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Si erano accovacciate in un angolo al buio mentre il capofamiglia cospargeva il pavimento di paglia umida.

Lei e sua mamma avevano indossato stracci e sacchi di juta mentre suo padre si era travestito da mostro di
fango per spaventare e allontanare le cattive presenze.

La piccola Judith guardava il focolare spento e continuava a chiedersi perché degli spiriti volessero vivere in
una casa come la sua. Stava soffrendo il freddo e la paura la tormentava. Avrebbe voluto dire a sua madre
che era terrorizzata ma il suo volto pallido le si palesava tetro davanti agli occhi. Si limitò a raggomitolarsi
contro i fianchi della donna.

Il fatto che Judith fosse riuscita a prendere sonno non voleva dire che niente l’avrebbe infastidita. Si svegliò,
dentro tutto taceva, mentre dalla strada rimbombavano strani suoni che le ricordavano storie di paura. Sua
nonna le aveva raccontato tantissime leggende, fin da quando era in fasce, e ognuna di questa si
accavallava a una rumorosa danza fatta di timori.

«Mamma» chiamò. Ebbe la sensazione che i suoi genitori non avrebbero risposto e si alzò.

La porta le parve tremare, questo le fece venire voglia di sbirciare fuori. Arrivò alla finestra, non scorse nulla
di ciò che si aspettava ma al contrario vide solo buio. Un’oscurità fitta prese ad aleggiare davanti ai suoi
occhi, un muto niente da cui si potevano estrapolare urla e ombre.

Sgranò gli occhi. Un ramo si era mosso e le sembrò quasi che una mano nodosa la invitasse a seguirla.

Judith deglutì e lo fece. Uscì fuori dove il cielo inneggiava la notte e ogni soffio d’aria portava il potere di
samhain.

«La notte degli spiriti» biascicò timidamente. La sua voce tradiva la paura di evocarne uno persino
nominandolo. Ignorando quella sensazione camminò lungo la strada.

La via era buia, tormentata da un'inquietante foschia che si allargava a macchia d’olio. In ogni casa era stato
spento il focolare e vigeva il silenzio. In tutto ciò una bambina camminava immersa nell’atmosfera insolita
di quella sera.

Non c’era nessuno. Judith immaginò che fossero tutti in casa, pronti a riaccendere i fuochi con l’arrivo del
nuovo anno; il samhain avrebbe portato un nuovo raccolto e la rigenerazione che molti aspettavano.

A piccoli passi si diresse lungo il confine fra il suo paesello e il bosco che lo attorniava. Non osava infilarsi tra
gli alberi, eppure avvertiva un richiamo intenso dall'interno del bosco; per questo continuò a guardare gli
alberi con minuzia e a costeggiarne l’inizio.

Si chinò per cogliere una pianta che le infondeva coraggio. Accarezzò lo stelo pallido immaginandosi che sua
nonna fosse con lei a tenerle la mano e, dopo, disse a sé stessa che doveva controllare se stesse bene;
poteva essersi dimenticata di spegnere il focolare.

Camminò nella direzione in cui abitava l’anziana e, nella frescura serale, cercò di coprire il collo per ripararsi
dal vento. Notò che c’era un’ombra nella casa vicino alla collina, qualcuno la stava osservando da lontano,
eppure in quell’istante non fu questo a sconvolgerla.

«Nonna» urlò iniziando a correre.

L’anziana era supina per terra e sembrava tremare. Le si avvinghiò attorno con un abbraccio. «Che ci fai
fuori?» domandò preoccupata.
La donna balbettò e indicò la casa di fianco alla collina. Spiegò che aveva visto il focolare acceso in casa
della povera Hilde e che stava andando a ricordarle che era pericoloso.

Stupita Judith guardò la luce del fuoco scoppiettante che si vedeva dalla porta aperta, non se ne era accorta
prima. Sussultò trovandosi davanti la signora Hilde. Non era anziana come la nonna ma nemmeno giovane
come la mamma, e per la sua età era stata veloce a raggiungerle.

«Che è successo?» chiese chinandosi vicino a loro.

«Volevamo chiederti di spegnere il focolare» annunciò la bambina.

Quella rispose con un gesto menefreghista. Aveva appena ammesso di non temere gli spiriti.

«Venite a scaldarvi da me» disse poi la donna, tirò su l’anziana e si caricò il suo peso sulla spalla, aiutandola
così a camminare.

La bambina sapeva di non dover andare, avvertiva il pericolo sotto forma di un odore selvatico quasi
primitivo e un suono acuto le frenava l’anima, ma decise di seguire sua nonna che si era fidata.

La casa era polverosa, piena di oggetti futili e viscidume sui mobili. L’odore di muffa si mischiava a un
profumo di erbe e fiori; da subito il focolare richiamò l’attenzione della nonna che andò a sedersi davanti al
fuocherello aprendo i palmi delle mani per scaldarsi.

«Non hai paura degli spiriti?» domandò Judith.

Quella scosse il capo. «Qui non entrano.»

A quelle parole un soffio di vento penetrò gelido in casa, provocando i brividi alla povera Judith. Le parve
anche di sentire un tonfo, come se qualcuno stesse urtando contro le pareti mentre l’ululato di un lupo
gelava le carni per la sua potenza.

All’angolo del soffitto una figura nera, fatta d’ombra, sembrò saltare sul pavimento. Judith si strinse a sua
nonna e dopo, tenendole le gonne, strillò: «Andiamo via».

La testa della nonna ricadde su un lato; gli occhi erano spalancati, persi in una vitrea visione dell'aldilà, e la
carnagione violacea la faceva sembrare morta.

Judith la chiamò. Poté vedere i suoi occhi iniziare a sanguinare fiumi di lacrime purpuree.

La bambina indietreggiò. Guardò Hilde e vide le sue iridi sbiancate come se una trance l’avesse riportata nel
suo mondo di streghe. La temeva e la odiava, si allontanò da lei di qualche passo.

La donna balzò in avanti e le agguantò le spalle.

Judith iniziò a muoversi con foga cercando di strattonare quella donna malefica.

Hilde aprì la bocca e la sua mascella si allargò disegnando sul suo viso un orrendo ghigno che poco
somigliava al volto umano. Stava per mordere la bambina, le sue ossa stridevano come se si stessero
disintegrando e una scia di sangue le scivolò giù dalle narici.

Scoppiando in un pianto nervoso la povera piccola si mosse per liberarsi, si avviò alla porta senza osare
girarsi e scoprì che era bloccata. Tornò a voltarsi per poi vedere sua nonna riversa per terra, il cadavere era
crollato giù come se solo il pavimento potesse sostenere il peso della sua morte. Al contrario, in piedi,
vicino a lei c’era la strega. Gli occhi rossi iniettati di sangue e la bocca adesso chiusa, le sue labbra
sembravano starsi tramutando in un’insenatura stretta scolpita su un tronco nodoso. Pareva proprio che la
sua pelle e le membra si stessero consumando, seccandosi e formando sempre più rughe.
Di nuovo allargò la bocca nel tentativo di mordere Judith, probabilmente l’unico elisir di giovinezza che
poteva salvarle la vita erano le carni tenere di una bambina.

La piccola vide un pugnale sul tavolo, capì che quello era la sua unica possibilità, con un paio di scatti riuscì
a sfuggire alla strega. Lo impugnò mentre i denti appuntiti di Hilde si avvicinarono, riuscì a vedere la gola
muoversi come preda di contrazioni pulsanti; infine piantò quell'arma sul suo addome.

Sentì il rumore della lama toccare le costole, dopo vide la bocca di Hilde aprirsi e sputare fiamme e fumo.

Un tanfo ferroso s'insinuò nelle sue narici mentre un rumore attirava l'attenzione. Si girò con il coltello
insanguinato fra le mani.

Due piccole mani bianche spiccarono nel buio, seguite da un mugolio. Le scrutò capendo di non essere sola
e poi il viso della nipote di Hilde sbucò dalla culla. Gli occhi spalancati sotto quei capelli biondi la fissarono e
le sue labbra brillavano di un insolito rosso sangue.

Avanzò verso di lei, voleva salvarla.

E poi vide qualcosa che nessuno entrando in casa aveva notato. La figlia di Hilde giaceva per terra privata
del seno con cui stava allattando sua figlia mentre un lago purpureo le faceva da giaciglio.

La bambina iniziò a ridere e i suoi dentini bianchi spiccarono sul suo viso sporco. Guardandola Judith cercò
di trattenersi ma una risata grottesca le uscì dalla bocca, incontrollabile.

Il male, incarnato nel corpo di quella bimba di due anni, le insegnò che gli spiriti prediligono gli innocenti.
Adesso le avevano.

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