Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
VI
1
I
cara6eri
delle
fon'
le6erarie
• Ritenute
fino
a
qualche
tempo
fa
quasi
le
uniche
fon'
della
ricostruzione
storica
poiché
illuminano
i
temi
poli'ci,
militari
e
culturali
che
erano
ritenu'
i
soli
oggeA
della
Storia.
• Con
l’allargamento
del
conce6o
di
Storia
le
fon'
le6erarie
hanno
perso
parte
della
loro
preminenza,
ma
nella
nostra
disciplina
conservano
comunque
una
grande
importanza.
• Le
opere
della
le6eratura
greca
e
la'na
sono
giunte
a
noi
in
genere
a6raverso
la
mediazione
della
tradizione
manoscri6a
medievale.
• Fanno
eccezione
poche
opere
tramandate
dire6amente
dall’an'chità
da
fortuna'
ritrovamen'
di
papiri
le6erari.
2
Un
esempio
di
manoscri6o
3
Un
esempio
di
papiro
le6erario
• Un
piccolo
frammento
delle
Periochae
di
Livio,
libri
XLVII-‐
XLVIII,
rinvenuto
da
E.
Breccia
nel
1934
a
Ossirinco.
• Edito
come
Papiri
della
Società
Italiana,
XII,
1292
è
stato
poi
res'tuito
al
Museo
Egizio
del
Cairo.
• Il
frammento
si
congiunge
con
The
Oxyrhynchus
Papyri,
IV,
668,
oggi
alla
Bri'sh
Library
di
Londra.
• Il
testo
si
data
al
III-‐IV
sec.
d.C.
4
Gli
effeA
della
tradizione
manoscri6a
5
I
generi
le6erari
di
interesse
per
la
ricostruzione
della
Storia
romana
• La
Storiografia
– Con
il
suo
so6ogenere
della
Biografia
– Per
il
periodo
tardoan'co
la
Storiografia
ecclesias'ca
• La
Geografia
• L’An'quaria
• La
Tra6a's'ca
poli'ca
• Il
Pamphlet
poli'co
• L’Apologe'ca
cris'ana
• La
Tra6a's'ca
militare
• L’Oratoria
• L’Epistolografia
• La
Le6eratura
giuridica
• I
generi
della
finzione
le6eraria:
la
Poesia,
il
Teatro,
il
Romanzo.
6
La
Storiografia
• Il
genere
le6erario
di
maggior
interesse
per
la
ricostruzione
della
Storia
romana
– Per
i
de6agli
sulle
maggiori
opere
storiografiche
an'che
di
interesse
per
la
Storia
romana
si
vedano
le
Introduzioni
a
Geraci
–
Marcone,
Fon*
per
la
Storia
romana
• Non
di
rado
le
fon'
storiografiche
in
nostro
possesso
vennero
reda6e
mol'
secoli
dopo
gli
even'
che
narrano.
• Un
numero
considerevole
di
opere
storiografiche
non
ci
sono
giunte
a6raverso
un’autonoma
tradizione,
ma
solo
da
citazioni
(“frammen'”)
di
autori
posteriori.
• Per
definizione
ogni
opera
storiografica
è
portatrice
di
un
punto
di
vista
par'colare,
in
qualche
misura
parziale
e
tendenzioso.
• La
conseguenza:
la
necessità
di
un
approccio
cri'co.
7
Uno
dei
più
an'chi
frammen'
della
storiografia
su
Roma
• Dionigi
di
Alicarnasso,
Storia
di
Roma
arcaica,
I,
72,
2:
“L'autore
della
storia
delle
sacerdotesse
d'Argo
e
dei
faA
che
si
svolsero
per
azione
di
ciascuna
di
loro
dice
che
Enea
venne
in
Italia
con
Ulisse
(met’Odysséos)
dalla
terra
dei
Molossi
e
che
fu
il
fondatore
della
ci6à
che
chiamò
dal
nome
di
Rhome,
una
delle
Troiane.
Racconta
che
questa
donna,
stanca
di
errare,
incitò
le
compagne
e
che
tu6e
insieme
diedero
fuoco
alle
imbarcazioni”.
• Dionigi
riporta
qui
un
passaggio
della
perduta
opera
di
Ellanico
di
Lesbo,
Le
sacerdotesse
di
Era
ad
Argo.
• Ellanico
a6ribuiva
la
fondazione
di
Roma
dire6amente
ad
Enea
(a
differenza
dalla
versione
canonica,
che
fa
di
Enea
solo
il
progenitore
del
fondatore
Romolo),
forse
insieme
a
Ulisse.
• Un’incertezza
sul
ruolo
di
Ulisse
deriva
dalle
varian'
della
tradizione
manoscri6a
che
nel
passaggio
chiave
hanno
anche
un’espressione
che
si
può
rendere
“dopo
Ulisse”
(met’Odysséa).
8
9
10
Livio,
Storia
di
Roma
dalla
sua
fondazione,
VI,
1,
1:
le
incertezze
sulla
prima
fase
della
storia
di
Roma
• Ho
esposto
nei
primi
cinque
libri
quei
faA,
guerre
esterne
e
agitazioni
interne,
che
avvennero
in
Roma
dalla
fondazione
della
ci6à
fino
alla
sua
presa,
dapprima
so6o
i
re,
poi
so6o
i
consoli,
i
di6atori,
i
decemviri
e
i
tribuni
consolari:
faA
oscuri
sia
per
la
troppa
an'chità,
che
li
rende
simili
a
quelle
cose
che
per
la
grande
distanza
nello
spazio
a
malapena
si
possono
discernere,
sia
perché
in
quei
tempi
scarni
e
rari
erano
i
documen'
scriA,
unici
sicuri
custodi
della
tradizione
storica,
e
per
di
più
anche
le
no'zie
che
erano
contenute
negli
annali
dei
pontefici
ed
in
altri
documen'
pubblici
e
priva'
per
la
maggior
parte
andarono
perdute
nell'incendio
della
ci6à.
11
Un
so6ogenere
della
Storiografia:
la
Biografia
• Un
genere
le6erario
che
rispondeva
a
esigenze
diverse
da
quelle
della
storiografia,
già
secondo
l’opinione
degli
an'chi.
– Evidente,
in
par'colare
nelle
Vite
parallele
di
Plutarco,
l’obieAvo
di
proporre
ques'
grandi
figure
come
modelli
e'ci,
da
seguire
(o
da
evitare).
• Anche
per
il
quadro
delle
diverse
opere
biografiche
di
interesse
per
la
Storia
romana
si
rimanda
alle
Introduzioni
di
Geraci
–
Marcone,
Fon*
per
la
Storia
romana.
12
Plutarco,
Vita
di
Alessandro,
1:
la
biografia
è
diversa
dalla
storia
• Nell’accingermi
a
scrivere
in
questo
libro
la
vita
di
Alessandro
il
Grande
e
di
Cesare,
il
vincitore
di
Pompeo,
considerata
la
massa
dei
faA,
null’altro
dirò
a
modo
di
prefazione
se
non
questo:
i
le6ori
non
mi
diano
addosso
se
non
riferisco
tuA
i
faA
né
narro
in
modo
esaus'vo
quelli
presi
in
esame
tra
i
più
celebra',
ma
per
lo
più
in
forma
riassun'va.
Io
non
scrivo
storia,
ma
biografia;
e
non
è
che
nei
faA
più
celebra'
ci
sia
sempre
una
manifestazione
di
virtù
o
di
vizio,
ma
spesso
un
breve
episodio,
una
parola,
un
mo6o
di
spirito,
dà
un’idea
del
cara6ere
molto
meglio
che
non
ba6aglie
con
migliaia
di
mor',
grandi
schieramen'
di
eserci',
assedi
di
ci6à.
13
La
Geografia
• Strabone
di
Amasea
(64
a.C.
-‐
20
d.C.
circa),
autore
di
una
Geografia
in
17
libri.
– Una
geografia
“a
tavolino”,
più
umana
che
fisica,
che
ha
mol'
riferimen'
storici.
• Tacito
(56-‐120
d.C.),
Germania,
un’etnografia
dei
Germani
costruita
per
contrasto
sui
costumi
della
Roma
del
tempo.
• Pausania
(110-‐180
d.C.),
autore
di
una
Guida
della
Grecia,
che
con'ene
non
poche
informazioni
di
interesse
per
il
dominio
romano
sulla
regione.
14
Strabone,
Geografia,
XIV,
5,
2:
i
pira'
della
Cilicia
e
il
commercio
di
schiavi
• I
Cilici
organizzarono
le
loro
bande
di
pira'
[...].
La
tra6a
degli
schiavi
li
indusse
sopra6u6o
a
darsi
ad
azioni
scellerate,
essendo
divenuta
molto
remunera'va.
DifaA
non
solo
ques'
potevano
essere
ca6ura'
facilmente,
ma
l'emporio
grande
e
assai
ricco
non
era
affa6o
lontano,
a
Delo,
che
era
in
grado
di
ricevere
e
di
inviare
diecimila
schiavi
al
giorno,
sì
che
ne
nacque
il
de6o:
«Mercante
approda,
scarica
la
tua
nave,
tu6o
è
venduto».
Causa
di
ciò
era
il
fa6o
che
i
Romani,
poiché
erano
divenu'
ricchi
dopo
la
distruzione
di
Cartagine
e
di
Corinto,
impiegavano
mol'
schiavi
e
i
pira',
vedendo
i
facili
profiA
che
ne
derivavano,
crescevano
incessantemente,
essi
stessi
andando
non
solo
in
cerca
di
boAno,
ma
divenendo
anche
mercan'
di
schiavi.
15
L’espansione
del
conce6o
d’Italia
al
tempo
della
colonizzazione
greca:
Strabone
VI,
1,
4
• Ai
BreA
appar'ene
il
successivo
tra6o
di
costa
fino
allo
stre6o
di
Sicilia,
lungo
circa
milletrecentocinquanta
stadi
(240
km
circa).
An'oco
nel
tra6ato
Sull'Italia
afferma
che
questa
è
la
regione
che
ebbe
nome
di
Italia
(e
di
questa
egli
scrive),
ma
un
tempo
era
denominata
Enotria.
Come
suoi
confini
egli
indica,
verso
il
mar
Tirreno,
lo
stesso
che
abbiamo
indicato
per
la
Lucania,
il
fiume
Lao
e,
verso
il
mar
di
Sicilia,
Metaponto.
Quanto
al
territorio
d i
T a r a n t o ,
c h e
c o n fi n a
c o n
Metaponto,
lo
pone
al
di
fuori
dell'Italia
e
lo
chiama
Iapigia.
16
L’espansione
del
conce6o
d’Italia
al
tempo
della
colonizzazione
greca:
Strabone
VI,
1,
4
• In
tempi
ancor
più
remo',
sosteneva,
si
chiamavano
Enotri
e
Itali
solo
quelle
popolazioni
che
si
trovavano
in
quell'area
posta
fra
l'istmo
e
lo
stre6o
d i
S i c i l i a .
Q u e s t o
i s t m o
l a r g o
centosessanta
stadi(28
km
circa)
,
si
trova
fra
due
golfi,
quello
di
Ipponio,
che
An'oco
chiama
Napi'no,
e
quello
di
Scillezio.
Il
periplo
del
territorio
compreso
tra
l'istmo
e
lo
stre6o
è
di
duemila
stadi
(360
km
circa).
In
seguito
-‐
dice
-‐
il
nome
dell'Italia
e
degli
Enotri
si
estese
fino
alla
piana
di
Metaponto
e
della
Siri'de.
17
L’espasione
del
conce6o
d’Italia
al
tempo
del
dominio
romano:
Strabone
V,
1,
1
• Alle
falde
delle
Alpi
inizia
quella
che
ora
si
chiama
Italia.
Gli
an'chi
infaA
chiamavano
col
nome
di
Italìa
l'Enotria,
che
si
estendeva
dallo
Stre6o
di
Sicilia
fino
al
Golfo
di
Taranto
e
di
Posidonia;
poi
il
nome
prevalse
e
si
estese
fino
alle
falde
delle
Alpi.
Arrivò
a
comprendere
anche
la
parte
della
Liguria
che
va
dai
confini
della
Tirrenia
fino
a
fiume
Varo
e
la
parte
dell'Istria
che
arriva
fino
a
Pola.
Si
può
supporre
che
i
primi
a
chiamarsi
Itali,
grazie
alla
loro
prosperità,
fecero
partecipi
di
questo
nome
anche
i
popoli
confinan'
e
con'nuarono
ad
estenderlo
fino
all'epoca
della
conquista
romana.
Più
tardi
poi,
dopo
che
i
Romani
ebbero
concesso
il
diri6o
di
ci6adinanza
agli
Italici,
essi
decisero
di
concedere
lo
stesso
onore
anche
ai
Galli
Cisalpini
ed
ai
Vene'
e
di
chiamare
tuA
Italici
e
Romani.
18
Il
cara6ere
“poli'co”
del
conce6o
d’Italia
in
età
romana
• L’Italia
romana
arriva
fino
al
punto
in
cui
abitano
ci6adini
romani:
– 88
a.C.
(fine
della
Guerra
Sociale):
tu6a
la
penisola
a
sud
del
fiume
Po.
– 49
a.C.
(di6atura
di
Cesare):
tu6a
la
penisola,
fino
alle
falde
delle
Alpi.
– Il
confine
se6entrionale
dell’Italia
romana
non
corrisponde
al
confine
geografico
della
regione.
19
L’Italia
romana
al
tempo
di
Augusto
20
Il
confine
se6entrionale
dell’Italia
al
tempo
di
Augusto
21
Il
nome
degli
abitan'
dell’Italia:
Dionigi
di
Alicarnasso,
I,
12,
3
• An'oco
di
Siracusa,
scri6ore
molto
an'co,
quando
vuole
indicare
i
più
an'chi
abitatori
dell'Italia,
dice
che
gli
Enotri
sono
i
primi
occupan'
che
si
ricordino
e
dice
testualmente:
"An'oco,
figlio
di
Senofane,
ha
scri6o
sull'Italia
questo
che
è
il
dato
più
a6endibile
e
chiaro
emergente
dalle
tradizioni
an'che:
la
terra
che
ora
si
chiama
Italia
la
occuparono
an'camente
gli
Enotri".
Venuto
poi
a
tra6are
la
forma
di
governo
e
narrando
come
in
quel
tempo
Italo
fosse
divenuto
loro
re
e
da
lui
gli
abitan'
presero
il
nome
di
Itali,
spiega
che
successivamente
si
chiamarono
Morge',
in
quanto
Morgete
era
succeduto
sul
trono
di
Italo.
Quando
poi
Sicelo
si
trovò
come
ospite
presso
Morge,
fa6o
proprio
il
regno,
divise
la
nazione;
An'oco
conclude
dicendo
che
per
questa
ragione
gli
Enotri
si
chiamarono
successivamente
Italie',
Morge'
e
Siculi.
22
I
nomi
degli
abitan'
dell’Italia
24
L’An'quaria
• Un
genere
di
par'colare
interesse
per
la
ricostruzione
delle
is'tuzioni
pubbliche
di
Roma,
con
par'colare
riferimento
alle
loro
origini.
– Varrone
(116-‐27
a.C.),
in
par'colare
in
La
lingua
la*na
(solo
parzialmente
pervenuto).
– Valerio
Massimo
(tra
la
fine
del
I
sec.
a.C.
e
gli
inizi
del
I
sec.
d.C.),
autore
di
una
raccolta
di
DeN
e
faN
memorabili
– Plinio
il
Vecchio
(23-‐79
d.C.),
autore
di
un’enciclopedia
universale
in'tolata
Storia
naturale.
– Aulo
Gellio
(II
sec.
d.C.),
che
nelle
sue
NoN
aNche
ci
ha
lasciato
una
sorta
di
enciclopedia,
a6enta
sopra6u6o
a
ques'oni
linguis'che,
ma
che
con'ene
anche
numerose
no'zie
storiche.
– Pompeo
Festo
(fine
II
sec.
d.C.),
gramma'co
autore
di
un’opera
Sul
significato
delle
parole.
– Macrobio
(inizio
V
sec.
d.C.),
autore
dei
Saturnali,
un’enciclopedia
in
forma
di
dialogo.
25
Varrone,
La
lingua
la*na,
V,
56:
le
tre
tribù
“gene'che”
della
Roma
arcaica
26
Valerio
Massimo,
DeN
e
faN,
VIII,
7
28
Seneca,
La
clemenza,
Proemio,
1,
1-‐2:
il
principe
ha
in
mano
i
des'ni
del
mondo
• Ho
deciso
di
scrivere
sulla
clemenza,
Nerone
Cesare,
per
poter
fare
in
qualche
modo
la
parte
dello
specchio
e
mostrar'
l'immagine
di
te
stesso,
che
sei
avviato
a
raggiungere
il
massimo
dei
piaceri.
InfaA,
benché
il
vero
fru6o
delle
azioni
re6e
sia
l'averle
compiute
e
non
ci
sia
alcun
premio
degno
delle
virtù,
al
di
fuori
delle
virtù
stesse,
giova
esaminare
a6entamente
e
percorrere
la
propria
buona
coscienza
e
poi
posare
lo
sguardo
su
questa
immensa
mol'tudine
discorde,
sediziosa,
incapace
di
dominarsi,
pronta
a
saltar
su
per
la
rovina
altrui
e
per
la
propria,
una
volta
che
avrà
abba6uto
questo
giogo;
e
giova
parlare
così
con
se
stessi:
«Sono,
dunque,
io
quello
che
fra
tuA
i
mortali
è
stato
preferito
e
scelto
per
fare
in
terra
le
veci
degli
dèi?».
29
Il
Pamphlet
di
natura
poli'ca
• Flavio
Giuseppe
(37-‐100
d.C.
circa),
con
l’Apologia
(o
Contro
Apione),
in
cui
l’autore
contrasta
le
posizioni
degli
autori
an'semi'
(e
da
ul'mo
quelle
del
gramma'co
alessandrino
Apione).
• Seneca,
che
nell'Apocolocyntosis
ci
ha
lasciato
una
sa'ra
feroce
di
Claudio,
non
divinizzato,
ma
“zucchificato”.
• Procopio
(490-‐565
d.C.
circa),
Storia
segreta,
un
virulento
a6acco
nei
confron'
di
Gius'niano
e
di
sua
moglie
Teodora
(peraltro
celebra'
nella
sua
opera
maggiore,
Le
guerre)
30
Seneca,
La
trasformazione
di
Claudio
in
zucca,
2,
2
–
3,
3:
lasciamo
che
Claudio
muoia,
una
buona
volta!
• Allora
Mercurio,
che
s'era
sempre
compiaciuto
del
suo
talento,
prende
in
disparte
una
delle
tre
Parche
e
le
dice:
«Perché
crudelissima
donna,
permeA
che
il
poveruomo
sia
tormentato?
Non
avrà
mai
un
aAmo
di
riposo,
dopo
essere
stato
tanto
a
lungo
torturato?
Sono
sessantaqua6ro
anni
che
comba6e
con
l'anima.
Perché
vuoi
male
a
lui
e
allo
stato
romano?
Lascia
che
gli
astrologi
dicano
una
buona
volta
la
verità,
loro
che,
da
quando
è
diventato
principe,
gli
fanno
i
funerali
tuA
gli
anni
e
tuA
i
mesi.
E
però
non
fa
meraviglia
se
sbagliano
e
nessuno
conosce
la
sua
ora:
ché
nessuno
lo
ha
mai
considerato
nato.
Fa'
quello
che
si
deve
fare:
mandalo
a
morte,
lascia
che
uno
migliore
regni
nel
palazzo
vuoto».
Ma
Cloto:
«Io
per
Ercole
-‐
dice
-‐
volevo
accordargli
un
pochino
di
tempo
in
più,
giusto
che
concedesse
la
ci6adinanza
a
ques'
pochi
che
restano
-‐
aveva
deciso
infaA
di
vederli
tuA
in
toga,
Greci,
Galli,
Spagnoli,
Britanni
-‐
ma
poiché
sembra
opportuno
che
alcuni
stranieri
siano
lascia'
in
semenza,
e
tu
ordini
che
così
si
faccia,
così
sia
fa6o!»
31
L’Apologe'ca
cris'ana
• Un
genere
che
illustra
i
rappor'
tra
Cris'anesimo
e
Impero,
in
difesa
della
nuova
religione.
– Gius'no
(100-‐165
d.C.)
nelle
Apologie
rivolte
ad
Antonino
Pio
e
al
Senato.
– Clemente
di
Alessandria
(fine
II-‐inizi
III
sec.
d.C.),
in
par'colare
nel
ProtreNco,
un’esortazione
ad
abbandonare
la
religione
tradizionale
e
ad
abbracciare
il
Cris'anesimo.
– Tertulliano
(seconda
metà
del
II
–
prima
metà
del
III
sec.
d.C.),
in
par'colare
nell’Apologe*co,
in
cui
difende
il
Cris'anesimo
dalle
accuse
infaman'
di
cui
era
ogge6o.
– La6anzio
(250-‐317
d.C.),
La
morte
dei
persecutori,
sulle
persecuzioni
contro
i
Cris'ani,
e
ne
Le
is*tuzioni
divine,
opera
nella
quale
polemizza
contro
la
religione
tradizionale.
– I
diversi
AN
dei
Mar*ri,
basa'
sui
verbali
dei
processi
contro
i
Cris'ani,
a
tes'monianza
del
loro
eroico
mar'rio;
i
più
an'chi,
e
fra
i
più
affidabili,
sono
gli
AN
dei
Mar*ri
Scillitani,
verbale
del
processo
condo6o
nel
180
d.C.
contro
12
cris'ani
di
Scillum,
in
Numidia.
32
AN
dei
Mar*ri
Scillitani,
LXXII
• Il
proconsole
Saturnino
recitò
la
sua
decisione,
leggendola
da
una
tavole6a:
«Sperato,
Nartzalo,
CiAno,
Donata,
Ves'a,
Seconda
e
gli
altri
hanno
confessato
di
vivere
secondo
il
rito
cris'ano
e,
pur
avendo
ricevuto
l'offerta
di
ritornare
al
modo
di
vivere
dei
Romani,
hanno
perseverato
os'natamente;
si
ordina
quindi
che
siano
condanna'
a
essere
uccisi
di
spada».
• Sperato
disse:
«Ringraziamo
Dio!»
• Nartzalo
disse:
«Oggi
siamo
mar'ri
in
cielo.
Grazie
a
Dio!».
• Il
proconsole
Saturnino
ordinò
che
fosse
proclamato
dall'araldo:
«Si
ordina
che
Sperato,
Nartzalo,
CiAno,
Veturio,
Felice,
Aquilino,
Letanzio,
Ianuaria,
Generosa,
Ves'a,
Donata,
Seconda,
siano
condoA
all'esecuzione».
• TuA
dissero:
«Grazie
a
Dio».
• E
furono
subito
decapita'
per
il
nome
di
Cristo.
Amen.
33
La
tra6a's'ca
militare
• Un
genere
non
solo
di
ovvio
interesse
per
la
storia
militare,
ma
in
genere
per
tu6a
la
storia
romana,
date
le
stre6e
connessioni
tra
organizzazione
dell’esercito
e
stru6ure
poli'che
e
sociali.
– Fron'no
(40
d.C.
circa
–
104
d.C.)
nei
suoi
Stratagemmi.
– L’anonimo
tra6ato
Le
cose
militari
(De
rebus
bellicis),
reda6o
probabilmente
nella
seconda
metà
del
IV
sec.
d.C.
– Vegezio,
L’arte
della
guerra,
un
tra6ato
reda6o
tra
la
fine
del
IV
e
gli
inizi
del
V
sec.
d.C.
34
Vegezio,
L'arte
della
guerra,
I,
20:
la
decadenza
dell’esercito
romano
• La
nostra
tra6azione
richiede
ora
che
cerchiamo
di
riferire
con
quale
'po
di
armi
le
reclute
devono
essere
addestrate
e
munite.
Ma
in
quest'ambito
l'uso
an'co
è
stato
del
tu6o
abbandonato;
infaA,
benché
sull'esempio
dei
Go',
degli
Alani
e
degli
Unni
le
armi
della
cavalleria
siano
progredite,
è
noto
che
la
fanteria
è
stata
disarmata.
Dalla
fondazione
di
Roma
sino
ai
tempi
del
divo
Graziano
la
fanteria
era
munita
di
corazze
e
di
elmi.
Ma
giacché
l'addestramento
sul
campo
venne
meno
a
causa
della
noncuranza
e
dell'inerzia
che
ne
seguirono,
si
cominciò
a
considerare
pesan'
quelle
armi
che
i
solda'
indossavano
di
rado.
Essi
chiesero
quindi
all'imperatore
il
permesso
di
deporre
dapprima
le
corazze
e
poi
gli
elmi.
Così
i
nostri
solda',
scontra'si
con
i
Go'
a
pe6o
e
capo
scoper',
furono
spesso
sgomina'
dal
grande
numero
degli
arcieri
nemici;
e
nemmeno
dopo
così
tante
disfa6e,
che
recarono
persino
la
strage
di
così
grandi
ci6à,
nessuno
si
prese
la
briga
di
reintrodurre
nella
fanteria
l'uso
delle
corazze
e
degli
elmi.
Così
si
verifica
che
coloro
che
in
ba6aglia
si
espongono
ai
colpi
senza
protezione
non
pensino
alla
contesa,
ma
alla
fuga.
Che
può
fare
infaA
un
fante
arciere
non
munito
di
corazza
né
di
elmo
e
che
non
può
tenere
lo
scudo
e
l'arco
contemporaneamente?
35
L’Oratoria
• Cicerone,
le
cui
orazioni,
di
natura
poli'ca,
sono
di
grande
valore
per
la
ricostruzione
della
storia
tardorepubblicana.
– Il
valore
(e
il
limite)
della
tes'monianza
di
Cicerone:
è
la
voce
di
un
tes'mone
oculare
e
protagonista
degli
even';
nelle
orazioni
siamo
inoltre
davan'
ad
una
tes'monianza
per
definizione
di
parte.
– Di
grande
u'lità
anche
i
Commen*
ad
alcune
orazioni
ciceroniane
compila'
dal
gramma'co
Q.
Asconio
Pediano
(9
a.C.
–
76
d.C.)
• Plinio
il
Giovane
(61-‐112
d.C.
circa),
autore
di
un
Panegirico
di
Traiano,
fonte
rilevante
per
un
imperatore
di
cui
non
abbiamo
la
biografia.
36
L’Oratoria
• Dione
di
Prusa
(40-‐112
d.C.),
autore
di
diverse
orazioni,
pronunciate
in
ci6à
dell’Asia
minore
e
della
Grecia,
specchio
interessante
della
situazione
poli'ca
interna
di
queste
comunità.
• Elio
Aris'de
(120-‐181
d.C.
circa),
in
par'colare
nella
famosa
Orazione
a
Roma,
il
manifesto
di
un
intelle6uale
della
seconda
sofis'ca
che
è
esaltazione
dell’egemonia
romana.
• I
Panegirici
la*ni,
una
raccolta
di
orazioni
encomias'che
per
alcuni
imperatori
del
periodo
tardoan'co,
dai
Tetrarchi
a
Teodosio
I,
opera
di
autori
diversi,
alcuni
dei
quali
restano
anonimi.
• Temis'o
(317-‐388
d.C.
circa),
le
cui
orazioni
illustrano
l’ideologia
imperiale
nel
IV
sec.
d.C.
• Sidonio
Apollinare
(430-‐486
d.C.),
autore
di
Panegirici
degli
ul'mi
imperatori
d’Occidente.
37
Cicerone,
In
difesa
del
poeta
Aulo
Licinio
Archia,
4,
7:
la
legge
Plauzia-‐Papiria
dell’89
a.C.
• In
forza
della
legge
di
[Marco
Plauzio]
Silvano
e
di
[Caio
Papirio]
Carbone
venne
concessa
la
ci6adinanza
romana:
«A
tuA
gli
iscriA
nei
registri
anagrafici
delle
ci6à
federate,
a
pa6o
che,
alla
data
della
legge,
avessero
già
domicilio
in
Italia
e
che
entro
sessanta
giorni
si
fossero
faA
registrare
presso
il
pretore
di
Roma».
38
Asconio,
Commen*
all’orazione
Pisoniana,
p.
3
Clark:
la
legge
Pompea
dell’89
a.C.
• Cneo
Pompeo
Strabone,
padre
di
Pompeo
Magno,
fondò
colonie
al
di
là
del
Po.
Lo
fece
non
inviandovi
nuovi
coloni,
ma
conferendo
la
ci6adinanza
la'na
a
coloro
che
già
le
popolavano,
che
rimasero
dove
già
essi
stavano;
ciò
affinché
essi
potessero
o6enere
gli
stessi
diriA
delle
altre
colonie
la'ne,
cioè
che
i
loro
ci6adini
potevano
raggiungere
la
ci6adinanza
romana
ricoprendo
una
magistratura
nella
propria
ci6à.
39
L’Epistolografia
• Cicerone,
LeWere
ad
ANco,
LeWere
agli
amici
e
LeWere
al
fratello
Quinto,
ricche
di
de6agli
preziosi
sulla
vita
poli'ca
di
Roma
negli
ul'mi
decenni
della
Repubblica.
• Plinio
il
Giovane,
LeWere,
in
10
libri,
interessante,
oltre
che
per
i
comportamen'
della
classe
dirigente
tra
la
fine
del
I
e
gli
inizi
del
II
sec.
d.C.,
per
l’amministrazione
provinciale
romana
(il
libro
X).
• Frontone
(100-‐170
d.C.
circa),
nelle
LeWere
indirizzate
ai
suoi
due
illustri
pupilli,
Marco
Aurelio
e
Lucio
Vero
(e
le
risposte
dei
giovani
al
maestro).
40
L’Epistolografia
• Libanio
(314-‐394
d.C.),
il
cui
Epistolario
è
importante
per
la
ricostruzione
della
vicende
poli'che
della
parte
orientale
dell’Impero
e
della
ci6à
di
An'ochia.
• Simmaco
(340
d.C.
circa
–
403
d.C.),
con
le
sue
LeWere,
specchio
dell’aristocrazia
pagana
tardoan'ca,
ma
anche
nelle
Relazioni,
i
rappor'
invia'
dall’autore
in
quanto
prefe6o
dell’Urbe
all’imperatore.
• Sidonio
Apollinare
(430
ca-‐
486
d.C.),
il
cui
Epistolario
è
interessante
per
le
vicende
della
Gallia
tra
dominio
romano
e
regni
germanici.
• Opportuno
non
dare
a
questa
corrispondenza
un
cara6ere
spiccatamente
“privato”:
queste
raccolte
sono
il
fru6o
di
una
selezione,
degli
autori
stessi
o
dei
curatori
della
loro
opera,
per
s'le
e
per
contenuto.
41
Plinio
il
Giovane,
LeWere,
X,
96:
come
comportarsi
con
i
Cris'ani?
42
La
tra6a's'ca
oratoria
• Cicerone,
che
in
Bruto,
L'oratore,
Dell'oratore
ci
ha
lasciato
mol'
ritraA
e
no'zie
di
grandi
oratori
(e
grandi
poli'ci)
della
Roma
repubblicana.
• Il
Dialogo
sugli
oratori,
a6ribuito
a
Tacito,
opera
di
età
traianea
in
cui
si
collega
la
fine
della
grande
oratoria
con
la
fine
delle
libertà
repubblicane.
43
Cicerone,
Bruto,
33,
125-‐126:
un
lusinghiero
giudizio
su
Gaio
Gracco
• Ma
ecco
che
incontriamo
un
uomo
dotato
più
di
ogni
altro
per
l’eloquenza,
di
intensa
operosità
e
istruito
fin
da
ragazzo,
Gaio
Gracco.
Puoi
star
sicuro
Bruto,
che
nessuno
ha
mai
avuto
un’eloquenza
più
robusta
della
sua
[…]
Tanto
lo
Stato
che
la
le6eratura
romana
hanno
subito
un
grave
danno
per
la
sua
fine
immatura.
Ah,
se
non
avesse
amato
tanto
il
fratello
quanto
la
Patria!
Con
una
tale
aAtudine
all’eloquenza,
egli
avrebbe
facilmente
raggiunto,
se
fosse
vissuto
più
a
lungo,
la
gloria
del
padre
e
del
nonno.
Nel
campo
dell’oratoria
non
credo
che
qualcuno
l’avrebbe
mai
eguagliato:
in
lui
troviamo
solennità
di
parole,
saggezza
di
pensieri
e
un
tono
generale
veramente
elevato.
44
La
Le6eratura
giuridica
• Le
Is*tuzioni
di
Gaio
(II
sec.
d.C.):
una
sorta
di
manuale
di
diri6o
pubblico
romano.
• Codex
Theodosianus,
raccolta
di
cos'tuzioni
imperiali
promossa
da
Teodosio
II
(438
d.C.).
• Corpus
Iuris
Civilis
di
Gius'niano
(a
par're
dal
529
d.C.):
– Ins*tu*ones,
un
manuale
di
diri6o
romano.
– Codex
Ius*nianus,
raccolta
di
cos'tuzioni
imperiali.
– Digesto
(o
PandeWe),
un’antologia
della
giurisprudenza
romana,
ordinata
per
temi.
– Novelle,
raccolta
delle
cos'tuzioni
promulgate
da
Gius'niano
dopo
l’edizione
del
Codex.
• Le
Varie
di
Cassiodoro
(485-‐580
d.C.
circa)
raccolta
dei
provvedimen'
redaA
per
conto
dei
re
ostrogo'
d’Italia.
45
Gaio,
Is*tuzioni,
I,
3:
la
differenza
tra
leges
e
plebiscita
• Legge
è
ciò
che
il
popolo
comanda
e
stabilisce,
plebiscito
ciò
che
la
plebe
comanda
e
stabilisce.
La
plebe
differisce
dal
popolo
in
quanto
col
nome
di
popolo
si
intendono
tuA
i
ci6adini,
compresi
anche
i
patrizi,
mentre
col
nome
di
plebe
si
intendono
i
ci6adini
che
non
sono
patrizi.
Un
tempo,
di
conseguenza,
i
patrizi
non
si
consideravano
vincola'
dai
plebisci'
che
erano
passa'
senza
la
loro
sanzione;
ma
in
seguito
venne
presentata
la
legge
Ortensia
(287
a.C.),
che
prescrisse
che
i
plebisci'
dovevano
valere
per
l'intero
popolo;
in
tal
modo
essi
furono
equipara'
alle
leggi.
46
I
generi
della
finzione
le6eraria
47
La
Poesia
• Virgilio
(70-‐19
a.C.),
che
con
l’Eneide
ci
ha
dato
la
versione
poi
divenuta
canonica
del
mito
delle
origini
di
Roma.
– Da
ricordare
anche
il
Commento
all’Eneide
compilato
dal
gramma'co
Servio
nel
IV
sec.
d.C.,
miniera
di
informazioni
di
natura
an'quaria.
• Lucano,
con
la
Farsaglia,
un
poema
epico
sulla
guerra
civile
tra
Cesare
e
Pompeo.
• Stazio
(45-‐96
d.C.)
con
le
sue
Selve,
componimen'
poe'ci
che
si
dis'nguono
per
l’adulazione
nei
confron'
di
Domiziano
48
Virgilio,
Eneide,
VIII,
675-‐690:
L’Occidente
contro
l’Oriente
nella
ba6aglia
di
Azio
• Nel
mezzo
si
potevano
vedere
le
flo6e
di
bronzo,
la
ba6aglia
di
Azio,
e
tu6o
intero
so6o
lo
schieramento
di
Marte
avres'
veduto
ribollire
il
Leucate
e
d'oro
brillare
le
onde.
Di
qua
Cesare
Augusto
che
guida
in
ba6aglia
gli
Italici,
insieme
al
senato
e
al
popolo,
i
Pena'
e
i
grandi
dèi,
ri6o
sull'alta
poppa;
le
sue
tempie
esultan'
eme6ono
due
fiamme
gemelle
e
sul
suo
capo
riluce
la
stella
del
padre.
Non
lontano,
con
i
ven'
e
gli
dèi
favorevoli,
Agrippa
guida
in
piedi
la
flo6a;
a
lui,
superba
insegna
di
guerra,
le
tempie
risplendono
della
corona
navale
rostrata.
Di
là,
con
un
esercito
di
barbari
e
con
armi
diverse
Antonio,
vi6orioso
sui
popoli
dell'Aurora
e
sul
Mar
Rosso,
trascina
con
sé
l'Egi6o
e
le
forze
d'Oriente
e
la
remota
Ba6ra,
e
lo
segue
(orrore!)
la
sposa
egizia.
S'avventano
tuA
insieme
l'un
contro
l'altro
e
il
mare
intero
spumeggia,
sconvolto
dal
ritrarsi
dei
remi
e
dai
rostri
tricuspidi.
49