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UN OCEANO DI RABBIA

Narratore: Approdato sulle coste del Lazio, il vecchio Tersite fu travolto da un sentimento di
spaesamento.
Tersite: Oh, per tutti gli dei, ma dove son giunto? Solo mi han lasciato i miei compagni di
avventure?
(flashback)Tersite: Cosa succede? Mi sono coricato sul letto che di confortevole nulla
possedeva...e ora son qui, circondato da chicchi di sabbia e pietre pungenti.
Narratore: in quel preciso attimo lo spartano Tersite sentì in lontananza la voce dei traditori che
per viltà abbandonarono l’abilissimo oratore.
Compagno 1: Con l’immensa quantità di ricchezze/beni che l’Atride, signore degli uomini, ci ha
promesso…diventeremo nobili come gli dei.
compagno 2: O ancor più!
Narratore: Tersite, nonostante fosse stordito, comprese rapidamente l’accaduto e il suo cuore
iniziò a battere come mai prima, poiché colmo d’ira. Il brutto Tersite era stato colpito alle spalle
dai suoi “alleati”, ai quali fu mostrata una cospicua quantità di ricchezze. Infatti il perfido
Agamennone non tollerava la presenza del petulante personaggio, e sfruttò alcuni suoi alleati,
affinché lo abbandonassero sulle coste dell’allora sconosciuto Lazio.
Allora questi, abbagliati al solo pensiero della ricompensa, non esitarono, e durante la notte, lo
rapirono.
Tersite: (disorientato) maledetti tradito…
Narratore: Non riuscì a terminare la frase che venne colpito da un oggetto... e cadde.
Tersite: Oh per tutti gli dei! Chi è il responsabile di questo scempio?
Narratore: affermò il dolorante Tersite, con una lacrima penzolante, avendo notato il pallone di
cuoio.
Tersite: Chi sei tu, o fanciullo? Appartiene a te questa palla, che dolore agli uomini infligge?
Ascanio: Il mio nome è Ascanio, figlio dell’astuto Enea. Puoi porgermi la palla?
Tersite: Sfacciato giovanotto! Al posto di impiegare il tuo tempo in queste futili attività, dovresti
fare qualcosa di maggiormente produttivo. Inoltre, non ti hanno insegnato le buone maniere? Ma
di cosa mi sorprendo, tale padre, tale figlio.
Ascanio: Come osi tu, vecchia testa a pera, a parlare madre di mio padre.
Tersite: Cosa avrebbe fatto tuo padre per meritarsi il mio rispetto?
Ascanio: Pio Enea, fondatore e re di Roma, principe dei Dardani e figlio della Dea Afrodite. Quali
più grandi imprese hai compiuto tu, per oltraggiare in questo modo mio padre.
Tersite: Come si può ritenere uomo, colui che abbandona alla solitudine una donna, per giunta
Didone, regina di Cartagine. Tuo padre non è che un Re miserabile come tutti gli altri, accecato dal
potere e dal denaro.
Narratore: la discussione venne interrotta dalla lontana voce di Enea, che preoccupato andò a
ricercare suo figlio. Vedendo il giovane, discutere con un losco figuro si avvicinò preoccupato.
Successivamente Ascanio accorgendosi della presenza del padre, corse verso di lui.
Ascanio: Padre, quest’uomo sta gettando ingiurie su di te. Dice che hai egoisticamente lasciato
morire, Didone regina di Cartagine. È la verità?
Narratore: Udendo tali parole, Enea infuriato, si diresse verso Tersite.
Enea: Tu vecchio dalle spalle ricurve, come osi infangare la mia reputazione alla presenza di mio
figlio
Tersite: Quello che ho fatto è stato semplicemente raccontare la storia. Vorresti forse negare
quello che è realmente accaduto
Enea: Come puoi insinuare questo, parlatore petulante, se non eri presente all’accaduto. Ho agito
secondo i principi che gli dei mi hanno imposto. Per amore della patria ho sacrificato i miei
sentimenti. Ed è solo per amore delle mie genti che ho fatto quel che è risaputo.
Ascanio: Eroe è l’unico appellativo da attribuire a mio padre, non riconoscersi nelle sue mitiche
azioni, vuol dire distaccarsi dal concetto di valoroso combattente

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