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ANTROPOLOGIA CULTURALE- MANUALE DI BABARA MILLER

CAPITOLO 1: l’antropologia e lo studio della cultura

ANTROPOLOGIA: letteralmente “discorso intorno al genere umano”, definisce un vasto insieme di indirizzi
e tradizioni di studio che ha assunto caratteri peculiari nei diversi paesi.

La principale distinzione è tra ‘antropologia fisica’ (o biologica, ovvero lo studio dell’ umanità dal punto di
vista biologico) e ‘antropologia culturale’ (lo studio dell’umanità dal punto di vista culturale). Ciascuno di
questi termini ha assunto significati e letture diversi a secondo del contesto storico e geografico.
es. Negli Stati Uniti il termine antropologia significa lo studio della specie umana, delle sue origini
primitive e delle sue diverse espressioni contemporanee. Inoltre nella tradizione statunitense l’antropologia
è divisa in quatto campi di studi (i cosiddetti fields) e ciascuno corrisponde a un ambito dell’esperienza
umana:

-antropologia fisica, lo studio della specie umana dal punto di vista biologico, analizza la sua evoluzione
nel tempo e i suoi cambiamenti contemporanei.
-archeologia, studio delle culture umane del passato condotto attraverso l’analisi dei loro resti materiali
-antropologia linguistica, studio della comunicazione umana, analisi delle origini, storia e trasformazioni
-antropologia culturale, studio della specie umana, delle sue origini primitive e delle sue diverse
espressioni contemporanee

Nella tradizione inglese si è sviluppata l’antropologia sociale, pone l’enfasi sulla dimensione sociale e sul
funzionamento dei sistemi e delle strutture sociali in prospettiva rivolta alle società cosiddette ‘semplici’.

L’antropologia culturale è una disciplina scientifica nata in occidente che ha per oggetto lo studio delle
popolazione contemporanee e delle loro culture, laddove per culture si intende l’insieme dei
comportamenti, e delle credenze appresi dalle persone.
Essa analizza le differenze e somiglianze tra culture e il modo n cui esse cambiano nel corso del tempo.
Lo scopo dell’antropologia è quello di conoscere, interpretare ma anche salvaguardare le differenze
culturali espresse nelle culture ‘altre’. Inoltre il suo obiettivo è strettamente connesso a un percorso che
porta la disciplina a farsi specchio della società occidentale e sua critica osservatrice.  Guardando l’’altro’
l’antropologia ci porta a vedere meglio noi stessi e a rendere ‘famigliare ciò che è estraneo e estraneo ciò
che è famigliare’
Le origini dell’antropologia culturale sono molto lontane, scritture di Marco Polo, ad esempio, ci mostrano
grandi viaggiatore che scrivevano resoconti sulle quali erano entrati in contatto. Le radici concettuali più
vicine della disciplina risalgono all’illuminismo francese.

I principali protagonisti della disciplina del tardo settecento e inizio dell’ottocento sono Tylor, Frazer e
Morgan; ispirati dalla teoria dell’evoluzione biologica hanno elaborato un modello di pensiero di
evoluzione culturale secondo cui tutte le culture umane evolvono, nel tempo, passando da forme inferiori a
forme superiori. Questo concetto collocava i popoli non occidentali in uno stadio primitivo rispetto a quelli
occidentali più civilizzati. Inoltre prevedeva due possibili destini per le prime culture: raggiungere il livello
evolutivo di quelle occidentali oppure estinguersi.
Malinowski, è uno degli studiosi che maggiormente hanno determinato lo sviluppo dell’antropologia
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culturale moderna. Nel corso della prima metà del xx secolo, dopo un lungo soggiorno di studi nelle Isole
Trobriand nell’ Arcipelago melanesiano, e introdotto la pratica dell’osservazione partecipante sul campo, ha
definito l’approccio teorico del funzionalismo (che assimila tutte le culture agli organismi biologici i quali
collaborano al funzionamento e alla conservazione dell’insieme, es. la religione e la famiglia collaborano al
funzionamento della cultura nel suo insieme). Il funzionalismo è connesso al concetto di olismo (ossia la
convinzione che le culture sono complessi sistemi integrati che non possono essere pienamente compresi
senza analizzare le diverse componenti).
Questi due concetti contribuirono a mettere in crisi i paradigmi evoluzionistici etnocentrici che si basavano
su una concezione unilineare dell’evoluzione umana e non si interrogavano sulle singole civiltà.
Boas è considerato il fondatore dell’antropologia culturale nordamericana. Condivise la vita quotidiana
degli Inuit (popolazione indigena dell’isola di Baffin) per un anno, e questo lo portò a imparare che le
diverse culture possono percepire in modi differenti anche solo i semplici elementi naturali, es. l’acqua. 
Tutte le culture hanno una distinta individualità e una forte validità, dobbiamo a questa visione
l’introduzione del concetto del relativismo culturale (ossia la convinzione dell’importanza di comprendere
ciascuna cultura a partire dalle idee e dai valori che le sono propri e non giudicarla sulla base di standard
che non le appartengono). Inoltre Boas introdusse il concetto di particolarismo storico ( ovvero lo studio
delle singole culture e non degli approcci generalizzanti).
Radcliffe-Brown, nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, sviluppo dell’ antropologia sociale (vedi
p.1) delle società cosiddette primitive, a partire dai sistemi di parentela.
Pritchard e Fortes, allievi di Brown , proseguono sulla linea sociologica usata dal maestro piuttosto che sullo
studio dei fenomeni culturali. Pritchard si avvicina a una concezioine dellantropologia più vicina alle scienze
storiche, mentre Fortes introduce il concetto del mutamento e del conflitto all’interno delle società,
mettendo in discussione l’idea della società come organismo in equilibrio.
Nello stesso periodo Claude Lévi-Strauss ha elaborato una visione diversa, fortemente influenzata da una
visione filosofica, conosciuta con il nome di strutturalismo francese, egli riteneva che il miglior modo per
comprendere una cultura fosse quello di analizzare i diversi abiti di questa, come i sistemi di parentela, i
miti, le narrazioni e ogni altro aspetto della vita sociale e culturale. Lo strutturalismo francese rappresenta
l’ultima grande teoria universale dell’antropologia e si basava su un concetto di struttura ben diverso da
quello di Brown, (per il quale la struttura era l’insieme di relazioni esistenti tra istituzioni, individui e
gruppi), per Strauss la struttura è un inconscio soggiacente le relazioni e le pratiche sociali e si esprime nella
reciprocità e nello scambio. Lo strutturalismo ha inoltre sviluppato l’idea dell’antropologia simbolica,
ovvero lo studio della cultura intesa come insieme di significati.
Negli anni sessanta nell’antropologia si è diffusa la teoria marxista dando vita alla scuola statunitense del
materialismo culturale, ossia l’approccio allo studio di una cultura che pone l’accento sugli aspetti materiali
della vita degli esseri umani, in particolare l’ambiente in cui vivono e i loro mezzi di sussistenza.
Negli anni settanta si è sviluppata la teoria dell’antropologia interpretativa che ha avuto il Clifford Geertz il
suo maggiore interprete. Questa teoria si basa sulle concezioni dell’antropologia simbolica statunitense, in
quella strutturalista francese e nella filosofia ermeneutica. Secondo l’antropologia interpretativa per
costruire una teoria è necessario concentrarsi sulle idee delle persone e su cosa pensano, sui significati e
simboli importanti per esse. La cultura, secondo Geertz, è una rete di significati, un sistema aperto, che
l’antropologo deve capire e interpretare.
L’approccio interpretativo verrà ripreso con l’antropologia postmoderna, essa piuttosto che conoscere
l’altro ritiene possibile solo conoscere rappresentazioni dell’altro, a partire dalla soggettività
dell’antropologo.
A partire dagli anni novanta diverse teorie vengono influenzate dal postmodernismo, da un lato con lo
strutturismo (prospettiva secondo la quale potenti strutture plasmano le culture, il modo di pensare, di
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agire delle persone); dall’altro lato c’è la prospettiva che enfatizza il ruolo dell’agency (agentività) umana e
il potere che gli individui hanno di trasformare la la cultura opponendosi alle strutture esistenti.

Negli Stati Uniti sempre più cittadini di origine sudamericana e africana diventano antropologi e acquistano
visibilità, tuttavia ancora oggi l’antropologia rimane una delle professioni ‘bianche’. Si sta sviluppando su
queste basi un’antropologia antirazzista.

1.2. IL CONCETTO ANTROPOLOGICO DI CULTURA


Il concetto di cultura è a centro dell’antropologia culturale, per cui si aspetterebbe che gli antropologi
concordassero una sua definizione universale; tuttavia il concetto di cultura si è rilevato molto controverso
e discusso.
La prima definizione è stata proposta nel 1871 dall’antropologo Tylor: “la cultura, o civiltà, intesa nel suo
senso etnografico più ampio, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la
morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una
società”. In precedenza la cultura veniva intesa come quel patrimonio di conoscenze che l’individuo
acquista nel corso della sua vita grazie all ‘istruzione, con la definizione di Tylor ogni società umana, dalla
più semplice alla più complessa, e dunque ogni individuo, diventa produttrice e portatrice di cultura. In
questo senso la cultura si delinea come oggetto universale agli esseri umani, per questo è allo stesso tempo
soggettiva di un popolo e universale.
Secondo Kroeber, allievo di Boas, la cultura è un livello superorganico non riconducibile alla sfera della
natura (al contrario della biologia ad es)ma è un complesso organizzato nel quale individuare leggi di
funzionamento.
Secondo il materialista culturale Harris: “una cultura è il modo, o stile di vita nel suo insieme, che un gruppo
di persone ha acquisito socialmente. Consiste nei modi di pensare, sentire e agire caratteristici di una data
società o di un gruppo sociale.
Geertz ritiene che la cultura consiste in un insieme di simboli, motivazioni, stati d’animo e pensieri e non
include i comportamenti.
Questo manuale intende la cultura come insieme di comportamenti e credenze appresi e condivisi.

Le micro-culture, o culture locali, consistono in quelli schemi di comportamento che caratterizzano una
determinata area e un particolare gruppo umano. Le micro-culture sono basate sull’etnia, la lingua, il
genere, l’età ecc.

LE CARATTERISTICHE DELLA CULTURA

1. La cultura è distinta dalla natura. Per comprendere come le culture si distinguono dalla natura è
necessario prendere in considerazione i diversi modi con cui vengono affrontate le esigenze primarie del
genere umano: mangiare, bere, dormire e andare di corpo.
2. Mangiare. La cultura definisce i nostri modi di mangiare, come gli orari e che tipo di cibi mangiare , la
cultura attribuisce significati al cibo e all’alimentazione. (es. la maggior parte dei cinesi ritiene che il
formaggio sia disgustoso mentre in Francia ne vanno ghiotti).
Inoltre anche la percezione del gusto varia in modo significativo; i ricercatori hanno riconosciuto quattro
ambiti del gusto: dolce, amaro, acido e salato; Tuttavia queste categorie non sono universali: in asia
orientale una categoria molto importante è l’ umami (Sapidità). Le differenze culturali sono evidenti anche
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guardando le figure incaricate della cottura dei cibi, ad esempio.
3.Bere. Anche i significati attribuiti al bere variano in base alle culture. Ogni cultura stabilisce cosa e quando
sia corretto bere, in che modo e con chi. (es. in Francia normalmente durante i pasi è normale bere
generose dosi di vino, negli stati uniti le famiglie invece generalmente bevono solo acqua durante i pasti)
4.Dormire. Si potrebbe pensare che i modi di dormire siano universali per tutte le culture, perché tutti
generalmente dormono ogni 24 ore, tutti si sdraiano e chiudono gli occhi per farlo. Tuttavia anche il
dormire è una questione culturale; le influenze della cultura sono evidenti quando si esamina chi dorme
con chi, il tempo dedicato al sonno e i problemi d’insonnia e le malattie del sonno, come i luoghi deputati
per i bambini. (es. tra gli indigeni della regione amazzonica dell’ America meridionale, i neonati condividono
per molti mesi l’amaca con la loro mamma). La cultura influenza anche le ore che si dedicano al sonno (es.
nelle regioni rurali dell’india le donne dormono meno ore rispetto agli uomini perché devono svegliarsi per
accendere il fuoco per preparare il pasto mattutino).
5.Andare di corpo. La prima domanda è: dove andare di corpo? Ci sono differenze culturali nel grado
dell’intimità riservato all’evacuazione, che può essere un atto privato oppure avere luogo in contesti
relativamente pubblici. (es. le strade di molte città europee sono equipaggiate di orinatoi pubblici per gli
uomini ma non per le donne// nei villaggi dell’india, la maggior parte delle abitazioni non ha stanze da
bagno, e ogni mattina le donne si raggruppano e raggiungono un determinato campo dove accucciarsi e,
nel frattempo conversare tra loro). Inoltre la valutazione negativa dei prodotti dell’evacuazione non è
universale (es. per alcune culture native americane l’urina, in special modo quella delle donne, aveva
proprietà medicinali e detergenti ed era considerata l’acqua della vita.

LA CULTURA SI BASA SU SIMBOLI


Le nostre vite sono basate e organizzate su simboli. Il simbolo è un oggetto, una parola o un’azione dal
significato culturalmente codificato che rappresenta qualcosa con il quale non ha una relazione necessaria
o naturale. I simboli sono:
-arbitrari: non hanno una relazione necessaria con ciò che rappresentano
-molteplici
-non si possono fare previsioni su di essi: poiché sono arbitrari è impossibile prevedere il modo in cui una
cultura si riferisce simbolicamente a qalcosa.

LA CULTURA E’ APPRESA
Poiché si basa su simboli arbitrari la cultura deve essere appresa per ogni contesto. L’apprendimento della
cultura ha inizio nel momento della nascita, se non prima (c’è chi ritiene che il feto acquisisce informazioni
esterne già quando è ancora nella pancia della mamma). Una parte dell’apprendimento culturale avviene in
modo inconsapevole, tramite l’osservazione, l’apprendimento scolastico invece è un modo formale di
acquisire la cultura. Storicamente la cultura veniva appresa in forma orale, tramandata e raccontata dai
famigliari e dai membri anziani del gruppo sociale.

LA CULTURA E’ UN INSIEME ORGANICO E COERENTE


Considerare questa tipologia di cultura significa adottare una visione olistica di essa. Lo studio di uno o due
aspetti di una determinata cultura ci da una visione estremamente limitata e ingannevole.

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LE CULTURE INTERAGISCONO E SI TRASFORMANO
Attraverso contatti, reti commerciali, migrazioni, turismo ecc. La globalizzazione, processo di intensa
interconnessione e scambio di merci, informazioni e persone a livello globale, è un potente motore delle
trasformazioni culturali contemporanee che ha ricevuto un forte impulso dalle innovazioni tecnologiche e
dell’informazione e della comunicazione. La globalizzazione non si espande in modo uniforme e i suoi effetti
sulle culture locali variano: da un lato può produrre cambiamenti positivi dall’altro può perfino distruggere
e far estinguere una cultura. Ci sono quattro teorie sull’interazione tra culture (da cui si possono
comprendere gli effetti varianti):
1. Lo scontro di civiltà. Questa tesi sostiene che l’espansione globale del capitalismo ha generato delusione,
alienazione e risentimento presso gli altri sistemi globali. Questo modello divide il mondo tra ‘ Occidente e
il resto ’ . Secondo la teoria dello scontro tra civiltà, in conseguenza al processo di omologazione, si
generebbe un processo opposto, ossia lo sviluppo di guerre identitarie di stampo culturale e religioso.
2. La McDonaldizzazione. Secondo questa teoria che vede gli Stati Uniti occupare una posizione centrale, il
mondo sta diventando culturalmente omogeneo. Al centro di questa nuova prospettiva c’è la ‘ cultura del
fast food ‘, principi della produzione di massa, della velocità e dei servizi impersonali.
3. L’ibridazione. Si ha quando gli aspetti di due o più colture si fondono per costruire qualcosa di nuovo: un
ibrido. (es. In Giappone può capitare che una donna anziana si inchini per ringraziare lo sportello
automatico di una banca).
4. La localizzazione. La trasformazione della cultura globale in qualcosa di nuovo per opera delle micro-
culture. (es. In molti contesti asiatici le persone rifiutano il modello del McDonald della consumazione
veloce del cibo e insistono per poter restare più a lungo seduti ai tavoli, perciò i direttori del McDonald
hanno tenuto conto di queste specifiche richieste e hanno apportato dei cambiamenti al ritmo del servizio,
così da consentir un ricambio più lento ai tavoli).

1.3 MONDI CULTURALI MOLTEPLICI

DIFFERENZA E GERARCHIA
Presso ambiti culturali molto estesi è evidente la differenza di un’ampia varietà di micro-culture. In un
quadro così articolato è possibile che uno stesso individuo sia influenzato da una o più micro-culture
diverse. Quando si prendono in esame le micro-culture bisogna fare attenzione la differenza tra differenza e
gerarchia. Persone e gruppi possono essere considerati diversi tra di loro in base alle loro caratteristiche,
ma ciò non comporta una disuguaglianza tra di loro (es. le persone con gli occhi azzurri sono diverse da
quelle con gli occhi castani ma ciò non comporta una diversità di trattamento o di status).

LA CLASSE
E’ una categoria basata sulla posizione economica che si occupa nella società, è misurata in termini di
entrate o di ricchezza ed è esibita attraverso uno stile di vita. Le società divise in classi sono composte da
classi superiori, medie o inferiori; esistono inoltre delle classi distinte come quelle dei lavoratori o dei
proprietari terrieri. Le classi sono inquadrate in un sistema gerarchico, in cui quelle superiori dominano
quelle inferiori. Secondo la teoria marxista la lotta d classe è inevitabile perché le classi superiori vogliono
mantenere la loro posizione e quelle inferiori vogliono migliorala.
La classe è uno sviluppo sociale recente nella storia dell’uomo, risale a soli 10.000 anni fa.

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RAZZA
Con il termine razza ci si riferisce a un gruppo di persone che condividono determinate caratteristiche
biologiche. Questo termine è problematico perché è usato diversamente da diversi popoli umani e persone
diverse. (es. Negli Stati Uniti il termine razza delinea il colore della pelle, ma in Cina lo stesso termine
delinea la peluria sul corpo).
La ricerca antropologia, e quella di altre discipline, ha messo in evidenza il concetto il quale da determinate
caratteristiche biologiche non dipendano determinati comportamenti stili di vita degli individui. Più che
rappresentare caratteristiche biologiche, le distinzioni razziale sono un costruzioni culturali spesso associate
a discriminazioni delle razze che vengono considerate meno degne di chi detiene il potere.

ETNIA
Con il termine etnia ci si riferisce al senso d’identità di un gruppo, basato sulla condivisione di una lingua,
religione ecc.
Se paragonato a quello di razza, il termine etnia ci sembra più neutro, tuttavia, anch’esso è ancora adesso
alla base di discriminazioni (es. un caso estremo di pulizia etnica è stato negli anni novanta dai serbi contro i
mussulmani ).

GENERE
Il termine genere indica i comportamenti, i modi di pensare e di agire generati e appresi culturalmente, che
sono attribuiti ai maschi, alle femmine e, in alcuni casi, a un terzo genere. Il genere è distinto dal sesso, che
per essere definito si basa su criteri biologici (es. genitali o ormoni). L’antropologia culturale ci mostra che
la componente biologica di una persona non corrisponde necessariamente al suo genere.
Da cultura a cultura le differenze riservate al genere variano. Ci sono società in cui i ruoli dei maschi e delle
femmine sono simili e alcune invece che i ruoli sono fortemente differenziati dal genere. (es. In gran parte
delle aree rurali della Tailandia i compiti riservati agli uomini e alle donne sono spesso simili e
intercambiabili. Al contrario, molti gruppi degli altopiani della Nuova Guinea hanno strette distinzioni nei
ruoli associati ai maschi e alle femmine).

ETA’
Il ciclo della vita degli esseri umani, conduce le persone attraverso stadi culturali nei quali è necessario per
ciascuno apprendere il comportamento e il modo di pensare. (es. presso molte società pastorali africane, le
categorie d’età definiscono i ruoli e lo status delle persone. I bambini passano da essere ragazzi con poche
responsabilità , a giovani guerrieri, ad adulti che possono sposarsi, avere figli e diventare rispettati anziani).

ISTITUZIONI
Le istituzioni sono organizzazioni stabili create per scopi particolari e dotate di specifiche micro-culture (es.
ospedali, scuole, università). Fino al momento in cui non abbiamo famigliarizzato con l’ambiente e le regole
culturali all’interno di un’istituzione , che spesso non sono scritte, si rischiano comportamenti ambigui o
offensivi e un senso di estraneità , emarginazione e insicurezza.

1.4 TRE DIBATTITI TEORICI NELL’ANTROPOLOGIA CULTURALE

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1. determinismo biologico e ostruzionismo a confronto.
Il determinismo biologico cerca di spiegare le persone e il loro modo di pensare partendo da elementi
biologici come i geni e gli ormoni. I deterministi biologici si sforzano di trovare i geni e gli ormoni che
determinano nelle persone comportamenti come l’alcolismo e l’omicidio, ad esempio. Essi prendono in
considerazione anche le abitudini culturali perché ne determinano il successo riproduttivo di una specie. In
quest’ottica i comportamenti e i modi di pensare che danno vantaggi in termini riproduttivi hanno maggiore
possibilità rispetto ad altri di essere trasferiti alle generazioni future. (es. uno studio espone come i maschi
siano dotati di un senso dello spazio migliore a quello delle femmine. I ricercatori sostengono che questa
differenza sia una conseguenza della selezione evolutiva poiché i maschi che dimostrano una migliore
attitudine spaziale sono avvantaggiati nel procurarsi cibo e compagne, ingravidano più femmine e generano
a loro volta figli dotati di migliori competenze spaziali).
Il costruzionismo culturale, spiega che i comportamenti e le idee degli esseri umani sono prodotti
dell’apprendimento della cultura. I costruzionisti culturali, potrebbero evidenziare a sostengo della tesi che
le migliori competenze spaziali riservate agli uomini siano una fattore appreso dalla cultura e non biologico.
(es. I genitori e gli insegnanti gestiscono la socializzazione alle attitudini spaziali in modo differente tra
maschi e femmine).

2.antropologia interpretativa e materialismo culturale a confronto.


L’antropologia interpretativa studia la cultura in base all’analisi di ciò che pensano gli individui che ne
fanno parte, a partire dal modo in cui danno un senso alla propria vita e ai simboli che sono importanti per
loro. (es. per comprendere le abitudini alimentari degli Hindu, gli chiedono perché non mangino carne di
manzo e loro gli rispondono con una risposta in termini religiosi, e questa risposta per gli antropologi
interpretativi è sufficiente).
I materialisti culturali studiano la cultura partendo dagli aspetti materiali dell’esistenza, come l’ambiente
naturale e i modi in cui gli esseri umani abitano diversi ecosistemi. I materialisti culturali ritengono che siano
questi fatti basilari della vita degli individui.
Per spiegare la cultura usano un modello interpretativo comporto da tre livelli:
1.L’infrastuttura: si riferisce ai fattori materiali di base (risorse naturali, economia, popolazione ecc.)
l’infrastruttura tende a influenzare gli altri due livelli.
2.la struttura: (l’organizzazione sociale, la parentela e l’organizzazione politica).
3.la sovrastruttura: (le idee, i valori e le credenze).
Per spiegare l’alimentazione degli Hindu la spiegazione di un materialista culturale tiene conto del fatto che
per la loro popolazione le vacche sono più importanti da vive che da morte e trasformate in alimento.  i
materialisti culturali tengono in considerazione le idee degli Hindu quali la sacralità del bovino ma le
mettono in relazione con il suo valore materiale.

3. Agency individuale e strutturalismo a confronto.


Il pensiero filosofico occidentale pone molta enfasi sul ruolo dell’agency individuale, la capacità di un
individuo di compiere scelte e di esercitare il proprio libero arbitrio. Gli strutturisti ritengono che il libero
arbitrio sia un ‘ illusione, poiché le scelte degli individui sono basate su fattori più ampi come l’economia, le
ideologie e le organizzazione sociali e politiche.

CAPITOLO 2: la ricerca antropologica

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LA RICERCA ETNOGRAFICA

2.1. Dal tavolino al campo.


Antropologia da tavolino: i primi antropologi culturali portavano avanti i propri studi nel loro studio e
analizzavano le informazioni che prendevano da resoconti di missionari, viaggiatori ed esploratori. Questi
studiosi non visitavano mai i luoghi che descrivevano e non avevano contatti diretti con le popolazioni
descritte.
Antropologia da veranda: sviluppata tra la fine del XIX sec e l’inizio del XX, alcuni antropologi stipendiati
dai governi coloniali raggiunsero i territori che i propri paesi di origine avevano colonizzato e si
avvicinarono, senza però vivere insieme a loro alle popolazione che stavano studiando. L’antropologo
chiedeva ai nativi di raggiungerlo nella veranda della sua abitazione.  pone le basi del metodo basato
sull’esperienza diretta.
Antropologia basata sull’osservazione diretta: metà del XIX sec l’antropologo Morgan contribuì allo
sviluppo del metodo dell’osservazione sul campo: osservazione diretta e interazione maggiore con gli
individui. (Morgan viveva nello stato di New York, nei pressi del territorio degli Irochesi, venne in contatto
con molti di loro e dimostrò che il comportamento e le credenze sarebbero risultati ragionevoli a chi avesse
impiegato del tempo a conoscerli nel loro contesto attraverso l’interazione e l’esperienza dirette).

L’osservazione partecipante: metodo per la ricerca finalizzato alla comprensione della cultura, richiede non
solo la raccolta di dati, ma anche di vivere per un periodo di tempo prolungato nell’ambito culturale che si
vuole analizzare.
all’inizio del XX sec. durante la prima guerra mondiale, momento di svolta per l’introduzione della ricerca
sul campo combinata con l’osservazione partecipante.
Il padre dell’osservazione partecipante è Malinowski, a lui si attribuisce il merito di aver inventato il nuovo
metodo di approccio alla cultura durante il suo studio nella prima guerra mondiale nel corso della quale
soggiornò nelle isole Trobriand nel Pacifico meridionale. Egli visse per due anni a contatto con i nativi,
partecipò alle loro attività, imparò la loro lingua e si sforzò il più possibile di vivere come uno di loro.
Malinowski ipotizzò tre requisiti fondamentali della metodologia per la ricerca sul campo:
1. Convivere con la popolazione per un periodo di tempo prolungato (nel suo caso 2 anni).
2. Osservare e partecipare alla vita quotidiana della popolazione.
3. Imparare la lingua locale: gli permise di parlare con i nativi direttamente, senza l’aiuto di un mediatore
linguistico, in modo tale da comprendere la loro cultura in modo più accurato.
Nel XX sec l’obiettivo degli antropologi era quello di raccogliere la maggior quantità di informazioni sulle
popolazioni esistenti (poiché molte delle quali erano in via di estinzione), approfondendo un elenco
standard di argomenti come l’economia, la politica, la vita famigliare, la religione ecc.
Gli approcci alla ricerca hanno adottato nel corso del XX sec , fino agli anni sessanta, una prospettiva
etnografica di tipo positivista.
Il positivismo è una corrente filosofica del XIX sec e secondo questa una conoscenza vera, unica e oggettiva
è possibile.  obiettivo del positivismo: produrre una conoscenza oggettiva ei fenomeni. Tuttavia i
resoconti degli antropologi positivisti hanno messo da parte la componente umana che è alla base
dell’antropologia culturale, (spesso l’antropologo si poneva come una presenza invisibile e neutrale
osservatrice dei fatti oggettivi).
Negli anni settanta: svolta riflessiva  critiche al metodo positivista, all’oggettività degli studi,
rivendicazione della conoscenza basata su una relazione umana tra un soggetto osservatore e un soggetto

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osservato. = relazione dialogica.
Critica ai risultati oggettivi sostenendo le possibili differenze e variabili: una popolazione può essere
studiato sotto diversi aspetti e produrre conoscenze diverse.
Tre dimensioni fondamentali nella produzione della conoscenza antropologica:
1. Dimensione soggettiva: sia dell’antropologo che delle persone studiate
2. Dimensione etica
3. Dimensione politica: e le relazioni di potere che caratterizzano i rapporti tra l’antropologo e le persone
studiate.
= è necessario considerare i soggetti che si studiano come esseri umani, dalla cui relazione può evolversi un
coinvolgimento che può produrre un cambiamento nella soggettività dell’antropologo e della persona
studiata.

la ricerca etnografica multisituata


Oggi, per via della globalizzazione, poche culture si trovano in condizioni così isolate, per poter studiare la
cultura di popolazione che occupano territori più ampi gli antropologi hanno sviluppato la ricerca
multisiuata : la ricerca sul campo che viene condotta presso più territori, è utile per lo studio di numerosi
argomenti.

LA RICERCA SUL CAMPO IN ANTROPOLOGIA CULTURALE


fasi di un progetto di ricerca sul campo

L’avvio della ricerca sul campo: prima di recarsi sul campo i ricercatori devono scegliere un argomento di
ricerca e prepararsi per il lavoro vero e proprio.
1.definizione del progetto: scelta dell’argomento.
Il tema deve essere significativo e realizzabile.
Spesso gli antropologi individuano un argomento grazie allo spoglio della lettura (lettura delle pubblicazioni
già esistenti su un dato argomento). Inoltre i progetti di ricerca sono spesso ispirati da tendenze ed eventi
significativi (es. la mancanza di ricerche antropologiche sulle donne o l’epidemia del virus dell’HIV, come
altre minacce per gli essermi umani). Inoltre vengono studiate le difficili condizioni dei migranti e dei
rifugiati, i conflitti (le motivazioni all’origine e i mezzi e le strategie utilizzati). Negli ultimi anni hanno
assunto una grande importanza i cambiamenti climatici e le problematiche ambientali.
Alcuni antropologi si concentrano sullo studio di un particolare oggetto o bene di scambio nel suo contesto
culturale (zucchero, vestiti da sposa o la cocaina ad es).

Un’altra innovazione metodologica è nata per rispondere alle esigenza della ricerca di conoscenze che
possono essere utili per i governi, organizzazioni non governative o aziende. = antropologia applicata 
questi antropologi si basano sulle conoscenze di esperti e sul lavoro di gruppo facendo uso di metodi
‘scorciatoia’, detti anche metodi di ricerca rapida, per ottenere informazioni in poche settimane. Questo
tipo di ricerca non è approfondito come un proprio lavoro sul campo prolungato nel tempo, ma fornisce
conoscenze necessarie e sufficienti per delle applicazioni pratiche.

Un’ altra possibilità di progetto è il restudy: una ricerca nel campo condotta presso una comunità già presa
in considerazione in passato. = sviluppo di nuove ricerche che possano fornire informazioni sui cambiamenti
intervenuti o che possono generare altre interpretazioni. (es. restudy dello scambio kula  circuito di
cambio che collegava molte isole Trobriand, attraverso la quale gli uomini coltivavano rapporti di lunga

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durata che implicavano lo scambio sia di collane e braccialetti di grande valore sia di ben d’uso.
Studiato da Malinowski e più di mezzo secolo dopo da Annette Weiner  studiò la logica dello scambio tra
donne, che come gli uomini traggono potere e prestigio dalle proprie reti di scambio.) Leggere solo
Malinowski ci fornisce informazioni sullo scambio kula tra gli uomini ma non sulle donne.

2. prepararsi alla ricerca sul campo.


E’ importante ottenere il finanziamento necessario a realizzarla. Nei paesi anglosassoni gli antropologi
possono servirsi dei finanziamenti di una varietà di entri governativi e non.
Sul campo in cui sta svolgendo la ricerca, è opportuno per l’antropologo trovare un impiego? L’impiego gli
fornirebbe il denaro necessario alla ricerca ma avrebbe un problema di fondo: l’antropologo non può
svolgere attività di ricerca in incognito. Tuttavia, avere un incarico di lavoro può rendere più facile
guadagnarsi la fiducia e il rispetto dei soggetti del proprio studio.
L’antropologo con il consenso informato, informa i partecipanti sui suoi obiettivi, l’ambito e i possibili effetti
della propria ricerca. Ottenere il consenso scritto e firmato dai partecipanti della ricerca è ragionevole e
fattibile in molti ambiti, tuttavia, spesso la popolazione si affida solo su tradizioni orali ed è analfabeta,
risulta perciò impossibile da ottenere un consenso firmato tuttavia si può accettare un consenso orale.
A seconda dell’ubicazione del progetto l’antropologo deve fornirsi di:
-attrezzature speciali: (tende, indumenti speciali)
-preparazione sanitaria: (vaccini, frequentare un corso di pronto soccorso, munirsi di un kit medico)
-corso della lingua: (se non abbia familiarità con essa) , tuttavia molti antropologi che hanno ricevuto una
formazione linguistica, si trovano in difficoltà a doverla parlare sul campo, perciò si affidano a un interprete
locale.

Il lavoro sul campo: primo passo: scegliere l’ubicazione, secondo passo: trovare un’abitazione

1. la scelta del sito.


Il sito della ricerca è il luogo in cui essa viene condotta. Spesso i ricercatori hanno un’ idea generale di dove
svolgerla, tuttavia è impossibile sapere sin dall’inizio in che posto esatto condurla, anche perché può essere
difficile trovare un villaggio, un quartiere cittadino o un’istituzione che siano disposti ad accogliere il
ricercatore.
La scelta di un sito dipende da molti fattori:
-se il progetto riguarda le differenze di classe in ambito lavorativo
-se è relativo ai comportamenti connessi alla salute

2. Costruire una relazione etnografica.


La relazione etnografica è un rapporto di fiducia che si stabilisce tra il ricercatore e la popolazione che lo
ospita. Nelle prime fasi di ricerca l’obiettivo del ricercatore è costruire un rapporto di fiducia i leader più
importanti. Ottenere la fiducia di una popolazione e il successo dell’impresa dipende dal modo con cui il
ricercatore si presenta. (presso molte culture la gente ha difficoltà a capire perché qualcuno voglia
studiarla, inoltre le persone locali potrebbero farsi un’idea a partire da precedenti esperienze).

3. Lo scambio di doni e la reciprocità.


Fare regali alle persone coinvolte in un progetto di ricerca può essere utile al suo svolgimento ma deve
trattarsi di oggetti appropriati dal punto di vista etico e culturale:
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- che tipo di dono è più appropriato?
-qual è il miglior modo di porgerlo?
-come comportarsi nella veste di donatore o quando si riceve un dono?
-è opportuno offrire un contro-dono? qual è il modo più appropriato di farlo?

4. Le micro-culture e la ricerca sul campo. La classe sociale, l’etnia, la razza, il genere e l’età del ricercatore
influenzano il modo con cui verrà accolto dalla popolazione locale.

4.1. LA CLASSE SOCIALE


Nella maggior parte dei casi l’antropologo è facoltoso e gode di maggiori poteri rispetto alla popolazione
studiata. Tale disparità è palese a quest’ultima che riconosce il valore dell’attrezzatura e di altri oggetti che
egli porta con se.
Laura Nader ha inviato gli antropologi a studiare anche i gruppi di potere, le classi dominanti. In linea con
questo approccio è lo studio di un’antropologa ha condotto sull’industria dell’alta moda in Giappone,
entrando in contatto con membri dell’elitè giapponese: persone che sarebbero state in grado di trascinarla
in tribunale se fossero venuti a sapere che lei aveva scritto qualcosa di diffamatorio nei loro confronti .
=ricerca che ha contribuito ad aumentare negli antropologi la consapevolezza delle responsabilità che
hanno nei confronti delle persone che studiano.

4.2. RAZZA/ETNIA
Per la maggior parte della sua storia l’antropologia culturale è stata dominata da antropologi bianchi euro-
americani impegnati a studiare le popolazioni altre, non bianche e non euro-americane. Gli effetti della
bianchezza della pelle variavano:
-ad alcuni è stata attribuita un’ identità divina
-altri subiscono il disprezzo che spetta ai rappresentanti di un passato coloniale

4.3. GENERE
Distinzioni enfatizzate tra il genere. Le ricercatrici giovani e nubili hanno più probabilità di incontrare
difficoltà sul campo rispetto a donne più mature o uomini, poiché presso la maggior parte delle culture è
insolito, pe una donna giovane e non spostata, spostarsi, vivere e lavorare da sola, (può accadere che per
delle regole una donna giovane è nubile non possa partecipare ad eventi, muoversi liberamente da sola o
recarsi in determinati luoghi). La segregazione può impedire anche ai ricercatori uomini di accedere
appieno a determinati ambiti (es. Lisa Dalby, antropologa bianca, ha vissuto con le geishe di Kyoto e si è
addestrata per diventare una di loro, per un uomo sarebbe stato impossibile).

4.4. ETA’
Di solito gli antropologi sono adulti e questo li facilita a stringere rapporti più con le persone della loro
stessa età che con i bambini o con gli anziani. Tuttavia alcuni bambini che hanno stretto un rapporto di
amicizia con gli antropologi li permettono di partecipare alle proprie attività quotidiane e rispondono alle
loro domande, altri di meno.

LO SHOCK CULTURALE
Lo shock culturale è la sensazione di disagio, solitudine e ansia che si prova quando ci si sposta da un
contesto culturale ad un altro. Più le due culture sono diverse tra loro più forte e possibile può essere lo
shock. Tale sindrome colpisce molti antropologi culturali. Lo shock può essere causato anche da
un’alimentazione diversa, da barriere linguistiche e dalla solitudine.
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Un elemento psicologico frequente collegato allo shock culturale è la sensazione di essere poco
competente come ‘attore culturale’(in patria l’antropologo è molto competente e compie senza quasi
rendersene conto le sue attività giornaliere, presso un’altra cultura, anche il più semplice dei compiti
diventa difficile). Inoltre al rientro a casa si può avere uno shock culturale di ritorno.

TECNICHE DELLA RICERCA SUL CAMPO


L’obiettivo della ricerca sul campo è raccogliere informazioni o dati sul proprio argomento di ricerca. Gli
antropologi hanno opinioni diverse sul metodo e quali informazioni bisogna raccogliere.

1. Ricerca deduttiva e ricerca induttiva


L’approccio deduttivo corrisponde a una dorma d’indagine che si basa su un un’ ipotesi, e procede
raccogliendo informazioni rilevanti attraverso l’osservazione, le interviste o altre tecniche di ricerca.
Metodi deduttivi dati quantitativi e etici (finalizzati alla verifica dell’ipotesi)
L’approccio induttivo non presenta un’ipotesi di partenza e favorisce la raccolta di dati attraverso metodi
informali.
Metodi induttividati qualitativi, non numerici e emici (per approfondimenti di tipo descrittivo).

2. Parlare con la gente = componente dell’osservazione partecipante


Varie tecniche per la raccolta di dati basate sulla conversazione:
Intervista: documentazione orale, fini specifici, stili e modelli di intervista diversi a seconda del contesto,
del tempo a disposizione:
- intervista aperta: modello meno strutturato, lascia la parola all’intervistato che fa un discorso libero senza
essere interrotto dall’intervistatore. = permette all’antropologo di capire le tematiche che stanno più a
cuore all’intervistato
- questionario: strumento di ricerca strutturato, serie predefinita di domande che possono essere più o
meno strutturate. Si può mandare per email o fare faccia a faccia (quest’ultima tecnica è preferita). Al
momento della composizione del questionario l’antropologo deve già conoscere quella popolazione =
formulazione di domande con un senso nello specifico contesto culturale.

3. combinare osservazione e dialogo


Può capitare che le persone intervistate sostengano una determinata cosa ma in realtà quando le si osserva
il loro comportamento contraddice quello che hanno detto. = importanza dell’osservazione oltre che il
dialogo perché entrambe le decisioni sono aspetti autentici della cultura.

4. storia di vita
La storia di vita è un’approfondita descrizione qualitativa della vita di un individuo che la narra al
ricercatore. Non tutti gli antropologi danno la stessa importanza alla storia di vita come metodo di ricerca
antropologico-culturale, (Boas rifiuta di appoggiarsi a questo metodo sostenendo che simili narrazioni
possono essere esagerate dalle persone che le raccontano, altri antropologi, al contrario di Boas ritengono
che la storia di vita fornica informazioni sugli individui e sul loro modo di vedere le cose, a prescindere da
quanto distorte siano le narrazioni). I primi antropologi che basavano le loro ricerche sulla storia di vita
preferivano collaborare con personaggi che consideravano tipici o rappresentativi, tuttavia non è possibile
individuare su basi scientifiche questo tipo di persone, perciò oggi gli antropologi preferiscono collaborare
con persone che occupano nicchie sociali particolarmente interessanti.

5. indagine sull’uso del tempo


L’indagine sull’uso del tempo è un metodo quantitativo che permette di raccogliere informazioni relative al
tempo che le persone dedicano per una determinata attività.
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I dati possono essere raccolti attraverso un periodo di:
-osservazione continua: molto onerosa in termini di tempo e presuppone un numero limitato di persone.
-osservazione a intervalli fissi (es. ogni 48 ore)
-osservazione saltuaria
-osservazione a campione: può succedere di documentare un maggior numero di rivelazioni, ma anche di
non documentare, inavvertitamente, attività importanti.
-chiedere ai partecipanti di compilare quotidianamente un diario.

6.testi Molti antropologi culturali producono e studiano documenti testuali sia scritti che orali (miti, storie
orali, barzellette, materiale pubblicato in rete ecc) = preziosa documentazione relativa a culture che sono
cambiate nel tempo.
La rete: definita il vaso di pandora dell’età moderna, poiché rende accessibile al pubblico tutte le
conoscenze e le opinioni.

7.metodi di ricerca multipli e progetti di gruppo


Durante la ricerca molti antropologi culturali utilizzano diversi metodi di ricerca diversi. Usarne uno solo
non consente di ottenere la varietà di dati necessaria alla comprensione globale di un argomento. = lavoro
di gruppo: potenzia la ricerca poiché aumenta le prospettive e i metodi che possono essere messi in campo.

DOCUMENTARE LA CULTURA
All’inizio della storia della disciplina, taccuino e matita erano gli strumenti principali utilizzati.

1. Note di campo: comprendono registri giornalieri, dati personali, descrizioni e annotazioni. Idealmente i
ricercatori dovrebbero scrivere note di campo ogni giorno. = cercare di catturare nel modo più completo
possibile gli eventi.

2. Registrazioni, audio, fotografie e video:


i registratori sono di grande aiuto durante il lavoro sul campo, il loro uso può pero provocare problemi: una
macchina capace di catturare le voci può insospettire i partecipanti (+ questioni etiche riguardo la
protezione dell’ identità delle persone le cui voci sono state registrate). Per essere utili all’analisi le
registrazioni devono essere trascritte in parte o del tutto.
Come le registrazioni anche le fotografie e i video sono in grado d fornirci dettagli particolari.  rivedere
foto e video di un momento ci restituisce informazioni altrimenti trascurate o dimenticate. Aspetto
negativo: usare una macchina fotografica o una videocamera rende impossibile prendere nello stesso
istante appunti.

L’ANALISI DEI DATI: grande quantità di dati di vario tipo = come fare ad organizzarli?

1.L’analisi qualitativa dei dati


I dati qualitativi comprendono note di campo descrittive, narrativa, miti e storie, canzoni ecc. Molti
antropologi che preferiscono i dati qualitativi si affidano ad un computer per individuare, tra i dati, i tropi
(temi chiave) ricorrenti. Computer = analizza una grande quantità di dati, velocemente e in modo accurato.
La qualità del risultato dipende da quanto attento e completo è stato l’inserimento dei dati.

2.L’analisi dei dati quantitativi


L’analisi dei dati quantitativi o numerici può seguire diverse direzioni:
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-statistica: spesso necessario l’uso del computer e di programmi predefiniti,
-analisi computerizzate: permette di procedere molto più velocemente e con maggiore accuratezza.
-percentuali

RAPPRESENTARE LE CULTURE: L’ETNOGRAFIA


L’etnografia è il principale metodo adottato dagli antropologi per trasmettere le conoscenze che hanno
acquisito sulla cultura = una dettagliata descrizione si basa sulle osservazioni e sulle analisi del ricercatore.
Monografia etnografica = trattamento di una determinata comunità locale o un villaggio come entità a sé
stanti e chiaramente definibili, un resoconto approfondito di una singola comunità e delle sue forme di vita
sociale e culturale. approccio usato dai primi antropologi (es. Malinowski).
Nel corso degli anni il modo di intendere l’etnografia è mutato:
gran parte del novecento: l’etnografia si basava su un approccio di tipo positivista
anni settanta/ottanta: svolta riflessiva in antropologia  l’etnografia perde il suo approccio scientifico e
oggettivo
 dagli anni ottanta in poi le etnografie iniziano a mettere al centro la relazione soggettiva tra osservatore
e osservato.
 due testi negli anni ottanta hanno contribuito a scardinare l’etnografia dal suo approccio positivista:
-L’antropologo come autore, Geertz
-Scrivere le culture, poetiche e politiche dell’etnografia, curato da Clifford e Marcus

 Nascita dell ‘ etnografia post moderna (o riflessiva) che mette al centro le condizioni di produzione della
conoscenza interculturale a partire dai processi di interpretazione che caratterizzano sia l’antropologo che
l’interlocutore.
etnografia polifonica: la realtà appare come prodotto di più voci
Oggi altri fattori hanno portato ad un mutamento dell’etnografia (oltre alla dimensione riflessiva):
-gli antropologi considerano culture locali in connessione con forze e strutture globali più ampie
-gli etnografi tendono a concentrarsi su un solo argomento di ricerca, evitando approcci più olistici
-oltre alle culture ‘altre’, gli etnografi studiano anche le popolazioni occidentali industrializzate.

DIBATTITI IN CORSO SULLA RICERCA ANTROPOLOGICA

1. etica e ricerca collaborativa


Negli anni cinquanta e sessanta due vicende hanno spinto gli antropologi a riflettere sul loro ruolo nei
contesti di ricerca:
-Progetto Camelot (anni cinquanta), progetto elaborato dal governo degli stati uniti per esercitare
un’influenza sui leader politi sudamericani al fine di perseguire interessi statunitensi.  il governo
americano incaricò molti antropologi di fare ricerche relative ai leader ed eventi politici.
-Guerra del Vietnam (o guerra americana come la chiamano i vietnamiti) interesse del governo nei
confronti delle informazioni etnografiche e sul ruolo degli antropologi nel tempo di guerra.
 L’antropologia si è divisa tra chi pensava che tutti i cittadini americani dovessero sostenere gli sforzi
dell’esercito statunitense contro il Vietnam (gli antropologi che condividevano questo punto di vista,
ritenevano che fosse doveroso mettere a disposizione del governo qualsiasi informazione in loro possesso),
e chi affermava che il compito primario dell’antropologo fosse quello di salvaguardare a ogni costo le
persone studiate ( questa responsabilità doveva avere la priorità sulla politica, essi erano contro la guerra e
consideravano i vietnamiti vittime dell’imperialismo occidentale).
= momento di forte tensione nell’antropologia  l’associazione antropologica americana adotta un codice
deontologico, tale regolamento stabilisce che la responsabilità primaria dell’antropologo è quella di
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garantire la sicurezza delle persone che partecipano alla ricerca.  antropologi parteciparono al progetto
statunitense Human Terrain System, finalizzato a ridurre le vittime in guerra: impiego di antropologi
culturali e altre persone informate sulle culture delle popolazioni che abitano i luoghi occupati in guerra.
Queste persone sensibili nei confronti di quelle culture eviteranno di offenderne i principi.
Tuttavia molti antropologi pensano che facendo parte dell HTS forniscono informazioni utili al governo
militare americano.

2. Una ricerca collaborativa


Tendenza metodologica recente: obiettivo esplicito di coinvolgere la popolazione studiata in ricerche che
prevedono la sua collaborazione in tutte le fasi della ricerca.
Durante una ricerca collaborativa l’antropologo lavora a fianco dei nativi, considerandoli come collaboratori
e componenti di un gruppo di ricerca, rendendoli partecipanti alla ricerca.  nuove riflessioni sul modo in
cui gli antropologi si riferiscono alle persone che studiano.

3. ricerca sul campo e sicurezza


La ricerca sul campo può mettere seriamente a rischio la vita dell’antropologo e dei sui famigliari, sia
psicologicamente che fisicamente, anche se un’immagine ‘eroica’ dell’antropologo contribuisce a diminuire
i rischi.
Minacce:
-malattie: è un problema frequente
-violenze: alcuni episodi durante il momento di ricerca (per motivi politici o da una vera e propria guerra) 
antropologia delle zone di guerra  questo tipo di ricerche richiedono delle competenze che non sono
trattate in aula o sui libri.

CAPITOLO 3: i sistemi economici

L’antropologia economica è un indirizzo di studio dell’antropologia culturale che analizza i sistemi


economici vigenti presso le diverse culture.
Il sistema economico è composto da tre elementi diversi:
-il sistema di sussistenza, ossia la produzione o l’acquisizione di risorse di denaro
-il consumo, ossia il loro uso
-lo scambio, la circolazione di beni o di denaro tra individui o istituzioni.

1. i sistemi di sussistenza
 cinque principali sistemi di sussistenza, ( in ordine di apparizione cronologica)
Tale scelta non comporta che un modello si sia per forza evoluto in un altro modello.

1.1. caccia e raccolta


I sistemi acquisitivi (o caccia e raccolta) sono basasti sull’ acquisizione di risorse naturali per mezzo do un
attività di caccia, raccolta o pesca. E’ il più antico modo conosciuto di procurarsi del cibo. Oggi la maggior
parte dei cacciatori-raccoglitori vive in aree chiamate marginali, (deserti, foreste pluviali), queste zone sono
spesso ricche di risorse molto richieste dai settori economici importanti a livello globale (es. petrolio,
diamanti, oro).
 ‘’maledizione delle risorse’’ : minaccia la loro sopravvivenza.
Il successo di questo sistema dipende dalla conoscenza raffinata dell’ambiente naturale e dei suoi
cambiamenti stagionali. ( es dove sono le fonti d’acqua e i vari elementi della propria alimentazione),

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queste conoscenze non scritte si tramandano di generazione in generazione.
Strumenti utilizzati per raccogliere e trasportare cibo:
-bastoni (es rimuovere dal terreno le radici)
-archi, frecce, reti, coltelli
-ceste (per trasportare)
le pietre vengono usate per lavorare la materia prima grezza in modo da renderla commestibile. (es. la
carne può essere essiccata al sole o al fuoco).
Quella dei cacciatori-raccoglitori è una strategia estensiva: un sistema di sussistenza che richiede la
disponibilità di vari territori e una libertà di movimento senza limitazioni.
 due varietà: la caccia e raccolta nei climi temperati e la caccia e raccolta circumpolare.
I cacciatori-raccoglitori che vivono nelle regioni circumpolari impiegano più tempo ed energie a procurarsi il
cibo e un riparo.  attrezzatura specializzata richiede anche animali specializzati per trainare le slitte.

DIVISIONE DEL LAVORO


La divisione del lavoro è basata sul genere e sull’età.
-zone temperate: la ripartizione del lavoro per genere è solo in parte rilevante, sia gli uomini sia le donne si
occupano della raccolta. La caccia di animali di grandi dimensioni coinvolge solo gli uomini, che la praticano
riuniti in piccoli gruppi.  questo tipo di cibo fornisce un ‘ occasionale dieta differente per i cacciatori-
raccoglitori delle zone temperate.
Al contrario per le società circumpolari, animali di grandi dimensioni fanno parte dell’alimentazione di tutti i
giorni (foche, balene).  lavoro praticato solo dagli uomini = n queste zone il lavoro è molto basato sul
genere.

RAPPORTI DI PROPRIETA’
I cacciatori-raccoglitori non applicano il concetto di proprietà privata inteso come qualcosa che può essere
venduto a qualcun altro, in queste società è più diffuso il sistema dei diritti d’uso , che consentono ad un
individuo o a un gruppo di riservarsi la priorità d’accesso, riconosciuta da tutti, a particolari risorse.
 l’accesso è permesso anche ad altri, sotto autorizzazione, e a gruppi di passaggio (che ricambieranno il
favore).

LA CACCIA E RACCOLTA COME SISTEMA SOSTENIBILE


 Territorio esteso e sostenibile (se non subisce influenze esterne) = in equilibrio con la domanda da parte
della popolazione (che ha esigenze modeste)  ‘società originaria del benessere’, perché i bisogni vengono
soddisfatti con un impegno minimo. = lavorano poche ore al giorno più tempo libero (raccontare storie,
giocare e riposare).

1.2. orticoltura
L’orticoltura è un sistema di sussistenza basato sulla coltivazione di piante domestiche attraverso l’uso di
attrezzatura manuale.(è ancora praticata da migliaia di persone nel mondo).
 attrezzi manuali
 pioggia come unica fonte di irrigazione

 rotazione dei terreni


 sistema estensivo
 richiede più lavoro rispetto alla caccia-raccolta

Cinque fasi del ciclo dell’orticoltura:


1. Preparazione del terreno
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2. Semina
3.diserbaggio
4.raccolta
5.riposo

La divisione del lavoro: fattori chiave genere e età


uomini: addetti alla preparazione del terreno, in piccoli gruppi cacciano e pescano risorse alimentari
supplementari.
donne: preparazione del cibo .
bambini: lavorano di più rispetto al altre società di sussistenza.
In alcune società dove il maschio ha uno status più elevato della donna, le donne si occupano di produrre
alimenti di base e gli uomini quelli di prestigio.
Le differenze delle diverse suddivisioni del lavoro sono legate allo status attribuito a uomini e donne.

I rapporti di proprietà: la proprietà privata non è caratteristica di queste società. (diritti d’uso come i
cacciatori-raccoglitori).
Dissodare e seminare un pezzo di terra significa però rivendicare un diritto su di esso.
 produzione di surplus = genera disuguaglianze sociali.

L’orticoltura come sistema sostenibile: molto importante la fase di riposo, consente al terreno di generare
sostanze nutritive perdute e ne migliora la qualità, permette la crescita di forme di vegetazione che
mantengono il terreno morbido.
Due principali requisiti:
1. Avare il tempo necessario per far riposare il terreno
2. Avere grandi estensioni di terra

1.3. pastorizia
La pastorizia è un sistema di sussistenza basato sull’allevamento di bestiame sull’uso dei loro prodotti.
specie più usate al mondo: pecore, capre, bovini, cavalli, asini e cammelli, altre hanno una distribuzione più
limitata (yak, renne, lama).
La pastorizia oltre ad offrire la carne ottenuta attraverso le macellazioni, fornisce soprattutto latte e
prodotti caseari.
I pastori commerciano con gli altri sistemi di sussistenza ricevendo in cambio dei loro prodotti
principalmente manufatti per cucinare o cereali.
 strategia estensiva: continua necessità di avere pascoli freschi e di acqua = necessità di spostarsi.

La divisione del lavoro: le famiglie rappresentano l’unità produttiva di base


 genere e età fattori chiave
uomini: conduzione del bestiame
donne: responsabili della lavorazione dei prodotti dell’allevamento

I rapporti di proprietà: il bestiame è la principale forma di proprietà (importanti anche l’abitazione e


corredo domestico).
A seconda del gruppo, la proprietà degli animali si eredita per discendenza maschile, o in casi meno
frequenti per discendenza femminile.
I capi famiglia possono scambiare i loro animali con altri beni.

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La pastorizia come sistema sostenibile: i pastori hanno sviluppato culture sostenibili negli ambienti più
diversi. La pastorizia è un sistema economico sostenibile e di grande successo che può convivere con altri
sistemi di sussistenza.

1.4. L’agricoltura
L’agricoltura è un sistema di sussistenza che prevede la coltivazione di raccolti su appezzamenti di terreno
permanenti e la pratica dell’aratura, dell’irrigazione e della fertilizzazione.
L’agricoltura è una strategia estensiva, necessario l’uso d tecniche che consentono di utilizzare
ripetutamente lo stesso terreno senza comprometterne la fertilità.
 grande forza lavoro (rimuovere le erbe infestanti)
 uso di fertilizzanti (naturali e chimici)
gestione di riserve idriche (artificiali)
animali addomesticati per l’aratura, il trasporto e la fertilizzazione
 raffinata conoscenza dell‘ambiente, piante e animali, suolo

Due diversi tipi di agricoltura:

1. a conduzione famigliare: è una forma di produzione agricola di misura ridotta, sufficiente al


sostentamento di una famiglia e dotarla di alimenti da poter vendere.
diversi tipi di agricoltura a conduzione famigliare

La divisione del lavoro: l’unità di base per la produzione è la famiglia e il genere e l’età sono criteri
importanti per la suddivisione del lavoro.
uomini: si fanno carico della maggior parte del lavoro
donne: gestione dell’ambito domestico e attività commerciali
Esistono sistemi agricoli a conduzione femminile (coltura del riso ad immersione)
uomini: addetti all’aratura.
donne: proprietarie della terra, responsabili di decisioni , produzione del riso.
In questi sistemi alle donne è attribuito uno status elevato.

I rapporti di proprietà: investimenti da parte delle famiglie sulla terra  necessità di definire o diritti di
proprietà.
 possibile compravendita
 ereditarietà della terra
 la legge tutela il rispetto dei diritti collegati alla proprietà privata

2. agricoltura industriale: l’agricoltura industriale capitalistica è un sistema di produzione agricola basato


sull’impiego di capitali e sull’uso di macchinari e fertilizzanti chimici.
Nascita dell’agricoltura industriale = nascita dell’azienda agricola: una grande impresa agricola che produce
esclusivamente prodotti destinati alla vendita ed è gestita da società che si affidano esclusivamente al
lavoro dei salariati.
L’agricoltura industriale: caratterizzata da una domanda di manodopera stagionale = fluttuazione
dell’impiego dei lavoratori durante i periodi dell’anno. (come per il raccolto)

Agricoltura e sostenibilità: sempre più crescente diffusione dell’agricoltura industriale  elimina altri
sistemi da tempo praticati e distrugge importanti habitat e siti di patrimonio culturale.
L’agricoltura intensiva non è un sistema sostenibile e sta minacciando a sostenibilità di altri sistemi come la

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pastorizia e l’orticoltura.
 prezzo elevato che questo tipo di agricoltura chiede all’ambiente e all’umanità.

1.5. Industrializzazione e informatizzazione


questo sistema procura le risorse necessarie alla sussistenza ricorrendo all’impiego di massa di forza lavoro
in operazioni d’affari e commerciali e attraverso creazione, manipolazione, gestione e trasferimento
d’informazioni per mezzo di media elettronici.
Nel capitalismo industriale, la maggior parte dei beni non è prodotta per soddisfare bisogni primari, ma per
venire in contro alla domanda di beni non essenziali sa parte dei consumatori.
= meno lavoratori agricoli, più lavoratori nel settore manifatturiero e in quello dei servizi.
 sviluppo del problema della disoccupazione nei paesi più industrializzati.

2. MODELLI DI CONSUMO E SISTEMI DI SCAMBIO


Potlatch: rete di sicurezza sociale per una vasta area (i gruppi che potevano contare su un surplus
organizzavano un potlatch ospitando coloro che avevano sofferto le conseguenze di un anno d carestia).

Modelli di consumo
consumo: due significati
1.corrisponde all ’’imput’’ da parte di una persona e del suo modo di fare uso di beni
2. ‘’output’’: l’investimento o l’uso si risorse per ottenere determinati beni
(es. mangiare un panino = imput, spendere soldi in un negozio per comprarlo è una forma di output).
Nei sistemi che non prevedono l’uso di denaro, le persone spendono il proprio tempo o il proprio lavoro per
procurarci ciò di cui hanno bisogno.
diverse tipologie di consumo, basate su due modelli di consumo che si distinguono sulla base delle
relazioni tra domanda e offerta .

1. Minimalismo: modello di consumo caratterizzato da una domanda limitata e ben definita da parte dei
consumatori e da un adeguato e sostenibile sistema per soddisfarla (cacciatori-raccoglitori)
2. Consumismo: modello di consumo nel quale la domanda è alta e potenzialmente infinita e i mezzi per
soddisfarla non sono sufficienti. (culture industrializzate come sati uniti e cina). globalizzazione =
consumismo in tutto il mondo.

Il significato di consumo è diverso nelle varie culture. (es. le società dei cacciatori-raccoglitori sono
egualitarie, i meccanismi di livellamento sono regole culturali non scritte che impediscono a un individuo di
diventare più ricco o più potente degli altri e vengono fatte rispettare attraverso pressioni sociali e
pettegolezzi).

Anche nei paesi più poveri del mondo molte persone stanno esercitando uno stile di vita consumistico.

Micro-culture del consumo


tre micro-culture del consumo:
1.quella basata sulla classe sociale
2. Quella basata sul genere
3. Quella basata sulla razza
 diverse articolazioni dei diritti, dei servizi sanitari, e definiscono in modo diverso la propria identità in
base al consumo.
A seconda del contesto culturale le disuguaglianze sociali possono assumere un ruolo importante e
influenzare le condizioni di salute e il livello di benessere degli individui.
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La dieta fatale delle donne di Papua Nuova Guinea
I modelli di consumo variano in modo significativo in base al genere.
Determinati alimenti possono essere ritenuti ‘cibo per le donne’ o ‘cibo per gli uomini’

La razza, i bambini e le compere


distinzioni sociali sulla base della razza  disuguaglianze nell’ambito dei consumi e nella qualità della vita.
Negli stati uniti il razzismo influenza molti ambiti della vita delle persone (educazione, accesso a una casa).
Dagli anni settanta il problema delle discriminazioni razziali è cresciuto costantemente: coloro che
occupano le posizioni più elevate della piramide del reddito hanno visto aumentare la propria ricchezza e
viceversa.
 in un sistema capitalistico poiché i beni si tramandano per via ereditaria, la disuguaglianza esistente
genera quella del futuro.

Sistemi di scambio
Lo scambio è il trasferimento di qualcosa tra un minimo di due persone, gruppi o istituzioni.
 tutti si scambiano beni e servizi, ma l’oggetto dello scambio e le occasioni di questo possono essere di
volta in volta diverse.
due principali sistemi di scambio:
1. Scambio equilibrato: indica un sistema per il trasferimento di beni il cui obiettivo è un loro bilanciamento,
immediato o successivo.
2. Scambio squilibrato: un sistema per il trasferimento di beni dove una delle parti coinvolte ha l’obiettivo di
ricavare un profitto.

1. scambio equilibrato
comprende due sotto-tipi distinti sulla base delle relazioni tra le due parti coinvolte e del grado in cui è
atteso un ritorno.
- la reciprocità generalizzata: una transazione che implica un livello minimo d’attenzione riservata ai
possibili guadagni materiali o in attesa di una ricompensa.
E’ la forma principale di scambio tra le persone che si conoscono bene e si fidano l’una dell’altra (principale
forma di scambio nelle società acquisitive). In questo conteso il dono disinteressato è una forma estrema di
reciprocità generalizzata.
-la reciprocità attesa: lo scambio di beni o servizi che si ritiene abbiano pressappoco lo stesso valore tre le
persone dotate di un simile status sociale. Lo scambio tra le due parti può avvenire simultaneamente o
basarsi su una stima di tempo necessario per portarlo a compimento. Nel caso in cui la controparte non
porterà lo scambio a termine ne limite di tempo stabilito, la relazione si spezzerà. (es. kula delle isole
trobriand)
-la ridistribuzione: forma di scambio che prevede che una persona che abbia ricevuto beni o denaro da molti
di un dato gruppo li ripaghi in seguito pubblicamente nel corso di un evento sociale. Essa può provocare
disuguaglianze perché il valore materiale di ciò che viene reso non sempre corrisponde a quello delle
donazioni. Questo sistema permette a un gruppo di restare coeso.

2. scambio squilibrato
lo scambio di mercato è una forma prevalente di questo tipo di scambio, consiste nell’acquisto e della
vendita di beni in condizioni di compravendita, dove il valore è determinato dalle forze della domanda e
dall’offerta e chi lo effettua lo fa per ricavarne dei profitti. Venditore e compratore non hanno

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necessariamente relazioni personali e non appartengono alla stessa classe sociale.
 luogo fisico del mercato
questo sistema è il risultato di un’evoluzione di altri tipi di commercio meno formali.
scambio di mercato = produzione di beni specifici
 i produttori di beni distinti su base regionale stanno imponendo il copyright sulla denominazione
d’origine al fine di impedirne l’appropriazione da parte di produttori di beni simili che provengono da altre
regioni. (es. lo champagne).
diverse tipologie di mercato:
- periodico: un posto scelto per le operazioni commerciali che si installa periodicamente e senza avere una
struttura fissa permanente.
-permanente: strutture edificate in luoghi fissi, ospitano non solo le attività di compravendita, ma anche
interazioni e rappresentazioni sociali.

Il gioco d’azzardo: un’altra forma di scambio squilibrato.


tentativo di ricavare un profitto sfidando la fortuna in in gioco in cui si mette in palio qualcosa di valore nella
speranza di ottenere un ritorno maggiore da un‘ eventuale vincita.
(dadi, carte, investimenti in borsa o giochi in rete).

iI furto: sottrarre qualcosa senza volere restituirla al suo proprietario.


Nel mondo una buona parte dei furti è motivata da distorsioni del sistema della giustizia, molti sono anche
dovuti alla cupidigia.

Lo sfruttamento: l’ottenimento di qualcosa di maggior valore rispetto a quanto si ottiene in cambio, è una
forma estrema di scambio squilibrato (es. schiavitù).

3. GLOBALIZZAZIONE E TRASFORMAZIONI DEI SISTEMI ECONOMICI


Le potenti forze dei mercati controllati dai paesi più ricchi sono i fattori che influenzano i cambiamenti dei
modelli di consumo e dei sistemi di scambio. Le culture locali adattano questi modi al proprio contesto,
(qualche volta li rifiutano con decisione).

Movimenti alimentari alternativi in Europa e in Nord America: sviluppati dagli anni ottanta, si propongono
di ristabilire un legame diretto tra i produttori, i commercianti e i consumatori, promuovendo alimenti del
territorio prodotti in quantità ridotte.
in contrapposizione con il sistema alimentare industriale che:
 costringe al fallimento le piccole società alimentari
spinge la dieta verso i fast food
riduce i pasti a rapide e distratte assunzioni di cibo
mercati e catene di distribuzione spersonalizzati
scarsa attenzione che la produzione di massa ha sull’ambiente
= numerosi movimenti alimentari alternativi (es. slow food che esalta le tradizioni agricole locali, buona
qualità di cibo, socializzazione e la convivialità tra consumatori e commercianti).

Continuità e resistenza, il potlatch: questo scambio è stato contrastato dai missionari in quanto la
ritenevano una pratica non cristiana e i governi ritenevano non fosse in linea con i loro obiettivi di
occidentalizzazione. Alcune tribù ( come i kwakwaka’wakw) hanno resistito a questa proibizione  i
potlatch non sono più illegali in Canada.
 oggi le ragioni per offrire un potlatch sono simili a quelle del passato anche se con dei cambiamenti:
- la quantità del tempo dedicato all’organizzazione  erano necessari diversi anni mentre oggi ne basta
21
circa uno
- tipo di doni scambiati  oggi include tessuti lavorati all’uncinetto, stoviglie in vetro, oggetti di plastica,
farina, zucchero ecc.

CAPITOLO 4: la riproduzione e lo sviluppo degli esseri umani

4.1. le dinamiche riproduttive


una dinamica produttiva è la modalità prevalente, in una determinata cultura, di provvedere al ricambio
della popolazione per l’effetto combinato della fertilità e della mortalità. Tre dinamiche riproduttive:

1. dinamiche riproduttive tra i cacciatori-raccoglitori: l’intervallo genesico (il tempo che intercorre tra una
nascita e una morte), dura spesso diversi annidue motivi principali:
-allattamento al seno  i periodi di allattamento impediscono l’ovulazione
-scarso indice di grasso nelle donne  poco grasso + attività fisica per raccogliere = peggioramento del
processo di ovulazione

2. dinamiche riproduttive nelle società agricole: tassi di natalità più elevati + pronatalismo (orientamento
politico che incoraggia la procreazione)  necessità di avere una forza lavoro per l’agricoltura. Avere molti
figli è una strategia riproduttiva ragionevole.
Alti tassi di natalità  sette o più per donna, avere molti figli, per lo più maschi = segno di ricchezza e
successo di una famiglia.

3. la dinamica riproduttiva delle società industrializzate/informatizzate: il tasso di riproduzione si abbassa


fino a raggiungere il tasso di rimpiazzo: numero di nascite pari al numero di morti  le dimensioni della
popolazione rimangono costanti (o addirittura con un tasso di natalità minore rispetto a quello di
mortalità).
 i bambini sono meno utili per la produzione, i genitori sono portati a produrre meno figli anche per il
fatto: dell’istruzione = meno tempo per aiutare la famiglia.
 meno figli ma più risorse investite per essi.
transizione demografica: il modello caratteristico delle economie agricole viene rimpiazzato da quello
industriale. Questo modello ha due fasi:
- il tasso di mortalità diminuisce (miglioramenti in generale) e il tasso di crescita aumenta.
- diminuzione del tasso di fertilità.
Tre aspetti distintivi di questo tipo di dinamica:
-riproduzione stratificata: classi medie e alte  pochi figli con alte percentuali di sopravvivenza // classi
povere elevati tassi di fertilità e mortalità
-invecchiamento della popolazione: la popolazione di anziani aumenta sul totale
-impiego della tecnologia scientifica per la gravidanza: concepimento, contraccezione, interruzione di
gravidanza  crescita del livello di specializzazione.

4.2. cultura e fertilità


la cultura condiziona la fertilità umana sia dal concepimento (se per quest’ultimo intendiamo la
fecondazione di un uovo).

Il rapporto sessuale: solitamente coinvolgono comportamenti che attengono alla sfera privata, a volte a
quella del segreto. L’antropologo ottiene informazioni solitamente per via indiretta, le descrizioni verbali

22
che le persone fanno in ambito sessuale possono essere diverse dalla realtà.  gli interlocutori possono
sentirsi in imbarazzo o non volere trattare l’argomento.

Quando cominciare ad avere rapporti sessuali? Dal punto di vista biologico la riproduzione umana richiede
un rapporto tra un uomo e una donna (comune l’aiuto dell’inseminazione artificiale). La biologia stabilisce il
lasso di tempo della fertilità femminile: dal menarca, la comparsa delle prime mestruazioni, alla
menopausa.
Le diverse culture insegnano quando è il momento appropriato per iniziare ad avere rapporti sessuali,
( molte culture dicono dopo il matrimonio) e le regole variano dal genere, alla classe, alla razza e all’etnia.

Frequenza dei rapporti sessuali e fertilità: la frequenza varia in base alle culture.
 + fertilità = + rapporti sessuali frequenti (messo in discussione dall’esempio che in india le persone
hanno alti tassi di fertilità ma hanno rapporti poco frequenti perché diversi aspetti della cultura indiana ne
limitano la frequenza).

Operare scelte sulla fertilità: nell’ambito dello stato i governi determinano il proprio obiettivo demografico
sulla base di politiche per la fertilità che possono essere pronataliste o antinataliste  influenzate da
potenti interessi economici e politici.

A livello familiare: il desiderio di avere figli è influenzato da diversi fattori:


-il valore dei figli in termini di forza lavoro
-il valore dei figli come sostegno ai genitori in vecchiaia
-i tassi i mortalità infantile
- i costi dei figli in termini economici (sia diretti come il cibo, l’istruzione che indiretti come la diminuzione
delle possibilità di trovare lavoro per a madre).
La preferenza di figli maschi è molto diffusa ma non è universale.

A livello dello stato: strategie pronataliste o antinataliste


la valutazione delle politiche governative si basa su fattori economici (possibilità di un lavoro futuro).

A livello globale: industrie farmaceutiche influenzano le decisioni degli stati e degli individui.

Il controllo della fertilità:  diversi metodi per condizionare la fertilità (alcuni diretti es. erbe o medicine
per provocare l’aborto, altri indiretti es. lunghi periodi di allattamento al seno).

I metodi indigeni: centinaia di metodi indigeni per il controllo della fertilità  maggior parte uso di
sostanze di origine vegetale e animale es. le erbe vengono bevute come tisane.

L’induzione dell’aborto: tra le diverse culture l’atteggiamento verso l’aborto cambia.


motivazioni:
-economica e sociale
-povertà
-condanne sociali a chi partorisce un figlio illegittimo
 religione e aborto: il cattolicesimo lo proibisce (anche se migliaia di donne cattoliche ne hanno fatto
ricorso), l’islam pure (anche se l’aborto di feti femmina è praticato clandestinamente), l’induismo pratica la
non violenza contro ogni forma di essere vivente (anche se migliaia di hindu tentano di abortire ogni anno)
il buddismo dice un cazzo.
Aborti illegali: più probabilità di causare danni alla salute della donna.

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Le nuove tecnologie riproduttive: diffuse dai primi anni ottanta  sono metodi che cercano di aggirare gli
ostacoli biologici per fornire opportunità procreative alle coppie non fertili. Es. fecondazione in vitro (gli
ovuli vengono fecondati all’esterno dell’utero).

L’infanticidio: ossia l’uccisione deliberata di un neonato o di un bambino, è praticato presso molte culture,
sebbene sia una pratica comune. Due modi:
-diretto: morte di un bambino o neonato a seguito di azioni quali percosse, soffocamento ecc.
-indiretto: privazione del cibo, mancato ricovero in ospedale, privazione di indumenti caldi in inverno.
motivazioni:
-infermità del neonato
-connesso al sesso del neonato
-connesso a un concepimento adulterino
-nascita di gemelli in una famiglia troppo numerosa

La personalità e il ciclo della vita: la personalità è il modo prevedibile e distintivo di comportarsi, pensare e
sentire di un individuo. La personalità si forma attraverso l’inculturazione o socializzazione, ossia
l’apprendimento della cultura attraverso processi formali e informali.

Il contesto della nascita: incide sullo sviluppo psicologico del bambino


 ambiente di nascita, le persone presenti ecc.

La costruzione dei legami affettivi: il contatto e la costruzione dei legami affettivi tra un genitore e il
proprio figlio al momento della nascita sono fondamentali per lo sviluppo di un senso di attaccamento al
bambino da parte del genitore.  se questi legami non avvengono nel momento della nascita allora non si
svilupperanno più. ( spiegazioni dell’origine della delinquenza, ad esempio, fanno spesso riferimento alla
mancata costruzione di legami affettivi adeguati al momento della nascita.

Il genere nell’infanzia: il genere è una costruzione culturale ed è molto variabile nelle diverse culture. Gli
antropologi più connessi agli aspetti biologici continuano a sostenere che molte caratteristiche della
personalità connesse al sesso siano innate.
dimostrare l’esistenza di caratteristiche innate è difficile per due motivi:
-è impossibile raccogliere informazioni sui bambini prima che siano esposti a condizionamenti culturali (non
esistono neonati naturali)
-è difficile osservare il comportamento dei neonati e stabilire cosa è naturale e cosa è culturale senza essere
influenzati dai propri orientamenti. Tre stereotipi euro-americani sulla personalità dei neonati:
-i neonati di sesso maschile sono più aggressivi di quelli di sesso femminile.
- i neonati di sesso femminile sono più socievoli di quelli di sesso maschile.
-i neonati di sesso maschile sono più indipendenti di quelli di sesso femminile.

I risultati delle ricerche finalizzate a dimostrare l’esistenza di caratteristiche innate tra maschi e femmine
non sono convincenti.

La socializzazione nell’infanzia: ricerca chiamata ‘studio delle sei culture’: progetto di ricerca transculturale
finalizzato a fornire dati comparativi sul modo in cui le attività e i compiti affidati ai bambini modellino le
loro personalità.  studiato sei diversi contesti concentrandosi sui bambini dai tre agli undici anni in
riferimento a due principali tipi di personalità:
-quella premurosa-responsabileazioni di cura e condivisione con gli altri bambini

24
-dipendente-dominantemeno comportamenti premurosi, azioni finalizzate ad affermare una supremazia
sugli altri bambini, richieste di attenzione da parte degli adulti.

Le differenze possono essere associate ai sistemi di sussistenza.  la variabile chiave da prendere in


considerazione è il ruolo delle donne nei contesti lavorativi.
società orticole: donne componente importante della forza lavoro, spesso impegnate  ai loro figli
vengono assegnati compiti utili alla famiglia = sviluppo di personalità premurose e responsabili.
agricoltura intensiva o sistemi industriali: le donne sono impegnate in attività domestiche, i bambini hanno
meno compiti e responsabilità = sviluppo di personalità dipendenti e dominanti.

L’adolescenza e l’identità: la transizione dalla fanciullezza all’età adulta comporta l’occorrenza di


determinati eventi biologici e culturali.

L’adolescenza è una fase universale del ciclo della vita?


La pubertà è una fase necessaria del ciclo della vita umana e presenta una serie di indicatori biologici.
-nei maschi: cambiamento del tono di voce, peluria sul viso e sul corpo.
-nelle femmine: menarca e il seno si sviluppa, crescita dei peli.
l’adolescenza è un periodo di maturazione culturalmente definito che va dal tempo della pubertà al
raggiungimento dell’età adulta.
 alcuni sostengono che tutte le culture riconoscono l’esistenza di un periodo di adolescenza due tipi di
concezione:
- fase preparatoria a quella della procreazione, aumenta la possibilità di riprodursi
-costruzione culturale molto variabile e quindi impossibile da spiegare in base ai soli fattori biologici. 
questi ricercatori sostengono che non tutte le culture riconoscano il momento dell’adolescenza.
 le culture elaborano in modo differente, a seconda del sesso, la durata e le dinamiche dell’adolescenza:
-società agricole e pastorali: (dove i maschi hanno valore in quanto guerrieri) il lungo periodo che passa tra
quello in cui si è ragazzi e l’età adulta è dedicato all’addestramento.  non prevede alcuna attività
preparatoria all’assunzione del ruolo di genitore.

Il passaggio all’età adulta e l’identità di genere:


‘passaggio all’età adulta’ termine coniato da Mead, questa espressione può essere riferita
genericamente al periodo dell’adolescenza , ma anche più specificamente a una cerimonia o a una serie di
cerimonie che segnano i confini dall’adolescenza.
 alcune cerimonie hanno una componente sacrificale e comportano la morte e la nascita simboliche.
 molte cerimonie segnano il passaggio alla maturità e sono divere in base al genere e sottolineano
l’importanza dei ruoli attribuiti ai maschi e alle femmine.
 marchi sul corpo dell’iniziato es. circoncisione
 circoncisione femminile: meno diffusa

Identità sessuale e pluralismo di genere: le preferenze sessuali e l’identità di genere sono determinati
biologicamente? O costruiti e appresi attraverso processi culturali?
Konner sostiene che entrambi i fattori abbiano un ruolo, ma ci avverte che non esiste nessuna risposta
semplice se ci si interroga su perché una persona è omosessuale.
La posizione dei costruzionisti culturali da enfasi al ruolo della socializzazione delle esperienze vissute in età
infantile come fattori più determinanti, rispetto a quelli biologici, per la definizione dell’orientamento
sessuale.
 in molti contesti culturali gli omosessuali sono discriminati

25
 alcune culture riconoscono un terzo genere: ne propriamente maschile ne propriamente femminile. 
tra alcuni gruppi nativi nordamericani, il berdache è un maschio, stando ai suoi organi geniali, che sceglie di
indossare abiti femminili e svolge compiti femminili: a volte i genitori, se hanno molti figli, ne scelgono uno
per farlo diventare berdache, un figlio con queste caratteristiche è motivo di orgoglio per la famiglia.  i
colonizzatori eliminarono questa figura ma negli anni ottanta, questa figura è tornata a manifestarsi
insieme a quella dell’amazzone: una donna che assume ruoli e comportamenti maschili.
In india il corrispondente del berdache è lo hijra (la maggior parte degli indiani non ammira e rispetta
queste persone un genitore non sarebbe contento se suo figlio decidesse di diventare uno hijra).

L’età adulta: raggiungere l’età adulta significa celebrare una qualche forma di matrimonio o condividere la
stessa abitazione con una altra persona e avere bambini (per la maggior parte delle persone).

Diventare genitori:
la maternità non è solo un fatto biologico, ma un processo culturale in cui si apprende l’essere madri.
 il concetto di maternità varia tra le culture:
-presso alcune culture una donna diventa madre non appena capisce di essere incinta e le viene
riconosciuto il pieno status di madre quando partorisce il figlio del sesso giusto (es. in india dove si
preferiscono i maschi).
la paternità, il processo culturale che conduce a diventare padre, è meno connotata rispetto alla maternità.
Un’eccezione a questa regola è la couvade, una serie di principi e consuetudini che riguardano il padre nel
corso della gravidanza e nel parto di sua moglie.
chi si prende cura del bambino una volta nato?
Di solito le femmine, ma ci sono alcune eccezioni es. ella repubblica centrafricana sono i padri a prendersi
cura dei figli.

La mezza età: nelle società industrializzate/informatizzate  quarant’ anni di età = momento di svolta
significativo. Sindrome dei quarant’anni: irrequietezza, ribellione e infelicità = disgregazione familiare.
La menopausa: è un aspetto significativo della mezza età nelle donne preso molte culture.
es. tra i Maya la menopausa non è un momento di stress o di crisi: considerano le mestruazioni una
malattia e attendono con ansia la sua scomparsa.
Es. nella Grecia rurale: le donne identificano la menopausa con forti vampate di calore e che possono
durare circa un anno.  le donne che hanno superato la menopausa sono sollevate e libere perché
possono frequentare da sole i bar e partecipare con regolarità alle cerimonie religiose.

L’età senile: la fase senile del ciclo della vita può considerarsi una conseguenza recente della società umana,
poiché la maggior parte dei nostri antenati sopravvivevano raramente oltre l’età riproduttiva.
 presso molte culture: gli anziani sono tenuti in grande considerazione, in quanto saggi grazie alle loro
esperienze.
 presso altre culture sono un peso per la società e per le loro famiglie.
-lo status e il benessere delle persone anziane sono migliori quando continuano a vivere insieme alla loro
famiglia =nelle società non industrializzate.
 nelle società industrializzate spesso vivono da soli o vengono mandati in case di riposo.
= la compagnia di un animale domestico aumenta il loro senso di benessere.

Il passaggio finale: la morte e la fine della vita: diverse concezioni della morte.
 gli stati uniti contemporanei, sviluppo della tendenza di contrastare la morte, non l’accettano.

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 presso gli inuit dell’ Alaska: gli individui sono protagonisti attivi della propria morte, chi è prossimo alla
morte raduna attorno a se amici e famigliari e riceve un sacramento cristiano.

CAPITOLO 5: malattia, malessere e cura.

5.1.l’etnomedicina: l’ etnomedicina è lo studio dei sistemi sanitari in uno nelle diverse culture.  ogni
sistema sanitario è composto da più aspetti:
-identificazione e classificazioni dei problemi di salute
-misure di prevenzione
-diagnosi
-terapie
-addetti a somministrarle
Negli anni settanta il termine etnomedicina si riferiva solo ai sistemi sanitari non occidentali =medicina
primitiva. Oggi il termine etnomedicina si riferisce ai sistemi sanitari di tutto il mondo.

Definizione e classificazione dei problemi sanitari: dicotomia malattia-malessere il termine malattia è


usato per indicare un problema di salute universale e oggettivo , mentre il malessere è collegato alle
percezioni di un dato problema di salute nell’ambito di una specifica cultura.  gli antropologi medici
studiano sia la malattia che il malessere e sostengono che è necessario comprendere entrambe a partire
dallo specifico contesto culturale.
La ricerca etnomedica cerca di comprendere come le diverse popolazioni classificano i problemi di salute in
base ai seguenti elementi: la causa, il mezzo di trasmissione, la parte del corpo interessata e i sintomi.
La biomedicina occidentale per classificare i problemi di salute si basa su criteri scientifici, i manuali medici
occidentali privilegiano le malattie conosciute dalla biomedicina occidentale e ignorano quelle identificate
da altre culture.
La sindrome culturale: è un problema di salute che presenta una serie di sintomi associati a una
determinata cultura, spesso le cause sono fattori sociali come lo stress o un trauma.
la somatizzazione: è il processo per cui il corpo assimila lo stress sociale, manifestando sintomi di sofferenza
(es. il susto in Spagna e Portogallo).
 in primo luogo gli antropologi pensavano che la sindrome culturale esistesse solo nelle popolazioni altre.
Tuttavia gli antropologi contemporanei le riscontrano anche in occidente (es. anoressia nervosa e bulimia).

Etnoeziologie: questo termine si riferisce alle spiegazioni causali attribuite ai problemi di salute e alla
sofferenza presso le diverse culture.
 tutte le popolazioni del mondo si sforzano di dare una spiegazione ai problemi di salute ed a
individuarne le cause (eziologia).
Le eziologie possono essere:
- naturali esposizione agli elementi (es. reumatismi causati dalla pioggia o invecchiamento)
-socio-economiche
-psicologiche
-sovrannaturali (attività di entità spirituali e a pratiche magiche).

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Sofferenza strutturale: indica i problemi di salute scatenati dalla povertà, dalla guerra, dalla carestia e dalla
migrazione forzata. Questi fattori incidono sulla salute in diversi modi, dall ansia, allo stress alla morte.

La medicina di comunità: il contesto sociale è un elemento importante per il processo di guarigione. Molti
sistemi non occidentali fano uso della medicina di comunità  elemento chiave = mobilitazione
dell’energia della comunità tramite danze ad esempio.
funziona attraverso la solidarietà dei partecipanti, grazie alla loro forza che arriva al malato.
Diversa dalla medicina privata: in cui il malato è in condizioni di isolamento dalla società.

Le terapie umorali: si basano sull’equilibrio tra determinati elementi all’interno del corpo e di altri presenti
nell’ambiente di vita del paziente.
Gli alimenti e le sostanze medicinali hanno effetti specifici e diversi sul corpo e vengono distinti in caldi e
freddi: le malattie sono squilibri del corpo che può essere troppo caldo o troppo freddo porre rimedio
con cambiamenti nella dieta o nel comportamento.

I terapeuti: chiunque può considerarsi un terapeuta, poiché un auto-diagnosi e la sua terapia è la prima
azione che si fa quando ci si sete poco bene.
Presso ogni cultura ci sono persone i cui ruoli di terapeuti sono riconosciuti da tutti.
Caratteristiche condivise dai guaritoti di tutto il mondo: selezione-formazione-certificazione-veste
professionale-aspettativa di un compenso.
 levatrici, conciaossa, sciamani, erboristi, medici generici, psichiatri, infermieri ecc.

Sostanze terapeutiche: naturali o sintetiche.


La fitoterapia è in sistema terapeutico che fa uso di piante medicinali.  molti derivati dalle piante per
rispondere a una vasta gamma di problemi. (es. la coca).
uso delle sostanze minerali per la prevenzione e la cura.
 i trattamenti farmaceutici possono portare anche aspetti negativi come la resistenza a farmaci se ne si
assumono troppi.

5.2. Tre approcci teorici:


1. Approccio ecologico/ epidemologico L’influenza che l’ambiente esercita sui problemi di salute e sulle
modalità di diffusione di questi ultimi.
-contesto ambientale, consuetudini sociali, alimenti, pratiche sessuali ecc.
obiettivo: produrre risultati utili per i programmi sanitari pubblici e fornire informazioni su gruppi a rischio
di problemi.
urbanizzazione: le città mettono a dura prova la salute degli individui.
2. Approccio interpretativo simboli e i significati associati alle diverse manifestazioni della sofferenza e
alle sue pratiche di guarigione, i diversi modi che le culture hanno per identificare, descrivere e vivere le
malattie.
effetto placebo: esito positivo di un metodo terapeutico dovuto a un fattore simbolico.
3.Antropologia medica critica Necessità di guardare ai fattori strutturali (disuguaglianze sociali, ad
esempio), come cause profonde die problemi di salute e studia la biomedicina occidentale in quando
istituzione occidentale.
 la biomedicina occidentale ha la funzione di sostenere le istituzioni mediche piuttosto che salvaguardare
la vita degli individui, ad esempio vengono somministrate pillole per curare la povertà.

Disuguaglianza sociale e povertà: la povertà è la prima causa della malattia e di conseguenza della morte.
nei paesi più ricchi le principali cause di morte nella povertà sono:
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- le malattie del sistema circolatorio
-i tumori
-l’HIV/AIDS
-consumo eccessivo di droghe e alcol
nei paesi più poveri le principali cause di morte nella povertà sono:
-la tubercolosi
-la malaria
-HIV/AIDS
 il modo più diretto per migliorare la vita e le condizioni di salute dei poveri è aumentare il loro reddito.
Ma nella maggior parte dei programmi per la salute, in tutto il mondo, si concentrano sul trattamento degli
effetti che la povertà ha sulla salute, piuttosto che sulla rimozione delle cause.

La critica culturale della formazione biomedica occidentale: anni ottanta medici critici hanno studiato la
biomedica occidentale trovando alcune parti che potrebbero essere migliorate come il ricorso alla
tecnologia e approfondendo le connessioni tra problemi di salute e problemi strutturali.
in che modo gli studenti di medicina imparano ad accettare l’uso della tecnologia in contrapposizione
all’interesse umano? Tre processi chiave:
-tormento fisico: veglia forzata, dura per tutto il corso e il tirocinio
-regressione cognitiva: gli studenti rinunciano a riflettere criticamente perché devono memorizzare una
vasta ole di informazioni  atteggiamento acritico.
-de-umanizzazione: repressione degli ideali umanitari degli studenti dando enfasi alla tecnologia e
oggettivazione del paziente.

5.3. globalizzazione e cambiamento:


globalizzazione = diffusione dei problemi sanitari nel mondo in modo veloce, cultura occidentale e
biomedica si stanno diffondendo. Ma molte persone ricorrono a terapie non occidentali come l’agopuntura
e i massaggi.

Le nuove malattie infettive: dalla metà del XX secolo vengono scoperti i vaccini e gli antibiotici =
arginamento delle malattie infettive. Negli anni ottanta: comparsa del virus dell’ HIV/AIDS.  nuove
occasioni di contagio: viaggi internazionali, migrazioni, deforestazione (quest’ultima ha portato allo
sviluppo della malaria).

Le malattie del progresso: si caratterizzano come problemi di salute causati o aggravati dai progetti di
sviluppo economico (es. la costruzione di dighe ha provocato un forte aumento di casi di schistosomiasi).
L’obesità che in molti paesi è in aumento può essere considerata una malattia del progresso.

Il pluralismo medico: significa la compresenza in una data società di più sistemi sanitari.
A volte gli individui sono costretti a confrontarsi con interpretazioni tra loro conflittuali della stessa malattia
e del suo trattamento.

Pluralismo selettivo: gli sherpa: quello degli sherpa, nel Nepal, è un raro esempio do cultura in cui la
preferenza per i sistemi terapeutici tradizionali è ancora diffusa ed è in contrasto con la biomedicina
occidentale.
I terapeuti possono essere divisi in tre categorie: (nel Nepal nord-orientale)
-i buddisti ortodossi praticanti che comprendono i lama e gli amchi
-i religiosi non ortodossi o gli sciamani (per la diagnosi si affidano a cerimonie di divinazione)
-gli operatorio biomedici
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Modelli esplicativi in conflitto: conflitti e incomprensioni tra la biomedicina occidentale e i sistemi
terapeutici tradizionali.

L’antropologia medica applicata: è l’impiego di conoscenze antropologiche per contribuire al


raggiungimento degli obiettivi degli operatori sanitari (es fornire strumenti per il miglioramento della
comunicazione tra medici e pazienti nei contesti multiculturali).

Avvelenamento da piombo tra i bambini messicano-statunitensi: il lavoro svolto da Trotter è un esempio


di un impatto positivo che può avere l’antropologia medica applicata.
Negli stati uniti le tre più comuni cause da avvelenamento da piombo sono:
-ingestione di scaglie di vernice a base di piombo
-vivere vicino a una fonderia che rilascia polveri contenenti piombo
-ingerire o bere da stoviglie trattate con smalto contenente piombo.

Comunicazione pubblica in ambito sanitario: oggetto di molti studi dell’antropologia medica applicata. 
gli antropologi possono aiutare a creare programmi di educazione alla salute che sviluppano messaggi più
convincenti in questi modi:
-considerando credenze e preoccupazioni della popolazione relative alla salute
-considerando la terminologia e le consuetudini associate alle malattie della popolazione
-adottando stili di comunicazione della popolazione
-distinguendo nella popolazione sottogruppi che possono essere sensibili ad altri aspetti
-verificando le risposte della popolazione ai messaggi
-eliminando dai messaggi ogni meccanismo che colpevolizza la vittima

Promuovere programmi di vaccinazione nei paesi in via di sviluppo: sono annunciati con grande
entusiasmo ma sono spesso accolti con scarso calore dalle popolazioni interessate.  paura: molti genitori
hanno una percezione parziale o inesatta di ciò a cui servono i vaccini. = sviluppo di:
-campagne educative
-programmi formativi per i professionisti della salute pubblica che li sensibilizzino.

Lavorare insieme: la biomedicina occidentale e i sistemi non biomedici:


-riconoscimento del valore di molte tradizioni terapeutiche non occidentali
-scarsità di personale biomedico preparato
-crescente consapevolezza delle lacune che la biomedicina ha sul fronte della considerazione del contesto
psicosociale degli individui.
 chi si oppone ai sistemi tradizionali non occidentali sostiene che: questa non possa curare malattie
infettive come il colera o la tubercolosi
 chi al contrario è a favore della medicina tradizionale sostiene che: la biomedicina trascuri i sentimenti,
l’anima e il contesto sociale degli individui e come le terapie tradizionali colmino questo vuoto.

CAPITOLO 6: la parentela e la vita famigliare: in tutte le culture ci sono modi per definire la parentela o un
sentimento di affinità che lega tra loro persone e gruppi.
Le persone imparano sin dall’infanzia a riconoscere il sistema di parentela nella propria cultura, ossia la
principale forma di organizzazione delle relazioni parentali e dei conseguenti comportamenti. Il sistema di
parentela viene dato per scontato come se avesse un’origine naturale più che culturale.

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6.1. la costruzione culturale della parentela:
 presso tutte le culture la parentela è legata a specifici sistemi di sussistenza e dinamiche riproduttive.
funzione:
-assicurare la continuità del gruppo: combinando i matrimoni
-mantenere l’ordine sociale: attraverso regole morali e punendo chi le trasgredisce
-provvedere alle necessità dei loro membri
In occidente nelle culture industrializzate/informatizzate gli individui sono uniti da tanti altri tipi di legami
sociali.
occidente: enfatizza il ruolo primario delle relazioni di sangue: relazioni che si stabiliscono dalla
conseguenza della nascita da una madre e un padre biologici determinati.
diversamente gli inuit in Alaska, il comportamento è uno dei criteri per determinare la parentela.

Studiare la parentela: dall’analisi formale alla parentela pratica: nella prima metà del XX secolo gli
antropologi si concentravano sui principi che regolavano la parentela presso le diverse culture. 
l’antropologia tracciava un diagramma della parentela: un modo schematico di rappresentare le relazioni
di parentela di un individuo denominato ego usando una serie di simboli per illustrarle.
diversamente dal diagramma di parentela, la genealogia è un modo schematico di rappresentare l’albero
genealogico di una famiglia, a partire dal primo antenato di cui si abbia notizia fino al presente (non si tracci
a a partire dall’ego).  può richiedere diverse ricerche in archivi.
 grande quantità di dati sulla terminologia dei sistemi di parentela, ossia le espressioni utilizzate per
riferirsi ai propri parenti.
I primi antropologi hanno distinto le diverse terminologie dei sistemi di parentela rilevate in sei tipologie
che riportano il nome dei primi gruppi umani presso cui sono state documentate.
Oggi gli antropologi hanno abbandonato questo studio in sei categorie poiché lo ritenevano insufficiente a
riflettere le dinamiche contemporanee credono che le loro denominazioni portino confusione.  relazione
con i temi della globalizzazione- il lavoro i consumi ecc.
tre fattori chiave definiscono i rapporti di parentela: la discendenza, la condivisione e il matrimonio.

La discendenza: configura le relazioni di parentela a partire da quella genitore-figlio/a.


 non tutte le culture tracciano linee di discendenza seguendo gli stessi criteri:
-discendenza bilineare: un bambino appartiene al gruppo di discendenza di entrambi i genitori.
-discendenza unilineare: discendenza a partire da uno solo dei genitori.

La discendenza unilineare: base della parentela per circa il 60% delle culture esistenti. Può assumere due
principali forme:
-patrilineare: tracciata per linea maschile, in questo sistema il lignaggio comprende sono i figli maschi, le
figlie femmine si sposano fuori e diventano membri del lignaggio del marito. La residenza in queste
discendenze prevede la patrilocalità, la residenza dei coniugi con la famiglia del marito o nei pressi della
loro abitazione.
-matrilineare: tracciata per linea femminile, al contrario rispetto a quella patrilineare.
45% delle culture: discendenza patrilineare .
sistema matrilineare: riscontrato dove le donne controllano la produzione e la distribuzione del cibo e di
altre risorse (tra i cacciatori-raccoglitori) spesso, ma non sempre, posizioni di leadership pubblica. La
residenza prevede la matrilocalità ovvero la residenza dei coniugi presso o con la famiglia della moglie.

La discendenza bilineare: adottata da circa un terzo delle culture esistenti.


adottata sia dai cacciatori-raccoglitori sia nelle società industrializzate/informatizzate sia le donne che gli
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uomini occupano un ruolo nella divisione del lavoro.
la discendenza bilineare è funzionale perché entrambi presentano gruppi domestici ridotti e una certa
mobilità nello spazio.
 nelle società occidentale è frequente la neolocalità ossia la sistemazioni dei coniugi in località diverse da
quelle di origine sia dello sposo che della sposa.

La condivisione: molte culture privilegiano i rapporti di parentela basati sulla condivisione e sul sostegno
reciproco. Relazioni informali o ritualmente formalizzate. (es. padrini = formali).

I legami di parentele basati sulla condivisione del cibo: es. in Malesia la costruzione di legami di parentela
basati sulla condivisione avviene già quando il sangue della madre nutre il feto. ( e poi alla nascita il latte
materno nutrirà il neonato).
l’allattamento qua è anche alla base della regola dell’incesto: coloro i quali sono stati nutriti dallo stesso
seno appartengono allo stesso gruppo di parenti e non possono sposarsi tra loro.
dopo l’allattamento un alimento importante è il riso: condividere il riso è un altro modo per creare e
conservare i legami.

L’adozione e l’affidamento:
l’adozione è ina forma di trasferimento formale e permanente di un bambino. Motivazioni:
-sterilità
-desiderio di prendersi cura di un determinato tipo di bambino (es. maschio)
motivazioni per cui i genitori danno in adozione il bambino:
-gravidanza prima del matrimonio
-avere troppi figli
-troppi di un solo genere
 Con l’adozione chiusa il bambino riceve un nuovo certificato di nascita e il genitore biologico cessa d
avere alcuna relazione con lui.
Tendenza recente: adozione aperta: all’adottato e ai suoi genitori biologici è dato di conoscere la rispettiva
identità e mantenere i contatti.
 spinta dalla voglia di conosce chi sono io veramente?
affidamento: molto simile a volte all’ adozione , in altri casi può darsi si un affidamento temporaneo di un
bambino .

Relazioni di parentela di origine rituale: tra i cristiani, specialmente i cattolici  legami di origine rituale
(es. padrino o madrina).
 tra i Maya in Messico per essere un padrino o una madrina è necessario avere un buono status sociale,
essere padrino o madrina di molti bambini comporta all’ occorrenza una grande forza lavoro e migliorare
ulteriormente il proprio status.

Il matrimonio

In cerca di una definizione: una qualche idea di matrimonio presso tutte le culture umane.  questo può
assumere diverse forme e rispondere a esigenze diverse.

Definizione del 1951: ‘’il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna in cui i bambini partoriti dalla
donna sono riconosciuti come figli legittimi di entrambi i genitori’’.
è oggi superata indica che i coniugi debbano essere di genere diverso tra loro e implica che i figli nati
fuori dal matrimonio non siano riconosciuti come legittimi dalla società.
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-i matrimoni dello stesso genere sono legali in molti stati come la Danimarca, l’Olanda la Norvegia ecc.
-non tutte le forme di matrimonio comportano l’esistenza di un rapporto sessuale (es. i Nuer)
Definizione più operativa: ‘’unione, più o meno stabile, solitamente celebrata tra due persone, in cui i
coniugi possono (ma nono devono necessariamente) condividere la stessa abitazione, avere un
coinvolgimento di tipo sessuale e una relazione procreativa’’.

La scelta del coniuge: chi è opportuno sposare? Tutte le culture esprimono informazioni.
queste preferenze possono essere informali e implicite oppure formali e si esprimono attraverso regole (di
esclusione e di inclusione).
tabù dell’incesto: vieta il matrimonio o il rapporto sessuale tra persone che abbiano determinati rapporti di
parentela.
-Ha funzioni economiche e sociali molto importanti: nascita di organizzazioni sociali più ampie rispetto alla
famiglia.
-L’estensione del pool genetico riduce la frequenza di patologie geneticamente trasmissibili.
le regole dell’endogamia (il matrimonio tra individui che appartengono allo stesso gruppo) impongono che
la sposa provenga da una determinata categoria sociale. preferibili i cugini. Due forme di matrimonio:
-matrimonio tra cugini paralleli: figli di un dato padre e quello di suo fratello o di una data madre e quelli di
sua sorella.
-matrimonio tra cugini incrociati: figli di un dato padre e quelli di sua sorella oppure di una data madre e di
suo fratello.
 nei casi in cui il matrimonio tra cugini è praticato in popolazioni poco numerose la probabilità do
conseguenze genetiche negative è alta.
regole dell’esogamia, ossia il matrimonio tra individui di un gruppo diverso:
-il coniuge deve provenire da villaggi o città lontani
-la scelta del coniuge è influenzata dal suo status .
iperginia: indica un matrimonio in cui lo status della sposa è inferiore a quello dello sposo.
ipoginia: viceversa.
isogamia: matrimonio tra individui di pari livello sociale = in culture dove uomo e donna hanno status e
ruoli uguali
 amore romantico fonte di dibattito:
-i deterministi biologici sostengono che i sentimenti di amore romantico siano universali tra gli individui.
-i costruzionisti sostengono che raramente l’amore romanico sia un fattore che influenza la scelta del
coniuge.
 oggi l’amore romantico è sempre più spesso alla base del matrimonio

I matrimoni combinati: sono predisposti sulla base delle valutazioni fatte dai genitori rispetto a quello che è
un buon abbinamento tra due famiglie.

I doni di nozze: scambio di doni o servizi tra la famiglia dello sposo e quella della sposa.
forme di scambio più diffuse:
-il prezzo della sposa trasferimento di beni o denaro dalla famiglia del marito a quella dei genitori della
sposa, è una particolare tipo di prezzo, una prestazione di lavoro fornita dallo sposo ai suoceri per un
periodo (nelle società orticole).
-dotetrasferimento di un bene o di denaro dalla famiglia della sposa a beneficio della nuova coppia (beni
utili per l’ambito domestico e a volte una casa).
 molti matrimoni prevedono uno scambio equilibrato

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Forme di matrimonio: due forme di matrimonio sulla base del numero di coniugi coinvolti:
-monogamia: matrimonio tra due persone
-poligamia: matrimonio tra più di due coniugi e può assumere due forme:
- poliginia: un uomo con più di una donna
-poliandria: una donna con più uomini (più rara).

6.2. i gruppi familiari e la vita domestica: nel linguaggio comune i nordamericani non trovano differenze
tra il termine famiglia e gruppo domestico (anche se hanno significati diversi).
famiglia: gruppo di persone che si considerano legate tra loro da relazioni di parentela.
gruppo domestico: una persona che vive da sola o a un gruppo di persone che condividono il luogo in cui
vivono e possono avere, ma non è necessario, relazioni di parentela.

Il gruppo domestico: variazioni sul tema: tre diverse forme di gruppo domestico:
-gruppo domestico nucleare: (famiglia nucleare), composto da una coppia di adulti (sposati o che
convivono) con o senza figli.
-gruppo domestico esteso: più di una coppia di coniugi, le coppie possono essere legate da una linea di
discendenza padre-figlio o madre-figlia, tramite legami tra sorelle o fratelli.
-gruppo domestico complesso: un coniuge convive o abita vicino a più di un partner e ai loro figli (gruppi
domestici polignici e poliandrci).

Rapporti tra coniugi: solitamente, la soddisfazione dei coniugi diminuisce con il passare del tempo  il calo
della soddisfazione (percepito al massimo livello nei matrimoni combinati)
 nei matrimoni d’amore il calo della soddisfazione è molto ridotto.
L’attività sessuale di una coppia può essere sia un indice, sia la causa della soddisfazione coniugale.  la
frequenza mensile dei rapporti sessuali tra coniugi diminuisce con il tempo (le coppie anziane e quelle
infelici fanno sesso meno frequentemente).
I rapporti sessuali sono più frequenti:
-nei conviventi non sposati
-in chi ha convissuto prima di sposarsi
-in chi è già stato sposato una o più volte.

La violenza domestica tra partner:


la violenza tra partner (soprattutto dai maschi) è attestata presso tutte le culture.
nei contesti in cui l’economia famigliare e in mano a uomini le aggressioni sono più frequenti e severe. Lo
sono meno laddove esistono gruppi di lavoro femminili.
 aumento della violenza domestica = crisi della visione della casa come ambiente sicuro.
 sono aumentati anche gli abusi sui bambini, inclusi quelli sessuali e agli anziani.

Gruppi domestici senza una casa: presso molte culture il luogo in cui vivere corrisponde a un qualche tipo di
casa: una struttura presso la quale si preparano e condividono pasti, si dorme e si trascorre tempo insieme,
in un ambiente sicuro.
le cause per gli individui o famiglie che non hanno una casa sono:
-la povertà- le guerre –i disastri naturali. Le malattie mentali ecc.
 è essenziale fornire servizi a chi ne è privo = necessario conoscere nel dettaglio le specifiche situazioni.
 sviluppo di politiche sociali che forniscono assistenza.

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6.3. le trasformazioni dei sistemi di parentela e della vita domestica:

le trasformazioni delle forme di discendenza: la discendenza matrilineare è sempre meno praticata nel
mondo  consuetudine di intestare la proprietà della terra e altri beni agli uomini, considerati capifamiglia.

 l’influenza coloniale ha portato al declino delle discendenze matrilineari


es in Indonesia sono stati evidenziati tre fattori che hanno portato al declino della discendenza
matrilineare:
-colonialismo olandese
-insegnamenti dell’ islam
-lo stato indonesiano

trasformazioni del matrimonio:


1. l’età media del primo matrimonio si sta alzando quasi ovunque. = maggior importanza attribuita al
raggiungimento di un certo livello di istruzione prima del matrimonio.
2. Nascita di matrimoni tra persone di diverse nazionalità (dovuti all’incremento delle migrazioni)
3. Crisi del matrimonio: persone che vorrebbero sposarsi ma non possono farlo (costi o non riuscire a
trovare una partner).
4. Cerimonie nuziali: eventi importanti, trasformazione dei costi, l’abbigliamento e la luna di miele.
5. Diffusione del matrimonio in bianco.

le trasformazioni dei gruppi domestici: fattori:


1. globalizzazione cambiamenti nella struttura dei gruppi domestici = possibilità di diffusione delle
famiglie nucleari e eliminazione delle famiglie estese.
case: oggi sono per lo più unifamiliari = più importanza alla privacy
2. La migrazione: i bambini si identificano fortemente con la cultura d’azione e mantengono poche
connessioni con quella dei oro antenati frattura che crea ansietà tra i genitori e conflittualità tra genitori
e figli.
oggi la struttura dei gruppi domestici sta cambiando: negli stati uniti ci sono quattro tipi:
-gruppo domestico composto da una coppia di coniugi in prime nozze
-quello caratterizzato dalla presenza di un solo genitore
-quello che deriva da seconde nozze
-gruppo domestico multigenerazionale = un figlio adulto vive con i suoi genitori (tra i 25 e 55 anni).

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CAPITOLO 7: gruppi e stratificazioni sociali

7.1. i gruppi sociali: il gruppo sociale è un insieme di persone distinto dal gruppo domestico. Due principali
tipologie:
-gruppo primario: composto da persone che interagiscono tra di loro e si conoscono di persona.  porta a
una più immediata riconoscibilità dei diritti e delle responsabilità di ciascuno dei suoi membri.
-gruppo secondario: i cui membri si identificano l’uno con l’altro sulla base di qualcosa che hanno in
comune, ma possono non incontrarsi mai di persona.

Le formazioni dei sistemi sociali sono influenzate dal sistema di sussistenza vigente (maggiore varietà
presso le società agricole e industrializzate/informatizzate).
 cacciatori-raccoglitori e pastori hanno meno varietà di formare gruppi sociali durevoli, uno di questi è la
classe d’età.
esistono gruppi sociali formali e informali.

Amicizia: ci si riferisce a stretti legami sociali che si stabiliscono tra almeno due persone in modo informale e
volontario e che implicano interazioni dirette. = gruppo social primario .
è difficile accertarsi che si tratti di un legame esistente presso tutte le culture :
-non sono state ancora svolte ricerche sufficienti per stabilirlo
-è difficile giungere a una definizione di amicizia valida per tutte le culture.

Le caratteristiche sociali dell’amicizia: criteri che qualificano un amico:


-la segregazione di genere: può impedire amicizie tra individui di genere diverso
-la segregazione razziale
-sostenersi a vicenda psicologicamente e materialmente
-in genere l’amicizia nasce tra persone dello stesso ambito sociale
-condivisione di narrazioni  alternanza dei turni di parola : concede la narrazione a tutti = uguaglianza e
solidarietà tra i membri del gruppo.
tecnologie della comunicazione = creazione di reti amicali più vaste
cellulari: reti estese di relazioni che comprendono amici intimi, possibili futuri partner sessuali o membri
della propria comunità religiosa.

L’amicizia tra indigenti nelle città: Stack ha svolto la sua ricerca sul campo nei Flats, il più povero quartiere
della comunità nera di una grande città degli stati uniti. Le persone che vivono nei flats, specialmente le
donne, coltivano una serie di amicizie attraverso lo scambio: un sistema in cui doni e favori si mantengono
reciproci nel tempo.
 i poveri adottano strategie che consentono loro di affrontare le società proprio attraverso la costruzione
di legami sociali.

I circoli e le associazioni studentesche: sono gruppi sociali basati su un senso di appartenenza identitaria e
sulla condivisione di obiettivi comuni.
-stesse origini etniche
-stessa occupazione
-lavoro nello stesso ambito
-stessa fede religiosa
 facilitare i rapporti sociali e a offrire sostegno psicologico, funzioni economiche e politiche. ( i membri
appartengono allo stesso partito politico).
riti d’iniziazione in usa nelle fratellanze e sorellanze: (stupro di gruppo molto diffuso).
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Gruppi di controcultura: uniscono persone che per una ragione o l’altra si tengono fuori dalla massa e non
intendono conformarsi al modello culturale predominante.
(es. hippies).
 elemento comune: importanza attribuita alla creazione e al rafforzamento dei legami trai loro membri
attraverso riti d’iniziazione.

Le bande giovanili: si riferisce a gruppi di giovani, principalmente residenti in aree urbane, spesso
considerati un problema sociale dagli adulti e dai tutori di legge.
 si differenziano in base al grado si formalizzazione e della loro organizzazione
-hanno un capo riconosciuto
-riti d’iniziazione per i nuovi membri
-uso di marcatori simbolici dell’identità collettiva (tatuaggi)

Le bande di strada: organizzazione più rigida delle bande giovanili: esistenza di capi e suddivisione
gerarchica dei ruoli e delle responsabilità.
 bande di strada = violenza (non sempre è così)
motivi per cui i giovani entrano a far parte delle bande di strada:
-forte spirito competitivo
-mancanza di fiducia negli altri
-sicurezza di sé
-isolamento sociale
-forte istinto di sopravvivenza
la povertà  sviluppa questo tipo di personalità. = vittime di pressioni sociali che da un lato spingono a
desiderare il successo ma dall’altro privano degli strumenti necessari.

Gruppi che esibiscono modificazioni del corpo: contribuiscono a rafforzare il senso di appartenenza a un
gruppo ( piericing, marchiatura a fuoco, incisione).
incontri per il rito d’iniziazione: l’iniziato sale su un palco e un esperto pratica la modificazione . = coinvolge
il volontario, l’esperto e il resto del gruppo  il dolore è una componente fondamentale di molti di questi
riti.

Le cooperative: sono una dorma di gruppo economico in cui il surplus viene diviso tra i membri  le più
comuni sono quella agricola, quella di credito e quelle di consumo. (es. le donne indigene Kuna che
producono i mola  la cooperativa acquista stoffa e filo e li distribuisce alle donne. Le cooperative
restituiscono alle donne quasi l’intero importo ricavato dalle vendite = guadagni più regolari).
 forma di sostegno reciproco e di forza

7.2. la stratificazione sociale: consiste nelle relazioni gerarchiche esistenti tra gruppi distinti, organizzati in
diversi livelli o strati.  disuguaglianze su molti fronti (es. educazione, potere, condizioni di vita).
oggi una qualche forma di stratificazione sociale è attestata in tutto il mondo.
 nei sistemi di stratificazione sociale le categorie di classe, razza, genere e età determinano
l’appartenenza di un individuo a una determinata posizione che può essere ascritta (basata sulle qualità già
date al momento della nascita) o acquisita ( raggiunta grazie alle qualità che derivano dall’esperienza).
Le società umane collocano le persone in determinate categorie: ne identificano lo status, ossia la posizione
sociale.  status = ruolo, il comportamento che è giusto aspettarsi da chi lo detiene (aspetto e modo di
parlare).
Status più prestigiosi di altri = differenziati dallo stile di vita, l’economica e le proprietà di cui dispongono.

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Lo status acquisito: la classe: la classe sociale è la posizione che una persona o un gruppo di persone occupa
nella società ed è definita soprattutto sulla base di parametri economici.
nelle società capitalistiche: il sistema consente la mobilità verso l’alto e tutti hanno la possibilità di
migliorare il proprio status. = individualismo meritocratico

Lo status ascritto: razza, etnia, genere e casta: suddividono le persone in gruppi di rango diverso in base alla
razza, etnia, genere e casta.
 il termine razza o etnia spesso sono correlate e si sovrappongono allo stesso concetto di cultura in gran
parte dell’America latina.
I sistemi che si basano sulle distinzioni tra queste categorie, condividono alcune caratteristiche tra i sistemi
basati sulle differenze di classe:
-individui che difficilmente possono cambiare le loro condizioni di vita
-i più importanti dominano
-i gruppi che dominano vogliono mantenere la loro posizione

La razza: la stratificazione razziale è una forma recente di disuguaglianza sociale che deriva dai contatti tra
gruppi precedentemente separati e caratterizzati dall’esistenza di un dislivello di potere (in seguito alla
colonizzazione, allo schiavismo).
 elemento chiave del pensiero razziale: le variazioni del comportamento umano siano innate o dovute a
fattori biologici.
negli stati uniti la discriminazione razziale è ancora una realtà.
 altri elementi di classificazione razziale sono il reddito, le origini sociali, il livello d’istruzione, il
comportamento ecc. = a causa di questi meccanismi una persona povera che abbia certe caratteristiche
fisiche sarà considerata di colore diverso rispetto a un'altra con le stesse caratteristiche fisiche ma
benestante. (es. Sudafrica).

L’etnia: l’appartenenza etnica da luogo alla formazione di gruppi sulla base della condivisione di un senso
d’identità che può avere motivazioni storiche, geografiche, linguistiche e religiose.  gli stati gestiscono le
differenze etniche garantendo un livello di sicurezza (es. la Cina).

Genere e sessismo: le disparità di genere variano da cultura a cultura.


il patriarcato: la predominanza maschile in campo economico, politico, sociale e ideologico è comune ma
non universale.  nelle sue espressioni più marcate le donne sono completamente sottomesse al potere
degli uomini che possono addirittura ucciderle senza alcuna relazione da parte della società. (es. omicidio
d’onore).
il matriarcato: molto raro e gli antropologi non sono sicuri che esista ancora o che sia mai esistito (es.
irochesi)

Il sistema delle caste: è una forma di stratificazione sociale connessa all’induismo che classifica gli individui
in base alla nascita all’interno di gruppi distinti. Il termine casta deriva dal portoghese casta che significa
stirpe o tipo.
 quattro categorie importanti chiamate varna (= colore) e sono:
-i bramini (sacerdoti)
-i kshatriya (guerrieri)
-i vaisgya (mercanti)
-i shudra (lavoratori)
 i maschi adolescenti che fanno parte delle prime tre categorie sono sottoposti a una cerimonia rituale di

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iniziazione e rinascita. = status di ‘nati due volte’.
 le persone che sono collocati in strati sociali inferiori ai quattro varna son considerati esclusi dal sistema
delle caste: gli intoccabili, ‘outcast’, reietti e le persone appartenenti a una delle quattro varna evitano
qualsiasi genere di contatto con loro per non perdere la loro purezza. Gandhi li aveva ribattezzati harijan
‘figli di dio’ nel tentativo di rialzare il loro status al livello dei shundra. Oggi i membri di questa categoria
adottano l’espressione dalit (oppressi).

I quattro varna + i dalit sono suddivisi ulteriormente in sottogruppi chiamati jati : gruppi sociali basati su
posizioni ascritte. Tutte queste categorie sono organizzate in gerarchie di status ben definite. Strette regole
matrimoniali  gli jati possono sposare solo un membro proprio gruppo. La segregazione spaziale:
funzione di conservare i privilegi delle caste superiori e di ricordare attraverso i confini alle classi inferiori il
loro status marginale. Mobilità all’interno delle caste molto limitata (ma ci sono esempi di persone che
hanno fatto progressi).  i gruppi che cercano di collocarsi in uno jati di rango più alto adottano i
comportamenti degli jati nati due volte.

1949: la costituzione indiana ha dichiarato illegale la discriminazione in base alle caste. (anche se
continuano ad esserci disuguaglianze)
 fine del XX secolo il governo indiano ha adottato metodi per promuovere l’avanzamento sociale ed
economico dei dalit : posti nelle scuole di medicina per loro, seggi al parlamento e impieghi nel settore
pubblico.

7.3. la società civile: è l’ambito sociale identificato dai diversi gruppi d’interesse che operano in modo
organizzato al di fuori delle strutture governative nei settori economico, politico e in alteri ambiti.
Composta da quattro gruppi e istituzioni sociali che si collocano tra il singolo individuo e lo stato. Due tipi di
istituzioni: quelle che si oppongono all’azione dello stato (chiesa e suola) e quelle che si oppongono al suo
potere (sindacati, gruppi di protesta sociale).

La società civile a sostegno dello stato: il movimento delle donne cinesi:


il movimento delle donne cinesi è un esempio di organizzazione della società civile creata dallo stato.
Obiettivi del governo:
-stimolare le donne a partecipare ai programmi di alfabetizzazione e intraprendere attività commerciali. 
alcune donne hanno effettivamente tratto beneficio da questi programmi.

I gruppi di attivisti: CO-MADRES: i gruppi di attivisti si formano con l’obiettivo di cambiare determinate
situazioni. Il CO-MADRES di El Salvador è un movimento speciale guidato dalle donne e attivo in America
latina.  fondato nel 1977 da un gruppo di madri che denunciavano le atrocità commesse dal governo e
dalle forze armate ai danni di un gruppo di progressisti in cui facevano parte numerosi indigeni.
- gruppo iniziale: nove madri
-dopo un anno: 30 membri (alcuni dei quali erano uomini)
-sostegno di altri stati
-visibilità del gruppo = azioni repressive
anni ottanta: questa associazione denunciava la responsabilità dello stato per le sue violazioni dei diritti
umani nella guerra civile, a garantire protezione ai prigionieri politici a contrastare la violenza domestica e
iniziare le donna alla partecipazione politica.

I nuovi movimenti e media social: dalla fine del XX secolo=gruppi attivisti sociali
gruppi spesso costituiti da minoranze oppresse possono anche nascere in ambito urbano da cittadini di
diversa condizione per ragioni diverse.
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 utilizzo di mezzi di comunicazioni in rete = attirare nuovi membri
oggi i movimenti sociali potenziati da internet hanno ruoli politicamente rilevanti (es. Obama nel 2008 nella
sua campagna ha ottenuto consensi a suo favore tramite la rete).

CAPITOLO 8: sistemi politi e giuridici:

8.1. politica, organizzazione politica e leadership


politica: l’uso organizzato del potere pubblico
potere: abilità di ottenere dei risultati attraverso l’uso potenziale o effettivo della forza
autorità: è diversa dal potere per due aspetti:
-il potere è sostenuto dall’uso potenziale della forza
-il potere può essere esercitato anche da un individuo privo di autorità
autorevolezza: la capacità di ottenere risultati esercitando pressioni sociali o morali
-a differenza dell’autorità, l’autorevolezza può essere esercitata anche da chi occupa una posizione sociale
marginale.
organizzazioni politiche: gruppi interni a una data cultura che sono responsabili dei processi decisionali e
della leadership nella sfera pubblica, del mantenimento dell’ordine e della coesione sociale.

Bande: la banda (organizzazione caratteristica dei cacciatori-raccoglitori) è contraddistinta da un sistema di


affiliazione flessibile e dall’assenza di un ruolo di leadership formale.
 è la forma più antica di organizzazione politica conosciuta.
 è composta da un minimo di 20 a un massimo di poche centinaia di individui, tutti legati da rapporti di
parentela.
la leadership è informale e nessuno viene eletto permanentemente capo della banda
status sociale equivalente in tutti i membri  meccanismi di livellamento sociale impediscono che un
individuo si distingua troppo dagli altri per autorità o autorevolezza.
 i conflitti tra bande sono rari: occupano territori distanti l’uno dall’altro.

Tribù: la tribù è un tipo di organizzazione politica più formalizzato della banda.


 comprende diverse bande o lignaggi, ciascuno dei quali è caratterizzato dalla condivisione di uno stile di
vita e di un linguaggio e occupano territori diversi.
 i gruppi tribali sono collegati tra loro grazie la struttura del clan, dove la maggior parte dei membri che
ne fanno parte sostiene di discendere da un antenato comune.
 parentela: fondamento dell’appartenenza alla tribù
 gruppi da un centinaio a diverse migliaia di membri
 un leader: incarico di dirigere la tribù, grande lavoratore, generoso. Stabilisce il momento opportuno per
il trasferimento del bestiame, per la semina e la raccolta, fissare date di celebrazione delle feste e
cerimonie stagionali, risoluzione dei conflitti interni ed esterni.

Big man e big woman: forma di organizzazione politica al cui vertice è posto un individuo che è stato
capace di assicurarsi consenso politico, prestigio, autorevolezza e autorità attraverso un sistema di
redistribuzione fondato sui legami personali e la partecipazione a sontuosi eventi festivi.
 un big man di successo ha legami politici con gli abitanti di molti villaggi
la sua ricchezza eccede di poco quella dei suoi sostenitori
i suoi sostenitori più costanti sono suoi consanguinei
 responsabilità: questioni interne, momento adatto per la semina, questioni esterne, eventi festivi a cui
partecipano gruppi diversi, scambi commerciali o guerre.

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(sugli altopiani della Papa Nuova Guinea un big man diventa tale attraverso un processo chiamato moka
strategia finalizzata a ottenere rilevanza politica attraverso lo scambio di favori e di doni).
(nell’area del monte Hagen un big man deve avere una moglie e spingerla a lavorare di più delle altre così
da procurare cibo per nutrire i maiali = più maiali si possiede più è alto l suo status).

Chiefdom: forma di organizzazione politica che comprende più tribù e villaggi uniti da un’ alleanza
permanente e soggetti a un unico capo a cui è affidato il potere.
 sistemi di stratificazione sociali ed economica fondati sulla genealogia ( i capi e i loro discendenti sono di
rango più alto rispetto agli altri)
 il matrimonio tra persone di strati sociali diversi è proibito
quando il leader muore deve essere sostituito: il chief ha più responsabilità di un capo di una banda o di
una tribù = deve regolare la produzione e la redistribuzione dei beni, risolvere conflitti interni, guerre.
 per diventare chief è necessario che si possiedano doti ereditarie (appartenere al lignaggio di un chief)
sia dimostrare qualità individuali.

Stato: è un’entità politica centralizzata che riunisce numerose comunità, è dotata di una struttura
burocratica e di leader che dispongono di potere esecutivo. È la forma di organizzazione politica di tutte le
società contemporanee.

Poteri e funzioni dello stato:


-intrecciano relazioni internazionali con altri stati
-può usar la forza a scopo di difesa
-monopolio dell’uso della forza
-fa rispettare la legge e l’ordine attraverso leggi
-ha eserciti e polizia permanenti
-definisce i criteri per la cittadinanza, i diritti e le responsabilità dei cittadini
-censimenti
-acquisire risorse dai propri cittadini attraverso la tassazione
-controllo sull’informazione che può essere gestita direttamente (attraverso la censura) che indirettamente
(pressioni sui giornalisti).

Simboli del potere dello stato:


simboli religiosi spesso connessi al potere dei vertici dello stato (es. un rappresentante del governo può
essere considerato una divinità, può fungere da guida religiosa).
 enfasi delle architetture urbanistiche che riflettono la grandezza dello stato
negli stati democratici (nei quali la retorica enfatizza l’eguaglianza sociale), lo sfarzo e la ricchezza sono
attenuati in un abbigliamento più ordinario.

Genere e leadership negli stati:


stati contemporanei gerarchica e patriarcale : no donne e no classi subalterne alla partecipazione
paritaria.
 l’evolversi del dominio maschile è correlato al controllo che gli uomini esercitano sulla tecnologia della
produzione e su quella bellica.( le donne godono di un limitato accesso a queste aree del potere).
 negli stati più pacifici (Norvegia, Danimarca) le donne hanno spesso incarichi politici maggiormente
rilevanti.
 le donne costituiscono solo il 16% dei membri del parlamenti mondiali.

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8.2. l’ordine e il conflitto nelle società umane:
armonia sociale:
-soluzioni informali (comportamenti corretti, educazione)
-leggi formali adottati per garantirla (regole di comportamento e di punizioni)
-sistemi per la prevenzione e la punizione di crimini
Controllo sociale: il processo attraverso il quale si mantiene una convivenza ordinata tra in gruppi.
l’ordine sociale è mantenuto attraverso l’insegnamento della religione e le pressioni da parte del gruppo, se
un membro del gruppo ha un comportamento scorretto possono essere applicate delle punizioni.

Norme e leggi: due principali strumenti del controllo sociale


norma: è uno standard condiviso di comportamento solitamente non scritto ce si apprende
inconsapevolmente attraverso la socializzazione.  le norme includono l’aspettativa che i bambini seguano
consigli dei genitori, che si ricambi una stretta di mano quando si incontra qualcuno per la prima volta.
 una loro violazione può essere semplicemente considerata come un atto di scortesia.
legge: è una regola vincolante, prodotta attraverso un provvedimento formale che definisce
comportamenti corretti e punizioni che derivano dalla loro inosservanza.
 spesso la religione è legittimata dalla legge (es. negli stati islamici l’espressione legge è sinonimo di
religione).

Il controllo sociale nelle piccole società: le bande sono gruppi piccoli e fortemente coesi per cui le dispute
sono gestite a livello interpersonale tramite la discussione o il combattimento.  i membri del gruppo
possono agire insieme per punire il colpevole esponendolo al pubblico e costringendolo a provare
vergogna.
 l’enfasi è posta sul mantenimento dell’ordine sociale a del ristabilire l’equilibrio e non sulla punizione del
colpevole.
mezzo usato: isolare il colpevole, forzandolo a lasciare il gruppo , la pena capitale è raramente usata.
 nelle piccole società non statali la punizione è spesso legittimata da credenze in poteri soprannaturali e
nella loro capacità di colpire le persone.

Il controllo sociale negli stati: forti tensioni accompagnano la distribuzione del surplus, le questioni
ereditarie e i diritti terrieri.
 appartenere a una società più ampia significa non conoscerne tutti i membri.
tre fattori importanti del controllo sociale nei sistemi statali:
-specializzazione dei ruoli nel campo del controllo sociale
-i processi e i tribunali formali
-le forme di punizione imposte dal potere (es. pena di morte).

1. Specializzazione: es. specializzazione dei ruoli della polizia, dei giudici ecc.
l’attività della polizia: forma di controllo sociale che prevede attività di sorveglianza e minaccia di punizioni
finalizzate al mantenimento dell’ordine sociale.
(es. basso tasso di criminalità in Giappone).
2. Processi e tribunali:
nelle società in cui sono gli spiriti degli antenati a definire le malefatte e sancire le punizioni, la
colpevolezza di un individuo può essere solo frutto della sfortuna. In altri casi la colpevolezza può essere
stabilita attraverso la prova dell’ordalia: un metodo per appurare la colpevolezza o l’innocenza che
sottopone una persona accusata a prove spesso dolorose.
 l’obiettivo dei processi che attualmente si svolgono nei tribunali è quello di garantire giustizia e equità.
42
Tuttavia spesso ci sono ostacoli per raggiungere questa giustizia.
3. Punizioni: la forma più estrema di punizione vigente nelle piccole società è l’ostracismo, la morte lo è
raramente.
nelle comunità pastorali nel caso una persona avesse rubato o ucciso qualcuno la punizione consiste nel
costringere il colpevole a ripagare la famiglia lesa.

Il tasso di carcerazione nazionale: corrisponde al numero di persone detenute ogni 100.000 abitanti di un
dato paese.  gli Stati Uniti hanno la percentuale più alta.

Legge e disuguaglianza sociale:


l’antropologia giuridica critica è un approccio allo studio dei sistemi legali che analizza il modo in cui la
legge e le procedure legali contribuiscono a mantenere la supremazia dei gruppi dominanti attraverso
pratiche discriminatorie piuttosto che proteggere i membri dei gruppi più deboli.
(minoranze etniche, popolazioni indigene, donne e altre categorie).
(es. sistema legale australiano).
 molti antropologi si battono per promuovere la giustizia sociale, un concetto di giustizia basato
sull’equità sociale finalizzato a garantire diritti e opportunità ai membri svantaggiati della società.

Conflitti etnici: i conflitti e le rivendicazioni etnici possono scaturire dal tentativo di un gruppo etnico di
ottenere maggiore autonomia o un trattamento più equo.
 cause:
-azione di un gruppo dominante tesa a opprimere un gruppo etnico attraverso il genocidio (uccisione di un
grande numero di membri di uno specifico gruppo etnico, raziale o religioso)
-attraversi l’etnocidio (distruzione della cultura di un determinato gruppo).
 violenza politica: diffusa oggi più all’interno dei singoli stati che tra gli stati.

Conflitti settari: sono basati sulla percezione di differenze tra correnti o sette della stessa religione e
riguardano spesso i diritti e le risorse. (es. conflitti tra cattolici e protestanti nelle isole britanniche).
 la frattura si manifesta attraverso esplosioni di violenza diretta , come aggressioni a siti religiosi, oppure
attraverso violenza indiretta, come l’esistenza di servizi medici preclusivi.

Guerra: è un conflitto aperto e dichiarato tra due entità politiche  (questa definizione esclude numerose
tipologie di conflitto armato come quella tra gli USA e il Vietnam, perché non dichiarata).
definizione migliore: un conflitto organizzato che prevede l’aggressione di un gruppo contro un altro e
l’impiego di violenza letale.
 l’organizzazione delle bande non favorisce lo sviluppo di una guerra, le bande non hanno ne capi ne
forze militari organizzate.
 le guerre sono iniziate durante il Neolitico con l’emergere delle società sedentarie.
cause: -pressione economica e demografica.
 la gran parte degli stati è militarizzata, ma non tutti.
cause della guerra tra stati:
-mire espansionistiche
-sbocchi commerciali
-contrastare aggressioni
guerre giuste: motivazioni umanitarie intraprese per difendere principi come la libertà o il rispetto dei diritti
umani.

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Conflitti global- locali:
-guerre di terrorismo (in Iraq e Afghanistan) sono però guerre neolocali: che perseguono il controllo di zone
del mondo strategiche per gli interessi materiali e politici del paese dominante.  tipologia di guerra che
non è dichiarata.
-attore privato (es. un’azienda multinazionale) entrare in conflitto con un gruppo o più gruppi locali che vi si
oppongono, spesso usando la forza fisica.
responsabilità sociale d’impresa: spesso sempre più adottato dalle grandi multinazionali, la sua definizione
è controversa: una concezione etica dell’impresa per cui la ricerca del profitto non debba provocare danni
alle società umane e all’ambiente naturale. L’obiettivo è perseguire profitti con modalità che garantiscano
anche la salvaguardia degli esseri umani e del pianeta.

8.3. le trasformazioni dei sistemi giuridici e politici

Nazioni emergenti e nazioni transnazionali


nazione: insieme di persone che parla la stessa lingua, condivide storia e cultura, vive sullo stesso territorio
e partecipa alla stessa organizzazione politica.  la nazione è culturalmente omogenea (stati uniti allora
non sono una nazione) e un gruppo umano che non ha riferimenti territoriali non può definirsi nazione.
stato-nazione:
stato che include una sola nazione
stato che comprende più nazioni

Gli stati si sforzano di mantenere un senso d’identità condivisa: strategie:


-imposizione di una lingua nazionale
-monumenti e musei che esaltano l’unità
-canzoni ecc
 migrazioni e globalizzazione: ripensare al concetto di stato (es. porto rico).

Democratizzazione: è un processo di trasformazione di un regime autoritario in un regime democratico.


( rinuncia alla pratica della tortura, abolizione della censura)
 in alcuni casi non avviene una vera e propria democratizzazione ma un allentamento del regime
autoritario.  quando si parte da regimi fortemente autoritari il passaggio alla democrazia è molto difficile:

-magari perché il sistema economico deve cambiare da un’economia pianificata a una basata sul
capitalismo di mercato
-molti principi della democrazia si adattano difficilmente a tradizioni politiche che sono basate sui vincoli di
parentela

Le nazioni unite e le missioni internazionali di pace:


nel corso della storia dell’evoluzione politica per espandere il dominio = conflitto armato.
difficile individuare una motivazione logica per cui le organizzazioni politiche dovrebbero modificare questo
schema di comportamento = le guerre continueranno a esistere gli stati diventeranno un unico mega
stato.
 la guerra non è una categoria universale: alcune culture risolvono le dispute senza ricorrere alla guerra.
nazioni unite: un’arena in cui dare voce ai problemi. Organizzazioni per la pace:
-promozione e mantenimento della pace grazie a un luogo dedicato all’analisi dei problemi
organizzazioni non governative: promuovono attività di mediazione tra i gruppi portatori di interessi
diversi.

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CAPITOLO 9: la comunicazione

Il linguaggio e la comunicazione verbale: comunicazione diretta o indiretta.


comunicazione: emissione e ricezione di messaggi dotati di significato, ciò avviene attraverso una forma di
linguaggio: un insieme di simboli e segni dotati di significati appresi e condivisi. (orale, scritto, affidarsi a
gesti delle mani).

Due proprietà del linguaggio umano:


1. È caratterizzato dalla produttività: può generare un numero infinito di espressioni comprensibili a partire
da un insieme finito di regole.
2. Permette il distanziamento: capacità di riferirsi a eventi e questioni che appartengono a momenti
distanziati del tempo.
(es. Piraha del Brasile).

Le proprietà formali del linguaggio verbale: suoni, vocabolario e sintassi.


 le lingue si differenziano per quanto riguarda queste proprietà formali.
i suoni: si attribuiscono a significati specifici e sono detti fonemi.
lessico: l’insieme delle parole dotate di significato in una lingua. Ogni lingua e ha uno proprio.
semantica: studio del significato dei vocaboli, locuzione e frasi.
etnosemantica: studio del significato dei vocaboli, locuzioni e frasi e come questi vengono usati nelle
diverse culture.
sintassi: modelli e regole di organizzazione delle parole in frasi che abbiano un senso logico.

Linguaggio non verbale e corporeo:

la lingua dei segni e la cinesica:


la lingua dei segni: forma di comunicazione che per trasmettere dei messaggi usa principalmente i gesti
delle mani.
 utilizzata principalmente da chi ha problemi di udito (anche se presso comunità indigene australiane è
usata anche se sono in grado di comunicare verbalmente).
 usata quando il linguaggio verbale è sgradito o proibito (riti sacri, caccia).
i gesti: sono movimenti per lo più delle mani che trasmettono significati. (alcuni possono essere compresi da
tutti).
 saluto = spesso affidato ai segni. (questi gesti sono anche i primi ad essere imparati dai bambini).  le
espressioni di saluto stabiliscono un contesto sociale.
la cinesica: campo disciplinare nato intorno agli anni cinquanta che ha per oggetto lo studio delle basi
culturali che caratterizzano le forme di comunicazione gestuale, sia delle lingue dei segni vere e proprie sia
della gestualità quotidiana usata per veicolare messaggi.

Il silenzio: comunicazione non verbale


 impiego associato allo status sociale in base alle culture.

Il linguaggio del corpo: si esprime attraverso i movimenti degli occhi, la postura, il modo di camminare ecc.
 il linguaggio del corpo segue degli schemi di regole e non conoscerli può farci incorrere in errori di
comunicazione.
 i vari modi di usare il linguaggio del corpo variano da cultura a cultura.
l’abbigliamento, i capelli o segni sul corpo ci trasmettono informazioni come l’età , il genere, l’interesse o la

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disponibilità sessuale, la professione ecc.
 Negli stati occidentali la differenziazione inizia già in ospedale, azzurro=maschio, rosa=femmina.

La comunicazione tramite i media e la tecnologia informatica:


l’antropologia dei media: studio transculturale della comunicazione attraverso sistemi elettronici quali
radio, televisione cinema, musica, internet ecc.  importante abito di studio emergente, che connette
l’antropologia linguistica all’antropologia culturale e analizza i processi mediatici e i contenuti dei messaggi
trasmessi attraverso i media.
l’antropologia critica dei media: si sforza di comprendere quanto l’accesso ai media renda gli individui più
liberi o quanto eserciti un controllo su di loro.

La pubblicità indirizzata ai latinoamericani negli Stati Uniti:


latinoamericani=mercato ispanico omogeneo e il tema dominante è quello della famiglia.  pubblicità
del latte:
-rivolta a una popolazione di origine anglosassone: uomo con i baffi bianchi di latte
-rivolta ai latinoamericani: nonna intenta a preparare un dolce tradizionale a base di latte con slogan ‘’hai
dato abbastanza latte ai tuoi cari oggi?’’.

9.2. linguaggio, diversità e disuguaglianza:

linguaggio, cultura e pensiero: due teorie:


1. Concepito da Sapir e Whorf ipotesi Sapir-Whorf: la lingua che usiamo influenza il modo in cui
pensiamo (es della neve).--> la lingua rappresenta un mondo cognitivo e le persone che parlano lingue
diverse vivono in mondi cognitivi diversi. = fondamento del determinismo linguistico.
2. Approccio della sociolinguistica: sottolinea l’influenza del contesto culturale e sociale sulla struttura della
lingua e dei suoi significati.

 la maggior parte degli antropologi ritiene valide entrambe le teorie: il linguaggio modella la cultura e
sua vola il contesto culturale modella il linguaggio.

Analisi critica del discorso: genere e razza:


discorso: un uso culturalmente definito del linguaggio verbale che comprende diverse varietà di espressioni
orali, partecipazione e significato.
l’analisi critica del discorso: esamina o modi in cui il potere e la disuguaglianza sociale si riflettono nel
linguaggio verbale e si riproducono attraverso esso.

Il genere nelle conversazioni tra nord-americani di origine europea:


tre caratteristiche che caratterizzano il genere femminile:
-cortesia
-intonazione più elevata alla fine della frase
-uso frequente di domande retoriche
 il discorso maschile è il contrario
sia gli uomini che le donne facciano uso della risposta indiretta lo fanno per motivazioni diverse.

Il genere, le buone maniere e la ribellione delle adolescenti nella lingua giapponese:


 alcune parole e strutturazioni della frase esprimono femminilità e cortesia (prefisso onorifico o- ai
sostantivi). (es. ohasi e hasi =bastoncini per mangiare).
le kogal: ragazze tra i 14 e22 anni  si distinguono per il linguaggio, l’abbigliamento, i capelli, il trucco e

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l’atteggiamento di sfida verso le norme prescritte per le ragazze.
 il loro linguaggio è una miscela di espressioni gergali che sono di recente creazione. (es. aggiungendo il
suffisso giapponese –ru che trasforma un sostantivo in verbo).
 hanno inventato un loro modo di parlare tramite messaggi che comprende una miscela di simboli
matematici e caratteri russi.
 usano intenzionalmente forme linguistiche puramente maschili, parlano di sesso in pubblico.

Linguaggio e identità omossessuali in Indonesia:


Lingua internazionale: bahasa Indonesia, ma molti uomini omosessuali parlano il bahasa gay  ha un
vocabolario specifico e fa uso dell’umorismo per esprimere valutazioni politiche sulle consuetudini
dominanti.
 sebbene l’Indonesia sia uno stato fortemente eterosessuale questo tipo di lingua è entrato nella cultura
linguistica del paese.

L’inglese afro-americano: orgoglio e pregiudizio:


i conservatori linguistici sostengono il primato dell’inglese americano standard e considerano l’afro
americano una forma sgrammaticata dell’inglese: l’inglese afro americano è una lingua relativamente
nuova nata dallo schiavismo, alcuni elementi grammaticali hanno radici africane. I bambini che parlano a
casa l’inglese afro americano fano fatica a scuola ad imparare l’inglese standard. Inoltre nei racconti i
bambini afroamericani adottano una narrazione a spirale affrontando diversi argomenti in maniera non
lineare.

9.3. il cambiamento linguistico: i contatti tra gli esseri umani e la loro creatività danno luogo a innovazioni
e prestiti linguistici, in contrapposizione con le guerre e l’imperialismo che ne provocano l’estinzione.

Origini e storia del linguaggio: le prime comunicazioni degli esseri umani erano basate soprattutto su
espressioni facciali, la gestualità e gli atteggiamenti del corpo.

La linguistica storica: è lo studio della trasformazione linguistica nel corso della storia.
 molte somiglianze terminologiche e sintattiche tra greco e latino (es. padre).
 determinare i gradi di vicinanza e distanza tra le lingue diverse
elaborazione del concetto di famiglia linguistica: un gruppo di lingue che discendono da un’unica lingua
madre.
 modello di lingua madre originaria: proto-indo-europeo.

Sistemi di scrittura: prime testimonianze: Mesopotamia, Egitto e Cina il più antico in Mesopotamia e
risale al IV millennio aC.
 tutti i primi sistemi di scrittura usavano i logogrammi segni che indicavano una parola, una sillaba o un
suono.
 nel corso del tempo alcuni logogrammi si sono affiancati a simboli non logografici
 la nascita della scrittura è associata a quella dello stato.
due interpretazioni dei primi sistemi di scrittura:
1. Scopi cerimoniali (le prime iscrizioni sono state ritrovate sulle tombe, ossa, templi). =materiali durevoli.
2. Funzione secolare di registrare eventi e attività commerciali presso i governi. = materiali deperibili.

Colonialismo, nazionalismo e globalizzazione:


colonialismo: forte fattore di cambiamento linguistico  imposizione della lingua dei governi coloniali e

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soppressione delle lingue indigene.
effetti: diffusione del bilinguismo.

Il colonialismo europeo e le lingue in contatto:


colonialismo= nascita di nuove lingue e declino di altre. (es. lingue pidgin fondono i due elementi e si
sviluppano quando due culture differenti hanno bisogno di comunicare. Spesso il pidgin si trasforma in
creolo vocabolario più ricco e grammatica più elaborata. Le lingue creole sono espressione della
schiavitù).

Nazionalismo e assimilazione linguistica:


 le politiche nazionalistiche che proponevano l’assimilazione culturale delle minoranze hanno causato la
repressione e la perdita e l’estinzione di molti dialetti locali.

Le lingue globali: il 96% della popolazione parla il 4% delle lingue esistenti. Le otto lingue più parlate sono:
(lingue globali).
-il mandarino
-spagnolo
-inglese
-bengalese
-hindi
-portoghese
-russo
-giapponese
l’inglese è la lingua più globalizzata della storia: si è inizialmente diffuso attraverso l’espansione coloniale ed
è stata la lingua dominante nelle colonie.
 con il tempo creazione di varianti dell’inglese = nuovo inglese (impossibile da comprendere per un
inglese).
la lingua degli SMS è una variante linguistica emergente usata per comunicare tramite i telefoni e
comprende abbreviazioni ed espressioni gergali =numero limitato di caratteri.

Lingue a rischio di estinzione e rivitalizzazione linguistica: quattro fasi che caratterizzano il declino:
-la sostituzione di una lingua
-lingua a rischio: meno di 10.000 persone che l parlano
-prossima all’estinzione quando solo gli anziani la parlano
estinzione: nessun individuo la parla correttamente.
 difficile tenere conto delle lingue a rischio estinzione e quante siano già estinte.
 attualmente il numero di lingue è compreso tra 5000 e 7000 : incertezza del numero effettivo per i
dialetti.
 il problema dell’estinzione della lingua è particolarmente sentita nella zona del pacifico e dell’Australia
dove il 99.5% delle lingue indigene è parlata da meno di 10.000 persone.
 sforzi di salvaguardia delle lingue si devono confrontare con difficoltà come:
-i governi che si oppongono per paura di uno sviluppo di movimenti identitari
-non disponibili a finanziare sostegno e risorse.
progetti di salvaguardia:
-istituzione scolastica formale
-relazione tra un maestro e un apprendista
-sistemi di supporto all’insegnamento linguistico disponibili in rete.
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CAPITOLO 10: la religione:

10.1. la religione in prospettiva comparativa:

che cos’è la religione? Varie definizioni.


Ottocento Tylor: ‘’la religione = credenza nell’esistenza di entità spirituali’’.
Poi: ‘’è un sistema di credenze e comportamenti associato a entità e forze sovrannaturali’’. = fede in una
divinità suprema (ma alcune religioni non contemplano l’esistenza di un entità suprema).
= la religione di un gruppo umano è collegata alla sua visione del mondo.

Magia e religione: Tylor ha scritto che la magia, la religione e la scienza sono materie affini perché ognuna
legge il mondo a modo suo. (la scienza era il modo più razionale dei tre).
Frazer definiva magia il tentativo di spingere forze ed entità sovrannaturali a comportarsi in determinati
modi, distinguendola dalla religione che è il tentativo di compiacere forze ed entità sovrannaturali. Due
principi della magia:
-legge della somiglianza: se un dato oggetto o persona X sono simili a uno oggetto o una persona Y, le
azioni che interessano la persona oggetto X avranno un impatto anche su Y. (es. vudù).
-legge del contagio: le persone che sono stati in contatto una volta con un individuo possono ancora avere
effetti su di lui/lei. (oggetti usati nelle pratiche di magia contagiosa sono le ciocche di capelli, le unghie ecc.).
 i membri delle culture dove questa magai è praticata fanno molta attenzione al modo in cui si liberano
dei loro rifiuti corporei.

 teoria evoluzionista per la quale la magia è più antica rispetto alla religione, e con il tempo sarebbe stata
rimpiazzata con quest’ultima (più evoluta) che a sua volta è stata rimpiazzata dalla scienza.
 oggi molti si rivolgono alle pratiche magiche nel momento di incertezza: es. negli sport (baseball negli
stati uniti= azioni o amuleti portafortuna).

Varietà delle credenze religiose:


le credenze sono condivise d un gruppo , a volte da milioni di persone e sono trasmesse da generazione in
generazione. (anziani attraverso canzoni e racconti insegnano la religione ai bambini, gli artisti illustrano
storie).

L’espressione della fede religiosa: le credenze vengono espresse attraverso:


-il mito: narrazioni che coinvolgono forze e entità sovrannaturali  trasmettono messaggi in modo
indiretto, attraverso la narrazione piuttosto che con l’uso di argomentazioni formali. Perché esistono i miti?
-Malinowski: mito= carta costituzionale delle società umane, è espressione delle loro convinzioni più
profonde e veicolo per la trasmissione di un codice morale.
-Strauss: mito= funzione filosofica e psicologica, i miti aiutano a gestire le contraddizioni esistenti
(vita/morte, bene/male), utilizzando nella narrazione un terzo fattore che funge da mediatore.  i miti
trasmettono strategie di sussistenza utili a gestire le crisi (es. come gestire la fame).
-la dottrina: enunciazione esplicita di un credo religioso definisce in modo esplicito il mondo
sovrannaturale e quello terreno, descrivi le origini di quest’ ultimo e le responsabilità degli esseri umani nei
confronti dei propri simili e delle entità sovrannaturali. Dottrina= scritta e formale, affine alla
leggeassociata alle religioni più istituzionalizzate e di larga scala.

Credenze relative a forze ed entità sovrannaturali:


esseri sovrannaturali: variano da forze impersonali a entità con sembianze simili a quelle degli esseri
umani, possono essere creatori supremi o esseri fastidiosi.
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animismo: sistema di credenze in cui il sovrannaturale è concepito come una forza non personificata.
mana: concetto molto diffuso nell’area del Pacifico mana= forza estranea alla natura che opera in modo
automatico, non si tratta di uno spirito o una divinità. Si manifesta in oggetti e persone e è associato allo
status e al potere degli individui (alcune persone ne hanno più di altre).
entità zoomorfe: divinità che hanno le sembianze, a volte anche solo in parte, degli animali.
antropomorfe: sembianze umane, comuni ma non universali. Provano emozioni, sono sensibili ai doni che
ricevono e si irritano se vengono trascurate. Nella maggior parte dei casi sono adulti ma possono essere
anche bambini. Relazioni sessuali come per gli umani e i matrimoni tra divinità sono eterosessuali e in
alcune civiltà le divinità maschili hanno più mogli.  hanno ruoli e gerarchie politiche (es. Giove per la
religione romana governava onnipotente su divinità minori)

I luoghi sacri: l’importanza attribuita varia in base alle religioni


 possono essere identificati in un luogo permanete o no. (es. di luogo senza segni distintivi permanenti
appare in un rito domestico praticato dalle donne mussulmane in tutto il mondo: ‘’la sigillatura’’ prevede
che le donne si riuniscano per leggere il corano e consumino insieme un pasto rituale).

Le pratiche rituali:
rituale: comportamento strutturato e ripetitivo orientato alla sfera sovrannaturale (esiste anche un ambito
profano).
i rituali sacri: messa in atto di credenze espresse dal mito e dalla dottrina. Suddivisi sulla base di diversi
fattori:
-ricorrenza nel tempo: celebrati con regolarità = riti periodici ,(i riti non periodici vengono in risposta ad
eventi non programmati come la siccità o le inondazioni).
 alcuni elementi sono sia sacri che profani (es. giorno del ringraziamento).

Riti di passaggio: segnano il mutamento si status di un individuo o di un gruppo che passa da uno stadio
della vita a un altro.
Turner nello studio tra gli Ndembu (nord ovest dello Zambia) i riti di passaggio seguono tre fasi:
-separazione separato fisicamente, socialmente o simbolicamente dalla vita ordinaria (es. segata dall’uso
di un particolare abbigliamento)
-transizione l’individuo ha perso il proprio status precedente ma non ha ancora quello nuovo,
apprendimento di particolari abilità
-reintegrazione la comunità lo accoglie riconoscendo il suo status rinnovato.
(cerimonia per la pubertà per i ragazzi)

Il pellegrinaggio: viaggio di andata e ritorno verso uno o più luoghi sacri che ha scopi rituali o di devozione
religiosa.
 spesso l’esperienza è impegnativa: sofferenza maggiore= maggiore merito del pellegrino
 distoglie il pellegrino dalla sua vita quotidiana e torna nella società trasformato.
 oltre a benefici spirituali quelli ce compiono un pellegrinaggio migliorano anche il loro status pubblico.

I rituali di inversione: capovolgono l’organizzazione ordinaria dei ruoli e delle relazioni sociali 
consentono alle pressioni sociali di avere uno sfogo.
(es. carnevale connesso al ciclo agricolo nella tradizione popolare, periodo che precede quello di digiuno
della quarantesima, carnevale = ‘’addio alla carne ’’.  il carnevale consente agli individui per un certo
periodo di assumere ruoli che normalmente gli sono negati, ha anche significati simbolici della rinascita ).

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Il sacrificio: l’offerta di qualcosa alle entità sovrannaturali.  una delle forme di rituali più antiche.
-uccisione e offerta di animali o umani
-offerta di vegetali, frutta, cereali, fiori (quest’ultima può essere la sostituzione del sacrificio di animali in
passato)
 i sacrifici erano necessari per compiacere gli dei

Gli specialisti religiosi: i riti necessitano di un certo livello di competenza da chi li compie e molti non
possono svolgersi senza uno specialista.

Sciamani e sacerdoti:
sciamano: specialista religioso che ha un rapporto diretto con l’entità sovrannaturali dalle quali è spesso
chiamato. Alcune caratteristiche:
-capacità di entrare in uno stato di trance (chiunque possieda caratteristiche sciamaniche può essere un
potenziale sciamano).
sacerdote: specialista religioso a tempo pieno, la posizione è dovuta alle capacità che ha acquisito nel corso
di un periodo formativo ruolo spesso ereditario e tramandato attraverso discendenze sacerdotali.

Altri specialisti:
veggenti: capaci di venire a conoscenza delle volontà e dei desideri delle entità sovrannaturali attraverso
tecniche come la lettura delle viscere degli animali.
profeti: trasmettono rivelazioni divine, ricevute in sogno o attraverso visioni.
streghe: usano poteri psichici e producono effetti sulle persone attraverso le emozioni e il pensiero.

10.2. religioni globali e varianti locali:


religione globale: religioni basati su fonti scritte, dotate di numerosi fedeli, interessate alla redenzione. Nel
XIX secolo, quando è stata coniata, la definizione riguardava solo il cristianesimo, l’islam e il buddismo.
 le religioni globali per molti secoli hanno superato i confini dei loro territori d’origine (scopi
espansionistici o a seguito delle migrazioni).
 l’attività missionaria durante il colonialismo è stata la principale fonte di sviluppo del cristianesimo.
 a ogni religione globale corrispondono numerose varianti locali e quando una religione globale entra in
una nuova area, entra in relazione con le tradizioni religiose locali. (in molti casi la religione globale e quelle
tradizionale coesistono come religioni separate = pluralismo religioso , in contrapposizione con il
sincretismo religioso = elementi di due religioni si fondono).
situazioni di incompatibilità:
-i missionari cristiani hanno avuto difficoltà a tradurre la bibbia in alcune lingue indigene = mancanza di
termini adatti a tradurre.
proselitismo: volontà di accogliere più fedeli: lingue maggiori Cristianesimo e islam.

L’induismo: 15% della popolazione mondiale


 non cerca fedeli
 quattro testi fondamentali: i veda (scritti in sanscrito nell’india settentrionale tra il 1200 e il 900 a.C.
 altri testi che compongono la tradizione:
-mahabharata: storia di una guerra tra due lignaggi patrilineari
-ramayana: storia del Re Rama e della sua devota consorte Sita.
 politeismo: le sue divinità variano da una pietra ai piedi di un albero, a icone scolpite.
 culto quotidiano:
-accensione di un lume a dio

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-canzoni e frasi sacre
-darshan: contatto visivo con le divinità solitamente sotto forma di icona.
pirobazia (camminare sulle braci ardenti): componente importante del culto della divinità femminile
nell’india meridionale e orientale
 marcate differenze tra caste per quanto riguarda le credenze e le pratiche rituali (es. divinità venerate
dalle caste inferiori = offerte di carne e cibo, caste superiori=fiori riso e frutta).

Un rituale nayar della fertilità:


i nayar matrilineari del kerala (india meridionale) celebrano un rituale non periodico per porre rimedio a
malefici inflitti dalle divinità-serpente che causano infertilità alle donne.
rituale: dura tutta la notte,
le donne dipingono sul terreo un disegno sacro che rappresenta serpenti
diverse ore di venerazione della divinità
 canti accompagnati da tamburi
quando una donna entra in uno stato di trance: effettiva presenza della divinità
le perone possono parlare con la divinità e ricevere la sua benedizione.

Donne hindu e karma nell’Inghilterra settentrionale:


karma: ‘’destino , fato ’’, il karma di una persona è determinato sin dalla sua nascita, sulla base della sua
vita precedente e il modo in cui l’ha condotta.
 la concezione del karma ha molte variazioni individuali (avere controllo del proprio destino).
 in Inghilterra alcune persone hanno un comportamento fatalista : una donna spiega che sei giorni dopo
la nascita del bambino si fa un rito in cui viene la dea a tracciare il suo karma, lasciando un foglio con una
penna la notte.

Il Buddismo: 6% della popolazione mondiale


padre fondatore: Siddharta Gautama (venerato come Buddha).
 origini della religione: india settentrionale (dove Buddha è cresciuto).
 varietà di dottrine e pratiche= difficile individuare un elemento simile a tutte
(molti buddisti venerano Buddha come una divinità ma altri rispettano solo gli insegnamenti).
Nirvana: liberazione dalla vita mondana
 nato come forma di protesta contro l’induismo (in particolare contro la disuguaglianza tra caste) ,
conserva diversi aspetti dell’induismo come il karma.
chiunque attraverso le buone azioni può guadagnare reincarnazioni sempre migliori fino ad ottenere la
liberazione dal samsara.
 celebrano molti rituali e festival (es. i pellegrini raggiungono l’india settentrionale per visitare Sarnath,
luogo dei primi insegnamenti del Buddha, e Gaya quello della sua illuminazione.

Il buddismo e le entità spirituali locali nel sud-est asiatico:


 fuori dall’india il buddismo coesiste con altre tradizioni indigene, nessuna delle quali è dominante: le
credenze indigene rimangono solide perché forniscono strategie adatte alla risoluzione dei problemi e
alcuni caratteri del buddismo sono affini a quelle dell’ induismo (es. il karma).
 convinzioni indigene: attribuiscono agli eventi negativi l’azione di spiriti capricciosi detti nat, la cui
influenza può essere contrastata praticano azioni rituali.
= gli individui possono agire con i nat ma non con il karma.
 Nel Mayanmar: buddismo molto importante, ogni villaggio ha uno o più monasteri buddisti, il buddismo

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è considerato verità suprema= ma quando bisogna affrontare problemi di ogni giorno gli spiriti riprendono
il controllo.

L’ebraismo:
 primo sistema religioso ebraico: 500 ac. Seguito dalla distruzione del templio di Gerusalemme a seguito
dei babilonesi nel 586 ac.
 Pentateuco: chiamato anche Torah, è la rivelazione della verità di Dio tramite Israele (Giacobbe). Indica i
rapporti tra il mondo sovrannaturale e quello umano e dice agli umani come comportarsi.
 monoteista: solo dio unico e onnipotente.
 gli esseri umani hanno il dovere di seguire le leggi ebraiche, di proteggere la vita e di fare certi doveri
come quello di osservare il sabbath (giorno di riposo il sabato).
due forme contemporanee dell’ebraismo:
-ebraismo riformato: ebreo=anche chi nasce da padre ebreo e da madre non ebrea
-ebraismo conservatore: ebreo= chi è nato da madre ebrea

I visitatori del kotel:


kotel: il luogo più sacro, è stato il più importante santuario religioso e meta del pellegrinaggio d’Israele.
luogo: su un margine del monte del tempio, su questa altura dio ha chiesto ad Abramo di sacrificare suo
figlio Isacco
 metà del X secolo re Salomone costruì il primo templio che fu distrutto quando gli ebrei furono ridotti in
schiavitù e condotti a babilonia.
 intorno al 500 ac fu costruito il secondo templio
 il muro del kotel è formato da grossi massi rettangolari che pesano dalle due alle otto tonnellate
ciascuno. Alla sua base si apre una sinagoga, divisa nelle sezioni maschile e femminile.
 luogo per fedeli ebrei e visitatori profani.

La pasqua ebraica nel kerala: (india meridionale)


 a Kochi gli elementi dell’ebraismo convivono con quelli hindu. (evidenti nella pasqua ebraica).
 a Kochi questo momento di festa (nella cultura occidentale) è trasformato in una festa di astinenza. La
pasqua ebraica a Kochi non ammette l’attribuzione di alcun ruolo ai bambini (mentre nell’ originale rituale
detto seder i bambini pongono quattro domande per iniziare la narrazione). A kochi sono gli ebrei adulti a
dire le domande insieme.

Il cristianesimo: legami con l’ebraismo:


-insegnamento biblico di un messia (colui che è unto).
 nato nel mediterraneo orientale nel secondo quarto del I sec.
 i primi credenti erano ebrei che avevano spostato la fede in gesù come messia
 oggi è la più grande delle religioni globali = 1/3 della popolazione mondiale
 Bibbia: testo che contiene i precetti fondamentali per la fede
tre maggiori affermazioni del cristianesimo:
-cattolica
-protestante
-ortodossa

Il protestantesimo tra gli appalachi bianchi: monti appalachi stati unti.


 celebrano tre rituali obbligatori:
-lavaggio dei piedi: una volta l’anno insieme alla comunione come un’estensione della messa della

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domenica.
-comunione
-battesimo
manipolazione dei serpenti velenosi: trova legittimazione in un passaggio del vangelo secondo marco:
ritengono che maneggiare serpenti velenosi sia il supremo atto di devozione a dio= interpretazione della
bibbia alla lettera. Maneggiare serpenti per celebrare la vita, la morte e la resurrezione. I rischi che
affrontano a maneggiare i serpenti rispecchiano quelli che i fedeli affrontano ne quotidiano.

L’ultima cena nelle isole figi: immagine dell’ultima cena è un motivo dominante  popolarità dovuta alla
sua coerenza con le credenze figiane relative al consumo insieme di cibo e di kava , una bevanda derivata
da una pianta arbustiva.
 le persone più importanti siedono nel lato alto della sala, lontano dall’ingresso = posizione di gesu
 gli altri siedono nella parte bassa, di fronte alle persone di rango elevato= posizione degli apostoli che
guardano gesu mentre mangiano e bevono (come fanno le persone durante la cena).

L’islamismo: si fonda sugli insegnamenti del profeta Maometto ed è la più giovane delle religioni globali.
 islam significa sottomissione al volere dell’unico dio Allah.
i Musulmani ritengono che Maometto sia stato l’ultimo profeta di dio
l’islam ha diverse ramificazioni, le due principali sono:
-scuola di pensiero sunnita 85%
-scuola di pensiero sciita  15%
cinque pilastri dell’islam sono:
-professione di fede in Allah
-preghiera quotidiana
-digiuno
-carità ai poveri
-pellegrinaggio alla Mecca
 seconda religione più vasta : 22% della popolazione mondiale
 festa del sacrificio: celebrata da tutti il mussulmani ogni anno: accettazione di Abramo alla richiesta di
sacrificare il suo figlio Ismaele (Isacco nella tradizione cristiana) ad Allah.
 mese del pellegrinaggio: il decimo giorno dell’ ultimo mese dell’anno segna la fine del pellegrinaggio a la
mecca.
in Marocco un momento importante di questo rituale coinvolge il re che infligge un coltello nella gola di un
montone  ogni capo famiglia fa lo stesso (gli altri uomini sono testimoni del sacrificio e le donne e i
bambini spesso non vi tengono parte).  una volta ucciso il montone gli uomini si bagnano la faccia con il
suo sangue.
 presso altri villaggi le donne hanno un ruolo più importante: cospargono il montone di hennè per
consacrarlo.

Le religioni africane: molte sono globali  diffuse attraverso le migrazioni e lo schiavismo.

Aspetti delle religioni africane: in africa ci sono molte religioni diverse = difficile trovare una tipologia unica
di religioni africane indigene. Condividono alcuni elementi distintivi:
-miti che raccontano di una frattura tra la divinità creatrice e gli esseri umani
-pantheon con un dio principale e altre entità sovrannaturali di secondo piano
-riti d’iniziazione
-rituali con sacrifici di animali altre offerte, pasti e danze
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-altari dentro i santuari = luoghi in cui le divinità e gli umani si incontrano
-stretti legami con i sistemi terapeutici.

Ras tafari: (rastafarianesimo)  religione afro-caraibica che ha avuto origine in Giamaica


 numero di praticanti non conosciuto perché rifiutano di essere censiti.
 religione di protesta
 storia: inizio del XX secolo, predicatori sostenevano che il Ras (il principe) Tafari, l’allora imperatore
dell’Etiopia (chiamato Haile Selassie) fosse il leone di guida: colui che avrebbe guidato i neri verso la terra
promessa africana.
 non si basa su un insieme organizzato di leggi e dottrine scritte. Credenze:
-Etiopia =paradiso terrestre
-Haile Selassie = dio vivente
-tutti i neri potranno tornare nella loro terra d’origine
 dopo la morte dell’imperatore si è spostata l’attenzione più sul unità del potere nero e meno sull’
Etiopia.
 particolarmente diffuso in Giamaica = associato al reggae, ai dreads, e alla ganja.

10.3. le trasformazioni religiose:


nessuna religione è completamente rigida e immutabile.
(es. in Russia le icone religiose che un tempo erano gli elementi maggiormente distintivi delle chiese
ortodosse, sono state rimosse e regalate ai musei.

I movimenti di rivitalizzazione: sono movimenti religiosi che intendono portare cambiamenti positivi
rifondando una religione minacciata da forze esterne o adottando nuove pratiche e credenze.
(es. la danza dello spirito movimento nato come risposta dei nativi americani all’invasione delle loro
terre da parte degli europei e dei euro-americani.  danza dello spirito: porta in vita ciò che è stato
distrutto nel mondo , nativi americani, piante, animali ecc). (es. i culti del cargo: movimenti di
rivitalizzazione nati in Melanesia come reazione all’influenza dell’occidente attività volte all’acquisizione
di risorse commerciali occidentali, localmente dette cargo. Nacquero come reazione agli effetti distruttivi
dell’improvvisa comparsa di nuovi beni nel contesto indigeno.)

Luoghi sacri contesi: conflitto religioso.


Gerusalemme è un luogo di questi per il controllo delle terre sante.
India: hindu e mussulmani = conflitto perché gli hindu sostengono che le moschee musulmane sono state
costruite sovrapponendole ai luoghi sacri hindu e molte volte gli hanno distrutti.  inoltre i luoghi sacri
degli hindu vengono spesso distrutti per allargare le città, estrarre petrolio e minerali. =opposizioni indigene
e strategie per proteggere il loro patrimonio.

La libertà religiosa come diritto umano: secondo una dichiarazione delle nazioni unite: la libertà religiosa è
un diritto umano universale, tuttavia frequenti violazioni di questa.
le religioni sono spesso il motivo principale di conflitti e a volte sono la chiave per la loro risoluzione.

CAPITOLO 11: la cultura espressiva:

11.1. arte e cultura:


arte: numerose tipologie di prodotti, pratiche e le loro analisi riguardano anche l’artista e la sua
collocazione nella società. Gli antropologi inoltre si interrogano sui modi in cui l’arte e la cultura espressiva
cambino in base alle culture, alle disuguaglianze e al potere.
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Che cos’è l’arte?
arte: applicazione d’immaginazione, abilità, stile alla materia, al movimento e al suono che trascende la
mera praticità.
 l’arte è comune a tutti gli esseri umani e nessuna cultura può dirsi priva di attività artistiche.
 gli antropologi analizzano: i processi creativi, le trasformazioni, le forme d’arte predilette ecc.
diverse tipologie d’arte in base al mezzo espressivo impiegato (arti grafiche, scultoree, performative,
verbali ecc. ).
distinzione in occidente è tra:
 belle arti: opere rare e preziose, di artisti che si sono per lo più formati sulla basa della tradizione
classica occidentale. Elementi distintivi:
-essere create da artisti che hanno ricevuto un’istruzione formale
-prodotte per essere vendute
-conducibili a un determinato artista
-valore per la loro unicità
-prodotto che esprime l’arte per l’arte
arti popolari: contrario dei punti scritti prima e che sia destinata all’uso.

estetica: nozioni di qualità che sono socialmente condivise


 gli esperti d’arte ritenevano che i popoli non occidentali fossero privi di estetica (pensiero messo da
parte dagli antropologi).  tutte le culture elaborano principi estetici (criteri consolidati per determinare la
qualità artistica).
etnoestetica: riguarda le estetiche culturalmente orientate.

Lo studio dell’arte nel suo contesto sociale:


Boas è stato il primo a ritenere importante studiare l’artista nel suo contesto sociale.
 modo in cui la pittura, la danza, la musica, il canto favoriscano la socializzazione dei bambini, lo sviluppo
di un identità sociale ecc.
l’arte può servire a dar legittimazione ai leader politici o a sostenere gli sforzi bellici.
 strumento di controllo sociale (es. come nel caso delle maschere africane che rappresentano divinità).
Metodo di base dell’antropologia dell’arte è l’osservazione partecipante = analisi di dati in forma orale o
scritta.
 rinunciando all’ approccio scientifico il ricercatore potrà comprendere la creatività e le relazioni di
quest’ultima con il contesto sociale in cui è.

Focus sull’artista: comprendere l’arte dal punto di vista dell’artista (come è successo con i vasai nativi
americani = importanza dell’ agency individuale e quella del rispetto delle tradizioni).
 stato sociale degli artisti: ammirati, ricchi o economicamente marginali (es. nell’antico Messico gli orafi
erano molto rispettati).
 quello della razza/etnia è un altro fattore capace di influire sul successo di un artista.
Le arti performative (es. teatro) prevedono una maggiore specializzazione elle società organizzate in stati
(tra i cacciatori-raccoglitori il livello di specializzazione è limitato).

Micro-culture, arte e potere: anche le forme e gli stili artistici sono spesso associati all’identità e all’orgoglio
di determinati gruppi micro-culturali.
 in alcuni casi i gruppi più forti si appropriano delle forme artistiche di altri, in altri casi le forme d’arte
sono segno di una resistenza.
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 controllo sociale (es. relazioni tra generi)
 forme di protesta espresse attraverso la performance (rap, hip hop ecc).

Le arti performative: musica, danza, teatro, retorica e narrazione.


etnomusicologia: studio della musica presso le diverse culture differenze di genere nell’accesso ai ruoli
performativi (tema importante).

La musica e il genere tra i temiar della Malesia:


prospettiva del materialismo culturale: presso le culture che esprimono una ripartizione egualitaria dei ruoli
di genere, l’accesso ai ruoli attribuiti alla musica sia uguale.
(caso dei temiar, cacciatori-raccoglitori equilibrio tra maschi e femmine. La parentela e le regole
matrimoniali sono flessibili , i matrimoni si basano su i desideri dei partner. Discendenza bilineare. Gli
uomini conservano un vantaggio sulle donne nella sfera politica e rituale, i leader del villaggio sono uomini
così come sono uomini quelli che cantano nei rituali).

Musica country e globalizzazione in Brasile: crescente sviluppo di una musica country brasiliana (musica
sertaneja) = musica country statunitense adattata al contesto.  adattamento= comprendere messaggi nel
contesto (relazioni di genere, intimità, famiglia, importanza della campagna, criticare i processi
nordamericani: capitalismo estremo e globalizzazione).
dupla: elemento rilevante nel country brasiliano due fratelli (anche non biologici, basta che siano simili
acconciandosi i capelli in modo uguale e vestendosi in modo simile), le due voci si fondono senza prevalere
l’una sull’altra.  risalto alla parentela e all’affetto.

Teatro e mito nell’india meridionale:


teatro: performance che si serve del movimento e della parola per intrattenere il pubblico.
Diverse culture esprimono strette connessioni tra mito, rituale e performance.
 tradizione teatrale del kathakali (forma di teatro/danza rituale nell’india meridionale) = mito+
recitazione + musica.
 movimenti delle mani, trucco e costumi elaborati = fascino della performance  grazie ai costumi e al
trucco gli spettatori riconoscono i personaggi principali e i ruoli degli altri. (eroi=verde, volgari=nero).

Architettura e arti decorative:


-architettura connessa alla cultura
-arti decorative riflettono il gusto delle persone e la loro posizione sociale.

Architettura e design degli interni:


-cacciatori- raccoglitori per la loro mobilità costruiscono le abitazioni e poi le abbandonano (costruire le
loro abitazione non richiede impegno di molte persone e le loro abitazioni rispecchiano le loro famiglie).
-agricoltori strutture più elaborate e più pianificazione
caratteristiche degli insediamenti:
-capacità di fornire riparo dagli agenti atmosferici
-capacità di fornire acqua
-garantire un efficace sistema di difesa
-generalmente la pianta è circolare
-la casa del capo può essere più grande e separata dalle altre.
-pastorizia strutture trasportabili (tepee nordamericani: tenda unica composta da una struttura base con
quattro pali legati alla sommità con cinghie di cuoio, rivestita di pelle di bufalo). Insediamenti:
-disposti in cerchi concentrici
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-struttura organizzativa in base allo status sociale=le abitazioni dei capi sono al centro.
-stati e aree urbanediffusione= allargamento
-disposizione non casuale ma ad es. a griglia
-dimostrazione simbolica del potere = architettura con monumenti cittadini
design degli interni: più elaborato (es. esposizione di quadri e sculture).
arredamento nelle case giapponesi: oggi tendenza all’abbandono di tre elementi tradizionali:
-tatami: materassi sottili
-shoji: porte scorrevoli, una vetrata e una in carta di riso
-fusuma: pareti di carta spessa rimovibili.
introduzione di cambiamenti occidentali (pavimento in piastrelle, tappeti e tende).
= cambiamenti dovuti a trasformazioni sociali: moderno= famiglie più felici.
 le donne sono costrette a lavorare per contribuire a dare alla famiglia risorse necessarie
 i bambini: pressioni opposte: target di consumatori vs. valore tradizionalmente assegnato all’auto-
disciplina
 gli uomini: più attenti alle mogli, aiuto in casa e pesanti orari di lavoro
 famiglia nucleare che non comprende gli anziani

Giardini e fiori:
giardini: funzione d’uso produrre risorse alimentari vs. giardini decorativi (quest’ultimi non condivisi da
tutte le culture). Il giardino decorativo è un prodotto delle società organizzate in stati.
 in base alle culture diversi elementi e forme appropriati per i giardini (es. un giardino islamico prevede
un disegno quadrato e simmetrico, fontane, corsi d’acqua ed è circondato da mura).
 giardino privato= riflette l’identità e lo status del proprietario.
fiori recisi: importante prodotto economico (in molti paesi sono il dono che più spesso gli uomini fanno alle
donne). La rappresentazione di motivi floreali è molto comune in Asia.

11.2 gioco, tempo libero e cultura. = si sovrappone a arte e performance.


il gioco:
-non è un’attività necessaria
-non è finalizzata a portare risultati utili
-periodi di tempo limitati
-regole
-può implicare tensione e competizione
tempo libero: simile al gioco ma non ha regole. Include giochi, hobby, viaggi di piacere ecc.

Competizioni e sport: in microcosmo culturale: riflettono relazioni sociali e ideali culturali.


per Geertz sono modelli di cultura (es. il football americano è esempio della cultura americana 
organizzazione gerarchica, leadership, obiettivo di espansione territoriale e conquista di zone attraverso la
competizione).

Sport e spiritualità: la lotta maschile in India:


sport connessi ala spiritualità (es. arti marziali in asia forme di concentrazione simili a quelle della
meditazione).
India: lotta maschile = autodisciplina nella routine giornaliera del lottatore molti elementi della sua vita
richiamano quelli di un sannayasi hindu (sant’uomo che ha rinunciato a vivere la vita normale e sotto la
guida di un guru impara a seguire un severo regime di disciplina e meditazione chiamato yoga + una
specifica dieta per il controllo del corpo e della forza vitale).
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Gioco, piacere e sofferenza: (es. causare infortuni).
sport cruenti: categoria di sport più pericolosi, competizioni in cui si cerca di provocare parimenti di sangue
o perfino la morte. (combattimenti tra esseri umani, tra animali o tra animali e esseri umani). (es. pugilato
negli USA).
-piacere sadico
-innalzamento dell’autostima del vincitore
-trionfo della cultura sulla natura (ad es. per la corrida).

Il turismo e i viaggi di piacere:


turismo: una delle maggiori forze economiche del mondo + effetti rilevanti sulle persone e i luoghi che
fungono da destinazione turistica.
 elevata percentuale di turismo è composta da europei, giapponesi e statunitensi.
 pubblicità turistica: sfrutta il mito dei popoli altri e presenta il viaggio come via di fuga verso una mitica
terra di meraviglie e tende a minimizzare le diversità del paese ospitante perché il turista vuole una
combinazione di autentico e moderno con le sue comodità.
 gli antropologi possono dare una visione più veritiera del luogo, salvaguardare le popolazioni e i luoghi
altri e aiutare i turisti a imparare più di quello che si aspettavano.
-l’antropologia del turismo si concentra sugli impatti che il turismo ha sulle popolazioni e sui luoghi indigeni.

11.3. cultura espressiva e cambiamento: forme e schemi della cultura espressiva= costante evoluzione
(soprattutto per l’influsso occidentale).
 cambiamenti: introduzione dell’uso di nuovi materiali e tecniche, nuove idee (accompagnati da fattori
sociali come il colonialismo e la globalizzazione).

Colonialismo e sincretismo:
colonialismo occidentale: effetti rilevanti sulla cultura espressiva dei popoli indigeni. (come la scomparsa di
alcune forme artistiche). (es. quando i colonialisti hanno bandito la caccia alle teste= cambiamento che ha
portato anche l’abbandono della decorazione del corpo e delle armi).
sincretismo: es. nelle isole Trobriand i missionari britannici avevano scoraggiato le pratiche magiche e
introdussero il gioco del cricket (come progetto di pacificazione tra le tribù) e gli abitanti delle isole
Trobriand introdussero nel cricket riti magici connessi alle pratiche belliche. (e. incantesimi voli a
danneggiare le altre squadre).

I complessi effetti del turismo: effetti diversi sulle popolazioni indigene.


 spesso i turisti volevano comprare oggetti tipici= produzione di massa di prodotti di qualità inferiore a
quella degli oggetti creati prima.
 il sostegno che i turisti danno alle arti indigene è l’unico modo per tenerle in vita (perché le popolazioni
locali sono più interessate alla musica, all’arte e agli sport stranieri a volte). (es. danza del ventre in Turchia:
è possibile vederla in diverse occasioni diverse, questo è in contrasto con il valore che i mussulmani
attribuiscono alle donne, ma gli interessi commerciali stanno promuovendo questo tipo di
rappresentazione).
 effetto positivo del turismo globale: sostegno portato ala salvaguardia del patrimonio culturale materiale
(musei, monumenti). = patrimonio dell’Unesco: aiuti finanziari per la salvaguardia. Inoltre ha dato vita alla
salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (lingue, tradizioni orali, arti performative ecc.) =
consapevolezza che la cultura immateriale fornisce all’individui un senso di identità e appartenenza a un
gruppo.
 La salvaguardia della cultura espressiva a volte prende forma in una resistenza alle pressioni e progetti
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per il suo sviluppo. (es. dell’hula, una danza tradizionale hawaiana: gli hawaiani si sono accorti delle
pressioni per lo sviluppo della cultura che stava spingendo la popolazione ad abbandonare pratiche e
consuetudini tradizionali= rivitalizzazione della lingua hawaiana, dell’hula e delle canoe (ad esempio).
 tuttavia hanno concesso agli stranieri di gareggiare nelle competizioni dell’hula (unico modo per
mantenere in vita le gare di hula)= dannoso per la qualità della danza.
 l’hula è una danza connessa a pratiche religiose e le gare di hula svolte in ambito profano sono un’offesa
agli dei.

CAPITOLO 12: popoli in movimento:


la migrazione: è il trasferimento di un individuo o di una popolazione da una località all’altra. Le sue cause
sono diverse e attengono perlopiù ad aspetti basilari della vita umana, ha spesso effetti profondi, sia positivi
che negativi, sullo status economico e social degli individui.
La ricerca sulla migrazione è caratterizzata da tre tendenze:
1-svolgere ricerca sul campo presso più localitàcomprensione dei contesti d’origine e di arrivo.
2-combinazione di prospettive macro e micro lo studio della migrazione mette in crisi il tradizionale
approccio alla ricerca che la vuole focalizzata su un singolo villaggio o quartiere.
3-applicazione dei risultati della ricerca.

12.1. le forme di migrazione: sia le forme che i suoi effetti variano a seconda della distanza del
trasferimento, dei suoi motivi e condizioni e dello status del migrante.

Tipologie basate su criteri spaziali: tre tipologie:


1.migrazione interna: trasferimenti entro i confini del paese
2.migrazione internazionale: trasferimenti oltre i confini del paese
-migrazione transnazionale: ripetuti spostamenti tra due o più paesi il migrante assume un’ identità
culturale nuova.

1. Migrazione interna:
es. la migrazione dalle campagne alle città (XX secolo) causa: ricerca di un’occupazione.
secondo la teoria push-pull le zone rurali non sono in grado di sostenere l’incremento della popolazione e
le crescenti aspettative di quest’ultima sulla qualità della vita. Però le città attraggono gli individui per la
loro offerta di lavoro e lo stile di vita che rappresentano.  la gente che vive in campagna sceglie se
trasferirsi in città o no= enfatizzazione del ruolo dell’agency.
In altri casi però la migrazione verso le città è causata da fattori come guerre o povertà che il ruolo
dell’agency non può influenzare.

2. Migrazione internazionale: sono amentate molto a partire dal 1945.


 circa 100 milioni di persone vivono lontane dal loro paese d’origine.
motivo:
-lavoro
-dinamiche politiche e economiche
 maggiori destinazioni: stati uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Argentina.  all’inizio del XX sec le
leggi di questi paesi favorivano l’immigrazione bianca (ponevano limiti di immigrazione ai non bianchi).
 i processi di riforma:
-aumento della domanda di forza lavoro
-interesse a migliorare la propria immagine internazionale

60
= nuove ondate migratorie
 oggi i luoghi da cui migravano le persone sono diventati luoghi raggiunti da altri migranti.

3. migrazione transnazionale: è in aumento


-creazione relativamente recente di confini definiti tra stati.
cause:
-soprattutto questioni economiche (diffusione dell’economia aziendale: sviluppo degli ‘astronauti’ ossia
uomini d’affari che passano la maggior parte del loro tempo in aeroplano spostandosi da una città all’altra.
 incide sull’identità del migrante, nel suo senso di cittadinanza e nei suoi diritti.
 dato l’aumento di questo tipo di migrazione, molti paesi di origine si stanno caratterizzando come paesi
transnazionali (ossia paesi in cui la maggior parte della popolazione si è trasferita altrove).= danno agli
emigranti la possibilità di conservare la propria cittadinanza originaria al fine di promuovere la continuità
nel tempo delle loro rimesse.
le rimesse: sono una porzione crescente, difficile da quantificare dell’economia mondiale e spesso
contribuiscono in modo significativo all’economia del paese

Tipologie basate sui motivi del trasferimento:

lavoratori migranti: quando le persone migrano per svolgere un lavoro dalla durata determinata, senza
essere intenzionati a stabilirsi permanentemente nel luogo di destinazione = migrazione di lavoratori
salariati
la migrazione circolare: schema regolare di trasferimento della popolazione tra due o più località e può
verificarsi all’interno di un paese o all’esterno.

I profughi: o rifugiati, sono stati costretti ad abbandonare il proprio paese e a trasferirsi altrove. Cause:
-colonialismo
-schiavismo
-guerra
-disastri naturali
-costruzione di dighe ecc.
 costretti a trasferirsi all’estero
numero alto e in continuo aumento
 1 individuo su 500 è rifugiato e circa ¼ del mondo è palestinese.
 sono per la maggior parte donne e bambini che presso i campi d’accoglienza a loro dedicati sono
facilmente soggetti ad abusi (stupro e scambio di sesso con cibo).
i profughi interni: uguale ma restano nel loro paese.
 vivono per molto tempo in abitazioni di fortuna o presso campi d’accoglienza
cause:
-conflitti
-possibilità di accedere a risorse chiave
-disastri naturali
la migrazione causata da progetti di sviluppo è detta migrazione da sviluppo : le persone che ricevono un
risarcimento economico difficilmente questo compensa il valore di quello che hanno perso.  a beneficiare
sono le aziende

Migranti istituzionali: sono individui che si trasferiscono presso un’istituzione sociale (es. monaci e suore,
militari in missione) per quest’ultimi è necessario un addestramento su come comunicare con le presone

61
locali e sull’importanza e il rispetto delle loro culture.
 vincere una guerra dipende anche da ciò che il vincitore è capace di fare una volta che la guerra è
conclusa= truppe nel territorio straniero per molto tempo = chiedere molto al personale in termini
psicologici (il tasso di suicidi è molto alto).

12.2. i nuovi immigrati negli stati uniti e Canada:


nuovo immigrato: un persona che si è spostata tra paesi diversi dopo il 1960.
 migrazione internazionale del XXI sec è caratterizzata da :
-globalizzazione: diversità culturale in aumento
-accelerazione: numero di migranti aumentato in tutto il mondo
-femminilizzazione: numero delle donne migranti è in crescita
1965: legge sull’immigrazione e la naturalizzazione: ha reso possibile a un numero maggiore di persone di
entrare nei paesi in via di sviluppo
 clausola per il ricongiungimento famigliare: ha consentito ai parenti stretti dei residenti permanenti e dei
cittadini di raggiungerli.

Gli stati uniti hanno due tipi di visto per gli stranieri:
-per immigrati  senza scadenza , possibilità di un lavoro
-per turisti e studenti periodo limitato no lavoro

I nuovi immigrati dall’America latina e dai Caraibi:


anni settanta: popolazione latinoamericana: movimento migratorio verso gli stati uniti.
 oggi i latino americani sono il 10% dei cittadini degli stati uniti e sono principalmente Messicani,
Portoricani e Cubani.

Gli immigrati messicani: ne qui, ne la:


Messico: da qui provengono la maggioranza dei migranti verso gli stati uniti (la maggior parte di loro risiede
in California, Texas e Illinois), ma anche la maggior parte degli immigrati clandestini proviene dal Messico.
 nelle zone rurali del Messico ormai vivono solo più gli anziani e i loro nipoti, i lavoratori emigranti li
raggiungono durante le festività.
 in età adulta la maggior parte dei migranti messicani non trova un senso d’appartenenza nel dal paese
d’origine ne da quello di provenienza.

La migrazione a catena dei dominicani: dagli anni settanta i dominicani sono uno dei gruppi di migranti il
cui numero sta aumentando.
 gli immigrati dominicani sono legati da una catena l’uno con l’altro.
La migrazione a catena è lo schema migratorio in cui a una prima ondata di emigrazione fa seguito il
trasferimento di parenti o amici presso lo stesso luogo di destinazione.
 la maggior parte dei miranti legali negli stati uniti ha ottenuto che i membri della propria famiglia li
potessero raggiungere per il ricongiungimento famigliare. Ma la legge degli stati uniti riconosce come
famiglia solo quella nucleare.
 alcuni dei migranti praticano il matrimonio d’affari: l’aspirante immigrato versa una somma di denaro a
un immigrato legalizzato o in possesso di cittadinanza per poterlo sposare e ottenere il visto per il
ricongiungimento famigliare.
 difficoltà economiche dei dominicani negli USA: aggravate dal flusso costante di persone che sono
rispetto a loro più disposte ad accettare salari più bassi e peggiori condizioni di lavoro.  alcuni dominicani

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hanno ottenuto lavori stabili.
 i dominicani sono gli abitanti più poveri della città di NY.

Tre tendenze dell’adattamento dei nordamericani di origine vietnamita:


più di 125 milioni di vietnamiti hanno lasciato il loro paese durante e dopo la guerra degli anni settanta.
Sono andati negli USA, Canada, Australia ecc.
 tre sottogruppi:
1. L’élite del 1975: ha evitato eventi traumatici legati alla figa dal paese: hanno lasciato il paese prima
dell’arrivo dei comunisti e hanno trascorso poco tempo nei centri per rifugiati. Arrivati negli stati uniti con
la loro famiglia e hanno ottenuto un sostegno economico dagli USA. Livello d’istruzione = impiego
soddisfacente.
2. Il popolo delle barche: arrivato negli USA dopo l’inizio del conflitto tra vietnam e cina nel 1978, soggetti
per almeno 3 anni al governo comunista, fuga su barche sovraccariche =difficile e rischiosa. Molti mesi nei
campi per rifugiati. Senza famiglia. Meno istruiti e hanno dovuto confrontarsi con la crisi economica che ha
colpito gli USA.  meno aiuti economici dagli USA.
3.i vietnamiti di etnia cinese: classe marginalizzata in vietnam, sono arrivati negli usa come membri del
popolo delle barche, hanno avuto difficoltà ad adattarsi negli usa perché no educazione occidentale.

A New York gli hindu mantengono la propria cultura:


1965: innovazioni legislative = migrazione degli indiani per la maggior parte professionisti stabiliti
velocemente.  trovato impiego in ambito medico e ingegneristico.
 quelli migrati dopo: (meno istruiti) si sono insediati negli stati di NY e New Jersey  lavoro presso
imprese a conduzione familiare o nel settore dei servizi: alberghi e motel.
 tendono ad avere pochi figli ed insistono sulla loro istruzione e nel loro avanzamento sociale.
 molta importanza alla salvaguarda dei valori culturali hindu di fronte alle consuetudini statunitensi. 
costruzione di templi hindu dove la domenica ci sono lezioni per i giovani e eventi culturali utili a
tramandare nelle generazioni la tradizione hindu.
 in india ci sono diverse varietà di hindu = i templi devono poter fare rituali diversi.
nel 1997: viene fondato il templio Ganesha che ha espanso il proprio modo di fare i rituali, diversificandoli
in modo da richiamare tutti gli hindu dell’India.

12.3. l’immigrazione nell’Europa mediterranea e l’antropologia culturale:


nel corso del XIX e XX secolo nuove migrazioni dovute al lavoro principalmente verso gli USA, l’Australia e
Argentina.  dopo questo processo si è rivolto dall’europa meridionale verso il nord europa e negli anni
ottanta del novecento nuove migrazioni transnazionali.
motivi:
-decolonizzazione di aree che prima erano sotto il dominio di potenze europee che ha portato gli individui
ex colonizzati nei paesi colonizzatori.
-incremento demografico soprattutto nelle aree più povere del mondo = svolta verso l’occidente.
-potenziamento delle tecnologie della comunicazione= aumento della mobilità
-crollo del socialismo= migrazioni da aree del mondo che erano rimaste chiuse nei loro confini nazionali.
 fattori di spinta (provenienti dall’interno dei paesi da cui gli individui sono migrati):
-guerre
-necessità di un miglioramento delle condizioni di vita
 fattori di richiamo (opposto):
-modernizzazione
-urbanizzazione
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-aumento del livello d’istruzione
- sviluppo di lavori disponibili per i migranti

Il caso italiano:
197: anno in cui il numero tra l’immigrazione e l’emigrazione è uguale.
censimento del 1981: 210.000 stranieri (regioni con più stranieri sono la lombardia, veneto e lazio).
 questo sviluppo dell’immigrazione in Italia ha colto di sorpresa lo stato che non era sviluppato specifiche
politiche migratorie, essendo uno stato perlopiù di emigrazione.

Migrazioni nel mediterraneo:


anni novanta: sviluppo delle migrazioni = necessità di studiare le relazioni , processi più ampli, inclusi i
rapporti tra culture =definizione di identità.

Il multiculturalismo: (nato in Inghilterra) si rifà all’idea della compresenza e convivenza tra comunità e
gruppi di diversa origine culturale.
 non vuole cancellare le differenze tra culture ma preservarle attraverso strategie politiche.
l’intercultura: contrappone una visione delle relazioni tra gruppi etnici orientata al dialogo e allo scambio.
 modo di gestire le differenze.

12.4. politiche e progetti sulla migrazione nel mondo globalizzato: le questioni riguardano le legislazioni
nazionali e internazionali che favoriscono l’incursione e l’esclusione di specifiche categorie di persone.

Tutelare la salute dei migranti: data la varietà dei migranti anche la loro salute è esposta a una varietà di
rischi. (un gruppo di migranti particolarmente fragile è composto da coloro la cui sussistenza è basata sulla
mobilità)  le frequenti carestie e siccità ad esempio.

Inclusione ed esclusione: le legislazioni nazionali che riguardano l’inclusione e l’esclusione si basano su


interessi economici e politici. (anche nei casi da cui sembrano derivare da prospettive umanitarie).
 la forza lavoro è un ambito che influenza molto queste scelte. Il lavoro dei migranti, a basso costo viene
sfruttato dalle aziende, ad esempio.
 mentalità della sopravvivenza: sono associate a questa le insoddisfazioni diffuse a livello locale. La
mentalità di sopravvivenza induce a porre limiti all’espansione di determinati gruppi a causa di una
presunta carenza di risorse.

Migrazione e diritti umani: distinzione tra:


- migrazione forzata: può essere considerata una violazione dei diritti umani di chi ne è vittima.
-migrazione volontaria.
 distinzione tra migrati che hanno diritto al ritorno e quelli che non ne possiedono il vantaggio. (es. dei
palestinesi: essi sono consapevoli che la loro presenza non è gradita in libano, ma il loro stato nega il loro
diritto al ritorno).

CAPITOLO 13: cultura e sviluppo:


antropologia dello sviluppo: analizza le dinamiche dell’interazione tra cultura e sviluppo al fine di
migliorare le condizioni di vita delle diverse popolazioni e ridurre la povertà.

13.1. definizioni e strategie dello sviluppo:


sviluppo: trasformazioni introdotte al fine di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni.
obiettivo principale dei progetti di sviluppo: prevenire e ridurre la povertà. (es. con strategie per fornire i
bisogni primari).
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povertà: stato di privazione delle risorse tangibili e intangibili che contribuiscono alla sussistenza e a
garantire buone condizioni di vita, istruzione e sicurezza.

Due dinamiche del cambiamento sociale:


1. Invenzione: si arriva gradualmente, invenzioni= trasformazioni culturali positive e negative.
2. Diffusione: conseguenza logica dell’invenzione. Può avvenire in diversi modi:
-società che hanno lo stesso potere di scambio: adottare elementi l’una dell’altra
-diffusione da una cultura dominante a una che ha meno potere (con forza o percorsi educativi ecc).
processi di acculturazione: rendono le culture minoritarie più simili a quelle dominanti, una cultura può
essere assimilata o deculturata ossia perdere i caratteri specifici.

Teorie e modelli di sviluppo: cinque diversi modelli che sono diversi per questi aspetti:
-definizione dello sviluppo
-gli obiettivi dello sviluppo
-le misure per lo sviluppo
-l’attenzione alla sostenibilità ambientale ed economica.

La modernizzazione: forma di cambiamento caratterizzata da una crescita economica prodotta


dall’industrializzazione e dall’espansione del mercato ecc.
obiettivi principali:
-progresso materiale
-sviluppo degli individui
sostenitori: i benefici della modernizzazione valgono i prezzi pagati dall’ambiente e dalla società.
 critici: la modernizzazione spesso danneggia l’ambiente, aggrava la disuguaglianza sociale, distrugge le
culture locali e riduce la diversità culturale nel mondo.

Lo sviluppo finalizzato alla crescita: lo sviluppo è emerso dopo la 2GM.  gli USA iniziarono a estendere la
loro leadership nel mondo, programmi di sviluppo = strategia politica espansionistica.
processo di crescita: obiettivi simili alla modernizzazione, crescita soprattutto economica. = miglioramento
delle condizioni di vita delle persone grazie all’effetto a cascata: graduale aumento della ricchezza dei meno
ricchi come conseguenza del benessere dei più ricchi.
 favorire la crescita economica dei paesi in via di sviluppo:
-incremento della produttività economica e degli scambi commerciali
-riduzione delle spese del governo per i servizi pubblici (= strategia chiamata riassetto culturale).

Lo sviluppo distributivo: importanza di un equa distribuzione sociale dei suoi benefici, specialmente in
termini di reddito, istruzione o salute.  l’effetto a cascata è inefficace perché non arriva a interessare le
persone meno ricche. =aggravamento della disuguaglianza sociale.
Si oppone alle politiche di riassetto culturale perché queste prevedono l’eliminazione dei pochi servizi per i
più poveri peggiorando ulteriormente le condizioni della loro vita.

Lo sviluppo umano: strategia che si concentra sugli investimenti destinati a migliorare le condizioni di vita
delle popolazioni. Espressione usata dalle nazioni unite per migliorare le condizioni di vita dei più poveri,
questi investimenti volti a migliorare le condizioni di vita producono sviluppo economico.

Lo sviluppo sostenibile: identifica le strategie finalizzate ad apportare miglioramenti che non implichino il
consumo di risorse non rinnovabili e siano finanziariamente sostenibili nel tempo.

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 sostenitori: ritengono che la crescita economica dei paesi più ricchi sia stata pesante per l’ambiente e le
popolazioni, il suo prezzo è troppo alto per essere sostenuto ora e in futuro.

Le grandi istituzioni per lo sviluppo:


1. Istituzioni multilaterali: molti paesi donatori
 nazioni unite: 1945 e ha più di 160 stati membri, ciascuno porta alle nazioni unite un contributo
finanziario e ha diritto di voto nell’assemblea generale.
 la banca mondiale: riceve contributi da più di 150 stati membri, fondata nel 1944: promuove il modello
dello sviluppo economico in tutto il mondo grazie ai suoi prestiti.
2. Istituzioni bilaterali: un paese donatore e uno che riceve.
diverse istituzioni come la JICA e tutte le istituzioni sono diverse tra loro per le dimensioni e il tipo di
programmi che sostengono e la differenza tra:
-aiuti erogati in forma di prestito, da restituire con gli interessi
-sovvenzioni che non prevedono la restituzione del finanziamento
 i prestiti e le sovvenzioni possono essere:
- vincolanti: una percentuale dei finanziamenti è destinata all’acquisto di beni, consulenze e servizi forniti
dal paese donatore.
-non vincolanti: il paese beneficiario può scegliere liberamente come usarli.

Approcci di molti paesi ‘’dal basso ’’: hanno sostenuto progetti su piccola scala avviati per iniziativa
locale questi hanno maggiori possibilità di risultare culturalmente compatibili, di avere successo e di
godere di sostegno da parte della comunità.
capitale sociale: risorse intangibili che sono insite nei rapporti sociali, nella fiducia reciproca e nella
cooperazione. In tutto il mondo molte organizzazioni locali nate dal basso mettono il capitale sociale al
servizio del soddisfacimento di esigenze sociali primarie e hanno successo anche nei paesi più poveri. (es.
organizzazioni religiose).

Il progetto di sviluppo: una serie di attività finanziate ad attuare politiche di sviluppo ( se un governo vuole
aumentare la produzione agricola un progetto di sviluppo può essere la costruzione di canali d’irrigazione).

Il ciclo di un progetto disviluppo: il completo ciclo di un progetto, dalla sua pianificazione alla sua
conclusione.
 negli anni settanta gli antropologi hanno preso parte a processi di sviluppo che però sono risultati
fallimentari, cause:
-il progetto non era adeguato al contesto ambientale e culturale
-i suoi benefici non raggiungevano il gruppo a cui erano inizialmente destinati
-le condizioni di vita delle popolazioni interessate alla fine del progetto erano peggiori rispetto all’inizio
 fattore di questi problemi: cattiva impostazione del progetto, erano stati concepiti da persone che non
avevano nulla a che fare con le popolazioni da aiutare, senza alcuna loro conoscenza. Avevano applicato
una forma universale a ogni popolazione.
 gli antropologi erano considerati come gente da evitare se si vuole procedere in fretta nel progetto.

La compatibilità culturale: i progetti sono compatibili con la cultura locale.


incompatibilità: attività finalizzate a migliorare la qualità dell’alimentazione e le condizioni di salute della
popolazione di alcune isole del Pacifico Meridionale che includeva un consumo maggiore di latte (ma una
comunità era intollerante al lattosio e ha iniziato a soffrire di diarrea). = spreco di risorse e peggioramento
della qualità di vita di alcuni di loro.

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L’antropologia critica dei progetti di sviluppo:
antropologia tradizionale dello sviluppo: nel quale gli antropologi aiutano a elaborare politiche e
programmi di sviluppo più efficaci.  possono fornire informazioni sulle culture che conoscono bene e
suggerire in che modo convivere con determinati gruppi senza incontrare resistenze da parte loro. =
mediatori culturali
 molti antropologi sono preoccupati per l’impatto che lo sviluppo ha sulle popolazioni locali e
sull’ambiente: (es. degli abitanti della valle del fiume Senegal  costruzione di una diga, prima di essere
costruita le inondazioni periodiche consentivano alla popolazione di sussistere grazie all’agricoltura, pesca e
pastorizia. Quando fu costruita la diga ci fu meno acqua disponibile a loro e la pesca ha cessato di essere
una fonte accessibile di cibo e concentrandosi sull’agricoltura, a volte però i gestori della diga rilasciavano
troppa acqua e rovinavano le coltivazioni)= molti di loro sono stati ‘’obbligati’’ a lasciare la propria terra. 
condizioni di vita quasi sempre peggiorate in modo negativo.

 l’antropologia critica dello sviluppo: nasce dalla consapevolezza dei danni provocati dallo sviluppo, gli
antropologi iniziano a chiedersi se un determinato progetto sarà valido per la popolazione e l’ambiente in
cui essa vive = molti casi hanno esisti positivi.

13.2. lo sviluppo, i popoli indigeni e le donne:

popoli indigeni e sviluppo: sono spesso stati danneggiati dai processi di sviluppo (così come lo erano stati
dal colonialismo).
 i popoli indigeni sono in minoranza rispetto agli stati che gli governano.
le nazioni unite distinguono tra:
-popoli indigeni
-altre minoranze (quelle degli afro americani o dei roma).
popoli indigeni: vivono in regioni remote e spesso ricche di risorse naturali (queste spesso gli hanno
protetti dagli estranee, ma oggi il mondo degli affari internazionali è consapevole delle risorse che contiene
la loro terra ) es. la Papua Nuova Guinea e l’Amazzonia sono ricche d’oro.
 no dati statistici e accurati sui popoli indigeni:
-non esiste un’unica e universale definizione di indigeno
-alcuni governi non si curano di censire gli indigeni
-spesso è difficile fare censimenti nel popolo indigeno.

I popoli indigeni, vittime del colonialismo e dello sviluppo:


 come il colonialismo, oggi gli interessi politici e economici di sviluppo hanno il controllo dei territori
abitati da indigeni.
 contatto con gli stranieri: annientamento di moti gruppi indigeni e delle loro culture (malattie, schiavitù,
guerre ecc.). = effetti psicologici devastanti su queste popolazioni.

Popoli indigeni e diritti territoriali: contatti con il mondo esterno = volontà di civilizzazione dei popoli
indigeni = forme di resistenza e protesta organizzate ed efficaci. (i gruppi indigeni oggi assumono avvocati e
altri esperti al fine di ottenere e difendere i loro diritti territoriali ( e molti degli stessi indigeni sono
diventati loro stessi avvocati, consulenti ecc).

America latina: pochi paesi dell’America latina garantiscono una protezione legale contro l’appropriazione
dei territori.  molti indigeni sono stati costretti a lasciare le loro terre (causa: povertà, violenza, volontà
degli stati di penetrare per l’oro, diamanti ecc).  molti indigeni si sono trasferiti nelle città per cercare
lavoro e altri sono rimasti nella povertà del loro territorio.
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 reazioni di resistenza per il diritto dei loro territori.
2008: alleanza internazionale dei popoli delle foreste: partecipazione dei popoli indigeni ai colloqui sui
cambiamenti globali e salvaguardia dei loro territori.

Canada: distinzione tra due diverse tipologie di:


popoli nativi
 rivendicazioni territoriali:
- rivendicazioni specifiche: derivano da controversie sorte a seguito di precedenti accordi o trattati
prevista una compensazione monetaria
-rivendicazioni generali: quelle avanzate da popoli nativi che non sono stati allontanati dai loro territori e
non hanno firmato alcun trattato o accordo.  negoziati con i popoli indigeni da parte degli stati al fine di
ottenere una rinuncia da parte loro o una ridefinizione delle loro rivendicazioni.

Asia: la maggior parte degli stati è riluttante a riconoscere diritti territoriali dei popoli indigeni.  oggi i
popoli indigeni sono esposti a diversi rischi (malattie, perdita della terra, ecc).

Africa: gli interessi dei governi orientati alla definizione dei confini hanno danneggiato i popoli indigeni. (es.
molti pastori che vivevano in autonomia nella regione del Sahel ora sono costretti a vivere come rifugiati in
condizioni drammatiche).

Australia e Nuova Zelanda: in Australia miglior riconoscimento legale dei diritti degli aborigeni. Minacce
per gli aborigeni:
-sviluppo urbano
-costruzione di reti stradali
-espansione della popolazione non aborigena
-turismo internazionale
 l’attivismo degli aborigeni ha ottenuto un successo rilevante con la conquista del ‘’diritto nativo’’. 
lavoro di Eddie Koiko Mabo, il popolo dei Miriam, ha portato alla rivendicazione dei propri diritti tradizionali
sulla terra e sull’acqua considerano il principio della terra di nessuno. Gli speculatori colonialisti usano
questa terra per dare legittimazione all’occupazione di determinati territori, sostenendo che in assenza
della presenza evidente dei popoli, in quei luoghi non ci sia nessuno.

Organizzarsi per cambiare: molti popoli indigeni hanno dato vita ad associazioni create per promuovere il
cambiamento dall’interno. Usano le nuove tecnologie e i media per creare collegamenti tra loro anche a
grandi distanze.
 nuove forme di resistenza e forme autonome di organizzazione di popoli indigeni.

Donne e sviluppo: la categoria delle donne non è associata a nessun territorio specifico.
 il colonialismo e lo sviluppo di oggi hanno avuto effetti come sui popoli indigeni, le donne hanno perso i
diritti economici e il loro potere politico. Il sistema matrilineare è in declino ovunque (cause:
occidentalizzazione e modernizzazione).
 si tratta di una propensione maschilista dello sviluppo: tendenza alla definizione di progetti di sviluppo
con gli uomini al centro.

Propensione maschilista dello sviluppo: dagli anni settanta: i processi di sviluppo erano orientati perlopiù a
favore degli uomini, molti non includevano affatto le donne. = disuguaglianza di genere.  i progetti
dedicati alle donne sono stati perlopiù attuati in ambito domestico e familiare = promuovere la
domesticazione delle donne.
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 la propensione maschilista ha provocato anche il fallimento di alcuni progetti: es. un progetto in Burkina
Faso coinvolgeva esclusivamente gli uomini e prevedeva che essi si occupassero della manutenzione e la
piantagione degli alberi (ruolo affidano in realtà alle donne). = fallimento del progetto.

Le organizzazioni delle donne per il cambiamento: in alcuni paesi le donne hanno ottenuto miglioramenti
per il loro status e delle condizioni di vita aderendo a organizzazioni:
-della loro cultura tradizionale
-provenienti dall’esterno
 alcune locali, che operano su piccola scala e altre mondiali (la banca mondiale delle donne).
es. a San Chistobal, in Messico:
 reti sociali: nate in seguito a una serie di stupri e rapine, le donne non si osavano a denunciare gli uomini
perché molto più facoltosi e potenti di loro.  le donne iniziarono a girare sempre in gruppo e a portare
oggetti appuntiti e taglienti per potersi difendere.

13.3. problematiche urgenti dello sviluppo: la maggior parte dei finanziamenti per lo sviluppo è ancora
riservata a progetti che portano benefici a chi possiede risorse e non ai più poveri.

Progetti di vita e diritti umani:


 progetto di vita: visione che la popolazione locale ha della direzione che vuole dare alla propria vita,
costituita in base alle conoscenze, alla storia e al contesto.  può essere considerato un diritto umano in
contrapposizione con i processi si sviluppo che ne provocano il degrado e violano i diritti umani. (es.
l’industria estrattiva).

Patrimonio culturale e sviluppo: passato e presente guardando il futuro: la relazione tra patrimonio
culturale e miglioramento delle condizioni di vita è ispirato dal modello del progetto di vita. La connessione
tra turismo è sviluppo ha un aspetto positivo e uno negativo (potenziamento di infrastrutture come reti
stradali, hotel) .
 legislazione della cultura: le leggi possono aiutare le popolazioni ma possono anche distruggerle.

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