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20 Esperienza e Teologia, n.s.

3 – 2019

ASCOLTARE E PROPORRE IL VANGELO Nuova serie


2019
CON I GIOVANI n. 3
« Entendre et proposer l’Évangile avec les jeunes »

Da «per» a «con» i giovani


Una rilettura ecclesiologica della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
(3-28 ottobre 2018)1

François MOOG, ICP-ISP

Abstract

In rereading the outcomes of the Preparatory document of the Synod, the Instrumentum la -
boris and the Final document, the French ecclesiologist marks the complex path that has led
the synodal Fathers to abandon the logic perceiving the relationship between Church and
youth as an extrinsic relationship, with the Church on one side (“us”) and youth on the other
(“them”), and to adopt a practice of listening, dialogue, reciprocal exchange, testimony and
communion of paths, and initiation processes. On grounds of this, the author shows how this
Synod on youth has been, in fact, a Synod about the Church as considered within the frame of
programmatic missionary transformation promoted by Pope Francis, and how this transfor-
mation is encouraging the Church to go beyond the “pastoral” model to focus on a “mission-
ary” model.
Rileggendo quanto emerso dal Documento preparatorio al Sinodo, dall’Instrumentum laboris e
dal Documento finale, l’ecclesiologo francese rileva il complesso cammino che ha portato i Pa -
dri sinodali a uscire da una logica che concepisce il rapporto tra Chiesa e giovani come un rap-
porto estrinseco, la Chiesa da una parte («noi») e i giovani dall’altra («loro»), e ad adottare
una pratica fatta di: ascolto, dialogo e scambio reciproco; testimonianza e condivisione di cam-
mini; processi iniziatici. Grazie a ciò, l’autore mostra come questo sinodo sui giovani sia stato
di fatto un sinodo sulla Chiesa dentro la cornice del programma di trasformazione missionaria
voluto da papa Francesco e come questa trasformazione inviti a superare il registro della «pa-
storale» per impegnarsi in quello della «missione».

1  Traduzione dal francese di Conti Daniela.


Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 21

Nel contesto delle prime riflessioni di questo verso il Vangelo2. In questo senso papa Francesco
convegno dell’ISPC dedicato ad «ascoltare e pro- ha dato un obiettivo chiaro al processo sinodale,
porre il Vangelo con i giovani», è opportuno con- da lui iniziato, di far uscire la Chiesa dai suoi
centrarsi sulla preposizione «con», che costitui- schemi pastorali istituiti, nella linea della sua
sce chiaramente la sfida più grande dell’Assem- Esortazione apostolica programmatica Evangelii
blea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi gaudium. Pertanto si tratta di far entrare in riso-
del 2018 su «i giovani, la fede e il discernimento nanza e in dialogo la capacità di rinnovamento di
vocazionale». cui sono portatori i giovani con la capacità di rin-
Dobbiamo anzitutto riconoscere che questo novamento del Vangelo stesso. Per raggiungere
«con» fa problema, è difficile da realizzare, o è tale obiettivo è prioritario ripristinare la libertà di
difficile da fare proprio, di fronte alla tentazione parola e di azione dei giovani, nonché il loro spi-
di proporre il Vangelo «ai» giovani o di ascoltarlo rito di iniziativa, perché divengano soggetti di
«per» i giovani. cambiamento e permettano alla Chiesa di speri-
Ma tale problema deve essere superato per al- mentare nuovi modelli di sviluppo.
meno due ragioni. La prima è che in questo Tuttavia, l’analisi del Documento preparatorio
«con» si gioca la natura e la missione della Chie- consente di rinvenire delle tensioni tra il carattere
sa. La seconda è che il processo sinodale nella profetico dell’impostazione e la cultura (l’iner-
Chiesa, quale si manifesta in maniera non esclusi- zia?) dell’istituzione ecclesiastica. Da un lato il
va nell’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo documento è pervaso da una reale ispirazione
dei Vescovi, permette di cogliere la consistenza perché manifesta la volontà di riconoscere in
teologica di questo «con». quale maniera i giovani sono attori della Chiesa,
L’interesse del percorso sinodale, che si è svolto invocando uno scambio bilaterale per il quale si
per più di due anni su questa tematica, consiste tratta sia «di accompagnare i giovani» che di
nel fatto che esso mostra molto bene sia il proble- «chiedere ai giovani stessi di aiutare [la
ma che i mezzi per superarlo. Diventa allora pos- Chiesa]»3. In questo senso il documento ricono-
sibile mostrare la ricchezza del processo sinodale sce la piena capacità di discernimento spirituale
a partire da una sola domanda: come la Chiesa dei giovani in modo tale che, «attraverso i giova-
parla dei giovani? ni, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore
che risuona anche oggi»4. Così i giovani sono
I.- Il processo sinodale chiamati ad essere «protagonisti»5 e «capaci di
attraverso i suoi testi creare nuove opportunità»6. Il testo dunque rico-
nosce ai giovani di essere portatori di un’espe-
Il processo sinodale è segnato da quattro testi
rienza di fede che, se non venisse espressa, ver-
che mostrano molto bene come si è svolto il pas-
rebbe a mancare alla Chiesa. Ma dall’altro lato
saggio da una riflessione sulla missione «per» i
queste affermazioni – che comportano un reale
giovani o presso i giovani a una missione che può
slancio– sono come indebolite dalla struttura di
essere concepita soltanto «con» i giovani. Secon-
un gran numero di proposizioni: che si tratti della
do la nostra ipotesi di partenza, questo passaggio
Chiesa che ascolta i giovani, o della Chiesa che
emerge quando ci interroghiamo sul modo con
impara dai giovani, viene fondamentalmente
cui ciascuno dei testi parla dei giovani.
mantenuto un rapporto di esteriorità tra «la
Chiesa» da un lato e «i giovani» dall’altro. Ad
1.  Documento preparatorio
esempio, all’inizio del secondo capitolo si tratta
(13 gennaio 2017)
2 Cf François MOOG, «Les jeunes dans le “nous” de
Questo primo testo è già stato oggetto di
l’Eglise», in Revue théologique des Bernardins 21
un’analisi accurata che ha mostrato come la sfida (2017), pp. 57-72.
più grande del Sinodo sia stata la capacità di pen- 3 Documento preparatorio, Introduzione.
sare i giovani nel «noi» della Chiesa, allo scopo 4 Ibid., Introduzione. Nel medesimo senso possiamo

di accrescere la capacità della Chiesa intera di es- leggere: «La Chiesa stessa è chiamata ad imparare
sere soggetto di trasformazione del mondo attra- dai giovani», III.2.
5  Ibid., III.1, III.2.
6  Ibid., I.3. Cf III.2.
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non solo di «incontrare», ma anche di «accompa- fondo, che tocca non soltanto i giovani, ma anche
gnare, prendersi cura di ogni giovane», precisan- i catecumeni, i laici, le donne... Pensare questa
do: «Non possiamo né vogliamo abbandonarli questione a partire dai giovani è importante per-
alle solitudini e alle esclusioni a cui il mondo li ché questo gruppo trascende gli altri, in quanto la
espone»7. Questo genere di paternalismo influen- parola «giovani» raggruppa sia chierici che laici,
za la prospettiva d’insieme: quando il secondo ca- sia i nuovi arrivati alla fede che persone di tradi-
pitolo del documento parla del dono della fede da zione familiare cattolica, sia uomini che donne…
trasmettere ai giovani, lo fa senza lasciare molto Contro la tentazione di pensare i giovani a partire
spazio all’esperienza e alla testimonianza di fede dalla loro passività, è necessario affermare il prin-
di cui i giovani sono già portatori. Un siffatto rap- cipio secondo il quale la pienezza dei doni dello
porto di esteriorità sterilizza in parte la riflessio- Spirito si trova solo nell’insieme della Chiesa 9,
ne. È ad esempio il caso in cui vengono ricordati i nella quale Cristo li distribuisce attraverso i sa-
cambiamenti del mondo, come se il mondo de- cramenti, tra i quali al primo posto ci sono i sa-
scritto fosse solo quello dei giovani. Eppure, an- cramenti dell’iniziazione cristiana. Pertanto la
che se gli adulti di oggi si sono strutturati in un Chiesa è incompleta se uno solo dei suoi membri
mondo più stabile, sono indubbiamente condizio- viene trascurato e, a fortiori, se la parola di tutti i
nati dai cambiamenti sociali, culturali e soprat- giovani non viene presa in considerazione al suo
tutto antropologici delle società contemporanee. interno. Sarà allora possibile ammettere che tene-
La prima sfida del Sinodo del 2018 sembra allo- re conto della parola dei giovani trasforma la
ra essere questa: ideare una maniera di pensare e Chiesa, perché questi stessi giovani sono i sog-
di parlare dei giovani che superi questo rapporto getti di una autentica esperienza di fede.
di esteriorità, in una prospettiva che potremmo La sfida è pertanto indubbiamente ecclesiologi-
qualificare come inclusiva o cooperativa. È la ca, ma si pone soprattutto nell’articolazione tra
condizione perché i giovani di cui parla il Docu- sviluppo teologico e azione pastorale. Tocca dun-
mento preparatorio possano contemporaneamente que il rapporto tra dono della fede, carismi e vita
beneficiare del dinamismo della Chiesa e far sì della Chiesa. In tal senso non possiamo fare come
che la Chiesa tragga beneficio dalla loro capacità se il dono della fede si realizzasse dapprima a fa-
di trasformazione. vore della Chiesa in quanto tale, per poi essere
Da questa osservazione scaturisce una questio- trasmesso ai giovani10 e non possiamo ridurre la
ne ecclesiologica importante, quella della parteci- missione a una «presa in carico dei giovani» 11.
pazione di tutti i battezzati alla vita e alla missio- Per questo è importante interrogarsi sulla fede
ne della Chiesa. La tensione presente nel docu- dei giovani e sul modo con cui essa si esprime
mento preparatorio del Sinodo, infatti, riguarda la nella Chiesa e partecipa alla ricchezza carismatica
recezione del Concilio Vaticano II quando presen- della Chiesa, anche se, nel documento preparato-
ta la Chiesa come popolo di Dio, del quale ogni rio, questo emerge solo nella forma di un disposi-
membro è pienamente partecipe della vita e della tivo pastorale che mostra i propri limiti. Ciò per-
missione che la Chiesa riceve da Cristo e ogni fe- mette di riformulare le sfide del sinodo. Si tratta
dele è riconosciuto come cooperatore in questa anzitutto di passare da una visione dei giovani
missione. L’ostacolo rinvenuto nel testo è tipico come futuro della Chiesa o della società a una vi-
di una rappresentazione di Chiesa formulata a sione dei giovani come presente della Chiesa e
partire dalla sua struttura ecclesiastica, definita anche della società12. Parimenti, si tratta per la
da Yves Congar di «gerarcologia»8, dove la com-
9 Cf Hervé LEGRAND, «Les évêques, les Églises locales
ponente clericale della Chiesa concentra su di sé
le responsabilità a favore del popolo di Dio, quali- et l'Église entière - Évolutions institutionnelles de-
ficato dalla passività. Nel contesto della missione puis Vatican II et chantiers actuels de recherche»,
Revue des sciences philosophiques et théologiques 85
della Chiesa si tratta di una articolazione tra do- (2001), p. 489.
centi e discenti, celebranti e assistenti, governanti 10  Cf François-Xavier AHMERDT, «“Avec” plutôt que
e governati, che, nel nostro caso, inquadra i gio- “pour” les jeunes», Lumen vitae 73 (2018), p. 128.
vani come beneficiari dell’azione della Chiesa e 11  Cf Document préparatoire, inizio della III parte.
12  Cf l’insistenza di papa Francesco nell’omelia a con-
non come suoi attori. Si tratta di una questione di
clusione della GMG di Panama («Voi non siete il fu-
7 Ibid.,
II. turo, ma l'adesso di Dio») e nel capitolo 3 dell’Esor-
8 Yves
CONGAR, Jalons pour une théologie du laïcat ( = tazione apostolica post-sinodale Christus vivit, il cui
Unam Sanctam 23), Paris: Le Cerf 19643, p. 68. titolo è «Voi siete l’adesso di Dio».
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 23

Chiesa di passare dalla volontà di parlare ai gio- Questo discorso rompeva già con la prospettiva
vani al riconoscimento della propria fragilità, per di separazione tra i giovani e la Chiesa, da un lato
la quale ha bisogno dei giovani che la costituisco- per il suo contenuto, che antepone il ruolo di sog-
no. In altre parole, bisogna abbandonare la rap- getti, di attori di cambiamento e di protagonisti
presentazione dei giovani quali oggetti della sol- dei giovani, insistendo sul vocabolario della par-
lecitudine della Chiesa per riconoscerli quali pro- tecipazione, e dall’altro a motivo della struttura
tagonisti e soggetti della vita e della missione del- stessa delle proposizioni: «non il futuro» ma «il
la Chiesa. O, in termini pastorali, passare da una presente», o ancora: «sono quelli che già […]
pastorale dell’inquadramento a una pastorale stanno… ». Questa struttura riduce la sensazione
dell’impegno e della partecipazione. di esteriorità e rinforza la piena natura di sogget-
Se pertanto non arriviamo a parlare con cor- to dei giovani. È quello che vediamo apparire
rettezza ed equilibrio dei giovani nella Chiesa, ci nell’Instrumentum laboris, sorprendentemente
assumiamo il rischio di non consentire dei cam- nella forma di citazioni degli stessi giovani: «È
biamenti ecclesiali fondamentali. stato entusiasmante sentirci presi sul serio dalla
gerarchia ecclesiastica, e sentiamo che questo
2. Instrumentum laboris (8 maggio 2018) dialogo tra la Chiesa giovane e quella matura è
Nel documento di lavoro dei padri sinodali ve- un processo di ascolto vitale e fecondo» 16. In que-
diamo apparire le prime fenditure nella separa- sto genere di affermazione non si tratta mai dei
zione tra i giovani da una parte e la Chiesa giovani da un lato e della Chiesa dall’altro, ma
dall’altra. Certo, la separazione continua, perché sempre dei giovani nella Chiesa, con altri nella
possiamo ancora leggere: «“prendersi cura” dei Chiesa o del dialogo tra membri della Chiesa.
giovani non è un compito facoltativo per la Chie- Si conferma così che la sfida del Sinodo è una
sa»13 o ancora «siamo invitati ad ascoltare e guar- conversione dei modi di esprimersi. Questa con-
dare i giovani a partire dalle condizioni reali in versione è possibile. Potrebbe essere sufficiente
cui si trovano, e a considerare l’azione della Chie- sostituire le affermazioni tipo «i giovani possono,
sa nei loro confronti»14. Nello stesso senso, tro- con la loro presenza e la loro parola, aiutare la
viamo numerose espressioni in cui i giovani «si Chiesa a ringiovanire il proprio volto» 17 con «i
aspettano dalla Chiesa» e «chiedono alla Chie- giovani possono, con la loro fede e la loro parte-
sa», utilizzando una struttura linguistica che tie- cipazione alla vita e alla missione della Chie-
ne i giovani a distanza dalla Chiesa. sa, aiutarla a ringiovanire il proprio volto». Più
Ciononostante possiamo scorgere un reale cam- in generale, basterebbe sostituire «Chiesa» con «i
biamento di cultura, manifestato particolarmente responsabili nella Chiesa» o «gli altri membri
dal vocabolario e dalla stessa struttura grammati- della Chiesa»… Ma in queste misure apparente-
cale. Il papa lo aveva chiesto in particolare nel mente semplici si gioca una rappresentazione
2016, in occasione del conferimento del Premio fondamentale della natura e della struttura della
Carlo Magno. In quell’occasione papa Francesco Chiesa, così come della sua missione, e una con-
aveva evocato con forza l’importanza dei giovani versione profonda della cultura ecclesiale.
per il futuro dell’Europa ricordando che Questa conversione è urgente se consideriamo
ad esempio che, nella seconda parte dell’Instru-
«i nostri giovani hanno un ruolo
mentum laboris su “fede e discernimento vocazio-
preponderante. Essi non sono il futu-
nale”, non c’è alcuno sviluppo relativo alla fede
ro dei nostri popoli, sono il presente;
degli stessi giovani, il che impedisce di tenere in
sono quelli che già oggi con i loro
sogni, con la loro vita stanno for- considerazione il fatto che la fede dei giovani di
giando lo spirito europeo. Non pos- oggi costituisce una espressione della fede eccle-
siamo pensare il domani senza offri- siale adattata alle condizioni contemporanee del
re loro una reale partecipazione credere. In questo modo, se la Chiesa non tiene
come agenti di cambiamento e di tra- conto della fede dei giovani si condanna a un di-
sformazione. Non possiamo immagi- spositivo pastorale «per» i giovani: nella terza
nare l’Europa senza renderli parteci-
pi e protagonisti di questo sogno»15. rimento del Premio Carlo Magno», 6 maggio 2016.
16  Instrumentum laboris n. 14, che cita un giovane che
13  Instrumentum laboris n. 1. si esprime durante l’incontro in preparazione del si-
14  Ibid., 4. nodo.
15  Papa FRANCESCO, «Discorso in occasione del confe- 17  Ibid., n. 1.
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parte (Cammini di conversione pastorale e missio- dell’allontanamento dei giovani18 o che «i giovani
naria), si tratta per la Chiesa di «adempiere alla cattolici non sono meramente destinatari
propria missione nei confronti dei giovani». C’è dell’azione pastorale, ma membra vive dell’unico
qui uno scarto con le due parti precedenti e una corpo ecclesiale, battezzati in cui vive e agisce lo
rottura nella struttura del testo. Ci saremmo Spirito del Signore. Essi contribuiscono ad arric-
aspettati piuttosto una parte su come adempiere a chire ciò che la Chiesa è, e non solo ciò che
una missione «con i giovani» o su come tenere fa. Sono il suo presente e non solo il suo
conto della dinamica evangelica specifica dei gio- futuro…»19.
vani. Qui, ancora una volta, i giovani sono consi- Ancor più, il documento finale propone una
derati come dei beneficiari e non come degli atto- modalità nuova di parlare dei giovani: «La Chiesa
ri della missione della Chiesa. Ora, non è rinno- sa per esperienza che il loro contributo è fonda-
vando la pastorale giovanile che la Chiesa aprirà mentale per il suo rinnovamento. I giovani, per
un cammino di conversione pastorale e missiona- certi aspetti, possono essere più avanti dei pasto-
ria, ma beneficiando dei carismi di ciascun mem- ri»20. E questa modalità richiede un modo nuovo
bro del popolo di Dio, anche dei giovani. di parlare della Chiesa. Così, al n. 92 è la comuni-
Questo ha un effetto sulla modalità di presenta- tà, e non la Chiesa, ad essere «soggetto
re nella terza parte la vocazione a seguire Gesù. Il dell’accompagnamento dei suoi membri». In que-
discorso si fonda sull’articolazione tra la vocazio- sta prospettiva comunitaria i membri si accompa-
ne della Chiesa e le vocazioni nella Chiesa, senza gnano gli uni gli altri21. Allo stesso modo al n. 105
prendere in considerazione la partecipazione di è la «comunità ecclesiale» ad essere «luogo di di-
tutti i battezzati alla vita e alla missione della scernimento». Ebbene, sappiamo che, nella storia
Chiesa. La relazione tra doni carismatici e doni dell’ecclesiologia, nel XX secolo il passaggio da
gerarchici è descritta al n. 99, ma l’insieme dei «Chiesa» a «comunità» sotto il pontificato di Pio
numeri 96-105 non considera questa dimensione. XII è un indicatore ecclesiologico fondamentale
In fin dei conti, la questione non è quella della che permette di passare da una ecclesiologia ge-
vocazione come chiamata personale, ma del con- rarchico-centrica a una Chiesa che vive della par-
tributo carismatico alla vita e alla missione della tecipazione attiva di tutti i suoi membri alla sua
Chiesa. Per dirlo in modo più semplice, quando vita e alla sua missione22.
un giovane non frequenta la Chiesa il problema In questo modo avviene il passaggio da «per» i
non è che egli manca la vocazione, ma che qual- giovani a «con» i giovani, permettendo di ricono-
cosa del dono dello Spirito manca alla Chiesa. Ri- scerli come «membra vive della Chiesa»23. Possia-
troviamo comunque questo al n. 111, che defini- mo quindi leggere:
sce il discernimento come uno stile di vita: la
«Non si tratta dunque di fare soltan-
questione della vocazione, quindi, riguarda ogni to qualcosa “per loro”, ma di vivere
scelta che la persona fa nell’esistenza, e non solo in comunione “con loro”, crescendo
quella relativa alla scelta di uno stato di vita. insieme nella comprensione del Van-
gelo e nella ricerca delle forme più
In definitiva, la lettura dell’Instrumentum labo- autentiche per viverlo e testimoniar-
ris conferma le impressioni del documento prepa- lo. La partecipazione responsabile
ratorio e dà l’impressione di un punto di arresto, dei giovani alla vita della Chiesa non
anche se lascia intuire la possibilità di un cambia-
mento. 18 Documento finale, n. 53. Cf anche nello stesso senso
al n. 54: «Talvolta la disponibilità dei giovani incon-
3. Documento finale (28 ottobre 2018) tra un certo autoritarismo e sfiducia di adulti e pa-
stori, che non riconoscono a sufficienza la loro crea-
Il documento finale del sinodo, ossia quello che tività e faticano a condividere le responsabilità».
beneficia più direttamente del vissuto del sinodo 19 Ibid., 54, ripreso nell’Esortazione apostolica Christus
in quanto tale, opera un impressionante capovol- vivit al n. 64.
gimento. Questo si manifesta prima di tutto nella 20 Ibid., 66.
21 Cf ibid., nn. 95ss su «l’accompagnamento comunita-
presa di coscienza del rischio contenuto nei docu-
menti precedenti. Così possiamo leggere che «il rio, di gruppo e personale».
22 Cf François MOOG, «Le recours à la communauté en
ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno del-
ecclésiologie», in Lumen Vitae LXI (2006 / 4), 373-
la comunità cristiana» è una delle ragioni 381.
23 Documento finale, 116.
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 25

è opzionale, ma un’esigenza della “giovinezza del mondo”»30. Bisognerebbe allora


vita battesimale e un elemento indi- leggere i nn. 121 e 122 su «la forma sinodale della
spensabile per la vita di ogni comu- Chiesa» che insistono sul concetto di ascolto:
nità»24. «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto,
Questo fondamentale cambiamento di prospet- nella consapevolezza che ascoltare “è più che sen-
tiva favorisce una trasformazione in profondità tire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha
delle comunità cristiane grazie ad un maggiore ri- qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio epi-
conoscimento della partecipazione dei battezzati scopale, Vescovo di Roma, l’uno in ascolto degli
alla vita e alla missione della Chiesa 25, che risuo- altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo». Si evi-
na come un appello a cambiare stile: denzia allora chiaramente che la forma sinodale
della Chiesa è il punto di arrivo del processo si-
«I giovani chiedono che la Chiesa nodale.
brilli per autenticità, esemplarità,
competenza, corresponsabilità e soli- L’Esortazione apostolica post-sinodale
dità culturale. A volte questa richie-
Christus vivit (25 marzo 2019)
sta suona come una critica, ma spes-
so assume la forma positiva di un In modo del tutto logico, l’Esortazione apostoli-
impegno personale per una comuni- ca Christus vivit, pubblicata da papa Francesco
tà fraterna, accogliente, gioiosa e im- qualche mese dopo l’Assemblea generale ordina-
pegnata profeticamente a lottare ria del Sinodo, recepisce e conferma la prospetti-
contro l’ingiustizia sociale. Tra le at- va appena tracciata. È evidente fin dall’inizio del
tese dei giovani spicca in particolare testo, dove viene precisato che esso si rivolge «ai
il desiderio che nella Chiesa si adotti giovani e a tutto il popolo di Dio» 31, e non ai gio-
uno stile di dialogo meno paternali- vani da una parte e al popolo di Dio dall’altra. Ri-
stico e più schietto»26. troviamo questo nella volontà del papa di offrire
E questo è consentito dai giovani, perché non si una parola «arricchita da migliaia di voci di cre-
tratta «di creare una nuova Chiesa per i giovani, denti di tutto il mondo che hanno fatto arrivare le
ma piuttosto di riscoprire con loro la giovinezza loro opinioni al Sinodo»32.
della Chiesa, aprendoci alla grazia di una nuova In maniera abbastanza generale il testo si rivol-
Pentecoste»27. Questa nuova prospettiva, che arri- ge ai giovani, la qual cosa tuttavia non inficia le
va a definire – in modo abbastanza misterioso – i scoperte qui sopra presentate. Da un lato si rivol-
giovani come «“luoghi teologici” in cui il Signore ge parimenti all’insieme del popolo di Dio: «mi
ci fa conoscere alcune delle sue attese e sfide per rivolgo contemporaneamente a tutto il Popolo di
costruire il domani»28, rimanda con finezza alla fi- Dio»33. Dall’altro le parti rivolte esplicitamente ai
gura di Giovanni, il discepolo giovane che la giovani – che non costituiscono la maggior parte
mattina di Pasqua giunge per primo alla tomba, del testo – non implicano alcuna formulazione
davanti a Pietro, per concludere: «nella comunità esclusiva. Quando il papa dice «insisto coi giova-
cristiana il dinamismo giovanile è un’energia rin- ni che non si lascino rubare la speranza» 34, non
novatrice per la Chiesa, perché la aiuta a scrollar- possiamo pensare che questo invito non riguardi
si di dosso pesantezze e lentezze e ad aprirsi al in alcun modo gli altri membri del popolo di Dio,
Risorto»29. non solo in quanto sono anch’essi testimoni della
Dentro questa nuova prospettiva la Chiesa è in- speranza, ma anche in nome della responsabilità
vitata a scoprire la sinodalità attraverso la quale degli adulti nei confronti dei giovani. Allo stesso
può «essere e apparire più chiaramente come la modo, «il grande annuncio per tutti i giovani»
che costituisce il capitolo 4 dell’Esortazione apo-
stolica (111-133): «Dio ti ama» (112), «Cristo, per
24 Ibid., 116. amore, ha dato sé stesso fino alla fine per salvar-
25 Cf ibid., 55. ti» (118) e «Egli vive» (124) è un messaggio non
26 Ibid., 57. specificamente rivolto ai giovani. La prospettiva
27 Ibid., 60.
28 Ibid., 64. 30 Ibid., 118.
29 Ibid., 66. È importante osservare che la questione è 31 Cf anche il n. 3.
invitare la Chiesa ad aprirsi al Risorto, e non al mon- 32 Christus vivit n. 4.

do. I giovani non costituiscono un accesso alle realtà 33 Ibid., 3.

culturali ma al kerigma! 34 Ibid., 15.


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globale del testo su questo punto è del tutto ca- dialogo, e infine la partecipazione di giovani
ratteristica dello sviluppo permesso dal processo come uditori allo stesso sinodo.
sinodale. Perché la Buona novella che i giovani Queste tre pratiche hanno permesso lo sviluppo
sono invitati ad ascoltare per se stessi all’interno di una cultura dell’ascolto di cui il documento fi-
del popolo di Dio, affinché l’ascolto trasformi la nale rende conto: la Chiesa ascolta, lascia «emer-
loro esistenza (134ss), diventa un bene per la gere le domande giovanili nella loro novità»38.
Chiesa intera. Ancora, il testo sottolinea a più ri- Questa affermazione è ripresa in Christus vivit 38
prese la responsabilità dei giovani nel cuore del con questo imperativo: «Abbiamo bisogno di
popolo di Dio: « Essi [i giovani] possono portare creare più spazi dove risuoni la voce dei giovani».
alla Chiesa la bellezza della giovinezza quando L’attuazione di questa capacità di ascolto ha favo-
stimolano la capacità di rallegrarsi per ciò che co- rito il passaggio da una Chiesa «per» i giovani ad
mincia…»35. In questo modo il papa non attribui- una Chiesa «con» i giovani.
sce ai giovani una missione specifica altra da Gli educatori sanno che una siffatta pedagogia
quella di favorire la missione della Chiesa intera. dell’ascolto necessita di una attenzione particola-
L’Esortazione apostolica post-sinodale introdu- re al «come fanno i giovani?»: come apprendono,
ce una prospettiva antropologica interessante a come sentono, come fanno proprio, come elabo-
partire dal numero 160: «un adulto deve maturare rano, come comunicano tra di loro…? Ma allora si
senza perdere i valori della gioventù» 36. Qui tratta non tanto di studiare i giovani quanto
emerge che il passaggio dalla giovinezza all’età piuttosto di ascoltarli. L’imperativo dell’ascolto
adulta non costituisce una rottura definitiva: manifesta che il dialogo è il contesto che favori-
«Una giovinezza vissuta bene rimane come espe- sce la relazione con i giovani. È un contesto dal
rienza interiore, e nella vita adulta viene assimila- grandissimo valore educativo e di una importan-
ta, viene approfondita e continua a dare i suoi za fondamentale per il Sinodo, perché il dialogo
frutti»37. In nome dell’unità delle persone nella costruisce la giusta articolazione del rapporto tra
storia, sia che si tratti della loro storia che di la persona («io») e la comunità o l’istituzione
quella della comunità ecclesiale, non possiamo («noi»). Nel contesto di una relazione educativa
separare i giovani dal resto del popolo di Dio, in questo ascolto è un potente mezzo di crescita per
quanto i membri adulti della Chiesa non hanno i giovani, perché il riconoscimento del valore del-
rotto con la propria giovinezza, che chiede solo di la propria parola è un segno di fiducia che auto-
continuare a portare frutto. rizza a prendere il proprio posto nella comunità.
In questo modo si passa dall’ascolto al dialogo,
II.- Il processo sinodale poi allo scambio. Certo, è un ascolto impegnativo,
attraverso il processo come osservava già papa Francesco nella Evange-
lii gaudium:
I testi elaborati nel quadro del processo sinoda-
le delineano una notevole traiettoria di presa di «La pastorale giovanile, così come
coscienza ecclesiologica. Pertanto diventa possi- eravamo abituati a svilupparla, ha
bile interrogarsi su che cosa ha reso possibile sofferto l’urto dei cambiamenti so-
questa presa di coscienza ritornando al processo ciali. I giovani, nelle strutture abitua-
stesso. li, spesso non trovano risposte alle
loro inquietudini, necessità, proble-
2. Pratiche ecclesiali di ascolto matiche e ferite. A noi adulti costa
ascoltarli con pazienza, comprendere
Tre pratiche originali hanno impresso il loro le loro inquietudini o le loro richie-
marchio sul processo sinodale: un questionario ste, e imparare a parlare con loro nel
estesamente rivolto ai giovani del mondo intero linguaggio che essi comprendono»39.
nel 2017, un incontro pre-sinodale con alcuni gio-
vani dal 19 al 24 marzo 2018, dal titolo «We talk
together» per indicare che la sfida fondamentale
del sinodo era nella capacità della Chiesa di dire
«noi», di proporre un «insieme» e di stabilire un

35 Ibid., 37.
36 Ibid., 160. 38 Documento finale, n. 8.
37 Ibid., 160. 39 Evangelii gaudium n. 105.
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 27

Ma quando accettiamo di pagare il prezzo di riconosciuto alla parola dell’adulto, anch’essa


questo ascolto, come nel rispetto dei processi si- sotto forma di racconto. Infine, bisogna lasciare
nodali40 o nella creazione di pratiche complemen- spazio tra questi due racconti ad un terzo, quello
tari di ascolto, allora «l’ascolto rende possibile della parola di Dio che, sotto la forma delle Scrit-
uno scambio di doni, in un contesto di empa- ture, è essa stessa racconto e parola di vita della
tia»41. comunità credente. Pertanto è la qualità del dialo-
In definitiva, l’esperienza sinodale permette di go a definire la qualità della relazione educativa.
capire che ciò che viene ascoltato è la fede così La figura di educatore che emerge è quella che
come si esprime. È così che la partecipazione spe- unisce le competenze del ricercatore, del maestro
cifica dei giovani nel processo sinodale ha per- e del testimone, nel contesto di una passione rico-
messo un apporto originale alla espressione della nosciuta e comunicativa. È quanto dichiarava già
loro fede e alla comprensione della sinodalità del- Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii
la Chiesa stessa. Questo apporto è legato soprat- nuntiandi 41 :«L’uomo contemporaneo ascolta
tutto ai tratti caratteristici di una generazione de- più volentieri i testimoni che i maestri — diceva-
finita dal prefisso CO (generazione del co-wor- mo lo scorso anno a un gruppo di laici — o, se
king, del carpooling, dei coinquilini, della co- ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni».
costruzione…) e che funziona secondo una logica Dobbiamo dunque ascoltare i giovani fino in fon-
di reti42. La generazione CO potenzia e risveglia do, cioè fino alla messa in discussione delle rap-
un patrimonio ecclesiologico scarsamente rappre- presentazioni e delle strutture sociali, quando
sentato nelle pratiche e nei testi delle generazioni esprimono una forte aspettativa nei confronti de-
precedenti. Ciò favorisce una logica di compagni gli adulti nelle strutture scolastiche: attesa di
di viaggio, che consente al documento finale del maestri solidi, capaci di assicurare una trasmis-
Sinodo di definire il cammino di Emmaus come sione rigorosa, maestri che si adattano ad essi e
paradigma della «missione ecclesiale in relazione maestri parimenti appassionati, perché la tra-
alle giovani generazioni»43, a condizione che il smissione accada nel contesto di una condivisio-
posto di Cristo resti a lui attribuito. ne. La relazione educativa è così segnata dal prin-
Così, la partecipazione dei giovani al processo cipio di accompagnamento, per il quale la respon-
sinodale su un lungo periodo di tempo ha fatto sabilità e il coinvolgimento dell’educatore indu-
passare il sinodo da una logica di accompagna- cono a parlare più facilmente di compagnia che di
mento (accompagnement) a una logica di “compa- accompagnamento. Per questa compagnia è bene
gnia” (compagnonnage)44. Inoltre questo passaggio che ciascuno sia in grado di mantenere il suo po-
fa entrare in una prospettiva educativa, che è sto a fianco degli altri. Perché la relazione educa-
quella della compagnia come luogo formativo, tiva esige la verità di ciascuno45. In tal senso, sem-
che emerge come una prospettiva propriamente bra importante lasciare uno spazio alla questione
catechistica. Infatti, perché si costituisca un com- della vulnerabilità di chi è impegnato nella rela-
pagnia fondata sul dialogo, non basta far parlare i zione educativa, allo scopo di consentire a ciascu-
giovani, bisogna anche porre attenzione a tre ele- no l’ascolto dell’altro fino a prendere in conside-
menti. Il primo è la parola dei giovani, della quale razione questa vulnerabilità. Se tale ascolto si
è opportuno accompagnare la narrazione, il che svolge in un contesto regolato che garantisce la
impegna la responsabilità educativa di attrezzare sicurezza e la libertà di ciascuno, può essere un
i giovani per tale racconto. Il secondo è lo spazio incentivo alla emancipazione. Permette così di la-
sciare nella relazione lo spazio all’imprevisto e in
40  Nel corso del sinodo, viene osservata una pausa di 3 particolare agli imprevisti della parola dell’altro.
minuti di silenzio dopo ogni tre interventi. Questo
silenzio permette di favorire un percorso di discerni- 45 È del resto il senso della ricerca della verità descritta
mento e non solo di analisi. in Dignitatis humanae 3 : «La verità, però, va cercata
41 Documento finale, n. 8. in modo rispondente alla dignità della persona uma-
42 Cf Claire JONARD, «Pastorale “jeunesse”… un modè- na e alla sua natura sociale: e cioè con una ricerca
le?» in Lumen vitae 73 (2018), 148-149 e Nathalie condotta liberamente, con l'aiuto dell'insegnamento
BECQUART, «Evangéliser la génération CO – Le défi o dell'educazione, per mezzo dello scambio e del dia-
de la synodalité», in Lumen vitae 73 (2018), 153. logo con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente
43 Documento finale, n. 4. nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verità che
44 Il termine “compagnia” non rende forse pienamente hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta;
il significato del termine compagnonnage, che rinvia inoltre, una volta conosciuta la verità, occorre ade-
al fatto di fare insieme, solidalmente, un percorso. rirvi fermamente con assenso personale».
28 Esperienza e Teologia, n.s. 3 – 2019

Pratiche ecclesiali di trasformazione: chiaramente orientata verso «la costruzione di un


iniziare processi popolo»53 e, più in profondità, verso «la pienezza
Il processo sinodale ha permesso di superare umana»54, secondo l’espressione di Guardini55, il
una logica secondo la quale la Chiesa deve andare che implica il pieno coinvolgimento di tutti i suoi
verso i giovani con lo scopo di farli venire o tor- attori.
nare nella Chiesa. Questa logica traccia i confini
di una pastorale di accompagnamento. Il sinodo * * *
ha invece seguito scrupolosamente la raccoman-
dazione della Evangelii Gaudium, che afferma che Al termine di questa rapida traversata dei testi
il tempo è superiore allo spazio: che hanno segnato il processo sinodale dal 2017
al 2019, possiamo confermare che la maniera con
«Dare priorità al tempo significa oc- cui il Sinodo parla dei giovani permette di scopri-
cuparsi di iniziare processi più che di re qualcosa della Chiesa e che, nel quadro di que-
possedere spazi. Il tempo ordina gli sto processo, parlare dei giovani è parlare di tutta
spazi, li illumina e li trasforma in la Chiesa.
anelli di una catena in costante cre-
Il Sinodo ha permesso di verificare che parlare
scita, senza retromarce. Si tratta di
della partecipazione dei giovani alla vita e alla
privilegiare le azioni che generano
nuovi dinamismi nella società e coin- missione della Chiesa è parlare della partecipa-
volgono altre persone e gruppi che le zione di tutti alla vita e alla missione della Chiesa
porteranno avanti, finché fruttifichi- basandosi sull’atto di fede di ciascuno, che sia
no in importanti avvenimenti stori- giovane o meno giovane, laico o vescovo, uomo o
ci»46. donna,… Questo consente di capire che nella gio-
vinezza c’è qualcosa che qualifica tutta la Chiesa.
Questo passaggio costituisce in Evangelii gau- Attraverso questo Sinodo papa Francesco onora
dium il fulcro della sezione intitolata «Il tempo è le condizioni di attuazione della sua Esortazione
superiore allo spazio»47. Si tratta prima di tutto di apostolica programmatica, Evangelii gaudium.
considerare la necessità di aprire un «orizzonte Effettivamente è liberando la parola dei giovani
più grande»48 e di «lavorare a lunga scadenza»49, nella Chiesa che le tematiche di Chiesa «in usci-
e per questo di non lasciarsi prendere dal posse- ta» o di «conversione missionaria» potranno di-
dere spazi, cioè «senza l’ossessione dei risultati spiegarsi. Per questo possiamo considerare il Si-
immediati»50. Possiamo allora capire meglio la nodo non tanto come una conseguenza della
differenza tra una azione pastorale per i giovani e Evangelii gaudium, quanto piuttosto una tappa
una azione pastorale con i giovani. Una pastorale decisiva della sua attuazione.
per i giovani può essere guidata dalla tentazione In conclusione, se questo Sinodo è stato un si-
di prendere possesso degli spazi dei giovani e per nodo sulla Chiesa dentro la cornice del program-
questo di «cristallizzare i processi» concentran- ma di trasformazione missionaria voluto da papa
dosi, ad esempio, sul numero di giovani che que- Francesco, potrebbe essere giusto pensare che
sta o quella attività è riuscita a raccogliere51. Una questa trasformazione inviti a superare il registro
azione pastorale con i giovani, al contrario, inizia della «pastorale» per impegnarsi in quello della
dei processi riconoscendo ai giovani uno statuto «missione». Di fatto, espressioni come «pastorale
di soggetti e di attori, per permettere l’avviarsi di giovanile», «pastorale familiare», «pastorale del-
nuovi dinamismi52. Questa azione pastorale è la salute», «pastorale scolastica», hanno tutte in
comune il rischio di definire quali destinatari del-
46 Evangelii gaudium n. 223.
47 Ibid., 222-225. spettiva di inquadramento a perseverare sono coloro
48 Ibid., 222. che sono stati iniziati alla fede fin dall’infanzia. È
49 Ibid., 223. principalmente l’incontro con figure credibili di fede
50 Ibid. che genera la fede, figure che rendono coloro che in-
51 Ibid. contrano soggetti e primi protagonisti della loro
52 È utile fare riferimento all’indagine condotta in fede, liberando i dinamismi di cui parla il papa nella
Quebec: Gilles ROUTHIER, Itinéraires de croyance de Evangelii gaudium.
jeunes au Québec, Québec: Anne Sigier 2005. Questa 53 Evangelii gaudium, nn. 222 e 224.

indagine permette di capire che le strutture di inqua- 54 Ibid., 224.

dramento – di possesso dello spazio, diremmo con 55 Romano GUARDINI, Das Ende der Neuzeit, Wurzburg:

papa Francesco – non generano la fede. In tale pro- Werkbund Verlag 1965, p. 31.
Ascoltare e proporre il Vangelo con i giovani 29

la cura della Chiesa persone che dovrebbero es-


serne in pieno gli attori. Il concetto di «pastora-
le» indicherebbe allora che ci interessiamo più
alla dimensione strutturale e organizzativa della
Chiesa verso un certo destinatario, che alla di-
mensione missionaria e carismatica che esige la
partecipazione attiva di tutti.
Certo, il capitolo 7 dell’Esortazione apostolica
Christus vivit è dedicato alla «pastorale giovani-
le». Ma è anzitutto per sottolineare il rischio di
una proposta che cerchi di rispondere alle preoc-
cupazioni dei giovani senza pensare da un lato la
loro appartenenza alla comunità nel suo insieme
e pertanto, dall’altro lato, l’importanza di ricono-
scere la loro partecipazione piena e attiva alla
missione stessa: «Voglio sottolineare che i giovani
stessi sono attori della pastorale giovanile» 56. In
questo modo il papa rinuncia a proporre un ma-
nuale di pastorale giovanile e preferisce «fare ri-
corso all’astuzia, all’ingegno e alla conoscenza
che i giovani stessi hanno della sensibilità, del
linguaggio e delle problematiche degli altri giova-
ni»57. Perciò si tratta non tanto di promuovere
una pastorale giovanile quanto di permettere alla
missione per e con i giovani di beneficiare della
forma sinodale di tutta la Chiesa: di camminare
insieme, in nome dei doni che ciascuno ha ricevu-
to dallo Spirito.
Dunque nel nome della sinodalità come forma
della Chiesa si tratta di superare il registro della
pastorale per prendere in considerazione la di-
mensione carismatica di tutta la Chiesa, «in que-
sto modo, imparando gli uni dagli altri, potremo
riflettere meglio quel meraviglioso poliedro che
dev’essere la Chiesa di Gesù Cristo»58.

56 Christus vivit, 203.


57 Ibid., 203.
58 Ibid.,207.

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