Istologia 2

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GLOBULI ROSSI

Hanno un aspetto morfologico a “disco biconcavo”.


Sono piccoli e hanno una forma caratteristica, che presenta una strozzatura centrale.
Inoltre la sua forma è favorevole negli scambi dei gas.
È privo di nucleo e il suo citoplasma è privo di organuli e abbastanza omogeneo. L’assenza di
nucleo permette ai globuli rossi di passare in capillari piccolissimi.
Anche se è importante affermare che inizialmente hanno il nucleo, ma lo perdono, con gli altri
organuli, in fase di maturazione (quando sono nel midollo osseo).
Il globulo rosso è costituito dal 66% da acqua e dal 33% da proteine, di cui ne fa parte per un 95%
l’emoglobina.
L’emoglobina è responsabile del trasporto di ossigeno e anidride carbonica, ed è fatta da 4 catene
di globina (2 alfa e 2 beta). Al centro della globina troviamo il gruppo eme, che contiene l’atomo di
ferro. L’eme è un pigmento che colora il sangue ed è in grado di legare una molecola di ossigeno.
Vengono distrutti quando invecchiati dai macrofagi.
Espongono sulla loro membrana un insieme di antigeni responsabili della distinzione in gruppi
sanguigni:
• Sistema AB0 (0, A, B, AB) → gli antigeni sono di natura glucidica
• Sistema Rhesus (Rh+, Rh-) → l’antigene è di natura proteica

• Il sistema AB0 è fatto da antigeni di natura glucidica. Troviamo particelle glucidiche attaccate alla
membrana plasmatica dei globuli rossi, che ne consentono la distinzione in 4 gruppi: gruppo 0,
gruppo A, gruppo B e gruppo AB.

Gli antigeni sono due: di tipo A e di tipo B. Quando sono assenti gli antigeni A e B, si parla di
gruppo 0.
Il sangue che espone l’antigene del gruppo A viene chiamato sangue di tipo A, quello che espone
l’antigene B è il sangue di gruppo B e quello che li espone entrambi è il sangue di gruppo AB.
Questi antigeni sono associati a degli anticorpi presenti nel plasma e la loro assenza/presenza è
complementare all’assenza/presenza degli anticorpi.
Il gruppo A ha nel plasma gli anticorpi anti-B e il B ha anticorpi anti-A.
Il gruppo 0 (donatore universale) che non ha gli antigeni sulla superficie dei globuli rossi ha, però,
gli anticorpi specifici anti-A ed anti-B nel plasma, anticorpi che si chiamano agglutinine (anticorpi).
Se un soggetto viene sottoposto a trasfusione bisogna stare attenti a non dargli del sangue di cui
abbia anticorpi, altrimenti si verifica un rigetto. Il sangue 0 è considerato donatore universale,
mentre il sangue AB può ricevere da tutti gli altri tipi.

• Il sistema Rhesus viene identificato con un antigene di natura proteica, RH.


Per cui il sangue può essere RH positivo o RH negativo, a seconda se i globuli rossi espongono
questo antigene sulla membrana oppure no.
L’antigene RH non è concomitante con la presenza degli anticorpi nel plasma e, quindi, il primo
contatto tra un individuo con RH positivo ed uno con RH negativo non produce alcun rigetto.
È quello che succede quando una madre RH negativo è in attesa di un bambino RH positivo, dove
la prima gravidanza non comporta alcun problema, ma, al momento del contatto, la madre
produce anticorpi anti-RH perché li riconosce come estranei.
Un’eventuale seconda gravidanza, con un feto RH positivo, può comportare la morte del feto,
perché questi anticorpi vanno a scagliarsi contro il sangue del nascituro. Esistono trattamenti da
fare per evitare il rigetto.
GLOBULI BIANCHI (LEUCOCITI)
Sono molto più grandi dei globuli rossi. Sono da 5000 a 9000 a millimetro cubo, in condizioni
normali, e, se questo numero aumenta di molto, arrivando fino a 40.000, significa che siamo di
fronte ad un’infezione.
Sono cellule complete, provviste di nucleo e citoplasma.
Sono dotati di movimento ameboide (molto importante per consentirgli di svolgere le loro
funzioni). Si trovano nel sangue, ma sono pronti a spostarsi nel luogo in cui è richiesta la loro
azione di difesa contro i microrganismi patogeni, grazie a specifici stimoli chimici che generano la
chemiotassi.
Escono dal circolo sanguigno (dove le pareti dei vasi sono strettamente delimitate da cellule
endoteliali) con un meccanismo che prende il nome di diapedesi e si recano al livello del
connettivo, dove è richiesta la loro funzione di difesa immunitaria dell’organismo.
Quando i leucociti incontrano le sostanze chemiotattiche, iniziano a produrre delle molecole di
adesione che gli consentono di attaccarsi all’endotelio, anche grazie al fatto che nei siti di
infiammazione il circolo sanguigno è un po' rallentato.
I leucociti possono essere: granulari o agranulari, a seconda della presenza o meno di granuli.
• I granulari si chiamano anche granulociti. Sono specifici di ogni tipo cellulare e si colorano in
maniera diversa.

I granulociti si dividono in neutrofili, eosinofili e basofili in base alle affinità tintoriali dei loro
granuli.
I neutrofili hanno granuli che hanno affinità per coloranti neutri, gli eosinofili hanno affinità per
coloranti acidi ed i basofili hanno affinità per quelli basici.
Neutrofili (non hanno affinità con i coloranti)→
Sono composti da piccole granulazioni.
Hanno un citoplasma chiaro ed un nucleo plurilobato (da 2 a 5 lobi). Più il granulocita invecchia e
più lungo è il suo nucleo.
Sono dotati di movimento ameboide ed intervengono per primi nei processi infiammatori,
producendo del pus.
Hanno una vita breve (12 ore o meno), per cui devono essere sostituiti in continuazione.
Esistono due tipi di granuli: granuli “azzurrofili” (più grandi) o graznuli chiari (più piccoli). I primi si
chiamano così perché in microscopia ottica si colorano in azzurro dimetile e sono dei semplici
lisosomi che contengono enzimi litici. I secondi contengono una speciale sostanza ad azione
antibatterica che prende il nome di lisozima.

Eosinofili →
Hanno dei granuli abbastanza grandi e sono colorabili con coloranti acidi come l’eosina, che gli
conferisce un colore rosa.
Hanno un nucleo formato in genere da 2 lobi.
Rimangono in circolo da 6 a 10 ore e, dopodiché, migrano nel tessuto connettivo, dove possono
sopravvivere per 12 giorni e poi devono essere sostituiti.
Non hanno un patrimonio enzimatico che gli consente di fagocitare i batteri come i neutrofili, ma
fagocitano ed eliminano i complessi antigene-anticorpo che si formano nel corso.
Inoltre, partecipano alla reazione antiparassitaria, producendo sostanze che uccidono i parassiti.

Basofili →
Sono pieni di grandi granuli che mimetizzano il nucleo.
Hanno affinità per coloranti basici come l’ematossilina (blu).
Sono costituiti da nucleo bilobato e, infatti, si dicono “polimorfolobati”.
Producono eparina (anticoagulante) ed istamina (vasodilatatoria), che mediano gli effetti
dell’infiammazione, intervenendo in infiammazione e reazioni allergiche, e possono essere
coinvolte anche nello shock anafilattico.

• Gli agranulari prendono il nome anche di “agranulociti” ed hanno un citoplasma di colore


omogene.

Si distinguono in linfociti (abbastanza piccoli) e monociti (cellule, anche più grandi dei granulociti).

Monociti →
Hanno il nucleo fatto a ferro di cavallo (reniforme) e localizzato nella periferia della cellula.
Da essi possono derivare i macrofagi e il tessuto connettivo.
Sono costituiti da creste ed estroflessioni nella loro superficie. Le estroflessioni servono per
inglobare le particelle che devono essere distrutte e, nel caso di particelle di grandi dimensioni,
sono in grado di fondersi tra di loro in un’unica grande cellula fagocitaria che può aggredire grandi
particelle.
Come i macrofagi sono in grado di fare la presentazione dell’antigene (inglobano per fagocitosi un
microrganismo, scindono le sue componenti con degli enzimi e, quindi, espongono gli antigeni,
stimolando l’intervento delle altre cellule della risposta immunitaria).
Rimangono nel circolo sanguigno soltanto pochi giorni e poi migrano nel connettivo, dove possono
trasformarsi in macrofagi liberi.

Linfociti →
Hanno un nucleo molto grande, di forma rotonda, che è localizzato al centro della cellula ed è
circondato da citoplasma.
Sono dotati di movimento ameboide e sono provvisti, sulla loro membrana, di anticorpi specifici.
Ogni linfocita in genere ha un anticorpo specifico contro un solo antigene, quindi sono i mediatori
dell’immunità specifica.
Queste cellule possono anche vivere a lungo.
Possono trasformarsi in cellule della memoria.
Ci sono 3 categorie di linfociti, che all’osservazione tramite una striscia di sangue non sono
distinguibili, ma hanno comunque alcune caratteristiche diverse, e sono:

- Linfociti B (nascono nel midollo osseo):


Chiamati così perché riconosciuti in un organo degli uccelli, che si chiama “bolza di fabrizio”.
Nascono nel midollo osseo e sulla loro membrana presentano un importante anticorpo che li
caratterizza ed è specifico per un solo antigene.
Sono attivati dall’interazione con l’antigene presentato dal macrofago.
Si trasformano in plasmacellule che producono anticorpi.

- Linfociti T:
Si formano nel midollo osseo ma ben presto lo abbandonano per andare a concludere la loro
maturazione nel timo (posto nella cavità toracica sopra al cuore). Sono suddivisi in 2 classi T-helper
e T-citotossici, alle quali si affiancano altre due classi meno numerose: t-soppressori e t di
memoria.
I t-helper sono caratterizzati dalla presenza di un antigene specifico CD4. E coadiuvano i B nella
risposta umorale.
I t-citotossici si attivano solo dopo essere attivati dai primi. Sono caratterizzati dalla presenza di
CD8, e secernono sostanze che uccidono cellule infettate da virus o cellule estranee (per esempio
dopo trapianti).
I t- soppressori sono cellule regolatrici in grado di bloccare la risposta immunitaria.
I t di memoria, sono presenti per anni.
Tutti i linfociti T non producono anticorpi, ma coinvolgono l’attivazione di cellule.
Sono infatti responsabili dell’immunità cellulo-mediata, che è una risposta del sistema
immunitario che non coinvolge gli anticorpi ma l'attivazione di cellule.
- Linfociti NK (natural killer)

Hanno dimensioni maggiori rispetto agli altri linfociti, si possono distinguere dal punto di vista
antigeno perché espongono sulla loro superficie una particolare molecola chiamata CB16. Sono in
grado di riconoscere e di uccidere una grande varietà di cellule neoplastiche o cellule infettate da
virus. Anche loro sono responsabili dell'immunità cellulo-mediata, agiscono direttamente sulle
cellule infettate.

Piastrine →
Sono piccoli elementi (circa 3 micron di diametro) corpuscolati del sangue periferico.
Normalmente il loro numero va da 200.000 a 400.000 per mm3 e hanno una vita media di 8/10
giorni, quindi anche loro devono essere continuamente prodotte.
Vengono prodotte nel midollo osseo per frammentazione citoplasmatica di grosse cellule
chiamate megacariociti.
Prive di nucleo ma ricche di organelli citoplasmatici. Non possono avere un nucleo perché non
sono cellule “vere” ma sono semplicemente dei frammenti citoplasmatici di altre cellule giganti Il
loro citoplasma contiene numerose vescicole ripiene di tante sostanze, che sono impiegate nel
processo di coagulazione (processo che ci permette di arrestare il sanguinamento nel caso di una
lesione di un vaso). In particolare contengono serotonina e fibrinogeno, ma anche altri fattori della
coagulazione.
Il fibrinogeno fa parte anche delle proteine plasmatiche. La serotonina invece, è una sostanza che
induce la contrazione della muscolatura liscia e quindi è molto importante nel processo della
coagulazione.
Tutti i componenti del sangue, sia il plasma che la parte corpuscolata, non hanno una vita molto
lunga quindi vanno incontro ad un continuo rinnovamento. Il plasma viene continuamente
rinnovato perché è interessato da scambi continui con l'ambiente interstiziale a livello del
microcircolo capillare (scambi tra il sistema circolatorio e l'ambiente extracellulare). Le cellule
invece vengono rinnovate per emopoiesi.
Le piastrine partecipano all’emostasi.

Processo di emostasi: cioè della coagulazione del sangue.

1. Quando vi è una lesione di un vaso, a contatto con il collagene esposto dalla parete, le piastrine
rilasciano la serotonina e altre sostanze, che provocano vasocostrizione.

2. Formazione di un tappo piastrinico temporaneo. Le piastrine si agglutinano, cioè si


“appiccicano” le une alle altre formando dei grossi agglomerati, si forma così il tappo piastrinico
che si ingrossa rapidamente e blocca la lesione.
3. Formazione del coagulo grazie al fibrinogeno, che a contatto con l'aria precipita e dà luogo ad
un reticolo di fibrina. Quest’ultima è proteina filamentosa, che imbriglia tutti gli elementi figurati
del sangue, ovvero piastrine, globuli bianche e altre cellule del sangue. Il coagulo deve rimanere
tutto il tempo necessario alla riparazione del vaso. Una volta bloccata la fuoriuscita massiccia del
sangue le piastrine secernono il PDGF (fattore di crescita secreto dalle piastrine) che induce la
crescita delle cellule che si trovano intorno, cioè i fibroblasti e le cellule muscolari lisce. Queste
iniziano a replicarsi e a riparare la lesione della parete del vaso. Il processo può durare anche vari
giorni.

4. Retrazione del coagulo una volta che il tessuto è stato riparato. Le piastrine secernono il fattore
12, che innesca una serie di eventi che portano alla produzione della plasmina che digerisce la
fibrina e quindi rimuove il coagulo.

Processo di emopoiesi (formazione e maturazione):


Nel feto avviene nella milza e nel fegato.
Nella vita postnatale avviene nel midollo osseo rosso, in tutte le ossa brevi e piatte e nelle epifisi
delle ossa lunghe.
A livello di questi organi emopoietici esistono delle cellule staminali.
Cellule inizialmente indifferenziate, in grado solamente di replicarsi e di dar luogo quindi ad altre
cellule che si differenzieranno in tre grandi gruppi,che hanno preso il nome di tre linee :

- LINEA ERITROCITARIA → dà origine ai globuli rossi

- LINEA MIELOIDE → dà origine ai globuli bianchi, e a sua volta genererà i mieloblasti per i
granulociti, i monoblasti per i moniciti e i linfoblasti per i linfociti.

- LINEA PER LE PIASTRINE →dà origine ad una prima tipologia di cellule che sono i megacarioblasti,
che poi daranno origine ai megacariociti,che per frammentazione citoplasmatica daranno luogo
alle piastrine.

Processo di emocateresi (distruzione cellule invecchiate):


Il processo di distruzione delle cellule ematiche invecchiate. A livello dei globuli rossi avviene
periodicamente ad opera dei macrofagi. Quella dei leucociti dipende da fattori variabili
(infiammazioni, allergie etc). Quella degli eritrociti avviene in tempi e con modalità costanti a
livello della milza, del fegato e del midollo osseo.

TESSUTO MUSCOLARE
Contrattilità
Ha una caratteristica che lo differenzia dagli altri tessuti: la contrattilità.
Le cellule che costituiscono il tessuto muscolare sono chiamate fibre per la loro forma allungata, e
contengono delle proteine particolari. Queste proteine prendono il nome di contrattili, che sono in
grado di accorciarsi (producendo l’accorciamento di tutta la cellula) e aggregarsi formando le
fibrille (orientate verso l’asse maggiore della cellula).
La contrazione avviene per scissione enzimatica di ATP, quindi da energia chimica si passa a
movimento meccanico. In questa operazione viene prodotto molto calore, infatti l’attività dei
muscoli produce un aumento della temperatura corporea. Per sopportare questo dispendio
energetico c’è bisogno di una ricca vascolarizzazione, quindi il tessuto muscolare è riccamente
vascolarizzato.
N.B. = Nei muscoli si trovano anche cellule satelliti (cellule indifferenziate con capacità di
riprodursi). Sono cellule indifferenziate che hanno la capacità di riprodursi. Sono elementi di
riserva perché sono in grado di formare nuove cellule che si specializzeranno in fibre muscolari
striate. Sono abbondanti durante la crescita del muscolo e durante la riparazione di eventuali
danni. Grazie a queste cellule il muscolo può rigenerare.
Tipi di tessuto muscolare
A livello del nostro organismo ci sono 3 tipi di tessuto muscolare, diversi per struttura, funzione e
localizzazione, ma derivanti tutti dal mesoderma:
• • muscolo striato scheletrico
• • muscolo striato cardiaco
• • muscolo liscio.

TESSUTO MUSCOLARE STRIATO


Forma il muscolo striato insieme al tessuto connettivo, che sostiene e contiene le fibre muscolari
ancorandole all’apparato scheletrico.

Da cosa è formato un muscolo?

Un muscolo è formato da tanti fasci muscolari, che a loro volta sono formati da tante fibre.
Quindi ogni cellula si aggrega con altre fibre muscolari per formare un fascio. Più fasci si aggregano
per formare un muscolo.
Ognuna di queste entità ha un rivestimento connettivale. Il muscolo è avvolto dall’epimisio, che è
il rivestimento più spesso. Il perimisio avvolge un fascio di fibre all’interno del muscolo, inoltre è
ricco di vasi. L’endomisio avvolge una singola fibra muscolare.
Rivestimenti connettivali → lungo questi è presente una ricca vascolarizzazione che garantisce la
nutrizione del muscolo. Le fibre collagene di questi rivestimenti all’estremità del muscolo si
uniscono per andare a formare il tendine di inserzione, ovvero il luogo in cui il muscolo si ancora
allo scheletro.

• Due tipi di striature:

Il muscolo striato si chiama così perché presenta una caratteristica striatura trasversale data
dall’alternanza di bande più chiare e più scure.
Nella fibra muscolare ci sono però anche striature longitudinali (più sottili rispetto alla prima
striatura) che sono date dalla presenza di miofibrille di proteine contrattili, che si dispongono in
maniera tale da generare poi questa striatura trasversale che è perpendicolare all’asse
longitudinale della cellula.

• Le fibre (cellule) al loro interno:

L’interno delle fibre muscolari è composto da numerosi nuclei disposti alla periferia, quindi alla
periferia della membrana plasmatica (che si chiama sarcolemma).
Inoltre è ricco di miofibrille, che sono tutte parallele tra di loro, orientate longitudinalmente, e
responsabili della striatura longitudinale della cellula. Presentano anche una striatura trasversale.
Si dispongono parallelamente in modo che la striatura trasversale sia in registro, questo genera la
striatura generale di tutta la fibra.
Negli spazi tra le miofibrille è contenuto poco citoplasma. Il citoplasma è detto sarcoplasma e
contiene: un ampio reticolo endoplasmatico liscio (reticolo sarcoplasmatico), molti apparati di
Golgi e molti mitocondri.
Questi organuli sono essenziali per la contrazione, i mitocondri ad esempio producono ATP.
Bisogna poi sapere che nel reticolo endoplasmatico liscio sono contenute varie sostanze:
- il glicogeno (forma di accumulo del glucosio) e goccioline di lipidi →che hanno una funzione
energetica, sono depositi di energia.
- la mioglobina → proteina parente dell’emoglobina, al suo interno contiene un gruppo eme e
quindi un atomo di ferro che rappresenta un deposito per l’ossigeno, il quale viene reso
disponibile per la contrazione muscolare.
- molti ioni calcio → essenziali sempre per la contrazione.

Da cosa sono costituite le miofibrille?

Le miofibrille sono fatte di miofilamenti contrattili, questi si distinguono in:


• filamenti di miosina = sono filamenti più spessi
• filamenti di actina = sono filamenti più sottili

Filamento spesso:
Costituito da numerose molecole di miosina. Ogni molecola di miosina è fatta da due porzioni: una
coda (sottile e lunga) e da una testa (porzione globosa).
Per produrre un filamento spesso si aggregano tante molecole di miosina, le code si dispongono
parallelamente le une alle altre e le teste sporgono lateralmente. Questa è la porzione che è in
grado di legarsi col filamento sottile.

Filamento sottile:
Costituito principalmente d’actina, che è una proteina globulare. Queste globuline si aggregano a
formare due lunghe catene che si avvolgono ad elica.
Nel filamento si trovano anche proteine regolatrici che sono la tropomiosina e troponina. La prima
è una proteina filamentosa che si organizza a formare un lungo prolungamento che si insinua nella
spirale, formata dalle due catene di actina. Mentre la seconda è una proteina globulare fatta da
tre subunità che si vanno a legare al filamento di tropomiosina lungo intervalli regolari.

• Le bande delle miofibrille:

Le bande delle miofibrille vengono definite con le lettere dell’alfabeto:


- Bande scure A (anisotrope) → è più scura e al suo centro troviamo una zona più chiara detta
banda H, all’interno della quale si trova una linea più scura detta M.

- Bande chiare I (isotrope) → all’interno di ogni banda di questo tipo è presente una striatura più
scura detta linea Z che divide in due la banda.
La porzione che comprende una banda A al centro e due mezze bande chiare I laterali, delimitate
da due linee Z, è definita come l’unità funzionale del muscolo o sarcomero (circa 2 micron di
lunghezza).
Inoltre bisogna sapere che:
- nella banda H ci sono solo filamenti spessi che sono uniti da ponti trasversali che formano al
centro la linea M.
- nella rimanente porzione della banda scura A ci sono sia filamenti sottili sia spessi, che si
alternano
- nella banda chiara I ci sono solo filamenti sottili che si uniscono ai filamenti sottili del sarcomero
vicino. Anche se ogni sarcomero è sfalsato rispetto a quello vicino di mezzo intervallo, per cui alla
fine i filamenti sottili si uniscono a formare una linea a zig zag che è appunto la linea Z.

Nel sarcomero i filamenti spessi stanno al centro, mentre i filamenti sottili stanno in posizione
periferica. Nella parte centrale ci sono solo le code di miosina, nella parte periferica scorrono le
teste pronte a legarsi al filamento di actina.

• Cosa succede nel sarcomero?

Durante la contrazione muscolare la testa della miosina si lega all’actina reversibilmente. Le teste
della miosina si flettono come su un perno, determinando lo scivolamento dei filamenti sottili di
actina su quelli di miosina verso il centro del sarcomero (verso il centro della banda A). Di
conseguenza la lunghezza della banda I diminuisce e la banda H e le due linee Z si avvicinano.
Per produrre questi spostamenti c’è bisogno di energia e questa energia viene fornita dalle
molecole di ATP. Le sequenze di legame e il rilascio avvengono per l’idrolisi dell’ATP, che avviene a
livello delle teste della miosina. Dunque, l’energia chimica viene convertita in energia meccanica.
In condizioni di riposo i siti di legame dell’actina per la miosina sono coperti dalle proteine
regolatrici troponina e dalla tropomiosina. Quando arriva un impulso nervoso alla fibra muscolare
si diffonde dal sarcolemma (poiché c’è un cambiamento della permeabilità di membrana) alle
cisterne del reticolo sarcoplasmatico, determinando la liberazione da parte di questo di ioni calcio.
Questi ioni si legano alla troponina, ciò causa un cambiamento conformazionale della troponina
che a sua volta determina una modificazione conformazionale della tropomiosina. Quest’ultima
provoca un cambiamento sterico dell’actina, che diventa in grado di legare la miosina.

MUSCOLO STRIATO SCHELETRICO


▪ Si chiama così perché si attacca allo scheletro, quindi consente i movimenti delle varie parti dello
scheletro.

▪ Le funzioni del muscolo striato scheletrico sono:

- mantenimento della postura

- movimenti relativi delle varie parti dello scheletro e della deambulazione → si tratta di muscoli
volontari, perché vengono attivati da strutture nervose che sono sotto la nostra volontà.
- contenzione e protezione degli organi interni → es. i muscoli dell’addome che formano la parete
addominale.

- controllo degli orifizi (orifizio uretrale e anale) → il muscolo forma una struttura ad anello che ci
permette il controllo dell’urina e delle feci.
- mantenimento della temperatura corporea → la contrazione muscolare produce calore.

- forma un piccolo numero di muscoli dell’apparato digerente e respiratorio → es. i muscoli della
lingua, della parte superiore dell’esofago, i muscoli nella laringe.

- importante per la respirazione → forma il muscolo diaframma, muscolo ampio che separa la
cavità toracica dalla cavità addominale.

▪ Le FIBRE che costituiscono questo muscolo sono molto grandi e molto lunghe, vanno da 10-60
micron di diametro fino a 20 cm di lunghezza. Non sono vere e proprie cellule singole, ma sono
sincizi polinucleati (fusione di cellule) che nascono dalla fusione di più cellule.

▪ FIBRE MUSCOLARI STRIATE SCHELETRICHE si distinguono in:

1. Fibre di tipo I (rosse)→ sono dette “a contrazione lenta (slow)” perché si contraggono
lentamente, ma hanno una resistenza altrettanto lunga.

Ma si possono definire anche fibre rosse, perché sono abbondanti di mitocondri e di mioglobina.
Si trovano in quei muscoli che lavorano spesso e a lungo, come i muscoli che ci permettono di
mantenere la postura.

2. Fibre di tipo II → sono anche definite a contrazione rapida (fast), e si distinguono a loro volta in:

- IIA = intermedie sia come colore sia come funzionalità. Sono a contrazione rapida ma anche
resistenti alla fatica. Sono fibre piuttosto rare nel nostro organismo, si trovano nel muscolo
bastolaterale della coscia.

- IIB (fibre bianche) = sono meno ricche di mitocondri e mioglobina. Sono a contrazione veloce ma
si decontraggono velocemente. Sensibili alla fatica. Si trovano nei muscoli che devono agire spesso
ma per tempi brevi, come muscoli per la deambulazione (muscoli del polpaccio).

MUSCOLO STRIATO CARDIACO


▪ Le FIBRE sono più piccole rispetto allo striato scheletrico e sono semplici, quindi monucleate (non
sincizi).

Prendono il nome di miociti o cardiomiciti.


Hanno una forma cilindrica che si presenta bifida all’estremità.
Non sono perfettamente parallele, infatti si possono orientare in vario modo. All’estremità si
legano agli altri miociti creando una sorta di rete tridimensionale.
Sono unite le une alle altre attraverso i dischi intercalari → dispositivi giunzionali di adesione fra
miociti che conferiscono stabilità meccanica. Presentano giunzioni aderenti o desmosomi ma
anche molte giunzioni GAP, grazie alle quali i miociti vengono trasformati in sincizi funzionali,
perché si contraggono tutti insieme a favore della rapida trasmissione dell’impulso per la
contrazione.

▪ Non si può rigenerare.


▪ È striato, quindi contiene PROTEINE CONTRATTILI che sono allineate in modo regolare, creando
così sarcomeri simili a quelli osservati nello striato scheletrico. Si osservano alternanze di bande
chiare e scure.

▪ La contrazione del muscolo cardiaco non è volontaria. I miociti del cuore specializzati nella
contrazione costituiscono il miocardio comune, all’interno del quale ci sono miociti specializzati
che costituiscono il miocardio specifico e sono proprio loro che danno l’avvio all’impulso che
genera le contrazioni del cuore.

▪ È possibile osservare la striatura trasversale, che è dovuta al regolare allineamento dei sarcomeri
e delle miofibrille.

▪ Si possono osservare numerosi mitocondri, sede di sintesi delle molecole di ATP indispensabili
per la contrazione.

MUSCOLO LISCIO
▪ Le FIBRE sono più piccole e fusiformi (più spesse al centro e assottigliate all’estremità). Sono
cellule mononucleate.

▪ Anche qui si hanno le PROTEINE CONTRATTILI, actina e miosina. Ma nel liscio queste proteine
non si organizzano in maniera ordinata quindi non si organizzano in sarcomeri.

▪ La contrazione del muscolo liscio è indipendente dalla volontà, e si sfruttano ugualmente le


interazioni tra actina e miosina.
La contrazione inoltre è più lenta, meno efficiente, ma duratura. Può agire a lungo e può essere
controllata da stimoli nervosi, ormonali e/o farmacologici.
▪ Non si osserva la striatura trasversale tipica, ma si può vedere una leggera striatura longitudinale
data dai filamenti contrattili che sono disposti parallelamente all’asse maggiore delle cellule.

Non ci sono tropomiosina e troponina, c’è invece la calmodulina. Quest’ultima è responsabile del
legame con gli ioni calcio nel momento dell’arrivo dell’impulso che genera la contrazione, conduce
l’interazione tra la miosina e l’actina.
Quando la fibra muscolare liscia è rilassata, la parte centrale è rotondeggiante e le due estremità
sono più sottili.
Quando essa si contrae, i filamenti al suo interno producono l’arrotondamento dell’intera fibra ed
il suo accorciamento.

▪ Dove si può trovare?

- In molti strati degli organi cavi del nostro corpo (organi cavi dell’apparato digerente. Nella parete
di questi organi sono presenti degli strati di muscolatura liscia, che, con le loro contrazioni,
consentono la progressione del bolo alimentare all’interno del tubo digerente e, quindi, anche la
loro digestione).
- Nella parete dei vasi sanguiferi (qui è molto importante perché la contrazione della muscolatura
liscia delle arteriole periferiche regola la pressione sanguigna).
- A livello degli sfinteri uretrali e anali, provvisti di un robusto anello di muscolatura striata
volontaria e, più profondamente, di un anello di muscolatura liscia.
- Nella cute, dove costituiscono i muscoli erettori del pelo.
- A livello del bulbo oculare.

TESSUTO NERVOSO
Il tessuto nervoso va a costituire il sistema nervoso.

Sistema nervoso
COME È DIVISO?

Il sistema nervoso è organizzato in 2 parti:


• sistema nervoso centrale → si chiama così perché occupa l’asse mediano del corpo e quindi è
costituito da encefalo e midollo spinale. L’encefalo è posizionato all’interno della scatola cranica,
mentre il midollo spinale è posizionato all’interno della colonna vertebrale.

• sistema nervoso periferico → funge da collegamento della periferia del corpo con il sistema
nervoso centrale, è costituito da nervi e gangli (formazioni che si trovano lungo il decorso dei
nervi) e comprende anche gli organi di senso.

FUNZIONI =
Il sistema nervoso coordina l’attività di tutti gli altri organi, infatti serve alla recezione e al
riconoscimento degli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dall’ambiente interno, e a
produrre una risposta a questi stimoli.

TESSUTO NERVOSO
• DOVE SI TROVA E DA COSA È COSTITUITO ?

È per il 98% localizzato nel sistema nervoso centrale, ed il restante 2% invece nel periferico.
Oltre ad essere costituito da cellule tipiche del tessuto nervoso, è anche formato da tessuto
connettivo e da vasi. Le cellule tipiche del tessuto nervoso sono: neuroni (cellule nervose
propriamente dette) e cellule gliali (cellule di sostegno), conosciute anche come “cellule di
nevroglia” o “neurogliali”.
Entrambi i tipi di cellule hanno origine dal foglietto embrionale esterno (ectoderma) e si
differenziano nel periodo prenatale, completando il processo di sviluppo e di organizzazione dei
loro rapporti nel periodo postnatale.
NEURONI
Il neurone ha quattro caratteristiche: eccitabilità, conducibilità, trasmissibilità e memorizzazione.
1. Con “eccitabilità” ci riferiamo al fatto che il neurone è in grado di reagire a stimoli (fisici o
chimici) e la sua reazione consiste nel cambiare la distribuzione degli ioni ai due lati della sua
membrana cellulare. Questo cambiamento può portare all’insorgenza di un impulso nervoso
(differenza di potenziale tra i due lati della membrana)

2. Per “conducibilità” si intende il fatto che il neurone è in grado di trasmettere, ad alta velocità,
l’impulso nervoso generato lungo la sua membrana plasmatica, sotto forma di onda di
depolarizzazione, fino a che non giunge in contatto con altre cellule, portando così alla
trasmissibilità.
3. La “trasmissibilità” è la capacità che ha un neurone di trasmettere l’impulso nervoso ad altri
neuroni o a cellule effettrici di altra natura (non nervose), come fibre muscolari striate.

4. La capacità di “memorizzazione” allude al fatto che, in seguito agli stimoli, a cui il neurone
reagisce, quest’ultimo cambia, sotto forma di accumuli di macromolecole nel suo citoplasma.
Queste costituiscono una sorta di memoria dell’esperienza che lui ha avuto e lo rendono capace di
cambiare il suo comportamento in seguito, ad esempio, all’incontro di uno stimolo con cui è già
venuto a contatto.

Da cosa è formato?
Il neurone è formato da un corpo cellulare (soma), al centro del quale si trova il nucleo, e da
numerosi prolungamenti. Quest’ultimi possono essere di due tipi:
- Dendriti (da “dendron”, ovvero “albero”, poiché sono formati da ramificazioni in vicinanza del
corpo cellulare) → Brevi. Via via che si allontanano dal corpo si assottigliano. Sono responsabili
della raccolta di informazioni dall’ambiente circostante o da altri neuroni e le conducono poi al
corpo cellulare.

- Assone → Molto lungo. Si origina dal corpo cellulare e mantiene il suo calibro per tutta la sua
lunghezza. Ha forma cilindrica e può arrivare molto lontano dal corpo del neurone. È anch’esso
formato da ramificazioni sottili che presentano bottoni sinaptici (strutture attraverso le quali il
neurone contrae rapporto con altri neuroni, o con cellule effettrici non nervose, dove non si parla
di sinapsi ma di giunzioni neuromuscolari).

Tipi di neurone

I neuroni si distinguono in:


▪ Neurone multipolare, formato da molti dendriti e un solo assone molto lungo. È presente per il
99% nella popolazione dei neuroni

▪ Neuroni bipolari, aventi un corpo cellulare e due soli prolungamenti (uno che funziona da
dendrite e uno che funge da assone, ai due poli opposti del corpo cellulare). Si trovano per
esempio nella mucosa olfattiva, nella retina, nel ganglio vescicolare (per la percezione
dell’equilibrio).

▪ Neuroni unipolari, costituiti da un unico prolungamento, l’assone, e privi di dendriti. Sono


piuttosto rari, si ritrovano infatti nella vita embrionale, ma non nell’adulto.

▪ Neuroni pseudounipolari, hanno un corpo cellulare, dal quale si distacca un unico


prolungamento. Quest’ultimo, poco lontano dal corpo cellulare, si divide a “T” in due rami di
direzioni opposte: uno va a formare il dendrite e l’altro va a costituire l’assone. Sono neuroni tipici
dei gangli annessi alle radici posteriori dei nervi spinali.

Nel midollo spinale, i nervi spinali si formano per l’unione della radice posteriore con una radice
anteriore e, lungo la prima, è sempre presente un ganglio, quindi un accumulo di neuroni
pseudounipolari.

SOMA →
• • Può avere forme e dimensioni diverse:
• - Stellata (motoneuroni)
• - Piramidale (al livello di neuroni della corteccia cerebrale, responsabili dell’attività
motoria. Hanno un corpo cellulare di 100-120 micron di diametro)
• - Piriforme (le cellule di Purkinje si trovano al livello del cervelletto)
• - Sferica (granuli del cervelletto, diametro di 4-6 micron)

• Al centro del soma si trova il nucleo, sferico o ovale, che sembra vuoto al centro. Questo perché
contiene una cromatina dispersa, che indica un’elevata attività genetica. Inoltre, c’è un unico
nucleolo voluminoso, intensamente basofilo.

• Per vedere il componente cellulare delle cellule del tessuto nervoso abbiamo due tipi di
colorazioni tipiche, che sono: l'impregnazione argentica e l'utilizzo di coloranti basofili. Con la
prima, la cellula nervosa al microscopio ottico sembra ripiena di sottili filamenti di colore nero in
quanto mette in evidenza il citoscheletro della cellula nervosa, che è estremante ricco di neuro-
tuboli e neuro-filamenti (che formano l'impalcatura di sostegno per tutta la cellula). I secondi
invece mettono in evidenza dei piccoli addensamenti, presenti in tutto il corpo cellulare, che
vengono chiamati corpi di Nissl.

Componenti citoplasmatiche del soma =

• I corpi di Nissl sono delle cisterne parallele organizzate in aggregati di reticolo


endoplasmatico rugoso. Localizzati in tutto il corpo cellulare anche a livello dei dendriti, ma non
presenti a livello dell'assone perché non vi avviene sintesi proteica.
• I neuro-tuboli e le neuro-fibrille sono aggregati di neuro-filamenti di circa 10nm.
Responsabili dell'impalcatura di sostegno della cellula nervosa e dei fenomeni di trasporto
molecolare all'interno della cellula stessa.
• I mitocondri sono numerosi sia a livello del soma che dei prolungamenti. Responsabili della
sintesi dell'ATP, forniscono quindi l'energia necessaria allo svolgimento delle varie funzioni del
neurone.
• L'apparato di Golgi è molto abbondante e si trova prevalentemente in posizione
perinucleare.
• I ribosomi liberi e i poliribosomi sono numerosi in quanto avviene la sintesi delle proteine.
• I centrioli sono quasi sempre presenti nonostante l'assenza di mitosi.
• Grandi accumuli di lipofuscina è un pigmento che si trova a livello del corpo cellulare del
neurone. Questi accumuli vanno aumentando con l'aumentare dell'età, quindi più il neurone è
vecchio più avrà grandi accumuli di lipofuscina. Si produce in seguito ai fenomeni di autolisi
cellulare a cui va normalmente incontro il neurone perché è una cellula dalla vita molto lunga che
va incontro a continui cambiamenti e continui rimaneggianti.

DENTRITI
• In genere sono numerosi e multipli.

• Emergono da vari punti del corpo cellulare.

• Sono relativamente più brevi dell'assone, in quanto vanno incontro a ramificazioni ripetute poco
lontano alla loro origine, quindi si ramificano nelle vicinanze del corpo cellulare (soma).
• Non si presentano perfettamente lisci, anzi hanno un contorno irregolare, spesso ricoperto di
piccole sporgenze dette spine o gemmule, che rappresentano i punti di contatto dove contraggono
sinapsi con gli assoni e gli altri neuroni.

• Sono vere e proprie espansioni del soma quindi contengono tutti gli organuli ad eccezione del
Golgi, che si trova in posizione perinucleare.

ASSONE
• Solitamente è unico.
• Presente in tutti i neuroni.
• Si origina da una protrusione del soma detta cono di emergenza, da cui poi si diparte l'assone.
• In genere è molto lungo e per tutto il suo percorso mantiene una forma cilindrica e regolare fino
alla zona di terminazione.
• Solitamente non emette rami collaterali in vicinanza del soma ma si divide ripetutamente nel
cosiddetto territorio di innervazione dove emette dei rami di calibro inferiore, i cosiddetti rami
preterminali, ciascuno dei quali forma numerose sinapsi con altri elementi nervosi.
• A livello dell'assone non troviamo corpi di Nissl perché non avviene sintesi proteica. Sono invece
abbondanti i mitocondri che forniscono l'energia necessaria per gli spostamenti e i movimenti che
avvengono all'interno dell'assone.
• Spesso è rivestito da una guaina mielinica, che lo protegge e lo isola dal punto di vista elettrico
dall'ambiente circostante.
• All'interno dell'assone, che presenta un citoplasma chiamato assoplasma, si osserva gran parte
del citoscheletro che forma strutture che sono specializzate e impegnate nel trasporto di
macromolecole all'interno dell'assone stesso.

Assone: costituito da un corpo cellulare, anche detto pirenoforo, e una terminazione nervosa, la
porzione terminale dove l'assone contrae sinapsi con le cellule vicine.

• Trasporto assoplasmatico = Il trasporto di sostanze all'interno dell'assone.

Il trasporto molecolare può avvenire in due direzioni:


- dal corpo cellulare verso la terminazione nervosa (trasporto anterogrado).

- dalla terminazione nervosa verso il corpo cellulare (trasporto retrogrado)

Questi trasporti avvengono grazie all'attività di due proteine: la cinesina e la dineina


citoplasmatica. Sono delle ATPasi, quindi in grado di scindere molecole di ATP per produrre
l'energia necessaria al trasporto delle sostanze lungo l'assone.

Questo flusso di sostanze all'interno dell'assone si distingue in:


1. flusso veloce
2. flusso lento

1. Il flusso veloce può riguardare i mitocondri che si spostano all'interno dell'assone, gli enzimi che
sono impegnanti nella sintesi o nella degradazione dei neurotrasmettitori, le glicoproteine e i
fosfolipi di membrana (necessari al mantenimento dell'integrità della membrana dell'assone),
oppure le sostanze che vengono prodotte dal reticolo endoplasmatico e incapsulate in vescicole
dal Golgi (come ad esempio i neurotrasmettitori).
Questo flusso è detto veloce perché viaggia ad una velocità che può variare dai 50 ai 400 mm al
giorno.
Il flusso è bidirezionale, cioè avviene sia in senso anterogrado che retrogrado, con la differenza che
quello anterogrado ha questa velocità mentre quello retrogrado è un po' più lento.
Riguarda sostanze che devono essere riportate al corpo cellulare per essere eliminate, per essere
riutilizzate, oppure può riguardare anche sostanze che vengono assunte dall'esterno dalle
terminazioni nervose in corrispondenza del territorio di innervazione.
Può avvenire solo grazie alla presenza dei microtubuli, dei neurofilamenti e dei microfilamenti.
I microtubuli e i neurofilamenti funzionano come dei binari lungo i quali scorrono le
macromolecole che devono essere trasportate; i microfilamenti possono avere un'attività
contrattile per cui possono esercitare proprio una trazione delle molecole che si devono spostare.

2. Il flusso lento avviene molto più lentamente.

La sua velocità varia da 1 a 6 mm al giorno ed è solo in senso anterogrado.


Riguarda principalmente i componenti solubili del citoplasma, i costituenti monomerici del
citoscheletro, oppure i mitocondri.
È indipendente dai neurotubuli, dovuto forse all'attività contrattile dei microfilamenti che creano
trazione oppure a delle onde di contrazione dell'assolemma.
• L’assone acquisisce un rivestimento formato da cellule delle glia che lo ricoprono per tutta
l’estensione, con l’eccezione della membrana presinaptica delle terminazioni.

L’assone e il suo rivestimento gliale costituiscono una fibra nervosa.


Ogni assone comunemente si suddivide alla sua estremità distale in più rami preterminali di
calibro inferiore, provvisti di guanina mielinica. Ciascuno di questi forma un numero variabile di
terminazioni sinaptiche. La membrana della terminazione è in parte ricoperta da cellule della glia
che la isolano dalle cellule contigue. Il dispositivo di giunzione che si costituisce prende il nome di
SINAPSI.

SINAPSI
Le sinapsi sono delle giunzioni specializzate in grado di trasmettere da un neurone all'altro
l'impulso elettrico ovvero l'impulso nervoso.
Ogni neurone stabilisce numerosissime sinapsi.
Ogni neurone può agire sia da elemento presinaptico che da elemento postsinaptico, alla fine
quindi si crea una catena di neuroni, dove ogni neurone trasmette l'impulso al successivo. Quindi il
neurone a monte si chiama elemento presinaptico e quello a valle si chiama elemento
postsinaptico.
La trasmissione dell'impulso a livello di ogni sinapsi può essere elaborata dal neurone interessato e
quindi l'impulso si complica via via che aumentano le sinapsi (più la catena sarà lunga più sarà
complesso l'impulso finale).
Le sinapsi comprendono:
-un terminale presinaptico (al suo interno sono presenti degli organuli e i filamenti del
citoscheletro), numerosissime vescicole sinaptiche (si trovano nel terminale presinaptico e
contengono il mediatore chimico che viene rilasciato nella fessura sinaptica)
-un terminale postsinaptico.
Tra i due terminali è presente la fessura sinaptica.
Tra le sinapsi si distinguono:
• Sinapsi elettriche
L'elemento presinaptico e quasi attaccato all'elemento postsinaptico, cioè lo spazio che c'è tra i
due elementi che si chiama fessura sinaptica, è estremante sottile, circa 20 amstrong, e il
passaggio dell'impulso dall'elemento presinaptico a quello postsinaptico avviene con un flusso di
cariche elettriche, come è avvenuto il passaggio dell'impulso lungo tutto l'assone; quindi
semplicemente le sinapsi elettriche trasmettono l'impulso come un flusso di cariche elettriche,
ovvero un onda di depolarizzazione. Le sinapsi elettriche possono essere bidirezionali, nel nostro
organismo si trovano solo a livello del sistema nervoso centrale.

• Sinapsi chimiche
queste ultime sono la principale struttura di connessione funzionale tra neuroni, sono molto più
comuni, la fessura sinaptica è molto più ampia, da 120 a 300 amstrong, e in questo spazio
l'elemento presinaptico riversa una sostanza chimica, il mediatore chimico o neurotrasmettitore,
tramite il quale viene trasmesso l'impulso nervoso.

In relazione a dove si stabiliscono le sinapsi si possono classificare in:


▪ sinapsi asso-somatiche se interessano un assone e il corpo cellulare

▪ sinapsi asso-dendritiche se interessano un assone e un dendrite

▪ sinapsi asso-assoniche se interessa due assoni

▪ sinapsi dendro-dendritiche se interessano due dendriti (molto rare)

NASCITA TRASMISSIONE DELL’IMPULSO:


All'arrivo dell'impulso nervoso le vescicole causano una variazione della permeabilità della
membrana che produce l'emissione all'esterno, per esocitosi, del mediatore chimico (viene
rilasciato nella fessura sinaptica). Il mediatore chimico a questo punto va a legarsi in maniera
specifica a dei recettori che sono presenti nell'elemento postsinaptico, questo legame provocherà
o meno la nascita dell'impulso nervoso a livello dell'elemento postsinaptico, quindi la trasmissione
dell'impulso.
NEUROTRASMETTITORE:
È una sostanza che veicola le informazioni tra i neuroni, attraverso la trasmissione sinaptica.
La situazione che si ha a riposo (il cosiddetto potenziale di riposo) è di circa -70 millivolt, quindi la
distribuzione delle cariche ai due lati della membrana del neurone è diversa con un accumulo di
cariche negative all'interno e un accumulo di cariche positive all'esterno.
A livello delle sinapsi il neurotrasmettitore può produrre un cambiamento dell'elemento
postsinaptico, che può essere un'eccitazione o un'inibizione.
- Se si produce inibizione significa che si fà abbassare il potenziale di riposo ( -70 millivolt a -80
millivolt) ad un valore ancora più negativo. Si produce quindi una iperpolarizzazione, un aumento
della differenza di potenziale tra i due lati della membrana del neurone.

- Se si produce eccitazione invece il potenziale di riposo accresce ( -70 millivolt a -60 millivolt) e si
sposta verso la positività, cioè diminuisce la differenza di potenziale tra l'interno e l'esterno di un
neurone e si può andare incontro all'insorgenza del potenziale di azione, che corrisponde a +30
millivolt.
Esiste un valore di soglia di -55 millivolt raggiunto il quale si innesca automaticamente il potenziale
di azione a livello dell’assone.
Quindi il neurone, cioè l'elemento postsinaptico, è costretto a fare sempre una sorta di
sommatoria tra tutti gli impulsi che gli arrivano, sia eccitatori che inibitori, e se questa somma
algebrica produce uno spostamento del potenziale da -70 fino a -55 automaticamente insorge il
potenziale di azione. Se questo non avviene l'impulso nervoso non nasce. La differenza di
potenziale si propagherà poi punto per punto in tutto l'assone fino alla sua terminazione.
I neurotrasmettitori che si raccolgono a livello delle sinapsi chimiche, sono di vari tipi e i più
comuni sono:
- acetilcolina
- noradrenalina o norepinefrina
- dopamina
- serotonina
- istamina
- acido gamma amino butirrico (GABA)
- acido glutamico
- acido aspartico
- glicina.

Abbiamo neurotrasmettitori eccitatori o inibitori, ad esempio il glutamico è un neurotrasmettitore


tipicamente eccitatorio, mentre il GABA e la glicina sono neurotrasmettitori tipicamente inibitori
Alcuni però si comportano sia come inibitori che eccitatori a seconda della natura dell'elemento
postsinaptico, ad esempio l'acetilcolina, mediatore chimico tipico della placca neuro-muscolare,
quindi della giunzione tra la cellula nervosa e il muscolo striato scheletrico.
CELLULE GLIALI
Le cellule gliali sono la popolazione cellulare più abbondante nel sistema nervoso centrale (10-50
volte superiori ai neuroni).

Funzioni
Circondano i neuroni. Furono dette gliali perché si credeva che avessero solamente funzione di
sostegno meccanico (glia=colla).
In realtà svolgono varie funzioni:
- sostegno meccanico
- funzioni trofiche
- regolano la composizione del microambiente extracellulare che circonda i neuroni, garantiscono
l'isolamento elettrico degli assoni (producono una guaina mielinica che è importante dal punto di
vista dell'impulso)
- possono decidere quali sostanze possono entrare a contatto con i neuroni e quali no (funzione di
protezione in un certo senso).

Tipi di cellule gliali


Esistono vari tipi di cellule gliali
• nel Sistema Nervoso Centrale: (SNC)

- astrociti
- oligodendrociti (hanno un corpo cellulare rotondeggiante, con pochi e sottili prolungamenti)
- cellule ependimali
- cellule della microglia (corpo cellulare molto piccolo, prolungamenti più brevi e più ramificati).
• nel Sistema Nervoso Periferico: (SNP)

- cellule di Schwann
- cellule satellite o anficiti.

Astrociti
Sono le cellule più numerose, piuttosto voluminose e ne esistono di due tipi: l'astrocita fibroso
(presenta un corpo cellulare di forma stellata con tantissimi lunghi e sottili prolungamenti, si
trovano prevalentemente nella sostanza bianca del SNC) e l'astrocita protoplasmatico (presentano
dei prolungamenti più brevi rispetto ai fibrosi, ma più voluminosi, questi sono tipici della sostanza
grigia).
Svolgono una funzione di sostegno e trofica, alcuni si dispongono a rivestire i capillari sanguiferi
contribuendo a formare la barriera emato-encefalica.
Gli astrociti sono coinvolti anche nei processi di riparazione tessutale e nella formazione della
cicatrice.
La barriera emato-encefalica è una struttura molto importante che consente il passaggio solo ad
alcune sostanze proteggendo i neuroni da eventuali sostanze nocive.
Può essere costituita dall'endotelio dei capillari o dalla propria membrana basale e dagli astrociti,
cioè dai suoi prolungamenti espansi che sono gli uni attaccati agli altri da giunzioni strette (tight
junctions). Il passaggio di sostanze, quindi, può avvenire solo attraverso carrier e trasporto attivo.

Oligodendrociti
Molto piccoli e con scarso citoplasma. Sono i responsabili della formazione della guaina mielinica
del sistema nervoso centrale. Anche gli oligodendrociti emettono numerosi prolungamenti ed
ognuno di essi avvolge numerose volte un assone di un neurone; quindi ciascun oligodendrocita
può arrivare a circondare anche 50 assoni diversi, formando così la guaina mielinica all'interno del
SNC.

Cellule della microglia (cellule spazzine)


Sono cellule piccole, contenenti numerosi lisosomi. Sono dotate di movimento ameboide e di
attività fagocitaria.
Sono simili ai macrofagi del tessuto connettivo.
Vengono definite cellule “spazzine”, perché una volta fagocitate le sostanze che devono eliminare
le distruggono con il loro grande patrimonio di lisosomi. Il loro numero aumenta in condizioni di
lesioni e patologie del tessuto nervoso, in quanto devono eliminare tutti i detriti cellulari dannosi.

Cellule ependimali
Si trovano sempre a livello del SNC.
Formano un rivestimento, come un epitelio, di forma cubica o cilindrica semplice, che si dispone a
rivestire tutte le cavità interne che si trovano a livello del sistema nervoso centrale (encefalo e
midollo spianale).
Rivestono il canale centrale della colonna vertebrale e i ventricoli del cervello.
Sulla loro superficie presentano numerosi microvilli e numerosi cigli.
Secernono il fluido cerebro-spianle (CSF).

Cellule satellite
Hanno dimensioni ridotte e forma laminare.
Si dispongono a rivestire il corpo cellulare dei neuroni del sistema nervoso periferico, situati nei
gangli. I gangli sono piccoli aggregati di corpi cellulari dei neuroni che si trovano lungo il decorso
dei nervi, dove questi corpi sono avvolti e sostenuti dalle cellule satellite.
Cellule di Schwann
Sono localizzate prevalentemente nel sistema nervoso periferico.
La cellula di Schwann si dispone su un unico assone di un neurone, una di seguito all’altra.
Possono differenziarsi come elementi produttori di guaina mielinica, con modalità sovrapponibili a
quelle degli oligodendrociti, oppure possono disporsi tra gruppi di assoni di piccolo calibro e
fornire loro un rivestimento costituito da una semplice lamina citoplasmatica che li avvolge
completamente, isolandoli dal circostante connettivo.

Guaina mielinica
Si presenta come una sostanza biancastra poiché è fatta da membrana plasmatica. È costituita per
il 70% di lipidi, per il 30% di proteine. Le fibre provviste di guaina mielinica sono dette bianche,
quelle che non ne hanno sono dette grigie. Funziona da isolante elettrico, importante per la
corretta condizione dell’impulso nervoso. È data da strati concentrici avvolti intorno all’assone
stesso, questi avvolgimenti si ottengono da un accrescimento cospicuo della membrana
plasmatica che non è seguito da un accrescimento del citoplasma.
A seconda della presenza o no della guaina mielinica possiamo parlare di fibre amieliniche e fibre
mieliniche. Quest’ultime costituiscono la quasi totalità del SNC e gran parte del SNP al termine
dello sviluppo.
Gli assoni nel SNC acquisiscono il rivestimento mielinico in seguito a differenziazione di cellule
gliali specifiche, gli oligodendrociti. Analogo comportamento hanno le cellule di Schwann,
particolari cellule gliali che formano le guaine mieliniche degli assoni dei nervi (SNP). La guina
mielinica non ricopre però uniformemente l'intera superficie dell'assone, ma lascia scoperti alcuni
suoi punti, denominati Nodi di Ranvier.
Quando arriva l’impulso nervoso in un neurone che non ha un rivestimento di mielina si propaga
lungo tutti i punti dell’assone. Mentre quando è presente la mielina l’impulso si propaga con il
meccanismo di conduzione saltatoria, dove l’impulso salta da un nodo di Ranvier ad un altro. La
propagazione qui è molto più veloce poiché la depolarizzazione interessa solo i nodi di Ranvier
(interruzione della guaina mielinica), e si può arrivare a una velocità di 150 m/s.
TORNANDO AL TESSUTO NERVOSO….
• FIBRE NERVOSE:
Le fibre nervose possono legarsi e formare, così, dei fasci, che, unendosi, danno origine a dei nervi.
Questi vanno a formare il sistema nervoso periferico.
Ciascuna di queste strutture ha un rivestimento di tessuto connettivo che serve come sostegno
(nel caso dell’assone si parla di “endonervio”, rivestimento sottile di connettivo, mentre nel caso
delle fibre che si associano in fasci si parla di perinervio. Il nervo è rivestito, invece, da epinervio).

• DEGENERAZIONE E RIGENERAZIONE → è causa della sclerosi multipla.


Contrariamente a ciò che si pensava in passato è possibile che dal tessuto nervoso si originino
nuove cellule nervose.
Fin dall’800 i neuroni sono stati definiti “cellule perenni”, data la loro vita molto duratura (sono in
grado di sopravvivere per tutta l’esistenza dell’organismo), tranne per il caso dei neuroni olfattivi,
sottoposti ad un frequente turn over.
Dal 1998 si sa che nel sistema nervoso centrale dell’uomo sono contenute cellule staminali, cellule
indifferenziate in grado di riprodursi, ciò ha dimostrato che il cervello dell’uomo non smette mai di
crescere, continuamente si modifica e si adatta a tutte le nuove esperienze che noi facciamo,
nuove cellule si aggiungono sempre a cellule preesistenti.
▪ Se un neurone subisce un danno al soma, muore e non può essere sostituito. Perché nessuna
cellula nervosa nuova può ereditare la memoria di quella vecchia.

▪ Se un assono viene lesionato e il soma è integro, nel sistema nervoso periferico, il soma è in
grado di rigenerare l’assone che è andato perduto e, quindi, di ripristinare le sue connessioni
nervose.

Tutta la parte a valle dell’assone degenerato, va incontro alla degenerazione walleriana, insieme
alle cellule di Schwann. Intervengono, così, i macrofagi, che iniziano a fagocitare i detriti ed alcune
cellule di Schwann iniziano a proliferare, generandone altre, le quali, seguendo il tracciato delle
precedenti, sono in grado di riformare una specie di tubo. Questo è una continuità con il moncone
reciso, grazie alla quale l’assone può rigenerare, emettendo un prolungamento che si ricostituisce
dove era presente il moncone precedentemente che è andato perduto. Tutto questo grazie al
fatto che le cellule di Schwann sono provviste di membrana basale, quindi le nuove cellule
riconoscono la membrana basale e si rigenerano dove erano le vecchie.
A livello del sistema nervoso centrale, una via nervosa, se recisa, è perduta per sempre perché gli
oligodendrociti non hanno una membrana basale.
L’accrescimento dell’assone ha una velocità di 3-4 mm al giorno, quindi è molto lento, e per
ristabilire una determinata funzione, ci possono volere anche molti mesi.

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