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50 Esperienza e Teologia, n.s.

3 – 2019

ASCOLTARE E PROPORRE IL VANGELO Nuova serie


2019
CON I GIOVANI n. 3
« Entendre et proposer l’Évangile avec les jeunes »

Tra l’immaginario e la giovinezza vissuta.


Definire la giovinezza quando invecchiare non è più possibile (*)

Jean-Philippe PERRAULT

Abstract

The Canadian sociologist Jean-Philippe Perrault shows how nowadays youth is a social con-
struct which only superficially concerns just a social group; it is, in fact, a time of life that
does not seem to end, since even the matter of growing old is seen within the frame of eternal
youth, of a different way of perceiving time in a society defined as “post-mortal” (as it tends to
obscure the problem of death). In this perspective, youth does not question itself but it ques -
tions “the adult world, its authoritative figures, its regulations, its institutions”; on the other
hand, it “talks about the adult world and of the dominant collective imaginary”. This means,
according to the author, that in order to “listen with and propose to” young people, we need to
be able to immerse ourselves into the dynamics of our time and into its essential questions,
well beyond the young population whom we want to reach, persuade or recruit”.
Il sociologo canadese Jean-Philippe Perrault mostra come la giovinezza oggi sia una costruzio-
ne sociale e che solo a una prima vista essa ha a che fare con un gruppo sociale; un tempo di
vita che sembra non finire perché anche la questione del divenire anziani, vecchi, è letta den-
tro la prospettiva dell’eterna giovinezza, di un diverso modo di concepire il tempo, di una so-
cietà definita come «post-mortale» (dal momento che essa tende a eclissare, per quanto le è
possibile, il tema del morire). Da questo punto di vista, dunque, la giovinezza da un lato inter-
roga non tanto se stessa «quanto piuttosto il mondo adulto, le sue figure di autorità, i suoi si-
stemi di regolazione, le sue istituzioni»; dall’altro, «parla del mondo adulto e dell’immaginario
collettivo dominante». Ciò significa – afferma l’autore – che «per “ascoltare e proporre” con i
giovani, dobbiamo […] essere pronti a immergerci nel cuore delle dinamiche della nostra epo-
ca e dei suoi interrogativi fondamentali e questo ben oltre una popolazione di giovani da rag -
giungere, persuadere o reclutare».
(*) traduzione dal francese di Daniela Conti.
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 51

Chi ascolta e chi ascoltiamo quando intendiamo Suggeriamo prima di tutto di distinguere due
ascoltare i giovani? Chi propone e a chi propo- modi di comprendere e di concepire la giovinez-
niamo quando vogliamo intervenire verso di loro za: sia come popolazione specifica che dovremmo
e con loro? conoscere e capire; sia come un’età della vita che
Queste domande sembrano proprio elementari. pone sfide particolari a coloro che la attraversa-
Tuttavia si impongono sia al ricercatore che no. Da lì, in un ultimo momento, ci permetteremo
all’operatore. Sono inaggirabili e determinanti, di proporre alcuni elementi che speriamo possa-
per molti sconcertanti. Se ci soffermiamo su di no essere utili al lavoro di riflessione previo o
esse anche per poco, ci portano ad una brusca concomitante agli impegni con i giovani.
constatazione: la giovinezza come «realtà natura-
le» non esiste! Problematizzazione
Certo, ci sono età biologiche: ci sono individui Affermare che la giovinezza è una costruzione
attualmente giovani, adulti o vecchi. Tuttavia la
sociale, oggetto di manipolazione politica, non è
giovinezza resta essenzialmente una costruzione una novità. L’importante sociologo americano
sociale, la cui definizione sfugge in larga parte a
Talcott Parsons ne parlava fin dagli anni ’40 nella
coloro che sono fisiologicamente giovani. sua definizione dell’adolescenza. Pierre Bourdieu
Così, per quanto queste domande iniziali siano
lo ricordava a sua volta negli anni ‘80 quando af-
semplicistiche, divengono presto più complesse. fermava, provocatoriamente, che «la giovinezza
Se la giovinezza esiste solo mediante la definizio-
non è che una parola»1. Del resto, è proprio per-
ne elaborata da una data cultura e società, di cosa ché non è che una parola che ne parliamo tanto!
e di chi parliamo quando ci riferiamo ad essa?
A partire dallo sviluppo di un sistema educativo
Che cosa significano le domande e le sollecitazio- extrafamiliare con la svolta del XVII secolo, per
ni di ogni genere che rivolgiamo ai giovani?
arrivare alla cultura della gioventù con l’entrata
Che effetto producono i discorsi che teniamo in scena della generazione del dopoguerra negli
sulla gioventù? Se facciamo in fretta ad attribuire
anni ’60, l’emergere di questa età della vita e di
alle schiere di giovani delle caratteristiche esten- questo gruppo sociale dipende dalla convinzione
sive e generalizzate (“principini”, nuove genera-
moderna che ci sarebbe nei più giovani una origi-
zioni nate col Web, generazione GMG, nuovi edo- nalità da cogliere, da controllare, da orientare, da
nisti, generazione individualista, ecc.), che conse-
sfruttare. Pertanto ci si interessa alla gioventù
guenze ha l’utilizzo di queste classificazioni sui allo scopo di assicurarsi che le nuove generazioni
giovani stessi? Come si percepiscono e si com-
siano in grado di garantire la continuità delle isti-
prendono? tuzioni del mondo adulto e le si inquadra al fine
Beninteso, non si tratta di rinunciare ad ogni
di proteggerle dai pericoli che potrebbero minac-
considerazione sui giovani per timore di definire ciarle2.
la giovinezza. Porre lo sguardo sulle loro realtà è
Ciò significa che l’interesse per la gioventù si
non solo inevitabile, ma anche auspicabile. Rite- comprende solo tenendo conto del contesto socia-
niamo per il momento di non poterci astenere dal
le e storico che la fa nascere. Essa ossessiona le
pensare la giovinezza, specialmente per conside- società moderne nella misura in cui queste ultime
razioni etiche. È dunque questo l’obiettivo del no-
sono società futurocentriche. Mentre le società
stro contributo: problematizzare, ancora e sem- tradizionali collocavano gli anziani al centro
pre, il concetto di giovinezza.
dell’organizzazione sociale – dove il futuro era
Non dobbiamo vedere in questo esercizio un modellato sul passato – le società moderne prefe-
passatempo da intellettuali fuori dal mondo reale,
riscono mettere al centro le nuove generazioni –
ma piuttosto una esigenza che s’impone in ma- pensando che il nuovo annunci un futuro felice. I
niera pragmatica sia al ricercatore che all’opera-
giovani sono così al centro delle preoccupazioni
tore. I nostri discorsi, le nostre politiche pubbli-
che, i nostri programmi, così come le nostre pra- 1 Pierre BOURDIEU, Questions de sociologie, Paris: Édi-
tiche contribuiscono a definire la gioventù: una tions de Minuit 1980 (traduzione mia).
2 Madeleine GAUTHIER, «La jeunesse: un mot, mais
gioventù talora da ascoltare perché sarebbe por-
tatrice di innovazione, talora da salvare perché combien de définitions?», in Madeleine Gauthier-
Jean-François Guillaume (a cura di), Définir la jeu-
sarebbe in difficoltà, talora da sedurre per assicu-
nesse? D’un bout à l’autre du monde, Sainte-Foy:
rare il futuro delle nostre istituzioni. IQRC/PUL ( = Culture et société), 1999, 9-25.
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del mondo adulto. Sono insieme un gruppo socia- rienza di essere stati giovani orienta le nostre
le da inquadrare e l’immaginario della morte ne- comprensioni di quanto è in gioco…
gata, rifiuto dell’invecchiamento. Il dinamismo, Facendo questo, saremo costretti a constatare
l’energia, la tonicità, il candore, l’idealismo della che ogni lavoro finalizzato a capire in che modo
giovinezza si oppongono all’inerzia, alla stan- la giovinezza è presentata e rappresentata inter-
chezza, alle rughe, al realismo, al pragmatismo roga non tanto la giovinezza stessa quanto piut-
dell’adultità. In questo modo il presente dei gio- tosto il mondo adulto, le sue figure di autorità, i
vani è sostanzialmente congiunto al futuro: essi suoi sistemi di regolazione e le sue istituzioni.
sono l’avvenire, ci dicono gli spot, i politici e gli
educatori. Si tratta di una proposta paradossale: Due piani
essere nel presente ciò che non è ancora accadu- Sebbene la giovinezza «si declini secondo molte
to! Che i giovani siano il futuro è di fatto un
definizioni da una società e da un’epoca
modo per neutralizzare la giovinezza: qualcosa all’altra»3, per riprendere le parole dell’antropolo-
come una patrimonializzazione al futuro o un
go David LeBreton, resta possibile identificare
«futuromonio». In ogni caso, questo futuro che due piani sui quali viene pensata e costruita. Il
sarebbero i giovani non è il futuro dei giovani: è
primo considera la giovinezza come un gruppo
quello del mondo adulto, perché la giovinezza di sociale. Il secondo la comprende come un’età del-
cui si parla ne è il prodotto, la proiezione e
la vita: un periodo posto dopo l’infanzia e l’adole-
l’immaginario. scenza e prima dell’età adulta e della vecchiaia
Certamente, il fatto che la giovinezza sia una
sulla linea del tempo delle persone.
costruzione/proiezione del mondo adulto non si- Come gruppo sociale (primo piano), lo studio
gnifica che essa sia meno «reale». A condizione
sui giovani si limita allo studio di una popolazio-
che la consideriamo diversamente: non più come ne particolare. Si identificano pertanto alcune ca-
un «dato naturale» associato ad un periodo della
ratteristiche della gioventù: abitudini, stili di vita,
vita determinato da un’età biologica, ma piuttosto concezioni dell’autorità, cultura musicale, valori,
come un costrutto, dipendente da un contesto so-
priorità, ecc. Qui è difficile sfuggire al gioco dei
ciale, culturale, politico, economico e religioso. confronti: è rispetto alle generazioni degli adulti
Perché se in questo lavoro di definizione c’è di
che i giovani sono considerati più o meno politi-
certo un immaginario ideale della giovinezza, c’è cizzati, più o meno carrieristi, più o meno indivi-
però anche una giovinezza vissuta da coloro che
dualisti. Poiché il gruppo sociale «gioventù» ri-
sono giovani oggi e che costruiscono la propria sulta costruito nello scarto e nella differenza con
identità negoziando – tramite integrazione e ri-
il mondo adulto, si cerca nella gioventù ciò che
fiuto – tale proiezione del mondo adulto su di essa potrebbe avere di singolare o addirittura di
loro.
esotico. Pertanto, il sistema di confini e di riferi-
Ciò significa che tutti i discorsi sulla gioventù menti che permette di definirla e di situarla so-
costruiscono e ricostruiscono ininterrottamente
vradetermina lo sguardo che poniamo su di essa:
questo gruppo sociale e questa età della vita, at- la gioventù è, per definizione, in contrasto e in
tribuendo ai giovani dei tratti culturali e un posto
rottura piuttosto che in analogia e in continuità
nella società. Tali attributi della gioventù, dappri- con la generazione precedente. Condizione della
ma definiti nelle rappresentazioni collettive, sono
sua sussistenza è possedere una cultura e una
poi controllati dalle strutture politiche delle no- identità che ne fanno un gruppo sociale da stu-
stre istituzioni (scuola, reti associative, famiglia,
diare o nei confronti del quale intervenire. Come
mercato e consumi, servizi sociali, Chiese e co- potrebbe la gioventù così costruita non essere
munità di fede…). Se c’è inevitabilmente costru-
compresa come esteriore o estranea alle genera-
zione, è inutile cercare di sfuggirle. La sfida è zioni precedenti, al lavoro, alla politica, ai sinda-
piuttosto esserne consapevoli e rendersene conto:
cati, alla Chiesa…, vivendo nell’orbita del mondo
interrogarsi su come i nostri progetti, i nostri adulto (proprio come i vecchi, del resto)? Insi-
programmi e le nostre pratiche definiscono la
stendo in questo modo sui tratti culturali che la
gioventù e considerano i giovani; aggiornare le
3 David LEBRETON, «Préface. Pluralité du temps adole-
percezioni e i presupposti nei quali si radica il no-
stro impegno nei confronti dei giovani; vedere in scent», in Jocelyn Lachance (a cura di), L'adolescence
hypermoderne: le nouveau rapport au temps des jeu-
che cosa e in che modo la nostra personale espe-
nes, Québec: Presses de l'Université Laval 2011, p.
XII (traduzione mia).
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 53

differenziano, come non concepirla come scop- Pertanto la questione è sapere che cosa significa
piata, frammentata in gruppi differenti e fenome- invecchiare e che significato ha il rapporto col
ni particolari? tempo oggi.
Siamo chiari: considerare la gioventù come un Al di là della dimensione biologica, invecchiare
gruppo sociale o una popolazione particolare è è accedere a un’età della vita determinata dalle
senza dubbio pertinente. Ci sono tratti culturali rappresentazioni collettive che ne abbiamo. Come
sufficientemente forti per creare identità, appar- scrive Raymond Lemieux, invecchiare «è essen-
tenenze e rapporti al mondo differenziati. Che la zialmente cambiare ruoli e, con ciò, cambiare
generazione Y sia stata socializzata nell’universo identità. Questo si traduce solitamente in una cri-
digitale, ad esempio, determina indubbiamente un si nella relazione dell’individuo con il sistema di
habitus specifico, che deve essere studiato e preso valori che presiede ai suoi comportamenti. Egli
in considerazione quando interveniamo nei con- deve abbandonare ciò che fino ad allora lo faceva
fronti dei giovani o con i giovani. Ci sembra tut- vivere per imparare a vivere in modo diverso» 5.
tavia che una parte essenziale alla comprensione Ciò che è implicato in questo adattamento sono i
di ciò che è l’esperienza della giovinezza ci sfug- distacchi e i lutti che la persona vive e subisce.
girà se questa non viene compresa anche come Ciò che aveva creduto di poter essere e diventare
un’età della vita (secondo piano). Insomma, se è – perché glielo avevano fatto credere – non può e
necessario descrivere i tratti culturali del gruppo non potrà mai essere. Nel movimento della vita
«gioventù», non lo è anche chiederci che cosa dovrà rompere con relazioni che hanno dato for-
questi tratti significano? Che cosa rivelano? Che ma all’infanzia e all’adolescenza. Questi “aggior-
cosa raccontano? Che cosa portano? namenti” personali, spesso nascosti nella banalità
In modo tanto elementare quanto fondamenta- del quotidiano, sono vissuti in un rapporto parti-
le, potremmo dire che le culture giovanili e i loro colare con il tempo proprio della giovinezza. Al-
tratti caratterizzanti hanno la funzione, come cune inchieste condotte sugli adolescenti mostra-
ogni cultura, di essere una di quelle «trame di si- no che il ricorso ai social media è una modalità di
gnificato al quale l’uomo è sospeso e che egli controllare il tempo, di creare un tempo relazio-
stesso ha tessuto»4. Le culture giovanili sono le nale che è contemporaneamente quello di essere
costruzioni che permettono di affrontare le sfide e informati e di informare, di costruirsi un racconto
le questioni proprie di quella età della vita che i fondatore personalizzato (attraverso scritti, foto,
soggetti attraversano in un momento preciso del- commenti pubblicati online…). Inoltre si rileva ciò
la storia di una società, cercando così di inscrive- che Jocelyn Lachance chiama nostalgia del pre-
re i loro desideri dentro un sistema di riconosci- sente: essere coscienti che il momento vissuto ora
mento e di affrontare le difficoltà. Se il primo pia- è già solo un ricordo fatiscente 6. Sopravvivere ai
no affronta la gioventù come una popolazione lutti e ai distacchi è vivere con il tempo che passa,
particolare (forse addirittura marginale nell’uni- la finitezza, l’incontrollabile e la morte. «Pertanto
verso religioso), il secondo piano interroga l’espe- invecchiare è interrogarsi sul senso della propria
rienza dell’essere giovane fin nelle sue dimensio- vita»7, sia sul significato di ciò che si è vissuto
ni spirituali e religiose, perché «trovare un sen- che sulla direzione da prendere.
so » è davvero la sfida a cui sono misurati. Pensa- Se tutti inevitabilmente invecchiamo, possiamo
re la giovinezza come età della vita ci pone dun- tuttavia interrogarci sull’«invecchiare sociale» e
que davanti la sua definizione: cosa significa esse- sull’«invecchiare giovanile» in una cultura che
re giovani? Qual è questo passaggio? propone, in tutti i modi possibili più o meno radi-
Potremmo convenire che essere giovane è in- cali, di frenare l’invecchiamento, di rallentarlo se
vecchiare. Non vi è nulla di antinomico in questa non di fermarlo, a volte addirittura di invertirlo.
affermazione. La giovinezza, come ogni età della Pertanto non è eccessivo né caricaturale chiedersi
vita, è una tappa nel processo di invecchiamento.
Del resto essa ha senso solo in rapporto al tempo. 5 Raymond LEMIEUX, «Vieillir: une question de sens»,
In questo senso è pienamente una costruzione so- Revue internationale d’action communautaire 23/63
ciale: dipende dalla rappresentazione del destino (1990), 25-33, p. 30 (traduzione mia).
6 Cf Jocelyn LACHANCE, L'adolescence hypermoderne: le
umano e del tempo di un’epoca e di una cultura.
nouveau rapport au temps des jeunes, Québec : Pres-
4 CliffordGEERTZ, The interpretation of cultures selected ses de l'Université Laval 2011, p. 101 e ss.
essays, New York: Basic Books 1973, p. 5 (traduzione 7 LEMIEUX, «Vieillir: une question de sens», 30 (tradu-

mia). zione mia).


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perché i giovani vorrebbero diventare adulti mità sociosimbolica»11. In altre parole, se ieri si
quando molti adulti rimpiangono la loro giovi- diceva «bisogna lasciar passare la giovinezza»,
nezza o cercano semplicemente di restare giova- oggi non vogliamo più che passi. Si capisce
ni. Mentre l’infanzia, l’adolescenza e la giovinez- l’impasse. Che certo non è inevitabile né insor-
za sono «il mondo delle possibilità e dunque della montabile. Ma si pone così in maniera determi-
speranza», l’adulto si presenta come «un essere nante e urgente la questione del senso, in termini
finito che non ha più niente da scoprire nel mon- non metafisici ma pragmatici, legati al pericolo di
do e soprattutto su se stesso» 8. Che ne è allora del sfuggire alla propria vita.
modello «adulto» e della giovinezza come via di La giovinezza è diventata l’età dell’oro della
accesso all’adultità? vita. Molti dei numerosi fattori da considerare per
spiegare questo capovolgimento sono associati a
«Un modello basato sull’ingresso
nell’età adulta come obiettivo priori- ciò che viene percepito come una ridefinizione
tario non corrisponde […] alle socie- globale delle età, a sua volta debitrice dell’allun-
tà moderne avanzate, che funziona- gamento della durata media della vita umana.
no in base a un altro mito, quello Non si rimette in discussione solo la giovinezza,
della ricerca di sé, che può portare a ma anche la vecchiaia e l’età adulta. Pensare la
riprendere gli studi, a lasciare il part- giovinezza è pensare il rapporto con il tempo,
ner, ad avere un periodo di vita da perché l’allungamento della vita allontana sem-
“solo”, a rifarsi una vita insieme, a pre un po’ di più il futuro e, così facendo, intro-
rassegnare le dimissioni dalla pro- duce un altro orizzonte di esistenza. Lo abbiamo
pria azienda per cominciare una detto, le nostre società oggi per sopravvivere mi-
nuova attività»9 rano più a innovare che a riprodurre. Ne risulta
Sembrerebbe di assistere alla «condizione liqui- prodotta una accelerazione sociale molto ben de-
da dell’età adulta» e alla «disgregazione della ma- scritta da Hartmut Rosa12. Questa trasformazione
turità»10, per riprendere le affermazioni categori- del rapporto con il tempo ha degli effetti sul rap-
che di Marcel Gauchet. I ricominciamenti e le di- porto con sé e, di conseguenza, sul rapporto con
vagazioni degli adulti di oggi testimoniano di una la tradizione e la spiritualità intesa come relazio-
importante evoluzione del concetto di indipen- ne con sé, con gli altri e con l’Ultimo.
denza che caratterizza questa età della vita. Non Nelle cosiddette società tradizionali le identità
molto tempo fa, l’indipendenza dell’adulto era es- sono eredità: tradizione e passato attribuiscono a
senzialmente di ordine socioeconomico in quanto ciascuno un posto che il soggetto deve mantene-
permetteva la procreazione, l’impegno e la parte- re. Il sistema dominante è dunque quello della
cipazione alla continuità delle generazioni, sotto conformità: il soggetto è riconosciuto per il ruolo
il vessillo del dovere e della responsabilità nei che l’ordine sociale gli attribuisce. La prima mo-
confronti della società e della nazione. Oggi dernità sconvolgerà tutto, proponendo, a partire
l’auspicata indipendenza è sottoposta alle dispo- dalla Riforma, un rapporto più riflessivo verso se
sizioni normative e alle prospettive che dell’uomo stessi. Ora «la definizione di ciò che si è non vie-
hanno le società consumistiche: autorealizzazio- ne più attribuita dall’esterno, ma dipende sempre
ne, poter scegliere per se stessi, scegliersi, deter- più dal modo con cui si organizza la propria esi-
minarsi, evitare di alienarsi e di limitarsi… restare stenza»13. Nella modernità classica l’identità ri-
giovani, insomma! sulta comunque stabile. Certo, è un progetto ri-
La perdita di valore dell’età adulta determina flessivo, ma pianificato su una vita intera. I di-
una «inconclusione» della giovinezza che «ha per 11 Michel PARAZELLI, «Prévenir l’adolescence», in Ma-
effetto quello di mascherare o di banalizzare [la deleine Gauthier-Jean-François Guillaume (a cura
sua] funzione sociale transitoria rendendola quasi di), Définir la jeunesse ? D’un bout à l’autre du
permanente e pone la questione della sua legitti- monde, Sainte-Foy: Éditions de l'IQRC/Presses de
l'Université Laval (Culture et société) 1999, 55-74, p.
8 François DE SINGLY, «Penser autrement la jeunesse», 59 (traduzione mia). L’autore si sofferma sull’adole-
Lien social et Politiques /43 (2000), 9-21, p. 10, (tradu- scenza, tuttavia la rilevanza della sua analisi sulla
zione mia). definizione delle età della vita copre anche la giovi-
9 Ibid (traduzione mia). nezza.
10 Marcel GAUCHET, «La redéfinition des âges de la 12 Hartmut ROSA, Accélération: une critique sociale du

vie», Le Débat 132/5 (2004), 27-44, p. 141 (traduzione temps, Paris: La Découverte 2010.
mia, NdT). 13 Ibid., p. 278 (traduzione mia, NdT).
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 55

stacchi e i ricominciamenti sono delle eccezioni. parsa della morte – che non è solo un differimen-
Ci si sposa per la vita, si ottiene un lavoro per la to, ma anche una rimozione e una negazione –
vita. Non si riprendono gli studi e non si mette su introduce un limite ancora più importante: rende
una seconda famiglia a 40 anni. La modernità impensabile la finitezza che abita comunque il
avanzata o ultramodernità che conosciamo oggi quotidiano. La morte non è forse lontana dalla
non ha più lo stesso orizzonte. A partire dagli giovinezza? Lontana da chi esordisce nella vita?
anni ’70, con la seconda ondata di individualizza- La morte, come scrive Céline Lafontaine 14, non è
zione e l’ingresso nella società dei consumi, assi- la questione ultima, ma la questione prima, fonte
stiamo a un aumento delle possibilità di scelta e di tutte le angosce e all’origine di quelle risposte
del ruolo del soggetto nella elaborazione del pro- della civiltà che sono le religioni.
prio percorso biografico. È possibile riconsiderare E qui oggi si oppongono due movimenti. Da un
certe componenti dell’identità che in passato era- lato assistiamo a una lenta e significativa scom-
no stabili per tutta la vita. parsa sociosimbolica della morte. In particolare,
Inutile dire che quanto stiamo qui descrivendo in forza della sua medicalizzazione e della sua
è un «ideal-tipo». Il reale di oggi e le realtà di ieri commercializzazione, non sperimentiamo più col-
sono più complessi e sfumati. Peraltro le società lettivamente la morte come a noi vicina. Mentre
tradizionali non erano immobili. Tuttavia il cam- un tempo la figura della morte faceva parte della
biamento sociale era più lento e avveniva solo vita in ragione, tra le altre cose, della maggior
nell’arco di molte generazioni. Di conseguenza mortalità in ogni fascia di età, oggi la morte tende
era possibile mantenere una identità e il tempo socialmente a scomparire. I rituali sono vissuti in
sembrava più immobile per gli esseri umani. fretta. La morte è gestita dagli esperti: dalla medi-
Quando il cambiamento sociale segue quello delle cina che ne fa una sconfitta, alle agenzie di pom-
generazioni, il rinnovamento si trova associato a pe funebri che ne fanno un prodotto personaliz-
una molteplicità che sviluppa una identità gene- zabile.
razionale forte: è il caso ad esempio della genera- In questo rapporto con la morte viene messa in
zione del dopoguerra. Ma quando il cambiamento causa la definizione stessa dell’uomo. Perché la
sociale è più rapido del rinnovamento delle gene- morte è, in definitiva, l’ultima perdita di control-
razioni (come oggi), una stessa molteplicità di lo, l’ultimo abbandono all’(A)ltro, la figura estre-
persone non può più mantenere una identità sta- ma dell’Alterità e, di riflesso, della fede. Negare
bile. Deve cambiare nell’ambito di una stessa vita, la morte è negare la finitezza: quella di una vita
da cui il sentimento di accelerazione. che, di certo, può finire, ma soprattutto la finitez-
Così i nostri contemporanei si inseriscono nel za del quotidiano, la fragilità dei giorni, la dipen-
tempo e nella comunità umana non più in confor- denza dell’uomo e la necessità di tramandare.
mità a un ordine da mantenere, ma per un’impre- D’altro canto, la crisi ecologica e climatica at-
sa di sé nella quale l’esperienza diventa centrale. tuale, che colpisce con più forza i giovani perché
Siccome la vita non è più subordinata ai modelli ne subiranno gli effetti, cambia le carte in tavola.
della tradizione, il soggetto si trova maggiormen- Si profila una fine del mondo sulla base di previ-
te solo davanti al suo destino. E rieccoci di fronte sioni scientifiche. Questa catastrofe annunciata
a quella che possiamo chiamare l’interminabile pone una nuova prospettiva di tempo. E questa
stagione delle scelte che, se per molto tempo fu crisi è più acuta per il fatto che la finitezza fatica
associata alla giovinezza, ora tende a imporsi
all’intera vita. Nella vita coniugale, familiare e
professionale la prevedibilità delle traiettorie ha
fatto spazio alla duttilità degli itinerari. La situa-
zione non è diversa sul piano religioso e spiritua-
le.
In definitiva, quello che si rifiuta nel rapporto
col tempo che stiamo tentando di descrivere non
è il futuro, ma la morte. Forse è più difficile essere
giovani perché oggi è più difficile invecchiare. E
forse è più difficile invecchiare perché è più diffi-
cile morire. Mentre l’allungamento della vita in- 14 Céline LAFONTAINE, La société postmortelle: la mort,
duce un nuovo rapporto con il tempo, la scom- l'individu et le lien social à l'ère des technosciences,
Paris: Seuil 2008.
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generalmente a trovare un riconoscimento socio- duce in una ricerca «che non può svolgersi al di
simbolico e sociale. fuori dell’ordine simbolico della società che forni-
In sintesi, potremmo dire che la giovinezza è il sce ad essa degli oggetti, effimeri o stabili»17. Ecco
tempo della vita corrispondente ad una esperien- il ruolo, espresso in modo fondamentale, del reli-
za particolare dell’invecchiare. La sfida di questo gioso.
passaggio riguarda, in special modo, la relazione Di conseguenza, per «ascoltare e proporre» con
con il tempo della nostra epoca, che rende più i giovani, dobbiamo indubbiamente essere pronti
difficile l’invecchiamento in ragione del rifiuto e a immergerci nel cuore delle dinamiche della no-
della negazione della morte. stra epoca e dei suoi interrogativi fondamentali, e
questo ben oltre una popolazione di giovani da
raggiungere, persuadere o reclutare.
Considerazioni e conclusioni
BIBLIOGRAFIA
Non appena chiediamo ai giovani di raccontare
BOURDIEU, Pierre, Questions de sociologie, Paris:
e descrivere la giovinezza che hanno vissuto, ci
Éditions de Minuit 1980.
troviamo nel cuore di considerazioni fondamen-
CASTORIADIS, Cornelius, L'Institution imaginaire
tali, al crocevia delle coordinate generali della
de la société, Paris: Éditions du Seuil (coll. Esprit.
vita umana: rapporto con il tempo, rapporto con
Cité prochaine) 1975.
la morte, rappresentazione del destino dell’uomo,
DE SINGLY, François, «Penser autrement la jeu-
integrazione sociale, disposizioni normative, sal-
nesse», Lien social et Politiques /43 (2000), 9-21.
vezza intramondana e successo sociale.
GAUCHET, Marcel, «La redéfinition des âges de
Questo «invecchiare giovane», nella misura in
la vie», Le Débat 132/5 (2004), 27-44.
cui è necessariamente sociale, dipende dall’imma-
GAUTHIER, Madeleine, «La jeunesse: un mot,
ginario collettivo che determina ciò che è verosi-
mais combien de définitions?», in Madeleine
mile e valorizzato. Se la società è istituzione di un
Gauthier-Jean-François Guillaume (a cura di), Dé-
«magma di significati immaginari sociali»15, que-
finir la jeunesse? D’un bout à l’autre du monde,
sto nucleo di significati immaginari determina ciò
Sainte-Foy: IQRC/PUL (coll. Culture et société)
che esiste e ciò che non esiste, ciò che ha valore e
1999, 9-25.
ciò che non ne ha. Esso detta ciò che è l’adole-
GEERTZ, Clifford, The interpretation of cultures
scenza, la giovinezza, l’adultità, la vecchiaia. Di
selected essays, New York: Basic Books 1973.
conseguenza, questo «invecchiare sociale» non
LACHANCE, Jocelyn, L'adolescence hypermo-
parla solo dei giovani, ma soprattutto del mondo
derne: le nouveau rapport au temps des jeunes,
adulto e dell’immaginario collettivo dominante.
Québec: Presses de l'Université Laval 2011.
Le pratiche, i riti, gli aspetti culturali, i rapporti
LAFONTAINE, Céline, La société postmortelle: la
dei giovani con le tradizioni e con le religioni
mort, l'individu et le lien social à l'ère des technos-
sono, in questa prospettiva, molto più che carat-
ciences, Paris: Seuil 2008.
teristiche tipiche di una fascia di età particolare,
LEBRETON, David, «Préface. Pluralité du temps
sono indicatori della struttura sociale, delle sue
adolescent», in Jocelyn Lachance (a cura di),
dinamiche e delle sue risorse più o meno nasco-
L'adolescence hypermoderne: le nouveau rapport
ste.
au temps des jeunes, Québec: Presses de l'Univer-
In questa prospettiva possiamo riprendere le
sité Laval 2011, XIII-XVIII.
affermazioni di Raymond Lemieux e ritenere che
LEMIEUX, Raymond, «Passes et impasses de la
«la giovinezza rappresenta meno un’età dalla
jeunesse. Enjeux de la quête de sens», in François
quale si sarebbe chiamati ad uscire, trionfalmente
Gauthier-Jean-Philippe Perreault (a cura di), Re-
o miseramente, che la costruzione di una capacità
gard sur... Jeunes et religion au Québec, Québec:
di dare risposte di senso e di impegnarsi in
Presses de l'Université Laval 2008, 29-42.
esse»16. E il modo di dare risposte di senso si tra-
LEMIEUX, Raymond «Vieillir: une question de
15 Cornelius CASTORIADIS, L'Institution imaginaire de la sens», Revue internationale d’action communau-
société, Paris: Éditions du Seuil (coll. Esprit. Cité pro- taire 23/63 (1990), 25-33.
chaine.) 1975, p. 519 (traduzione mia).
16  Raymond LEMIEUX, «Passes et impasses de la jeu-

nesse. Enjeux de la quête de sens», in François Gau- de l'Université Laval 2008, 29-42, p. 38 (traduzione
thier-Jean-Philippe Perreault (a cura di), Regard mia).
sur... Jeunes et religion au Québec, Québec: Presses 17  Ibid (traduzione mia).
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 57

PARAZELLI, Michel, «Prévenir l’adolescence», in de l'Université Laval (Culture et société) 1999, 55-
Madeleine Gauthier-Jean-François Guillaume (a 74.
cura di), Définir la jeunesse? D’un bout à l’autre ROSA, Hartmut, Accélération: une critique sociale
du monde, Sainte-Foy: Éditions de l'IQRC/Presses du temps, Paris: La Découverte 2010.

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