a termine e opzioni,
- contratti su tassi di cambio e tassi d’interesse,
- valori mobiliari;
h. partecipazioni alle emissioni di titoli e prestazioni di servizi connessi
i. consulenza alle imprese (in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale e di
questioni connesse);
j. servizi di intermediazione finanziaria del tipo money broking;
k. gestione o consulenza nella gestione di patrimoni;
l. custodia e amministrazione di valori mobiliari;
m. servizi di informazione commerciale;
n. locazione di cassette di sicurezza;
o. altre attività di rilievo minore.
statuto;
− Requisiti di onorabilità dei soci;
− Struttura proprietaria idonea;
− Onorabilità e professionalità degli amministratori e dirigenti.
Il problema dell'eventuale discrezionalità della Banca d’Italia nell'esercizio del potere/dovere
autorizzativo –dovrebbe essere minima poiché le condizioni sono oggettivamene verificabili,
anche se la valutazione del programma iniziale delle attività da svolgere implica un problema di
discrezionalità.
Il Testo Unico delle leggi in materia bancari e creditizia attribuisce alla Banca d'Italia funzioni e
poteri di vigilanza, finalizzati a tutelare la sana e prudente gestione della banca, la stabilità
complessiva, l'efficienza e la competitività del sistema finanziario
La Banca d'Italia emana disposizioni di carattere generale avente per oggetto:
− Adeguatezza patrimoniale: mantenimento di un coefficiente patrimoniale minimo obbligatorio
a tutela della solvibilità della banca (definito a livello internazionale), detto coefficiente di
solvibilità = rapporto minimo tra patrimonio di vigilanza e attivo patrimoniale ponderato per il
rischio: non deve essere inferiore all'8%;
− Contenimento del rischio: disciplina requisiti patrimoniali connessi all'assunzione di rischi
specifici:
- la concentrazione dei rischi per grandi fidi;
- trasformazione delle scadenze e l'esposizione al rischio delle scadenze
- rischi di mercato;
− Partecipazioni detenibili:
- partecipazioni in banche, in società finanziarie e strumentali e in imprese di assicurazione;
- partecipazioni in altri soggetti indicati come imprese non finanziarie. Si distinguono:
limite complessivo: valore massimo totale delle partecipazioni detenibili in rapporto al
patrimonio (<60% dei fondi propri);
limite di concentrazione: rapporto massimo tra singola partecipazione detenuta e il patrimonio
della banca (<15% dei fondi propri)
limite di separatezza: rapporto massimo tra singola partecipazione detenuta e il patrimonio
dell'impresa partecipata
− Organizzazione amministrativa e contabile e sistema di controlli interni.
Le disposizioni riguardanti il contenimento del rischio assumono rilevanza ai fini della gestione
bancaria:
− pongono precisi confini all'attività bancaria
− attribuiscono peso e criticità alla variabile economica del patrimonio (perno principale e
fondamentale della gestione).
Società finanziarie: esercitano una delle attività bancarie ad esclusione della raccolta dei depositi
con obbligo di restituzione;
Società strumentali: esercitano attività di carattere ausiliario quali quelle di gestione di immobili e
di servizi informatici.
Per servizi e attività di investimento si intendono le seguenti attività, quando hanno per oggetto
strumenti finanziari:
− negoziazione per conto proprio:
− gestione di portafogli;
− esecuzione di ordini dei clienti;
− gestione di sistemi multilaterali di negoziazione,
− sottoscrizione e/o collocamento;
− ricezione e trasmissione di ordini;
− consulenza in materia di investimenti;
Strumento finanziario:
− azioni e titoli rappresentativi di capitale di rischio negoziabili sul mercato dei capitali;
− obbligazioni;
− quote di organismi di investimento collettivo del risparmio;
− titoli normalmente negoziati sul mercato monetario;
− contratti future;
− contratti di scambio a pronti e a termine;
I mezzi di pagamento non sono strumenti finanziari.
Servizi accessori:
− custodia e amministrazione di strumenti finanziari;
− locazione di cassette di sicurezza;
− consulenza alle imprese;
− servizi connessi all'emissione e collocamento di strumenti finanziari
3.La società di gestione del risparmio (SGR) è la società per azioni con sede legale e direzione
generale in Italia autorizzata a prestare il servizio di gestione collettiva del risparmio.
Fondo comune di investimento = un patrimonio collettivo costituito delle somme versate da una
pluralità di partecipanti e investite in strumenti finanziari.
Ciascun partecipante detiene un numero di quote, tutte di uguale valore e con uguali diritti,
proporzionale all'importo che ha versato a titolo di sottoscrizione
Il fondo è mobiliare: il patrimonio investito esclusivamente in strumenti finanziari emessi da
imprese o enti quotati (azioni e obbligazioni)
Il fondo è aperto: il risparmiatore può, a ogni data di valorizzazione della quota, sottoscrivere quote
del fondo oppure richiedere il rimborso parziale o totale di quelle già sottoscritte.
Fondi riservati a investitori qualificati: fondi (aperti o chiusi) il cui regolamento riserva la
partecipazione a investitoti qualificati (imprese di investimento, banche, SGR, SICAV, fondi
pensione, imprese di assicurazione, società finanziarie capogruppo)
Fondi speculativi: fondi (aperti o chiusi) il cui regolamento adotta norme più rischiose. Hanno un
numero limitato di partecipanti, e devono prevedere una sottoscrizione minima individuale molto
elevate
Il codice delle assicurazioni private definisce le imprese di assicurazioni: imprese cui è riservato
l'esercizio dell'attività assicurativa.
L'attività assicurativa può essere esercitata solo da imprese assicurative.
L'attività assicurativa è divisa in ramo vita e ramo danni.
Una compagnia può essere autorizzata a esercitare o le attività dei rami vita o quelle dei rami
danni.
Requisiti di Basilea I
− Rapporto tra capitale proprio e attività ponderate per il rischio (di credito e di mercato) ≥ 8%;
− Misurazione del rischio di credito in base a parametri standard:
0%: stati, banche centrali, UE;
20%: enti pubblici, banche;
50%: crediti ipotecari, leasing su immobili;
100%: impegni verso il settore privato;
200%: impegni verso imprese private con risultati di bilancio negativi negli ultimi due
esercizi.
Il fallimento di Basilea I
− Schema di misurazione dell’esposizione al rischio di credito troppo semplificativa e totalmente
LO SCHEMA DI BASILEA 2
Il capitale rappresenta il fondamento della capacità di crescita futura di una banca e rappresenta
una tutela a fronte di perdite inattese.
Una capitalizzazione adeguata consente di affrontare i rischi crescenti delle difficoltà
congiunturali, e di rafforzare la fiducia del pubblico nella solvibilità delle banche.
Un capitale troppo basso aumenta la probabilità di insolvenza
Un eccesso di capitale può rappresentare un uso inefficiente delle risorse.
Obiettivi di fondo di Basilea 2:
− incentivare le banche a rafforzare i sistemi di risk management
incentivare le banche a migliorare le strategie in materia di capitale proprio (ricercare un'adeguata
capitalizzazione)
Per la valutazione del rischio di credito possono essere utilizzati due metodi:
Metodo standard: utilizzo ponderazioni stabilite dall’accordo e definite dalle società di
rating;
Rating AAA/AA A+/A- BBB+/BBB- BB+/BB- ≤ B- No rating
Stati e BC 0,00% 20,00% 50,00% 100,00% 150,00% 100,00%
Banche
Crediti a breve 20,00% 20,00% 20,00% 50,00% 150,00% 20,00%
Crediti ipotecari 35,00%
Altri crediti 20,00% 50,00% 50,00% 100,00% 150,00% 50,00%
Imprese 20,00% 50,00% 100,00% 100,00% 150,00% 100,00%
Retail 75,00%
Metodo dei rating interni: procedura interna di valutazione del rischio per pool omogenei di
clienti:
Ogni istituto bancario può definire un proprio modello per il calcolo del coefficiente di
rischio delle proprie attività. Tali modelli si fondano sull’analisi delle serie storiche.
I modelli adottati devono essere validati ed approvati dalla Banca d’Italia.
Il modello assegna un coefficiente di ponderazione per ogni pool di clienti omogenei,
consente quindi una maggiore personalizzazione della valutazione.
Sono richieste risorse e competenze specifiche.
Risk managment
da Basilea 1 = l'impostazione dello schema è statica
a Basilea 2 = il fabbisogno di capitale della banca deriva maggiormente dalle misure di rischio
di credito e di rischio operativo determinate attraverso modelli e sistemi gestionali interni
3. la disciplina di mercato:
Maggiore trasparenza nell'informazione pubblica delle banche.
Il mercato dovrebbe avere informazioni sufficienti per capire l'effettiva natura dell'attività svolta e
dei sistemi di risk management in essere.
In tal caso il mercato premierebbe chi ha sistemi di gestione appropriata e capitalizzazione
adeguata.
Il rapporto banca-impresa
Transaction banking vs. relationship banking.
Specificità delle PMI: opacità informativa, ricorso al multiaffidamento, scarse competenze
proprie in ambito finanziario, difficoltà di valutazione del merito creditizio (soft information, ruolo
delle banche locali).
Tendenza attuale: stabilizzazione del rapporto banca-impresa e riduzione delle controparti
finanziatrici.
Emerge, seppur lentamente, l’esigenza di forme di finanziamento più evolute.
I limiti di Basilea II
Discriminazione tra diversi istituti bancari con riferimento alle possibilità di utilizzo dei metodi di
valutazione del rischio più evoluti;
Penalizzazione del finanziamento alle PMI (per esposizioni inferiori al milione di euro e fatturato
La MiFID è un corpo di regole entrato in vigore il 1° Novembre 2007 che ridisegna profondamente
la disciplina dei mercati finanziari.
Si colloca nella prospettiva della costruzione di un mercato azionario europeo integrato.
Principi base della MiFID:
− regolamentazione dei principi: si mette l'accento sugli obiettivi che gli intermediari devono
perseguire, lasciando maggiore spazio discrezionale circa le modalità con cui perseguire gli
obiettivi stessi
− principio dell'armonizzazione massima: i singoli stati non possono introdurre obblighi
aggiuntivi per gli intermediari
− centralità degli interessi del cliente : dare al cliente una completa consapevolezza dell'insieme di
diritti e obblighi conseguenti alla prestazione del servizio di investimento
− abbandono del principio della concentrazione degli scambi sui mercati regolamentati : i mercati
regolamentati vengono affiancati da altri sistemi di scambio come i sistemi multilaterali di
negozzazione (MTF) e i cosiddetti internalizzatori sistematici; aumentando così la concorrenza
tra mercati
− innovazione nel sistema di vigilanza : Banca d'Italia si occupa della materia di contenimento del
rischio, della stabilità e della sana e prudente gestione degli intermediari; la CONSOB è
competente per la trasparenza e la correttezza dei comportamenti degli intermediari
L’attività di scambio è onerosa: infatti i soggetti devono sopportare i costi derivanti sia dalla
ricerca della controparte con cui effettuare lo scambio, sia dal trasferimento materiale dei beni e dei
servizi scambiati. Questi costi possono essere ridotti in presenza di 5 condizioni che i sistemi
economici hanno continuamente sviluppato e perfezionato:
− l’organizzazione dei mercati, che consentono la concentrazione delle contrattazioni nello
spazio e nel tempo
− l’esistenza e la progressiva specializzazione di operatori commerciali
− l’efficienza e il progresso della tecnologia dei trasporti e delle comunicazioni
− la moneta, che svolge la funzione di corrispettivo di qualsiasi acquisizione di beni e servizi che
viene perciò definita mezzo di scambio o strumento di pagamento;
− il sistema giuridico, composto da norme codificate e da procedure/organizzazioni idonee a
garantirne l’applicazione e il rispetto, il quale svolge la fondamentale funzione di tutelare i diritti
dei soggetti che scambiano secondo date modalità contrattuali.
Le economie moderne utilizzano un sistema di pagamenti che si fonda su due generi di moneta:
− Moneta legale: emessa dalla Banca Centrale;
− Moneta bancaria: emessa dalle banche ordinarie.
Nel corso di un certo periodo, i diversi soggetti che compongono il sistema economico
trasformano, mediante l'attività di scambio monetario, i propri redditi o ricavi monetari in beni di
consumo, servizi e investimenti reali, impiegando strumenti del trasferimento delle risorse
finanziarie nello spazio (cioè la moneta);
si formano così dei saldi che identificano un bisogno di trasferimento delle risorse finanziarie nel
tempo:
− saldo finanziario positivo: avanzo di potere d'acquisto, bisogno di investimento
I soggetti in surplus hanno necessità di investire il potere di acquisto temporaneamente eccedente
(liquidità vs. rendimento):
- mantenendo l'eccedenza in moneta conservando il potere di acquisto, ma con rendimento quasi
nullo
- acquistando attività finanziarie diverse dalla moneta, e il cui pagamento comporta trasferimento
di moneta dall'acquirente (investitore) al venditore (prenditore)
− saldo finanziario negativo: disavanzo di potere d'acquisto, bisogno di finanziamento
I soggetti in deficit hanno necessità di procurarsi risorse finanziarie per coprire il loro
fabbisogno:
chiedono di anticipare una data disponibilità futura di potere d'acquisto: il prenditore di fondi si
impegna a restituire al datore le risorse finanziarie ricevute
I trasferimento delle risorse finanziarie nel tempo (trasformazione potere d'acquisto presente in
potere d'acquisto futuro e viceversa) si integra con quello nello spazio (emissione, acquisto, vendita
ed estinzione attività finanziarie)
INVESTORE = usualmente rappresentato dalle unità del settore famiglie (settore finale)
PRENDITORE = usualmente rappresentato dal settore imprese non finanziarie e dal settore
pubblico (settori finale)
INTERMEDIARI FINANZIARI = svolgono la funzione di veicolo e trasferimento delle risorse
finanziare (settori intermedi)
Le scelte finanziarie dell’investitore sono guidate soprattutto dalle variabili rendimento e rischio.
Modello semplificativo. Il soggetto può selezionare l’investimento anche con obiettivi diversi, es.
esercizio diritti patrimoniali o sostegno ad attività con elevato profilo etico o sociale.
L’obiettivo prioritario consiste nell’identificare e nel definire le variabili che intervengono nel
processo decisionale della scelta di finanziamento: il costo e il rischio.
− l’insieme dei costi di transazione rappresentati dai costi di ricerca della controparte, di
informazione, di organizzazione dell’operazione, di gestione della stessa e così via.
Il rischio: sono in parte uguale ed in parte diverso di quello del datore di fondi. Anche in questo
caso la manifestazione del rischio non è necessariamente negativa.
Il prenditore di fondi è esposto ai seguenti tipi di rischio, i quali sono quindi intrinseci alla passività
finanziaria:
− il rischio di tasso di interesse: tipicamente caratterizza i finanziamenti a tasso fisso;
(RISCHIO SPECULATIVO)
− il rischio di cambio: si concreta quando il prenditore sottoscrive una passività finanziaria
denominata in una valuta diversa da quella in cui egli effettua i propri calcoli di convenienza
economica e che è causato dalla possibile variazione del tasso di cambio fra le due valute;
(RISCHIO SPECULATIVO)
− il rischio di solvibilità o di bancarotta: correlato alla sostenibilità delle obbligazioni
assunte con il contratto di finanziamento(pagamento della remunerazione, restituzione del capitale
alle scadenze convenute);
− il rischio di instabilità delle fonti di finanziamento utilizzate: dipende sia dalla scadenza
del finanziamento negoziato, sia dall’eventuale esistenza di clausole contrattuali, dette covenants,
che disciplinano il comportamento del prenditore e che possono determinare il diritto del
finanziatore di chiedere il rimborso prima della scadenza.
− Il rischio di condizionamento da parte del finanziatore: quando questi abbia
contrattualmente il diritto di intervenire nell’indirizzo dell’attività dell’impresa. Questo è
tipicamente il caso del finanziamento nella forma dell’emissione/sottoscrizione di titoli azionari
che conferiscono al finanziatore diritti non patrimoniali e poteri deliberativi che in qualche misura
possono condizionare il controllo dell’impresa da parte del soggetto economico.
Le relazioni logiche fra costo e rischi il prenditore di fondi ha l’obiettivo di minimizzare il costo
del finanziamento, assumendo come vincoli determinate soglie dei diversi rischi che possono
essere compendiati in una generale esigenza di stabilità e di controllabilità delle fonti di
finanziamento.
Il prenditore di fondi ha la possibilità di utilizzare forme di finanziamento che consentono
maggiore protezione dai rischi a condizione di sostenere un costo maggiore.
Evoluzione ed innovazione degli strumenti finanziari sono in buona parte determinate dagli stessi
attori della domanda e dell'offerta
Favoriti da condizioni di contesto: efficienza organizzativa dei mercati, funzionalità ed efficacia
soggetto giuridico, e progresso tecnologico.
E favoriti anche dagli intermediari finanziari, che producono nuovi strumenti finanziari mirati a
soddisfare quegli investitori e prenditori che non riescono ad effettuare lo scambio.
Stock index future: indici relativi ad azioni quotate sui mercati regolamentati;
Currency future: valuta.
I future possono essere stipulati da soggetti che vogliono coprire i rischi legati a certe
posizioni, es. presenza di crediti/debiti in valuta.
HEDGERS: operatori che stipulano contratti future di segno opposto riferiti ad attività
finanziarie equivalenti a quelle su cui si è presa posizione
SPECULATORI: soggetti che utilizzano gli strumenti derivati per assumere una posizione di
rischio fondata su aspettative non condivise dal mercato.
Il compratore di un contratto future guadagna nel caso in cui i prezzi correnti delle attività
finanziarie sottostanti aumentino oltre il prezzo future, mentre il venditore realizza un
profitto nel caso opposto, cioè qualora i prezzi correnti scendano sotto il prezzo future.
contratti a termine
contratti swap
Le parti si impegnano a scambiare futuri pagamenti di interessi (interest rate swap) oppure
futuri pagamenti in valuta (currency swap).
Strumenti che contengono il diritto discrezionale (opzione) di una delle due parti ad acquistare
o vendere a termine, nei confronti dell'altra parte, titolare della contrapposta obbligazione non
discrezionale a vendere o acquistare una data attività finanziaria:
contratto di opzione
Una delle parti si riserva la facoltà discrezionale di acquistare o vendere ad un prezzo
prestabilito una certa attività finanziaria. L’attività finanziaria sottostante può essere:
un valore mobiliare (azioni ed obbligazioni),
un indice di borsa,
una valuta
un contratto future.
La perdita massima potenziale è l'importo del premio pagato anticipatamente = abbandono
dell'opzione
Il guadagno è la variazione favorevole del prezzo dell'attività finanziaria sottostante, al netto
del premio = esercizio dell'opzione
Il contratto di opzione si caratterizza per:
l'esito può essere deciso da una delle parti al termine o nel corso del contratto stesso
l'eventuale perdita è predeterminata a fronte di una potenzialità incerta di guadagno assai
maggiore
Oggetto strumenti finanziari di partecipazione e/o credito = trasferimento a titolo oneroso di risorse
finanziare nel tempo (investimento e finanziamento)
Strumenti derivati: contratti con oggetto strumenti finanziari di partecipazione e/o di credito
Entrando più nello specifico della modalità di calcolo del tasso di rendimento interno, con esplicito
riferimento al caso dei titoli zero coupon, l’assenza dei flussi intermedi e la detenzione del titolo
sino a scadenza elimina il rischio di ottenere un rendimento ex post differente dal rendimento ex
ante.
La quantificazione del rendimento avviene ipotizzando una pluralità di scenari futuri possibili e
associando ad ognuno di essi una probabilità di accadimento e un'ipotesi di rendimento
Il rischio, denominato scarto quadratico medio, quantifica la dispersione dei rendimenti realizzabili
in ogni scenario rispetto al rendimento medio, esprimendo l’incertezza associata alla nozione di
rendimento medio.
L’aleatorieta del rendimento viene meno passando dal rendimento ex ante al rendimento ex post,
dal momento che tutte le componenti di reddito, avendo avuto una manifestazione finanziaria
assumono valori certi e quantificabili.
Il rischio da un punto di vista storico deve essere pertanto valutato come variabilità dei rendimenti
storici rispetto al dato medio, secondo una formulazione simile a quella utilizzata per quantificare il
rischio ex ante.
LA DURATA RESIDUA
Per durata residua si intende in prima approssimazione il tempo che intercorre fra il momento
presente e la data di estinzione o scadenza contrattuale dello strumento.
Non tutti i contratti sottostanti gli strumenti finanziari definiscono con precisione la scadenza (es.
apertura di credito in conto corrente, azioni):
− si possono avere strumenti finanziari a scadenza indeterminata oppure strumenti con scadenza a
vista, a discrezione di entrambe le parti.
− in altri casi la scadenza è prestabilita ma il contratto attribuisce all’emittente/debitore la facoltà
di estinzione anticipata, eventualmente verificandosi o meno date condizioni (call option),
oppure conferisce tale diritto all’investitore/sottoscrittore (put option).
La durata residua è importante poiché concorre sia a qualificare il profilo di liquidità dello
strumento finanziario, sia il suo rischio di prezzo nel caso in cui si tratti di attività finanziaria
trasferibile.
Anzitutto è importante chiarire che il tempo alla scadenza non misura correttamente la durata
finanziaria poiché nell’intervallo considerato, lo strumento finanziario produce flussi di cassa per
l’investitore.
Tenendo conto di questa circostanza, la durata finanziaria o duration(D) è una misura di durata
residua (n. anni alla scadenza) del titolo calcolata ponderando ogni scadenza futura con il rapporto
fra il valore attualizzato del relativo flusso di cassa e il prezzo corrente del titolo (prende in
considerazione i flussi monetari futuri generati dallo strumento e li mette in relazione con il prezzo
corrente del titolo).
Tale rapporto misura il contributo di ciascun flusso al valore complessivo del titolo: in altre parole,
esso quantifica la percentuale di rientro monetario dell’investimento alla scadenza indicata.
La convertibilità: il contratto sottostante allo strumento finanziario può prevedere che esso possa
essere trasformato, convertito in un altro strumento finanziario, a date condizioni (es. obbligazioni
convertibili in azioni)
La convertibilità può anche consistere nella facoltà di una delle due parti di modificare un elemento
contrattuale sostanziale dello strumento considerato, per esempio operare la trasformazione della
modalità di determinazione degli interessi da un regime di tasso variabile a uno di tasso fisso o
viceversa.
La presenza del rating: valutazione sintetica che esprime la probabilità che il soggetto emittente
faccia fronte agli obblighi contrattuali assunti (pagamento interessi e rimborso del capitale)
Il regime fiscale: ogni strumento finanziario si caratterizza per un proprio regime di imposizione
fiscale, che varia notevolmente in relazione al soggetto considerato( prenditore o investitore), a
seconda della sua natura giuridica e del sistema tributario di appartenenza.
Anche in questo campo la casistica è assai estesa e complessa.
Gli strumenti offerti dagli intermediari finanziari possono essere classificati in base alla tipologia di
bisogno soddisfatto:
1. Strumenti e servizi destinati a soddisfare bisogni di trasferimento del potere d'acquisto nello
spazio:
− ordini di pagamento: assegni ordinari e circolari, bonifici, carte di credito e di debito;
− ordini di incasso: riba, cambiali e altri titoli all'incasso
− servizi diversi: servizi di gestione monetaria o cash managment, servizi di cassa automatica,
servizi di erogazione automatica di contante
Profili principali delle attività di incasso/pagamento:
1. Attività della banca consiste generalmente nel regolare contrapposte ragioni di debito e di
credito mediante trasferimento di moneta dal soggetto titolare dell'obbligazione di
pagamento a quello titolare del diritto di incasso (estinzione debiti e crediti mediante
scritture contabili). La moneta oggetto di trasferimento viene definita scritturale che è lo
strumento portante del sistema dei pagamenti bancari
2. Data l'esistenza di relazioni contabili tra soggetti, sistema bancario e banche il trasferimento
è eseguito con compensazione tecnica.
3. Le banche eseguono attività di incasso/pagamento sulla base di ordini ricevuti, in forza del
mandato a eseguire determinate operazioni
4. Attività di incasso/pagamento derivano la loro efficienza tecnica ed economica dal fatto che i
soggetti esecutori (banche) mantengono relazioni contabili sistematiche, idonee a produrre e
canalizzare i trasferimenti
5. Attività di incasso/pagamento hanno crescenti dimensioni internazionali, quindi sono
strutturalmente multivalutarie
4. Strumenti e servizi destinati a rendere più efficiente gestione dei rischi e gestione finanziaria e
assicurativa del cliente:
Tipicamente le banche offrono strumenti sia per la copertura dai rischi speculativi (attività di
hedging) sia per il loro sfruttamento. Rientrano in questa categoria i contratti a termine, gli
swap…;
Le società di assicurazione offrono strumenti per la copertura dei rischi puri: polizze vita
(pagamento di un capitale predeterminato), polizze danni (indennizzo).
In Italia le Banche non possono produrre contratti assicurativi, possono commercializzare
polizze prodotte da imprese di assicurazione.
I processi di innovazione, debole e forte, degli strumenti finanziari sono promossi sia da soggetti
interessati allo scambio di risorse finanziarie, che da soggetti istituzionali.
Fattori che hanno favorito l’innovazione:
Regolamentazione: pone vincoli all'operatività, che si cercano di aggirare o eludere.
Regime tributario: minimizzare onere fiscale mediante l'impiego di strumenti modificati o
nuovi.
Progresso tecnologico: opportunità e sfida di cambiamento.
Evoluzione dei mercati finanziari:
- globalizzazione: sviluppo della mobilità delle risorse finanziarie tra i mercati nazionali, a livello
sovranazionale
- volatilità: dei prezzi delle attività finanziarie, dei tassi di interesse, dei tassi di cambio
Cambiamenti nelle funzioni obiettivo sia dei datori che dei prenditori di fondi.
Il singolo operatore può soggettivamente utilizzare i singoli strumenti finanziari per comporre un
portafoglio sia a scopo di
− investimento (portafoglio di attività finanziarie)
− finanziamento (portafoglio di passività finanziarie)
− intermediazione (portafoglio di attività e passività finanziarie)
conferendo al medesimo caratteristiche di composizione (struttura) idonee a perseguire determinate
finalità.
Risulta sempre conveniente diversificare il portafoglio di attività finanziarie per ridurne il rischio, a
parità di rendimento, o per ottenere combinazioni rendimento/rischi preferibili, nell'ipotesi che
l'investitore sia avverso al rischio
I mercati finanziari sono un complesso di scambi aventi per oggetto gli strumenti finanziari.
Possono essere classificati in:
1) I mercati creditizi e i mercati mobiliari: si distinguono dalla natura degli strumenti negoziati:
in particolare, della presenza o meno dei requisiti di trasferibilità/negoziabilità.
MERCATI CREDITIZI = Il rapporto tra le controparti è fortemente personalizzato trattandosi di
rapporti che vengono definiti su base bilaterale e destinati a prolungarsi su tutta
la durata contrattuale. Anche i prezzi vengono negoziati bilateralmente
(rapporto bilaterale tra le controparti con negoziazione diretta del prezzo).
MERCATO MOBILIARE = la posizione di investitore è instabile per definizione e il rapporto con
l’emittente è più impersonale.
Ha un maggior grado di liquidità, dato dal vantaggio di poter dare luogo al circuito
secondario degli scambi(rapporto impersonale con l’emittente, maggiore grado di liquidità)
Il grado di liquidità delle negoziazioni rappresenta un fattore di performance del mercato; indica la
facilità di provvista di fondi e di smobilizzo degli investimenti in essere con un impatto di prezzo
limitato.
La liquidità è legata allo spessore degli scambi e alla negoziabilità degli strumenti (+ presenti nel
mercato mobiliare)
2) I mercati monetari e i mercati dei capitali: la classificazione fa riferimento alla durata degli
strumenti finanziari e alla funzione dei circuiti finanziari che il mercato alimenta.
MERCATO MONETARIO = il mercato monetario ha per oggetto strumenti finanziari a breve
termine (strumenti con termine entro 12 mesi,);
Prevale la funzione di gestione della liquidità degli operatori: si impiegano
temporanee eccedenze di fondi e si finanziano temporanei fabbisogni.
MERCATO DEI CAPITALI = ha per oggetto strumenti a medio e lungo termine.
Alimenta circuiti finanziari che, in rapporto alla durata della disponibilità dei
fondi, sono idealmente a fronte di fabbisogni per investimenti in capitale
fisso, comunque a impieghi che hanno un ciclo economico di rientro non
breve.
3) I mercati cash e i mercati derivati: la distinzione si richiama alla natura degli strumenti
finanziari e allo svolgimento temporale dello scambio.
MERCATI CASH = oggetto di negoziazione sono gli strumenti base (azioni,obbligazioni,indici di
borsa,cambi) e in cui le transazioni prevedono uno scambio tra titolo e denaro con
consegna e pagamento immediato.
MERCATI DERIVATI = hanno per oggetto contratti che derivano dagli strumenti base
(presuppongono la circolazione e la negoziazione degli strumenti stessi).
L’oggetto di tali contratti può essere una delle componenti di uno strumento
base, o diritto/obbligo a vendere/acquistare a termine un determinato strumento,
o la facoltà di vendere/acquistare a termine.
Rientrano nella categoria dei mercati a termine
1. un mercato nasce e si sviluppa con la finalità specifica ed esclusiva di dedicarsi ad uno dei due
segmenti (es. Mercato telematico dei titoli di Stato, MTS)
2. all'interno del mercato unico sviluppano procedure diverse per i due segmenti (es. mercati
azionari: procedura negoziazioni al dettaglio + procedura speciale per i blocchi)
6) I mercati ad asta e i mercati con market making: questa distinzione richiama un aspetto
tecnico-operativo rappresentato dal sistema di negoziazione e di pricing adottato dal mercato.
MERCATO AD ASTA = il pricing è il risultato di un processo order driver: i flussi di ordini di
acquisto e di vendita vengono incrociati sulla base di priorità di prezzo e di tempo.
MERCATO CON MARKET MAKING = si svolge un processo di pricing quote driver.
L’organizzazione del mercato prevede la presenza di intermediari finanziari che operano come
dealer e con una specifica funzione di market making, cioè di quotazione di titoli (intermediario
espone le proposte di prezzo e le relative quantità che è disposto a vendere o acquistare).
7) I mercati fisici e i mercati telematici: l’idea comune di mercato è quella di un luogo fisico
dove operatori e intermediari si riuniscono. Innovazioni importanti nelle strutture informatiche e di
telecomunicazione rendono possibile il funzionamento di un sistema di scambio prescindendo dalla
riunione fisica degli operatori. Le informazioni sui titoli e gli emittenti, le quotazioni, gli ordini di
acquisto e vendita, le informazioni sui prezzi e le quantità scambiate viaggiano su un circuito
telematico.
Vengono evidenziati tre ambiti distinti, ognuno dei quali pone specifici problemi di
regolamentazione e di funzionamento operativo:
− i rapporti tra intermediari ed emittenti-investitori;
− l’area dello scambio, cioè il cuore dell’organizzazione del mercato;
− l’area del regolamento, cioè del completamento dello scambio con la consegna dei titoli e del
corrispettivo monetario.
Per poter agevolare la gestione delle posizioni di liquidità degli operatori, occorre che i titoli
emessi/negoziati e l'insieme delle relative transazioni presentino alcune fondamentali
caratteristiche:
− Scadenza nominale breve o brevissima;
− Alta negoziabilità sul mercato secondario: tagli accessibili (tagli minimi di investimento e di
negoziazione su importi accessibili), alta qualità dell’emittente (limitato rischio insolvenza),
presenza di forme di organizzazione efficiente del mercato secondario;
− Impersonalità dei rapporti tra emittenti e sottoscrittori: tipica in generale di tutti i titoli
trasferibili (non c'è la definizione puntuale delle caratteristiche dell’operazione tra investitore e
prenditore di fondi)
In Italia forte sviluppo a partire dagli anni ‘80 soprattutto con riferimento alle emissione del
Tesoro, scarsa diffusione tra le imprese.
In quel periodo, si riducono gli orizzonti temporali di riferimento degli investitori e diventano più
pressanti le esigenze di riaggiustamento dei portafogli, forzando così gli emittenti al ricorso a
forme di raccolta a breve.
Arbitraggisti: si inseriscono nelle imperfezioni del mercato per ottenere profitti contenuti, ma certi
(es. diversa quotazione dello stesso tasso di cambio su piazze diverse).
Intermediari: in qualità di dealer e marker maker agevolano l’incontro tra domanda ed offerta
(definizione del prezzo double way);
Banche Centrali: gestione delle riserve valutarie ed azioni di politica economica e di tutela della
moneta nazionale.
Alcuni elementi di organizzazione: per la tradizione si accetta che tra operatori istituzionali la
conclusione del contratto avvenga nella forma verbale e venga solo successivamente trasferita nella
forma scritta.
− Mercato dei cambi assume natura globale
− Le negoziazioni hanno continuità nel tempo, grazie ai fusi orari non ci sono interruzioni
nell'arco della giornata
Modelli strutturali:
1. insieme delle transazioni tra banche e operatori non bancari. Vengono applicati tassi di cambio
rilevati sui mercati di borsa
2. rapporti tra banche e istituzioni finanziarie in genere
Trasferimenti di valuta secondo logica del mercato di dealer
Definizione del prezzo double way: per ogni tipologia di operazione, intermediario comunica 2
tassi di cambio per ogni valuta
- al primo prezzo l'intermediario è disposto ad acquistare valuta
- al secondo prezzo l'intermediario è disposto a venderla
L'operatore deve decidere se concludere l'operazione, rispettando i prezzi comunicati
Il mercato dei cambi è l’insieme delle operazioni finalizzate a convertire la moneta di un paese in
quella di un altro paese.
Differenziazioni:
- Mercato monetario = l’oggetto delle transazioni è rappresentato da titoli a breve termine; può
essere un mercato a rilevanza solo domestica
- Mercato dei cambi = la disponibilità in valuta contro un’altra valuta; è per definizione un mercato
a carattere internazionale.
Le affinità sono invece:
1) su entrambi i mercati un ruolo centrale è ricoperto dalle banche; sul mercato monetario questi
ricoprono ruoli diversi. Sul mercato dei cambi le banche possono agire come operatori in proprio o
come intermediari per conto della clientela.
2) entrambi i mercati sono oggetto dell’intervento della Banca centrale.
3) il collegamento logico e operativo tra valore del cambio a pronti e valore del cambio a termine
passa attraverso il livello differenziale dei tassi di interesse a breve prevalenti nei paesi di origine
delle valute scambiate.
Il mercato dei capitali è costituito dalla negoziazione degli strumenti finanziari con scadenza
superiore ai 12 mesi.
Si suddivide in due grandi settori:
quello dei titoli azionari
quello dei titoli di debito, e cioè delle obbligazione emesse sia dalle autorità pubbliche (Tesoro
dello Stato o Enti), sia da soggetti privati come imprese e istituzioni finanziarie.
Gli strumenti del mercato dei capitali rappresentano la fonte prioritaria per il funzionamento degli
investimenti in capitale fisso, cioè a ciclo di utilizzo pluriennale.
Il settore del mercato dei capitali dedicato alle azioni è normalmente denominato borsa.
I titoli azionari rappresentano una quota di proprietà della società emittente.
Per il sottoscrittore è un investimento con rendimento legato alla distribuzione degli utili e ai
guadagni in conto capitale risultanti dall’incremento di valore della società. Comportano un rischio
relativamente elevato
Le caratteristiche di una borsa:
La presenza di un soggetto giuridico proprietario e responsabile della gestione del mercato
(assetto pubblico o privato), in Italia il processo di privatizzazione della Borsa si è concluso nel
1998;
Esistenza di una struttura fisica e logistica (causa modelli di negoziazione telematica, corrisponde
sede della società di gestione del mercato)
Definizione dei requisiti per l’ammissione alla quotazione; per la Borsa italiana i principali sono:
Capacità di generare ricavi in condizioni di autonomia gestionale;
Titoli liberamente trasferibili;
Esistenza del flottante (25% del capitale diffuso tra il pubblico);
Capitalizzazione di mercato pari ad almeno 5 milioni di euro,
Standardizzazione dei contratti di compravendita;
Presenza di intermediari ufficiali che possano svolgere sia la funzione di broker (negoziazione
per conto altrui) che di dealer (negoziazione in conto proprio);
Definizione di procedure standardizzate per le negoziazioni, per la fissazione del prezzo e per la
liquidazione (es. asta a chiamata);
Esistenza di organi di controllo super partes (es. Consob).
Nel nostro Paese la dimensione del mercato di compravendita di titoli azionari, cioè rappresentativi
di una quota di capitale delle imprese emettenti, è piuttosto ridotta.
Le cause principali sono:
Capitalismo chiuso o familiare: in molte imprese la totalità del capitale è in mano ad un nucleo
chiuso di soggetti;
Bassissima incidenza delle società quotate;
Prevalenza del modello della proprietà accentrata (detenzione maggioranza assoluta che lascia
poco spazio ai cambi di controllo delle società quotate.
IL MERCATO OBBLIGAZIONARIO
IL MERCATO PRIMARIO.
In Italia si è assisto ad una riduzione del ruolo dello Stato (risanamento finanza pubblica) e ad un
incremento del ruolo delle banche, con riferimento all’emissione, mentre nell’investimento cresce
il ruolo dei privati (individuali ed istituzionali).
Si pone quindi il problema per gli emittenti di come collocare presso gli investitori individuali i
titoli; cresce il ruolo di consulenza svolto dagli intermediari.
IL MERCATO SECONDARIO.
Si possono identificare due segmenti di transazioni su titoli obbligazionari: quello al dettaglio e
quello all’ingrosso; ogni segmento è di fatto funzionale alle esigenze delle diverse categorie di
investitori.
Nel caso italiano, la quasi totalità delle obbligazioni in circolazione è quotata: i titoli di Stato,
infatti, e altri titoli a questi assimilati sono ammessi di diritto alle quotazioni.
Accanto a questo vi è un secondo segmento per le transazioni all’ingrosso. Esse alimentano il
mercato telematico sui titoli di Stati (MTS), struttura di natura privatistica che ha raggiunto una
dimensione molto importante in funzione della massa di debito pubblico in circolazione.
Gli strumenti derivati hanno aumentato notevolmente il volume di negoziazioni negli ultimi dieci
anni.
Il loro prezzo dipende dal valore dello strumento sottostante e dalle aspettative rispetto ad altre
variabili finanziarie e non.
Gli strumenti derivati vengono scambiati sia in mercati regolamentati, che in mercati fuori borsa
che si caratterizzano per:
− Assenza di un luogo fisico;
− Assenza di prezzi ufficiali;
− Contrattazione non standardizzata;
− Mancanza di un organo di controllo centrale di compensazione.
I mercati organizzati di borsa presentano caratteristiche comuni:
− elevato grado di standardizzazione dei contratti, in modo da renderli immediatamente trasferibili;
− determinazione di precise regole di condotta
− quotazione ufficiale dei prezzi (maggior grado di trasparenza del mercato)
− la costituzione di un organismo centrale che, fungendo da controparte per tutti gli operatori,
garantisca il clearing centralizzato delle diverse operazioni, e, al tempo stesso, annulli il rischio
di insolvenza delle controparti (c.d. clearing house)
I financial future si distinguono per la standardizzazione dei loro principali elementi contrattuali:
1) Esplicitazione delle caratteristiche delle attività finanziarie sottostanti allo strumento
2) l’importo fisso di ogni contratto;
3) date di scadenza dei contratti fissate per ogni trimestre;
Tra i diversi elementi che rendono peculiari i mercati future assume una particolare rilevanza
l’istituto della clearing house, che garantisce il buon fine di tutti i contratti future stipulati sul
mercato e riduce la complessità dei rapporti negoziati che, giorno per giorno si sovrappongono.
Le funzioni svolte dal mercato degli strumenti derivati e gli effetti sul mercato a pronti
I future e le option presentano caratteristiche tecniche utili a diversi fini:
1. Ampliamento delle scelte di investimento, arricchendo la gamma delle alternative a
disposizione degli operatori
2. Migliore gestione dei rischi
3. Completamento dei portafogli finanziari
L'elemento di maggior interesse dello sviluppo di tali mercati consiste nell'opportunità di ampliare
il set di combinazioni rischio/rendimento offerte agli operatori
Efficienza informativa: i mercati garantiscono che le informazioni sulle unità richiedenti siano
liberamente accessibili a tutti gli investitori
Un mercato può essere definito efficiente sotto il profilo informativo se:
i prezzi riflettono costantemente tutta l'informazione disponibile e non è possibile ottenere un
beneficio economico facendo leva su un certo set di informazioni
gli operatori agiscono razionalmente in modo da massimizzare la propria funzione di utilità.
Gli stadi di efficienza informativa:
efficienza debole: attese di rendimento degli investitori e prezzi incorporano tutte le informazioni
storiche. Non c'è informazione relativa la passato dell'emittente e alla storia dei prezzi dello
strumento che possa consentire di trarre un beneficio di prezzo
efficienza semiforte: i redimenti -prezzi riflettono l'informativa pubblica
efficienza forte: nega la possibilità di anticipare il mercato, visto che i prezzi incorporano tutta
l'informativa sia pubblica che privata, sia storica che prospettica.
Efficienza operativa: si limitano sia i costi di funzionamento degli operatori che gli oneri di
Esiste un rapporto di reciproca influenza tra le condizioni di funzionalità dei mercati e l’efficienza
informativa.
Strumento finanziario è un contratto avente per oggetto una prestazione finanziaria: trasferimento
di fondi tra un creditore e un debitore che si scambiano potere di acquisto attuale contro potere di
acquisto futuro.
Gli strumenti finanziari possono essere classificati in base alle caratteristiche degli schemi
contrattuali, caratteristiche cui corrispondono funzioni e rischi differenti. Solo a titolo
esemplificativo, si considerino i tre punti seguenti.
1) la natura del diritto oggetto del contratto: la partecipazione, il credito, l’impegno/facoltà.
2) la negoziabilità dello strumento finanziario: gli strumenti negoziabili, gli strumenti non
negoziabili.
3) la liquidità dello strumento finanziario: la scadenza contrattuale, la negoziabilità in un mercato.
I mercati mobiliari tendono a differenziarsi e a segmentarsi in base a vari fattori, per esempio:
- la classe di strumenti finanziari negoziati
- la dimensione geografica
- la natura istituzionale
- la struttura organizzativa e operativa
- le procedure di negoziazione.
Organizza combinazioni produttive di tipo industriale, con criteri di professionalità elevata e di efficienza
operativa, e impiegando tecnologie avanzate. In tal modo i costi di transazione sono inferiori a quelli che i
clienti dovrebbero alternativamente e individualmente sostenere.
CONCORRENZA O COMPLEMENTARIETÀ?
5) Sistemi orientati ai mercati: ruolo preponderante svolto dai circuiti diretti, autonomi o assistiti;
modello anglosassone.
6) Sistemi orientati agli intermediari: ruolo preponderante svolto dai circuiti indiretti; modello
dell’Europa continentale.
8) Complementarietà: gli intermediari contribuisco allo sviluppo degli scambi sui mercati, i mercati
offrono agli intermediari maggiori opportunità di attività e di servizio.
Tale complementarietà tra intermediari e mercati mobiliari si concretizza nelle seguenti situazioni:
- l'intermediario creditizio (o banca tradizionale) si finanzia maggiormente con l'emissione di obbligazioni,
che sviluppano e diversificano i mercati mobiliari, grazie anche agli ABS (asser backed security) della
cartolarizzazione dei prestiti;
- l'intermediario mobiliare sostiene e assiste le imprese che emettono strumenti di debito e di capitale, e
utilizza strumenti mobiliari per comporre portafogli di investimento per la propria clientela
Bisogna ricordare che gli intermediari:
- si pongono come prenditori e datori di fondi: intermediazione creditizia mediante produzione di
strumenti finanziari (depositi e prestiti);
- offrono servizi di generazione, ricerca e selezione delle contropartite di investimento e di finanziamento
mediante strumenti finanziari di mercato (valori mobiliari) determinando una relazione contrattuale
diretta tra prenditori e datori primari di fondi: intermediazione mobiliare
- utilizzano fonti di finanziamento dell'attività creditizia facendo ricorso al mercato mobiliare ( emissione
obbligazioni proprie o ottenute da cartolarizzazione)
Fase di introduzione:
7) utilizzo prevalente del capitale proprio,
8) crescente indebitamento strutturato con scadenze a breve,
9) autofinanziamento contenuto,
10) possibilità di applicare un differenziale di prezzo positivo;
Fase di crescita:
11) necessità di ulteriore aumento di capitale e del livello di indebitamento fino all’inversione del flusso
di cassa,
12) migliora la capacità di autofinanziamento,
13) raggiungimento del break even finanziario (punto di equilibrio finanziario: diminuzione del tasso di
sviluppo del fatturato, diminuzione dell’intensità di capitale, aumento della capacità di
autofinanziamento);
Fase di maturità:
14) il fatturato cresce a tassi sempre più contenuti fino ad annullarsi,
15) l’intensità di capitale si riduce marcatamente perché non sono necessari investimenti in ulteriore
capacità produttiva,
16) si generano elevati flussi di autofinanziamento (maggior liquidità),
17) la disponibilità finanziaria generata consente il graduale rimborso dell’indebitamento e l’eventuale
restituzione del capitale proprio.
Al termine del ciclo l’impresa è gradualmente in grado di restituire i fondi ai diversi soggetti finanziatori
insieme alle spettanti remunerazioni (interessi, dividendi).
Private banking
- Insieme di prodotti e servizi offerti dall’intermediario alla clientela privata (persone fisiche
individuali e famiglie), appartenente a categorie di reddito o di ricchezza finanziaria elevata;
- Alto contenuto di servizio, forte personalizzazione, orientamento alla continuità ed alla stabilità
della relazione con la controparte, visione integrata ed unitaria della gestione finanziaria;
- Relationship banking: esercizio dell’attività bancaria fondato su una relazione forte, duratura, e
multifunzionale con il cliente.
Corporate banking
- Insieme di prodotti e servizi offerti dall’intermediario alla clientela di imprese di dimensioni non
piccole (in proporzione a quelle della banca) e dotate di forma societaria;
- Area di attività molto vasta che aggrega prodotti e processi diversificati per consentire una gestione
della finanza ordinaria e straordinaria dell’impresa;
- Relationship banking: Tendenza verso la definizione di un rapporto collaborativo/consulenziale con
il cliente.
Retail banking
- Insieme delle attività bancarie che fanno riferimento alla distribuzione al dettaglio di
prodotti/servizi finanziari ai segmenti di clientela minore (per dimensione individuale);
- La focalizzazione non è sulla componente di servizio, ma sul livello di efficienza delle singole
transazioni di prodotti/servizi tipicamente standardizzati;
- L’intermediario segmenta la clientela retail per omogeneità del bisogno e si avvale delle tecniche
del marketing tradizionale (transaction banking).
Le implicazioni organizzative:
18) Le attività di corporate, private e retail banking sono sostanzialmente diverse poiché producono
servizi diversi, impiegando fattori produttivi e risorse diverse in processi diversi.
19) Ciò ha portato gli intermediari a specializzarsi, sia dal punto di vista societario che organizzativo,
rispetto a queste attività.
20) Tipicamente si adotta una struttura organizzativa divisionale centrata sulle tre aree di attività.
LE TIPOLOGIE DI NEGOZIAZIONE
26) Negoziazione in proprio: tutte le attività in cui l’intermediario si pone come controparte diretta del
cliente nello scambio finanziario.
Negozia in proprio nome e conto e lo scambio ha per oggetto il trasferimento temporaneo o definitivo della
proprietà di un bene.
Crediti e debiti sono iscritti nell'attivo e nel passivo patrimoniale dell'intermediario
Fanno parte di questa categoria tutte le attività di finanziamento e di raccolta.
Assunzione diretta di rischio da parte dell’intermediario:
- rischio di credito (solvibilità del cliente)
- rischio di liquidità e solvibilità (capacità di far fronte alla richiesta di rimborso dei creditori)
È tipica dell'intermediario creditizio e comporta gestione e trasformazione del credito
27) Negoziazione delegata: attività di scambio che l’intermediario svolge in nome e per conto del
cliente, cioè per sua delega o mandato (effetti economici e giuridici in capo al mandante).
Diventa fondamentale l’ampiezza delle delega conferita:
• si va dall’esecuzione di ordini (es. incasso/pagamento, compravendita valori mobiliari): delega
limitata
• alla gestione del risparmio: delega più o meno ampia
• fino alla progettazione e collocamento di valori mobiliari.
Rappresenta un fondamentale meccanismo di funzionamento e di integrazione dei circuiti di scambio
diretto
28) Servizi di consulenza e di assistenza alla decisione finanziaria: la decisione finale viene in ogni
caso assunta dal cliente (differenza rispetto alla negoziazione delegata), ma sulla base di
informazioni e valutazioni fornite dall’intermediario (fondamentale per formazione della decisione
finanziaria del cliente e per l'esecuzione della stessa)
Questa attività consiste:
21) nella fornitura di informazione utile o necessaria per il processo decisionale;
22) nell'offerta di consulenza finanziaria allo stesso fine
23) nella ricerca di controparti idonee
Tipicamente questi servizi di consulenza/assistenza non sono venduti in modo autonomo, ma hanno una
funzione strumentale e di sostegno alle attività di negoziazione in proprio e delegata, se queste ultime
hanno un basso contenuto di delega decisionale.
LE TIPOLOGIE DI INTERMEDIAZIONE
In relazione agli strumenti finanziari utilizzati, le attività di intermediazione si distinguono in 3 classi:
- Intermediazione creditizia: attività di scambio che impiega strumenti finanziari non trasferibili e
LA BANCA
Criterio di attività minima: raccolta del risparmio tra il pubblico e concessione del credito;
Storicamente in Italia operavano banche di deposito, concentrate sulle brevi scadenze, e gli istituti di
credito speciali specializzati sulla raccolta e sul credito a medio/lungo termine;
L’ordinamento italiano dopo la riforma del 1993, fa proprio il modello europeo di banca universale che
comprende un campo di attività molto ampio (dall'intermediazione creditizia a quella mobiliare, dalla
negoziazione in conto proprio alla negoziazione delegata, dai servizi di pagamento all'attività di servizio,
fino all'assunzione diretta di partecipazioni nel capitale di rischio delle imprese industriali)
Processo di omogeneizzazione lungo; in alcuni casi la specializzazione è rimasta come scelta strategica
(focalizzazione mercato strumenti a breve o mercato a medio e lungo termine
I paesi europei sono stati interessati da un processo di “armonizzazione” dei principi contabili che ha
portato all’entrata in vigore del sistema IAS- IFRS. Per imprese speciali, come le banche sono previste
norme particolari.
L’obiettivo è quello di rendere comparabili le informazioni prodotte dalle imprese a favore di una maggiore
trasparenza.
Il bilancio IAS-IFRS di una Banca si compone di: stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa.
A questi documenti di base se ne aggiungono altri quali: Conto delle variazioni del patrimonio netto,
Relazione degli amministratori sulla gestione e Rendiconto finanziario.
Lo Stato Patrimoniale
Anche per le banche lo Stato Patrimoniale è redatto a sezioni contrapposte;
36) L’attivo comprende gli investimenti ed i crediti in essere, normalmente il totale di questa voce
viene utilizzato per stimare la dimensione della banca;
Propone le diverse forme di impiego delle risorse finanziarie in essere alla chiusura dell'esercizio.
Non sono ammessi fondi rettificativi quindi le poste dell’attivo sono espresse allo loro valore netto ;
37) Il passivo comprende i debiti e le voci del capitale netto (patrimonio). Ci sono differenze tra le voci
che compongono il patrimonio contabile e quelle del patrimonio ai fini di vigilanza.
Propone le diverse forme di finanziamento dell'attività, cioè effettua la raccolta di risorse finanziarie.
Patrimonio (fonti di finanziamento di competenza dei soci):
35) capitale sociale
36) riserve soprapprezzo azioni, riserve di rivalutazione e tutte le altre riserve e fondi di natura
patrimoniale;
37) utile (o perdita) d'esercizio
Nel passivo è ammesso il fondo per rischi bancari generali: strumento per il rafforzamento patrimoniale
generato dell’accantonamento degli utili.
Il Conto Economico
Normalmente viene rappresentato in forma verticale, o progressiva, che consente una più facile
individuazione del contributo dato dalle diverse aree di business alla formazione del risultato netto;
• Margine di interesse = somma algebrica degli interessi attivi e passivi di competenza
dell’esercizio;
Sono i ricavi ed i costi direttamente imputabili all’attività di intermediazione creditizia (attività finanziarie
fruttifere di interessi e passività finanziarie onerose di interessi)
Variazioni di modesta entità sono in grado di determinare variazioni molto rilevanti nel risultato netto
dell'esercizio
• Margine di intermediazione =
+ margine di interesse
+ ricavi da servizi (commissioni attività di servizio nei confronti della clientela)
+ profitti/perdite da operazioni finanziarie (risultati realizzati e valutazioni contabili): risultato lordo delle
due principali aree di affari della banca: quella dell'intermediazione creditizia e quella dei servizi;
• Risultato di gestione =
+ margine di intermediazione
– costi operativi (costi del personale, spese amministrative, ecc.)
+ rettifiche di valore (svalutazioni calcolate per immobilizzazioni materiali e stimate per le
immobilizzazioni immateriali) e accantonamenti (imputazione o utilizzo effettuato nel corso dell'esercizio
dei diversi fondi del passivo)
È una misura dell’economicità della gestione caratteristica; tiene conto dei costi generali della struttura
aziendale e delle svalutazioni/rivalutazione sia dei valori immobiliari che mobiliari;
• Risultato lordo = risultato di gestione + saldo delle operazioni straordinarie;
• Risultato netto = risultato lordo – imposte sul reddito + variazioni del fondo rischi bancari generali.
La classificazione (cui è associato un diverso modello di valutazione per classe) dipende dalla finalità
perseguita dalla banca con l’acquisizione di tali attività finanziarie (managment intent):
45) Titoli Held For Trading (HFT): negoziazione a breve per fine speculativo, legato alla fluttuazione di
prezzo del mercato;
46) Titoli Held To Maturity (HTM): da detenere in portafoglio fino a scadenza (i titoli classificati come
HTM possono esse ceduti solo in casi eccezionali, previsti dalla disciplina contabile);
47) Titoli Available For Sale (AFS): generico intento di detenzione per lungo tempo, ma che potrebbero
in qualunque momento essere ceduti sul mercato.
Per ognuna delle 3 categorie la disciplina indica quale criterio di valutazione applicare.
I criteri di valutazione previsti dalla IAS 39 sono:
48) Fair value: valutazione del titolo al suo valore di mercato, stimato alla fine dell'esercizio;
Per titoli quotati, cui sono disponibili prezzi pubblici, il valore è il suo prezzo al giorno precedente la
chiusura di bilancio,
Per titoli non quotati il valore è il prezzo medio di titoli quotati simili per caratteristiche o il suo valore
attuale netto, stimato attraverso l'attualizzazione dei suoi flussi di cassa a un tasso ragionevole per il
mercato finanziario.
Il valore del portafoglio titoli oscilla )in aumento o in diminuzione) in base all’andamento del mercato ed a
variabili macrofinanziarie, come i tassi di interesse.
49) Costo ammortizzato: valutazione in base al prezzo a cui la banca ha acquistato il titolo (comprese le
componenti accessorie).
La valutazione può essere rettificata in diminuzione se sussistono condizioni di rischio creditizio
comprovato dell’emittente. Comunque ci sono poche possibilità di oscillazione.
Disposizioni IAS 39 su valutazione dei titoli e imputazione contabile dei relativi risultati:
50) I titoli HFT sono valutati al fair value e i risultati della valutazione (+/-) sono imputati nel Conto
Economico alla voce profitti/perdite da operazioni finanziarie;
Risultato economico influenzato anche da componenti valutative, oscillazione del valore di mercato dei
titoli.
51) I titoli classificati HTM sono valutati al costo ammortizzato e risultati, che possono solo essere
negativi, sono inseriti nella voce del Conto Economico rettifiche di valore;
52) I titoli classificati AFS sono valutati al fair value, ma i risultati (+/-) sono imputati ad una riserva di
carattere patrimoniale dedicata a tali operazioni (riserva di fair value).
In tal modo il possibile errore di valutazione si scarica sul bilancio solo sulle dimensioni del patrimonio
contabile, senza incidere sul conto economico.
LA VALUTAZIONE DEI CREDITI
Lo IAS 39 impone che la banca valuti i suoi crediti secondo il criterio del costo ammortizzato. E’
esplicitamente previsto un processo di svalutazione i cui risultati vanno nel Conto Economico alla voce
rettifiche di valore.
Nel processo di svalutazione la banca identifica all'interno del proprio portafoglio, tutte le singole posizioni
per le quali è prevedibile anche un solo parziale inadempimento da parte del debitore nel pagamento
puntuale degli interessi e nel rimborso puntuale del capitale prestato.
Devono essere svalutati i crediti con le seguenti caratteristiche:
53) Significative ed evidenti difficoltà finanziarie del debitore;
54) Mancato pagamento degli interessi o del capitale;
55) Possibilità che il debitore avvii una procedura concorsuale o di ristrutturazione finanziaria.
In questi casi i crediti sono valutati attualizzando al tasso di interesse originario del credito i flussi di cassa
futuri stimati tenendo conto delle nuove condizioni del debitore. Se tale stima ha valori più bassi rispetto ai
valori contrattuali, il valore contabile del credito dovrà essere svalutato e la differenza sarà imputata a
rettifiche di valore.
La nota integrativa
E’ la componente del bilancio più ricca di informazioni con riferimento ai fatti di gestione.
La regolamentazione speciale in tema di bilancio delle banche prevede per la nota integrativa una struttura
alquanto rigida.
Presenta due caratteristiche distintive:
Sono società costituite nella forma di società per azioni aventi sede legale e direzione generale in Italia che
svolgono attività che comprendono la negoziazione, il collocamento, le gestione di portafogli di valori
mobiliari, esecuzione di ordini del mercato;
Negli ultimi anni il numero delle SIM si è progressivamente ridotto per le seguenti cause:
• Processo di concentrazione del settore tramite fusioni ed acquisizioni;
• Maggiore concorrenza esercitata dalle banche sullo stesso business;
• Spostamento di alcune aree di attività verso le SGR.
66) Negoziazione di strumenti finanziari per conto proprio (dealing) o per conto terzi (brokerage);
67) Collocamento di strumenti finanziari con garanzia (underwritting) o senza garanzia (selling) di
sottoscrizione a favore dell’emittente;
68) Gestione individuale di portafogli di strumenti finanziari;
69) Ricezione e trasmissione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari;
70) Consulenza in materia di investimenti.
Il dealing e l'inderwritting implicano gestione di un portafoglio titoli di proprietà e quindi l'assunzione dei
correlati rischi di mercato
La altre attività (brokerage, selling, gestione... , ricezione.. , consulenza) sono attività di prestazione di
servizi per conto terzi, in cui l'intermediario non assume posizioni in proprio, con il solo rischio di
copertura dei costi fissi sostenuti.
41) Scelta del portafoglio di servizi offerti: scelta tra una posizionamento focalizzato su un numero
contenuto di servizi con forte specializzazione o verso una maggiore diversificazione delle attività.
Rispetto alla specializzazione si evidenzia un maggiore potere di mercato e di redditività degli intermediari
polifunzionali: maggiori dimensioni con economie di scala, effetti positivi strutture di costo.
LE SOCIETÀ DI LEASING
Per esercitare tale attività è necessaria l’iscrizione nell’elenco generale presso la Banca d’Italia che esercita
la vigilanza su tali enti. Sono richiesti i seguenti requisiti:
75) Forma giuridica: società per azioni, società in accomandita per azioni, società a responsabilità
limitata, società cooperativa;
76) Versamento del capitale sociale: almeno cinque volte il minimo stabilito per le spa;
77) Requisiti di onorabilità dei partecipanti al capitale e di professionalità degli esponenti aziendali.
Svolgono attività creditizia mediante la stipulazione di contratti di locazione finanziaria che presuppone
l’esistenza di un bene utile per il cliente ed idoneo alla locazione.
Il contratto di leasing:
42) La società di leasing (locatore) concede in locazione al cliente (locatario), per un tempo determinato
e in contropartita di un canone periodico, il bene acquistato o fatto costruire secondo le indicazioni
del locatorio;
43) Al termine del contratto è concessa al locatario la facoltà di acquistare il bene a condizioni
prefissate;
44) La spesa per l'acquisto è sostenuta dal locatore, pertanto la proprietà del bene rimane alla società di
leasing fino all’eventuale riscatto da parte del locatario (rischio obolescenza);
45) La società di leasing deve pertanto calcolare i canoni periodici in modo che coprano non solo gli
interessi, ma anche la quota di ammortamento.
Le società di leasing finanziano investimenti produttivi, sia beni mobili sia beni immobili.
Produce ulteriore valore per il cliente locatario:
78) capacità di esercitare forza contrattuale nei confronti del produttore del bene
79) possibilità di risolvere problemi di relazione fiduciaria e finanziaria fra produttori e acquirenti
80) produzione implicita e indiretta di vantaggi fiscali
Lo Stato Patrimoniale
Nel bilancio delle società di leasing che applicano il metodo finanziario (trasferimento al locatario di tutti
i rischi e benefici connessi alla proprietà del bene) viene contabilizzata la dimensione finanziaria del
contratto cioè i crediti originati dal diritto a riscuotere i canoni di locazione (valore attuale dei canoni futuri
da riscuotere nell’attivo SP come crediti da operazioni di leasing).
Il bene è contabilizzato nel bilancio del locatario anche se formalmente non ne è proprietario;
Quindi i canoni di locazione sono composti da una quota di rimborso del capitale per i debiti sostenuti e
una quota di provento finanziario per l'impiego del capitale e i servizi prestati
Le società che applicano il metodo patrimoniale iscrivono nell’attivo i cespiti relativi ai beni dati in
leasing fino al momento dell’eventuale riscatto.
Il finanziamento delle società di leasing avviene prevalentemente attraverso prestiti concessi da banche o,
in misura minore, altri intermediari finanziari.
Il Conto Economico
Per le società di leasing le voci prevalenti del Conto Economico sono:
81) Ricavi da interessi a fronte di crediti;
82) Interessi passivi sui finanziamenti accesi a titolo di debito;
83) Commissioni nette e risultato netto delle operazioni finanziarie.
Si aggiungono quelle tipiche della gestione operativa (spese amministrative e rettifiche di valore su attività
finanziarie)
Non sono presenti le rettifiche di valore sui beni dati in leasing che sono invece iscritti nel bilancio del
locatario.
LE SOCIETÀ DI FACTORING
Intermediari creditizi la cui attività consiste nell’acquisto di crediti commerciali da imprese;
La cessione di crediti commerciali a una società specializzata (factor) a fini di gestione, di incasso e di
finanziamento del cedente, può avvenire
- pro soluto: il cedente garantisce solo l’esistenza del credito, rischio di credito a carico cessionario
- pro solvendo: il cedente si assume anche la garanzia contro l’insolvenza del debitore
I servizi offerti sono:
84) informativi riferiti alle condizioni finanziarie della clientela commerciale,
85) di amministrazione, gestione ed incasso dei crediti,
86) legali per il recupero crediti,
87) garanzia del buon esito dell'incasso (pro soluto)
88) di anticipazione parziale del valore dei crediti ceduti.
La società di factor ha rapporti sia con il debitore che con il creditore ceduti: necessità di gestire una mole
Lo Stato Patrimoniale
I crediti acquistati sono iscritti nell’attivo dello Stato Patrimoniale in apposite poste “per operazioni in
factoring” al loro valore di acquisizione (tipicamente il valore nominale), il soggetto di contropartita è
rappresentato dal debitore ceduto
Le scadenze sono normalmente a breve.
Al passivo vanno inserite le quote dei crediti non ancora corrisposte ai soggetti cedenti; nel caso di cessione
pro solvendo si inseriscono al passivo anche i crediti inesigibili;
Il finanziamento delle società di factoring avviene per lo più nella forma dell’indebitamento bancario a
breve.
Il Conto Economico
Tra i ricavi si trovano le commissioni e gli interessi derivanti dall’attività di gestione e smobilizzo
anticipato dei crediti;
Tra i costi si trovano gli interessi passivi per la copertura del fabbisogno finanziario derivante dall’anticipo
dei crediti, i costi operativi e le perdite su crediti;
Le caratteristiche del processo produttivo dovrebbero generare basse perdite su crediti e alti costi di
gestione per lo svolgimento dell’attività di valutazione;
Passaggio da un orientamento al margine di interesse a uno al margine di intermediazione.
46) Le valutazioni del merito creditizio della controparte, data la necessaria velocità di risposta, si
basano su metodi statistici standardizzati, spesso basati su serie storiche;
Si attribuisce un punteggio di merito calcolato in base a determinate caratteristiche economiche e personali
del soggetto richiedente, che confrontato con i dati storici determina le probabilità di esito positivo
dell'operazione di finanziamento.
47) Si creano dei database di informazioni che consento di lavorare a distanza, senza essere a diretto
contatto col cliente, minimizzando i costi di valutazione e assicurando il monitoraggio puntuale di
ciascuna pratica;
48) L’elevatissimo numero di pratiche gestite necessita di essere supportato da una procedura quanto più
automatizzata.
Le tipologie:
- Il fondo si dice aperto se il sottoscrittore in ogni momento ha la facoltà di investire o disinvestire
nel fondo stesso al prezzo corrente della quota;
Pertanto Il patrimonio del fondo aperto è variabile.
- Il fondo si dice chiuso se, trascorsa la sua fase costitutiva, non possono essere accettati nuovi
sottoscrittori, specularmente i partecipanti non possono esercitare il diritto di riscatto prima di una
data scadenza;
Le quote dei fondi chiusi sono normalmente valutate in mercati regolamentati per cui il loro trasferimento
appare più agevole.
Nel sistema finanziario italiano la forma più diffusa è quella del fondo comune di investimento mobiliare
aperto.
I soggetti coinvolti:
93) Il sottoscrittore o partecipante al fondo;
94) La società di gestione del risparmio: procede agli investimenti in titoli ed altre attività finanziarie
delle somme versate dai partecipanti; la negoziazione avviene in qualità di mandatario e non di
proprietario; la SGR provvede all’esercizio collettivo dei diritti inerenti ai titoli e ad ogni altra
attività di gestione;
95) La banca depositaria: custodisce il patrimonio del fondo e svolge operazioni di controllo della
conformità delle operazioni svolte dalla SGR;
96) Il collocatore: soggetto autorizzato a collocare le quote del fondo presso il pubblico.
Questo intermediario finanziario trasforma con effetto positivo sia il rischio sia le scadenze.
Lo Stato Patrimoniale
Lo Stato Patrimoniale della SGR evidenzia
101) al passivo le consistenze dei mezzi propri, che dipendono dai fondi gestiti, e componenti
eventuali di indebitamento
102) all’attivo gli investimenti reali per il funzionamento della società e le attività finanziarie di
proprietà.
Il Fondo Comune non presenta uno Stato Patrimoniale, ma un rendiconto annuale che contiene:
- Il prospetto di sintesi del patrimonio: movimenti, valore complessivo netto del fondo, quote in
circolazione, emesse e rimborsate nell’esercizio, gestione svolta e performance conseguita;
- Prospetto di ripartizione del portafoglio;
- Elenco dei primi 50 titolo posseduti, o di quelli che superano lo 0,5% del valore complessivo del
fondo.
Il Conto Economico
Il conto economico della SGR evidenzia i proventi e gli oneri dell'attività di gestione nel suo complesso.
I ricavi derivano dalle provvigioni di gestione pagate dal fondo e dalle commissioni per l’emissione di
certificati.
I costi derivano dalle commissioni passive per la negoziazione ed i costi di natura operativa;
Per il fondo le indicazioni sono contenute nella sezione reddituale del rendiconto annuale.
I ricavi della gestione patrimoniale (cedole, dividendi) ed i costi (minusvalenze, oneri di gestione) sono
direttamente imputati al fondo e vanno ad accrescere/diminuire il patrimonio del fondo.
LE IMPRESE DI ASSICURAZIONE
L’assicurazione rappresenta una modalità, alternativa al risparmio, per fronteggiare bisogni economici
futuri;
Con l’assicurazione un individuo ottiene da un altro soggetto, previo il versamento di un importo periodico
(premio), l’ammontare complessivo necessario a fronteggiare un bisogno di entità e scadenza incerte;
L’assicurazione si basa sul principio mutualistico: solo alcuni soggetti appartenenti ad una collettività
possono essere colpiti dall’evento in oggetto, pertanto il costo complessivo degli accadimenti negativi
viene ripartito fra tutti i partecipanti alla collettività stessa.
Il sistema mutualistico può essere attuato direttamente dalla collettività di soggetti esposti al medesimo
rischio, che si impegnano reciprocamente a versare pro quota dei contributi a favore di coloro che sono
colpiti dall'avvenimento. Se il costo complessivo dei risarcimenti è superiore a quanto previsto viene
sopportato dalla collettività.
Oppure esercitato indirettamente, in forma di impresa da un intermediario, che previa raccolta ex ante dei
contributi pro quota, si impegna a risarcire i partecipanti alla collettività colpiti dall'evento assicurato. Se il
costo complessivo dei risarcimenti è superiore a quanto versato pro quota viene sopportato dall'assicuratore
e rappresenta il rischio imprenditoriale
Definizione impresa di assicurazione: mediante contratti dai caratteri omogenei assume e gestisce i rischi a
essa trasferita dagli assicurati.
Le aree di attività:
- Assicurazioni danni: rischi attinenti ai beni (incendio, furto), ai soggetti (infortuni, malattia) e al
patrimonio (responsabilità civile);
- Assicurazioni vita: sono relative ai rischi attinenti esclusivamente la vita umana (rischi di morte e
rischi di sopravvivenza).
La natura di intermediario finanziario
L’attività assicurativa prevede la raccolta ex-ante di premi allo scopo di costituire i capitali necessari gli
impegni assunti verso gli assicurati.
Le risorse finanziarie devono quindi essere investite dalla società di assicurazione affinché i proventi del
loro impiego contribuiscano a coprire i costi aziendali, cioè costituire i capitali per i risarcimenti e formare
il risultato economico.
La compagnia di assicurazioni si profila come un investitore istituzionale.
Le assicurazioni diventano intermediari finanziari nella misura in cui gli investimenti sono indirizzati verso
attività finanziarie emesse e non verso attività reali.
Differenza principale rispetto agli altri intermediari è l'aleatorietà della controprestazione:
107) la corresponsione o meno del risarcimento dipende dal manifestarsi o no del rischio,
108) l'importo del risarcimento dipende dall'entità del danno subito,
109) il destinatario del risarcimento può essere un soggetto diverso dal contraente che ha pagato il
premio.
La gestione finanziaria
A livello aggregato l’assicurazione è in grado di prevedere, in base a tavole statistiche ed alla sua
esperienza, la dinamica dei flussi in uscita e il grado di liquidità dei rischi puri.
- Caso danni: la dimensione delle passività (riserve tecniche) può essere anche maggiore dei premi
raccolti e dipende da eventi aleatori.
La dinamica dei flussi finanziari in uscita è quindi in parte indipendente da variabili economiche;
- Caso vita: non c’è aleatorietà sull’esborso e c’è quindi una migliore conoscenza dell’importo
massimo delle passività.
Sa che dovrà adempiere la propria prestazione nei confronti di tutti gli assicurati e quindi conosce i
destinatari delle prestazioni assicurative fino dalla stipula
I profili gestionali
Gestione tecnico-assicurativa (core business dell'attività assicurativa):
110) Assunzione dei rischi puri; direttamente tramite la rete degli intermediari e indirettamente
tramite l'acquisizione di quote di rischio da altre compagnie;
111) Costituzione e gestione del portafoglio rischi;
112) Cessione dei rischi ad altre compagnie;
113) Ispezione dei sinistri;
114) Valutazione e liquidazione dei risarcimenti.
Gestione patrimoniale-finanziaria:
115) Attività di tesoreria (incasso premi, pagamento risarcimenti);
116) Gestione dei flussi in entrata ed uscita generati dalla gestione aziendale;
117) Investimento delle riserve tecniche.
Il Bilancio
L’attività di assicurazione ha un orizzonte di medio-lungo periodo, è necessario prevenire comportamenti
incoerenti con gli impegni assunti, tramite 3 insiemi di norme:
118) Riserve tecniche: obbligo a creare un fondo di accantonamento sufficiente a far fronte agli
impegni in essere, evitando di portare a utile di esercizio ricavi (premi) destinati a far fronte a i costi
degli esercizi futuri (salvaguardia della solvibilità nel lungo periodo);
119) Attività a copertura: obbligo a detenere attività di ammontare almeno pari agli
accantonamenti e coerenti con le prestazioni in obbligo;
120) Margine di solvibilità: determinazione di un livello minimo di mezzi propri e di ulteriori
attività che sono incluse nel patrimonio libero, destinai a coprire il rischio di base legato a eventuali
disallinenamenti sfavorevoli tra gli impegni assunti e le relativa attività a copertura.
Lo Stato Patrimoniale
Le passività si caratterizzano per le riserve tecniche:
121) riserva premi (sia ramo vita che danni risponde al disallineamento temporale): per rischi in
corso alla fine dell'esercizio,
122) riserva sinistri (solo ramo danni, per sinistri già verificati e non ancora liquidati): valore
stimato delle spese previste soprattutto per i sinistri con danno ancora oggetto di valutazione o
controversia
123) riserve aggiuntive (ramo danni es. senescenza per assicurazioni malattia, si compongono di
valori stimati),
124) riserva matematica (ramo vita, tiene conto di tutti gli obblighi futuri assunti);
Le attività comprendono i beni mobili ed immobili, i titoli, le partecipazioni, i mutui e i prestiti, la liquidità.
Devono avere natura di solvibilità, liquidità e redditività coerenti con le peculiarità del passivo.
Il Conto Economico
I ricavi tipici sono costituiti dai premi, il cui volume complessivo indica il fatturato, nello stesso periodo si
sommano i premi delle polizze emesse in anni passati e di quelle nuove (indicatore del grado di sviluppo);
Maggiore durata contratti assicurativi = volume premi di una compagnia è in crescita, se:
tasso sottoscrizione nuovi contratti > tasso di abbandono polizze
Polizze di durata annuale = fatturato annuale incerto
I costi tipici sono i risarcimenti per sinistri (danni) e l’erogazione dei capitali maturati (vita), a questi
devono essere aggiunte le provvigioni riconosciute agli intermediari;
Ai costi tipici vanno aggiunti anche quelli gestionali ed in particolare i costi derivanti dalla gestione
tecnico-assicurativa e da quella patrimoniale-finanziaria
LE TIPOLOGIE DI PREVIDENZA
I 3 pilastri fondamentali del sistema previdenziale:
54) Previdenza pubblica di base: ispirazione solidaristica (i contributi versati dal singolo non sono
accantonati per la sua rendita futura, ma usati immediatamente per erogare le pensioni in essere),
non c’è accumulo, ma solo trasferimento di risparmio nello spazio, dai soggetti in attività a quelli in
pensione.
55) Previdenza complementare collettiva: fondi pensione, gestione del contributo privato su base
collettiva ed in base al principio della capitalizzazione (trasferimento nel tempo). Contributi pagati
dal lavoratore vengono accantonati ed investiti senza che egli ne perda la titolarità, andando a
costituire l'importo delle future rendite pensionistiche.
56) Previdenza complementare individuale: si fonda sempre sul principio della capitalizzazione, ma
risponde ad esigenze personalizzate (polizze vita, piani di accumulo dei fondi comuni, ecc.)
I FONDI PENSIONE
Istituzioni autonome e dotate di soggettività giuridica che, tramite un contratto stipulato su base collettiva,
accumulano i contributi dei lavoratori di una o più imprese per erogarne il montante in forma di rendite
vitalizie o di capitale nel periodo post-lavorativo.
57) Le legge impone ai FP il divieto di autogestione delle risorse raccolte che devono essere affidate ad
investitori istituzionali specializzati (es. banche, SIM, compagnie assicurazione, SGR); il fondo
svolge un ruolo di mediazione tra lavoratori e investitori, la normativa italiana non ha quindi creato
una nuova figura di investitore istituzionale, contrariamente a quella anglosassone.
58) La legge prevede l’esistenza di due tipologie di fondi:
125. chiusi ( istituiti attraverso una contrattazione collettiva) vengono disegnati in base alle
esigenze dei lavoratori coinvolti, ma hanno costi di istituzione elevati;
126. aperti (istituiti dai soggetti autorizzati alla gestione delle risorse) possono essere sottoscritti
da lavoratori subordinati, autonomi o liberi professionisti che non hanno un fondo chiuso di
categoria o non intendono avvalersene.
59) Utenza congiunta: la maggior parte degli individui utilizza contemporaneamente più strumenti
finanziari (cross selling, migliore conoscenza della controparte, prezzi discrezionali, aumento
switching cost);
60) Produzione congiunta: economie di costo sia per le economie di scala (maggiore dimensione
operativa dei singoli processi) che di scopo (maggior raggio d'azione dell'attività aziendale);
61) Scelta di modelli organizzativi che sappiano valorizzare sia la diversificazione che la
specializzazione.
62) Diversificazione guidata dalla ricerca di soddisfare bisogni emergenti nella propria clientela e
fondata sulla presenza di risorse e competenze ad hoc.
MODELLI ISTITUZIONALI*****
63) Banca universale: banca che esercita congiuntamente e direttamente l’attività bancaria propria e le
altre attività finanziarie ammesse;
64) Gruppo bancario: esercizio di attività bancarie e finanziarie da parte di un unico soggetto
economico attraverso aziende giuridicamente separate.
Il livello di diversificazione delle attività raggiungibile dal gruppo è maggiore rispetto a quello della banca
universale.
Dal modello istituzionale scelto dipendono anche i meccanismi di coordinamento decisionale ed esecutivo.
I diversi tipi di equilibrio sono fisiologicamente interdipendenti e devono essere intesi come aspetti di un
concetto unitario di equilibrio di gestione.****
Il ROE (risultato netto/capitale netto) rappresenta il più semplice indicatore dell’equilibrio reddituale.
È scelto come strumento primario di analisi della redditività dell'intermediario finanziario in quanto è un
quoziente di bilancio direttamente collegabile con il sistema complesso dei quozienti di bilancio,
consentendo di elaborare con efficienza e rapidità l'informazione contenuta nei bilanci di esercizio.
È una misura contabile (determinata con i criteri utilizzati per la stesura del bilancio); per tali ragioni
presenta alcuni limiti (aspetti che differiscono la redditività contabile da quella misurata con criteri
economico-finanziari):
129) Poco utilizzato dall’azionista che utilizza i dividendi;
130) Non può essere confrontato con il rendimento di investimenti alternativi (es. valori
mobiliari);
131) I dati contenuti nei bilanci sono influenzati da norme civilistiche, fiscali e da procedure
contabili;
132) Le rilevazioni di esercizio possono talvolta riflettere fenomeni congiunturali (es. variazione
tassi interesse)
Modelli di economicità specifici per ogni intermediario: modalità analitico-interpretativa più corretta per
mettere in evidenza la specificità nella formazione del suo equilibrio reddituale.
Sono rappresentazioni semplificate delle diverse modalità elementari secondo cui si forma il margine
reddituale complessivo dell'intermediario.
I modelli di economicità elementari fanno riferimento a 4 diverse nozioni di margine reddittuale:
133) margine di interesse,
134) margine da commissione,
135) margine da plusvalenze,
136) margine assicurativo.
Margine di interesse
+/- Margine da Commissione
= Risultato lordo
+/- imposte
= Risultato netto
LA MISURAZIONE PROSPETTICA
Nella pressi bancarie vengono impiegati 3 metodi per misurare l'equilibrio finanziario prospettico:
- Stato patrimoniale riclassificato per grado di liquidità:
+ Attività monetizzabili, crediti convertibili in moneta a discrezione della banca: moneta legale, credito
verso banche, prestiti in scadenza, presti a scadenza indeterminata, titoli non impegnati,
- Passività volatili: debiti verso banche, depositi in scadenza depositi a vista di clientela;
Il saldo rappresenta la disponibilità di liquidità disponibile: liquidità di cui la banca potrà disporre nel
periodo futuro considerato ed entro la scadenza prescelta;
Il metodo dello stato patrimoniale riclassificato per liquidità trova il suo limite nel rilevare ad una certa
data la liquidità producibile dalle quantità-fondo o stock dello stato patrimoniale e di richiedere di ripetere
la classificazione con riferimento a una sequenza abbastanza fitta di orizzonti temporali. Tentativo di
estrarre informazione dinamica da una sequenza di informazioni statiche.
- Rilevazione dei flussi di cassa ordinati secondo una scalettatura temporale predefinita e crescente:
il metodo dei flussi di cassa attesi parte da una situazione iniziale i stato patrimoniale e i flussi di cassa
generati dalle singole attività e passività nel tempo futuro, con riferimento ad una scala di scadenze e
perciò di intervalli temporali in cui il singolo flusso si manifesta.
Vengono applicate 2 fondamentali regole di rilevazione:
137. flussi riferiti alle attività e alle passività con con scadenza a vista, vengono stimati in
relazione alla probabilità che gran parte di esse si mantenga nel tempo;
138. flussi generati dalle scadenze contrattuali, vengono attribuiti alle scadenze nominali
contrattualmente previste, secondo il principio della liquidità naturale
- Metodi ibridi, che combinano i metodi precedenti: consiste nel riformulare il prospetto dei flussi di cassa
futuri includendo nella previsione dei flussi in entrata la vendita definitiva o temporanea dei titoli di
proprietà non impegnati o l'ottenimento di finanziamenti mediante la costituzione in garanzia degli stessi
titoli.
LE RISERVE DI LIQUIDITÀ
La banca deve mantenere una scorta di moneta legale (o di attività immediatamente e certamente
convertibili in moneta) per far fronte alle situazioni temporanee di eccedenza delle uscite di cassa: riserva
di liquidità.
- L’ammontare delle riserve obbligatorie è stabilita dalla Banca Centrale Europea (in percentuale
rispetto alla dimensione e composizione delle passività), le riserve obbligatorie possono essere
mobilitate a certe condizioni;
- L’ammontare delle riserve libere dipende dai metodi di previsione dell’equilibrio finanziario.
Si distinguono 2 tipi di riserva:
59. riserve di prima linea: moneta legale in cassa, attività esigibili presso Banca Centrale, crediti
esigibili a vista nei confronti di altre banche;
60. riserva di seconda linea: attività finanziarie, fruttifere, idonee a generare liquidità in modo
naturale (raggiungimento della scadenza,conseguente estinzione contrattuale e contemporaneo
pagamento) o in modo artificiale (per trasferimento definitivo o temporaneo a terzi)
LIQUIDITÀ E SOLVIBILITÀ
Liquidità: capacità della banca di far fronte continuamente e tempestivamente alle obbligazione assunte
verso i suoi creditori:
139) i creditori del lato del passivo: depositanti (senza scadenza), sottoscrittori delle obbligazioni,
titolari di derivati (esempio opzioni put vendute dalla banca);
140) i creditori dal lato dell’attivo: contratti di apertura di credito (di solito c’è la possibilità di
revoca incondizionata).
Solvibilità: il bilancio della banca deve evidenziare che il valore complessivo delle attività possedute sia
superiore a quello delle passività (patrimonio netto contabile positivo).
Accertamento della solvibilità dipende dai criteri di valutazione delle attività e delle passività iscritte nello
stato patrimoniale o in esso potenzialmente emergenti.
IL RISCHIO DI INSOLVENZA
IL RISCHIO DI CREDITO
Il rischio di credito fa parte dei rischi di insolvenza; il cliente finanziato alle scadenze previste si rivela
insolvente in misura totale o parziale per quanto riguarda il rimborso del capitale e/o il pagamento degli
interessi maturati.
Lo stato di insolvenza non consente di valutare immediatamente la perdita effettiva poiché prima devono
essere svolte le attività di recupero credito o di realizzo delle eventuali garanzie(pegno, ipoteca o
fifejussioni). La perdita definitiva può essere determinata solo in tempi non brevi.
Al fine di prevenire il più possibile il rischio di credito gli intermediari attuano una specifica politica dei
prestiti che determina sia la dimensione (aumento/diminuzione) che la composizione del portafoglio
prestiti. Per il controllo sono rilevanti quattro profili:
73) Tasso di sviluppo desiderato dei prestiti in essere: si definisce una soglia massima di accettazione
del rischio per ciascuna posizione di affidamento; se la politica di sviluppo del portafoglio prestiti
prevede tassi di crescita aggressivi è inevitabile avvicinarsi molto alla soglia stabilita.
74) Composizione del portafoglio prestiti: diversificare le diverse posizioni di affidamento in
funzione ad esempio del settore di appartenenza, della localizzazione geografica e anche delle forme
tecnico-contrattuali.
Diversificazione, frazionamento e composizione tecnica del portafoglio consentono di stabilizzare e di
ridurre il rischio di credito complessivo.
75) Metodi di valutazione e selezione dei singoli affidamenti: l’attenzione va concentrata soprattutto
sulle valutazione svolte prima della concessione degli affidamenti e non nei casi di revoca.
Determinare la capacità di rimborso del cliente richiedente prima della concessione stessa.
L’obiettivo è migliorare l’efficienza allocativa ex-ante, per evitare di intervenire ex-post per la gestione del
rischio stesso.
76) Determinazione del prezzo del credito: il prezzo (tasso di interesse) applicato al credito deve
remunerare sia le risorse finanziarie impiegate, sia i costi operativi, sia il rischio di perdita implicito
nella concessione del credito.
Il processo produttivo della concessione di credito assume come riferimenti principali di premessa gli
obiettivi di dimensione e di composizione definiti dalle strategie aziendali:
− Ricerca di nuovi clienti richiedenti;
− Raccolta e analisi delle informazioni;
− Valutazione dei risultati delle analisi;
− Attribuzione al cliente della relativa classe di rischio;
− Selezione delle richieste sulla base dei criteri stabiliti;
− Definizione dei profili tecnici e contrattuali del finanziamento;
− Determinazione del prezzo (tasso di interesse e altre condizioni) e contrattualizzazione;
− Concessione e utilizzo;
− Monitoraggio ed eventuali interventi: rinegoziazione, revoca/recupero.
IL RISCHIO DI REGOLAMENTO
Si configura come rischio di insolvenza della controparte obbligata a consegnare una certa somma di
denaro in contropartita di determinati strumenti finanziari;
Fra le controparti che scambiano sussiste un contratto di compravendita che esclude la possibilità che fra le
parti sorga di fatto un rapporto di credito/debito (non ammettendo distanza temporale tra le 2 prestazioni
previste).
77) Nel caso di contestualità perfetta tra prestazione e controprestazione il rischi di regolamento è
limitato, in quanto di fronte all'insolvenza di una delle due parti l'altra si astiene dalla propria
prestazione.
Il rischio è maggiore nel caso di contratto a termine, in quanto in soggetto che ha acquisto o venduto a
termine si trova esposto all'eventuale costo derivante dalla sostituzione della controparte insolvente, a
nuove condizioni di prezzo.
78) Nella maggior parte dei casi la contestualità è impossibile, anche per motivi tecnici (trovarsi nello
stesso istante e nello stesso luogo per effettuare la prestazione); il rischio di regolamento è a carico
della parte che per prima ha dato corso alla prestazione (pagamento o consegn).
I RISCHI DI MERCATO
Rischio che le variazioni dei prezzi nei mercati finanziari influenzino il risultato reddituale, tipicamente:
141) tasso di interesse,
142) tasso di cambio,
143) prezzi dei valori mobiliari o altre attività negoziabili;
Riguardano tutti gli intermediari, sia creditizi che mobiliari, con assunzioni di posizioni in proprio.
La composizione del portafoglio di attività dell’intermediario può determinare una compensazione tra i
rischi di mercato. L'intermediario prende posizioni i cui rischi si elidono reciprocamente, in tutto o in parte.
L’evoluzione dinamica del portafoglio di attività dell’intermediario ricerca una minimizzazione del rischio
di mercato complessivo (tecniche di risk management: cambiamento delle combinazione delle posizioni in
essere).
IL RISCHIO DI INTERESSE
Le variazione dei tassi si interesse influenzano sia l’attività creditizia, che il prezzo delle obbligazioni e
degli altri titoli di debito;
Eventualità che l'andamento dei tassi di mercato provochi variazioni divergenti nel rendimento medio degli
impieghi e del costo della medio della raccolta.
Il rischio di interesse dipende da :
144) Esistenza di un disallineamento tra le scadenze delle attività e delle passività;
145) Esistenza di attività e passività con tassi rivedibili prima della scadenza;
Per misurare l’esposizione al rischio di tasso bisogna analizzare le condizioni contrattuali che regolano la
rinegoziabilità dei tassi degli impegni e della raccolta in essere (riclassificazione di bilancio che tiene conto
di questa caratteristica).
IL RISCHIO DI CAMBIO
L’esposizione al rischio di cambio deriva dall’operatività in moneta diversa da quella nazionale;
Bisogna analizzare la posizione netta in cambi, cioè la differenza tra attività e passività in valuta;
Le plusvalenze/minusvalenze realizzate sulle posizioni in valuta sono potenziali e non realizzate: solo
l’estinzione e conversione in euro determina i guadagni/perdite;
Contribuiscono alla definizione della posizione netta anche gli strumenti di impegno (swap, future);
Le attività e passività in valuta possono essere fruttifere di interessi quindi la gestione del rischio di cambio
si combina con quella del rischio di interesse.
IL RISCHIO DI PREZZO
L’attività di negoziazione in proprio di valori mobiliari produce profitti o perdite a seconda dell’andamento
del prezzo di vendita rispetto a quello di acquisto;
La posizione netta, relativa ad uno specifico titolo, si calcola come somma tra:
146) Valore complessivo dell’investimento nel titolo;
147) Valore totale degli impegni a ricevere il medesimo titolo;
148) Meno il valore totale degli impegni a consegnare il medesimo titolo;
Le variazione dei prezzi possono essere dovute a mutamenti generali delle condizioni di mercato o a
circostanze particolari riguardanti il singolo emittente.
IL RISCHIO OPERATIVO
IL RISCHIO DI INFLAZIONE
Rischio di variazione del livello generale dei prezzi: la stessa quantità di moneta consente di comprare, in
periodi successivi, quantità minori di beni e servizi;
I crediti ed i debiti nominali subiscono, a scadenza, la svalutazione del potere di acquisto della moneta in
caso di inflazione;
L’esposizione dell’intermediario dipende dalla differenza tra attività fruttifere di interessi e passività
onerose di interessi; di norma tale differenza è positiva quindi diventa cruciale che il tasso di interesse
attivo sia superiore del tasso di inflazione.
80) Una tecnica alternativa è il duration gap: la variabile controllata è il valore di mercato del
patrimonio della banca espresso come differenza tra i valori di mercato dell’attivo e del passivo (tali
grandezze si ottengono per aggregazione dei valori di mercato delle singole posta patrimoniali);
Il gap in questo caso è la differenza in termini di durata temporale tra le poste dell’attivo e del passivo dello
stato patrimoniale.
Calcolato il duration gap è possibile evidenziare e prevedere l’effetto sul patrimonio della banca di una
variazione dei tassi di interesse.
IL RISK MANAGEMENT
La prospettiva principale del risk management consiste nel valutare ex-ante il valore del capitale esposto a
rischio (VAR) dalle diverse attività bancarie separatamente considerate, sul fondamento di date ipotesi e
previsioni.
Gestione dei rischi reddituali negli intermediari:
153) Le banche percepiscono l’importanza del capitale, non solo come garanzia, ma come risorsa
che condiziona lo sviluppo dell’attività;
154) Aumenta la complessità delle tecniche di valutazione dei rischi;
155) Nasce la necessità di strumenti di sintesi in gradi di misurare l’esposizione complessiva.
Nasce il metodo del Value at risk (VAR): il VAR di un’attività è definito su un dato orizzonte temporale
come la perdita massima di valore dell’attività che non sarà ecceduta con un certo livello di confidenza.
Es. titolo con Var giornaliero di 10.000 euro e confidenza 95%: perdite giornaliere non superiori a 10.000
euro se non in un 5% dei giorni di negoziazione (al massimo per un certo numero di volte in un anno:
260gg x 5%=13 volte)