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SUSSURRI

VIAGGIO

Echi di fantastico
n.01/22 Il magazine del fantastico.
Viaggia insieme a noi!

5 racconti per
immergerti nel
fantastico

ECO

La scrittura
intelligente proviene
dall’osservazione
EDITORIALE

Un itinerario fantasy
in giro per l’Italia
OLTREPORTA

Le formule magiche
per imparare a
scrivere meglio

CONSIGLI DI TASTIERA

SUSSURRI 1
Indice
Lumien:
Mentre sognavo, leggevo e scri-
vevo. Passavo l’adolescenza rinta-
nato nella mia camera a divorare

Lumien: il progetto 2 il progetto libri fantastici uno dietro l’altro,


nutrendo la fantasia. Presto i so-
Inghiottiti, di Alvise Canal 3 gni diventarono progetti, e i pochi
Tramando romanzi una grande libreria. Solo
Racconto 1, di Ivan 7 Da piccolo ho sempre sognato ad ora, riguardandola, capisco cos’è
Racconto 2, di Rachele 11 occhi aperti. Non lo facevo per successo.
Racconto 3, di Virginia 14 scappare dalla realtà; semplice-
Racconto 4, di Gianluca 17 mente, non ero in grado di smet- Non credo al destino, preferisco
Oltreporta 22 tere. Era come scrivere: ne senti- pensare che ognuno è artefice del
Osservazione 26 vo il bisogno fisico, e mi piaceva proprio futuro. A volte, però, non
Consigli di tastiera 28 dannatamente tanto perdermi nel riesco a fare a meno di non vede-
Le matite dietro Lumien 30 farlo. La mia fortuna è stata quella re un filo che unisce ogni piccola
Disegna Lumien 31 di trovare Le Cronache di Narnia in cosa, anche la più superflua, che
Perché un magazine 32 una piccola edicola di montagna. fino a poco prima non aveva signi-
Cosa c’è di diverso 33 Lessi le oltre mille pagine in poco ficato nulla. La collezione di Gero-
in Lumien più di un giorno, e i miei sogni co- nimo Stilton ora ha un senso; i rac-
minciarono a cambiare. Conosciu- conti fantasy scritti a dodici anni
ta la fantasia, conosciuta la magia, ora hanno un senso; gli anni da
assunsero una forma diversa, e la correttore di bozze e ghostwriter
mia vita non fu più la stessa. hanno ora un senso.

C’era qualcosa che li rendeva diver- Questo è Lumien.


si, speciali: la voglia di realizzar-
li. Non mi importava che fossero Questo è il mio senso, questo è il
irraggiungibili: inventavo sempre mio sogno.
un modo per raggiungerli. Ideavo
mirabolanti piani e restavo sve- Anzi, scusate, il mio Progetto.
glio fino all’alba per cercare di farli
miei. L’unico modo per distoglier-
mi da un sogno era trovarne uno di
ancor più folle e ambizioso.

Scrivetemi
caroeditore@lumien.it

Segui Lumien

@lumien.edizioni

@lumien.edizioni

SUSSURRI 2
Inghiottiti
DI ALVISE CANAL

Fantasia e fantascienza sono due generi che corrono su binari paral-


leli che non si incontrano mai. A volte ci provano, si sfiorano e conta-
minano a vicenda, ma per lo più se ne stanno per le loro.
Alvise è uno scrittore notturno e sognatore
Eppure, in Lumien essi convivono, in quanto figli dell’immaginifico ad occhi aperti, un eclettico stacanovista
che ama perdersi nelle storie che inventa e
degli autori. Serviva quindi una storia che fosse in grado di raccontar- in mille altre passioni. La sua carriera pro-
vi come il sodalizio fra questi generi sia possibile, oltre che auspica- fessionale inizia come correttore di bozze
bile, una storia che, fra le righe, vi raccontasse cos’è Lumien, e cosa e ghostwriter, per poi spostarsi alla SEO,
quella robaccia sull’internet.
tenteremo di fare.
Dopo 27 lunghi anni di vita, trova in Lu-
Non vi resta che lasciarvi inghiottire. mien il modo di unire la sua passione per il
marketing e per la scrittura. Oggi vive una
doppia vita: in una analizza dati e sviluppa
strategie, nell’altra tenta di valorizzare il
fantastico italiano e rendere felici gli scrit-
tori emergenti.

«Capitano? Capitano!» Tutte le informazioni necessarie a ro dovuto essere mostruosamen-


comprendere la situazione erano lì te veloci. Così, almeno, sarebbero
«Jackson, giuro che se mi chiami fuori, oltre il vetro della sala di co- state due le cose mostruose in
un’altra volta ti scaravento nello mando della Nautilus. Informazioni quell’angolo remoto dell’universo.
spazio siderale senza pensarci due grosse, molto grosse.
volte!» Il pugno del Capitano si schiantò
L’equipaggio era spaccato in due. sul bottone nascosto sotto la sua
«Ma capitano!» Alcuni si erano schiantati sul vetro plancia e una frastornante luce
astrale, incapaci di distogliere lo rossa si diffuse all’istante per l’in-
«Per tutte le supernove, Jackson! sguardo da quanto, molto presto, tera astronave.
Lo so, dannazione, lo so. L’ho visto li avrebbe ridotti in un ammasso
anche io, ce l’ho sullo schermo…» di nulla. Altri, invece, avevano pro-
vato a darsela a gambe. I gusci di
A conti fatti, lo schermo tridimen- salvataggio erano limitati, ma solo
sionale del computer di bordo non l’equipaggio sulla plancia aveva
dava alcuna informazione aggiun- compreso cos’era in procinto di
tiva. Sapevano a che velocità luce accadere. Se fossero stati veloci,
si muoveva, fra quanto sarebbe av- forse alcuni di loro si sarebbero
venuto l’impatto e quali sarebbero potuti salvare.
Ascolta la playlist
state le probabilità di sopravviven-
di questo numero
za – inferiori allo zero, per inciso – Bip bip. Bip bip bip!
di Sussurri
ma erano informazioni completa-
mente inutili. Il computer non mentiva: avrebbe-

SUSSURRI 3
«Alle postazioni di comando!» tere a terra, Formak si era ritrovato intorno ad essa.
con il cervello in bella vista.
Il Capitano si voltò puntando la pi- «Attivate i cannoni ionici e lancia-
stola laser contro gli inetti che si «Congratulazioni, Ondir, sei ap- te immediatamente gli AT-38 per il
affollavano verso le uscite. «Ora!» pena stato promosso! Slitta il tuo supporto aereo. Che distruggano
culone sulla postazione e prepara questo dannato tentacolo.»
Senza abbassare l’arma, tornò a ri- subito il salto nell’iperspazio!»
volgersi all’equipaggio. «Hunter in uscita, Capitano! Can-
«Con quale rotta, Capitano?» noni in caricamento, pronti a col-
«Oggi la Nautilus non cadrà, se pire fra cinque secondi.»
ascolterete i miei ordini. Ma pro- «Lontano da qui, razza di idiota!»
vate a muovere un dito senza che «Signore…»
ve l’abbia espressamente ordinato Il capitano sentì già la mancanza
e vi apro un buco nel cranio prima di Formak, i cui resti gli avevano La mano del capitano corse ad
ancora che abbiate modo di capire insozzato gli stivali magnetici in agguantare la pistola non appe-
di aver sbagliato!» kromic in dotazione alla Flotta Im- na Ondir accennò a voler parlare.
periale. L’addetto ai calcoli aveva passato
La pistola sparò. Un raggio colpì un tempo interminabile alla ricerca
il pannello delle porte della sala La manovra drastica sorprese l’in- del coraggio per farlo.
di comando, disintegrandolo. Le tero equipaggio, che venne sbal-
uscite vennero sigillate all’istante zato dal contraccolpo. L’astronave «Hai finito con i calcoli per l’Iper-
dalle porte in metallo antilaser. Ora ruotò su sé stessa e per qualche guida?»
erano in trappola. attimo il mostro sparì dalla loro vi-
sta. «Capitano, anche se riuscissimo a
«Jackson, voglio tutti alle posta- liberarci dalla presa di quel tenta-
zioni di combattimento entro quin- «Ora!» colo non riusciremo comunque a
dici secondi. Se questa carcassa saltare!»
imperiale non inizia a fare fuoco Le leve dei motori a propulsione
contro quella maledetta cosa pen- nucleare vennero tirati al massimo. «Che diavolo stai dicendo? Perché
serò a te personalmente. Mani sudaticce correvano sulle po- mai non dovremmo riuscirci?»
stazioni malmenando i pulsanti di
Claudis, Novajack, spegnete tutti i comando. «Per quello!»
motori di destra e portate a mas-
sima propulsione quelli di sinistra. «Ho detto ora! Spingete questa Occhi morti guardavano alle spalle
Date energia anche agli ausiliari. balena di metallo lontano da quella del Capitano, laddove il dito tremu-
Staccate l’energia atomica da qua- oscenità. Voglio i motori di coda al lo di Ondir puntava.
lunque reparto superfluo e convo- massimo.»
gliatela ai motori principali. Il kraken aveva aperto la bocca e
«Signore, lo sono già!» gli At-38 vi stavano venendo risuc-
Formak… Formak maledizione!» chiati all’interno. Altri tentacoli del
«Come lo sono già?» calamaro gigante si allungavano
L’addetto ai calcoli fissava la mo- verso la nave, i cui motori erano
struosità in avvicinamento. Le Prima che riuscisse a catapultarsi del tutto inutili di fronte alla forza
mani strappavano ciocce di capelli, a controllare, il capitano finì lun- traente del mostro.
il pianto era incessante e la testa go disteso sul pavimento, insieme
sbatteva convulsamente contro i all’equipaggio restante. Qualcosa Lembi di carne venivano sfilettati
comandi del calcolatore superlu- aveva appena afferrato la nave. dai cannoni ionici, ma nuovi ten-
minale. tacoli prendevano il posto di quelli
Un tentacolo lungo decine di chilo- martoriati.
Il capitano lo afferrò per il colletto metri stava sbavando sui vetri della
della maglia. Ancor prima di sbat- torre di comando, attorcigliandosi «Concentrate i cannoni radiantla-

SUSSURRI 4
ser nella gola della bestia e sgan- mente inghiottiti nelle fauci sden- grande quanto un intero pianeta.
ciate tutti i missili atomici PHR. tate del kraken e la punta del Nau-
Lasciamo che quella creatura di tilus venne spinta all’interno dal Eppure doveva farsene una ragio-
altri tempi si suicidi e torni ad es- groviglio di tentacoli. ne. Che gli piacesse o meno, e non
sere una stupida leggenda! Datele gli piaceva affatto, stava per esse-
in pasto ogni cosa, dai prigionieri Jackson avrebbe voluto parlare, re divorato da un kraken.
alle bombe soniche. Non deve re- ma ancora non concepiva quel che
stare nulla di lei!» stava accadendo. Aveva visto cre- Mentre tutto si faceva buio, non
ature di ogni tipo nell’universo, dai riuscì a pensare alla moglie che lo
«Avete capito cosa fare, uomini! rimbambiti Tumbakka, un popolo aspettava su Brindor, Nuova Terra,
Non perdiamo tempo» li spronò a bizzarro dalla pelle moscia e grin- né alle figlie nate da poco. Tutto
sua volta Jackson. zosa, ai Miweuwuya, abitanti di un quello a cui pensò, mentre le fauci
pianeta sperduto della Congrega della bestia si chiudevano alle sue
La bocca pece del kraken si colorò di Amaster, nella Galassia di Ruth, spalle, era quanto avrebbe voluto
delle esplosioni. Le onde soniche tanto intelligenti da competere saltare al collo del Capitano e ucci-
si unirono alle deflagrazioni atomi- con i circuiti quantici dei computer derlo prima che fosse qualcun altro
che e parve che fiamme magiche dell’Impero Galattico. a farlo.
venissero sprigionate dai meandri
profondi della bestia. Aveva visto di tutto, davvero di tut- Chiuse gli occhi, si rannicchiò a
to, ma nessuna Enciclopedia Galat- terra, nascondendo la testa fra le
Poi le lingue di fuoco si spensero, tica, né tantomeno alcun calcolo ginocchia, e attese di morire.
e tutto tornò buio. I pochi caccia matematico, avrebbe potuto giu-
stellari rimasti finirono pietosa- stificare la comparsa di un kraken E attese.

SUSSURRI 5
Attese fin quando non capì che non «Guardate!» davano assorti, incapaci di affer-
sarebbe morto, non a breve alme- rarne le parole.
no. L’eco fu generale. L’equipaggio
accorse ancora una volta ad ac- «Svelti! Che diamine aspettate?»
Attorno a lui i rumori erano ces- calcarsi sui vetri della Torre. Tutto
sati, insieme ai colori. L’astronave quello che stava accadendo aveva Il Capitano sparò, e solo allora l’e-
aveva smesso di vibrare, i resti dei ancora meno senso! quipaggiò saltò al proprio posto
caccia di frantumarsi addosso agli per obbedire agli ordini. I compu-
scudi deflettori. In modo lento e graduale, il buio ter furono riattivati, i calcoli per l’i-
intorno a loro fu spezzato. Stelle perguida lanciati. Un borbottio ru-
Si guardò le mani, e qualche lacri- tornarono a illuminare l’universo e moroso copriva il rumore dei passi
ma ne inumidì i palmi. Era ancora pianeti di una galassia lontana pre- metallici del primo in comando.
vivo, non ci credeva! Nessuno, nel- sero forma tutt’intorno a loro.
la Nautilus, ci credeva. «Capitano…»
«Non è possibile, non ha senso.»
Un sospiro generale riverberò fra le Jackson provò ad attirare la sua
pareti di ferro dell’astronave men- Ma Il computer non sbagliava, non attenzione, ma parve inutile. Fu un
tre i generatori atomici riprende- sbagliava mai! Erano nella Galassia suono noto a richiamare il loro in-
vano a funzionare. L’energia tornò M751, uno dei punti più lontani da teresse.
a pulsare nella bestia di metallo e Igluia, la capitale dell’Impero.
i motori tornarono ad accendersi. Bip bip. Bip bip bip!
«Dovremmo ess-» prima che l’ir-
L’equipaggio corse a rallegrarsi. Gli realtà di quella situazione potesse I bulbi di entrambi vennero inghiot-
uomini gridavano, si stringevano in annebbiargli la mente, il Capitano titi dalle cavità oculari.
abbracci e piangevano per tutta la tornò in sé. «Tornate ai vostri po-
nave. Solo il Capitano rimase fermo sti, presto! Convogliate l’energia «Capitano? Capitano!»
immobile a fissare il nulla. ai motori a propulsione di poppa
mentre Ondir calcola la retta per «Jackson, giuro che se mi chiami
Per quanto fosse tornata la luce, lì Igluia. Dobbiamo andarcene al più un’altra volta ti scaravento nello
fuori nulla era cambiato. L’oscurità presto da qui!» spazio siderale senza pensarci due
li imprigionava. Erano ancora den- volte!»
tro il ventre del kraken, e non ne Il capitano si muoveva all’impaz-
sarebbero usciti vivi. zata da un punto all’altro della sala «Ma capitano!»
comando, dispensando ordini e
Il comportamento dell’equipaggio assicurando lo stato dell’astrona- «Per tutte le supernove, Jackson!
lo fece infuriare. Che diamine ave- ve. Era tutto stranamente a posto. Lo so, dannazione, lo so. L’ho visto
vano da festeggiare? Possibile che Salvo qualche piccolo danno alla anche io, ce l’ho sullo schermo…»
fosse l’unico a non aver perso la struttura, la Nautilus era operativa
testa lì dentro? Stavano per mori- al 97,35%. Non era la prima volta che l’aveva
re, avevano solo tardato di qualche sullo schermo, e sospettava non
minuto la loro fine. A non esserlo era l’equipaggio. sarebbe neanche stata l’ultima.

«Dobbiamo trovare un modo per Gli uomini erano ancora stretti ne-
fuggire da qui…» rifletté senza che gli abbracci e le loro bocche erano
nessuno avesse modo di sentirlo, impegnate a bere dalle fiaschette
neanche Jackson, che lo fissava nascoste che erano sbucate fuori
incuriosito poco più indietro. dalle uniformi, pronte per essere
condivise e prosciugate. Lo guar-

SUSSURRI 6
La linfa
del passato
DI IVAN ROCCA

Vi siete mai chiesti quante cose avrebbero da raccontare gli alberi


che per centinaia e centinaia di anni ci osservano silenziosi? Vi siete Ivan Rocca nasce in provincia di Padova
mai chiesti quanti incredibili eventi possono essere accaduti attor- nel 1983, ai piedi dei Colli Euganei. Una
volta completati gli studi, si trasferisce a
no ad un semplice ulivo? In questo racconto, Ivan Rocca approfondi- Nottingham, nel Regno Unito, dove vive e
sce questa fantastica possibilità, narrandovi una storia che vi saprà lavora.
sconvolgere! Tra le sue pubblicazioni si possono contare
i primi due romanzi di una saga fantasy, dal
titolo Alexander - Le Squadre della Morte e
Alexander - I Cavalieri di Luxar, e una rac-
colta di fiabe moderne dal titolo Racconti
da Leggere sotto i Raggi della Luna.

Respirò. Fu come venire al mondo sco se avesse premuto il naso tra la storia. Una storia che sarebbe
una seconda volta. il muschio e il terriccio. andata ben in là negli anni. Quasi
ottomil...
La prima cosa che percepì fu l’u- Ha funzionato?, si chiese. O si trat-
midità. Calda, avvolgente come ta di un sogno? Un rumore interruppe il flusso dei
un abbraccio materno. Benvenuta suoi pensieri. Una sorta di barri-
come un’amica di vecchia data. Il dottor Giovi si tirò su di scatto to accompagnato da rami che si
facendo schioccare le ginocchia. spezzavano. Qualcosa si stava agi-
Si sforzò di aprire gli occhi e vide Se ne pentì subito. Fu colto da un tando a breve distanza da dove si
le proprie mani. Umide, intrise di capogiro e dovette allungare una trovava. La paura e la curiosità lo
quella stessa rugiada mattutina mano per non cadere. attanagliarono in una morsa.
che gli aveva impregnato i vestiti.
Il palmo di una mano accarezzava Si appoggiò al fusto di un alberello La mente del dottor Giovi lavorò
il dorso dell’altra, forse per darle che non doveva avere più di dieci febbrilmente. Doveva preservare
conforto. La cuffia neuronale gia- anni. Un giovane ulivo. Sgranò gli l’albero. Se qualcuno o qualcosa
ceva di fianco. Si doveva essere occhi quando si accorse che si avesse potuto rappresentare una
sfilata. trattava di quell’ulivo. Lo smarri- minaccia per l’ulivo, aveva il dovere
mento si trasformò in consapevo- di proteggerlo allontanando la pro-
L’odore gli giunse alle narici in se- lezza. Ci erano riusciti. pria persona. Decise che avrebbe
guito. Pungente, prepotente. Un lasciato l’attrezzatura. Come da
odore che sapeva di terra, di fun- Mosse qualche passo. Doveva sta- copione, sfilò dallo zaino il Regola-
ghi, di foglie lasciate a marcire. L’o- re bene attento a non danneggia- tore di Zarrosi, il dottor Zarrosi, lo
dore che doveva avere il sottobo- re l’ulivo per non comprometterne assicurò delicatamente al giovane

SUSSURRI 7
tronco con una cinghia e collegò i muoveva sui ciottoli che ricopriva- trattenere il fiato. Si ac-
terminali ai rami. no le rive, qualcosa di molto simile covacciò d’istinto mentre
a una mandria di cavalli. i suoi occhi frugavano tra
Ecco, così dovrebbe andare bene, la vegetazione.
si disse. Non erano cavalli. Il crine porpora
rifletteva la luce come se vi scor- Li vide nello stesso istante in
Prese con sé solo il machete, l’uni- resse una cascata di diamanti. Il cui loro videro lui. Un uomo e
ca arma che aveva portato in quel muso allungato era sovrastato da una donna, i corpi seminudi av-
viaggio sperimentale. Coprì lo zai- un unico corno a spirale, lungo e volti da strisce di pelle conciata.
no con foglie e terriccio e prese la affusolato, come quello di un nar- La loro pelle era bronzea, la peluria
direzione opposta a quella da dove valo. I corpi erano snelli e flessuosi, bruna. Portavano collanine e moni-
era giunto il rumore. vagamente allerta, pronti a scatta- li dai quali penzolavano ossa e con-
re al minimo segno di pericolo. chiglie. L’uomo era armato di una
Lassù, tra le fronde degli alberi, gli lama rudimentale, mentre la don-
uccelli avevano cominciato a ru- «Quelli sono unicorni!» disse ad na impugnava un bizzarro bastone
moreggiare. Forse il pericolo era alta voce il dottor Giovi, accorgen- con un minerale verde incastonato
passato. Il dottor Giovi ammirò le dosi solo in seguito di aver parlato. in cima.
piante che lo circondavano; un
insieme delle più comuni specie Era incredulo. Non riusciva a com- Fu lei la prima a muoversi. Alzò il
vegetali mediterranee, quelle che prendere se quello che stava vi- braccio e pronunciò qualcosa di
si sarebbe aspettato, eppure... vendo fosse un sogno o la realtà. incomprensibile. Il minerale emi-
C’era qualcosa che stonava. Forse Se fosse stato un sogno, era il più se un globo verdastro che saettò
erano alcuni colori sgargianti che vivido, il più... tangibile che avesse verso il dottor Giovi come un dar-
sembravano fuori posto, forse la mai fatto. do scoccato da una balestra. Il
presenza di specie che non rico- dottore si lasciò cadere sulle
nosceva. Sembravano più adatte Una macchia scura al centro del ginocchia. La sfera colpì la
a una foresta del Sudamerica, o ai lago reclamò la sua attenzione. La base di un tronco che prese
recessi dell’isola del Madagascar. superficie si increspò e ne usci- a fumare e a sciogliersi.
rono dei lunghi tentacoli. Sinuose L’albero crollò a terra in
Passò oltre. Si inerpicò su di un’al- come delle serpi, le propaggini si un marasma di schioc-
tura. allungarono per cercare di affer- chi di rami spezzati.
rare uno dei gabbiani che volavano
Devo uscire da questa macchia ver- sfiorando l’acqua. Non riuscirono Un altro globo ver-
de, devo osservare tutto da un pun- nel loro scopo. Veloci come erano dastro gli passò
to più in alto... apparsi, i tentacoli scomparvero davanti al naso
nelle profondità del lago. La cre- per andare a
La vegetazione si diradò veloce- atura cui appartenevano doveva sfracellarsi
mente, lasciando scoperta una val- avere le dimensioni di un autobus. contro una
le. Il dottor Giovi non ebbe bisogno roccia.
di aguzzare la vista per compren- E gli uccelli! Quelli che planava-
dere cosa stava osservando. Con no tra le alture erano sprovvisti di
crescente stupore, il suo sguardo piume se non sulla coda, strani in-
si perse sull’ambiente sottostante. croci fra pipistrelli e pappagalli.

La valle si estendeva tra tre altu- Il rumore di un ramo


re, un lago nel mezzo. Lo specchio che si spezzava gli
d’acqua si increspava sotto le con- fece
tinue raffiche di vento. Qualcosa si

SUSSURRI 8
Lo sfrigolio della pietra che veniva Il dottor Giovi quasi superò il pun- Un sibilo e un gorgoglio preannun-
corrosa gli diede uno scossone. to dove si trovava l’ulivo con tutta ciarono l’arrivo di un essere simile
la sua attrezzatura. Fu costretto a un rettile. Le sue squame erano
Il dottor Giovi prese a correre sen- a scartare a destra aumentando il di un intenso verde abete, le ali ri-
za guardarsi indietro. Sentiva i ri- vantaggio degli indigeni. chiuse sul dorso ricordavano quel-
chiami dei due inseguitori, gli an- le di una creatura preistorica. La
simi, il rumore della vegetazione D’improvviso lo vide. Un alberello testa oblunga pareva essere stata
che veniva calpestata. La donna esile, dritto e flessuoso come non presa dal corpo di un coccodrillo.
fece un altro paio di tentativi con sarebbe mai più stato. Distava un Sembrava... era un drago!
i globi. Entrambi andarono a vuoto. paio di decine di metri. Sudando e
ansimando, il dottore si apprestò a Il nuovo arrivato si gettò sull’indi-
Gli inseguitori guadagnarono ra- compiere quei pochi, lunghissimi geno, ora disarmato. Steso sul ter-
pidamente terreno. E come po- passi. Era arrivato alla meta, ora- reno umido, il dottor Giovi non vide
teva essere altrimenti? Loro mai. Ce l’avrebbe fatta. altro che un groviglio di zanne e di
ci vivevano in quel mondo squame, di arti umani e di artigli.
perduto. Erano abituati Una stilettata di dolore attraversò Le grida dell’uomo si mescolarono
al caldo e all’umidità, il suo polpaccio sinistro. Cadde a ai versi bestiali del rettile. La don-
alle spine dei rovi e ai terra con un’imprecazione. na si unì alla mischia per cercare di
rami che sembrava salvare il compagno.
volessero gher- Si guardò la gamba. Vide con or-
mirti ad ogni rore che la lama rudimentale sca- Il dottore si sforzò di distogliere lo
passo. Loro gliata dall’indigeno si era insinuata sguardo dalla scena. Si concen-
non veniva- tra le morbide carni del polpaccio. trò sul suo obiettivo. L’ulivo e l’at-
no dal fu- L’uomo e la donna si erano ferma- trezzatura erano lì, a pochi metri.
turo. ti a breve distanza. Lui era ancora Prese a strisciare, comprendendo
nella posizione con la quale aveva solo in quel momento cosa doves-
scagliato la lama, lei si apprestava se provare un soldato che si muo-
a lanciare un ultimo, fatale globo ve rasente al terreno mentre sopra
acido. di lui fischiano i proiettili. Avanzò
spanna dopo spanna, puntando i
Il dottor Giovi vide la morte bus- gomiti a terra, cercando di ignora-
sare alla sua porta. La sua vita re le urla e i sibili e i rumori della
sarebbe terminata lì, in quel lotta.
mondo perduto, in una ter-
ra e un’epoca che non gli Gli scappò un risolino nervoso
appartenevano. L’esperi- quando si trovò il fusto dell’ulivo
mento sarebbe stato di- davanti al naso. Spostò foglie e
chiarato fallito e il suo terriccio che nascondevano l’at-
nome sarebbe comparso trezzatura per il ritorno. Controllò
in qualche rivista scien- che il Regolatore di Zarrosi fosse
tifica per un anno o al proprio posto e che i terminali
due... fossero ben saldi a rami e radici.
Quando si infilò la cuffia neuronale
si accorse che non sentiva più al-
cun rumore. Con orrore pensò che
la battaglia doveva essere finita.

Si voltò sulla schiena in tempo

SUSSURRI 9
per vedere le fauci del drago gron- era tutto tangibile. Ma, soprattutto,
danti sangue che calavano su di lui. la storia andava riscritta!

Premette il pulsante del Regolato- Non appena i suoi polsi furono li-
re. beri, il dottor Giovi afferrò il brac-
cio della persona più vicina, l’inge-
La luce esageratamente forte delle gner Pugliese. Quest’ultimo vide gli
lampade alogene lo accecò ancor occhi spiritati del collega.
prima di aprire le palpebre. Fece
per alzare le mani e ripararsi gli «Ha funzionato?» chiese.
occhi, ma i polsi erano saldamente
ancorati al pianale di alluminio. Si «Lo-loro... sono esistiti. Lei... una
trovava steso sulla schiena, sotto volta veniva usata!» rispose il dot-
la testa un cuscino, il corpo pog- tor Giovi, buttando fuori le parole
giato su di un morbido materassi- come fossero state acqua nei pol-
no. moni di una persona in procinto di
affogare.
Girò il capo di lato. Qualcuno gli
sfilò la cuffia sussurrandogli delle «Loro chi?» intervenne Zarrosi fa-
parole confortanti. Qualcun altro cendosi largo tra i colleghi. «Cosa
comprese la sua sofferenza e ab- veniva usata?»
bassò le luci. Pian piano, lenta-
mente, tornò a vedere. «Gli animali fantastici e... oddio
non mi crederete. La magia!»
Attorno a lui c’erano una decina di
persone in camice bianco. Rico-
nobbe i volti: il dottor Zarrosi, la
dottoressa Vinci, i dottori De Anto-
nio e Mericalà. I suoi colleghi. Tutti
coloro con i quali aveva sviluppato
una serie di dispositivi in grado di
allacciarsi alla linfa degli alberi per
sviscerarne i ricordi vissuti duran-
te la loro esistenza millenaria.

Il tronco dell’ulivo millenario si tro-


vava lì, a breve distanza, le foglie
che sbucavano tra le pieghe del
padiglione che gli era stato instal-
lato intorno. Settemila e settecen-
to anni di storia collegati a lui tra-
mite dei cavi.

Secondo le tesi degli scienziati, il


volontario sarebbe stato connes-
so con il vegetale vivendo l’intera
esperienza come un sogno. Quanto
si erano sbagliati! Era tutto reale,

SUSSURRI 10
Pacific
DI RACHELE TARPANI

Guerre interplanetarie, nemici tecnologici super avanzati e crudeli e


un pianeta, Pacific, ad ospitare un soldato dirottato. Rachele ci rac- Rachele Tarpani nasce a Perugia nel 1993.
conta di un bizzarro alieno e del rapporto che costruisce con un uma- Ha una doppia laurea in psicologia ed è ap-
no che a stento riesce a capire cosa voglia da lui. passionata fin da bambina di libri, anime e
manga.
Ha pubblicato nel 2020 il suo primo roman-
zo fantasy “LUCE” edito da La Corte Edito-
re, e ha all’attivo diversi progetti fantasy.

Un brusio indistinto. Qualcuno lo come davanti a un enigma. tattare la base terrestre. Ma ne sa-
stava scuotendo. rebbe stato in grado? Dubitava che
Hiro si ritrasse e si guardò intorno, la popolazione locale vantasse una
Hiro spalancò gli occhi e tutto sempre più confuso. La sua navi- tecnologia simile a quella umana.
quello che vide fu un’ombra scu- cella giaceva distrutta e irrecupe-
ra che incombeva su di lui. Urlò e rabile a qualche metro di distanza, Si voltò verso l’alieno. Non cono-
agitò le braccia nel maldestro ten- con il muso piantato nel terreno sceva la sua razza; con tutta pro-
tativo di difendersi… da un nemico violaceo; dell’unità nemica nem- babilità, si era spinto più lontano
inesistente. Quando i suoi occhi meno l’ombra. Il paesaggio sem- dell’Universo colonizzato. Ora che
misero a fuoco, si ritrovò a fissare brava bucolico e sereno: la guerra lo guardava meglio, notava i suoi
una tranquilla radura dalla vegeta- contro lo Sciame non pareva averli occhietti piccoli e strabici, che gli
zione fluorescente e l’espressione ancora raggiunti. Per ora. conferivano un aspetto strambo e
tonda di un alieno. stupido. Dubitava fortemente che
Si tirò su a fatica, non badando al avrebbe potuto aiutarlo, ma tenta-
La creatura aveva una testa perfet- dolore alla schiena e ai muscoli, re non gli costava nulla.
tamente sferica di un grigio perla che parevano sfilacciarsi a ogni
opaco che mal si fondeva con il re- movimento, e zoppicò verso il Fece un bel respiro e parlò con il
sto del corpo, un blocco di tenta- mezzo, incurante dello sguardo in- linguaggio interplanetario. «Vengo
coli traslucidi. Al suo interno erano curiosito dell’alieno. Il dispositivo in pace» frase standard d’apertura.
visibili sottili filamenti scuri simili a di comunicazione interstellare era «Sono un soldato della Resisten-
vene umane. Lo stava osservando danneggiato ma non sembrava ir- za contro il Riy, lo Sciame. La mia
con un’espressione vispa, mulinan- recuperabile: se fosse riuscito ad vettura è stata danneggiata da una
dogli intorno e inclinando il capo aggiustarlo, avrebbe potuto con- sua unità mobile.» Deglutì dall’in-

SUSSURRI 11
quietudine. Chissà che era suc- cora più concitato. «Davvero, non
cesso al resto del suo reggimento. capisco! Devo aggiustare la tra-
«Chiedo il permesso di sostare nel smittente, devo chiamare qualcu-
vostro territorio per riparare il mio no che mi salvi.»
sistema di comunicazione.»
Lo vide balzare fuori dalla capan-
L’alieno lo guardò con espressio- na e tornare poco dopo con un fa-
ne vacua, poi iniziò a saltellare e gotto. Glielo porse e Hiro vi trovò
a blaterare versi incomprensibili. dentro una poltiglia viscosa simile
Hiro cercò di calmarlo, ma l’esse- a vomito. Storse il naso e cercò
re lo afferrò per un braccio con un di toglierselo di mano, ma l’alieno
tentacolo viscido e lo trascinò via glielo spinse di nuovo contro, gor-
come fosse un pupazzo. Hiro pro- gogliando qualcos’altro.
vò a dimenarsi, a chiedergli di la-
sciarlo in pace, ma lui non sembrò «Non so che devo farci!» esclamò
capirlo. esasperato. Tentò anche di silla-
bare qualche parola nella lingua
Lo portò al limitare di un bosco, intergalattica, ma nessuno gli ave-
una distesa di vegetazione che gli va insegnato altre frasi all’infuori
ricordò gli aceri rossi giapponesi, dell’indispensabile necessario per
ma tre volte più grandi. Nel veder- presentarsi alle altre razze.
li, Hiro si rese conto per la prima
volta che poteva respirare senza L’alieno insistette, portandogli la
problemi, anzi: la percentuale di strana sostanza al viso.
ossigeno doveva essere maggiore
di quella terrestre. Quel particolare «Smettila, basta!» esclamò. «Cosa
trovò ulteriore conferma quando stai…»
osservò le altre piante sgargianti
che sorgevano maestose dal terre- Un po’ della poltiglia gli arrivò alle
no: erano simili ad alberi, ma alte labbra e istintivamente la leccò via.
quanto un grattacielo. Maggiore Fermò le lamentele di colpo: quel-
era la presenza d’ossigeno e mag- lo strano intruglio aveva un odore
giore era la grandezza degli esseri indubbiamente sgradevole, ma il
viventi, aveva letto da qualche par- sapore non era affatto male. Ne
te. prese un po’ con il dito e se lo portò
alla bocca. Dolciastro, gli ricordava
L’alieno lo condusse in quella che molto il gusto dei dorayaki.
suppose essere la sua dimora:
una capanna di stoffa, all’apparen- La fame lo colpì. Si era nutrito con
za tutt’altro che stabile. Lo spinse una sonda fino al suo risveglio, non
all’interno e per un attimo il terre- mangiava letteralmente da anni. In
stre pensò volesse ucciderlo, ma un attimo divorò la poltiglia, spe-
la creatura gli si piazzò di fronte rando non fosse avvelenata, men-
e rimase a fissarlo, continuando a tre la creatura gli trotterellava in-
parlare la sua lingua sconosciuta. torno soddisfatta.

«Non ti capisco» ribatté Hiro, at- «Ti ringrazio molto della tua ospi-
territo. L’extraterrestre blaterò an- talità» scandì il ragazzo, quando

SUSSURRI 12
ebbe finito l’inusuale pasto. «Però come se il pianeta fosse fermo; a con lo Sciame. Lo doveva alla sua
ora dovrei andare a riparare la mia volte la luce si riduceva legger- famiglia e a tutta la Terra.
navicella e…» mente, per poi tornare accecante e
potente come prima. Hiro ipotizzò Riparò il dispositivo di trasmis-
L’alieno continuò a non capirlo. che ci fossero due stelle a illumi- sione con i pezzi della navicella
Prima che Hiro avesse modo di nare l’atmosfera in modo perpetuo. distrutta e provò a inviare un se-
finire la frase, saltò di nuovo fuori Ogni cosa lì era calma e impertur- gnale di aiuto al resto della flotta,
dalla capanna e tornò con un altro babile, compresa la bizzarra crea- pregando che arrivasse presto.
fagotto di quella strana sostanza. tura.
Stavolta il terrestre l’accettò senza «Forse tornerò davvero a casa»
fare storie, rassegnato. Prima di Gluk – così lo aveva ribattezzato mormorò a sé stesso, ottimista.
mangiarlo, lo esaminò con atten- per via dei suoi versi insoliti – ave-
zione: quello che pensava essere va una vita elementare, dettata Entrò nella capanna, dove Gluk lo
l’involucro, in realtà era un gros- dalla totale assenza di problemi. stava aspettando con la solita aria
so fiore irregolare. Ne strappò un Mangiava, dormiva e saltellava; lo spensierata di chi viveva senza un
lembo e se lo passò sulla lingua, osservava curioso mentre tenta- problema. Vedendo l’espressione
scoprendo che anche quello aveva va di aggiustare la trasmittente e distesa e sollevata del ragazzo, l’a-
un ottimo sapore ed era comme- blaterava nella sua lingua incom- lieno inclinò il testone nel visibile
stibile. E più mangiava più gli pa- prensibile. A volte spariva nel nul- tentativo di chiedergli cosa avesse.
reva che le preoccupazioni lo ab- la, tornando dopo chissà quanto
bandonassero. con l’espressione più inebetita di «Vado via.» Ovviamente non lo
prima. capì. «Mi verranno a prendere.»
Forse poteva fingere che andasse Indicò sé stesso e il cielo. «Via! A
tutto bene per un po’, poteva finge- Hiro scoprì che non c’erano altri casa!»
re di non essere un naufrago in un abitanti nelle immediate vicinanze.
pianeta sconosciuto. Ipotizzò che il suo salvatore potes- Gluk lo fissò all’inizio vacuo, poi
se essere una sorta di selvaggio o sembrò comprendere e prese ad
La guerra, lo Sciame, l’esercito. un eremita. agitarsi. Gli si buttò addosso, in-
Tutto gli sembrava sciocco, sen- trappolandolo con il suo corpo
za senso. A che sarebbe valso Tuttavia, stando a stretto contatto flaccido eppure molto pesante.
chiamare i rinforzi? Lo avrebbero con la creatura, aveva imparato a
scambiato per un disertore, sareb- farsi capire nei bisogni più basila- «Lasciami! Ma che fai? Mi stai
be tornato a casa – se mai fosse ri. Quando aveva fame, gli bastava strozzando, lasciami andare!»
tornato – come un perdente, come indicare la bocca e l’alieno gli do-
un vigliacco. nava con prontezza uno dei suoi Gluk non gli diede ascolto. I suoi
stravaganti fiori nutrienti e ricchi latrati si fecero ancora più forti,
Mangiò l’ultimo petalo del fiore e si d’acqua; quando scandiva la pa- quasi disperati. Spalancò la bocca,
leccò le dita. «Grazie mille. Grazie rola “navicella”, Gluk sapeva che si rivelando denti aguzzi come rasoi.
davvero.» sarebbe messo al lavoro sulla ri-
cetrasmittente. Hiro stesso aveva La sua espressione non fu più tan-
L’alieno ondeggiò e inclinò il capo appreso che i latrati incomprensi- to pacifica.
con un’espressione vacua. bili dell’alieno non erano altro che
incitazioni a non arrendersi. Forse.
Forse avrebbe potuto riposarsi un
po’, prima di decidere il da farsi. Sarebbe rimasto volentieri in quel
pianeta placido e ameno, ma si
Contare i giorni era impossibile. rendeva anche conto di non poter
Il buio non accennava ad arrivare, fuggire per sempre dallo scontro

SUSSURRI 13
I portatori
del granato
DI VIRGINIA CAVALLI

In questa prima parte della storia, Virginia ci presenta Morgan, una Virginia Cavalli, 24 anni, abita a Cattoli-
giovane guerriera responsabile di un grande potere. In un racconto ca (RN) ed è laureata in Lingue e culture
dai tratti high fantasy, l’amazzone sarà chiamata a compiere un’im- straniere (inglese e tedesco). A febbraio si
laureerà alla magistrale di Traduzione edi-
presa impossibile a tutti, ma forse non a lei. Vilhjálmr, suo zio, si fida toriale e formazione linguistica (entrambe
di lei, e sembra farlo anche qualcuno molto più in alto! le lauree presso l’Università degli Studi di
Urbino Carlo Bo).
Si occupa di divulgazione della narrativa
tolkieniana in Italia attraverso collabora-
zioni con la radio La voce di Arda ed è ap-
passionata di filologia germanica e lettera-
tura inglese.

Occhi color ambra scrutavano il cava, emanò un profondo respiro le.


cielo trapunto di stelle. Ogni senso che si innalzò in due fitte nuvolette
teso come la corda di un violino in di vapore dalle froge. L’amazzone lasciò il palafreno fuori
attesa di un qualcosa da percepire dalla locanda, all’altezza delle man-
nella buia notte. «Siamo quasi arrivati, ancora po- giatoie. Dopo averlo dolcemente
chi minuti…» accarezzato, richiuse il recinto, si
Nulla. diresse alla porta della locanda, so-
La cavalcatura era consapevole del pra cui pendeva un’insegna verde e
Il pugnale pendeva dal fianco sini- fatto che Morgan andava ripetendo bianca, ed entrò.
stro, avvolto in un fodero di pelle quella frase da tempo, così come
nera consumata, in sintonia con i l’amazzone sapeva quanto Gren- Alle pareti pendevano fiaccole e
lunghi stivali da amazzone. Il gra- dal fosse esausto: erano stati due lungo l’unica grande aula vi erano
nato che ciondolava dal collo non giorni intensi per entrambi, ma non ampi tavoli e panche su cui sede-
vibrava: tutto sembrava tranquillo, potevano fermarsi. Preferiva anda- vano uomini e donne delle più di-
almeno per il momento. re avanti e rimandare il lungo son- sparate estrazioni sociali: guerrie-
no ristoratore che tanto agognava. ri, preti, giocolieri, prostitute.
Morgan aveva venticinque anni, ca-
pelli setosi e corvini, occhi pene- Passarono sotto un alto arco a ogi- L’uomo corpulento dai capelli ca-
tranti. Il viso pallido e affilato rara- va: la porta cittadina del villaggio di stani e dalla barba folta la aspet-
mente faceva trasparire emozioni, Caher. La meta era la locanda della tava seduto a un tavolo di quercia,
se non di collera. Giumenta Rampante, dove li at- dietro a una caraffa di idromele.
tendeva lo zio di Morgan, Vilhjálmr, Morgan si sedette di fronte allo zio,
Grendal, il purosangue che caval- abile spadaccino dell’esercito rea- versandosi dell’idromele per disse-

SUSSURRI 14
tarsi dopo il lungo viaggio.

«Ce n’è voluto, di tempo. Ti sei


imbattuta in un eoten di mon-
tagna?»

«Ti suggerisco di es-


sere più grato e
meno critico, con-
siderati i due giorni
e le due notti che io
e Grendal abbiamo
passato per boschi
e villaggi, senza
mai riposarci.»

«D’accordo, ti chiedo
scusa, ma si tratta di
una faccenda di mas-
sima importanza. Il re
ha espressamente chiesto
di te. Poco importa che tu sia
mia nipote. Cercava una perso-
na fidata, in grado di cavalcare per
lunghe distanze e di combattere
strenuamente, e gli sei venuta in
mente tu, con mio sentito piace- sovrano, rientri tra loro.» lo sai. Possederemmo un potere
re.» sconfinato, e quando cose simili
«E tu vorresti mandarmi a uccider- accadono, il passo verso la tirannia
«Di cosa si tratta?» la e a riprendere l’arma sottratta al è molto più breve di quanto non si
nostro re mesi or sono?» possa immaginare.»
«Penserai che ti stiamo mandan-
do incontro a morte certa, ma io «Non io: è il re in persona a chie- Lo zio abbassò lo sguardo, costret-
ripongo estrema fiducia in te, e ti dertelo.» to ad ammettere che la nipote ave-
considero perfettamente all’altez- va ragione. Il suo cuore era diviso
za dell’incarico. Ricordi il sogno «Vuole vendicarsi di me per non in due: per lui Morgan era come
che hai fatto qualche giorno fa, il aver acconsentito a sposarlo?» una figlia, ma era pur sempre un
fiore rosso?» guerriero del re, a cui aveva giura-
Vilhjálmr scoppiò in una fragorosa to fedeltà incondizionata. Quando
«In ogni dettaglio.» risata. «Buffo che tu ritenga il no- Morgan aveva rifiutato la proposta
stro sovrano tanto rancoroso; inizi di matrimonio di Athred, Vilhjálmr
«Il re ne ha fatto uno simile. So- forse ad avvertire il morso del rim- ne era rimasto terribilmente addo-
spetta si tratti della lupa degli pianto?» lorato, comprendendo le motiva-
abissi, il cui mostruoso figlio è zioni della nipote così come il do-
stato ucciso dal nostro esercito lo «Non rimpiango niente. L’unione di lore del suo sovrano.
scorso inverno. Sembra sia in gra- due portatori sarebbe troppo peri-
do di penetrare le menti dei porta- colosa, oltre a essere una proposta Curiosamente, le persone a cui
tori del granato e tu, come il nostro sfrontata. È una maledizione, e tu Vilhjálmr era più legato condivide-

SUSSURRI 15
vano parte del loro destino. Il gior- «Non ti scaldare. Mi ricordi mio «Perché non manda uno di voi?»
no in cui Morgan si era svegliata fratello, quando fai così…»
con un segno vermiglio sul dorso «Perché siamo uomini, e la lupa
della mano, Vilhjálmr aveva capito «Se vuoi che ti dia un pugno in un degli abissi ci adulerebbe. Non of-
subito: era una dei portatori. Era la occhio, chiedilo senza ricorrere a fendere la tua intelligenza facendo
pietra a scegliere il portatore, mai questi espedienti.» simili domande.»
viceversa.
«Preferirei un calcio.» «D’accordo. Verrò domani. Non
Il granato era una pietra estrema- posso tirarmi indietro prima anco-
mente potente a Middangeard, il «Molto divertente.» ra di sentire ciò che ha da dirmi.»
cui dono era quello di carpire se-
gni sul corso del futuro attraverso I genitori di Morgan erano spariti «Decisione assennata, ma ricorda:
i sogni. quando lei aveva solo dieci anni. niente sfrontatezze. Niente insulti.
Un giorno si era svegliata e non li Niente…»
O gli incubi. aveva semplicemente più rivisti.
Da allora, lo zio aveva cercato di «Prometto di comportarmi bene.
«Hai fatto altri sogni inconsueti, prendersi cura di lei nel migliore Seguirò pedissequamente il vostro
oltre al fiore rosso?» dei modi: la sua elevata posizione codice cavalleresco.»
nell’esercito regale le aveva per-
«No, per fortuna. Sai quanto sono messo di conoscere l’alta società «Brava bambina.»
dolorose le visioni.» da vicino. Una magra consolazione
dopo un dolore emotivamente in- Pagarono l’oste, montarono sulle
«Ti portai personalmente nelle sostenibile, per una bambina. loro cavalcature e si diressero al
miniere dei nani per riscuotere la castello, dove lei e lo zio dispone-
pietra.» Oltre allo zio, Morgan aveva il suo vano da sempre di un comodo al-
fedele Grendal: un purosangue loggio. La lunga treccia di Morgan
«Ne parli come fosse un bottino delle terre dell’ovest. I cavalli dell’o- si confondeva nel nero della notte:
agognato…» vest arrivavano a vivere più di cin- in sella a Grendal, sembrava uno
quant’anni, e Grendal era con lei spettro alato.
Morgan era appena quindicenne da quando ne aveva solo sei. Era-
quando, in una fredda notte di di- no cresciuti insieme, e sarebbero
cembre, poco prima del solstizio stati inseparabili ancora per molto
d’inverno, si era svegliata con la tempo.
mano sinistra sfregiata. Da allora,
se vi riusciva, la copriva sempre «Athred ti vuole a corte domani.
con un guanto di pelle. Vuole che ceni con noi.»

Quella sera, alla locanda, il dorso «Vorrebbe adularmi con un regale


era scoperto. Vilhjálmr le osservò banchetto prima di mandarmi al
la mano. macello?»

«Una portatrice tra gli Scynding, «Morgan, ascoltami bene. Io ripon-


chi l’avrebbe mai detto… I tuoi ge- go la massima fiducia in te. Non
nitori sarebbero esterrefatti.» solo sei una portatrice, e questo
rappresenta di per sé già un enor-
«Cambiamo argomento, se non ti di- me vantaggio, ma sei anche la mi-
spiace. Queste parole melliflue e no- gliore cavallerizza e spadaccina del
stalgiche mi fanno venire i conati.» regno. Questo Athred lo sa.»

SUSSURRI 16
Soltanto
coincidenze
DI GIANLUCA FIAMMA

Il fantastico si declina in tantissime forme diverse, come dimostra il


racconto di Gianluca Fiamma. Alcuni potrebbero valutarlo un urban
soft fantasy, altri uno sci-fi. Il confine è sottile. Lasciamo siate voi a Gianluca nasce in un piccolo paesino di
montagna, nei pressi delle Dolomiti, un
decidere la natura di questa particolare e intrigante storia che, forse, buon numero di anni fa, crescendo fin da
avrà ancora molto da raccontarci. subito a contatto con i boschi e le monta-
gne. Da questi elementi scaturisce il suo
amore per il fantastico, che presto si tra-
sforma nell’esigenza fisica di raccontare
storie. Gianluca inizia così a scrivere rac-
conti fin da giovanissimo e, da allora, non
smette più di farlo.

Lo spostapoveri brulica di gente. rumorosa bestia di latta. Con l’eleganza pungente di un per-
sonaggio di Downton Abbey, Benny
Le donne dell’Est, intabarrate in «La vuoi piantare?» cambia abilmente discorso. Il suo
trapunte matrimoniali pelose, par- dito punta una signora con un cap-
lottano vivacemente al telefono, la «Come?» pello che nulla ha da invidiare alla
gola sforzata per coprire il rombo fruttiera di famiglia che a Natale
del motore, posto sotto il culo dei «Non fingere che non ti conosca. adorna il centrotavola. Mantiene il
passeggeri in coda, che risuona So che li stai immaginando con i braccio teso senza scomporsi, in-
estremo come i tamburi degli orchi coltelli fra i denti e i tirapugni na- curante degli sguardi della gente.
dentro Khazad-dûm. scosti sotto i guanti; ti si legge in L’avrebbero giudicata lo stesso, e
faccia.» preferisce sia per la sua maleduca-
Nonostante l’assembramento, la zione che per la timida scollatura
solitudine dei passeggeri raggiun- Alzo le mani al cielo, il capo recli- che non è riuscita a coprire meglio.
ge picchi storici. Sono tutti irrime- nato. «Beccato.»
diabilmente soli lì dentro, nessuno «Devo proprio?»
escluso. Sull’attenti, si preparano Benny mi conosce bene, forse un
a combattere, chi sgomitando per po’ troppo. Sediamo in fondo all’au- «Certo che sì! Siamo saliti appo-
raggiungere l’uscita, chi tendendo tobus, l’uno in fianco all’altro. Tro- sta, no?»
i muscoli per fiondarsi sul primo viamo sempre posto, e forse è solo
posto libero. Non c’è amicizia che per questo che la nostra amicizia Sbuffo. «Va bene, va bene, ma
tenga negli spostapoveri: leggi più non si è ancora incrinata. metti giù quella mano!»
selvagge di quelle della giungla vi-
gono nelle fauci della sbilenca e «Quella lì va bene?» Sfuggo lo sguardo degli zombie

SUSSURRI 17
tentando di abbassarle il braccio. rapido strattone una zip invisibile «Quando suo figlio è stato dichia-
Ha un talento incredibile nel riu- sulle labbra di Benny. rato morto, aveva già perso la vil-
scire a mettermi a disagio, eppure, la ottocentesca di famiglia e gran
per una ragione o per l’altra, mi tro- «Guarda come siede, come veste. parte degli averi. Le era rimasto
vo ancora una volta seduto affianco Il portamento è quello di un’aristo- un piccolo gruzzoletto da parte,
a lei, completamente controvoglia. cratica. Senza dubbio è una nobile ma l’ha dilapidato nel giro di pochi
di qualche tipo, marchesa o con- mesi.»
«Sto aspettando» mi sussurra all’o- tessa si direbbe. Avevano abba-
recchio, trascinando la o con il solo stanza soldi da poter vivere senza «E suo marito? Non è mai tornato?
intento di infastidirmi. lavorare un giorno soltanto. Alme- Avrebbe potuto aiutarla economi-
no fin quando non è nato il loro pri- camente almeno!»
«Giuro che questa è l’ultima volta mogenito.»
che mi convinci a farlo.» «Lei non l’ha mai cercato. Troppo
«Perché? Cos’è successo? orgogliosa.»
«Sappiamo entrambi che non è
vero.» «È quello che stavo cercando di Forse non si sarebbe ridotta in
raccontarti.» quegli stati se qualcuno le fosse
Per quanto mi trovi a pensare che stato davvero vicino. Solo i soldi le
ci avesse azzeccato un’altra volta, La zip invisibile si richiude. Fingo erano stati accanto: almeno fino
Benny si sbaglia, ma l’avrei scoper- di afferrare l’aletta che avrebbe a quando ne aveva avuti. Il tronfio
to solo molto più tardi. dovuto penderle dalle labbra, e la salotto che la accerchiava, si era
strappo. presto diluito insieme a loro.
«Vediamo…»
«Era malato. Tornati da un viaggio «Un tempo non sarebbe uscita se
Come una bambina viziata, si batte in America Latina, aveva comin- non scarrozzata da qualche Mer-
ritmicamente le mani sulle cosce, ciato ad esibire i primi sintomi. I cedes di lusso. Da giovane, quando
in attesa della storia della buona- medici non hanno mai capito cosa camminava per strada, attirava su
notte. fosse. Lei ha speso l’intera esisten- di sé gli sguardi invidiosi di ogni
za a cercare una cura; suo marito, sesso. Oggi, invece, è costretta a
«Claudia, no, scusa, Anna, si chia- invece, non c’è riuscito. L’ha ab- vestire in modo assurdo soltanto
ma decisamente Anna, ha avuto bandonata qualche anno prima per tornare a sentire la sensazio-
una vita decisamente travaglia- della morte del figlio, per quanto ne che le procura lo sguardo degli
ta. Quasi mi sento in colpa a farla questo fosse in realtà morto già altri. Le manca la sua vita, forse
emergere.» da un pezzo. Scomparì insieme a più dello stesso figlio. Anche senza
metà della fortuna della donna. Ora una singola lira in entrata, ha con-
«Davvero? Racconta!» è in qualche paese delle Filippine, tinuato a vivere nella bambagia, in-
con una villa grande quanto la sua capace di separarsi dalla ricchez-
«Era ricca, disgustosamente ricca.» ignavia e una semi adolescente a za. Era il conto in banca a definirla,
fargli da moglie.» insieme alla malattia del figlio. Ora
«Più di te?» non sa più chi è. Sa solo che ha 62
«Ma è terribile!» anni, compiuti giusto ieri, e nessu-
Rido. «Molto più di me. Ma me la na ragione per compierne 63.»
vuoi lasciar raccontare questa Annuisco. Mi sento quasi in colpa a
storia, oppure mi rendi felice e delineare quel passato, a riportare «Così pochi?»
scendiamo da questo trabiccolo a galla una storia così inaffrontabi-
lercio?» le. Poi mi ricordo che è tutto frutto «Lo so, sembra molto più vecchia.
della mia immaginazione, e torno a Un tracollo terribile. Per qualche
Pollice e indice chiudono con un inventarmi la storia di Anna. tempo ha provato ad andare avanti

SUSSURRI 18
con le scorte di eroina del marito;
inutile dire che le abbiano dato il
colpo di grazia… Dubito arriverà a
domani.»

«È malata?»

Scuoto il capo.

«Capisco... Ma allora dovresti fare


qualcosa!» mi esplode in faccia,
colpendomi la spalla con un pugno.

Per qualche istante la guardo atto-


nito, poi scoppio a ridere.

«Benny, sono uno scrittore, non un


indovino! Invento storie a partire
da qualche dettaglio curioso, tutto
qui.»

«E se non fosse così? Ci hai mai


pensato?»

Lo avevo fatto ogni volta che se


ne era uscita con questa follia da
quattro soldi. L’ipotesi era allet-
tante, ma sapevo bene quanto lei
stessa si divertisse a dirlo soltanto
per prendersi gioco di me.

Qualche mese prima, quando aveva


scoperto il mio superpotere di se-
rie B, come le piaceva tanto chia-
marlo, mi aveva anche regalato
una pipa. «Così sarai un perfetto
Sherlock Holmes dei poveri» aveva
ridacchiato stringendosi la pancia.
Un regalo davvero ipocrita, consi-
derato che non voleva la fumassi.
Me l’aveva espressamente vietato,
e non l’avevo mai vista così peren-
toria. Nonostante le innumerevoli
volte in cui la tenni in bocca, per
lasciarmi trasportare dalle dedu-
zioni, non l’accesi mai; la rivedevo
davanti a me e l’accendino sfuggiva
facile dalle mani.

SUSSURRI 19
«E lui, invece?»

Il braccio nuovamente teso, incu-


rante delle persone che scattano,
bava alla bocca, a fissarlo, pronte
a sfogare l’odio che hanno accumu-
lato nello stomaco dello spostapo-
veri.

«Voglio sapere la sua storia!» dice


capricciosa.

Lascio che il mio sguardo si faccia


largo fra le teste di non-morti tri-
sti e incazzosi come un veneziano
affronta la marea di turisti che ne
rallentano il cammino. Trovo una
testa arruffata in cima ad una giac-
ca sportiva sui toni dell’autunno.
Oltre le maniche, una mano stringe
un e-book, l’altra protegge la borsa
del PC.

Un clic mi scatta nella testa. Vedo


distintamente l’uomo. Non il pas-
seggero, come facevano gli altri,
ma interi stralci della sua vita. Lo
osservo giocare con i figli, due,
Claudio e Luca, e con Snorlax,
un cane panciuto, ormai piutto-
sto vecchiotto, preso da un canile
quando aveva già otto anni.

«Noioso. Classico impiegato me-


dio in un’azienda di informatica.
Un sistemista trasferitosi da poco
dalla periferia. Sta cercando di am-
bientarsi, ma non gli viene ancora
semplicissimo.»

Mi defilo dalla conversazione, ma


c’è qualcosa di strano. Gabriele,
perché così l’avrei chiamato, mi
pare di conoscerlo davvero. Sen-
to l’odore del suo cane, la pelliccia
morbida di Snorlax fra le mani, il
riso ingenuo dei bambini.

SUSSURRI 20
Benny non mi sta più seguendo, di- Sul punto di afferrare la maniglia È solo una coincidenza, nient’altro,
stratta da una lite fra due tizi che del portone d’ingresso, l’anta mi mi costringo a pensare. Sì, soltanto
stanno per darsele per vincere il sbatte in faccia. questo, per forza. Una coincidenza.
diritto di sedere sul posto appena In fondo, quante se ne verificano
liberatosi, sul quale entrambi ave- «Finalmente sei rientrato!» Mia ogni giorno?
vano messo gli occhi. madre mi afferra per una spalla,
spingendomi dentro. «Stavamo Afferro il telefono, ne sento il biso-
Ora!, mi dico, approfittando della giusto parlando di te.» gno. Un messaggio di Benny, se-
sua distrazione. guito da tanti puntini. Un articolo
«Mamma ma-» di giornale. Strano, solitamente mi
La analizzo con scrupolo. Scruto manda soltanto meme. Lo leggo.
ogni dettaglio. Niente. Tutto com- Due bambini siedono sulle scale,
pletamente inutile. Non riesco a le mani impegnate a giocherellare Tragedia a sangue blu: muore con-
vedere nulla che non mi sia già con un vecchio moccio bavoso che tessa caduta in disgrazia Anna de
noto. Fra tutto, quanto la amo. scodinzolava allegro. Laurentiis, sessantaduenne da po-
chi giorni, si è tolta la vita in piazza,
Perché riesco a leggere tutti tranne «Sono Claudio e Luca, i figli del accerchiata dallo sguardo attonito
lei, l’unica che mi interessi leggere vicino! Ce li ha lasciati un attimo dei passanti.
davvero? perché ancora deve trovare una
babysitter. Si è trasferito appena Come una saponetta, lo Xiaomi mi
La domanda mi accompagna per adesso» dice accarezzando le loro sguscia fra le mani. Respiro a sten-
tutto il tragitto. testoline. to. Qualcuno aveva appena sottrat-
to tutto l’ossigeno dalla stanza. Lo
Colmare il tratto fra il capolinea e «Non immaginerai mai come si cerco come un naufrago lo cerca
la mia villa è una delle attività che chiama il cane!» sott’acqua. Annego.
preferisco. Indipendentemente
dalle ore, macchine e persone che «Snorlax…» sussurro. No, non era una coincidenza.
passano per quelle strade sono
meno delle parole che avrei voluto «Come amore?» Benny aveva ragione, l’aveva sem-
scambiare nel caso qualcuno mi pre avuta. Ho un superpotere; mi
avesse fermato. Trovare del tem- «Niente Ma!» dico saltando il cane resta soltanto da capire se di serie
po per riflettere e godersi un po’ e scappando oltre le scale. «Scu- B, o meno.
di silenzio non è affatto semplice sa, mi sono dimenticato una cosa
oggigiorno. I pensieri, però, non urgente» termino di dire quando la
sono che un vago rumore di fondo. porta della camera già sbatte alle
Barcollo fino a casa, trascinando- mie spalle.
mi dietro una viscida sensazione,
come se mi fosse rimasto attacca- Mi appoggio allo stipite. Mia madre
to qualcosa. piagnucola di sotto.

Mi fermo al parchetto dei tossi- «Povero Snorlax, volevi solo un po’


ci, un giardino dimenticato da dio di coccole tu, vero?»
dove l’erba si confonde fra le sirin-
ghe. Scrivo per un paio d’ore, poi Una locomotiva antica e rumorosa
riprendo la strada non appena il rimbomba nella caverna dell’antica-
sole prende a salutarmi; ci tenevo mera del mio cervello. Le pareti tre-
ad evitare di finire accoltellato in mano. Ringrazio di essere già sedu-
un posto così misero. to, o sarei crollato rovinosamente.

SUSSURRI 21
Oltreporta

Appena acquistai la moto, venni Aprii Google (una volta uscito dal- zaino e partite insieme a noi alla
folgorato da un’idea entusiasman- la doccia, ovviamente) e scavai fra i scoperta delle tappe più fantasy
te, ovvero il desiderio di partire e miei ricordi, dove ero sicuro di aver d’Italia.
girare tutto il paese. Credo sia uno sepolto, sotto uno spesso strato di
dei pensieri più naturali e sponta- informazioni inutili, quei luoghi par- Partendo dal Nord Italia, avrei vo-
nei che un motociclista possa ave- ticolari che avrei sempre voluto vi- luto cominciare il viaggio incon-
re. Pensai ad un itinerario lungo sitare. Nel giro di un’ora preparai un trando il Drago Vaia sull’Altopiano
le coste, ad uno che esplorasse i tour che mi permettesse di raggiun- di Lavarone, raggiungibile agevol-
pochi luoghi che ancora non ave- gere tutte le mete italiane dal sapore mente da più percorsi. Dopo una
vo avuto modo di visitare e ad uno fantastico, luoghi dove la magia può breve camminata si arriva ad una
che mi permettesse di raggiungere ancora essere percepita. radura panoramica dove il drago
amici e colleghi sparsi per lo stiva- ci aspetta imponente. Il suo cor-
le. Come nelle peggiori sceneggia- Eppure, non riuscii mai a partire. Il po, alto sei metri e lungo sette, è
ture, fu proprio durante una doccia tour è rimasto, fino ad ora, a fare le stato realizzato, dall’artista artista
che ebbi l’illuminazione di un itine- ragnatele in una cartella abbondo- Marco Martalar, con 2.000 scarti di
rario fantasy. Negli anni avevo col- nata nel cloud. Poco importa, però, arbusti spazzati via dalla Tempesta
lezionato mentalmente una serie di se non l’ho ancora fatto, perché ora Vaia il 29 ottobre 2018. Che vi sia
mete italiane dal sapore fantastico avete voi l’opportunità di seguirlo e il sole, la nebbia o la neve, il Drago
che non avevo ancora avuto modo di raggiungere luoghi che ispire- Vaia si erge sempre in tutta la sua
di raggiungere ed esplorare. Era ranno i vostri prossimi racconti maestosità a dominare la valle, ri-
l’occasione giusta per farlo: ora o e romanzi. Quindi afferrate carta cordandoci un momento terribile e
mai più, mi dissi. e penna, schiacciate tutto in uno simboleggiando la forza e la volon-

SUSSURRI 22
precisione a Chiusdino a Siena, realizzato dalla famiglia Caetani e
non si può non fermarsi all’Abba- la sua bellezza fu di aiuto ad autori
zia di San Galgano, architettura del calibro di Virginia Woolf, Tru-
gotica del XIII secolo di cui è ri- man Capote, Ungaretti e Moravia,
masto solo lo scheletro. L’assenza i quali trovarono ispirazione per
del tetto, crollato nel 1786 quan- le proprie storie in questo luogo
do un fulmine colpì il campanile dall’atmosfera fiabesca. I giardini
dell’abbazia, ne amplifica la magia. di Ninfa ospitano oltre 1300 specie
Camminando all’interno delle ro- di piante tra cui 19 varietà di ma-
vine si percepisce la misticità del gnolia, betulle, iris acquatici e ace-
luogo, valorizzata ancor di più dal- ri giapponesi, creando un vero e
le luci del tramonto. A pochi passi proprio panorama degno della più
dalle rovine, si può visitare anche suggestiva storia fantastica.
la Cappella di San Galgano, dove
è possibile trovare la Spada nella Un itinerario che esplora le mete
Roccia, appartenuta al nobile ca- fantasy italiane non può, però, non
valiere Galgano Guidotti. comprendere la visita ad altri due

Arriva così il momento di spostar-


si ancora un po’ più in basso,
a Viterbo, per raggiungere
il Bosco Monumentale
Del Sasseto, un parco
magico che sembra
prendere vita da un
tà di riprendersi. romanzo di Tolkien.
Il bosco incanta-
Spostandoci verso il centro Italia, to accoglie alberi
una tappa dovuta è senza dubbio secolari dai rami
quella a Leccio, dove troviamo il contorti, massi
Castello di Sammezzano, una ma- di origine lavica e
gica fortezza moresca ricca di ma- muschi e felci che
nufatti in stile arabo e circondata creano un luogo ma-
da un parco di ben 180 ettari. Per gico e incontaminato.
quanto il castello sia inaccessibile Se le fiabe fossero reali,
al pubblico, se non durante le gior- senza dubbio molte avreb-
nate FAI, il luogo in cui si erge è bero preso vita nel Bosco del
incantevole e sembra appartenere Sasseto. Soffermandosi da-
a un altro tempo. Fa davvero male vanti al Mausoleo neo-gotico di
al cuore saperlo oggi abbandonato. Edoardo Cahen è impossibile trat-
Speriamo che un giorno decidano tenere l’immaginazione e non pen-
di intervenire e di riportarlo ai fa- sare che lì, in quel bosco, la magia
sti di un tempo. Chi avrà la fortuna non esista davvero.
di visitarlo all’interno scoprirà uno
spettacolo unico nel suo genere. Ancor più noto è Il Giardino di Nin-
fa, prossima tappa del nostro itine-
Scendendo poco più sotto, per la rario. Questo stupendo giardino fu

SUSSURRI 23
noti castelli medioevali, uno dei pei crea un luogo unico in grado di incantare i viag-
luoghi che meglio rappresen- giatori.
ta un certo tipo di narrativa. Il
primo da raggiungere è il Ca- Qui, in Puglia, si conclude il viaggio, un percorso che
stello di Roccascalegna, in attraversa l’Italia alla scoperta di quei luoghi che an-
Abruzzo, posto in cima ad una cora oggi mantengono una magia d’altri tempi. Molte
sporgenza rocciosa dalla qua- altre sarebbero le tappe meritevoli di una visita, ma
le domina la valle. La storia di lasciamo siate voi a integrarle in questo nostro per-
questa incantevole fortezza è sonale itinerario.
intrigante e ricca di aneddoti
e leggende che ne rendono la
visita ancor più interessante
e stimolante. Solo alla fine ci
possiamo spingere a Barlet-
ta dove uno dei castelli più
suggestivi d’Italia ci aspet-
ta, in tutta la sua maesto-
sità, per completare un
viaggio fantastico. Castel
del Monte, infatti, sembra

Non ci resta che au-


gurarvi buona strada,
esploratori.

davvero
una fortezza
fantasy, un castello
dove cavalie-
ri e maghi si
riunivano,
cantavano e
bevevano. La
sua pianta ot-
tagonale è una del-
le architetture più
interessanti e par-
ticolari del 1200
e l’equilibra-
ta e magica
unione degli
elementi isla-
mici, classici
e nordeuro-

SUSSURRI 24
SUSSURRI 25
Alcuni di voi saranno sorpresi nel leggere questa
affermazione in una rivista dedicata al fantastico.
Sappiamo che le storie appartenenti a questo gene-
re nascono dall’immaginazione, dalla fantasia e dal
sogno degli autori. Chi scrive fantasy, ancor più della
fantascienza, si tuffa in viaggi mentali all’interno di
universi regolati da leggi impossibili. Il procedimen-
to, quindi, sembrerebbe quello opposto all’osserva-
zione, attività più analitica, più pratica, che sembra
appartenere a tutto un altro mondo. Per osservare
serve tenere gli occhi bene aperti. “Osservare” e “ve-
dere” non sono affatto sinonimi, perché rappresen-
tano due attività ben diverse, una attiva e l’altra pas-
siva. Se siamo svegli, vediamo, ma non per questo è
detto che osserviamo.

Eppure, l’osservazione permette di raccontare storie


più vere, più vicine a noi, più sincere. Esaminando il
mondo che ci circonda, possiamo ricavare dettagli e
spunti particolarmente preziosi per la nostra scrit-
tura. L’osservazione dev’essere quello strumento
che permette di accendere le scintille dell’imma-
ginazione. Scrutando le persone e gli eventi di ogni
giorno possiamo trovare spunti infiniti per le nostre
storie.

Fra i tanti esempi di letteratura fantastica nati pro-


prio dall’osservazione, non può che figurare Carrie,
il primo romanzo di Stephen King. Il libro, in fondo,

Osservazione
non è che il racconto di una studentessa afflitta dai
problemi derivanti dalle mestruazioni. Nient’altro. È
da questo spunto così vero, intimo e quotidiano che
King ha tirato fuori l’idea del libro che gli ha permes-
so di diventare lo scrittore amato che è oggi.

La triste storia di Carrie White nasce dallo sguardo


attento di King e dalle intuizioni provenienti dall’os-
servazione delle cose che ci circondano. Mentre
raschiava le macchie di ruggine dalle pareti delle

La buona scrittura de- docce delle ragazze, King notò i due distributori di
assorbenti (per parafrasare le parole che usò Harry

riva dall’osservazione per descriverli). I suoi occhi si fermarono poi sulle


tende in plastica rosa di cui erano provviste le doc-
ce. Da questi due semplici spunti, King fu in grado di
tessere la storia che tutti oggi conosciamo. In Carrie,
lo scrittore si chiede cosa possa significare, per una
giovane donna, avere il primo ciclo qualora la sua
educazione non l’abbia preparata, e racconta quanto
le studentesse possano rivelarsi crudeli e spietate.

SUSSURRI 26
Ogni altro elemento di Carrie deriva dall’osservazio-
ne: la madre cattolica intransigente e fondamentali-
sta, ispirata da un’anziana che lavorava nella lavan-
deria industriale in cui lo stesso King lavorò per un
anno; la protagonista emarginata, goffa e timida,
nata dall’osservazione di una sua compagna di classe
e di una sua studentessa.

Se King non si fosse guardato intorno e non aves-


se osservato con attenzione e curiosità gli elemen-
ti che lo circondavano, oggi nessuno di noi avrebbe
letto Carrie.

Non finisce qui. L’osservazione permette di crea-


re storie appartenenti al genere fantastico che per
quanto immaginarie riescono ad emozionarci e a
risuonare con la nostra anima di persone, prima
ancora che di lettori. Dall’osservazione si può impa-
rare il comportamento degli uomini e delle società,
così da riuscire a creare personaggi più credibili e
sfaccettati e dialoghi più autentici. Dall’osservazione
possono nascere creature fantastiche, immaginate
a partire dalla natura che ci circonda (così come gli
unicorni potrebbero nascere dall’osservazione dei
narvali). Dall’osservazione del mondo contemporaneo
può nascere l’intuizione che permette di “prevedere”
il futuro. Approfondendo temi come l’ambientalismo,
i virus, internet e le nuove tecnologie, si può imma-
ginare un futuro credibile. Questo avviene anche in
medium differenti. Uno degli esempi più fulgidi di
scrittura fantascientifica contemporanea è senza
dubbio Black Mirror, serie televisiva britannica le cui
puntate autoconclusive si basano proprio sull’osser-
vazione degli sviluppi tecnologici che ci riguarda-
no, come i videogiochi, internet e i social network.
Quanto avviene in Black Mirror è ansiogeno, potente
e terribile proprio per questo, perché racconta futuri
prossimi che sentiamo credibili. Racconta di domani
possibili, che ci spaventano.

Questo fa l’osservazione.

Crea mondi fantastici che ci scuotono, personaggi


sinceri che ci sembra di conoscere ed eventi che,
per quanto assurdi, comprendiamo.

L’osservazione può essere la nostra più fedele e pre-


ziosa alleata: dobbiamo soltanto allenarla!

SUSSURRI 27
Consigli di
tastiera
Le parentesi di William
Le formule magiche Zinsser: l’arte di potare
per imparare a
scrivere meglio

Più scrivo e più manoscritti edito, più mi accorgo


di quanto le parole di Roald Dahl siano immortali e
veritiere. Il noto autore britannico, padre di roman-
zi come Il GGG, La fabbrica di cioccolato e Matilde,
affermava che, prima di giungere alla fine di un ro-

SUSSURRI 28
manzo, leggeva e correggeva la prima parte almeno ancora non siete soliti afferrare le cesoie quando af-
centocinquanta volte. “Sospetto sia della facilità che frontate le revisioni delle vostre bozze, può venirvi
della velocità di scrittura. La buona scrittura è ri- in aiuto un noto scrittore, editor e critico letterario
scrittura. Ne sono convinto”. Ed io ne sono parimenti americano, William Zinsser.
convinto.
All’interno del libro Scrivere bene, manuale ricco di
Nella storia della narrativa, sono in molti gli autori ad preziosi spunti per chi lavora con le parole, il noto
aver affermato nozioni simili, o ad averle raccontate giornalista si sofferma spesso sull’importanza di ri-
attraverso i fatti. Hemingway, ad esempio, durante muovere il superfluo e di scrivere testi semplici che
un’intervista confessò di aver riscritto per ben 39 risultino al lettore chiari e coinvolgenti. “La scrittura
volte la pagina finale di Addio alle armi. Vladimir Na- migliora in proporzione a quante cose non neces-
bokov, autore di Lolita, in Parla, ricordo, sua memo- sarie eliminiamo”, sottolinea nel terzo capitolo del
ria autobiografica, scrisse: “Ho riscritto, spesso più librettino, e noi non potremmo che essere più d’ac-
volte, ogni parola che ho pubblicato. Le mie matite cordo. Per Zinsser, “Il superfluo è quell’eufemismo
sopravvivono alle gomme”. Riguardo al proprio pro- fastidioso che trasforma i bassifondi in un ‘area so-
cesso creativo, Truman Capote, in Colazione da Tru- cio-economica depressa’”.
man: Incontri con Capote, disse: “Sono tutto per le
forbici. Credo più nelle forbici che nella matita.” Ora che abbiamo acquisito questa consapevolezza,
vorrei darti un consiglio, lo stesso che il giornalista dà
Andando a scomodare una volta ancora Stephen ai suoi studenti di Yale. Quello che ti consiglio di fare
King (che dite, la nascondo bene la mia ammira- è di utilizzare le parentesi di William Zinsser. Prendi i
zione per questo Autore?), e per la precisione il suo tuoi testi e metti tra parantesi ogni componente che
manuale non manuale On Writing, ci tengo a ricor- non funziona, che sia una singola parola, una subor-
darvi la formula che un editor gli suggerì, ovvero: dinata o addirittura una frase intera. Comprendi tutti
2a bozza=1a bozza – 10%. Quanto emerge da queste i piccoli qualificativi che indeboliscono le frasi e gli
dichiarazioni, quindi, non è soltanto l’importanza del- aggettivi banali. Man mano che ti sforzerai in questo
la riscrittura, ma soprattutto la sua qualità. Quando esercizio, svilupperai una particolare predisposizio-
scriviamo, spesso scriviamo troppo. Farciamo il te- ne al superfluo, che ti aiuterà a individuare tutti gli
sto con parole inutili, forme passive che rallentano elementi delle tue storie da potare.
la narrazione, aggettivi vuoti e digressioni prive di
significato.

Per quanto difficile, durante la riscrittura bisogna


sempre tagliare qualcosa. Si tratta di affilare il pro-
prio testo, limandone tutte le smussature che non lo
renderebbero incisivo. Dovete trasformarvi in giardi-
nieri alle prese con la potatura di una foresta selvag-
gia. Questa può sembrare intrigante, ma se poi chi
vi cammina all’interno si perde o vi rimane bloccato,
ecco che subito si pente di esservi entrato. Lo stes-
so vale per un romanzo. I lettori devono divorarne le
pagine e leggere con piacere e leggerezza ogni sin-
gola frase. Se si soffermano troppo, avete sbagliato
qualcosa.

Se mi avete dato retta fin qua è perché concordate


con me sull’importanza della pulizia dei vostri testi,
o perché trovate interessante questo approccio. Se

SUSSURRI 29
SILVIA DALLA PALMA

Le matite
dietro Lumien

Silvia Dalla Palma, fino a qualche anno fa studentes-


sa, si trova oggi dal lato opposto della cattedra, dove
lavora come insegnate. Ha frequentato l’Accademia
di belle arti di Venezia, diplomandosi in pittura. Il di-
segno e la pittura l’hanno accompagnata per tutta
l’infanzia, che ha passato scarabocchiando sin da
quando ha memoria. Coltiva, però, un’altra passio-
ne, ovvero lo studio per l’etologia e la zoologia. L’in-
teresse per gli animali e per il loro comportamento
è la passione a cui si sente più legata. Per questo
motivo, i temi che preferisce esporre nei suoi qua-
dri sono proprio loro, gli animali e il mondo naturale.
Ama dipingere su tela, disegnando pelo per pelo il
manto dei soggetti, ma all’occorrenza si presta an-
che ad illustrazioni a china e in digitale.

SUSSURRI 30
Disegna Lumien
Il fantastico vive di immagini potenti, di illustrazioni sognanti che danno vita
all’immaginifico degli autori. Nelle pagine di Lumien vogliamo creare uno
spazio anche per queste, per aiutare gli illustratori italiani a condividere la
propria arte e farsi conoscere. Pubblica su Instagram un’illustrazione fantasy
come post, taggandoci e inserendo l’hashtag #sussurri.

I disegni più belli verranno pubblicati sulla prossima edizione del magazi-
ne! Potresti anche divenire il copertinista del prossimo numero!

SUSSURRI 31
Perché un
magazine?

Lumien nasce da un concetto tanto semplice quanto


ambizioso, ovvero rivoluzionare il mercato editoria-
le italiano. Abbiamo creato questa casa editrice per
supportare in modo etico i tanti scrittori emergen-
ti che faticano a trovare il proprio spazio in questo
mondo. In quest’ottica abbiamo individuato una serie
di strumenti che potessero essere utili a tutti, non
soltanto agli autori Lumien.

Sussurri nasce come alleato di tutti gli scrittori di


fantastico italiani. Per noi non fa alcuna differenza
che abbiate auto pubblicato o che abbiate sotto-
scritto contratti con case editrici differenti. Credia-
mo che per valorizzare questo genere, tanto bistrat-
to dall’editoria odierna, sia necessario fare squadra,
Tutto ciò che
allearsi e supportarsi a vicenda. Se un autore fan-
tastico di un’altra CE riesce ad ottenere il successo
dovete fare è
che merita, noi ne siamo entusiasti.
divertirvi
Ecco perché una rivista, per offrire agli scrittori un
modo per farsi conoscere, per raccontare la propria
arte, mettersi in gioco e promuovere i propri libri e
le proprie saghe. Se con le pagine di Sussurri avremo
aiutato un autore a vendere anche solo una copia in
più del proprio romanzo, tutto il nostro impegno sarà
ripagato.

Sussurri è Vostro. Sussurri è dei tanti scrittori che ci


credono davvero e degli ancora più numerosi lettori.
Questa rivoluzione non può essere fatta senza di voi.

Noi ci crediamo, e speriamo decidiate di farlo con noi.

SUSSURRI 32
Cosa c’è di diverso
in Lumien?

01 02 03
Il Cuore La Spada La Luna
Lumien esiste per una ragione: Per raggiungere i nostri obiettivi, Per quanto le nostre gambe siano
per fare del bene. Tutto quello che sappiamo che le parole non basta- piantate a terra, il nostro sguardo
vogliamo è la felicità degli scritto- no. Per questo abbiamo estratto la è sempre rivolto alla luna, alle stel-
ri emergenti, è creare un mondo spada, l’arco e il grimorio. Abbiamo le. Guardiamo verso l’alto perché è
adatto a loro e far sì che quanti più un arsenale pieno di strumenti che lì che vogliamo arrivare, e vogliamo
lettori al mondo possano godere la metteremo a disposizione dei no- farlo insieme a tutti gli scrittori che
lettura dei loro libri e l’immersione stri autori, per aiutarli a vendere decideranno di affidarsi a noi.
nei mondi che creeranno. più di quanto mai potrebbero spe-
rare. Il piano di conquista di Lumien è
Vogliamo avere un impatto positivo stato dettagliatamente definito.
sulla società e provare a risolvere Le competenze e la tecnica dei Sappiamo dove vogliamo arrivare,
le problematiche che affliggono il cavalieri Lumien sarà offerta agli ed è una meta per la quale non ba-
settore dell’editoria. Ogni nostra scrittori per riuscire a far sì che sterebbero mille astronavi. Solo le
parola sarà frutto dell’empatia che il loro libro raggiunga tutte le li- vostre storie potranno condurci lì.
ci muove: sappiamo di cosa hanno brerie. Non solo parole, ma fatti e Dovete soltanto rivolgere il vostro
bisogno gli autori e vogliamo riu- professionisti che inventeranno le sguardo in alto, e crederci.
scire a darglielo! strategie più efficaci per aiutarvi.

SUSSURRI 33
Cerchiamo Scrittori
Italiani di Fantasy e
Fantascienza,

hai un libro da troppo


tempo nel cassetto?

Inviacelo!

SUSSURRI 34 SUSSURRI 34
Dove possiamo
incontrarci?
Lumien è ovunque. Stiamo conquistando tutti i social
network, e presto passeremo al mondo intero.
Intanto puoi leggerci e ascoltarci su Facebook,
Instagram, Spotify e Telegram.
Ti aspettiamo lì per tanti approfondimenti utili!

PROSSIMO
TEMA:
DETTAGLI MAGAZINE

Sussurri di Alvise Canal


Impaginazione e creatività: Ocalab
Illustrazioni: Silvia Dalla Palma IL SOGNO

SUSSURRI 35

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