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Anche se Simbionte non è una parola, poiché trascina con sé una dimensione dell’essere

nel mondo antica e nuova allo stesso tempo. Simbionte c’incarna o, come scriverebbe
un filosofo contemporaneo, ci getta nella responsabilità del nostro co-appartenere, del

Incontrare paesaggi
nostro essere naturalità. Una condizione che implica necessariamente il superamento
degli insistenti “perché” che sono stati finora il freno a una effettiva presa di coscienza Incontrare paesaggi
ecologica.
È quindi il caso di cominciare a pensare diversamente: forse, a questo punto, non si
tratta d’individuare una tecnica o un semplice modo di fare quello che facciamo tenendo
presente l’ambiente come attore terzo (spesso incomodo) ma di capire cosa siamo
rispetto ad esso per arrivare a capire come ci relazioniamo con esso.
Riflessioni e azioni che la proposta editoriale Simbionte intende accogliere, attraverso
una pluralità di linguaggi e modalità di pensiero, lavorando attorno al come delle cose.
Perché il punto non è se abdicare o meno la responsabilità che ogni mestiere porta con
sé, ma trovare nel nostro agire quotidiano i dispositivi per un cambio di rotta. Stefano Barontini
Francesco Bernabei

1
Valerio Corradi
Fabrizio Ferri

e
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Dario Furlanetto

bio
Paolo Mestriner

Sim
Pier Paolo Poggio
Marcello Zane
Pietro Giorgio Zendrini


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liberedizioni
è che la maggior parte della gente dà 63
grande valore a quelle invenzioni e le
considerano come se fossero dei miracoli
Architettura come paesaggio. e adorano quelli che le hanno fatte. E
L’abitare minimo paradigma non si rendono conto che quelle cose
del rapporto natura / uomo guastano la natura e di conseguenza, alla
fine, anche loro saranno distrutti. Non
Paolo Mestriner
occorrono gli scienziati per dirci che le
cose più necessarie alla nostra vita sono
Più che altro usiamo la legna; a noi non l’aria e l’acqua pulite, che producono per
sembra giusto tagliare gli alberi vivi, e noi gli alberi e il verde. Però la gente con-
poi ne cadono abbastanza da sé, perciò tinua ad avvelenare tutto allegramente.
spacchiamo quelli e con quelli facciamo il L’aria e l’acqua inquinate stanno ucciden-
fuoco. Se poi con quegli alberi facciamo do ogni cosa che rende la nostra vita de-
il carbone, ne bastano pochi di un bo- gna di essere vissuta1.
schetto per avere tanto calore quanto
ne dà una foresta. Oh, sì! Anche lo sterco Quando nel 1990 usciva nelle sale cinemato-
di vacca è buono per fare il fuoco. Quello grafiche Dreams di Akira Kurosawa manca-
che cerchiamo di fare è vivere in modo vano ancora all’appello una serie di misure
naturale, come del resto aveva sempre ambientali da parte delle istituzioni, soprat-
vissuto prima la gente. Oggi la gente si tutto mancava nel dibattito sociale un vero
sta scordando il fatto che anche loro fan- riscontro ecologico.
no parte della natura come tutto il resto. Nel decennio precedente gli organismi de-
Gli esseri umani devono la loro vita alla putati al governo dei paesi industrializzati
natura, però la trattano senza nessuna non si erano “fatti sentire” in modo suffi-
considerazione. Sono convinti di poter cientemente efficace. Voci che non hanno
creare qualcosa di meglio, loro. Special- parlato in modo chiaro neppure a seguito
mente i signori scienziati, magari hanno dei drammatici fatti di Chernobyl accaduti
delle intelligenze superiori, ma il male è nel 1986.
che ignorano completamente quello che I primi segnali di un cambio di rotta si comin-
c’è nel profondo del cuore della natura e ciano a intravedere all’inizio degli anni no-
inventano solo cose che alla fine rendono vanta, rappresentati sia dall’affermazione
la gente infelice, e sono orgogliosi delle in Europa di partiti politici che ponevano al
loro invenzioni. E quello che è peggio centro i temi ecologici, sia da una rinnovata
Incontrare paesaggi

64 sensibilità ambientale iniziata con il Summit comportano diritti e responsabilità per cia-
della Terra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992 scun individuo”.
da cui fuoriesce il protocollo Agenda 21 su Fatta questa necessaria e non esaustiva pre-
ambiente e sviluppo. messa d’inquadramento storico, quello che
Fu lì, grazie alla Conferenza ONU, che si po- stupisce nelle righe iniziali di queste pagine
sero le basi per uno sviluppo sostenibile e è la capacità di Akira Kurosawa di lasciarci
soprattutto si sancì in modo inequivocabile un testamento che precorre i tempi e che in
l’effetto determinante dell’impatto dell’uo- qualche modo misura il livello di insalubrità
mo sulla terra. dei meccanismi sociali alla fine degli anni
Al di là dei risultati programmatici e degli ef- ‘80, un decennio a mio parere cruciale dove
fetti reali ciò che ne scaturì fu l’inizio di un ha inizio, nel bene e nel male, qualcosa che
dibattito oggi ancora vivo. condizionerà in modo irreversibile la società
Un passaggio importante di tale dibattito fu e le sue abitudini negli anni a seguire. Non a
a mio parere l’intervento che Serge Latou- caso nello stesso periodo il biologo Eugene
che fece nel 1998 al Seminario internaziona- Stoermer conia il termine Antropocene fis-
le di studio dell’Università di Padova intitola- sato nel 2000 dal premio Nobel per la chimi-
to “Il paradosso dell’Economia ecologica”, ca Paul Crutzen.
dove la terminologia sviluppo sostenibile Il lemma definisce la prima era geologica
venne definita provocatoriamente un ossi- prodotta dagli effetti dell’azione umana
moro, ponendo all’attenzione degli uditori il sull’ambiente terrestre.
rapporto squilibrato che poteva esistere tra Analizzando poi le ragioni socio-economi-
produzione economica e sistemi naturali. che, con sconcerto e preoccupazione per la
Argomento affinato poi negli anni, grazie ai scarsissima lungimiranza politica, scopria-
contributi di differenti istituzioni2, e forte- mo come proprio quegli anni siano stati la
mente legato al confronto generazionale culla di una deriva ambientalista generata
con l’introduzione di concetti come la salva- ed alimentata da molteplici fattori. Basti
guardia degli ecosistemi o l’eredità ambien- pensare al Thatcherismo e al Reaganismo,
tale. alle nuove e disincantate leggi sugli scambi
Con la Convenzione Europea del Paesaggio economici, al disinteresse per le politiche
varata dal Consiglio d’Europa nel 2000 si sociali e all’imperare di un individualismo
aggiunge un tassello importante alla con- esasperato (da alcuni chiamato edonismo
troversa definizione della relazione natura / reganiano) che ancora oggi - e con maggior
uomo arrivando a dire “che la sua salvaguar- forza tramite la rete e i social - ci troviamo
dia, la sua gestione e la sua pianificazione attorno.
Architettura come paesaggio L’abitare minimo paradigma del rapporto natura / uomo di Paolo Mestriner

Un modello di civilizzazione indifferente ai nei discorsi ufficiali all’ONU, è il caso di José 65


basilari meccanismi di sopravvivenza col- Alberto “Pepe” Mujica Cordano, ex presi-
lettiva che non considera l’appartenenza dente dell’Uruguay; o espressi nelle pagine
dell’uomo a una casa comune chiamata ter- della recente enciclica Laudato sì di Papa
ra. Non tanto perché nel mondo globalizza- Francesco.
to si deve evitare di pensare esclusivamente A fronte di un’amministrazione globale spre-
in nome e per conto del proprio personale giudicata in quel decennio l’arte, come spes-
interesse, ma anche per il fatto che non si so accade, anticipa in modo significativo i
può sottovalutare e non si devono calpesta- temi che avremmo poi affrontato urgente-
re i bisogni primari della collettività, presen- mente, con una coincidenza d’intenti e di
te e futura, cioè il diritto a vivere una vita in mezzi espressivi che lascia senza parole.
un ambiente sano. Si pensi a Joseph Beuys, con la sua opera
L’ambiente è un capitale che non può es- e con “La Difesa della natura”, appello che
sere consumato, non ha il dono della ripro- funziona ancora da eco per molti movimenti
ducibilità, prima o poi alcune riserve consi- ambientalisti.
derate vitali cesseranno, al contrario della Si pensi soprattutto a due cult-movie dello
produzione dei beni di consumo sui quali si spessore de Il Pianeta azzurro del regista
è fondato il nostro quotidiano a partire dal Franco Piavoli e di Koyaanisqatsi realizzato
secolo scorso e da gli anni ottanta con mag- da Godfrey Reggio; il titolo utilizza una pa-
giore vigore. Potremmo arrivare a dire che rola della lingua degli indiani Hopi che tra le
tutto era già scritto e che sarebbe stato suf- varie traduzioni riportate in epigrafe contie-
ficiente leggerlo. ne anche: uno stato di vita che chiede un al-
Tuttavia, così come il regista giapponese, tro modo di vivere.
alcuni grandi pensatori in quegli anni e in Entrambi i film/documentari uscirono profeti-
quelli precedenti mettevano in guardia l’o- camente nel 1982 e divennero vere e proprie
pinione pubblica di una possibile involuzio- bandiere di gruppi e associazioni impegnati
ne. Da Ghandi a Pier Paolo Pasolini, da Ernst in campo ecologico, due differenti modi di
Friedrich Schumacher a Amartya Sen, in descrivere la relazione dell’individuo con la
modi differenti hanno denunciato le perver- terra, nel primo caso occasione poetica, nel
sità del modello consumistico suggerendo secondo rappresentata da un punto di vista
altre possibili strade da seguire. Pensieri che che descrive in modo apocalittico un sistema
in taluni casi risultavano marginali, ma che produttivo e consumistico, culminato simbo-
ai giorni nostri riescono ad assumere for- licamente nell’immagine del frammento di
me sempre più incisive perché pronunciati un razzo esploso nei cieli di Cape Canaveral.
Incontrare paesaggi

66 Non è una novità che l’arte sappia ascoltare persone. Distanza che in certi casi si vuole
e restituire con pressante sollecitudine i bi- faticosamente colmare anche grazie a mo-
sogni di una società. In ambito ambientale dalità differenti di intervento nei paesaggi,
si pensi alla Land Art, partita negli anni ‘70 siamo essi urbani o territoriali, attraver-
sulla West Coast americana per espandersi so azioni che puntano sui micro-interventi
in tutti gli Stati Uniti prima e oltre confine come sistemi capaci di produrre un forte im-
poi. È a partire da quel periodo che si fanno patto nei territori e nelle città.
spazio due scuole di pensiero. Da una parte Alle necessità di “magniloquenza architet-
l’arte ambientale intesa come riproducibili- tonica” dei sistemi di potere, quasi sempre
tà estetica e contemplativa della natura, sia calate dall’alto, si sono affiancate azioni dal
essa on-site nelle sperdute lande od esposta basso che propongono nuovi modelli com-
in gallerie d’arte metropolitane; dall’altra portamentali in grado anche di sovvertire
l’intendere l’ambiente come materia viva da pianificazioni già esecutive. È il caso, di-
difendere in modo partecipe e attivo per il ventato un’icona per l’enorme riscontro di
bene di tutti. pubblico, della High Line di New York, dove
Anche nella progettazione architettonica vi il progetto per l’abbattimento di una sopra-
è stato un mutamento con un’attenzione elevata è stato fermato e convertito in re-
sempre maggiore ai temi paesaggistici. La cupero verde da associazioni spontanee di
contaminazione tra arte e architettura, che cittadini dando vita a uno spazio naturale
in taluni casi ha prodotto una fusione, ne è formato da e per i cittadini con scelte bota-
stata la molla scatenante, basti pensare al niche che hanno assecondato la spontanea
James Turrell del Roden Crater laurea hono- riappropriazione dei luoghi da parte del ver-
ris causa nel 2007 all’Istituto Universitario di de.
Architettura di Venezia. Questo caso dimostra come cresce sempre
È degli ultimi anni la propensione delle disci- più il bisogno di non delegare le responsabi-
pline progettuali verso processi partecipa- lità per recuperare il rapporto diretto con i
tivi ed inclusivi, scaturiti un po’ per la crisi luoghi, siano essi la casa o la città, attraver-
sistemica che interessa la professione, un so un confronto diretto tra corpo e spazio
po’ per il ripensamento parziale del nostro che riporta alla relazione primordiale terra /
mestiere con profondi cambiamenti non uomo. È infatti da lì e da quel rapporto inti-
solo sul piano politico-economico, ma an- mo che inizia l’architettura del e nel ambien-
che disciplinare. In particolar modo in Italia, te e che riesce in maniera sorprendente a
testimoniato da un pesante allontanamento produrre un’assonanza tra luogo ed abitan-
della cultura architettonica dalla vita delle te. L’essere paesaggio per gli individui non
Architettura come paesaggio L’abitare minimo paradigma del rapporto natura / uomo di Paolo Mestriner

è solamente una descrizione teorico disci- materiale, ambientale, ecologica o architet- 67


plinare, si trasforma in necessità di ricono- tonica.
scersi in un territorio per troppo tempo lon- Il miraggio di una società e di uno sviluppo
tano emotivamente dall’animo. Se è vero sostenibile è svanito, l’iper-consumo di suo-
che il paesaggio siamo noi, ovvero natura + lo non arretra nonostante gli intenti, le leggi
uomo, da cui nasce l’architettura come se- e le denunce; i tentativi di trovare nuovi mo-
gno antropico, è in questo dualismo che di- delli di sviluppo si arrestano sulle resistenze
venta importante se non fondamentale cer- dovute ad atteggiamenti politici, ammini-
care il giusto equilibrio tra ciò che troviamo, strativi ed economici consolidati.
il luogo che ci accoglie e ciò che costruiamo, E se è vero che dobbiamo modificare i para-
l’architettura. digmi del nostro approccio sociale, è altret-
Da qui una domanda: c’è ancora la possibili- tanto vero che non possiamo rinunciare al
tà descritta nel film Sogni di vivere in modo compito del nostro ambito disciplinare: co-
naturale per mezzo dell’architettura? struire.
A guardare l’ultimo drammatico decennio Seguendo questa direzione mi pare che una
parrebbe proprio di no. Non sono stati suf- possibilità possa essere data dalla scala mi-
ficienti gli avanzamenti tecnologici bio né nuta, convinzione testimoniata da una serie
le misure legislative che ne hanno obbligato e di modelli di abitare la natura che in tempi
l’applicazione. E nemmeno l’istituzione recenti stanno facendo scuola, vedasi le mi-
delle Commissioni del Paesaggio. Ci siamo cro-architetture costruite alle Fogo Island,
accorti che l’ibernazione dei nostri territori, nella National Tourist Routes in Norvegia,
matrigna di una falsa salvaguardia, non piuttosto che lungo la Ruta del Peregrino in
solo non ha dato benefici, ma ha addirittura Messico.
prodotto l’effetto contrario. I micro-interventi anche come modelli con-
Non si può pensare di mantenere vivi i temporanei che pescano le radici nel passa-
muri a secco senza facilitare ed incentivare to, modelli capaci di prendersi cura di uno
il permanere di chi lavora quella terra. spazio e che troviamo rappresentati in ogni
Abbiamo assistito inermi a un lento e porzione di terra, quasi sempre testimonian-
inesorabile abbandono dai paesaggi, ze di una cultura e di una tradizione costrut-
unico fattore responsabile della mancata tiva locale, sostenibili di per sé, esemplari di
manutenzione e della diretta conseguenza, presidio e quindi salvaguardia del territorio,
i disastri idrogeologici. Aggiungiamo poi che ma anche di un modo di costruire in armonia
continuano a mancare i comportamenti che con l’ambiente in grado di rappresentare a
palesano lo spessore di una cultura, sia essa mio modo di vedere proprio quella natura-
Incontrare paesaggi

68 lezza raccontata da Kurosawa. Architetture sta sempre più urgente di un modo diverso
rurali, spontanee, religiose, montane, lacu- di vivere il pianeta, come cura e tutela dei
stri, di collina e di pianura, dove venivano territori, per riportare a quella relazione ar-
impiegati materiali e tecniche di costruzione caica dell’uomo con la terra e per recupe-
radicate nelle tradizioni locali. rare l’urgente necessità di una sostenibilità
Modelli che trovavano origine nella cultura antropologica intesa come risultato armoni-
rurale, dove gli abitanti si prendevano cura co tra luogo e uomo.
del sistema ecologico che presidiavano. Un Recuperare e valorizzare questa cultura si-
operare che riguardava le micro-costruzioni gnificherebbe difendere la terra perché la
spontanee come risposta naturale ai fab- tradizione può assottigliarsi ma non spari-
bisogni immediati dell’uomo con una casi- re recita una preghiera Dogon e perché ci
stica ampiamente diffusa di piccoli edifici dev’essere pur un modo di governare i no-
legati ad ambiti geografici specifici, si pensi stri paesaggi senza soggiacere alle sole leg-
ad esempio alla trasversalità che unisce le gi del mercato.
architetture delle Alpi o del Mediterraneo. L’abitare minimo non è solo un fattore di
Una tipologia storica, quella delle architet- scala, riguarda l’attitudine a una coabitazio-
ture minori a carattere rurale, che ha origi- ne fondata sul rispetto, la dimensione minu-
ni molto antiche e che ha trovato differenti ta aiuta le persone a sentirsi partecipi della
declinazioni nel corso del tempo, studiate, natura e dei processi, oltre a immedesimarsi
descritte e catalogate molto bene in testi nei risultati.
di respiro internazionale come “Estetica e È un esempio che può ispirare la semplifi-
funzionalità dell’architettura rurale italia- cazione dei modelli produttivi, un abitare
na”, “Architecture without architects” e minimo che riduce il costo delle risorse im-
“Inquérito à Arquitectura Popular em Por- piegate, che sollecita i processi collettivi di
tugal”, ma anche in declinazioni locali come auto-costruzione, che riduce l’impatto, - an-
“L’architettura delle Caselle”, “I roccoli del- che attraverso l’incentivazione e al recupe-
la Val Trompia” o “Le vie dei Càrden”. ro del costruito - e che può dare un aiuto
Una finestra meritano le testimonianze de- per intraprendere una rinnovata sensibilità
gli spazi minuti sviluppatasi nell’ambito del- ecologica.
la letteratura, ad esempio Kamo no Chōmei Vale la pena interrogarsi e approfondire si-
e al suo Ricordi di un eremo o Henry David stemi diversi da quelli cui siamo stati abitua-
Thoreau di Walden, ovvero vita nei boschi. ti, sforzandoci di attuare un atteggiamento
Possiamo dunque intendere l’Abitare che non si limiti a soddisfare una funziona-
Minimo, come possibile risposta alla richie- lità, ma che interagisca attentamente ed
Architettura come paesaggio L’abitare minimo paradigma del rapporto natura / uomo di Paolo Mestriner

in modo sensibile con il luogo. Un modo di 69


porsi che non occupa, ma si occupa di un
territorio e dello spazio che viviamo.
Tornano alla mente le parole scritte da Lina
Bo Bardi all’inizio degli anni novanta, che ri-
suonano anche in questo caso come consi-
glio testamentario sorprendentemente vali-
do ancora oggi.
“Signori costruttori, quando capirete che
sperimentiamo una forte necessità di po-
esia, quando finirete di darci la pillola dei
Illustrazione di Angelo Monne
piedistalli e delle balaustre per ingannare
l’inadeguatezza morale delle costruzio-
ni basate sul reddito e sull’occupazione?
[…] Un invito per i giovani a considera-
re il problema della semplificazione (non
dell’indigenza) nel mondo di oggi; cam-
mino necessario per incontrare dentro
l’umanesimo tecnologico, una poetica”3.

Note
1 Akira Kurosawa, Dreams, 1990
2 World Commission on Environment and Development
- WCED / World Conservation Union, UN Environment
Programme e World Wide Fund for Nature / ICLEI, In-
ternational Council for Local Environmental Initiatives
/ UNESCO Dichiarazione Universale sulla Diversità Cul-
turale
3 Cfr. Lina Bo Bardi, in Arquitectura rural na Serra da
Mantiqueira di Marcelo Carvalho Ferraz, 1992 - Ed. Insi-
tuto Lina Bo e P. M. Bardi

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