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ORGANIZZAZIONE DELL’ORGANISMO
L’AMBIENTE ESTERNO ALL’ORGANISMO
L’interno del corpo e l’ambiente esterno sono separa2 solo da uno strato di tessuto
epiteliale che non include solo la cute ma anche l’epitelio dei polmoni, del sistema
gastrointes2nale e dei tubuli renali. L’aria nei polmoni e il cibo fanno parte
dell’ambiente esterno perché si trovano sul versante esterno della barriera epiteliale.
La barriera e con2nua, quindi non c’è alcuna separazione tra la cute e le super>ci
interne dei polmoni o del sistema gastrointes2nale o dei tubuli renali.
Nei polmoni l’ossigeno dell’aria inspirata entra nel circolo sanguigno, mentre
l’anidride carbonica esce con l’aria espirata.
Nel tra@o gastrointes2nale dal lume al sangue passa l’acqua e altri nutrien2 estraF
dal cibo ingerito tramite l’assorbimento. Per la diges2one lo stomaco u2lizza
sostanze presen2 nel sangue e produce altre sostanze che sono poi trasportate nel
lume tramite il processo di secrezione. Le sostanze non necessarie all’organismo
sono poi eliminate con le feci con il processo di escrezione.
Nei reni, il liquido passa dal sangue ai tuboli grazie alla >ltrazione. Durante il
percorso nei tuboli del liquido >ltrato le sostanze necessarie sono di nuovo
trasportate nel sangue grazie al riassorbimento. Le sostanze non necessarie sono
invece portate dal sangue ai tuboli grazie alla secrezione. Il liquido che arriva alla >ne
dei tuboli è l’urina e viene eliminata con l’escrezione.
Il volume di tu@a l’acqua contenuta nel corpo è chiamato acqua corporea totale TBW
e cos2tuisce circa il 60% del peso corporeo, circa 42 litri.
Essa comprende il LIQUIDO INTRACELLULARE LIC (citoplasma delle cellule) e il
LIQUIDO EXTRACELLULARE LEC divisi dalla membrana cellulare. 2/3 dell’acqua totale
è contenuta nelle cellule, il restante fa parte del LEC. Essi sono molto diversi tra loro.
Il LEC è a sua volta diviso in PLASMA (sangue senza cellule) (3 l circa) e in LIQUIDO
INTERSTIZIALE (11l) che bagna la maggior parte delle cellule. Ques2 due hanno una
composizione molto simile, ma diaeriscono per le proteine contenute nel plasma
che non si trovano nel liquido inters2ziale, dato che le pare2 dei capillari non sono
permeabili alle proteine.
OMEOSTASI e CONTROLLO
L’organismo ha una serie di meccanismi regolatori che lavorano per mantenere le
condizioni dell’ambiente interno costante, nonostante le for2 variazioni
dell’ambiente esterno. Il mantenimento della condizione costante dell’ambiente
interno è de@o OMEOSTASI. TuF gli appara2, tranne quello riprodu@ore, lavora per
il mantenimento dell’omeostasi. La composizione, la temperatura e il volume del
liquido extracellulare non cambia signi>ca2vamente in condizioni normali.
MANTENIMENTO DELL’OMEOSTASI
Il valore normale e oFmale di una variabile regolata è chiamato SET POINT (valore di
riferimento), ogni diaerenza tra il valore reale e il set point è chiamato segnale
d’errore. Il valore del set point però non può essere mantenuto del tu@o costante,
infaF le variabili regolate oscillano costantemente, ma queste oscillazioni sono
ridoF al minimo dai meccanismo a feedback nega2vo.
In realtà i set point possono variare nel corso della giornata, per esempio per i ritmi
circadiani, infaF i valori di riferimento a seconda se c’è la luce o il buio variano.
Esempio: nelle donne l’ipo>si secerne l’ormone LH che s2mola le ovaie a secernere
altri ormoni estrogeni, importan2 nell’ovulazione. L’aumento di estrogeni fa
aumentare la produzione di LH, che a sua volte fa aumentare la produzione di
estrogeni e così via. Il risultato è un picco di LH che innesca l’ovulazione. Questo
picco però fa inibire la capacità delle ovaie di secernere estrogeni, quindi anche l’LH
diminuisce e si ritorna a condizioni normali.
I fosfolipidi sono dispos2 in un doppio strato nella membrana, le loro teste polari
idro>le sono verso il liquido sia dell’ambiente esterno che del citosol, mentre le loro
code idrofobiche e non polari sono rivolte verso l’interno le une verso le altre.
Questa stru@ura di base è chiamata kuida dato che i fosfolipidi e le altre molecole
che le compongono possono muoversi lateralmente e occasionalmente anche dal un
versante all’altro, dato che non sono lega2 tra loro da legami chimici.
Essa funge da barriera per le grosse molecole polari, tranne che per le molecole
d’acqua, anche esse polari, che passano a@raverso le acquaporine.
PROTEINE DI MEMBRANA
Esistono due classi principali di proteine nel doppio strato fosfolipidico, la prima di
queste sono le PROTEINE INTEGRALI DI MEMBRANA che non possono venire
dissociate dalla membrana se non a@raverso la sua distruzione. Esse si possono
trovare sia sul versante interno che sul versante esterno e la loro parte polare si
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trova verso le teste dei fosfolipidi, mentre la parte non polare si trova verso la coda.
Alcune di queste proteine sono chiamate PROTEINE INTEGRALI TRANSMEMBRANA
perché a@raversano tu@o il doppio strano, aaacciandosi sia sul LEC che sul LIC. Tra
queste ul2me proteine vi sono i canali e le proteine di trasporto. Altre proteine
integrali si aaacciano solo sul citosol e svolgono la funzione di enzimi, catalizzando le
reazioni; mentre le proteine integrali che si aaacciano sul LEC svolgono la funzione di
enzimi o rece@ori.
CARBOIDRATI DI MEMBRANA
I carboidra2 sono lega2 con legami covalen2 alle proteine o ai lipidi, formando
rispeFvamente glicoproteine o glicolipidi. Essi si trovano solo sulla super>cie
extracellulare dove formano il GLICOCALICE, uno strato proteFvo che serve per
mantenere collegate le cellule tra loro. Inoltre svolgono un ruolo fondamentale nel
riconoscimento delle cellule, fondamentale nella risposta immunitaria e nella
crescita 2ssutale.
GIUNZIONI SERRATE
Le giunzioni serrate sono comuni nel tessuto epiteliale specializzato nel trasporto
molecolare. Esse sono proteine integrali di membrana, chiamate OCCLUDINE, che
fanno in modo che le membrane delle cellule adiacen2 si fondano insieme per
formare una barriera pra2camente impermeabile ai solu2.
DESMODONI
Essi si trovano nei tessu2 soggeF a sollecitazioni come il cuore, l’utero o la cute. Un
desmodone è una giunzione >lamentosa tra due cellule adiacen2, alle quali fornisce
resistenza impedendo che le cellule siano lesionate durante la sollecitazione.
Ogni desmodone è formato da un sito legato alla membrana plasma2ca all’interno
della cellula, alla quale è a@accata una placca formata da una massa di glicoproteine.
Dalla placca si estendono >lamen2 proteici intracellulari e altri >lamen2 proteici
extracellulari, chiamate quest’ul2me CADERINE, che a@raversano la membrana
plasma2ca giungendo nel LEC e si agganciano alle caderine del desmodone della
cellula comunicante.
GIUNZIONE COMUNICANTI
TRASPORTI DI MEMBRANA
Le cellule del nostro corpo hanno bisogno di scambiare con2nuamente sostanze con
il liquido che le circonda. Il movimento delle molecole tra le membrane può avvenire
in due modi, o per DIFFUSIONE (movimento delle molecole di soluto) o per OSMOSI
(movimento di molecole d’acqua).
Forze chimiche
Quando una sostanza è presente con diversa concentrazione ai due la2 della
membrana si stabilisce un gradiente di concentrazione. Esso è una forza chimica che
spinge le molecole dalla zona di più alta concentrazione alla zona di minor
concentrazione. La velocità aumenta con l’aumentare del gradiente.
Forze eleLriche
Sopra@u@o gli ioni sono inkuenza2 dalle forze ele@riche, oltre che da quelle
chimiche. Gli ioni posi2vi saranno a@raF, mentre gli ioni posi2vi saranno respin2.
Esse si originano in presenza di un potenziale di membrana, ovvero la diaerenza di
potenziale ele@rico esistente tra i due versan2 della membrana.
Potenziale di membrana (Vm): la carica ele@rica totale del nostro corpo è zero, in quanto i ca2oni
(ioni posi2vi) sono dello stesso numero degli anioni (ioni nega2vi). Nel LIC però vi è una leggera più
alta concentrazione di anioni, mentre nel LEC c’è una poco più alta concentrazione di ca2oni. Le
cariche in eccesso dei due liquidi tendono a rimanere nei pressi della membrana. Il potenziale di
membrana viene misurato in milliVolt. Questa diaerenza è presente in ogni cellula ed è u2le per
trasportare ioni e per l’aFvità nervosa.
La Vm si genera a causa delle diverse concentrazioni di solu2 nel due liquidi. Nel LEC si trova una
forte presenza di sodio ma una bassa presenza di calcio e potassio per i ca2oni, mentre per gli
anioni si trova una forte presenza di cloro. Nel LIC invece riguardo ai ca2oni abbiamo una forte
presenza di potassio, mentre per gli anioni si trovano proteine e molecole organiche che non
possono passare a@raverso la membrana.
La concentrazione di solu2 però è la stessa tra i due liquidi, questo vuol dire che l’osmolarità è
uguale.
Forze eleLrochimiche
Quando gli ioni sono trasporta2 a@raverso le membrane sono inkuenza2 sia dalla
forza chimica che dalla forza ele@rica. La forza totale che agisce sugli ioni è quindi la
combinazione di queste due forze ed è chiamata forza ele@rochimica.
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La direzione di questa forza dipende dalla direzione ne@a delle altre due forze. Se
tu@’e due vanno nella stessa direzione allora anche la forza ele@rochimica andrà in
quella direzione; se le due forze vanno in direzione opposte la forza ele@rochimica
avrà la direzione della forza più potente fra le due.
Potenziale di equilibrio dello ione: Per sapere quale delle due forze è la più potente occorre
conoscere il POTENZIALE DI EQUILIBRIO DELLO IONE, ovvero quando la forza ele@rica è uguale e
opposta alla forza chimica, in questo modo la forza ele@rochimica è uguale a zero e lo ione non si
muoverà.
L’ampiezza e il segno del potenziale di equilibrio dello ione è determinato dall’ampiezza e dalla
direzione del gradiente di concentrazione e dalla valenza dello ione stesso (quante cariche porta).
Un maggiore gradiente di concentrazione signi>ca un maggior potenziale di equilibrio, quindi
signi>ca che la forza ele@rica (e quindi la valenza) dovrà essere maggiore per controbilanciare la
forza chimica.
Per calcolare il potenziale di equilibrio si u2lizza l’EQUAZIONE DI NERST:
E = RT/ZF ln Cfuori/Cdentro
E = potenziale d’equilibrio
R = costante generale dei gas
T = temperatura in Kelvin
Z = valenza ione con segno
F = costante di Faraday
A 37° l’equazione diventa: E = 61mV/Z log Cfuori/Cdentro
Per determinare la direzione della forza ele@rochimica, nel caso che le due forze
hanno segno opposto, è necessario conoscere il potenziale di equilibrio di quello
ione e il potenziale di membrana.
Se il potenziale di equilibrio è uguale al potenziale di membrana la forza
ele@rochimica sarà nulla e lo ione non si muoverà. Se il potenziale di membrana è
maggiore del potenziale di equilibrio prevarrà la forza ele@rica, mentre se il
potenziale di equilibrio è maggiore del potenziale di membrana prevarrà la forza
chimica.
La forza ele@rochimica determina la direzione degli ioni, ovvero gli ioni si muovono
passivamente secondo il proprio gradiente ele@rochimico o potenziale
ele@rochimico.
Potenziale di diPusione: Esiste anche un potenziale di diausione, in quanto la membrana
plasma2ca è permeabile in modo diverso alle varie specie ioniche. Il raggiungimento di questo
potenziale comporta un equilibrio ele@rico, ma uno squilibrio ele@rochimico; un kusso ne@o dei
vari ioni e un potenziale di diausione che però non si man2ene per sempre.
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VELOCITA’ DI TRASPORTO
La velocità con la quale una sostanza viene trasportata all’interno di una membrana
viene de>nita dal kusso, ovvero la quan2tà delle molecole che a@raversano la
super>cie della membrana in un dato periodo di tempo.
Il kusso può essere bidirezionale. Il FLUSSO NETTO è la diaerenza tra i due kussi
unidirezionali.
TRASPORTO PASSIVO
DIFFUSIONE SEMPLICE
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Dipende da:
1. Solubilità nei lipidi della sostanza che si diaonde, infaF le sostanze liposolubili a@raversano
le membrane più facilmente. Questa inkuenza maggiormente la permeabilità. Le sostanze
dell’organismo sono per la maggior parte idro>le, quindi non penetrano più facilmente
nello strato lipidico.
2. Dimensione e forma delle molecole che si diaondono, quelle più grandi e di forma
irregolare si muovono più lentamente
Legge di Fick:
Jd = P A (C1 – C2)
Jd = kusso diausionale
P = costante di permeabilità cara@eris2ca del 2po di membrata e del soluto
A = area della membrana
C1 = concentrazione nella prima zona
C2 = concentrazione nella seconda zona
DIFFUSIONE FACILITATA
sono speci>ci per alcune sostanze o classi di sostanze e non sono una comunicazione
dire@a tra i due la2 della membrana.
La molecola deve entrare nel sito di legame della proteina, così il carrier cambia
conformazione e si espone dall’altro lato della membrana. La molecola a questo
punto si dissocia dal carrier e si diaonde nel liquido. La natura dei cambiamen2 di
conformazione è sconosciuta, ma si sa che avviene casualmente ed è dovuta
all’agitazione termica dei carrier e l’apertura non è dovuta solo al fa@o che si lega il
soluto, ma si possono aprire anche completamente vuo2.
Il kusso ne@o della diausione facilitata dipende dalla frequenza con cui il soluto si
lega al carrier su uno dei due la2 della membrana, quindi la direzione del kusso sarà
dal lato con maggior frequenza di legame verso quello con minor frequenza.
1. La velocità di trasporto dei singoli carrier: essa è determinata dal 2po di soluto
da trasportare.
L’acqua può a@raversare il doppio strato fosfolipidico della membrana per diausione
semplice, ma la maggior parte di queste molecole passa per le acquaporine, dei pori
speci>ci solo per l’acqua. L’acqua però può passare per i canali a@raverso i canali
ionici.
La velocità dello ione a@raverso un canale dipende dal numero di canali presen2
sulla membrana e dalla velocità di trasporto di ciascun canale, che dipende a sua
volta dal 2po di canale.
Per il pori (che si riempiono d’acqua) gli ioni seguono le leggi della diausione
semplice se si muovono secondo il loro gradiente chimico, se si muovono secondo il
gradiente ele@rochimico no.
Per i canali con si2 di legami il trasporto è più lento e può essere saturato come nella
diausione facilitata. La maggior parte dei canali ionici possiede però uno stato chiuso
e uno stato aperto, quindi la velocità di trasporto è inkuenzata non dal numero di
canali ionici presen2, ma da quan2 si trovano nello stato aperto.
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TRASPORTO ATTIVO
Alcune cellule spendono grandi quan2ta2vi di energia per trasportare aFvamente le
molecole all’interno o all’esterno della membrana, questo perché queste molecole si
muovono CONTRO GRADIENTE, ovvero da una concentrazione minore ad una
concentrazione maggiore, contro la forza ele@rochimica.
Il trasporto aFvo PRIMARIO u2lizza ATP o altre fon2 energe2che, mentre il trasporto
aFvo SECONDARIO u2lizza l’energia di un gradiente chimico o ele@rochimico creato
precedentemente da un trasporto aFvo primario.
Il trasporto aFvo primario u2lizza POMPE, delle proteine trasportatrici che sono
speci>che per un 2po di soluto e hanno un numero >sso di si2 di legame. Anch’esse
possono essere saturate.
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OSMOSI
La quan2tà di acqua contenuta nelle cellule non cambia signi>ca2vamente in genere,
quindi il kusso ne@o è uguale a zero.
Le molecole d’acqua si muovono sempre passivamente all’interno delle membrane
seguendo il proprio gradiente di concentrazione al contrario, questo è de@o osmosi.
OSMOLARITA’
La concentrazione totale dei solu2 in una soluzione è de@a osmolarità. Una
soluzione che con2ene una mole di soluto è de@a 1 osmolare, alcuni solu2 però si
dissociano in acqua come il NaCl e quindi la soluzione diventa 2 osmolare.
A causa delle basse concentrazioni nei liquidi intracellulari di soluto si parla di
milliosmole e milliosmolare.
Due soluzioni con la stessa osmolarità sono ISOOSMOTICHE. Una soluzione con una
osmolarità maggiore di un'altra soluzione si dice IPEROSMOTICA. Una soluzione con
una osmolarità minore di un'altra soluzione si dice IPOOSMOTICA.
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PRESSIONE OSMOTICA
La pressione osmo2ca π è la concentrazione totale dei solu2 in una soluzione, ma si
misura in atm o mmHg. All’aumentare dell’osmolarità aumenta anche la pressione
osmo2ca.
Quando l’acqua si muove da basse concentrazioni di soluto verso alte, essa di muove
contro gradiente di pressione osmo2ca, ma in realtà si muove secondo gradiente
chimico, quindi sarà comunque un trasporto passivo.
πV=nRT
π = (n/V) R T
n/V = concentrazione π = M R T
π = pressione
n = numero di molecole
R = costante
T = temperatura
M = molarità osM
TONICITA’
La tonicità è inkuenzata sia dalla concentrazione totali dei solu2 in una soluzione,
che dalla capacità dei solu2 di permeare la membrana cellulare. La tonicità inkuenza
il volume cellulare.
Una soluzione è ISOTONICA (non necessariamente quindi anche isoosmo2ca) se non
crea cambiamen2 di volume della cellula e quindi il kusso entrante e uscente dalla
cellula è uguale e il kusso ne@o è uguale a zero.
Una soluzione è IPERTONICA se la cellula si restringe quindi il kusso ne@o è uscente.
Una soluzione è IPOTONICA se la cellula aumenta il proprio volume e il kusso ne@o è
entrante.
Dato che non tuF i solu2 possono passare all’esterno della membrana cellulare, il
volume della cellula è determinato solo da quei solu2 non permean2 presen2
all’interno della stessa.
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ENDOCITOSI
Esitono diversi 2pi di endocitosi, ma in tuF ques2 casi il LEC viene portato all’interno
della cellula grazie agli endosomi.
Fagocitosi
Una cellula estende la propria membrana plasma2ca a@orno alle par2celle presen2
nel LEC, quando i due estremi della membrana si uniscono e circondano
completamente la par2cella si fondono per formare il FAGOSOMA, una vescicola, nel
citoplasma. La membrana del fagosoma si fonde con la membrana di un lisosoma
formando un FAGOLISOSOMA. Vari enzimi frammentano la cellula riu2lizzando le
par2 u2li.
Questo processo viene solitamente usato dai globuli bianchi per inglobare ba@eri.
Pinocitosi
In questo processo la membrana plasma2ca si invagina (forma una specie di conca) e
i suoi margini sulla super>cie si fondono insieme per formare la VESCICOLA
ENDOCITOTICA.
Questo processo avviene con2nuamente in molte cellule e il contenuto della
vescicola è LEC.
precise sostanze presen2 nel LEC. Queste concentrano il materiale che deve essere
inglobato in una singola regione.
La membrana della vescicola è ricoperta dalla proteina CLATRINA e il solco provocato
dall’invaginazione si chiamerà FOSSETTA RIVESTITA. All’interno della cellula il
rives2mento proteico si distacca e la clatrina viene riciclata. La vescicola si fonde con
un lisosoma e forma un ENDOLISOSOMA e gli enzimi degradano le par2celle
all’interno della vescicola.
ESOCITOSI
TRASPORTO EPITELIALE
In mol2 tessu2 epiteliali le cellule sono ada@ate a trasportare le sostanze a@raverso
di esse, da un lato all’altro di uno strato cellulare, per esempio quando l’intes2no
assorbe il nutrimento dal cibo e lo imme@e nell’ambiente interno.
Le membrane ai due la2 della cellula devono essere diverse perché svolgono diverse
funzioni, per questo queste cellule vengono de@e POLARIZZATE.
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I traspor2 anche qui possono essere ATTIVI, quando la molecola deve passare tu@’e
due le membrane, o PASSIVI, quando la molecola si muove per diausione a@raverso
gli spazi paracellulari o a@raverso due membrane lipidiche.
STRUTTURA EPITELIALE
Il lato della membrana cellulare rivolto verso il lume di una cavità corporea è
chiamato MEMBRANA APICALE, la membrana al lato opposto invece è chiamata
MEMBRANA BASOLATERALE, che è rivolta verso l’ambiente interno ed è in conta@o
con il liquido inters2ziale. Quest’ul2ma poggia sulla LAMINA BASALE, un materiale
molto permeabile per le sostanze, essa fa da base per la membrana basolaterale e
da un supporto >sico alle cellule epiteliali.
Nelle cellule epiteliali, le cellule adiacen2 sono unite da giunzioni che limitano il
passaggio delle sostanze a@raverso lo spazio paracellulare (tra le cellule). Queste
giunzioni perme@ono che il liquido ai due la2 delle cellule abbia composizione
diversa. Queste sono molto importan2 per il mantenimento dell’omeostasi, infaF
anche se nel lume (ambiente esterno) il liquido varia di molto l’ambiente interno
rimane invariato.
Il grado di adesione delle cellule varia da organo ad organo, esistono epiteli streF
molto impermeabili e epiteli lassi, con giunzioni più permeabili.
In questa cellula dalla membrana apicale entra passivamente il sodio, però nella
membrana basolaterale è presente la pompa sodio – potassio che fa uscire il sodio
dalla cellula aFvamente. Inoltre solo la membrana basolaterale con2ene canali per il
potassio che gli perme@ono di uscire passivamente. Quindi il sodio entra dalla
membrana apicale e viene rispedito fuori dalla cellula dalla membrana basolaterale
per la pompa sodio – potassio in modo aFvo; mentre il potassio entra dalla
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membrana basolaterale grazie alla pompa sodio – potassio e riesce sempre dalla
membrana basolaterale grazie alla presenza di canali.
Grazie all’entrata passiva del sodio dalla membrana apicale può entrare anche il
glucosio, grazie al meccanismo di cotrasporto. Il glucosio poi esce passivamente dalla
cellula u2lizzando una proteina trasportatrice presente nella membrana
basolaterale, questo è un trasporto aFvo.
TRANSCITOSI
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SEGNALI ELETTRICI
CELLULE DEL SISTEMA NERVOSO
Il sistema nervoso è composto da due classi di cellule:
NEURONE
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Consideriamo l’ipote2ca situazione in cui una cellula sia permeabile solo al potassio.
Gli ioni sodio sono presen2 in maggior concentrazione all’esterno della cellula, ma la
loro carica è bilanciata dalla presenza di ioni cloruro nega2vi. All’interno della cellula
sono presen2 gli ioni potassio, la cui ele@ricità è bilanciata dagli anioni organici
(proteine). All’inizio non c’è diaerenza di potenziale.
Gli ioni potassio per la forza chimica tenderanno a diaondersi all’esterno della
cellula, questo signi>ca che porteranno cariche posi2ve all’esterno, quindi si formerà
una diaerenza di potenziale che all’inizio sarà minima. Sugli ioni potassio agiranno
quindi due forze: quella chimica per il gradiente di concentrazione, e quella ele@rica
determinata dal potenziale di membrana, che a@rarrà all’interno gli ioni potassio
perché posi2vi. La forza chimica rimane costante, ma la forza ele@rica con2nuerà a
crescere mano a mano che gli ioni potassio usciranno dalla cellula e quindi
all’aumentare del potenziale di membrana.
Quando la forza ele@rica bilancia quella chimica non ci sarà più kusso ne@o: lo ione
potassio si trova all’equilibrio e il potenziale di membrana sarà uguale al potenziale
d’equilibrio ele@rochimico del potassio.
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I neuroni hanno la membrana permeabile sia per il potassio che per il sodio, ma il
coeyciente di permeabilità del potassio è circa 25 volte superiore a quello del sodio,
quindi signi>ca che il sodio passa più fa2cosamente a@raverso la membrana.
All’inizio non vi è alcuna diaerenza di potenziale tra i due la2 della membrana, ma
tu@’e due gli ioni seguiranno la propria forza chimica, quindi il potassio tenderà ad
uscire dalla cellula, mentre il sodio tenderà ad entrare, anche se molto più
lentamente di quanto faccia il potassio. In questo modo ci sarà un kusso di cariche
posi2ve verso l’esterno della cellula, quindi il potenziale di membrana all’interno
sarà nega2vo.
Con il passare del tempo il potenziale all’interno sarà sempre più nega2vo, >nché la
forza ele@rica non rallenterà la fuoriuscita del potassio >no a farla diventare uguale
al kusso di entrata del sodio. Il kusso ne@o di cariche sarà quindi uguale a zero. Il
potenziale di membrana all’interno si stabilizzerà a@orno ai -70 mV, 2pico del
potenziale a riposo del neurone.
Dato che non si trova l’equilibrio per i due ioni le forze ele@rochimiche
con2nueranno ad agire spingendo il sodio all’interno e il potassio all’esterno; ques2
kussi sono chiama2 passivi o di perdita. Con il tempo essi potrebbero modi>care i
gradien2 ionici di ques2 ioni, addiri@ura >no ad annullarli. Questo pericolo è fermato
dalla presenza della pompa sodio – potassio, che man2ene i gradien2 a livelli
costan2.
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Dato che in tu@e le membrane c’è una diaerenza di potenziale tra l’esterno e
l’interno, la membrana plasma2ca si de>nisce POLARIZZATA.
Un cambiamento del potenziale interno verso valori più nega2vi si de>nisce
IPERPOLARIZZAZIONE, mentre un cambiamento verso i valori meno nega2vi o
posi2vi di de>nisce DEPOLARIZZAZIONE. La RIPOLARIZZAZIONE avviene quando la
membrana dopo essersi depolarizzata ritorna al suo potenziale Vm di riposo.
I neuroni comunicano tra loro per mezzo di due 2pi di segnali ele@rici, dovu2
all’apertura o chiusura dei canali cancello:
POTENZIALI GRADUATI
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POTENZIALI D’AZIONE
La genesi del potenziale d’azione si basa sulla permeabilità della membrana al sodio
e al potassio. Il potenziale d’azione nel neurone è formato da tre fasi:
Nel canale per il sodio esistono due 2pi di cancelli: CANCELLO DI ATTIVAZIONE,
responsabili dell’apertura dei canali durante la fase di depolarizzazione, e CANCELLO
DI INATTIVAZIONE, responsabili della chiusura dei canali durante la fasi di
ripolarizzazione. Per l’apertura del canale è necessario che tu@’e due i cancelli siano
aper2 e tu@’e due le porte si aprono e si chiudono in risposta ai cambiamen2 del
potenziale di membrana.
Quando il potenziale di membrana è a riposo, la porta di inaFvazione è aperta, ma
quella di aFvazione è chiusa. In questo modo il canale si de>nisce IN POSIZIONE DI
CHIUSURA MA ATTIVABILE, cioè in grado di aprirsi in risposta ad uno s2molo di
depolarizzazione della membrana che aprirebbe il cancello di aFvazione.
Quando entrambi i cancelli sono aper2 il canale è aperto e gli ioni sodio possono
entrare nella cellula durante la fase di depolarizzazione.
Dopo circa 1 msec dallo s2molo che ha aperto il cancello di aFvazione, il cancello di
inaFvazione si chiude. In questa posizione il canale si de>nisce CHIUSO ED
INCAPACE DI APRIRSI, neanche in risposta ad un altro s2molo depolarizzante, infaF
esso non si aprirà >nchè non si raggiunge il potenziale di membrana a riposo.
Quando la ripolarizzazione è terminata il cancello di inaFvazione si riapre e il
cancello di aFvazione si chiude, così si ritorna nella fase di riposo.
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Una depolarizzazione al di so@o dei valori soglia, ossia uno STIMOLO SOTTOSOGLIA,
induce l’apertura di alcuni canali per il sodio, ma non in quan2tà suycien2 da far in
modo che il kusso di sodio all’interno della cellula superi quello verso l’esterno del
potassio a@raverso i canali passivi sempre presen2 sulla membrana.
Uno s2molo più intenso del valore soglia, chiamato STIMOLO SOPRASOGLIA, genera
un potenziale d’azione, ma esso sarà della stessa ampiezza del potenziale d’azione
del valore soglia, cioè i potenziali d’azione non sono fenomeni gradua2.
La generazione del potenziale d’azione segue il PRINCIPIO DEL TUTTO E DEL NULLA:
se una membrana è depolarizzata >no al valore soglia e oltre, si genera un
potenziale d’azione che ha sempre la stessa ampiezza; se la membrana non è
depolarizzata >no al valore soglia, non si genera alcun potenziale d’azione.
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Periodi refraLari
Il periodo refra@ario può essere anche RELATIVO, che segue immediatamente quello
assoluto. In questo periodo è possibile generare un secondo potenziale d’azione, ma
solo se lo s2molo è soprasoglia. Questo periodo è causato principalmente all’alta
permeabilità della membrana al potassio, inoltre alcuni cancelli di inaFvazione dei
canali per il sodio possono essere ancora chiusi, quindi all’inizio del periodo
refra@ario rela2vo servirà uno s2molo maggiore che è necessario nella fase >nale
del periodo refra@ario rela2vo.
I periodi refra@ari contribuiscono alla legge del tu@o o del nulla, infaF i potenziali
d’azione non possono sommarsi tra di loro come i potenziali gradua2 a causa del
periodo refra@ario assoluto.
I periodi refra@ari sono importan2 anche nella codi>cazione delle informazioni che
arrivano nei potenziali d’azione. Per determinare l’en2tà di uno s2molo ricevuto (per
esempio l’intensità di un suono) si deve guardare la frequenza di scarica dei
potenziali d’azione. Dato che un potenziale graduato può durare più di un potenziale
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In realtà non è il singolo potenziale d’azione che viaggia lungo tu@o l’assone, ma
questo potenziale genera dei gradien2 ele@rochimici nel LIC e nel LEC che
perme@ono alle cariche posi2ve del potenziale d’azione di muoversi dalla membrana
già depolarizzata a quella adiacente depolarizzando anche questa, e così via.
Quindi il primo potenziale d’azione si genera nel mon2colo assonico, il secondo nella
zona adiacente e così via >no ad arrivare al terminale assonico.
Una volta che il potenziale si è generato nel mon2colo, la corrente che depolarizza le
varie par2 della membrana dell’assone è sempre abbastanza ampia per arrivare al
valore soglia. Questo spiega perché il potenziale d’azione nonostante la distanza
dalla propria genesi non riduce l’ampiezza.
32
33
MESSAGGERI CHIMICI
La prima cellula, chiamata CELLULA SECRETORIA, rilascia una sostanza nel LEC, in
genere a@raverso il processo di secrezione, e la seconda cellula a cui è dire@o il
messaggero, chiamata CELLULA BERSAGLIO, risponde alla sostanza perché lega il
ligando a par2colari proteine contenute sulla sua membrana chiama2 RECETTORI
che riconoscono la sostanza.
34
MESSAGGERI CHIMICI
I messaggeri chimici possono essere classi>ca2 o in base alla loro funzione o in base
alla loro composizione chimica.
I NEURORMONI sono una classe speciale mista tra neurotrasmeFtori e ormoni. Essi
vengono secre2 da una speci>ca classe di neuroni, chiama2 CELLULE
NEUROSECRETRICI tramite un meccanismo simile alla liberazione di
neurotrasmeFtori. Essi, come gli ormoni, vengono messi in circolo nel sangue e
arrivano alle cellule bersaglio anche molto lontani dalla cellula secretoria.
35
Un singolo messaggero si può legare e più rece@ori, ma sarà diversa l’aynità con cui
si lega. Allo stesso modo una singola cellula può avere diversi rece@ori per più
messaggeri.
Legame del messaggero al receLore e intensità della risposta nella cellula bersaglio
36
M + R = MR risposta
M = messaggero
R = rece@ore
MR = complesso messaggero-rece@ore
Il legame tra un messaggero e il rece@ore non sempre induce una risposta, infaF la
risposta si veri>ca solo nel caso in cui il messaggero sia AGONISTA del rece@ore,
mentre se non si veri>ca sarà un messaggero ANTAGONISTA. I messaggeri
antagonis2 possono competere con il legame con un rece@ore, facendo diminuire le
possibilità che si leghi ad esso un rece@ore agonista.
I messaggeri antagonis2 sono spesso usa2 nei farmaci.
37
I rece@ori per i messaggeri lipo>lici si trovano in genere o nel nucleo o nel citosol,
solo in pochi casi si trovano sulla membrana cellulare. I rece@ori sono facilmente
accessibili perché questo 2po di messaggeri può facilmente a@raversare la
membrana.
3. Il legame del complesso all’HRE aFva o inaFva il gene e questo inkuisce sulla
trascrizione dell’mRNA con eaeF sulla sintesi proteica.
Gli eaeF dei messaggeri lipo>lici possono me@erci ore o giorni a svilupparsi, solo nel
caso in cui i rece@ori si trovino sulla membrana gli eaeF saranno molto rapidi.
ReceLori – canale
38
I canali rapidi funzionano quindi sia da rece@ore che da canale ionico. Il legame tra il
messaggero e il canale provoca la sua apertura, così un kusso di ioni entrerà o uscirà
dalla cellula. Il kusso di ioni in genere porta modi>cazioni ele@riche all’interno della
cellula (modi>cazione del Vm), ma può anche indurre risposte come la contrazione
muscolare, la secrezione, variazione del metabolismo ecc..
Esempio: il neurotrasmeFtore ACETILCOLINA s2mola la contrazione muscolare a@accandosi ai
rece@ori pos2 sulle cellule muscolari scheletriche e causando l’apertura del canali ionici permeabili
sia al sodio che al potassio. Il sodio entra nella cellula con un kusso maggiore di quello del potassio
che invece esce, quindi la cellula sarà fortemente depolarizzata. Le modi>cazioni del potenziale di
membrana durano solo il tempo che il messaggero è a@accato al rece@ore, quindi pochi secondi.
Esempio: i canali rapidi possono svolgere la loro funzione anche aumentando all’interno della
cellula la concentrazione del ca2one calcio. Esso interagisce con le proteine intracellulari
scatenando un certo numero di risposte. Esso è de>nito SECONDO MESSAGGERO in quanto è
prodo@o in risposta al legame di un altro messaggero extracellulare (primario) ad un rece@ore.
ReceLori – enzima
I RECETTORI – ENZIMA funzionano sia da enzimi che da rece@ori. Essi sono proteine
transmembrana, con un lato che si aaaccia sul versante extracellulare e la parte
enzima2ca verso il citoplasma. Il legame tra il messaggero e il rece@ore catalizza
reazioni intracellulari.
39
Nel suo stato inaFvo, una proteina G lega una molecola di GDP. Quando un
messaggero si lega ad un rece@ore, la proteina G rilascia la molecola di GDP e si lega
ad una molecola di GTP diventando così aFva.
La subunità α si separa dalle subunità β e γ e si muove verso la proteina eae@rice. La
proteina G comunque non rimane aFva per tanto tempo, infaF dopo poco ritorna
allo stato inaFvo.
I CANALI IONICI LIGANDO – DIPENDENTI LENTI sono regola2 dalle proteine G che
provocano la loro chiusura o apertura quando un messaggero si lega al rece@ore.
Quando la proteina G viene aFvata, la subunità α si muove verso il canale ionico e
provoca un suo cambiamento conformazionale (lo fa aprire o chiudere).
Diaerenze tra i canali ionici ligando – dipenden2 len2 e i rece@ori – canali rapidi:
Gli ENZIMI REGOLATI DALLE PROTEINE G sono associa2 alla produzione di secondi
messaggeri nel citoplasma, e ce ne sono di 5 2pi diversi:
2. cGMP
4. DAG (diacilglicerolo)
40
5. Calcio
Per terminare gli eaeF del cAMP è necessaria la sua degradazione da parte dell’enzima cAMP
FOSFODIESTARASI.
La concentrazione del cAMP all’interno della cellula è determinata dall’aFvità dei due enzimi che
la sinte2zzano o la degradano.
Il cGMP come secondo messaggero: il sistema secondo messaggero del cGMP è molto simile a
quello del cAMP, tranne che per il fa@o che la cGMP aFva una PROTEINA CHINASI G o PROTEINA
CHINASI cGMP – DIPENDENTE
4a. il DAG aFva l’enzima PROTEIN CHINASI C che catalizza la fosforilazione di un’altra proteina
che induce la risposta cellulare
4b. L’IP3 si diaonde nel citoplasma e induce la liberazione del calcio dal re2colo endoplasma2co
che può agire in due modi a seconda del 2po di cellula:
II. Agire come secondo messaggero e legarsi ad un’altra proteina che da la risposta
cellulare
41
42
TRASMISSIONE SINAPTICA e
INTEGRAZIONE NEURONALE
I neuroni generano segnali ele@rici sia so@o forma di potenziali gradua2 che so@o
forma di potenziali d’azione.
SINAPSI ELETTRICHE
Le sinapsi ele@riche avvengono tra neurone – neurone e neurone – cellule gliali.
Alcune sinapsi ele@riche sono sempre aFve, mentre altre possono passare solo in
par2colari condizioni.
Le sinapsi ele@riche si trovano nella re2na e in alcune aree della corteccia, nel tronco
dell’encefalo per la regolazione del respiro e nei neuroni ipotalamici che rilasciano gli
ormoni tropici ai neuroni adiacen2 sincronizzando così la loro aFvità e o@enendo un
BURST, ossia un’esplosione di rilascio dell’ormone tropico.
43
SINAPSI CHIMICHE
Quasi tuF i neuroni comunicano a@raverso sinapsi chimiche che sono anche quelle
meglio conosciute.
Un neurone può formare sinapsi con altri neuroni o con cellule eae@rici (muscolari o
ghiandolari). Una sinapsi tra neurone e altra cellula è chiamata SINAPSI
NEUROEFFETTRICE (muscoli e ghiandole sono chiama2 ORGANI EFFETTORI).
Il terminale assonico del neurone presinap2co può formare una sinapsi con il
dendrite del neurone postsinap2co (SINAPSI ASSODENDRITICHE), oppure con il
corpo cellulare del neurone postsinap2co (SINAPSI ASSOSOMATICHE), oppure con il
terminale assonico del neurone postsinap2co (SINAPSI ASSOASSONICHE).
44
Il tempo che passa tra l’arrivo del potenziale d’azione e la risposta a livello sinap2co
è chiamato RITARDO SINAPTICO ed è dovuto principalmente al tempo impiegato dal
calcio per favorire l’esocitosi.
molecola del canale. TuF ques2 2pi di canali sono ligando – dipenden2 (canali ionici
chimici). Il legame con il neurotrasmeFtore apre il canale ionico cambiando la
permeabilità della membrana a uno o più 2pi di ioni, modi>cando il potenziale di
membrana. La variazione del potenziale di membrana è un potenziale graduato che
dura pochi millisecondi, dato che i canali si chiudono appena il neurotrasmeFtore si
stacca dal rece@ore, ed è chiamato POTENZIALE POSTSINAPTICO o PPS.
Le risposte lente invece sono dovute al legame del neurotrasmeFtore con rece@ori
accoppia2 a PROTEINE G, chiama2 RECETTORI METABOTROPI, dove i rece@ori sono
in altre zone della membrana rispe@o al canale. Le proteine G nel sistema nervoso
regolano l’apertura o la chiusura dei canali ionici. Anche se la risposta arriva più
lentamente, i risulta2 sono gli stessi che si o@engono con le risposte veloci: si genera
il PPS in seguito ad una variazione del potenziale Vm.
SINAPSI ECCITATORIE
I PPSE veloci sono determina2 dal legame del neurotrasmeFtore con il rece@ore
(apre sempre canali ca2onici) che, aprendosi, perme@e agli ioni sodio e potassio di
muoversi a@raverso la membrana. Il kusso del sodio verso l’interno è maggiore di
quello del potassio verso l’esterno quindi questo produce una depolarizzazione della
membrana. Il PPSE ha una durata che varia da pochi millisecondi >no ad un massimo
di poche cen2naia di millisecondi.
I PPSE len2 invece possono essere determina2 da vari meccanismi, quello 2pico è
quello generato dalla chiusura dei canali per il potassio a causa del MESSAGGERO
AMP CICLICO. Quando un neurotrasmeFtore si lega ad un rece@ore aFva la
proteina G che a sua volta aFva l’enzima ADENILATO CICLASI che catalizza la
conversione di ATP in AMP ciclico (cAMP). Il cAMP aFva la PROTEIN CHINASI A che
46
SINAPSI INIBITORIE
In alcuni neuroni gli ioni cloruro sono aFvamente pompa2 fuori dalla cellula
quindi la concentrazione interno è molto minore di quella esterna. Così il
potenziale d’equilibrio del cloruro è più nega2vo del potenziale Vm a riposo e
la forza ele@rochimica spingerà il cloruro all’interno della cellula. Quindi,
quando i canali per il cloruro si aprono per il neurotrasmeFtore il cloruro
entrerà all’interno e genererà un PPSI.
In altri neuroni non vi sono pompe che portano al di fuori della cellula il
cloruro, ma ci sono dei canali di membrana a@raverso cui il cloruro può
entrare all’interno della cellula. Senza il trasporto aFvo di cloruro ques2 ioni
sono all’equilibrio, quindi l’apertura dei canali a causa del neurotrasmeFtore
47
non causerà una variazione del potenziale di membrana. Anche in questo caso
la membrana può essere considerata inibitoria, infaF in un neurone si
possono veri>care contemporaneamente sinapsi eccitatorie e inibitorie:
Se in un neurone sono aFve sia sinapsi eccitatorie che inibitorie, la prima
genererà un PPSE depolarizzando una parte di membrana, mentre la seconda
causerà l’apertura di canali per il cloruro. Il risultato sarà un PPSE di ampiezza
minore o addiri@ura assente perché in questo caso il cloruro non sarà più in
una situazione di equilibrio e quindi tenderà ad entrare nel neurone aFrato
da un potenziale più posi2vo all’interno della cellula. Questo kusso di anioni
stabilizzerà il potenziale Vm e contrasterà il kusso di cariche posi2ve. Questo è
considerato una sinapsi inibitoria perché riduce la possibilità che si crei un
potenziale vicino al valore soglia.
INTEGRAZIONE NEURONALE
Nel sistema nervoso un singolo neurone non comunica solo con un altro neurone,
ma l’assone di mol2 neuroni ha mol2 collaterali che comunicano con altri neuroni in
un’organizzazione chiamata DIVERGENZA; nello stesso modo, ogni neurone riceve
segnali da altri neuroni in un’organizzazione chiamata CONVERGENZA.
A causa della convergenza una singola sinapsi non è determinante per la genesi di un
potenziale d’azione, in quanto non è abbastanza ampia da depolarizzare la
membrana >no al valore soglia. Il mon2colo assonico di un neurone postsinap2co
somma tu@e le sinapsi in arrivo. Questa sommazione è chiamata INTEGRAZIONE
NEURONALE e opera in base alle legge del tu@o o del niente.
SOMMAZIONE
Dato che i PPSE e i PPSI sono potenziali gradua2, si possono sommare tra di loro in
modo temporale o spaziale.
Sommazione temporale
Due o più potenziali d’azione sono genera2 in rapida successione da una sinapsi. Essi
si sommano generando un PPS di ampiezza maggiore.
48
Si possono sommare sia i PPSI che i PPSE, ma per i PPSI il grado di iperpolarizzazione
che si può raggiungere è sempre determinato dal potenziale d’equilibrio dello ione
che ha causato l’iperpolarizzazione.
Sommazione spaziale
MODULAZIONE PRESINAPTICA
Le sinapsi assoassoniche sono SINAPSI MODULATORIE, ovvero sinapsi che
comunicano a@raverso un’altra sinapsi. Esse si possono formare tra il terminale
assonico di un neurone e quello di un altro neurone.
49
INIBIZIONE PRESINAPTICA
INIBIZIONE POSTSINAPTICA
FACILITAZIONE PRESINAPTICA
51
NEUROTRASMETTITORI
I neurotrasmeFtori si dividono in varie classi in base alla loro stru@ura chimica. La
maggior parte di essi è cos2tuita da molecole di piccole dimensioni, tranne che per i
neuropep2di.
ACETILCOLINA
L’ACETILCOLINA (ACh) è un derivato della COLINA. Essa è rilasciata dai neuroni del
sistema nervoso centrale e periferico ed è il neurotrasmeFtore più abbondante del
sistema nervoso periferico e può avere azioni sia eccitatorie che inibitorie.
L’ACh è sinte2zzata nel citoplasma dei terminali assonici dei neuroni chiama2
NEURONI COLINERGICI, a par2re dall’ACETIL COENZIMA A o ACETIL CoA e dalla
COLINA grazie all’azione dell’ENZIMA COLINA ACETILTRANSFERASI (CAT).
La colina però non è sinte2zzata dai neuroni, ma in parte dal fegato e in parte è
o@enuta dalla dieta.
Dopo il rilascio dell’ACh essa si può legare a due 2pi di rece@ori postsinap2ci
chiama2 anche RECETTORI COLINERGICI oppure viene catabolizzata dall’ENZIMA
ACETILCOLINESTERASI (AChE) che divide l’ACh in IONE ACETATO e COLINA.
La colina torna dentro il terminale presinap2co con il trasporto aFvo e viene usata
per la sintesi di nuova ACh, mentre lo ione acetato si allontana dalla fessura
sinap2ca.
I due rece@ori colinergici a cui si può legare l’ACh sono: RECETTORI NICOTICI o
RECETTORI MUSCARINICI, a seconda di quale rece@ore si lega gli eaeF sono molto
diversi. Ques2 due diversi rece@ori sono sta2 scoper2 nel 1914 da Dale e si basa
sull’azione di due compos2 naturali: per i rece@ori nico2ci il tabacco e per i rece@ori
muscarinici i funghi velenosi.
I rece@ori nico2ci sono ionotropi ed hanno un’azione eccitatoria. Quando
interagiscono con l’ACh si aprono i canali per il sodio e per il potassio e si genera un
PPSE.
I rece@ori muscarinici invece sono metabotropi, quindi operano a@raverso le
proteine G, la loro azione può essere sia eccitatoria che inibitoria. Gli eaeF che si
veri>cano con il legame ACh – rece@ore dipendono dal 2po di cellula postsinap2ca:
si possono aprire canali ionici o aFvare enzimi.
52
L’azione di un neurotrasmeFtore non è tanto legata alla sua natura chimica, ma più
che altro al 2po di cellula con cui si lega.
53
La serotonina si trova nel SNC, sopra@u@o nel tronco encefalico e regola il sonno e le
emozioni.
L’istamina invece viene rilasciata da cellule (non neuroni) durante reazioni allergiche,
ma può funzionare anche da neurotrasmeFtore. Si trova nel SNC, principalmente
nell’ippotalamo.
AMMINOACIDI
1. GABAA, che legandosi con il GABA apre i canali per il cloruro (anione),
determinando un PPSI.
2. GABAB che si trovano sulla membrana del terminale assonico presinap2co
(sono quindi autorece@ori), oppure vicino a terminali assonici dove sono
responsabili dell’inibizione presinap2ca, oppure sul soma o sui dendri2 di un
neurone postsinap2co accoppia2 a proteine G. Legandosi con il GABA causa
l’apertura di canali per il potassio che fuoriescono e causano l’iperpolazione.
Inoltre inibisce i canali per il calcio e quindi inibisce il rilascio dei
neurotrasmeFtori.
54
3. GABAC che sono localizza2 sulla re2na dove trasme@ono segnali visivi.
NEUROPEPTIDI
ALTRI NEUROTRASMETTITORI
Esistono le PURINE, che si trovano nel SNC e si legano a rece@ori metabotropi. Una
di esse è l’ADENOSINA.
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FARMACI PSICOATTIVI
I farmaci psicoaFvi agiscono a livello della trasmissione sinap2ca.
56
57
NEURONI
CLASSIFICAZIONE FUNZIONALE DEI NEURONI
1. NEURONI EFFERENTI: essi trasme@ono gli output dall’SNC agli organi eae@ori.
Il corpo cellulare e i dendri2 sono localizza2 nell’SNC, ma gli assoni sono parte
del sistema nervoso periferico e arrivano ad innervare gli organi eae@ori.
Essi sono tuF mul2polari.
58
CELLULE GLIALI
Il 75-90% del sistema nervoso è cos2tuito da cellule gliali o NEUROGLIA. Di essi ve ne
sono 5 2pi.
Tu@e queste cellule rilasciano fa@ori di crescita determinan2 nel sistema nervoso
inoltre danno supporto ai neuroni. Recen2 studi hanno dimostrato che esiste una
comunicazione tra cellule gliali e neuroni.
59
Queste due 2pi di cellule gliali sono fondamentali nella trasmissione di segnali
ele@rici nei neuroni. Esse formano uno strato di MIELINA a@orno agli assoni nei
neuroni per isolarli per trasme@ere il potenziale d’azione in modo più rapido ed
eycace. La mielina è formata da stra2 concentrici di membrana cellulare dei due 2pi
di cellule (gli oligodendroci2 la formano a@orno a mol2 assoni del sistema nervoso
centrale, mentre le cellule di Schwann la formano a@orno ad un solo assone del
sistema nervoso periferico). Dato che il doppio strato fosfolipidico della membrana
cellulare è poco permeabile agli ioni, i mol2 stra2 di membrana che cos2tuiscono la
mielina servono a ridurre il passaggio nella membrana cellulare di ioni. In realtà
esistono delle interruzioni della mielina di un assone, chiamate NODI DI RANVIER,
dove risiedono i canali voltaggio – dipenden2 del sodio.
CELLULE SATELLITE
ASTROCITI
MICROCIGLIA
Esse proteggono i neuroni del SNC a@raverso la fagocitosi di sostanze estranee come
i ba@eri o i detri2 cellulari. Inoltre proteggono i neuroni dallo stress ossida2vo.
CELLULE EPENDIMALI
Rivestono la parte interna dei ventricoli dell’encefalo e del canale centrale. Esse sono
par2colari 2pi di cellule epiteliali.
Le MENINGI sono tre membrane di tessuto conneFvo che separano il tessuto molle
dell’SNC dalla stru@ura ossea che lo circonda. Sono, dall’esterno all’interno, la DURA
MADRE (tessuto >broso resistente), l’ARACNOIDE (membrana a forma di rete) e la
PIA MADRE (tessuto più tenero e delicato).
Tra la dura madre e l’aracnoide non c’è nessuno spazio, mentre tra l’aracnoide e la
pia madre vi è lo SPAZIO SUBARACNOIDEO, pieno di liquido cerebrospinale.
Protezione chimica
Le cellule nervose hanno così tanto bisogno di sangue perché hanno pochissime
riserve di glucosio so@o forma di glicogeno e non possono u2lizzare gli acidi grassi
come riserva energe2ca. Inoltre il tessuto nervoso è incapace di prendere energia da
reazioni metaboliche anaerobiche.
62
In certe condizioni però il SNC, come il digiuno o il diabete, al posto del glucosio può
u2lizzare i CORPI CHETONICI per soddisfare i 2/3 del proprio fabbisogno energe2co.
Esso però non può dipendere interamente da queste sostanze, per questo ha
bisogno di u2lizzare per forza il glucosio per le sue aFvità.
LA BARRIERA EMATOENCEFALICA
Gli scambi di ossigeno, glucosio e altre sostanze presen2 nel sangue nel SNC avviene
tramite i capillari.
Le molecole idrofobiche passano facilmente a@raverso questo 2po di endotelio, ma
le molecole idro>le sono bloccate per la presenza della BARRIERA
EMATOENCEFALICA tra il sangue e il LCS. Questa barriera è dovute alle giunzioni
stre@e tra le cellule dei capillari che formano l’endotelio. Gli astroci2 s2molano le
cellule endoteliali a mantenere stre@e queste giunzioni.
Questa barriera protegge il LCS e quindi il SNC dalle sostanze tossiche che possono
essere presen2 nel sangue.
La causa della diversa composizione tra il plasma e il LCS è dovuto proprio a questa
barriera ematoencefalica.
La sostanza bianca invece è formata dagli assoni mielinici. Essa cos2tuisce il 60% del
SNC. In essa gli assoni sono organizza2 in fasce chiamate FIBRE NERVOSE che
collegano una regione grigia all’altra. Essi sono diversi>ca2 in base alle regioni che
collegano:
63
Le cellule gliali sono contenute sia nella sostanza bianca che nella sostanza grigia.
Sulla super>cie esterna dell’encefalo è presente solo la sostanza grigia che copre
tu@o il cervello, chiamata CORTECCIA CEREBRALE. Nella sostanza bianca al di so@o
della corteccia però sono presen2 altre aree di sostanza grigia chiamate NUCLEI
SOTTOCORTICALI.
Nel midollo spinale invece la sostanza bianca è all’esterno, mentre quella grigia
all’interno.
IL MIDOLLO SPINALE
Il midollo spinale è una stru@ura di tessuto nervoso a forma cilindrica circondata
dalla colonna vertebrale. In un adulto esso è lungo circa 44 cm con un diametro di
1,4 cm.
Anch’esso come l’encefalo è rives2to dalle 3 membrane delle meningi ed è immerso
nel LCS.
Nel lato posteriore la sostanza grigia comprende il CORNO DORSALE dove terminano
le >bre aaeren2. I corpi cellulari dei neuroni aaeren2 non sono localizza2 nel midollo
spinale, ma formano raggruppamen2 all’esterno chiama2 GANGLI DELLE RADICI
64
DORSALI.
Nel lato anteriore la sostanza grigia comprende il CORNO VENTRALE, dove sono
localizza2 i corpi cellulari dei neuroni eaeren2.
Nel torace e nella zona superiore al tra@o lombare si trova un’altra area di sostanza
grigia chiamata CORNO LATERALE o COLONNA INTERMEDIO-LATERALE tra la corna
dorsale e la corna ventrale. In essa vi è l’origine dei neuroni eaeren2 del sistema
nervoso autonomo.
Assoni aaeren2 ed eaeren2 sono contenu2 negli stessi nervi spinali, ma si separano
a breve distanza dal midollo spinale. I fasci con neuroni aaeren2 sono chiama2
RADICI DORSALI, mentre quelli con neuroni eaeren2 RADICI VENTRALI. I nervi sono
chiama2 NERVI MISTI perché contengono assoni di tu@’e due i 2pi.
La maggior parte dei traF ascenden2 e discenden2 si incrocia verso il lato opposto
dell’encefalo, ma vi sono alcune eccezioni. Quando una via rimane dallo stesso lato
di origine è chiamata IPSILATERALE, mentre quando si incrocia CONTROLATERALE. La
maggior parte delle informazioni date dalla parte sinistra dell’encefalo vengono
trasmesse al lato destro del corpo.
NERVI SPINALI
Dal midollo spinale partono ad intervalli regolari 31 paia di nervi spinali, chiama2 in
base alla regione d’origine:
65
Il midollo spinale termina alla seconda vertebra lombare e si estende solo per 2/3
della colonna vertebrale. I fasci nervosi della parte di colonna senza midollo sono
chiama2 CAUDA EQUINA.
I nervi spinali sono compos2 da varie >bre nervose e viaggiano verso diverse regioni,
chiamate DERMATOMERI, del corpo. Ognuna di queste è innervata da un preciso
nervo spinale.
L’ENCEFALO
L’encefalo è formato da tre par2 principali:
1. PROSENCEFALO, la parte più ampia, divisa in due emisferi. Di esso fanno parte:
66
EMBRIOGENESI DELL’ENCEFALO
Durante le prime tre seFmane dal concepimento nel feto si sono formate delle
VESCICOLE ENCEFALICHE PRIMARIE, chiamate PROENCEFALO, MESENCEFALO e
ROMBENCEFALO.
Alla nascita l’encefalo del bambino sarà fornito di tu@e le par2 dell’adulto: il
metencefalo si diversi>cherà in CERVELLETTO e PONTE, mentre il metencefalo
diventerà il BULBO.
CERVELLO O TELENCEFALO
CORTECCIA CEREBRALE
67
È la porzione più esterna del cervello ed è formata da uno strato soFle di sostanza
grigia. In essa vi sono SOLCHI e GIRI (creste) che fanno in modo che l’ampio volume
della sostanza grigia possa essere contenuto tu@o all’interno della scatola cranica.
Essa è la regione più evoluta del cervello e l’ul2ma che si è sviluppata. Essa è formata
da sei stra2 funzionalmente dis2n2.
Essa svolge le funzioni cerebrali più evolute come le percezioni dell’ambiente esterno
che ci circonda, la formulazione di pensieri, vivere esperienze emozionali, ricordare
even2 passa2 ed è l’area da cui partono tuF i comandi per i movimen2.
68
sono rappresenta2 tali nella >gura. La grandezza delle varie par2 del corpo è
proporzionata alla grandezza dell’area che la controlla. (pag. 233)
LATERALIZZAZIONE CEREBRALE
Ciò signi>ca che ogni emisfero del cervello è speci>co per diverse funzioni, ma non è
assoluta, ossia non in tu@e le persone un determinato emisfero è speci>co per una
funzione. Per esempio l’emisfero sinistro controlla i movimen2 del lato destro del
corpo e viceversa, ma il 10% della popolazione è mancino.
Nella maggioranza delle persone il lato destro è implicato nel controllo spaziale,
nell’espressione del volte, nella crea2vità, nell’intuizione e nella sensibilità musicale.
L’emisfero sinistro invece è implicato nei processi logici ed anali2ci, nelle abilità
matema2che e nel linguaggio.
Il lato destro è quindi visto come l’emisfero intui2vo, mentre quello sinistro
razionale. La scoperta su fa@a da Roger Sperry negli anni ’60 su mala2 di epilessia.
Mentre stava lavorando nella costruzione di una linea ferroviaria nel Vermont,
Phineas Gage venne coinvolto in un dramma2co incidente: un bastone metallico gli
penetrò lo zigomo sinistro per spuntare fuori nella parte superiore del cranio.
L’uomo nonostante ciò dopo pochi mesi riprese una vita normale, ma la sua
personalità era cambiata del tu@o: prima era una persona calma e gen2le, ma dopo
divenne li2gioso, aveva un comportamento irresponsabile e un linguaggio scurrile.
Questo era provocato dal fa@o che il bastone metallico gli aveva asportato una parte
del lobo frontale, che è noto per avere una funzione nel reprimere gli impulsi
emozionali che nascono nelle zone “impulsive” dell’encefalo. Dopo l’incidente, Gage
non aveva più freni inibitori.
NUCLEI SOTTOCORTICALI
I più importan2 nuclei so@ocor2cali sono i nuclei della base, chiama2 anche gangli
della base, che contengono il NUCLEO CAUDATO, il GLOBO PALLIDO e il PUTAMEN.
SISTEMA LIMBICO
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DIENCEFALO
Talamo
Ipotalamo
Esso invia segnali direF e indireF al sistema nervoso autonomo, come le emozioni
che possono inkuenzare il sistema cardiovascolare, respiratorio o diges2vo. Inoltre
esso regola la temperatura corporea e i ritmi circadiani.
71
Il sonno si pensa che sia un periodo di ristoro corporeo, dove il corpo recupera le
energie spese durante il giorno; si pensa che i sogni servano per ripetere
mentalmente e de>nire potenziali comportamen2 durante situazioni di pericolo
senza necessariamente a@uarli, altri pensano che sognare aiu2 ad immagazzinare
informazioni ricevute durante la veglia e inserirli nella memoria a lungo termine;
inoltre il sonno è u2le alla difesa immunitaria, infaF alcuni animali se non dormono
sono più deboli rispe@o alle infezioni.
Tu@e le conoscenze sul sono derivano dagli studi di eleLroencefalogra>a che registra
l’aFvità ele@rica del cervello durante il sonno u2lizzando ele@rodi pos2 sul cuoio
capelluto. Le onde si chiamano onde cerebrali e la loro registrazione è
l’eleLroencefalogramma EEG.
Grazie a questa tecnica si è scoperto che il sonno può essere di due 2pi:
1. SONNO A ONDE LENTE SWS con onde a bassa frequenza. In questa fase il tono
muscolare è minore, ma si registrano aFvità motorie ogni 10-20 minu2. Si
può veri>care il sonnambulismo. L’aFvità del sistema nervoso parasimpa2co
aumenta e i sogni che si fanno sono più logici e razionali rispe@o ai sogni
durante la fase REM, sono con pochi de@agli e molte volte sono immagini
confuse. In questa fase si può russare.
La sede di induzione del sonno ad onde lente è il prosencefalo ed è indo@o
dall’adenosina. La caaeina blocca il rilascio dell’adenosina e quindi inibisce il
sonno.
2. SONNO REM con onde ad alta frequenza. I muscoli posturali perdono tono,
ma diventano aFvi quelli che controllano la faccia e gli occhi. La mandibola si
rilascia con la conseguente apertura della bocca e il russare si arresta. In
72
questa fase c’è un aumento dell’aFvità encefalica, tranne che nel sistema
limbico e del sistema nervoso simpa2co. La frequenza cardiaca e la pressione
ema2ca aumentano e ci possono essere variazioni della temperatura
corporea, dato che l’aFvità di termoregolazione diminuisce. I sogni sono più
elabora2 e molto ar2cola2, narra2vi e bizzarri, in questo periodo si possono
avere gli incubi.
La sede di induzione del sonno REM è il ponte e il suo neurotrasmeFtore è
l’ace2lcolina.
Ritmo sonno-veglia
Quando si è in uno stato di veglia e vigili, l’EEG mostra onde ad alta frequenza e
bassa ampiezza, le onde β, segno dell’intensa aFvità neuronale.
73
Quando si è in uno stato di veglia, ma a riposo l’EEG mostra invece onde con
frequenza più bassa e ampiezza maggiore, sono le onde α, segno della maggior
sincronizzazione dell’aFvità dei neuroni.
Il sonno ad onde lente ha 4 fasi che si dis2nguono dall’EEG e dalla soglia del risveglio,
ossia quanto lo s2molo dev’essere forte per far si che la persona si svegli.
1. Fase di sonnolenza, quando ci si sta per svegliare e per addormentare
2. Fase di sonno leggero fusi del sonno (complesso K)
3. Fase di sonno moderato fusi del sonno (complesso K)
4. Fase di sonno profondo
La soglia del risveglio è più bassa nella prima fase e più alta nella quarta.
L’EEG mostra un incremento di sincronizzazione dell’aFvità dei neuroni, quindi le
onde della quarta fase saranno più alte in ampiezza e con meno frequenza.
I fusi del sonno sono onde di aFvità sincronizzata che si generano nella corteccia e
nel talamo.
Nel sonno REM ci sono onde con alta frequenza e bassa ampiezza, simili a quelli
dello stato di veglia in allerta. La soglia del risveglio è più alta che nella 4 fase del
sonno ad onde lente, ma una persona tende a svegliarsi più spontaneamente nel
sonno REM, per questo mo2vo esso è de>nito SONNO PARADOSSO.
Una persona a@raversa le varie fasi del sonno in maniera ordinata ogni no@e.
Quando si passa dallo stato di veglia ad allo stato di sonno si inizia con la 1 fase del
sonno ad onde lente >no ad arrivare alla fase 4. Dopo circa un’ora di sonno le fasi del
sonno ad onde lente si ripetono al contrario e poi si passa nella fase REM.
Questo ciclo si ripete circa con intervalli di 90 minu2, ma durante la no@e si passa
gradualmente sempre meno tempo nelle fasi di sonno ad onde lente e più tempo nel
sonno REM.
I sogni che si ricordano sono quelli faF immediatamente prima del risveglio e dato
che solitamente il risveglio è nella fase REM i sogni ricorda2 sono sempre i più
bizzarri.
APPRENDIMENTO
74
MEMORIA
memoria a breve termine. Essa può durare per anni o per tu@a la vita. I meccanismi
di consolidamento non sono conosciu2, ma sicuramente aiuta la ripe2zione in
determinate situazioni, ma non per cer2 2pi di ricordi (MEMORIA EPISODICA).
LINGUAGGIO
76
Il sistema nervoso autonomo innerva la maggior parte degli organi e dei tessu2
eae@ori, come il muscolo cardiaco, le cellule muscolari lisce dei vasi ema2ci, lo
stomaco, le vie respiratorie ecc..
Esso è chiamato autonomo perché la sua aFvità si svolte in modo inconscio, per
questo è chiamato anche SISTEMA NERVOSO INVOLONTARIO.
MILZA parasimpa2co
Simpa2co RENE
Entrambe le divisioni del sistema autonomo innervano la maggior parte degli organi
in un’organizzazione chiamata DUPLICE INNERVAZIONE, ma gli eaeF
dell’innervazione parasimpa2ca e simpa2ca sono tra loro antagonis2, ma sono
77
Il sistema nervoso autonomo regola la funzione degli organi eae@ori per mantenere
l’omeostasi.
I neuroni del sistema nervoso autonomo comunicano tra loro tramite sinapsi in
stru@ure periferiche chiamate GANGLI DEI SISTEMA NERVOSO AUTONOMO. I
neuroni che collegano il SNC ai gangli sono chiama2 NEURONI PERGANGLIARI,
mentre quelli che collegano i gangli agli organi eae@ori sono chiama2 NEURONI
POSTGANGLIARI.
All’interno dei gangli ci sono i terminali assonici dei neuroni pregangliari e i corpi
cellulari e i dendri2 dei neuroni postgangliari. Un singolo neurone pregangliare
forma sinapsi con numerosi neuroni postgangliari (REAZIONE DI MASSA). Vi sono
anche neuroni localizza2 solo nei gangli, chiama2 NEURONI INTRINSECI che
modulano le informazioni agli organi bersaglio.
hanno lunghi assoni che ritornano al nervo spinale tramite la diramazione chiamata
RAMO GRIGIO e raggiunge l’organo eae@ore. Questa è la più comune.
2a. I vari gangli simpa2ci sono collega2 tra loro in una stru@ura parallela alla colonna
vertebrale che si trova ai due la2 di essa chiamata CATENA SIMPATICA o TRONCO
SIMPATICO.
2b. I neuroni pregangliari sono molto lunghi e innervano dire@amente i tessu2
endocrini (come la ghiandola surrenale), invece di formare sinapsi con i neuroni
postgangliari. La ghiandola surrenale è divisa in uno strato esterno cor2cale e uno
interno midollare dove all’interno vi sono mol2 neuroni simpa2ci postgangliari
modi>ca2, chiama2 CELLULE CROMAFFINI, che poi si diaerenziano in cellule
endocrine. La s2molazione delle ghiandole surrenale la midollare rilascia
catecolamine (adrenalina, noradrenalina e dopamina) nel sangue, facendole
funzionare come ormoni.
3. I neuroni pregangliari fanno sinapsi con i neuroni postgangliari nei GANGLI
COLLATERALI, come il ganglio celiaco. I gangli però non sono connessi tra loro, quindi
l’azione neuronale è ben de>nita e non diausa.
I neuroni pregangliari si originano nel tronco encefalico o nel midollo spinale sacrale,
per questo esso è chiamato anche DIVISIONE CRANIOSACRALE DEL SISTEMA
NERVOSO AUTONOMO.
I neuroni pregangliari sono lunghi e terminano in gangli che si trovano vicino agli
organi eae@ori. Qui fanno sinapsi con i neuroni postgangliari che sono cor2 e
arrivano >no agli organi eae@ori.
Gli assoni dei neuroni pregangliari che si originano nel tronco encefalico si uniscono
nei NERVI CRANICI, di cui uno importante è il NERVO VAGO, originatosi nel bulbo e
innerva polmoni, cuore, stomaco, intes2no tenue e fegato. Un altro nervo cranico
importante è il NERVO OCULOMOTORE, il NERVO FACCIALE e il NERVO
GLOSSOFARINGEO.
Gli assoni dei neuroni pregangliari che si originano nel midollo spinale non
decorrono in nervi spinale ma viaggiano insieme ad altri neuroni pregangliari
parasimpa2ci e formano i NERVI PELVICI.
79
FISIOLOGIA, NEUROTRASMETTITORI
Il sistema simpa2co prepara il corpo ad aFvità intense che consumano energia come
comba@ere o correre.
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Gli eaeF della s2molazione simpa2ca sono più duraturi e diausi rispe@o alle
s2molazioni parasimpa2che per 3 ragioni:
1. Gli assoni del neuroni postgangliari hanno molte rami>cazioni, quindi possono
aFvare più tessu2 contemporaneamente
2. L’ace2lcolinesterasi inaFva rapidamente l’ace2lcolina, mentre la noradrenalina
rimane nella fessura sinap2ca per più tempo
3. L’adrenalina e la noradrenalina rilasciate dalla midollare del surrene intensi>cano
e prolungano l’aFvità della noradrenalina rilasciata dai neuroni postgangliari
simpa2ci.
82
In questo 2po di sistema nervoso un singolo motoneurone collega il SNC ad una >bra
muscolare scheletrica.
I motoneuroni si originano nel corno ventrale del midollo spinale o nei nuclei motori
del tronco encefalico.
Un singolo motoneurone innerva molte >bre muscolari, infaF il suo assone può
raggiungere un metro di lunghezza, ma ogni >bra è innervata da un solo
motoneurone che infaF forma un certo numero di PLACCHE NEUROMUSCOLARI.
L’unità motoria è il motoneurone e le >bre muscolari che innerva.
GIUNZIONE NEUROMUSCOLARE
Il CURARO causa la paralisi muscolare dato che si lega ai rece@ori dell’ACh e li blocca.
83
84
I muscoli possono contrarsi in una frazione di secondo dopo che è arrivato lo s2molo
nervoso e di rimanere in aFvità per lungo tempo, ma per fare questo è necessario
che le cellule abbiano una grande scorta di ATP da poter u2lizzare immediatamente.
85
A riposo un muscolo richiede poca ATP, ma appena inizia a contrarsi le richieste sono
maggiori e non può fare aydamento solo sulla riserva che la >bra muscolare
con2ene.
L’ATP è prodo@o nelle cellule muscolari dalla fosforilazione a livello del substrato e
dalla fosforilazione ossida2va.
Quando una cellula è a riposo essa con2ene una scorta di crea2nfosfato suyciente a
creare 4 o 5 volte la riserva di ATP, una riserva che consente al muscolo di mantenere
la sua aFvità >no a quando non viene prodo@o altro ATP.
Le scorte di crea2nfosfato sono comunque limitate, quindi può produrre ATP solo
per un limitato periodo di tempo.
Quando la contrazione >nisce la scorta di crea2nfosfato viene ripris2nata a par2re
dalla crea2na.
Quando il muscolo viene mantenuto in uno stato di aFvità moderata, ossia che il
rifornimento di O2 è suyciente a soddisfare la richiesta, la maggior parte dell’ATP è
prodo@a tramite la fosforilazione ossidaJva.
Nei primi secondi dell’esercizio >sico, dopo aver u2lizzato il crea2nfosfato, i muscoli
fanno aydamento sulle scorte di glicogeno per o@enere glucosio come substrato
86
energe2co e quindi per produrre ATP. Man mano che l’esercizio prosegue i muscoli
vengono alimenta2 da glucosio e da acidi grassi provenien2 dal sangue. Dopo circa
30 minu2 i muscoli u2lizzano solo gli acidi grassi.
In una aFvità intensa per la produzione di ATP, dopo aver u2lizzato il crea2nfosfato,
viene u2lizzata la fosforilazione a livello del substrato, principalmente la GLICOLISI.
Da questo processo deriva la formazione di ACIDO LATTICO, che si accumula nel
tessuto muscolare e si riversa poi nel sangue.
È quest’ul2mo a dare bruciore e dolore al termine dell’esercizio >sico.
LA SCOSSA SINGOLA
La scossa singola in forma isolata si manifesta solo in modo ar2>ciale, a parte per la
chiusura delle palpebre: per farlo bisogna isolare un muscolo.
Se si applica un singolo s2molo ele@rico di breve durata si vede che all’inizio la forza
contraFle aumenta, poi torna a zero.
Dallo s2molo si ha un PERIODO DI LATENZA, ossia un ritardo di pochi millisecondi tra
la comparsa del potenziale d’azione e l’inizio della contrazione.
Subito dopo si ha la FASE DI CONTRAZIONE, che dura dai 10 ai 100 millisecondi a
seconda del 2po di muscolo e termina >no al raggiungimento della tensione
massima. In questa fase la concentrazione di calcio nel citosol aumenta.
Dopo si ha la FASE DI RILASCIAMENTO, di solito la più lunga, la fase che va dal PICCO
DI TENSIONE alla >ne della contrazione. In questa fase la concentrazione di calcio nel
citosol si riduce.
87
Quando una contrazione è isotonica si genera una contrazione almeno pari alla forze
del carico e il muscolo si accorcia.
Per misurare quando un muscolo di contrae isotonicamente il capo inferiore del
muscolo non viene >ssato, ma viene collegato ad un carico. Il gra>co mostra un
periodo in cui la tensione si man2ene stabile, la FASE DI PLATEAU, è durante questa
fase che il muscolo si accorcia. Prima di questa fase la tensione aumenta, ma il
muscolo non riesce ad accorciarsi in quanto non si è ancora generata una forza
suyciente ad aumentare il carico. La fase di plateau si veri>ca solo quando la
tensione prodo@a è maggiore del carico. Al termine della fase di plateau il muscolo si
rilascia e torna a riposo.
La contrazione isotonica non è una contrazione tu@o o nulla. Quando il peso del
carico aumenta, aumenta sia la tensione che ci vuole per la fase di plateau, sia il
periodo di latenza. Quando il carico eguaglia la forza massima che il muscolo può
sviluppare la contrazione diventa isometrica.
In realtà nell’organismo i muscoli non si contraggono in maniera isotonica rigorosa,
infaF il carico su di esso non è mai costante, dato che appena ci si muove la
posizione delle ar2colazioni cambia.
può muovere. Quando viene data la scossa il muscolo genera tensione ma non si può
accorciare. Il gra>co mostra che la tensione raggiunge il picco e poi si rilascia >no a
raggiungere il livello di riposo.
Nella contrazione isometrica i sarcomeri (COMPONENTE CONTRATTILE DEL
MUSCOLO CC) si accorciano lo stesso, il muscolo non si accorcia perché essi non
sono lunghi quanto l’intera >bra muscolare e quindi non trasme@ono la forza ai capi
della cellula e del muscolo. La forza viene trasmessa a@raverso le componen2
cellulari che conne@ono le mio>brille ai capi della cellula e poi viene trasmessa ai
tendini, che sono collega2 al muscolo tramite il tessuto conneFvo. Le par2 del
muscolo che servono solo a trasme@ere la forza sono chiamate COMPONENTE
ELASTICA IN SERIE CES.
Quando il muscolo si contrae isometricamente si accorciano i CC e si s2ra la CES.
FATICA MUSCOLARE
I vari muscoli diaeriscono tra loro anche per la capacità di resistere alla fa2ca, ovvero
una diminuzione progressiva di sviluppare una forza di contrazione costante nel
tempo, quando l’aFvità diventa ripe22va e per tempi lunghi.
89
Le cause precise della fa2ca muscolare non sono conosciute >no in fondo, ma i 2pi
diversi di aFvità inducono lo stato di fa2ca a@raverso meccanismi diaeren2.
Questa divisione viene fa@a in base alla capacità delle >bre di u2lizzare una delle
due vie metaboliche per la produzione di ATP. Esse si trovano tu@’e due all’interno
del corpo, ma si distribuiscono in proporzioni variabili.
vascolarizzate solo da pochi capillari. Esse producono meno molecole di ATP rispe@o
alle >bre ossida2ve a parità di substrato consumato. Le >bre glicoli2che producono
acido laFco come prodo@o secondario, infaF il prodo@o >nale della glicolisi, il
PIRUVATO, viene prodo@o più velocemente di quanto né è consumato e quindi si
accumula so@o forma di acido laFco. Esse sono chiamate anche FIBRE BIANCHE.
I muscoli contengono tu@’e tre ques2 2pi di >bre, ma in proporzioni diverse. Tu@e le
>bre di un’unità motoria sono dello stesso 2po.
91
Per ada@are la condizione >sica allo sport pra2cato, gli atle2 si allenano in modo
duraturo per ada@are il proprio corpo. Varierà sia la capacità del muscolo di
generare forza, sia la sua resistenza alla fa2ca.
DISTROFIA MUSCOLARE
trova sul cromosoma X. In essa il gene che codi>ca la proteina DISTROFINA che si
trova nel citoscheletro è mutato, quindi senza di essa il sarcolemma si lacera
facilmente durante la contrazione, causando la morte delle >bre muscolari.
La maggior parte dei muscoli scheletrici sono collega2 ad almeno due ossa tramite
tendini, che possono essere lunghi o cor2 in base al muscolo e alla sua funzione.
Quando un muscolo si contrae solitamente uno delle due ossa a cui è collegato si
muove, mentre l’altro rimane fermo: il punto di unione tra il muscolo e l’osso che
rimane fermo si chiama ORIGINE, mentre quello che si contrae INSERZIONE.
Un muscolo sviluppa forza solo contraendosi aFvamente, ossia quando 2ra l’osso.
Il bicipite e il tricipite sono due MUSCOLI ANTAGONISTI, infaF quando si ke@e
l’avambraccio il bicipite si contrae e passivamente si rilascia il tricipite, mentre
quando si estende l’avambraccio avviene il contrario.
A volte però tu@’e due i muscoli antagonis2 vengono contraF, per esempio questo
accade quando si deve irrigidire l’ar2colazione del gomito per trasportare un carico
pesante, in modo tale che la posizione non si perda.
93
Quando un muscolo si s2ra, si s2rano anche le >bre intrafusali e questa azione aFva
i rece@ori, determinando un aumento della frequenza dei potenziali d’azione in
modo dire@amente proporzionale al grado di s2ramento.
Essi sono formate da capsule di tessuto conneFvo intrecciato alle >bre collagene del
tendine. Gli OTG misurano la tensione del muscolo.
Gli OTG si aFvano anche quando il tendine si s2ra in modo passivo evitando che il
muscolo eserci2 una forza eccessiva, infaF manda segnali al SNC e inibisce l’azione
dei motoneuroni sul muscolo controllato dagli OTG. Questo si chiama RIFLESSO
TENDINEO.
94
95
RiQesso da sCramento
Nel rikesso patellare si determina uno s2ramento del quadricipite femorale che
eccita i suoi fusi neuromuscolari generando potenziali d’azione eccitatori nei neuroni
aaeren2 al midollo spinale che sono direF ai neuroni eaeren2 che innervano il
quadricipite determinando la contrazione e lo s2ramento della gamba.
I muscoli antagonis2 della gamba nello stesso momento si rilasciano passivamente,
ma la loro contrazione potrebbe evitare l’estensione della gamba. Questo però non
succede perché il rikesso da s2ramento contemporaneamente causa l’inibizione dei
muscoli posteriori della coscia. InfaF i neuroni aaeren2 che provengono dai fusi
neuromuscolari formano sinapsi inibitorie con interneuroni che innervano i
motoneuroni del muscoli kessori, causandone l’inibizione.
Tono muscolare: Alcune unità motorie rimangono aFve anche quando il muscolo è
a riposo, ma le contrazioni non producono forza suyciente per provocare uno
spostamento, servono solo a mantenere il muscolo in tensione. Questo stato di
tensione di un muscolo a riposo è chiamato TONO MUSCOLARE. Le singole >bre però
non sono s2molate costantemente, ma vengono s2molate a turno.
96
Il rikesso kessorio può essere controllato dal cervello che aFva interneuroni inibitori
del midollo spinale che inibiscono i neuroni che generano questo rikesso se le
inkuenze inibitorie superano quelle eccitatorie (per esempio quando si tocca una
tazza pregiata di tè bollente).
La partenza della locomozione si ha dai comandi delle vie discenden2 (che sono
volontarie), così si aFva la kessione dei muscoli agonis2 (e per rikesso l’inibizione di
quelli kessori). Poi si ke@e un arto e per rikesso si estende l’altro.
I CIRCUITI LOCALI SPINALI sono i generatori centrali di schemi motori, che generano
l’aFvità ritmica del movimento.
97
I TRATTI PIRAMIDALI sono vie dire@e che dalla corteccia motoria primaria arrivano al
midollo spinale. Gli assoni di ques2 neuroni terminano nel corno ventrale del
midollo e si chiamato MOTONEURONI SUPERIORI. Alcuni fanno sinapsi con
motoneuroni, mentre altri con interneuroni.
Essi nel SNC a livello del bulbo formano le PIRAMIDI BULBARI. Essi eme@ono
collaterali che terminano in altre aree motorie. Sono coinvol2 in movimen2 precisi.
I TRATTI EXTRAPIRAMIDALI sono tu@e le vie motorie al di fuori dei traF piramidali e
formano connessioni dire@e tra l’encefalo e il midollo spinale. Essi inkuiscono sui
muscoli del tronco, del collo e delle porzioni prossimali degli ar2 che sono implica2
nel mantenimento della postura e dell’equilibrio.
98
Nel midollo spinale esistono diversi vie nervose che riguardano i movimen2 volontari
con diverse funzioni:
- TRATTO RUBROSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal nucleo rosso (che riceve
s2moli dalla corteccia e dal cervelle@o) ai muscoli scheletrici controlaterali che
governano i movimen2 volontari precisi delle par2 distali degli ar2 superiori.
- TRATTO TETTOSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal collicolo superiore ai
muscoli scheletrici controlaterali che muovono di rikesso la testa, gli occhi e il tronco
in risposta agli s2moli visivi e udi2vi
- TRATTO VESTIBOLOSPINALE che porta gli impulsi nervosi dal nucleo ves2bolare
(che riceve le informazioni dall’orecchio interno) ai muscoli scheletrici ipsilaterali del
tronco e delle par2 prossimali degli ar2 per mantenere la postura e l’equilibrio in
risposta ai movimen2 della testa
- TRATTO RETICOLOSPINALE MEDIALE E LATERALE che porta gli impulsi nervosi dalla
formazione re2colare ai muscoli scheletrici ipsilaterali del tronco e delle par2
prossimali degli ar2 per mantenere la postura e il tono muscolare in risposta ai
movimen2 del corpo.
Nel tronco encefalico vi sono numerosi nuclei in cui i neuroni si proie@ano al midollo
spinale a@raverso vie extrapiramidali, essi non possono dar luogo a movimen2
volontari ma sono coinvol2 nella postura.
I nuclei della base forniscono un feedback alla corteccia per lo sviluppo di strategie
motorie e per svolgere in modo coordinato i movimen2, nella memorizzazione dei
movimen2 e nelle risposte automa2che.
Essi ricevono segnali dalla corteccia e li rinviano alla corteccia a@raverso il talamo. In
questo modo la corteccia può oFmizzare i movimen2.
100
MUSCOLO LISCIO
ANATOMIA, TESSUTO MUSCOLARE
101
LA FUNZIONE CARDIACA
Tu@’e due i circoli contengono una densa rete di capillari chiama2 LETTI CAPILLARI,
dove avvengono gli scambi di nutrien2 e gas. Il sangue che lascia i capillari è il
SANGUE OSSIGENATO (sangue rosso), mentre quello che rientra nei capillari dopo
aver irrorato i tessu2 è il SANGUE DEOSSIGENATO (sangue blu), ricco di anidride
carbonica prodo@a dai tessu2.
102
Quando il sangue circola si muove sia nel circolo polmonare che in quello sistemico,
e dopo ognuno torna nel cuore.
Il sangue passa nel circolo polmonare dal ventricolo dx nello stesso momento in cui
dal ventricolo sx passa il sangue nel circolo sistemico: il kusso in ques2 due circui2
avviene in parallelo.
Nel circolo sistemico il sangue non passa da un organo a quello successivo, ma ogni
arteria che si dirama dall’aorta vascolarizza un organo o un tessuto e poi passa nelle
vene che conkuiscono nella vena cava superiore o inferiore.
Anche il cuore è in parallelo come gli altri organi del circolo sistemico e il sangue
presente nelle camere cardiache non è in grado di rifornire tuF i nutrien2 necessari
al cuore, quindi esso riceve la maggior parte del sangue dalle ARTERIE CORONARIE.
Una diminuzione del kusso delle coronarie provoca un a@acco di cuore.
103
primi spingendo il sangue nei ventricoli che si contraggono e lo spingono nei vari
organi, questo cos2tuisce il CIRCOLO CARDIACO.
Gli atri e i ventricoli di ciascun lato sono separa2 dalle VALVOLE ATRIOVENTRICOLARI
AV, esse si aprono e si chiudono grazie alle variazioni di pressione che avvengono ad
ogni baFto cardiaco.
Quando la pressione nell’atrio è maggiore che nel ventricolo esse sono aperte,
mentre quando la pressione del ventricolo è maggiore che nell’atrio sono chiuse.
La valvola AV di sinistra è formata da due CUSPIDI di tessuto conneFvo, per questo
mo2vo è chiamata VALVOLA BICUSPIDE o VALVOLA MITRALICA.
La valvola AV dx ha tre cuspidi, quindi è chiamata VALVOLA TRICUSPIDE.
Il PROLASSO è una condizione di pericolo che si può veri>care quando la forza della
pressione nel ventricolo che agisce verso l’alto fa ribaltare la valvola nell’atrio, ma
questo normalmente non avviene in quanto le cuspidi sono agganciate a dei
>lamen2 di tessuto conneFvo chiamato CORDE TENDINEE che si estendono dai
margini delle cuspidi >no ai MUSCOLI PAPILLARI, nel ventricolo. La pressione
ventricolare fa contrarre i muscoli papillari che 2rano le corde tendinee e che a loro
volta 2rano verso il basso le cuspidi valvolari, perme@endo alle valvole di chiudersi
erme2camente.
Inoltre le cuspidi sono ancorata anche ad anelli di tessuto conneFvo forma2 dallo
scheletro >broso.
MUSCOLO CARDIACO
La rapida conduzione dei potenziali d’azione sono possibili grazie ai dischi intercalari
106
Il baFto cardiaco è nella maggioranza delle volte generato dagli impulsi che si
originano nel nodo SA, solo raramente il nodo AV genera le contrazioni per due
mo2vi:
1. I potenziali d’azione, prima di arrivare ai ventricoli, passano nel nodo AV e lo
portano nel periodo refra@ario.
2. Il nodo SA ha una frequenza di baFto spontanea più alta rispe@o a quella del
nodo AV.
107
Nell’ECG clinico gli ele@rodi si trovano sia sulla gabbia toracica che sugli ar2 e viene
registrato su carta millimetrata con una velocità di 25mm/s.
Esso di solito mostra tre 2pi di onde:
1. ONDA P che ha una dekessione verso l’alto per la depolarizzazione atriale
2. COMPLESSO QRS con delle dekessioni sia a punta verso l’alto che verso il basso e
sono correlate alla depolarizzazione ventricolare e alla fase 0 delle cellule contraFli
3. ONDA T con una dekessione verso l’alto per la ripolarizzazione ventricolare,
correlata alla fase 3 del potenziale d’azione delle cellule ventricolari.
La ripolarizzazione atriale con è descri@a nell’ECG perché avviene in contemporanea
con il complesso QRS. In un tracciato normale tra un’onda e l’altra vi è una linea
orizzontale, la LINEA ISOELETTRICA, che indica che non vi sono cambiamen2
nell’aFvità ele@rica.
L’ECG però non descrive solo il potenziale d’azione, ma anche il modo in cui viene
generato da tu@e le cellule cardiache.
L’INTERVALLO P-Q o P-R indica il tempo compreso tra l’inizio dell’onda P e l’inizio del
complesso QRS ed è una s2ma del tempo di conduzione a@raverso il nodo AV.
L’INTERVALLO Q-T (inizio complesso QRS e >ne onda T) è una s2ma della sistole o
contrazione ventricolare.
L’INTERVALLO R-R rappresenta il tempo tra un baFto cardiaco e il successivo.
La frequenza cardiaca può essere rilevata dividendo per 60 secondi l’intervallo R-R.
111
CICLO CARDIACO
FASI DEL CICLO CARDIACO
In una normale frequenza cardiaca (72 baF2/min) circa il 65% del tempo è speso
nella diastole così il cuore ha il tempo necessario per potersi riempire nuovamente di
sangue e inoltre ha il tempo per rilasciarsi più lentamente, in modo da non
aaa2carsi.
L’aumento della pressione atriale, verso la >ne della diastole, indica l’inizio della
contrazione atriale, ma è un periodo di breve durata.
113
PRESSIONE AORTICA
Appena inizia la sistole la pressione con2nua a scendere >no a quando non si aprono
le valvole semilunari e inizia la fase di eiezione, in questa fase la pressione cresce
rapidamente perché il sangue che entra nell’aorta è maggiore di quello che la lascia.
In breve tempo l’eiezione diminuisce insieme alla pressione aor2ca, dopo aver
raggiunto il picco di pressione chiamato PRESSIONE SISTOLICA PS.
Alla >ne della sistole quando la valvola aor2ca si richiude si ha un’incisura nella curva
della pressione, chiamata INCISURA DICROTA.
VOLUME VENTRICOLARE
incremento di volume dovuto alla contrazione atriale. Il volume ventricolare alla >ne
della diastole è chiamato VOLUME TELEDIASTOLICO EDV ed è il volume massimo.
SV = EDV – ESV
In media in condizioni di riposo il EDV è di circa 130 ml, mentre il ESV è di 60 ml.
130 ml – 60 ml = 70 ml
Il ESV dipende dalla forza di contrazione ventricolare, che può essere modulata dal
sistema nervoso autonomo tramite ormoni. L’aumento della forza di contrazione
potrebbe essere determinato dalla risposta lo@a o fuggi.
EF = SV / EDV
TONI CARDIACI
I rumori del ciclo cardiaco si possono ascoltare tramite fonendoscopio e sono i TONI
CARDIACI. Il tono cupo, di bassa frequenza è chiamato PRIMO TONO CARDIACO,
mentre quello più forte, acuto e breve è il SECONDO TONO CARDIACO. Essi
coincidono con l’inizio della sistole, quando le valvole AV si chiudono, e con l’inizio
della diastole, quando si chiudono le valvole semilunari.
Essi sono provoca2 dalla turbolenza e dall’urto del sangue contro le valvole quando
le loro cuspidi sono ravvicinate e pronte a chiudersi.
115
A riposo:
Il sistema nervoso è in grado di regolare la gi@ata cardiaca in quanto può agire sulla
frequenza e sulla forza di contrazione del muscolo cardiaco, inoltre la gi@ata è
inkuenzata dagli ormoni circolan2.
Il controllo della gi@ata cardiaca da fa@ori esterni al cuore è chiamato CONTROLLO
ESTRINSECO, mentre se è regolata da fa@ori che si originano nello stesso organo è
chiamato CONTROLLO INTRINSECO.
Il cuore è so@oposto sia ad un controllo estrinseco che intrinseco.
Il sistema nervoso autonomo controlla il cuore e le sue >bre sono poste su quasi
tu@e le regioni del cuore, esse regolano sia la frequenza cardiaca che il SV.
La maggioranza delle >bre appar2ene al sistema nervoso simpa2co, e nei ventricoli
116
le >bre parasimpa2che sono molto scarse, infaF esso è governato molto di più dal
sistema nervoso simpa2co.
Le cellule pacemaker del nodo SA ricevono gli impulsi dal sistema nervoso simpa2co
e può modi>care i potenziali d’azione genera2 da queste cellule.
117
L’adrenalina è importante nella regolazione della HR. Essa è secreta dalla midollare
del surrene quanto l’aFvità simpa2ca aumenta.
Essa fa aumentare la frequenza dei potenziali d’azione e aumenta la velocità di
conduzione dei potenziali d’azione, rinforzando gli eaeF dell’aFvità simpa2ca.
Gli ormoni 2roidei, secre2 dalla 2roide, l’insulina e il glucagone, secre2 dal pancreas,
aumentano la forza di contrazione del muscolo cardiaco, e il glucagone aumenta
anche la frequenza cardiaca.
l’aumento sia della pressione atriale che del volume del sangue che gli atri pompano
nei ventricoli.
I potenziali d’azione liberano noradrenalina che si lega ai rece@ori β1-adrenergici
sulle cellule contraFli e aFva il secondo messaggero cAMP. Quest’ul2mo aFva le
protein chinasi che s2molano la contraFlità delle cellule aumentando l’apertura dei
canali per il calcio e aumentando la liberazione di calcio dal re2colo sarcoplasma2co.
Inoltre aumentano la velocità di scissione enzima2ca della ATPasi miosinica,
aumentando così la velocità di formazione dei pon2 trasversali. In>ne aumentano la
velocità della pompa calcio-ATPasi nel re2colo sarcoplasma2co aumentando la
velocità di rilasciamento delle cellule contraFli.
In questo modo le cellule miocardiche si contraggono più velocemente e con più
forza.
119
L’eae@o Starling si veri>ca per l’allungamento delle >bre muscolari del miocardio
causato dall’aumento del volume telediastolico. Lo s2ramento delle >bre muscolari
provoca l’aumento della forza di contrazione in due meccanismi:
1. La lunghezza oFmale del sarcomero non viene mai raggiunta nel cuore sano,
quindi l’incremento del volume telediastolico porta all’allungamento delle >bre
sempre più vicino alla lunghezza oFmale, in questo modo si contraggono con forza
maggiore.
2. Lo s2ramento delle >bre muscolari porta ad un aumento dell’aynità della
troponina per il calcio, quindi aumenta il numero dei pon2 trasversali ad ogni
contrazione.
CARDIACA.
Grazie alla legge di Starling il cuore regola la propria dimensione ad ogni baFto.
Il volume di eiezione ventricolare dipende anche dalla grandezza della forza che si
oppone alla forza di eiezione del sangue dai ventricoli.
Il ventricolo lavora contro la pressione arteriosa, e dato che essa si manifesta dopo
che la contrazione è avvenuta, è chiamata POSTCARICO.
121
Flusso = ΔP / R
La velocità del kusso è in relazione della diaerenza di pressione, non del valore
assoluto di essa.
All’inizio del circolo sistemico, nelle arterie, la pressione è di circa 85 mmHg, mentre
a >ne del circolo, nelle vene, la pressione è di 2-8 mmHg ed è de>nita PRESSIONE
VENOSA CENTRALE CVP. Il sangue kuisce nel circolo per la diaerenza di pressione tra
la pressione arteriosa media e la pressione venosa centrale.
122
Nel circolo sistemico e polmonare però deve circolare lo stesso volume di sangue,
quindi dato che il ΔP è minore, per far sì che il kusso sia uguale la R dev’essere
anch’essa minore.
La resistenza più è elevata più fa circolare il sangue con più diycoltà. Essa dipende
dalle dimensioni del tubo (raggio e lunghezza) e dalla viscosità del kuido che vi
scorre.
Dato che tu@o il sangue che si allontana dal cuore percorrerà il circolo sistemico, il
kusso è uguale al volume di sangue che scorre in ogni minuto, ossia alla gi@ata
cardiaca CO.
123
Dato che il kusso di sangue è dovuto al gradiente di pressione, ossia alla diaerenza
tra la pressione arteriosa media MAP e la pressione venosa centrale (che si considera
come nulla). Inoltre la resistenza è la resistenza periferica totale TPR.
CO = MAP / TPR
TuF i vasi sanguigni hanno una cavità chiamata LUME nella quale scorre il sangue.
Esso è rives2to dall’ENDOTELIO, un tessuto epiteliale.
A@orno al lume vi è una parete che a seconda del 2po di vaso cambia in spessore e
composizione: tranne che nei capillari la parete con2ene muscolatura liscia e tessuto
conneFvo >broso e/o elas2co. Il tessuto conneFvo >broso è formato da >bre
extracellulari cos2tuite da collagene, che dà resistenza elas2ca alle pare2 del vaso
facendo in modo che si possano distendere so@o la pressione del sangue. Il tessuto
conneFvo elas2co con2ene >bre formate da elas2na che perme@e ai vasi di
espandersi o contrarsi quando la pressione al loro interno cambia.
ARTERIE
Le arterie allontanano il sangue dal cuore e lo portano ai tessu2. L’arteria più grande
è l’aorta. Più le arterie sono grandi, meno oarono resistenza al kusso, così hanno il
compito sopra@u@o di conduzione del sangue. La loro parete con2ene sia tessuto
conneFvo >broso che elas2co.
Man mano che le arterie diventano più piccole il tessuto elas2co diminuisce, ma la
muscolatura liscia aumenta, tanto che alcune arterie più piccole sono chiamate
ARTERIE MUSCOLARI. La muscolatura liscia perme@e di regolare il diametro delle
piccole arterie.
124
Anche se il kusso è con2nuo, si può sen2re in varie par2 del corpo il polso arterioso,
dovuto all’onda di pressione che viaggia lungo le arterie in conseguenza del sangue
spinto durante la sistole.
PRESSIONE ARTERIOSA
125
pra2camente quella dell’aorta, inoltre l’arteria brachiale non è lontana dal cuore e si
trova più o meno alla stessa altezza dell’aorta.
PP = SP – DP
Quando la pressione diaerenziale è troppo alta, sopra@u@o negli anziani, può essere
dovuta alla SCLEROSI DELLE ARTERIE, dove le arterie diventano più spesse e più
rigide, riducendo la loro capacità elas2ca.
110 +( 2 x 70)
= 83,3 mmHg MAP
3
126
La pressione media non è la media aritme2ca dei due valori di pressione in quanto la
pressione aor2ca rimane a@orno ai valori eleva2 per minor tempo rispe@o ai valori
più bassi.
ARTERIOLE
Le arteriole, derivan2 dalle arterie, possono sboccare in un le@o capillare o in
METARTERIOLE, che poi a loro volta >niscono in un le@o capillare.
Nella parete delle arteriole scarseggia il tessuto elas2co, ma abbonda il muscolo
liscio che può far variare il lume del vaso contraendosi: in questo modo la resistenza
al kusso può essere regolata.
Il 60% della resistenza periferica totale dipende dalle arteriole, anche se sono di
meno dei capillari.
La resistenza al kusso delle arteriole, che può essere regolata, ha due scopi:
I meccanismi con controllo estrinseci sono le >bre del sistema nervoso autonomo e
gli ormoni che regolano la pressione arteriosa media; mentre i meccanismi di
controllo intrinseci sono i metaboli2 locali che adeguano il kusso alle esigenze della
regione interessata.
127
Le diaerenze di kusso a@raverso gli organi devono dipendere dalle diaerenze nella
resistenza dei vasi, che stabiliscono quindi la gi@ata cardiaca.
La resistenza viene variata grazie alla contrazione o alla dilatazione delle arteriole.
Le cellule del muscolo liscio delle arteriole rispondono alla variazione della
concentrazione di varie sostanze nel liquido extracellulare, come l’ossigeno,
l’anidride carbonica, il potassio e l’idrogeno.
Se l’aFvità metabolica aumenta, si ha vasodilatazione; mentre se diminuisce si ha
vasocostrizione.
L’aumento del kusso ema2co in seguito ad un aumento dell’aFvità metabolica è
chiamato IPEREMIA ATTIVA. Esso è un controllo intrinseco in quando non vengono
coinvol2 ormoni o nervi.
In alcuni tessu2 la muscolatura liscia delle arteriole risponde allo s2ramento, quindi
è sensibile alle variazioni di pressione all’interno delle arteriole. Quando le >bre
128
Nella risposta miogena il kusso sanguigno rimane costante, e i controlli che lo fanno
rimanere tali sono chiama2 AUTOREGOLAZIONE DEL FLUSSO.
L’aFvità contraFle della muscolatura liscia delle arteriole è anche inkuenzata da una
serie di sostanze chimiche secrete dalle cellule endoteliali dei vasi sanguigni o da
cellule dei tessu2 circostan2.
L’OSSIDO NITRICO è rilasciato dalle cellule endoteliali e promuove la vasodilatazione.
La sintesi di questa sostanza è s2molata dalla BRADICHININA e dall’ISTAMINA,
prodo@e dai tessu2 in>amma2. Quando si ha un tessuto in>ammato si nota il
rossore che è dovuto alla vasodilatazione dovuta all’ossido nitrico.
La PROSTACICLINA è un potente vasodilatatore.
L’ADENOSINA è un potente vasodilatatore a livello delle arterie coronarie.
L’ENDOTELINA-1 è un vasocostri@ore.
129
Il kusso è dato da F = ΔP x R
La formula equivalente è CO = MAP / TPR MAP = CO x TPR
Dato che CO = SV x HR
MAP = SV x HR x TPR
Se uno qualsiasi dei tre fa@ori cambiasse, inkuenza la pressione arteriosa media.
Controllo del diametro delle arteriole da parte del sistema nervoso simpaCco
La muscolatura liscia di alcuni tessu2, come quello cardiaco, oltre ad avere rece@ori
α-adrenergici ha anche rece@ori β2-adrenergici, ai quali però la noradrenalina di
solito non si lega. A ques2 ul2mi rece@ori si lega però l’adrenalina secreta dalla
midollare del surrene dalla s2molazione simpa2ca. Essa si lega sia ai rece@ori α-
adrenergici che ai quelli β2-adrenergici.
130
Se si considera la percentuale del kusso dire@a ai vari organi, sia a riposo che in
movimento, e poi la frazione della gi@ata ad essi dire@a, si ha la distribuizione del
kusso sanguigno nei due casi.
A riposo il muscolo scheletrico e la cute ricevono circa il 20-25% del kusso, mentre in
movimento essi ricevono l’80-85%, togliendo il kusso all’intes2no e allo stomaco.
CAPILLARI
I capillari sono le stru@ure principali dove avvengono gli scambi di nutrien2 e di
cataboli2 con il sangue ed i tessu2.
131
I capillari sono i vasi più piccoli e più numerosi, sono quelli con la parete più soFle
(formata da uno strato di cellule endoteliali e uno di membrana basale) per o@enere
più rapidamente e più facilmente lo scambio di sostanze.
L’area della sezione capillare totale disponibile per lo scambio dei materiali supera i
600 m2, e i capillari non sono mai isola2, ma formano una >@a rete chiamata LETTO
CAPILLARE.
Il kusso sanguigno riduce la propria velocità quando il sangue entra nei leF capillari,
dato che la super>cie di cui dispone è maggiore, questo perme@e un tempo
suyciente per la diausione o il trasporto aFvo di sostanze a@raverso la parete
capillare.
Capillari conCnui
Essi sono i capillari più comuni. Le cellule endoteliali sono ravvicinate fra loro, quindi
gli spazi tra le cellule sono ridoF, sono permeabili a piccole sostanze liposolubili
(ormoni steroidei, ossigeno, anidride carbonica), mentre sono un po’ meno
permeabili a piccole sostanze idrosolubili (sodio, potassio, glucosio, amminoacidi).
Ques2 capillari hanno una bassissima permeabilità a proteine e grosse molecole.
Le cellule endoteliali sono unite tra loro da giunzioni stre@e e desmodoni.
Capillari fenestraC
132
Mol2 tessu2 hanno METARTERIOLE, che hanno una stru@ura intermedia tra i
capillari e le arteriole: hanno regioni isolate di muscolatura liscia colloca2 in pun2
strategici e funzionano da bypass o SHUNT, collegando le arteriole alle venule e
perme@endo il passaggio del kusso in questa direzione anche quando le arteriole
sono vasocostre@e e non fanno passare il sangue nei capillari.
Il kusso nei capillari viene controllato anche dalla muscolatura liscia che circonda
l’estremità arteriolare dei capillari, questo punto è lo SFINTERE PRECAPILLARE che si
può contrarre aumentando la resistenza nei capillari. Esso può anche essere regolato
dall’aFvità metabolica.
133
La direzione del kusso è regolata dalle FORZE DI STARLING che sono regolate da 4
fa@ori:
134
La PIF favorisce l’assorbimento. Essa all’esterno del capillare è molto bassa e le sue
variazioni sono spesso nulle o comunque scarse.
Il sodio e il glucosio sono presen2 in misura uguale nel plasma e nel LEC, quindi non
contribuiscono al kusso. Al kusso invece contribuisce la diaerenza di concentrazione
delle proteine COLLOIDI e la pressione esercitata da esse è chiamata PRESSIONE
COLLOIDOSMOTICA o PRESSIONE ONCOTICA.
VENULE
136
I capillari convergono a formare le venule, che sono più piccole delle arteriole e la
loro parete con2ene poca o addiri@ura niente muscolatura liscia e hanno uno
spessore 6 volte più piccolo delle arteriole. La loro parete è cos2tuita da un singolo
strato di tessuto epiteliale dotato di pori per consen2re lo scambio tra LEC e sangue.
VENE
Le venule convergono a formare le vene che hanno lo stesso diametro delle arterie,
ma la loro parete è spessa circa la metà. Le vene più importan2, come la VENA CAVA
ha un diametro che è anche superiore a quello dell’aorta.
Lo spessore basso della parete è dovuto al fa@o che la pressione venosa è molto
bassa. Le pare2 contengono muscolatura liscia e tessuto conneFvo >broso ed
elas2co.
I muscoli così agiscono come pompe o cuori ausiliari che aiutano la progressione del
sangue verso le vene centrali e il cuore. Ogni aFvità >sica, anche camminare,
promuove un aumento del ritorno venoso e quindi della gi@ata cardiaca.
La pompa respiratoria
Volume emaCco
138
La riduzione del kusso ema2co produce dei meccanismi rikessi che agiscono per
ridurre l’eliminazione di acqua con l’urina e aFva dei centri che fanno sen2re sete
nell’ipotalamo, inducendo l’individuo a bere.
Quando per esempio una persona si sta in piedi per molto tempo, si ha una STASI
VENOSA, ossia un accumulo di sangue nelle vene che fa diminuire la pressione
venosa centrale perché il sangue al posto di andare nel cuore rimane nelle vene. Lo
svenimento è importante perché la persona si sdraia e il sangue comincia a kuire
normalmente.
Tono venomotorio
La muscolatura liscia delle vene può contrarsi o rilasciarsi in seguito agli s2moli del
sistema nervoso simpa2co e da agen2 chimici. Il sistema nervoso simpa2co agisce
sulla vasocostrizione delle vene e fa aumentare così la tensione della parete, questo
è il TONO VENOMOTORIO.
SISTEMA LINFATICO
I tre litri che ogni giorno vengono >ltra2 dai capillari, poi entrano nel sistema
linfa2co, ossia una rete di DOTTI che decorrono in tu@o il corpo. Il liquido viene poi
ricondo@o al sistema cardiovascolare. Il liquido all’interno è la LINFA, di color
trasparente tendente al giallastro.
Il liquido entra nel sistema linfa2co grazie ai CAPILLARI LINFATICI, le cui pare2 hanno
grossi pori che consentono il passaggio di acqua, piccoli e grossi solu2 e proteine. Dai
capillari la linfa si muove verso doF più grossi, le VENE LINFATICHE >no a
raggiungere uno dei due doF che sboccano nel sistema circolatorio: il DOTTO
LINFATICO DESTRO e il DOTTO TORACICO.
Il liquido linfa2co scorre grazie alla contrazione della muscolatura liscia delle pare2 e
dei doF più grossi che hanno valvole unidirezionali. Inoltre le contrazioni dei muscoli
scheletrici comprimono i vasi linfa2ci.
In determina2 pun2 del sistema linfa2co la linfa passa a@raverso i LINFONODI, che
>ltrano ogni par2cella del liquido linfa2co tra@enendo ba@eri o altri corpi estranei
grazie ai macrofagi.
Per far si che il kusso ad un organo sia adeguato, è necessario che tu@o l’organismo
conservi un’adeguata MAP e ogni sua diminuzione comprome@erà il kusso di sangue
ad ogni organo.
140
Quando la MAP è stazionaria il sangue entra ed esce dall’aorta alla stessa velocità,
quindi il volume si sangue contenuto non cambia.
Se aumenta la TPR, mentre la gi@ata rimane costante, il kusso di sangue entra più
velocemente di quanto non ne esca, le pare2 dell’aorta si espandono e quindi
esercitano pressione sul sangue e la MAP si alza.
cuore e inkuenzano tu@o il circolo sistemico; e nei SENI CAROTIDEI delle ARTERIE
CAROTIDI, che inkuenzano il kusso di sangue all’encefalo.
I baroce@ori rispondono allo s2molo dello s2ramento delle pare2 delle arterie
provocato dalla variazione della pressione. Quando aumenta la pressione le pare2 e
le terminazioni nervose dei baroce@ori si s2rano e vengono depolarizzatI i terminali
baroceFvi, che inviano così i potenziali d’azione all’encefalo tramite >bre aaeren2.
Il SNC esercita un controllo su tu@a la funzione cardiovascolare a@raverso i NEURONI
VEGETATIVI che si proie@ano al cuore e ai vasi sanguigni.
Lo s2molo baroceFvo fa secernere anche ormoni che hanno come bersaglio il cuore
e i vasi sanguigni.
a. BAROCETTORI ARTERIOSI
b. BAROCETTORI DI BASSA PRESSIONE che si trovano nel cuore e nelle grosse
vene sistemiche e rilevano la pressione venosa
c. CHEMOCETTORI che si trovano nell’encefalo e nelle caro2di che rilevano le
concentrazioni di ossigeno, anidride carbonica e idrogeno nel sangue delle
arterie.
d. PROPRIOCETTORI dei muscoli scheletrici e delle ar2colazioni che rilevano i
movimen2 del corpo e sono importan2 nell’esercizio >sico
Il riQesso baroce]vo
Quando si ha una caduta del volume di sangue, per esempio per una emorragia, il
volume telediastolico diminuisce, quindi fa diminuire il volume di eiezione
ventricolare e la gi@ata cardiaca facendo diminuire la MAP.
La variazione rilevata dai baroce@ori viene trasme@a tramite potenziali d’azione al
centro di regolazione cardiovascolare che induce una risposta diminuendo l’aFvità
del parasimpa2co e aumentando quella del simpa2co.
Le >bre simpa2che dire@e al nodo SA fanno aumentare i potenziali d’azione delle
cellule pacemaker aumentando la HR.
Le >bre simpa2che dire@e al miocardio ventricolare aumentano la contraFlità
cardiaca e il volume di eiezione ventricolare.
Aumenta il tono venomotorio che aumenta il ritorno venoso e quindi il volume di
eiezione ventricolare.
Aumenta la costrizione ventricolare aumentando la TPR.
Tu@o ciò contribuisce ad innalzare la MAP.
143
144
Ques2 baroce@ori sono pos2 nelle pare2 delle grosse vene sistemiche e nelle pare2
dell’atrio dx. Essi sono chiama2 anche BAROCETTORI DI VOLUME in quanto agiscono
sul versante venoso del circolo sistemico, che è chiamato serbatoio di volume.
145
SANGUE
PLASMA
ANATOMIA – tessuto conneFvo liquido
ERITROCITI
ANATOMIA – tessuto conneFvo liquido
La produzione di eritrociC
Tu@e le cellule del sangue si formano dalle cellule progenitrici chiamate CELLULE
STAMINALI EMPOIETICHE che si trovano nel midollo osseo. Gli eritroci2 e la maggior
parte dei leucoci2 matura anche nel midollo osseo, mentre i linfoci2 T devono
migrare >no al 2mo, che si trova sopra il cuora, per maturare.
Lo sviluppo di ciascuna cellula del sangue dipende dalle CITOCHINE chiama2 FATTORI
DI CRESCITA EMPOIETICI – HGF.
Il HGF degli eritroci2 è l’ERITROPOIETINA che viene prodo@a da alcune cellule del
rene in risposta a bassi livelli di ossigeno nel sangue. Dopo essere trasportata dal
sangue nel midollo osseo, l’eritropoie2na induce il diaerenziamento di CELLULE
146
Per la produzione di eritroci2 sono necessari ferro, acido folico e vitamina B12.
Il ferro è molto importante per la sintesi di emoglobina e l’organismo lo prende dal
fegato e dai vecchi eritroci2, ma esso deve anche essere assunto dalla dieta.
L’acido folico e la vitamina B12, sono richies2 per la sintesi del DNA.
Se ques2 elemen2 non sono porta2 dalla dieta si ha una riduzione del trasporto di
ossigeno dal sangue, arrivando all’ANEMIA. Se la causa è una riduzione del ferro
introdo@o con la dieta si parla di ANEMIA SIDEROPENICA, mentre se è causata da
una carenza di acido folico o di vitamina B12 si parla di ANEMIA PERNICIOSA.
L’anemia può anche essere indo@a da un’emorragia o una degradazione troppo
veloce degli eritroci2.
I sintomi dell’anemia sono un senso costante di aaa2camento e aaanno so@o sforzo.
La milza è un organo linfoide che con2ene una riserva di cellule ema2che e rimuove
dalla circolazione gli eritroci2 invecchia2.
Alcuni emolizzano dire@amente nel sangue, mentre la maggior parte di essi viene
fagocitata dai macrofagi della milza e del fegato.
147
Il ferro che si libera dall’emoglobina viene riciclato e trasportato nel sangue legato
alla proteina TRANSFERRINA, dove poi viene portato al midollo osseo.
I deposi2 del ferro si trovano sia a livello epa2co che a livello della milza e
dell’intes2no tenue, in tu@’e tre i casi si lega alla proteina FERRITINA.
LEUCOCITI
ANATOMIA – tessuto conneFvo liquido
PIASTRINE E EMOSTASI
ANATOMIA – tessuto conneFvo liquido
SPASMO VASCOLARE
TAPPO PIASTRINICO
Le piastrine, chiamate anche TROMBOCITI, possiedono al loro interno dei granuli che
contengono diverse sostanze u2li alla formazione del tappo piastrinico e del coagulo.
Nella prima fase di formazione le piastrine si incollano tra loro perché il vaso
sanguigno leso espone il TESSUTO SUBENDOTELIALE al sangue e il vWF si lega alle
>bre collagene del subendotelio promuovendo il legame tra le piastrine e il vWF
stesso.
148
La formazione del tappo piastrinico è limitata all’area del danno vascolare per evitare
la formazione di coaguli non necessari.
Esso non si può formare sull’endotelio normale perché le cellule endoteliali
rilasciano PROSTACICLINA o PROSTAGLANDINA I2 e ossido nitrico che inibiscono
l’aggregazione di piastrine.
Il ruolo fondamentale nella formazione del coagulo è rappresentato dalla >brina che
forma una maglia gela2nosa che intrappola gli eritroci2 e chiude la lacuna del vaso
sanguigno. Essa è talmente importante che i coaguli sono anche chiama2 COAGULI
DI FIBRINA.
Il coagulo si forma dopo il tappo piastrinico perché esso ha bisogno di alcuni prodoF
secre2 dalle piastrine aggregate.
149
Per aFvare la trombina sono necessari una serie di passaggi sia intrinsechi che
estrinsechi che si aFvano insieme:
Il coagulo è limitato solo nelle aree danneggiate perché alcune proteine plasma2che
agiscono da an2coagulan2.
I coaguli vengono poi dissol2 dalla PLASMINA che deriva dalla proteina
PLASMINOGENO e che degrada la >brina. È la >brina a secernere il TPA, che fa
conver2re il plasminogeno in plasmina.
150
LA VENTILAZIONE POLMONARE
FUNZIONE RESPIRATORIA
La RESPIRAZINE INTERNA, o RESPIRAZIONE CELLULARE, è l’u2lizzo d’ossigeno da
parte dei mitocondri per generare ATP e producendo come prodo@o di scarto
anidride carbonica.
1. Fonazione
2. Equilibrio acido-base
3. Difesa immunitaria
4. Dispersione di calore
5. AFvazione o inaFvazione delle molecole
151
PRESSIONI POLMONARI
La CAPACITA’ FUNZIONALE RESIDUA – CFR è il volume d’aria presente nei polmoni tra
due respiri. In questo momento tu@e le forze che agiscono sui polmoni sono
equilibrate tra loro e il sistema è a riposo. I muscoli respiratori sono tuF rilascia2.
Se il sacco pleurico si rompesse la Pip diventerebbe posi2va, uguale alla Patm e per
questo mo2vo i polmoni collasserebbero mentre la gabbia toracica si espande.
Questa porta al PNEUMOTORACE (presenza di aria nel liquido intrapleurico), ma ogni
polmone è isolato dall’altro quindi anche se un polmone collassa, l’altro può
con2nuare la sua funzione.
La polmonite e l’en>sema polmonare sono condizioni patologiche in cui si può avere
un pneumotorace spontaneo.
152
MECCANICA RESPIRATORIA
La LEGGE DI BOYLE DEI GAS PERFETTI dice che data una certa quanJtà di gas
all’interno di un contenitore, la pressione è inversamente proporzionale al volume
del contenitore. Questo vuol dire che la pressione all’interno dei polmoni varia a
seconda del loro volume.
Durante l’inspirazione però all’inizio la Palv è nega2va, ma poi tende ad andare verso
lo zero perché aumenta il numero di molecole d’aria presen2 all’interno degli alveoli.
L’aria sme@e di kuire all’interno dei polmoni quando la Palv è uguale alla Patm.
Durante l’espirazione invece le molecole d’aria all’interno dei polmoni diminuiscono,
questo fa abbassare la Palv >no allo zero. Il kusso sme@e quando non vi è più un
gradiente pressorio.
L’inspirazione
153
Quando i polmoni si espandono gli alveoli aumentano il volume, quindi la Palv scende
e vi è un kusso d’aria all’interno dei polmoni.
L’espirazione
154
COMPLIANZA POLMONARE
Legge di Laplace
155
Se due alveoli sono soggeF alla stessa tensione super>ciale, quello più piccolo avrà
bisogno di una pressione d’aria maggiore per non collassare.
La pressione d’aria però è la stessa all’interno di tuF gli alveoli, anche se essi non
sono tuF della stessa dimensione. Ciò che impedisce agli alveoli più piccoli di
collassare è il fa@o che la sostanza tensioaFva è concentrata maggiormente negli
alveoli più piccoli.
La resistenza delle vie respiratorie può aumentare anche in seguito a sta2 patologici,
per esempio l’ASMA si ha per la contrazione spas2ca della muscolatura liscia dei
bronchioli e per l’aumento di secrezione del muco. I sintomi sono tosse, dispnea
156
CI = VT + VRI
CV = VT + VRI + VRE
CFR = VRE + VR
Nelle malaFe restriFve il danno si ha alla pleura, ai polmoni o alla parete toracica e
la capacità vitale e la capacità polmonare totale diminuiscono.
Con il test della CAPACITA’ VITALE FORZATA – FVC il paziente fa una massima
inspirazione e poi espira più velocemente possibile. Se il test è rido@o si ha una
malaFa restriFva.
Il VOLUME ESPIRATORIO FORZATO – FEV è la misura della percentuale di FVC che
può essere espirata in un dato tempo. Un FEV1 (in un secondo) normale solitamente
espira circa l’80% della FVC. Una FEV1 minore dell’80% indica una malaFa ostruFva.
VENTILAZIONE POLMONARE
VE = VT x FR
VE = 6000 ml/min
Dei 6 litri d’aria che entra nei polmoni al minuto, non tuF raggiungono gli alveoli in
quanto circa il 30% rimane nelle vie di conduzione. Il volume d’aria di queste vie è
chiamato SPAZIO MORTO ANATOMICO – SM.
VA = 4200 ml/min
159
160
La legge di Dalton stabilisce che la pressione di una miscela di gas è uguale alla
somma delle pressioni parziali dei gas componen2. La pressione parziale è quella
pressione che eserciterebbe ciascuna componente se occupasse da solo il volume
occupato dalla miscela (cioè le molecole dei gas non interagiscono).
161
Le molecole di gas possono esistere sia in forma gassosa che essere disciolte nei
liquidi. Quando delle molecole di gas vengono a conta@o con un liquido esse si
disciolgono >nchè il sistema non trova un equilibrio, ossia >n quando il numero di
molecole che si scioglie nel gas non equivale al numero di molecole che passano
dalla stato liquido allo stato gassoso.
c = kP
c = concentrazione molare
k = costante della legge di Henry (varia dal 2po di gas e dalla temperatura)
P = pressione parziale dei gas in atmosfere 1 atm = 760 mmHg
162
Nell’aria atmosferica la PO2 è di 160 mmHg, mentre la PCO2 è di 0,23 mmHg. Negli
alveoli però la PO2 è di 100 mmHg, mentre la PCO2 è di 40 mmHg. La pressione
alveolare cambia da quella atmosferica per tre mo2vi:
Il sangue che raggiunge gli alveoli dai capillari polmonari è deossigenato, la PO2 è di
40 mmHg, mentre la PCO2 è di 46 mmHg. I gas si diaondono negli alveoli in base al
loro gradiente di pressione parziale, quindi l’ossigeno passa dagli alveoli al sangue,
mentre l’anidride carbonica passa dal sangue agli alveoli.
Il processo di diausione è in equilibrio quando le pressioni dei due gas raggiungono i
100 mmHg e i 40 mmHg.
In altri casi di malaFe il sangue non riesce ad arrivare agli alveoli, quindi in questo
caso è l’aria che arriva agli alveoli ad essere sprecata.
163
Nei polmoni normali la quan2tà del kusso d’aria negli alveoli (ven2lazione VA) è in
relazione con la quan2tà di kusso sanguigno dire@o agli alveoli (perfusione Q).
Questa relazione è chiamata RAPPORTO VENTILAZIONE – PERFUSIONE VA/Q che nei
polmoni normali è circa 1.
Nel caso di malaFe ostruFve la VA in cer2 alveoli diminuisce, quindi il sangue che
passa per ques2 alveoli non partecipa allo scambio gassoso. In questo caso la PO2
sarà più bassa e la PCO2 sarà più alta. Se la ven2lazione alveolare è totalmente
impedita il risultato sarà che la PO2 e la PCO2 avranno lo stesso livello del sangue
deossigenato.
164
Ogni litro di sangue arterioso con2ene circa 200 ml di ossigeno. Circa 3 ml sono
disciol2 nel plasma o nel citosol degli eritroci2, ed è questo che contribuisce alla
formazione della PO2; i restan2 197 ml sono trasporta2 dall’emoglobina. Il complesso
cos2tuito dall’emoglobina e dall’ossigeno è chiamato OSSIEMOGLOBINA, mentre
l’emoglobina senza ossigeno è chiamata DEOSSIEMOGLOBINA.
Hb + O2 = Hb x O2
Hb = deossiemoglobina
Hb x O2 = ossiemoglobina
PO2 < 15 mmHg molte molecole di emoglobina non hanno alcun molecola di
ossigeno legata ad esse. L’aynità dell’emoglobina per l’ossigeno è bassa e un
sostanzioso aumento della PO2 porta a un piccolo aumento della saturazione.
15 mmHg < PO2 > 60 mmHg più molecole d’ossigeno si legano ad una
molecola di emoglobina aumentando l’aynità dell’emoglobina per altre
molecole d’ossigeno. (REGIONE DI MASSIMA PENDENZA). In essa si ha il
sangue del circolo venoso che ha una PO2 di circa 40 mmHg con l’emoglobina
satura al 75%.
60 mmHg < PO2 > 80 mmHg all’aumentare della saturazione è disponibile
una minor quan2tà di si2 di legame.
PO2 > 80 mmHg la curva diventa pia@a (FASE DI PLATEAUX). In essa si può
ritrovare il sangue arterioso che è saturo al 98% avendo una PO2 di circa 100
mmHg. Per raggiungere la saturazione al 100% la PO2 dovrebbe essere di circa
250 mmHg.
166
Hb + O2 Hb x O2 + H+
L’aumento degli ioni idrogeno determina una diminuzione del pH, quindi si
libera qualche molecola d’ossigeno dall’emoglobina.
• alta quota
• diminuzione ven2lazione
- Riduzione diausione alveolare O2 :
167
• Riduzione contenuto Hb
• Avvelenamento da CO2
• Avvelenamento da cianuro
1. 5-7% disciolto nel sangue (sangue arterioso PCO2 40 mmHg 2,4 ml/1000 ml;
sangue venoso PCO2 46 mmHg 2,7 ml/1000 ml;)
2. 20% legato a proteine con i legami carbaminici
3. 70% so@o forma di ioni bicarbonato HCO3- presente negli eritroci2 e nei
capillari sistemici formato dall’anidride carbonica grazie all’enzima anidrasi
carbonica presente negli eritroci2
168
Gli ioni idrogeno e gli ioni bicarbonato devono essere rimossi dagli eritroci2 in modo
da non farli accumulare in essi e quindi non far aumentare la PCO2. Se non venissero
rimossi il sangue non potrebbe più trasportare anidride carbonica so@o forma di
bicarbonato.
Quando il livello di ioni bicarbonato aumenta, essi vengono trasporta2 dagli eritroci2
al plasma e scambia2 con ioni cloruro grazie ad una proteina di trasporto presente
sulla membrana degli eritroci2. Lo scambio è chiamato SCAMBIO DI CLORURI. In
questo modo gran parte dell’anidride carbonica è trasportata dal plasma so@o forma
di ioni bicarbonato disciol2.
Intanto mol2 ioni idrogeno si legano all’emoglobina.
Nel tessu2 dove la PO2 è bassa e la PCO2 è alta, l’eae@o Haldane promuove il trasporto
di anidride carbonica, mentre l’eae@o Bohr e l’eae@o carbamminico promuovono il
rilascio d’ossigeno.
Nel tessu2 dove la PO2 è alta e la PCO2 è bassa, come nei polmoni, l’eae@o Haldane
promuove il rilascio d’anidride carbonica, mentre l’eae@o Bohr e l’eae@o
carbamminico promuovono il trasporto d’ossigeno.
Le variazioni delle concentrazioni chimiche dei gas nel sangue sono percepite dai
chemoce@ori localizza2 nelle principali arterie dell’encefalo. Essi inviano segnali ai
centri respiratori che determinano un aumento della frequenza e della profondità
respiratoria. I chemoce@ori inviano input anche alla corteccia cerebrale che evoca la
sensazione di fame d’aria.
I chemoceLori
I riQessi chemoceLoriali
170
estremamente bassi.
I chemoce@ori centrali rispondono ai cambiamen2 della PCO2 arteriosa in modo
indire@o, ossia colgono i cambiamen2 degli ioni idrogeno nel liquido cerebrospinale.
I centri di controllo respiratori sono localizza2 nel bulbo e nel ponte del tronco
encefalico. In essi vi sono i NEURONI INSPIRATORI e i NEURONI ESPIRATORI che
mandano potenziali d’azione per l’inspirazione e per l’espirazione.
171
172
173
LA FUNZIONE RENALE
FILTRAZIONE GLOMERULARE
174
PRESSIONE FILTRAZIONE = (PCG + πBC) – (PBC + πGC) = (60 + 0) – (29 + 15) = 16 mmHg
1. Forze di Starling
2. Permeabilità della membrana
3. Area della membrana
Ogni minuto nei reni kuiscono 625 ml di plasma ed esso >ltra circa 125 ml/min di
plasma. Il volume di plasma >ltrato nell’unità di tempo è chiamato VELOCITA’ DI
FILTRAZIONE GLOMERULARE – VFG.
In una giornata i reni >ltrano circa 180 litri di plasma.
Frazione di `ltrazione
Carico `ltrato
175
Anche se nei tuboli renali passano al giorno circa 180 litri di sangue, il volume totale
d’urina è circa 1,5 litri. Questo accade perché circa il 99% del liquido >ltrato viene poi
riassorbito dal plasma.
RIASSORBIMENTO
Il riassorbimento è il movimento di solu2 >ltra2 e di acqua dal lume tubolare dei reni
al plasma.
Riassorbimento a]vo dei soluC: vi sono due modi per trasportare i solu2 dal lume
del tubolo renale al plasma:
177
Riassorbimento passivo dei soluC: per far si che una sostanza si diaonda
passivamente dal liquido tubolare al plasma deve soddisfare due condizioni:
1. La concentrazione dev’essere più alta nel liquido tubolare che nel plasma
2. La sostanza dev’essere permeabile all’endotelio del lume
Trasporto massimo
Quindi il glucosio viene sempre riassorbito tu@o dal >ltrato, anche se in alcuni casi le
molecole di glucosio non vengono a conta@o con le proteine trasportatrici quindi
sarà comunque presente nell’urina.
La vera soglia renale per il glucosio è comunque 160-180 mg/dl, quindi il carico
>ltrato sarà di 225 mg/min.
178
Riassorbimento non regolato nel tubolo prossimale: Nel TCP il 70% di sodio ed
acqua vengono riassorbi2 dal plasma, mentre altri solu2 vengono riassorbi2 al 100%,
per questo mo2vo il TCP è chiamato anche RIASSORBITORE DI MASSA.
Il glucosio, le vitamine e gli aminoacidi sono quelle sostanze che vengono riassorbite
al 100% dal TCP. Esse vengono trasportate aFvamente nel modo 1 e vengono
cotrasportate all’interno della cellula con il sodio.
Il sodio viene riassorbito aFvamente dal TCP ed entra nella cellula endoteliale grazie
all’an2porto con lo ione idrogeno, poi esce dalla cellula e si diaonde nel plasma
grazie alla pompa sodio-potassio.
Lo ione idrogeno che entra nel lume del tubolo renale per l’an2porto con il sodio fa
reazione con HCO3- e si trasforma in H2CO3 che si dissocia in una molecola d’acqua e
una di anidride carbonica. L’anidride carbonica entra nella cellule endoteliale per
diausione e fa reazione con una molecola d’acqua, trasformandosi nuovamente in
H2CO3 che si ridissocerà in uno ione idrogeno necessario per l’an2porto con il sodio e
in una molecola HCO3-. Sulla membrana basolaterale vi è un trasportatore di
diausione facilitata per HCO3- e quindi questa molecola si può diaondere nel plasma.
Risparmio d’acqua nell’ansa di Henle: Il kusso di liquido che entra è circa di 40-45
ml/min. Non sono più presen2 glucosio, amminoacidi e altri nutrien2.
L’osmolarità è ancora vicina all’osmolarità del sangue.
Riassorbe circa:
179
SECREZIONE
Nella secrezione tubolare le molecole vanno dal plasma al lume del tubolo renale sia
passivamente che aFvamente.
Riguarda ioni come K+ e H+ (secreto tramite un controtrasporto Na+-H+ sulle
membrana apicale) e sostanze organiche endogene (es. crea2nina) o esogene (es.
penicillina). La secrezione di penicillina è inibita da probenecid, un acido organico.
ESCREZIONE
L’escrezione è il processo per cui i reni eliminano i solu2 e l’acqua dall’organismo
so@o forma di urina.
180
E=F+S–R
VELOCITA’ DI ESCREZIONE
1. Carico >ltrato
2. Velocità di secrezione del soluto
3. Velocità di riassorbimento del soluto
Se una sostanza viene secreta la sua velocità di escrezione sarà maggiore della
velocità di >ltrazione. Se, viceversa, viene riassorbita, la sua velocità di escrezione
sarà minore della velocità di >ltrazione
CLEARANCE RENALE
La clearance renale di una sostanza (Cx) è de>nita come il volume di plasma che, nel
suo passaggio a@raverso il rene, viene completamente depurato di quella sostanza
nell’unità di tempo.
velocità d ' escrezione U xV
clearance= =
concentrazione plasmatica Px
Le clearance dei solu2 sono u2li per sapere come l’escrezione urinaria inkuenza le
concentrazioni plasma2che dei solu2.
181
La clearance perme@e anche di determinare la VFG. Nel caso in cui una sostanza sia
>ltrata completamente dal glomerulo, e non sia ne assorbita ne secreta, la quan2tà
di sostanza nelle urine sarà uguale alla quan2tà di sostanza >ltrata, quindi la
clearance della sostanza sarà uguale alla VFG.
Dato che l’inulina è una sostanza che non viene né assorbita né >ltrata, si può
confrontare la clearance di altri solu2 con questa per capire che sono state assorbite
o secrete:
Cx < Ci sostanza riassorbita
Cx = Ci sostanza >ltrata completamente
Cx > Ci sostanza secreta
Per inie@are l’inulina nel corpo si procede per via endovenosa, ma questo è un
processo invasivo, così molte volte si preferisce u2lizzare la crea2nina, delle
molecole già presen2 nel sangue.
Essa è un prodo@o di scarto derivante dal metabolismo della crea2na. La crea2nina
viene >ltrata al 100% a livello glomerulare, ma viene secreta in piccola quan2tà
anche se non viene riassorbita, questo determina un piccolo incremento della
clearance che non sarà più uguale alla VFG.
Il glucosio viene completamente riassorbito, questo determina una clearance = a
zero.
0 mmol/l x V
C glucosio= = 0 ml/min
P glucosio
Poiché la VFG rappresenta solo il 20% del kusso ema2co totale, per essere eliminata
completamente dal plasma una data sostanza deve essere sia >ltrata che secreta dai
tubuli.
Una sostanza simile non esiste, ma il PAI (acido para-amminoippurico) si avvicina a
queste condizioni, perchè è eliminato per il 90%. Il PAI viene >ltrato dal glomerulo e
non viene riassorbito, ma il PAI che rimane nei capillari renali dopo la >ltrazione
viene secreto nei tuboli renali.
La clearance del PAI è uguale al kusso plasma2co che entra nei reni, il kusso
plasma2co renale che nell’ambito dell’ematocrito diventa kusso ema2co renale.
182
MINZIONE
L’urina è il liquido che rimane nei tuboli renali dopo la >ltrazione, il riassorbimento e
la secrezione. Esso percorre i doF colle@ori, raggiunge la pelvi renale e a@raverso
l’uretere va nella vescica dove le contrazioni peristal2che della muscolatura liscia la
fanno uscire a@raverso l’uretra tramite il processo di minzione.
Le >bre muscolari lisce della vescica sono in comunicazione tra loro a@raverso
giunzioni comunican2 e l’insieme di queste è il MUSCOLO DETRUSORE.
Nel collo della vescica le >bre convergono e formano una parte più spessa, lo
SFINTERE URETALE INTERNO che regola il dekusso dell’urina dalla vescica.
Il kusso dell’urina viene controllato anche dal muscolo che ricopre esternamente
l’uretra, lo SFINTERE URETALE ESTERNO.
La minzione è so@o il controllo sia volontario che involontario e si veri>ca quando si
contrae il muscoli detrusore e si rilasciano gli s>nteri interni ed esterni che aprono
l’uretra.
Il muscolo detrusore e lo s>ntere interno sono so@o il controllo del sistema nervoso
autonomo, mentre lo s>ntere esterno è so@o il controllo volontario.
L’urina kuisce verso la vescica in maniera con2nua, in questo caso il muscolo
detrusore è rilasciato e aumenta di volume >nchè non raggiunge un certo livello che
aFva i rece@ori da s2ramento situa2 sulla parete della vescica che inducono il
RIFLESSO DELLA MINZIONE.
I rece@ori inviano il segnale al midollo spinale che tramite interneuroni inviano il
segnale a tre fasci di neuroni:
1. Neuroni parasimpa2ci controllano il muscolo detrusore
2. Neuroni simpa2ci controllano lo s>ntere uretale interno
3. Motoneuroni soma2ci controllano lo s>ntere uretale esterno
La s2molazione dei rece@ori da s2ramento eccitano i neuroni parasimpa2ci che
fanno contrarre il muscolo detrusore che aumenta la pressione all’interno della
vescica >nchè non fa aprire lo s>ntere interno.
Intanto i rece@ori da s2ramento inibiscono l’aFvità contraFle dei neuroni simpa2ci
dello s>ntere interno e dei motoneuroni soma2ci.
Il rikesso della minzione viene controllato volontariamente nei bambini e negli
adul2. I rece@ori da s2ramento una volta s2mola2 inducono segnali anche alla
183
corteccia cerebrale che dà origine alla sensazione che la vescica si sta riempendo.
Questo inibisce i neuroni parasimpa2ci e aFvano i motoneuroni soma2ci ritardando
il rikesso della minzione.
L’urina è volontariamente escreta rilasciando volontariamente lo s>ntere uretrale
esterno e abbassando il pavimento pelvico che fa abbassare la vescica e fa quindi
aprire lo s>ntere uretrale interno.
La contrazione del diaframma e dei muscoli addominali aumentano il volume
dell’urina escreta perché aumentano la pressione della cavità addominale e quindi
della vescica.
184
BILANCIO IDROELETTRICO
IL CONCETTO DI BILANCIO
L’organismo per mantenere l’omeostasi deve fare in modo che ciò che entra nel
corpo e ciò che è prodo@o dal corpo deve essere uguale a ciò che è usato dal corpo e
ciò che è eliminato.
I reni hanno un controllo dire@o sul volume e sulla composizione del plasma.
Il volume del plasma è determinato nella maggior parte dal suo contenuto d’acqua,
dato che i solu2 ne inkuenzano una minima parte, ma ques2 ul2mi hanno un ruolo
fondamentale per determinano il gradiente di osmolarità per il kusso d’acqua.
Il volume plasma2co è molto importante per l’omeostasi perché è correlato alla
MAP.
Il corpo impiega meno tempo a rimuovere acqua e solu2 dal tra@o digerente che a
eliminarle con le urine, per questo mo2vo il trasporto di sostanze tramite il sistema
digerente è un guadagno in acqua e solu2.
Invece dato che non tu@e le sostanze vengono riassorbite nei tuboli renali, il
trasporto di sostanze a@raverso i tuboli renali si traduce in una perdita per
l’organismo.
185
Il sistema entra in equilibrio quando la velocità con cui entrano i solu2 nel plasma è
uguale alla velocità con cui escono.
Quando la velocità con cui le sostanze entrano è maggiore si parla di BILANCIO
POSITIVO; mentre quando la velocità con cui le sostanze vengono eliminate è
maggiore si parla di BILANCIO IN NEGATIVO.
BILANCIO IDRICO
L’organismo è in EQUILIBRIO IDRICO quando il volume dell’acqua assunta è uguale al
volume dell’acqua eliminata.
L’acqua viene assunta principalmente tramite cibi e bevande, ma viene anche
prodo@a in piccola quan2tà dal metabolismo cellulare. L’acqua viene eliminata
a@raverso la pespira2o insensibilis ossia durante la respirazione a@raverso la pelle,
sudorazione, eliminazione delle feci e di urina. Sono i reni però a mantenere il
bilancio idrico.
Le patologie in cui si perde più acqua del normale sono diarrea, sudorazione
eccessiva e emorragia.
186
Il rene non può eliminare acqua pura o solo solu2, e neanche ridurre il volume
dell’urina a zero per lunghi periodi (perdita di acqua obbligatoria 440 ml/giorno).
Il sodio è il soluto che crea il gradiente osmo2co tra il liquido >ltrato e il liquido
inters2ziale perché la maggior parte di esso viene riassorbito a livello del TCP.
Il liquido >ltrato e il liquido inters2ziali sono isoosmo2ci a 300 mOsm.
Le regioni esterne della midollare del rene hanno un’osmolarità più bassa delle
regioni interne della midollare, questo è il GRADIENTE OSMOTICO MIDOLLARE. Esso
è fondamentale per il riassorbimento dell’acqua dal do@o colle@ore.
MolCplicazione controcorrente
Il termine CONTROCORRENTE si riferisce al fa@o che il liquido che passa dal tra@o
discendente al tra@o ascendente passa in due tubuli paralleli tra di loro ma il >ltrato
si muove in direzioni opposte.
187
Lo stato stazionario fa in modo che il liquido che entra nell’ansa di Henle sia
isoosmo2co con il LEC.
Essa è trasportata fuori aFvamente dal do@o colle@ore nel liquido peritubulare e
contribuisce per il 40% al gradiente osmo2co della midollare renale.
188
Ruolo del vasa recta nel prevenire la dissoluzione del gradiente osmoCco midollare
La par2colare morfologia dei vasa recta fa in modo che il gradiente osmo2co non si
dissolva per la diausione con2nua di acqua e solu2.
Il >ltrato che entra nei vasa recta ha un’osmolarità di 300 mOsm, con2nuando a
procedere nei vasa recta verso la midollare, il liquido inters2ziale aumenta di
osmolarità, e quindi si ha un kusso verso l’esterno del lume d’acqua e un kusso verso
l’interno del lume di solu2. Questo processo è controllato, altrimen2 si
veri>cherebbe lungo tu@o il corso dei vasa recta e il gradiente osmo2co midollare si
dissolverebbe.
Quando il >ltrato torna a@raverso i vasa recta verso la cor2cale il gradiente osmo2co
diventa più basso nel liquido inters2ziale e più alto nel lume tubulare. In questo
modo si ha un kusso di acqua verso l’interno del lume tubulare e un kusso di solu2
verso l’esterno tubulare.
Le cellule epiteliali che rivestono il TCD e i doF colle@ori sono connesse tra loro da
giunzioni stre@e e inoltre la membrana citoplasma2ca è impermeabile all’acqua.
L’unico modo per l’acqua di passare sono le acquaporine che si trovano sulla
membrana delle cellule principali. L’acquaporina-3 è sempre presente sulle
membrane basolaterali, mentre l’acquaporina-2 si trova sulla membrana apicale solo
se è presente l’ADH.
Quando le pare2 dei tubuli terminali sono impermeabili all’acqua l’urina escreta sarà
con un grande volume ma con una bassa osmolarità.
Quando le pare2 dei tubuli terminali sono permeabili l’urina cercherà di eguagliare il
gradiente osmo2co del liquido inters2ziale di circa 1400 mOsm, ma non potrà mai
superarlo perché una volta eguagliato non si veri>cherà più il kusso d’acqua.
189
Esiste un volume minimo d’acqua per eliminare i solu2, ossia la PERDITA D’ACQUA
OBBLIGATORIA di 400 ml al giorno.
La lunghezza dell’ansa di Henle determina la massima concentrazione di urina e
quindi la perdita d’acqua obbligatoria giornaliera.
Una persona dovrebbe bere e assorbire così circa 6 litri d’acqua di mare per
reintegrare la perdita renale, cosa impossibile per il sistema gastrointes2nale.
DIABETE INSIPIDO
Quando il sodio viene riassorbito gli ioni sodio vengono trasporta2 aFvamente dalla
pompa sodio potassio nella membrana basolaterale. Il sodio però entra
passivamente nella membrana apicale dato che all’interno del lume tubulare è a
basse concentrazioni.
Nel tubulo prossimale il sodio entra nelle cellule endoteliali grazie a proteine di
trasporto che associano il movimento del sodio con altri solu2 come il glucosio,
diversi amminoacidi e ioni idrogeno.
Quando il sodio entra con il glucosio rilascia energia che serve a guidare il kusso di
glucosio contro il loro gradiente ele@rochimico verso la membrana basolaterale. Il
glucosio poi esce dalla membrana basolaterale passivamente. L’energia u2lizzata poi
per trasportare il sodio con la pompa sodio potassio è data dall’idrolisi dell’ATP.
Nel tubolo distale il sodio è riassorbito aFvamente. Il sodio entra passivamente dalla
membrana apicale, mentre dalla membrana basolaterale esce aFvamente. Il sodio
nella membrana apicale entra o grazie al cotrasporto con ioni cloruro o grazie alla
diausione facilitata a@raverso i canali per il sodio.
Il riassorbimento del sodio nella membrana basolaterale è associato alla secrezione
di potassio che minimizza i cambiamen2 del potenziale di membrana insieme
all’entrata del sodio nella membrana apicale con il cloruro. InfaF il riassorbimento
del sodio, che è un ca2one, dev’essere associato al riassorbimento di un anione,
come il cloruro. Il cloro e il bicarbonato sono gli anioni più abbondan2 nel >ltrato e
per questo vengono riassorbi2 con il sodio.
EFFETTI DELL’ALDOSTERONE
192
1. Aumenta il numero di canali aper2 sulla membrana apicale per il sodio e per il
potassio mantenendoli aper2 e s2molando la formazione di nuovi canali.
2. S2mola la sintesi di pompe sodio-potassio
Nelle pare2 del tubolo distale sono presen2 le cellule della macula densa che
controllano i cambiamen2 delle concentrazioni del cloro e del sodio e del kusso del
liquido tubulare. Quando la concentrazione di sodio nel >ltrato diminuisce, aumenta
la secrezione di renina.
Nelle pare2 delle arteriole aaeren2 sono localizzate cellule granulari che secernono
RENINA, un enzima proteoli2co.
Quando la renina viene rilasciata dalle cellule granulari nel kusso sanguigno agisce
su un’altra proteina che è sempre presente nel sangue, l’ANGIOTENSINOGENO
secreto dal fegato. La renina scinde alcuni amminoacidi dall’angiotensinogeno
convertendolo in angiotensina I. L’angiotensina I incontra un enzima proteoli2co,
l’ENZIMA CONVERTENTE L’ANGIOTENSINA – ACE che si trova sulla super>cie interna
di tuF i capillari sistemici e scinde alcuni amminoacidi dall’angiotensina I,
convertendola in angiotensina II.
193
Dato che la RAAS s2mola l’aumento della MAP, una diminuzione della MAP s2mola il
rilascio di renina.
Anche un aumento dell’aFvità del sistema nervoso simpa2co s2mola il rilascio di
renina in seguito ad una s2molazione dire@a delle cellule granulari. Il sistema
simpa2co viene aFvato dal rikesso baroceFvo in seguito ad una diminuzione della
MAP.
Un’elevata riduzione della MAP riduce anche la VFG, che insieme al con2nuo
riassorbimento di sodio e cloro nel TCP e nel tra@o ascendente dell’ansa di Henle
riduce i livelli di sodio e cloro nel TCD e quindi un’aFvazione delle cellule della
macula densa che s2molano il rilascio di renina dalle cellule granulari.
Il pep2de natriure2co atriale – ANP è secreto da cellule che si trovano negli atri del
cuore in risposta alla distensione della parete degli atri provocata da un aumento del
volume plasma2co.
Una bassa concentrazione (< 3mEq/L) del K+ nel plasma (IPOKALIEMIA) determina
una iperpolarizzazione del potenziale di membrana e i sintomi sono aritmie,
debolezza muscolare, ipotensione, stato confusionale, alcalosi, respiro super>ciale.
Nei reni il potassio viene liberamente >ltrato dal glomerulo ed è so@oposto sia al
riassorbimento che alla secrezione nei tubuli, però la quan2tà di potassio riassorbita
è maggiore della quan2tà secreta. La regolazione della quan2tà plasma2ca di
potassio è dovuta alla secrezione.
Nel TCP il potassio è riassorbito. Lo ione potassio si sposta dal liquido peritubulare
alle cellule endoteliali grazie alla pompa sodio-potassio sulla membrana basolaterale
e poi vengono riporta2 al LEC e al plasma tramite canali per il potassio sempre sulla
membrana basolaterale. Il potassio che dal >ltrato entra nelle cellule endoteliali
u2lizza meccanismi aFvi ancora sconosciu2. Inoltre gli ioni potassio si possono
muovere tra le cellule del lume tubulare al LEC.
Nel TCD e nei doF colle@ori il potassio viene secreto. Gli ioni passano dal LEC alle
cellule endoteliali tramite le pompe sodio-potassio sulle membrane basolaterali ed
entrano nel lume grazie a canali per il potassio poste sulle membrane apicali.
Il calcio è trasportato nel sangue sia in forma libera che legato a proteine
trasportatrici. Il glomerulo >ltra solo il calcio in forma libera e durante il percorso nei
tubuli renali viene riassorbito al 99% circa.
Il TCP riassorbe circa il 70% di calcio, il tra@o ascendente spesso dell’ansa di Henle ne
riassorbe il 20% e il TCD e il do@o colle@ore riassorbono il 10%.
Il riassorbimento nell’ansa di Henle e nei doF colle@ori è regolato da ormoni.
196
Il 1,25-(OH)2D3 viene sinte2zzato dalla vitamina D3 che può essere a sua volta
sinte2zzata o dal 7-deidrocolesterolo che si trova sulla pelle in seguito ad
un’esposizione solare o può essere assorbita con la dieta.
La vitamina D3 nel plasma raggiunge il fegato dove o viene conver2ta in 25-
idrossivitamina D3 o in 1,25-OH D3.
La 1,25-OH D3 lascia il fegato e raggiunge i reni dove il PTH lo converte in 1,25-
(OH)2D3.
197
INSUFFICIENZA RENALE
198
Dialisi
199
EQUILIBRIO ACIDO-BASE
ACIDI FISSI
INORGANICI: H2SO4 (AA solfora2); H3PO4 (Fosfa2 organici, proteine)
ORGANICI: Acido laFco; Chetoacidi; Acidi grassi; Tossici; Farmaci
ACIDI VOLATICI: H2CO3 CO2 + H2O
I tamponi agiscono per compensare gli squilibri del pH e quello più importante è il
bicarbonato, ma sono anche le proteine e i fosfa2.
Un sistema tampone è cos2tuito da un acido e dalla sua base coniugata ed è in grado
di rilasciare o legare H+ a seconda delle necessità. In caso di legame l’H+ cessa
temporaneamente di esistere come specie dissociata autonoma (e quindi altamente
reaFva) nel kuido contenente il tampone.
H+ - A- HA
Quando uno ione idrogeno viene aggiunto alla soluzione, un tampone lo lega
rendendolo inaFvo; al contrario quando uno ione idrogeno viene eliminato dalla
soluzione il tampone si dissocia dallo ione rendendolo libero.
Dei tre meccanismi di difesa contro le alterazioni di pH nel sangue quella dei
tamponi è la più veloce, infaF il tempo di risposta è solo il tempo impiegato per
legare o rilasciare lo ione idrogeno.
Il sistema tampone però può solo limitare i cambiamen2 di pH ed è stre@amente
limitato al numero di tamponi presen2 nel sangue.
COMPENSAZIONE RESPIRATORIA
Dato che l’anidride carbonica è in equilibrio con gli ioni idrogeno e gli ioni
bicarbonato la legge di massa dice:
201
COMPENSAZIONE RENALE
Azione renale sugli ioni idrogeno e bicarbonato a livello del tubulo prossimale
La membrana basolaterale con2ene le pompe Na+/K+ che portano il sodio nel plasma
e ioni potassio all’interno della cellula; con2ene cotrasportatori Na+-HCO3- che
trasportano ioni sodio e ioni bicarbonato nel plasma; controtrasportatori HCO3-/Cl-
che trasportano ioni cloruro all’interno della cellula e ioni bicarbonato nel plasma.
La membrana apicale con2ene i controtrasportatori Na+/H+ che trasportano ioni
sodio nella cellula e ioni idrogeno all’interno del lume; le pompe H+ aFve che
trasportano ioni idrogeno nel lume.
L’enzima ANIDRASI CARBONICA – CA si trova nel citosol delle cellule endoteliali e sui
microvilli della membrana apicale, esso catalizza la reazione reversibile
Essa quindi converte l’acido carbonico in anidride carbonica nel lume tubulare, poi
essa entra nelle cellule endoteliali dove si converte di nuovo in acido carbonica
grazie ancora alla CA.
202
Gli ioni idrogeno nelle cellule endoteliali vengono secre2 nei tubuli renali sia
mediante i controtrasportatori Na+/H+ che con le pompe H+.
Nel lume tubulare gli ioni idrogeno fanno reazione con il bicarbonato >ltrato dal
glomerulo per formare l’acido carbonico e ricomincia il giro.
Gli ioni bicarbonato forma2 dalla CA nelle cellule endoteliali si muovono verso il
plasma grazie ai cotrasportatori Na+-HCO3- e ai controtrasportatori HCO3-/Cl-.
Gli ioni bicarbonato nel lume possono anche essere conver22 in anidride carbonica e
spostarsi dal lume all’interno della cellula endoteliale. All’interno della cellula essi si
convertono nuovamente in ione bicarbonato che diaondono nel sangue.
L’eae@o ne@o del bicarbonato è il riassorbimento.
Nel TCP:
Azione renale sugli ioni idrogeno e bicarbonato a livello del tubulo distale e del
doLo colleLore
Nel TCD e nel do@o colle@ore la secrezione di ioni idrogeno è accoppiata alla sintesi
di nuovi ioni bicarbonato.
L’enzima anidrasi carbonica si trova nel citosol delle cellule e fa la seguente reazione
reversibile:
Gli ioni idrogeno rientrano nel lume tubulare grazie ai controtrasportatori K+/H+,
mentre gli ioni bicarbonato vanno nel plasma grazie ai controtrasportatori HCO3-/Cl-.
Ques2 ioni bicarbonato non possono dire di essere riassorbi2 perché non sono mai
entrate nel lume tubulare, quindi viene considerato nuovo bicarbonato.
La secrezione di ioni idrogeno riduce il pH dell’urina, che non può mai scendere so@o
ai 4,5. Per minimizzare la riduzione di pH urinario, gli ioni idrogeno vengono
tampona2 in parte dalla piccola percentuale di bicarbonato ancora presente
nell’urina, e in parte dagli ioni fosfato liberamente >ltra2 dal glomerulo.
Gli ioni fosfato tamponano gli ioni idrogeno:
HPO42- + H+ H2PO4-
Nei TCP la glutammina è trasportata nelle cellule epiteliali sia dal lume tubulare che
dal plasma.
La glutammina si dissocia all’interno delle cellule epiteliali:
L’ammonio viene poi trasportato nel liquido tubulare con il cotrasporto con il sodio.
pH = pK + log [HCO3-]/[CO2]
[HCO3-]/[CO2] = 20
Questo signi>ca che il rapporto tra ioni bicarbonato e ioni anidride carbonica deve
essere 20:1. I reni e i polmoni lavorano per mantenere costante il rapporto.
ACIDOSI RESPIRATORIA
ALCALOSI RESPIRATORIA
ACIDOSI METABOLICA
205
L’acidosi metabolica è dovuta a una dieta ricca di grassi e proteine, aFvità >sica
intensa, diarrea, alterazione funzione renale (eccessiva perdita di bicarbonato o
incapacità di eliminare H+) e diabete mellito.
In questo caso aumentano gli ioni H+, e/o si riducono gli ioni bicarbonato (perché
so@raF dagli ioni H+ e elimina2 durante la compensazione respiratoria).
Compensazione respiratoria: PCO2 diminuisce, ma la diminuzione è contrastata dai
chemoce@ori centrali perché essi vengono s2mola2 con l’anidride carbonica.
Compensazione renale: sintesi di nuovi ioni bicarbonato per rimpiazzare quelli persi.
ALCALOSI METABOLICA
206
Gli ormoni sono molecole e sono prodo@e da cellule di origine epiteliale, sia che
sono organizzate in ghiandole oppure che sono solitarie, oppure da neuroni.
Essi regolano le funzioni a lungo termine dell’organismo, come la crescita, il
mantenimento dell’omeostasi, la riproduzione o il metabolismo.
Essi agiscono regolando le azioni enzima2che, regolando il trasporto a@raverso le
membrane e modulando l’espressione genica.
Essi sono rilasciate nel circolo sanguigno, sia in forma libera che trasporta2 da
determinate proteina, e vanno ad agire su cellule anche lontane che sono munite di
rece@ori ayni ad essi. Essi agiscono a concentrazioni molto basse, e alcuni di essi
possono agire anche da neurotrasmeFtori o neuromodulatori.
INTERAZIONI ORMONALI
In alcuni casi gli eaeF degli ormoni si oppongono l’uno all’altro, in un processo
chiamato ANTAGONISMO, come nel caso del glucagone e dell’insulina.
In altri casi gli ormoni producono eaeF che vanno nella stessa direzione, anche se
con vie diverse.
Quando due ormoni producono la stessa risposta l’eae@o è ADDITIVO, e l’eae@o
totale sarà la somma dei due eaeF. Oppure l’eae@o può essere SINERGICO e
l’eae@o totale sarà maggiore della somma dei singoli eaeF, come il glucagone e il
cor2solo.
207
Velocità di secrezione
Esempi a feedback nega2vo di segnali umorali sono da2 dal controllo di secrezione
di insulina da parte dei livelli plasma2ci di glucosio. Una glicemia elevata s2mola la
secrezione di insulina da parte delle cellule β del pancreas, e l’insulina s2mola la
captazione di glucosio dalla maggior parte delle cellule dell’organismo, inducendo
quindi una riduzione dei livelli di glicemia nel sangue. Quando la glicemia ritorna a
livelli normali si inibisce la secrezione di insulina.
208
Gli ormoni possono rimanere in circolo per poco tempo prima di essere
metabolizza2.
Spesso gli ormoni che si legano ai rece@ori delle cellule bersaglio sono poi degrada2
dalle cellule stesse dopo essere sta2 internizza2 tramite endocitosi.
Gli ormoni possono essere metabolizza2 anche quando sono in circolo da enzimi del
sangue o da enzimi epa2ci che si trovano sempre nel circolo sanguigno.
Gli ormoni liposolubili vengono trasporta2 in circolo tramite proteine trasportatrici e
poi sono immagazzina2 nel tessuto adiposo. Dato che ques2 processi sono reversibili
essi possono essere rilascia2 quando la concentrazione ema2ca dell’ormone si
abbassa. In questo modo si allunga la loro emivita.
209
GHIANDOLE ENDOCRINE
210
Crescita ossea
La s2molazione della crescita ossea è una delle azioni più importan2 sollecitata dal
GH.
211
Nei bambini il GH svolge diverse azioni sia sui tessu2 molli che sul tessuto osseo.
Negli adul2 il GH svolge le stesse azioni per mantenere costante la massa ossea e la
massa magra, ossia i muscoli.
Quando si è adul2 una diminuzione del GH causa una diminuzione della massa ossea
e muscolare e poche altre alterazioni.
212
La normale crescita richiede non solo la presenza di GH, ma anche di altri ormoni:
Non tuF gli ormoni favoriscono la crescita, infaF i GLUCOCORTICOIDI sono secre2
dalla cor2cale del surrene durante situazioni di stress e inibiscono la crescita tramite
la s2molazione del riassorbimento osseo e sul catabolismo delle proteine.
TIROIDE
213
Ormoni Croidei
Gli ormoni 2roidei T3 e T4 sono secre2 a velocità pra2camente costante, per questo
mo2vo i loro livelli plasma2ci sono costan2. Essi agiscono per mantenere lo status
quo.
Gli ormoni 2roidei sono lipo>li e i rece@ori per essi si trovano all’interno del nucleo
sulle cellule bersaglio. Il legame messaggero-rece@ore modi>ca la velocità di
trascrizione dell’mRNA dal DNA, modi>cano quindi la sintesi proteica nelle cellule
bersaglio.
Gli ormoni 2roidei quando sono presen2 in quan2tà più elevata della norma nel
sangue s2molano anche la mobilizzazione delle riserve energe2che s2molando la
glicogenolisi, la conversione delle proteine muscolari in amminoacidi, la lipolisi, la
gluconeogenesi e la sintesi di chetoni.
Quando gli ormoni 2roidei sono presen2 in minor quan2tà nel sangue essi s2molano
la glucogenosintesi e la sintesi proteica.
Alcuni eaeF degli ormoni 2roidei sono anche permissivi, in quanto favoriscono la
sintesi dei rece@ori β-adrenergici perme@endo così a mol2 tessu2 di rispondere
all’aFvità del simpa2co.
Nella colloide si trovano tuF i componen2 per la sintesi degli ormoni 2roidei: si
trova la TIREOGLOBULINA – TG, una proteina; enzimi u2li; IONE IODURO.
I primi due sono sinte2zza2 nelle cellule follicolari e secre2 nella colloide per
esocitosi, mentre lo ione ioduro è trasportato dal sangue nel colloide.
Nel circolo sanguigno gli ormoni 2roidei o si legano all’albumina, oppure alla
GLOBULINA LEGANTE LA TIROXINA o alla TRANSTIRETINA.
215
GHIANDOLA SURRENALE
GlucocorCcoidi
I glucocor2coidi sono rilascia2 dire@amente nel kusso sanguigno subito dopo la loro
sintesi. I loro livelli plasma2ci sono regola2 da un feedback nega2vo che agisce
sull’ipo>si e sull’ipotalamo.
216
Essi sono necessari anche per la secrezione di GH e per mantenere la risposta dei
vasi sanguigni agli s2moli vasocostri@ori del simpa2co. Essi hanno anche eaeF sulle
funzioni del sistema immunitario, nervoso e renale.
Lo s2molo dello stress induce anche altre risposte a livello dell’organismo, infaF
aumenta l’aFvità del simpa2co e della secrezione di adrenalina, mobilizza le riserve
energe2che, aumenta la secrezione di ADH, di renina e di angiotensina II. Tu@o
questo è per mantenere la MAP in condizioni normali.
L’insieme delle risposte è chiamato SINDROME DI ADATTAMENTO GENERALE.
217
PARATIROIDE
TIMO
GONADI
218
PANCREAS
219
SISTEMA GASTROINTESTINALE
FARINGE
ESOFAGO
STOMACO
INTESTINO TENUE
Diges2one chimica di tuF i nutrien2 tramite gli enzimi pancrea2ci e gli enzimi
dell’orle@o a spazzola
Assorbimento dei prodoF >nali della diges2one, ioni, acqua e vitamine
Secrezione di enterogastroni nel kusso sanguigno
Secrezione di kuido ricco di bicarbonato
COLON
RETTO
ANO
GHIANDOLE SALIVARI
PANCREAS
FEGATO
221
CISTIFELLEA
Il sistema GI presenta tu@e le stesse cara@eris2che della parete, tranne che per la
bocca, la faringe, il primo 1/3 dell’esofago e la parte terminale dell’ano.
Mucosa
SoLomucosa
222
Muscularis externa
Sierosa
La maggior parte dei carboidra2 assun2 con la dieta è presente so@o forma di
polisaccaridi, come l’amido e la cellulosa (che non può essere digerita ed è molto
importante per la mo2lità del tra@o GI).
Altri carboidra2 sono so@o forma di disaccaridi, come il la@osio, il saccarosio.
Una piccola parte di essi è presente so@o forma di monosaccaridi, come il glucosio e
il fru@osio.
223
Gli enzimi sono localizza2 vicino alle proteine di membrana che aiutano
nell’assorbimento dei monosaccaridi.
PROTEINE
Le cellule epiteliali però devono essere prote@e dall’a@acco di ques2 enzimi, per
questo mo2vo vengono conserva2 come ZIMOGENI, la loro forma inaFva, in
vescicole all’interno delle cellule epiteliali. Una volta che per esocitosi vengono
rilascia2 nel lume altri enzimi tramutano gli zimogeni nella loro forma aFva
a@raverso la ATTIVAZIONE PROTEOLITICA.
La diges2one delle proteine inizia nello stomaco grazie alla PEPSINA, una
endopep2dasi. Quest’enzima è però secreto dalle cellule principali dello stomaco
so@o forma di PEPSINOGENO, che poi viene parzialmente aFvato da ioni idrogeno e
parzialmente da altro pepsinogeno parzialmente aFvato, trasformandolo così in
pepsina. La pepsina si inaFva nell’ambiente alcalino dell’intes2no tenue.
LIPIDI
Il 90% dei lipidi consuma2 nella dieta sono i TRIGLICERIDI, insieme al COLESTEROLO
e ai FOSFOLIPIDI.
Gli altri lipidi presen2 nel tra@o GI sono dei secre2, come la bile.
I lipidi sono digeri2 dagli enzimi LIPASI. La diges2one inizia nella bocca con la LIPASI
LINGUALE che si trova nella saliva e con2nua nello stomaco con ancora la lipasi
linguale e con la LIPASI GASTRICA.
225
I lipidi però non sono completamente digeri2 >nchè non raggiungono l’intes2no
tenue, dove vi è la LIPASI PANCREATICA.
I lipidi però sono idrofobici quindi si aggregano a formare grosse gocce che
galleggiano sul chimo. Essi sono pra2camente indigeribili perché gli enzimi sono
solubili in acqua e quindi possono digerire solo i lipidi super>ciali di queste bolle.
L’azione dei Sali biliari: La diges2one dei lipidi è resa possibile dall’azione della bile
che entra in conta@o con i globuli di grasso nel duodeno. Essa però non con2ene
enzimi quindi non digerisce i lipidi, ma divide i globuli di grasso in globuli più piccoli
in un processo chiamato EMULSIONAMENTO.
Esso è dovuto principalmente grazie ai Sali biliari, presen2 nella bile e sinte2zza2 dal
colesterolo nel fegato.
L’azione della lipasi pancreaCca: Quando il grasso viene emulsionato nel duodeno,
esso si mescola con la lipasi pancrea2ca legata alla COLIPASI, un pep2de presente nel
succo pancrea2co senza il quale la lipasi non potrebbe interagire con il grasso.
I prodoF >nali della diges2one dei lipidi sono due ACIDI GRASSI e un
MONOGLICERIDE, ossia una molecola di glicerolo alla quale è legata un solo acido
grasso.
Alcuni prodoF >nali sono assorbi2 subito dalle cellule epiteliali dell’intes2no tenue,
mentre quelli che rimangono nel chimo si aggregano con i Sali biliari e con il
colesterolo formando MICELLE. Man mano che i prodoF >nali assorbi2 subito
>niscono, le micelle liberano altre molecole che possono essere assorbite.
Le vitamine sono molecole organiche che sono necessarie in piccole quan2tà per le
normali funzioni >siologiche della cellula.
Esse non subiscono processi di diges2one, ma vengono assorbite in modo diverso a
seconda della sua natura:
Assorbimento di sodio
La maggior parte del sodio che entra nel tra@o GI entra per secrezione, anche se in
parte si trova nella dieta.
L’assorbimento di sodio varia in base alle regioni dell’intes2no in cui avviene:
227
L’aumento di acqua nel chimo (come nel caso della diarrea) è indice di una bassa
concentrazione di potassio e quindi viene rido@o l’assorbimento.
DIGIUNO gli IDROGENIONI presen2 nel lume interagiscono con gli ioni
bicarbonato provenien2 dal succo pancrea2co per formare ACIDO
CARBONICO, che poi si dissocia in anidride carbonica ed acqua.
Una parte dell’anidride carbonica si diaonde passivamente nelle cellule
epiteliali e reagisce con l’acqua all’interno della cellula per formare ancora
acido carbonico che poi si dissocerà in idrogenioni e bicarbonato.
Gli idrogenioni rientrano nel lume dell’intes2no tramite l’an2porto con il
228
Il calcio nella membrana apicale si lega alla PROTEINA LEGANTE IL CALCIO che si
trova sull’orle@o a spazzola e viene trasportato all’interno della cellula a@raverso un
meccanismo sconosciuto.
Il calcio viene allontanato dalla membrana basolaterale a@raverso una pompa.
La proteina TRANSFERRINA, presente nell’intes2no tenue, lega gli ioni ferro e poi si
lega ad un rece@ore presente sulla membrana apicale delle cellule epiteliali questo
complesso è introdo@o nella cellula tramite endocitosi.
Il ferro può venir conservato nella cellula legato alla FERRITINA o può essere
trasferito nel sangue dove è trasportato con un’altra proteina.
Quando i livelli di ferro nel sangue decrescono la ferri2na rilascia il ferro. Al giorno
vengono ingeri2 circa 20-30 mg di ferro, ma solo 1-2 ne vengono assorbi2.
Per essere assorbito dalle cellule epiteliali esso si deve trovare nella sua forma
bivalente.
L’acidità e l’acido ascorbico (vitamina C) convertono il Fe3+ in Fe2+; mentre altri
elemen2 inorganici come il rame, il magnesio o lo zinco e i fosfa2 riducono
l’assorbimento del ferro non emoglobinico.
ASSORBIMENTO DELL’ACQUA
Con la dieta vengono assun2 circa 2 litri d’acqua al giorno, ma le secrezioni dello
stomaco, dell’intes2no e delle ghiandole accessori introducono nel tra@o GI altri 7
litri d’acqua giornalieri.
230
Nello strato interno circolare della muscularis externa vi sono cellule che generano
depolarizzazioni lente, le ONDE LENTE, che quando sono abbastanza grandi da
portare il potenziale di membrana al valore soglia danno luogo a potenziali d’azione.
Le cellule di questo strato sono collegate tramite gap junc2on, quindi l’aFvità
ele@rica si può propagare alle cellule pacemaker vicine.
La frequenza delle onde lente varia da regione a regione lungo il tra@o GI, perché
sono controllate da diverse cellule pacemaker.
In alcune regione le onde lente si veri>cano ad intervalli regolari, il fenomeno è
chiamato RITMO ELETTRICO BASALE – BER ed è dovuto all’aFvità sia nervosa che
ormonale.
Le funzioni del tra@o GI non sono regolate in base all’omeostasi del corpo, ma in
base alle condizioni dell’ambiente interno del lume gastrico e sono regola2 sia da
meccanismi nervosi che da meccanismi ormonali.
Le condizioni del lume sono monitorate da tre 2pi di rece@ori pos2 sulla parete
gastrointes2nale:
Da ques2 rece@ori partono i collegamen2 sia con il SNC che con il sistema nervoso
enterico e ques2 esercitano il controllo sulle cellule della muscolatura liscia e sulle
cellule sia endocrine che esocrine.
Le cellule esocrine secernono il loro contenuto dire@amente nel tra@o GI, mentre le
cellule endocrine secernono gli ormoni nel kusso sanguigno che poi li porta al tra@o
GI.
1. Gastrina
2. Colecistochinina – CCK
3. Secre2na
4. Pep2de insulinotropico glucosio-dipendente – GIP
Gli ul2mi tre ormoni sono secre2 dal duodeno e dal digiuno e cos2tuiscono gli
ENTEROGASTRONI.
VIE BREVI lo s2molo nel lume provoca una risposta nel tra@o GI senza il
coinvolgimento del SNC ma solo del sistema nervoso enterico.
VIE LUNGHE lo s2molo nel lume aFva i rece@ori che inviano l’input al SNC
che invia l’output al plesso enterico e quindi arriva agli eae@ori.
Una regione del tra@o GI può rispondere sia agli s2moli che provengono dal tra@o GI
che da s2moli esterni.
Per esempio la secrezione acida dello stomaco è data sia dal grado di acidità del
contenuto gastrico sia dal livello di acidità del duodeno (ques2 sono s2moli interni);
essa però è inkuenzata anche dalla vista, dall’odore e dal gusto del cibo (s2moli
esterni).
IL SISTEMA GASTROINTESTINALE
BOCCA, FARINGE ED ESOFAGO
MasCcazione
Ghiandole salivari
233
Tra i componen2 della saliva vi sono il bicarbonato che rende la saliva alcalina e aiuta
a neutralizzare gli acidi, il muco che lubri>ca il cibo e protegge la bocca dalle
abrasioni, l’amilasi salivare che demolisce l’amido e il glicogeno e il lisozima che
distrugge i ba@eri prevenendo la formazione delle carie dentali.
La secrezione è regolata dal CENTRO SALIVARE che si trova nel bulbo. Esso riceve le
informazioni dai chemoce@ori pos2 sulle papille gusta2ve della lingua riguardan2 il
gusto del cibo, aumentando la secrezione di saliva da parte del simpa2co.
Il centro salivare è regolato anche dal parasimpa2co che me@e in relazione le
informazioni derivan2 dalla fase cefalica.
DegluCzione
Quando il bolo viene spinto dalla lingua nella faringe l’azione è volontaria, dalla
faringe in poi la deglu2zione diviene involontaria per l’aFvarsi del RIFLESSO DELLA
DEGLUTIZIONE da parte dei rece@ori taFli, regolato dal CENTRO DELLA
DEGLUTIZIONE che si trova nel bulbo.
STOMACO
MoClità gastrica
Quando viene ingerito un pasto la muscolatura liscia dello stomaco deve rimescolare
il chimo in modo da amalgamarlo bene con il succo gastrico e regolare lo
svuotamento gastrico, in modo da non far arrivare nell’intes2no tenue il chimo tu@o
insieme.
Ques2 compi2 sono svol2 dalle onde peristal2che dello stomaco coordinate dal
sistema nervoso enterico.
Le onde peristal2che viaggiano dalla parete superiore dal fondo dello stomaco verso
il piloro, con una frequenza di tre onde al minuto.
molecole più grandi e più diycilmente digeribili possono rimanere nello stomaco
>no a 9 ore.
Gli s2moli della fase cefalica aumentano l’aFvità parasimpa2ca dei nervi gastrici che
s2molano la produzione di acido e pepsinogeno e la secrezione di gastrina. La
gastrina entra in circolo e s2mola ancor di più la produzione di acido e pepsinogeno.
La presenza di proteine e altri prodoF della diges2one nel lume dello stomaco
s2molano i chemoce@ori della parete gastrica, mentre la dilatazione nello stomaco
236
Quando il cibo lascia lo stomaco, gli s2moli della fase gastrica e gli s2moli della fase
intes2nale riducono la secrezione di acido e pepsinogeno. L’uscita del cibo aumenta
l’acidità gastrica, quindi anche la secrezione di gastrina è inibita.
Appena il chimo lascia lo stomaco, il duodeno si dilata, la sua osmolarità aumenta e
aumentano le concentrazioni di acido e grasso presen2 in esso.
Ques2 faF s2molano i meccanoce@ori, i chemoce@ori e gli osmoce@ori che
riducono la secrezione acida e di pepsinogeno nello stomaco.
INTESTINO TENUE
Pancreas
La secrezione del succo pancrea2co ha inizio negli acini del pancreas che producono
un kuido contenente acqua, sodio, potassio ed enzimi diges2vi (tripsina,
237
Fegato
Secrezione di bile
La bile viene prodo@a per 700-1200 ml al giorno. Essa con2ene acqua, Sali biliari,
fosfolipidi, colesterolo, bilirubina e poche proteine; gli ele@roli2 contenu2 in essa
sono il sodio, potassio, bicarbonato, cloro e calcio.
Il volume di liquido che entra ogni giorno nel tra@o GI è molto alto, circa 8,5 litri al
giorno: il fegato e il pancreas secernono circa 2 litri al giorno, le ghiandole salivari
circa 1,5 litri, le ghiandole della parete gastrica e dell’intes2no tenue producono
circa 3,5 litri e con la dieta vengono assun2 circa 2 litri al giorno.
La maggior parte dei kuidi secre2 ed ingeri2 viene assorbita dall’intes2no tenue e in
parte dal colon. Al giorno vengono elimina2 circa 100 ml d’acqua con le feci.
Il duodeno secerne circa 1,5 litri d’acqua al giorno perché il chimo è ipertonico e
sopra@u@o per la secrezione di ioni cloruro.
Il secreto con2ene il muco, che ha un ruolo importante nella protezione della
mucosa duodenale per l’aggressione acida.
La secrezione è s2molata da vari ormoni, tra cui il più importante è la secre2na. Esso
non con2ene enzimi perché sono situa2 sull’orle@o a spazzola della parete
intes2nale.
Peristalsi
Segmentazione
239
e indietro in modo da mescolarne i contenu2 e far entrare tuF i nutrien2 del chimo
a conta@o con la mucosa intes2nale.
Questo ciclo serve per svuotare completamente lo stomaco e termina non appena il
digiuno si interrompe.
INTESTINO CRASSO
240
La kora ba@erica intes2nale per vivere ricava l’energia necessaria dalla diges2one
delle >bre alimentari e di altri prodoF, sopra@u@o zuccheri, indigeribili per l’uomo.
Dalla degradazione delle >bre alimentari da parte dei ba@eri si ricavano acidi grassi a
catena corta assorbi2 a livello del crasso.
Nel colon l’aFvità contraFle serve per mescolare ulteriormente il chimo e quindi
esporlo alla super>cie della mucosa e per farlo andare avan2 >no al re@o.
Defecazione
L’eliminazione delle feci dal corpo viene controllata sia volontariamente, sia
involontariamente dal RIFLESSO DELLA DEFECAZIONE.
241
Il rikesso della defecazione è innescato dalla distensione del re@o che si ha quando il
materiale fecale entra dal colon al re@o, la distensione aFva i rece@ori da
s2ramento e s2mola la muscolatura liscia del colon a contrarsi.
Questo fa aumentare la pressione all’interno, così vengono s2molate anche le
contrazioni del colon sigmoideo, che spingono altro materiale fecale nel re@o
aumentando ancora la pressione.
Lo s>ntere interno anale si rilascia, mentre lo s>ntere anale esterno si contrae
evitando che le feci escano dal corpo. Quando la pressione nel re@o aumenta si
rilascia lo s>ntere anale esterno e ha inizio la defecazione.
La defecazione può essere ritardata nei bambini e negli adul2 che hanno assunto il
controllo degli s>nteri.
242
Il cibo è l’unica fonte di energia ed è l’origine dei materiali di cui è cos2tuito il nostro
corpo, ma l’organismo possiede diversi modi per mantenere costante l’apporto di
energia di cui le cellule hanno bisogno, anche se vi sono cambiamen2
nell’assunzione del cibo.
Tra un pasto e l’altro l’organismo converte le riserve d’energia in molecole più
semplici che le cellule u2lizzano so@o forma di energia. Quando si mangia poi
l’organismo ricos2tuisce ques2 deposi2 trasformando i nutrien2 in molecole che
immagazzinano l’energia.
243
Gli amminoacidi vengono capta2 dalle cellule e poi possono venir u2lizza2 per la
sintesi di proteine. Le proteine possono a loro volta venir scisse in amminoacidi e
quindi essere u2lizza2 come fonte di energia nel periodi di digiuno oppure possono
venir messi in circolo ed essere u2lizza2 dalle altre cellule.
Dagli amminoacidi si può ricavare energia a@raverso la PROTEOLISI, dove
dall’amminoacido si ricava anidride carbonica, acqua, ammoniaca (poi escreta dai
reni so@o forma di urea) ed energia.
244
Gli acidi grassi possono essere ossida2 per produrre energia, ricavando anidride
carbonica ed acqua; oppure possono essere combina2 con il glicerolo per formare
nuovi trigliceridi accumula2 nel citosol so@o forma di gocce di grasso, sopra@u@o
dagli adipoci2. I trigliceridi immagazzina2 poi possono venir scissi nuovamente
tramite la LIPOLISI per produrre energia oppure per essere rilascia2 nel circolo
sistemico.
Dopo 3-4 ore dopo ogni pasto i nutrien2 vengono assorbi2: questa è la FASE DI
ASSORBIMENTO e dura >no al pasto successivo. La velocità in entrata di energia è
superiore alla velocità di uscita dell’energia, quindi il corpo sarà in bilancio
energe2co posi2vo, cara@erizzato da un’abbondanza di nutrien2 nel sangue. Il
glucosio è la fonte primaria di energia per le cellule, mentre gli altri nutrien2 come i
grassi, gli amminoacidi e il glucosio in eccesso sono assun2 dal fegato, dai muscoli e
dal tessuto adiposo e conver2te in molecole per l’immagazzinamento dell’energia.
245
il SNC, mentre le altre cellule u2lizzano altre fon2 di energia come gli acidi grassi per
risparmiare il glucosio per il SNC.
Cellule epaCche
Trasporto e uClizzo dei lipidi: Dopo che la lipoproteina lipasi rimuove i trigliceridi
dalle VLDL, esse divengono IDL. Esse ritornano al fegato, il quale toglie i trigliceridi
rimas2 e quindi ne altera il contenuto proteico, trasformandole in LDL.
Esse lasciano il circolo sistemico tramite capillari fenestra2 o tramite vescicole e
vengono assorbite dai tessu2 periferici tramite endocitosi mediata da rece@ori.
Quando il lisosoma distrugge le vescicole ciò che ne risulta è il colesterolo, di cui una
parte viene u2lizzato dalla cellula per la sintesi di membrana, ormoni e altri
materiali, mentre l’altra parte diaonde fuori dalle cellule.
Il colesterolo diaonde nel circolo sistemico ed è assorbito dalle HDL e ritorna al
fegato dove le HDL sono assorbite e il colesterolo è estra@o. Una parte di esso viene
u2lizzato per la produzione delle LDL, mentre un’altra parte viene u2lizzato nella
bile.
Le HDL non u2lizzate sono rilasciate nel circolo sistemico dove dovranno assorbire
ulteriore colesterolo.
247
La maggior parte delle cellule u2lizza acidi grassi al posto del glucosio per
risparmiarlo per il SNC.
Cellule epaCche
AdipociC
248
Inoltre l’insulina svolge un’azione permissiva nei confron2 dell’ormone della crescita
promuovendo la sintesi proteica, la sintesi del DNA e la divisione cellulare.
Il glucagone s2mola gli eaeF della fase di post-assorbimento e inibisce quelli della
fase di assorbimento.
249
I livelli plasma2ci di glucosio sono regola2 dalle azioni opposte dell’insulina e del
glucagone, ma anche da parte di altri ormoni. Le deviazioni oltre la norma dei valori
possono portare a gravi condizioni di salute.
Il normale livello di glucosio nel sangue è tra i 70 e i 110 mg/dl; la condizione di
IPERGLICEMIA si ha quando i livelli di glucosio a digiuno superano i 140 mg/dl, in
queste condizioni si può avere il diabete mellito; la condizione di IPOGLICEMIA
(aumento della frequenza cardiaca, ansia, sudorazione, tremori, confusioni, ver2gini,
mancanza di coordinazione) si ha quando i valori di glucosio a digiuno sono inferiori
di 60 mg/dl e questo può provocare seri danni al SNC.
normali, quindi provocherebbe solo danni, così è secreto anche il glucagone che fa
aumentare la glicemia e non ha eaeF sugli amminoacidi plasma2ci.
Una diminuzione della glicemia però s2mola anche i RECETTORI PER IL GLUCOSIO
presen2 sul SNC, s2molando così l’aFvità del simpa2co e inducendo un aumento
dell’adrenalina da parte della midollare del surrene.
Ques2 eaeF si riversano sul fegato promuovendo la glicogenolisi e la
gluconeogenesi, sulla muscolatura scheletrica dove promuovono la glicogenolisi e sul
tessuto adiposo dove promuovono la lipolisi.
In condizioni normali però il SNC non viene s2molato ma prevalgono gli eaeF
dell’insulina e del glucagone. Il SNC viene s2molato in situazioni di stress.
252
BILANCIO ENERGETICO
Per quanto riguarda l’energia però l’organismo non la può produrre per le leggi della
termodinamica:
ENERGIA IN ENTRATA
L’energia entra nell’organismo tramite gli alimen2, che vengono digeri2 e quindi
assorbi2. Quando un nutriente viene ossidato nell’organismo viene liberata una
certa quan2tà di energia, che rappresenta il CONTENUTO ENERGETICO del nutriente.
L’APPORTO ENERGETICO per ogni individuo è il contenuto energe2co totale dei
nutrien2 assorbi2.
Carboidra2 4 kcal/g
Lipidi 9 kcal/g
Proteine 4 kcal/g
253
Etanolo 7 kcal/g
ENERGIA IN USCITA
VELOCITA’ METABOLICA
Essa è determinata anche da fa@ori variabili come l’età, il genere, la massa corporea
magra, se si è in condizioni di gravidanza, la condizione nervosa, se si è in uno stato
di febbre o inkuenza, gli ormoni calorigeni, ormoni 2roidei e l’adrenalina in circolo.
254
Negli adul2 la VMB nell’arco di 24 ore ammonta a circa 20-25 kcal/kg. La maggior
parte di questa spesa energe2ca è data dall’aFvità del sistema nervoso e dei muscoli
scheletrici. Durante il sonno la VMB si riduce di circa il 10-15%.
È il secondo fa@ore che inkuisce sulla velocità metabolica. Esso è la spesa energe2ca
che deve fare il corpo per digerire, assorbire, elaborare (da parte del fegato) ed
immagazzinare gli alimen2.
In questo modo il 10-15% dell’energia chimica degli alimen2 è persa nel loro
assorbimento.
Esso dipende sia dal corre@o funzionamento dell’apparato digerente, sia dalla
situazione in cui avviene la diges2one (per esempio durante l’aFvità >sica).
255
RISERVE DI ENERGIA
L’insulina agisce sull’ipotalamo per ridurre la sensazione della fame, insieme alla CCK
rilasciata quando il chimo entra nel duodeno e ad alcuni meccanoce@ori presen2
sulle pare2 del tra@o GI. Ques2 vengono chiama2 SEGNALI DI SAZIETA’.
OBESITA’
1. Fa@ori gene2ci
2. Fa@ori ambientali
3. Eccessivo apporto calorico
4. Esercizio >sico insuyciente
257
TERMOREGOLAZIONE
BILANCIO TERMICO
258
Termogenesi
Il guscio periferico è formato dalla cute e dagli ar2 e in queste zone la temperatura è
minore e più variabile rispe@o a quella del nucleo centrale. L’organismo non può
regolare la temperatura del guscio periferico, ma le informazioni sulla temperatura
in queste zone ci perme@ono di a@uare le variazioni sulla temperatura del nucleo
centrale, dato che inducono comportamen2 appropria2 come ves2rsi
adeguatamente o evitare temperature estreme.
Negli esseri umani la temperatura corporea è di circa 36,8°C, con una variazione di ±
0,4°C. La temperatura orale è di circa 0,5°C più bassa di quella anale, che riguarda il
260
261
Il corpo però non è in grado di riportare la temperatura a livelli nella norma in tuF i
casi, anche se ci si trova nella zona termica neutra.
Sono i 30°C corporei il corpo non è più in grado di stabilizzarla e si va in condizione di
ipotermia, come accade nella situazione in cui si arriva ai 44°C.
In condizioni dove la temperatura del corpo si trova tra i 30°C e i 36°C si può avere
una regolazione della temperatura, anche se in modo rido@o.
La temperatura può essere eycacemente regolata quando è tra i 36-38°C. Il
superamento dei 38°C può essere dovuto all’esercizio pesante o alla febbre e sopra i
41°C si arriva al colpo di calore o a danni cerebrali.
ESERCIZIO FISICO
FEBBRE
Febbre
262
Con la febbre si ha vasocostrizione cutanea (per questo mo2vo la pelle risulta pallida
e fredda); sensazioni di freddo (risposte comportamentali) e brividi.
Le sostanze che causano febbre sono i de>nite pirogeni. Tu@e come eae@o comune
hanno quello di una aFvazione del sistema immunitario, e in par2colare dei
macrofagi.
La maggior parte dei PIROGENI ESOGENI è cos2tuita da prodoF microbici, tossine
microbiche o interi microrganismi; queste sostanze determinano la produzione da
parte dei macrofagi di piccole proteine de>nite CITOCHINE che, causando la febbre,
sono chiamate PIROGENI ENDOGENI (IL-1, IL-6, TNF, IFNα). Queste vanno ad agire sul
centro termoregolatore dell'ipotalamo.
I pirogeni esogeni ed endogeni inducono la produzione di prostaglandine (PGE2) sia
a livello centrale che a livello periferico.
Le cause che determinano questa aFvazione immunitaria possono essere diverse:
quelle più comuni sono senz'altro quelle infeFve, ma si può avere febbre anche in
seguito a malaFe neoplas2che o autoimmuni.
La febbre in questo senso va considerata come parte dei meccanismi di difesa
dell'organismo, in quanto a temperature più elevate della norma viene ostacolata la
replicazione dei microorganismi infe@an2 (specialmente virus).
263
SISTEMI SENSORIALI
Gli s2moli a seconda della diversa origine arrivano a par2 dell’encefalo diverse:
Corteccia somatosensoriale
Corteccia somatosensoriale
Tronco encefalico
264
I rece@ori possono essere anche classi>ca2 in base al 2po di energia alla quale sono
sensibili:
OSMOCETTORI osmolarità
NOCICETTORI dolore
265
Trasduzione sensoriale
VIE SENSORIALI
Il neurone aaerente che trasme@e gli input dalla periferia al SNC è chiamato
NEURONE DI PRIM’ORDINE, che può comunicare o con mol2 NEURONI DI
SECOND’ORDINE (si parla di divergenza) oppure mol2 neuroni di prim’ordine
possono comunicare con un solo neurone di second’ordine (si parla di convergenza).
Essi fanno sinapsi nel midollo spinale o nel tronco encefalico.
Alcuni dei neuroni di second’ordine o INTERNEURONI trasme@ono le informazioni al
talamo e in questa sede fanno sinapsi con NEURONI DI TERZ’ORDINE che
raggiungono la corteccia cerebrale, dove si percepisce la sensazione.
266
CODIFICAZIONE SENSORIALE
L’intensità dello s2molo è data o dalla frequenza dei potenziali d’azione, quindi si
parla di CODICE DI FREQUENZA, oppure dal numero di rece@ori aFva2, si parla
quindi di CODICE DI POPOLAZIONE.
Nel codice di popolazione possono essere aFva2 più rece@ori dello stesso 2po
associa2 ad un unico neurone aaerente, quindi i potenziali di rece@ori si sommano
provocando un aumento della frequenza di scarica; oppure possono essere aFva2
rece@ori di 2pi diversi, quindi al SNC arriveranno più input che si sommeranno e la
risultante sarà una maggior frequenza dei potenziali d’azione.
La sede dello s2molo e codi>cata tramite una codi>ca di popolazione. La sede dello
s2molo è codi>cata in base a quale popolazione di neuroni e aFvata. Ogni via
sensi2va raggiunge una determinata area nella corteccia sensi2va, per cui, per es.
tuF i neuroni provenien2 dalla mano sin arrivano nello stesso punto. I neuroni
facen2 parte della stessa modalità sensoriale sono riuni2 in colonne.
267
recepita tramite il tempo di aFvazione dei neuroni dei due la2 (quello più vicino alla
fonte sonora viene aFvato alcuni msec prima dell’altro).
L’ACUITA’ è la precisione con cui è percepita la localizzazione dello s2molo. Essa
dipende dalle dimensioni del campo receFvo, più è piccolo più sarà precisa in
quanto se due s2moli provengono dallo stesso campo receFvo, il SNC li classi>cherà
come un unico s2molo.
L’acuità si può determinare tramite la DISCRIMINAZIONE DI DUE PUNTI che veri>ca la
capacità della persona di dis2nguere i due s2moli pressori applica2 sulla cute in due
pun2 separa2. La distanza minima tra ques2 due pun2 è chiamata SOGLIA DI
DISCRIMINAZIONE DI DUE PUNTI e varia da regione a regione (minima sulle labbra e
massima sul polpaccio). Se due pun2 vengono messi più vicini della soglia, il SNC li
classi>cherà come un unico s2molo.
I neuroni primari di campi receFvi limitro> possono mostrare una convergenza in cui
mol2 neuroni presinap2ci convergono su uno postsinap2co; tale convergenza riduce
l’acuità, ma perme@e che s2moli subliminali simultanei possano sommarsi a livello
del neurone secondario e dare origine ad un potenziale d’azione.
AdaLamento receLoriale
I RECETTORI TONICI sono quei 2pi di rece@ori che con2nuano a rispondere ad uno
s2molo per tu@a la sua durata. Essi servono a monitorare parametri che devono
essere stre@amente tenu2 so@o controllo, come la pressione arteriosa.
I RECETTORI FASICI invece fanno diminuire l’ampiezza dei potenziali di rece@ore nel
tempo, anche se lo s2molo rimane costante. Essi servono a rispondere a condizioni
che cambiano nel tempo, ossia quando uno s2molo diventa costante essi si
disaFvano, ma si riaFvano quando lo s2molo cessa. In questo modo l’organismo
può non ricevere informazioni da s2moli che non minacciano l’omeostasi.
268
IL SISTEMA SOMATOSENSORIALE
RECETTORI SOMATOSENSORIALI
MeccanoceLori
Altri meccanoce@ori sono posiziona2 nel derma, come i CORPUSCOLI DEL PACINI o le
TERMINAZIONI DEL RUFFINI ed hanno campi receFvi più grandi.
Alcuni di essi rispondono a s2moli pressori protraF come il ta@o nel tempo e quindi
sono a lento ada@amento, mentre altri sono a rapido ada@amento e rispondono a
vibrazioni.
TermoceLori cutanei
CORTECCIA SOMATOSENSORIALE
La percezione delle sensazioni soma2che provenien2 da tu@e le par2 del corpo inizia
nella corteccia primaria. Le informazioni derivan2 da aree del corpo vicine, sono
proie@ate di solito verso aree della corteccia con2gue e più l’acuità è grande per
quella parte del corpo, più lo spazio ad essa riservato è grande.
VIE SOMATOSENSORIALI
2. TRATTO SPINOTALAMICO
Queste due vie aaeren2 prima di raggiungere il talamo si incrociano ed è per questo
mo2vo che le informazioni provenien2 dal lato destro del cervello riguardano il lato
sinistro del corpo e viceversa.
nel bulbo, e formano sinapsi con neuroni di second’ordine, poi essi si incrociano e
passano nella parte opposta del bulbo, formando il tra@o LEMNISCO MEDIALE e
quindi ascendono verso il talamo.
Nel talamo formano sinapsi con i neuroni di terz’ordine che trasme@ono le
informazioni dal talamo alla corteccia somatosensoriale.
Il traLo spinotalamico
I neuroni di prim’ordine penetrano nel corpo dorsale del midollo spinale, poi vanno
verso il basso o verso l’altro per il piccolo TRATTO DI LISSAUER e formano sinapsi con
i neuroni di second’ordine presen2 nel corno dorsale. Da li poi ascendono verso il
tronco encefalico a@raverso il TRATTO SPINOTALAMICO e terminano nel talamo. In
questo luogo fanno sinapsi con i neuroni di terz’ordine che terminano nella corteccia
somatosensoriale.
Risposta al dolore
L’aFvazione dei nocice@ori porta alla sensazione di dolore, e anche ad altre risposte
dell’organismo:
271
Il livello di percezione del dolore varia tra gli individui in base alle loro preceden2
esperienze e in base alle circostanze che causano lo s2molo dolori>co.
Queste due 2pi di >bre fanno sinapsi con neuroni di second’ordine nel corno dorsale
del midollo spinale ed è resa possibili da diversi 2pi di neurotrasmeFtori, come la
SOSTANZA P.
I tessu2 in>amma2 o danneggia2 invece rilasciano bradichinina, prostaglandine,
potassio o serotonina; mentre le cellule immunitarie rilasciano istamina o
citochinina.
Le aaerenze nociceFve aFvano anche diverse aaerenze che aFvano la componente
aaeFva del dolore, che vanno al tronco encefalico, all’ipotalamo e al sistema
limbico.
Sensibilizzazione al dolore
272
Anche l’encefalo è in grado di bloccare il dolore a@raverso delle vie discenden2 che
fanno parte del SISTEMA ANALGESICO ENDOGENO. InfaF situazioni di stress
possono aFvare un’area del mesencefalo, la SOSTANZA GRIGIA PERIACQUEDUTTALE,
collegata ad un’area del bulbo chiamata NUCLEO DEL RAFE MAGNO e alla
FORMAZIONE RETICOLARE LATERALE del tronco encefalico. Neuroni di queste
regione discendono verso il midollo spinale dove bloccano la comunicazione tra
neuroni aaeren2 nociceFvi e neuroni di second’ordine a@raverso il rilascio di
neurotrasmeFtori oppiacei come l’ENCEFALINA che induce potenziali sinap2ci
inibitori, inibisce il rilascio di sostanza P e aprono i canali per il potassio inibendo la
trasmissione di dolore.
Dolore viscerale
Il dolore può anche provenire da organi e visceri, in questo caso si parla di DOLORE
PROFONDO.
273
In questo modo è spiegato per quale mo2vo durante un infarto miocardico si avverte
dolore al braccio sinistro.
Farmaci anC-dolori`ci
274
SISTEMA VISIVO
La visione è il processo per cui la luce rikessa dagli oggeF presen2 nell’ambiente
viene trado@a in un’immagine mentale.
L’organo deputato a rilevare questo segnale è l’occhio da cui le informazioni
viaggiano a@raverso il nervo oFco e raggiungono la corteccia cerebrale dove
vengono elaborate.
Per vedere si devono veri>care una serie di even2:
ANATOMIA DELL’OCCHIO
Quello più esterno è formato dalla SCLERA, un tessuto conneFvo, che forma la parte
bianca dell’occhio.
Nella parte esterna dell’occhio però sopra la sclera vi è la CORNEA, una stru@ura
trasparente che perme@e alla luce di penetrare nell’occhio.
275
Lo strato medio dell’occhio è formato dalla COROIDE, uno strato di tessuto molto
pigmentato che è so@o la sclera. Esso con2ene i FOTORECETTORI e vasi ema2ci che
nutrono lo strato profondo dell’occhio.
Nello strato medio vi è il CORPO CILIARE, formato dai MUSCOLI CILIARI a@acca2 al
cristallino a@raverso dei tendini chiama2 FIBRE ZONULARI.
Il CRISTALLINO focalizza la luce sulla re2na, il punto in cui l’informazione visiva viene
trasdo@a. I muscoli ciliari perme@ono la focalizzazione dei raggi luminosi.
Davan2 al cristallino vi è l’IRIDE, formato da due stra2 di cellule muscolari
pigmentate che determina il colore degli occhi.
Al centro dell’iride si apre la PUPILLA, un foro che perme@e alla luce di penetrare
nella parte posteriore dell’occhio. La pupilla è regolata dall’iride.
Lo strato più interno dell’occhio è formato dalla RETINA, formata da tessuto nervoso
contenente fotorece@ori sensibili alle onde luminose. La re2na trasforma l’energia
luminosa in energia ele@rica.
I fotorece@ori possono essere o CONI, che percepiscono la luce intensa, o
BASTONCELLI, che percepiscono la luce soausa.
Nella parte esterna della re2na si trova l’EPITELIO PIGMENTATO DELLA RETINA,
contenente molta melanina nera, che assorbe la luce che arriva dalla parte
posteriore dell’occhio, impedendo il rikesso sulla re2na che causerebbe una
distorsione dell’immagine.
La re2na con2ene due aree molto importan2:
FOVEA è il punto centrale della re2na, dove arriva la luce proveniente dal
campo visivo
DISCO OTTICO è la porzione di re2na a@raversata dai vasi ema2ci e dal
nervo oFco. Questa regione è sprovvista di rece@ori, quindi è come un punto
cieco della re2na dove la luce non può essere percepita.
con2ene una sostanza gela2nosa, l’UMOR VITREO, che man2ene la sfericità della
stru@ura dell’occhio.
Gli occhi regolano il quan2ta2vo di luce che penetra all’interno di essi variando il
diametro delle pupille. Nella luce intensa le pupille sono costre@e, per evitare che i
fotorece@ori vengano acceca2, mentre quando la luce è soausa la pupilla è dilatata.
L’iride è formata da due stra2 di cellule muscolari lisce, lo strato più interno è
formato da muscolatura circolare, o MUSCOLO COSTRITTORE (s2molato dal
parasimpa2co), mentre quello esterno è formato da muscolatura radiale, o
MUSCOLO DILATATORE (s2molato dal simpa2co).
La RIFLESSIONE è una proprietà della luce. In questo caso le onde luminose urtano e
rimbalzano sulla super>cie degli oggeF, perme@endo di vederli. Se la luce fosse
assorbita dagli oggeF, non li potremmo vedere.
Gli oggeF assorbono tu@e le lunghezze d’onda tranne quelle rela2ve al loro colore,
per questo mo2vo noi li possiamo vedere colora2.
277
La RIFRAZIONE è un’altra proprietà della luce, e consiste nel fenomeno per cui le
onde luminose cambiano direzione nel passare da un mezzo ad un altro con
diaerente densità, ma se passano in modo perpendicolare ai due mezzi la loro
traie@oria è uguale.
Se i raggi luminosi passano a@raverso una lente concava, la lente li fa divergere;
mentre se passano a@raverso una super>cie convessa, la lente li fa convergere tuF
in un punto, il PUNTO FOCALE. La distanza tra l’asse maggiore della lente e il punto
focale è chiamata DISTANZA FOCALE.
La cornea e il cristallino sono len2 convesse e per vedere l’immagine a fuoco, la luce
proveniente da una parte del campo visivo deve convergere in un singolo punto della
re2na.
Il potere di rifrazione del cristallino può variare per perme@ere che l’immagine sia
sempre a fuoco sulla re2na anche da distanze diverse. Più l’immagine è vicina, più il
cristallino deve diventare più convesso e quindi il potere di rifrazione dev’essere
maggiore. La capacità del cristallino di cambiare la propria convessità e quindi la
visione da vicino e da lontano è chiamata ACCOMODAZIONE.
ACCOMODAZIONE
La forma del cristallino è controllata dal muscolo ciliare, che presenta le >bre
zonulari disposte concentricamente a@orno ad esso.
Maggiore è la contrazione del muscolo ciliare, minore sarà la tensione delle >bre
zonulari e quindi il diametro del cristallino sarà minore e la sua curvatura sarà
maggiore.
Per guardare oggeF distan2, il muscolo ciliare è rilasciato, quindi le >bre zonulari
saranno tese ed estenderanno il cristallino che sarà quasi senza curvatura.
La contrazione del muscolo ciliare è data dal sistema parasimpa2co, necessario per
la visione da vicino.
278
si ha un dife@o sulla curvatura del cristallino o della cornea, oppure con la distanza
del bulbo oculare (la distanza dalla re2na).
Nella EMMETROPIA, o visione normale, la persona vede bene sia da vicino che da
lontano.
Il PUNTO VICINO è la distanza minima in cui un ogge@o può venire messo a fuoco.
Nei soggeF giovani è di circa 10 cm.
Ci sono altri difeF della vista che determinano delle alterazione nella focalizzazione
delle immagini sulla re2na:
LA RETINA
279
Nella re2na inoltre si trovano anche CELLULE AMACRINE e CELLULE ORIZZONTALI che
modulano la comunicazione tra le cellule del tessuto nervoso della re2na.
L’epitelio pigmentato ricopre lo strato esterno della re2na, nel quale si trovano i
fotorece@ori, e la sua funzione è quella di assorbire tuF i raggi luminosi non
ca@ura2 dai fotorece@ori per impedire che la luce sia rikessa all’interno dell’occhio
stesso.
I coni e i bastoncelli si trovano nello strato esterno della re2na, quindi vengono
eccita2 dalla luce solo dopo che questa ha percorso lo strato più interno e lo strato
medio.
Solo nella fovea i fotorece@ori ricevono la luce dire@amente, infaF in essa le cellule
bipolari e gangliari si trovano lungo i suoi bordi, quindi creano una specie di
depressione, chiamata MACULA LUTEA che circonda la fovea. Quando >ssiamo un
ogge@o, la luce passa proprio all’interno della fovea.
FotoreceLori
La fovea con2ene solo coni, mentre man mano che ci allontaniamo dalla fovea i
bastoncelli aumentano di numero, mentre i coni diminuiscono.
L’aspe@o morfologico dei coni e dei bastoncelli è molto simile, infaF tu@’e due sono
dota2 di un SEGMENTO INTERNO e di un SEGMENTO ESTERNO.
Il segmento esterno con2ene invaginazioni della membrana, i DISCHI, contenen2
molecole che assorbono l’energia luminosa e perme@ono la visione.
Il segmento interno con2ene il nucleo cellulare, vari organuli e termina con un
bo@one sinap2co contenente neurotrasmeFtori.
280
L’assorbimento della luce nei segmen2 esterni è determinato dai FOTOPIGMENTI (il
primo evento della trasduzione), ciascuno dei quali assorbe una determinata
lunghezza d’onda. I fotopigmen2 sono 4, uno per i bastoncelli e i restan2 3 per i 3 2pi
di coni:
I due 2pi di fotorece@ori però non solo diaeriscono per le lunghezze d’onda a cui
rispondono, ma anche per l’intensità di luce a cui rispondono.
I bastoncelli sono così sensibili alla luce che possono essere aFva2 anche da un solo
fotone, ma vedono nella VISIONE SCOTOPICA (in bianco e nero). In presenza di luce
intensa i bastoncelli sono satura2 e quindi non sono più in grado di fornire
informazioni.
I coni invece hanno bisogno di una luce più intensa per venir aFva2 e perme@ono la
VISIONE FOTOPICA (a colori).
limite della variazione della lunghezza d’onda. In questo modo una data lunghezza
d’onda aFverà più 2pi di coni, i quali daranno ognuno una risposta diversa.
Il cervello capisce la dis2nzione dei colori perché compara le risposte dei coni ad una
singola lunghezza d’onda.
Se una persona è priva di uno speci>co cono si parla di CECITA’ AI COLORI. Il 2po di
cecità più comune è quello della perdita della capacità di vedere il rosso e il verde,
causato da un’alterazione gene2ca, in cui i coni sono privi dei fotopigmen2 necessari
per dis2nguere il rosso dal verde.
Fototrasduzione
La fototrasduzione dei bastoncelli è uguale alla fototrasduzione dei coni, cambia solo
la opsina.
Al buio i livelli del secondo messaggero GMP ciclico all’interno delle cellule che
compongono i dischi sono eleva2, in questo modo i canali per il sodio sono aper2 ed
esso può entrare nella membrana depolarizzando il segmento esterno del
bastoncello.
La depolarizzazione si diaonde anche al segmento interno, e questa apre i canali per
il calcio che s2mola l’esocitosi di glutammato direF alle cellule bipolari.
282
Il glutammato rilasciato dai coni e dai bastoncelli trasme@e segnali di luce e di buio
alle cellule bipolari della re2na.
In queste cellule, sopra@u@o per i bastoncelli, esiste un certo grado di convergenza,
ossia più fotorece@ori comunicano con un numero minore di cellule bipolari che
comunicano con una cellula gangliare.
Le cellule bipolari sono in grado di trasme@ere potenziali gradua2. Alcuni sinapsi tra
fotorece@ore e cellule bipolari sono eccitatorie, mentre altre sono inibitorie, quindi
la luce eccita alcune cellule bipolari e ne inibisce altre. Le cellule orizzontali inoltre
modulano le sinapsi.
Gli assoni delle cellule gangliari formano il nervo oFco che esce dalla re2na e arriva
all’encefalo.
L’elaborazione dell’immagine inizia già nella re2na, infaF ogni cellula gangliare
riceve informazioni da una speci>ca area re2nica circolare, chiamata CAMPO
RECETTIVO, del quale ognuno è suddiviso in due cerchi concentrici che formano
CENTRO e PERIFERIA.
CENTRO ON/PERIFERIA OFF la luce nel centro del campo receFvo eccita la
cellula, mentre la luce sulla periferia la inibisce
CENTRO OFF/PERIFERIA ON la luce nel centro inibisce la cellula, mentre
nelle aree della periferia la eccitano.
Questo perme@e di dire che la re2na u2lizza il sistema del contrasto per migliorare
l’acuità visiva.
VIE VISIVE
I due nervi oFci fuoriescono dagli occhi a livello del disco oFco e conkuiscono alla
base dell’encefalo per formare il CHIASMA OTTICO. In questo punto metà degli
assoni provenien2 da ciascun occhio si incrocia per dirigersi verso l’altro lato
283
Dopo il chiasma oFco gli assoni viaggiano in un fascio di >bre chiamato TRATTO
OTTICO. Le cellule gangliari terminano in un nucleo del talamo, il CORPO
GENICOLATO LATERALE, dove fanno sinapsi con i neuroni che vanno alla corteccia
visiva situata nel lobo occipitale, formando le RADIAZIONI OTTICHE.
Nell’uomo, entrambi gli occhi me@ono a fuoco un solo insieme di oggeF – una
cara@eris2ca chiamata VISIONE BINOCULARE.
Essa ci perme@e di percepire la profondità e la natura tridimensionale degli oggeF.
La visione binoculare si veri>ca quando i raggi luminosi provenien2 da un ogge@o
colpiscono il punto corrispondente sulle due re2ne.
La DISPARITÀ BINOCULARE è la diaerenza di posizione della stessa immagine visiva
sulle due re2ne: maggiore per gli oggeF vicini, minore per quelli lontani.
CONVERGENZA: quando ci avviciniamo all’ogge@o, gli occhi devono ruotare
medialmente aynché i raggi luminosi vadano a colpire gli stessi pun2 su entrambe le
re2ne.
284
L’ORECCHIO E L’UDITO
NATURA DELLE ONDE SONORE
Le onde sono delle onde meccaniche generate dal movimento delle molecole d’aria.
Esso ha diverse cara@eris2che, come l’AMPIEZZA (volume) che è uguale alla
diaerenza tra la densità delle molecole nell’aria compresse e la densità delle
molecole nell’aria rarefa@e. Essa è misurata in decibel dB, dove:
dB = 20 Log P/P0
Oltre i 100 dB l’ampiezza del suono può diventare pericolosa per le orecchie.
La FREQUENZA corrisponde alla tonalità del suono, quando è bassa il tono è basso,
mentre quando è alta il suono è alto. Essa è misurata in hertz. Gli esseri umani
possono sen2re suoni con frequenze da 20 a 20mila Hz.
Un’altra cara@eris2ca delle onde sonore è il TIMBRO, o qualità del suono.
ANATOMIA DELL’ORECCHIO
L’orecchio è diviso in tre par2: orecchio esterno; orecchio medio e orecchio interno. I
primi due contengono aria, mentre l’ul2mo con2ene del liquido.
L’orecchio medio ampli>ca il suono perché poi le onde sonore dovranno passare da
un ambiente d’aria ad un ambiente kuido. All’interno dell’orecchio medio vi sono tre
ossicini: il MARTELLO, l’INCUDINE e la STAFFA, che collegano la membrana 2mpanica
alla FINESTRA OVALE che separa l’orecchio medio da quello interno. Accanto vi è
un’altra membrana, la FINESTRA ROTONDA, che anch’essa separa le due par2
dell’orecchio.
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si generano vibrazioni all’interno della >nestra ovale che producono onde nella
perilinfa della scala ves2bolare. Le onde viaggiano verso la scala 2mpanica, dove
causano un movimento della >nestra rotonda.
Quando le onde sonore determinano una dekessione delle ciglia dell’organo del
Cor2 si genera un potenziale d’azione.
Le punte delle stereociglia sono collegate tra loro da pon2 proteici, in modo da farle
muovere tu@’e assieme. In base alla direzione del movimento delle ciglia i canali per
il potassio si possono aprire o chiudere determinando una depolarizzazione della
cellula.
VIE UDITIVE
L’ORECCHIO E L’EQUILIBRIO
ANATOMIA DELL’APPARATO VESTIBOLARE
Alla base di ciascun canale semicircolare vi è l’AMPOLLA che con2ene cellule ciliate.
All’interno dell’ampolla vi è la CUPOLA, una stru@ura gela2nosa, e al di so@o di essa
vi sono cellule ciliate simili a quelle cocleari di cui la più importante è il
CHINOCIGLIO.
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Le cellule ciliate del sacculo invece sono disposte ver2calmente, con le stereociglia
disposte orizzontalmente, in questo modo può percepire l’accelerazione lineare
verso l’alto e verso il basso, come quelle che si generano quando si prende un
ascensore.
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IL GUSTO
Il gusto sono le sensazioni generate dal cibo e dalle bevande nella nostra bocca. TuF
i sapori che si possono riconoscere derivano da 5 gus2: dolce, amaro, salato, acido e
umami.
La possibilità di sen2re il gusto del cibo è data da chemoce@ori presen2 nel cavo
orale che rispondono ad alcune sostanze chimiche presen2 negli alimen2. I
chemoce@ori gusta2vi sono localizza2 nei BOTTONI GUSTATIVI, ognuno dei quali
con2ene da 50 a 150 chemoce@ori e numerose cellule di supporto. All’estremità di
ciascun bo@one vi è un poro che perme@e alle cellule rece@oriali di venir in conta@o
con la saliva e con le molecole disciolte in essa.
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VIA GUSTATIVA
L’OLFATTO
Nell’olfa@o gli ODORANTI, delle speci>che sostanze chimiche, devono sciogliere il
muco per potersi legare a speci>ci chemoce@ori e quindi essere percepite.
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Le cellule rece@oriali sono neuroni che hanno ciglia sulle terminazioni dendri2che
che si proie@ano sul muco che riveste la cavità nasale. Le ciglia hanno dei rece@ori
che si legano a speci>ci odoran2.
Il legame di un odorante al suo rece@ore di membrana aFva una proteina Golf che
aFva l’enzima adenilato ciclasi che catalizza la formazione di cAMP. Quest’ul2mo si
lega ai canali ca2onici, perme@endo l’ingresso nella cellula di ioni sodio e calcio,
depolarizzando la cellula.
Il calcio determina anche la fuoriuscita di cloruro dalla cellula, aumentandone la
depolarizzazione e iniziando i potenziali d’azione.
Esistono circa mille diaeren2 rece@ori olfaFvi che ci perme@ono di dis2nguere circa
10mila odori diversi, ma ogni cellula rece@oriale risponde ad un unico 2po di
odorante.
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VIA OLFATTIVA
Gli assoni dei neuroni aaeren2 terminano nel nervo olfaFvo che arriva >no
all’encefalo nel bulbo olfaFvo, dove formano sinapsi con neuroni di second’ordine
chiama2 CELLULE MITRALI. Dato che mol2 neuroni convergono in un’unica cellula
mitrale, essi formano dei grappoli chiama2 GLOMERULI.
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