PRIORATO di SION
storia, mistero, segreti e verita'
a cura di:
E.C.R.O.
Equitum - Christi - Regis - Ordo
(Ordine dei Cavalieri di Cristo Re)
Per informazioni :
info@prioratodision.org
ecro@prioratodision.org
ENTRA - ENTER
____________________________________________________________
Ricerca
PRIORATO DI SION
cenni storici a cura di : E.C.R.O. - Equitum Christi
Regis Ordo.
"Ormus Arcadia Ecro"
Le congiure
Nel XVI secolo la casata di Lorena e il suo ramo cadetto dei duchi
di Guisa, concertarono per rovesciare la dinastia dei Valois dal
trono di Francia e per apportare modifiche istituzionali nel seno
stesso della Chiesa. Ad esempio, nel 1562 il cardinale Carlo di
Lorena nel corso del "Concilio di Trento" propose di decentrare i
poteri del Papato conferendo più autonomia alle diocesi locali, e
di restaurare la gerarchia ecclesiastica così come era stata ai
tempi dei monarchi merovingi. Le due casate si avvalsero nel loro
impegno di una fitta rete di spie e di emissari segreti. In questo
contesto, sembra che i Lorena si fossero avvalsi dell'opera del
celebre veggente Michel Nostradamus, il cui nonno Jean de Saint
Rémy era stato un frequentatore assiduo della corte di Renato
d'Angiò e suo consigliere particolare. Secondo una tradizione
popolare ben conosciuta in Francia, Nostradamus sarebbe stato
iniziato a un grande segreto in seno alla corte dei duchi di
Lorena. Avrebbe alloggiato nella abbazia di Orval, dove gli
sarebbe stato messo a disposizione un libro misterioso e basilare
della tradizione sul "sang réal". Un testo su cui si sarebbe basata
la sua attività profetica degli anni seguenti. Nella prima metà del
17° secolo la Francia era governata non tanto dal re Luigi 13°,
quanto dal primo ministro cardinale Armand Jean di Richelieu.
Le aspirazioni dei duchi di Lorena erano incentrate sul fratello
minore del re, Gastone di Orléans, sposo della sorella del duca di
Lorena. Il frutto del loro matrimonio sarebbe stato un discendente
in linea femminile della stirpe di Cristo. I tentativi di deporre
Luigi 13° fallirono quando sua moglie Anna d'Austria, dopo
ventitre anni di matrimonio, diede alla luce un erede.
Considerando la notoria "impotentia coeundi ac generandi" del
sovrano in carica, si vociferò che il nascituro fosse stato figlio del
cardinale Giulio Mazzarino del quale, secondo le malelingue di
corte, la regina sarebbe stata amante. Quando nel 1642 morirono
La “santa compagnia”
Elites culturali
Il Priorato in Italia
poi
INDEX
(Gabriele Petromilli)
Capitolo 1:
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=10&Itemid=35 (4 di 12)22/05/2006 3.51.03
TEMPLARI
Capitolo 2:
Capitolo 3:
Capitolo 4:
NOTA BENE
pagamento, sarà
immediatamente inviato sempre
per e-mail un file in formato .doc
o .pdf, (E-book) contenente
l’intero testo, da poter poi
stampare o leggere attraverso
il monitor del PC. Si specifica che
i proventi economici derivati, in
ottemperanza alla definizione
giuridica no-profit della
associazione produttrice, sono
reinvestiti interamente per
attività culturali di pubblico
interesse.
IL BACIO DI ISIDE
(Gabriele Petromilli)
NOTA BENE
CASUS 167
MAGIA E SUPERSTIZIONI
NELLE MARCHE
di Gabriele Petromilli
(in vendita in versione cartacea
normale)
Il componimento di Maroni è il
risultato di atti canonici discussi
mensilmente alla curia vescovile di
Cagli, centro dell’entroterra
marchigiano nei pressi di Urbino,
durante il mandato episcopale di
monsignor Benedetto Luperti
(1696-1700), a riguardo delle
pratiche magiche e superstiziose
diffuse nel territorio feltresco fin
dal Medioevo.
Home
AVVISO
in versione e-book.
AVVISO
La redazione di Informazioni
Templari è disponibile su tutto il
territorio nazionale, qualora si
vogliano organizzare conferenze,
convegni, incontri culturali e
ricerche nell'ambito delle
materie trattate: storia templare e
medievale, templarismo, ordini
cavallereschi occidentali,
esoterismo ed antropologia
occidentale, santo graal, Priorato
di Sion.
La realizzazione di
Informazioni Templari
avviene
in collaborazione con:
&
Segue...
Home Orientamenti
LE ORIGINI
L’ORDINE IN EUROPA
IL PROCESSO
LE IMITAZIONI
IMPLICAZIONI CULTURALI
Fine
(ricerche e testi a cura di
Gabriele Petromilli)
test 1 (1 oggetti)
Home Il Fatto
***
CONSIDERAZIONI SUL
DIBATTITO PER IL “CODICE DA
VINCI”
Le generalizzate e spropositate
discussioni originate dall’uscita del film
ispirato al romanzo il “Codice da Vinci” di
Dan Brown, e le congruenti numerose
richieste di spiegazioni che sono
pervenute ad “Informazioni Templari”,
impongono subito delle precisazioni in
merito. Queste rappresentano l’opinione
strettamente personale del curatore
della rassegna Gabriele Petromilli. Analisi
più articolate sull’argomento saranno
pubblicate nel prossimo aggiornamento.
Seconda parte
(la prima parte è in “Archivio” di “Informazioni Templari”)
Le terre baltiche nel XII, pur confinanti con la Polonia e con il Sacro Romano
Impero germanico, costituivano ancora una terra incognita, abitata da popolazioni
pagane vetero prussiane che assalivano e razziavano continuamente i territori
cristiani prossimi a loro. Questo indusse il papa Innocenzo III già dal 1199 a
proclamare più volte la crociata per difendere i cristiani dagli assalti e dalle
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=2&Itemid=25 (1 di 7)22/05/2006 3.52.24
TEMPLARI
una poderosa fortezza sulla riva destra del fiume Nogat, che ricevette nome di
Marienburg in onore della Madonna, sotto la cui protezione l’Ordine si era posto
fino dalle sue origini. La fortezza, tuttora esistente nella cittadina polacca di
Malbork, si presenta ancora come un poderoso insieme di tre castelli collegati tra
loro, e circondati da una doppia cinta muraria con un fossato. Occupa una
superficie di 52 acri, quattro volte l’area del pur grande Castello di Windsor
inglese, ed è a tutt’oggi la fortezza più grande d’Europa e una ragguardevole
testimonianza di architettura militare medievale. Marienburg fu residenza del gran
maestro dell’Ordine Teutonico dal 1309 al 1457, e simbolo tangibile del potere
dell’Ordine in Prussia.
(- continua. L’ultima parte in “Medioevo & Dintorni” di questa stessa
edizione)
ABRAXAS
(di Filippo Goti - Lex Aurea)
Come un fiume carsico che emerge più volte durante il suo corso verso i mare,
affiorando agli occhi di ignari, occasionali, o ignoranti osservatori, così Abraxas da
quasi duemila anni emerge continuamente nello spazio esoterico, da un lato
irridendo coloro che hanno cercato di sopprimerlo attraverso il rogo e l’ostracismo,
e dall’altro lasciando stupiti o istupiditi coloro che sono avvezzi a considerare i
simboli esoterici come pezzi intercambiabili di un unico puzzle. Troviamo
l’incisione della parola Abraxas e della fantastica figura che rappresenta su pietre,
gemme, manoscritti e sigilli. Gnostici, vescovi, priori templari, cabalisti, massoni e
occultisti si sono fregiati di tale sigillo o strumento: chi per riconoscimento, chi per
operatività e chi per entrambe. Giova sempre ricordare come in alcune messe che
traggono libera ispirazione dallo gnosticismo alessandrino, spesso Abraxas viene
invocato affinché offra conoscenza e grazia ai fedeli. Ancora alcuni vogliono che la
parola magica Abracadabra, altro non sia che una particolare trascrizione di
Abraxas. La rinveniamo per la prima volta nel “Liber Medicinalis” (secondo o terzo
secolo) ad opera di Sereno Damonico, medico gnostico discepolo di Basilide.
Suggerendo quindi una etimologia non ebraica della parola magica in oggetto,
vista l’ostilità verso il patrimonio spirituale e religioso ebraico, considerata
espressione demiurgica, di Basilide. Come anticipato, l’ambito gnostico da cui è
emerso Abraxas è riconducibile a Basilide, maestro alessandrino del primo secolo
la cui scuola a carattere inizatico ebbe un’ampia diffusione in tutto il bacino del
Mediterraneo. Alcuni brevi cenni alla gnosi basilidiana, rimando ad altre trattazioni
più specifiche in materia, sono il dualismo tra spirito e materia, la creazione di
questo mondo da parte del Demiurgo coincidente con il Dio ebraico, la presenza di
365 cieli che sovrastano questo nostro mondo, e che devono essere risaliti
attraverso adeguate parole di passo, per potere giungere alla liberazione. Sul
Trono del cielo più alto siede Abraxas. Associando ad ogni lettera (in greco) un
numero (A=1, B=2, R=100, A=1, X=60, A=1, S=200) otteniamo 365.
Ovviamente ci riferiamo ai giorni dell’anno solare, in un ciclo di vita-crescita-
morte-rinascita nel quale l’influenza divina si dispiega, e dal quale l’uomo gnostico
si deve sottrarre. Abraxas è quindi colui che regge l’ultimo dei cieli, quello più
alto, dove lo spirito è ormai liberato dall’influenza della materia, e si connatura
come divinità solare (è il simbolo del sole che contraddistingue l’ultimo cielo), al
pari di Mitrha ed Horus, in un ciclo di compimento che vede l’uomo unico
protagonista, e la meccanica natura come antagonista. Si vuole che le lettere che
compongono il nome Abraxas siano la radice del nome dei setti angeli che hanno
creato il mondo, oppure che il nome di questa divinità gnostica altro non sia che
quello divino dispiegato. Sono invece sicuramente fantasiosi, o frutto di pochezza
culturale, i tentativi cabalistici di associare Abraxas ad Abramo (Abraham), ibrido
spirituale legato alla terra, al desiderio e alla dualità conflittuale (Isacco e
Ismaele). Come ben sappiamo, di forzatura in forzatura tutto può essere piegato a
piacimento. Sempre in ambito cabalistico, e ancora ciò va preso con estremo
beneficio di inventario in quanto non si accorda alla radice gnostica basilidiana, si
vuole che le prime tre iniziali di Abraxas indicassero le tre parole ebraiche Ab
(padre), Ben (figlio), Ruach (spirito), raccogliendo quindi in tale divinità l’origine
della trina manifestazione divina. Quello che sicuramente possiamo affermare, è
come il supremo sette (uno degli attributi di Abraxas) può essere considerato la
suprema Mente da cui è scaturita ogni creazione. La mente dove per immota
casualità, o per mota casualità, ha preso forma un’idea, trovando in essa il germe
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=2&Itemid=25 (3 di 7)22/05/2006 3.52.24
TEMPLARI
Abraxas appare come una figura fantastica dalla testa di gallo, il tronco di uomo, e
due serpenti come gambe. In alcuni sigilli lo troviamo armato di frusta, in altri di
arco, e quasi sempre provvisto di scudo. Un essere quindi fantastico, frutto di
un’ardita composizione simbolica che ricorda altri esseri legati al sacro e al mondo
mitologico. Tali rappresentazioni altro non sono che la traslazione su di un piano
immaginifico di un vettore, o veicolo, che unisce il mondo dei fenomeni umani al
mondo spirituale. In altri termini una raffigurazione dinamica di un concetto non
afferrabile nella sua interessa, attraverso il pensiero dialettico razionale. La testa
di Abraxas è quella di un gallo. Simbolicamente questo animale è legato al
mattino e al Sole. Esso rappresenta la vigilanza, l’attenzione, e nel cristianesimo
esoterico la resurrezione. Il gallo è quindi colui che saluta i primo sole, che
emerge dalle tenebre ad indicare quindi la volontà protesa verso lo spirito
occultato, ma possiamo anche leggervi l’annuncio della venuta di Cristo e del
cambiamento tra una fase di ignoranza (notte) ad una fase di conoscenza
(giorno). Al canto del gallo non sta bene farsi trovare ancora immersi nel sonno
della ragione, per non rischiare come san Pietro, che il torpore e l’inebriamento
delle emozioni ci conducano a testimoniare il falso su ciò che in realtà siamo, o
dovremmo essere. Le gambe rappresentano l’elevazione e la possanza: il
fondamento su cui si regge tutta l’opera umana. Esse sono, per ovvia
constatazione, il basamento necessario per elevarsi e tendere al cielo. Se salde a
terra permettono all’uomo di protendersi verso l’alto. E’ attraverso di esse che
traiamo forza dall’elemento terra, ma che subiamo anche la forza dell’elemento
aria. In Abraxas le gambe sono sostituite da due corpi di serpente. Un simbolo
questo che ritroviamo in innumerevoli culture iniziatiche, rappresentante sia
l’energia nella sua forma pura, senza condizionamenti né indirizzo, nella bivalenza
di cura e di morte, ma anche una conoscenza arcana profonda e abissale. E’ utile
ricordare come nell’immaginario gnostico il serpente rappresenti oltre alla
primitiva e superiore conoscenza sul bene e sul male, capace di liberare l’uomo
dalla dorata prigionia demiurgica del Paradiso Terrestre, anche la potenza
sessuale al suo stato primordiale. E’ infatti attraverso il binomio sesso-conoscenza
che lo gnostico comprende la genesi e fonda la propria opera. La frusta è l’antico
simbolo egizio del potere, di dominazione, di punizione, legato a divinità del
tempo. Nell’antica Roma la frusta era appesa ai carri del trionfo, mentre in Grecia
era simbolo dei Dioscuri. La frusta riassume in se lo scettro (potere) e il cappio
(punizione). L’associazione scudo-frusta, indica la completezza di Abraxas in
grado di dispiegare il proprio supremo potere, ed immune ad ogni altro potere. IL
sette, come le lettere che ne compongono il nome, è il numero fondamentale che
regola la manifestazione. Il sette è l’incontro tra il quattro (gli elementi) ed il tre
(le tre forze: positiva, negativa e neutra, ma anche del divino). La geometria
esoterica ci suggerisce che la comunione tra il quadrato e il triangolo frutta il
pentagono (l’uomo realizzato). Possiamo vedere anche i tre elementi zoologici che
compongono Abraxas come la necessaria cooperazione tra l’elemento inconscio-
atavico, l’elemento conscio-razionale, e l’istanza divina solare che armonizza,
trasmuta ed eleva gli elementi inferiori, ma necessari.
Uno degli aspetti meno conosciuto di Carl Gustav Jung è la sua passione innata
per il simbolismo e l’immaginifico, che spesso si estrinsecava attraverso il
perseguimento di pratiche sicuramente poco ortodosse per il mondo scientifico ed
accademico di allora, come di oggi. Pratiche che potremmo definire oscillanti tra la
medianicità, il sogno lucido e l’evocazione, e che nel 1916 diedero frutto nel libro
“Septem Sermones ad Mortuos”, stampato e diffuso privatamente da Jung alla
cerchia ristretta di conoscenti. LO stesso studioso narra come tale opera è nata di
getto, attraverso la scrittura automatica, in uno stato di trance dove Jung si
identificava con Basilide. Questo stato di possessione è preceduto da fenomeni
paranormali che investivano la casa e i figli dell’analista: presenza spiritiche, trilli
di campanello, sogni inquietanti che hanno esatto termine nel momento in cui
Basilide-Jung inizia a scrivere. Facile intravedere in questi fenomeni un’incursione
nella nostra dimensione di istanze ataviche o di veri e propri fenomeni psichici, o
forse più semplicemente, ma non meno inquietante per l’uomo razionale,
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=2&Itemid=25 (4 di 7)22/05/2006 3.52.24
TEMPLARI
Conclusioni
GNOSIS
(di Alfonso Francia)
ma anche abisso, procedono vari eoni inferiori che formano tutti insieme il
“pleroma”, ovvero la pienezza del divino. Da qui deriva per degenerazione il
mondo materiale ordinato da un demiurgo inferiore. L’essere umano, la cui anima
conterrebbe una scintilla della luce divina, si troverebbe a sua volta perduto nel
proprio corpo. Per la sua salvezza Iddio avrebbe inviato un altro eone, Gesù il
Salvatore, la cui incarnazione e morte sarebbero però da intendersi come
semplicemente simboliche. Gli iniziati, illuminati dalla conoscenza recata da Gesù,
potrebbero allora salvarsi risalendo dopo la morte al pleroma con un viaggio a
ritroso, al quale corrisponderebbe un abbandono progressivo degli aspetti
materiali e corporei dell’esistenza in ogni sua forma.
CRONOLOGIA ESSENZIALE
DEGLI EVENTI BARBARICI IN EUROPA
(di Franco Lasorella)
Anni:
376. I Goti passano il Danubio e si stanziano nella Tracia
romana.
378. Pesantissima confitta romana ad Adrianopoli da parte dei
Goti. Vi muore lo stesso imperatore Valente.
406. Franchi, Vandali, Alani e Svevi passano il confine sul
Reno e penetrano in Gallia.
409. Vandali, Alani e Svevi passano nella penisola iberica.
410. Sacco di Roma operato dai Visigoti di re Alarico.
419. Fondazione del Regno Visigoto di Tolosa
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=4&Itemid=29 (7 di 8)22/05/2006 3.52.34
TEMPLARI
Home Attualità
Francesco dovette fare redigere una nuova regola meno rigida, che
fu confermata ufficialmente nel 1223 da papa Onorio III.
Profondamente turbato dai fatti, lasciò l’ufficio di rettore dell’ordine
vivendo il più possibile in disparte, fedele alla sua “santa sorella
povertà”, ora sul Monte Subiaco, ora in un isolotto del lago
Trasimeno, ora sul Monte Verna, dove ricevette le stimmate nel
settembre del 1224. Aveva fatto nominare al suo posto fra’ Pietro
Cattanei, al quale succedette frate Elia da Cortona. Gli ultimi due
anni di vita furono pieni di sofferenze. Divenuto cieco e tisico, spirò
nel 1226 alla Porziuncola, nei pressi di Assisi, assistito dai suoi frati
più fedeli. Fu sepolto nella chiesa assisana di San Giorgio, poi nella
basilica oggi centro del francescanesimo, fatta costruire
appositamente da frate Elia per accogliere le sue spoglie. Fu fatto
santo dopo soli due anni dalla morte da papa Gregorio IX. Oltre alle
due versioni della “Regula” (la prima è andata perduta), un
testamento spirituale e alcune preghiere, Francesco è autore del
celebre “Cantico delle Creature” (noto anche come “Cantico di Frate
Sole”, del 1225), del quale riportiamo oltre la versione ritenuta
originale. Le sua biografia e la sua opera ci sono note attraverso
fonti a lui contemporanee: le due “Vite” di Tommaso da Celano, la
“Leggenda dei tre compagni” e la “Vita” di San Bonaventura da
Bagnoregio, ed infine i “Fioretti” di autore anonimo, dai quali
vennero tratti gli “Acta Sancti Francisci” circa un secolo dopo.
LA TRADIZIONE DRUIDICA IN
BRETAGNA
(di Carla Console)
Home Recensioni
cerca... Già Carl Gustav Jung aveva offerto un’interpretazione psicologica del mito del Graal, inserendolo
nel contesto della sapienza alchemica, indagata alla luce della nozione degli archetipi. Per il grande
psicanalista svizzero, il Graal altro non sarebbe stato che la pietra filosofale degli alchimisti, la
“pietra interiore” capace di diventare da sé stessa “pietra angolare” de sé di ogni individuo. Sua
moglie Emma ha proseguito l’opera di ricerca in tale direzione, pervenendo alla ipotesi che la cerca
del mitico oggetto riguarda soltanto noi stessi e si apre alla realizzazione interiore. Molti
personaggi e molte vicende caratteristiche del mito graalico vengono in questo bel libro analizzate
minuziosamente per estrapolare i simboli, e segnatamente gli archetipi della divinità nascosta
nell’essere umano che cerca, e spesso ottiene, la liberazione del corpo dai lacci della materia che lo
avvinghia.
Il corpo, inteso nella sua pura carnalità, è stato dimenticato dalla storiografia ed a lungo
disprezzato dalla cultura plasmata dal cristianesimo. E’ quanto ci ricorda Jacques Le Goff, in
collaborazione con Nicolas Truong, in questo piccolo e intelligentissimo libro. Ma tale disprezzo,
sostiene l’autore, non è il risultato solo della predicazione cristiana, ma si deve imputare anche ad
una filosofia morale contraria ai piaceri e alle passini della carne diffusa principalmente tra le élites
della romanità basso-imperiale. Ciò non ha tolto che la “rinuncia della carne” fosse diventata, con il
trionfo del cristianesimo, un modello di vita per tutti i credenti e che il sistema di controllo dettato
dalla Chiesa abbia avuto come scopo la repressione della sessualità, bollata come l’espressione più
volgare della vita corporale. A partire dalla seconda metà XII secolo, vi furono però vistosi segni
nella cultura europea di una rivalutazione del corpo. Basti pensare che un mistico come Francesco
d’Assisi esaltava la gioia e celebrava le lodi di “frate corpo”, ed alla diffusione dei riti carnevaleschi
e delle tante pratiche di allegrezza che, con o senza la benedizione del clero, hanno attestato la
voglia della riappropriazione del corpo da parte delle comunità europee dell’epoca. In questo
libretto il celebre storico transalpino propone, con un linguaggio semplice e colloquiale, un’ampia
visione delle pratiche e delle rappresentazioni corporali in Europa durante l’età di mezzo.
Sono 59 i castelli presi in considerazione in questo bel volume che coniuga storia, storia e
suggestive immagini di fortezze, dislocate in ogni parte del pianeta e che si dipanano nell’arco di
tempo che va dall’Alto Medioevo all’Ottocento. Ai castelli prescelti sono dedicate schede illustrate,
dei quali Gianni Guadalupi ha curato l’aspetto storico e Gabriele Reina quello architettonico ed
artistico. Leggendo il testo, colpiscono le differenze tra gli edifici, le quali oltre ad essere
determinate dalle tecniche di difesa, dalle collocazioni geografiche di epoche diverse, rispondono
sesso a gusti estetici molto diversificati. Si passa dalle austere fortezze medievali (Edinburgo) a
ricche dimore signorili (Mosca, Trieste), dalle trame di mura e di archi (Meherangarh) ai lineari e
leggeri interni dei castelli orientali (Himeji). L’introduzione del libro è curata da Gianni Guadalupi.
Uno dei pregi maggiori di questo libro consiste nello sforzo dell’autore di fare capire i vari modi con
i quali gli storici orientalisti del recente passato hanno interpretato la figura di Temujin, divenuto
nel XIII secolo il “Cinggis Khan” (monarca oceanico) padrone di tutto il mondo allora conosciuto,
eccezione fatta dell’Europa. Una delle interpretazioni più suggestive del personaggio, riportata da
Bianchi nel saggio, è quella offerta negli anni ’30 dagli orientalisti sovietici, che hanno visto il khan
come un dispotico conservatore che riuscì a sopraffare il rivale “fratello di sangue” Jamuka,
democratico e rivoluzionario. Ed in questo scenario di lotte interne per la unificazione delle tribù
mongole, si muove principalmente il libro recensito. A parte la risibilità delle tesi comuniste,
appare comunque degna di essere presa in considerazione l’esistenza di un conflitto interno di
natura economica tra i due personaggi. E’ infatti fuori dubbio che presso i popoli nomadi la
delimitazione delle zone di pascolo degli armenti sia stata la prima causa dei conflitti interni, e che
i possessori del bestiame abbiano avuto non insignificanti problemi interni nella pratica della
transumanza.
Fino dal titolo l’autore dichiara ironiche intenzioni, ma non la presa in giro, dato che il primo
requisito per un buddista dovrebbe essere quello di non prendersi troppo sul serio. Da buon
epicureo, Giacobbe crede che questa religione sia soprattutto una filosofia praticata, una sorta di
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=6&Itemid=30 (2 di 8)22/05/2006 3.52.58
TEMPLARI
L’OPERA POETICA
William Butler Yeats
Edizioni Meridiano Mondadori. Pagine 1653, euro 49
(di Lucia Capizzari Bowe)
Premio Nobel per la letteratura nel 1923, William Butler Yeats nacque a Dublino il 13 giugno del
1865. Trascorse l’infanzia a Sligo, vivace porto dell’Irlanda occidentale, nella casa dei nonni
materni proprietari di una piccola flottiglia di pescherecci. Fu affascinato delle storie locali di
fantasmi e di fate, di mostri e di streghe, rimanendo soprattutto impressionato dalle leggende sui
nobili del posto e sui loro manieri stregati. Nel 1876 si trasferì a Londra in compagnia di uno zio, e
nel 1885 si iscrisse alla “Metropolitan School of Art” pubblicando le prime liriche sulla “dublin
University Review”. Nello stesso periodo cominciò ad interessarsi di magia, di occultismo e di
simbolismo cogliendo ispirazione nell’arte pittorica di William Blake e dei preraffaelliti
(principalmente Dante Gabriele Rossetti) ed in poesia, nell’opera di Percy Bysshe Shelly e di John
Donne. Teosofo e metafisico amico di Ezra Pound, dell’ancor giovane Thomas Stearns Eliot e di
Oscar Wilde, Yeats divenne non solo il massimo poeta irlandese di tutti i tempi, ma l’indiscusso
leader del cosiddetto “rinascimento celtico”, un movimento nazionalista fondato sulla rivalutazione
e sulla difesa delle tradizioni irlandesi, sull’impegno politico per la separazione e per l’indipendenza
dal Regno Unito d’Inghilterra. Nel 1891 aderì alla indipendentista “Irish Republican
Brotherhood” (IRB) fondata da Maud Gonne, una pasionaria definita la Giovanna d’Arco irlandese,
ed un anno più tardi fondò a Dublino la “Società Letteraria Irlandese”. Nel 1917 sposò la famosa
studiosa di dottrine misteriche Georgie Hyde Leeds, donna che su di lui ebbe sempre una grande
influenza culturale. Nel 1928 pubblicò la sua raccolta maggiore di poesie, “La Torre”, e quattro
anni più tardi “La scala a chiocciola” e “Luna piena di Marzo”. Entrambe le raccolte affrontano il
tema della morte e del significato della vita umana, della vanità delle cose mondane e della
vecchiaia. Yeats trascorse i suoi ultimi anni in Italia e poi in Francia, dove morì nel 1939. Dieci anni
dopo il decesso, il governo della repubblica irlandese mandò una nave da guerra a riprendere il suo
corpo. Fu definitivamente sepolto a Sligo, “Ai piedi della montagna di Ben Bulben” come da sua
ultima volontà, posto incantevole che è anche il titolo di una delle sue ultime poesie. La
pubblicazione delle Mondadori, qui recensita, copre l’arco di un quarantennio di produzione poetica
yeatsiana. Sono compresi indiscussi capolavori lirici come “I vagabondaggi di Oisin” e “Sulla
caldaia”.
PIO IX
Luigi Negri
Edizioni Ares. Pagine 238, euro 14
(di Carlo Alberto Ameri)
Il senigalliese Giovanni Mastai dei conti Ferretti di Pesaro, salito al soglio pontificio nel 1846 con il
nome di Pio IX, ha detenuto il più lungo pontificato della storia, ben 32 anni. Appena eletto era
stato salutato come un papa “liberale” e per due anni gli italiani, seguendo il progetto di Vincenzo
Gioberti, avevano visto in lui la leva della liberazione italiana dallo straniero. Ma fu inevitabile che
la rivolta del 1848 e la proclamazione della Repubblica Romana lo avessero indotto non solo a
ripensamenti ma anche ad una chiusura che, a tratti, assunse l’aspetto di una vera e propria
violenta repressione. Nel tripudio delle idee per l’unità degli italiani, divenne fatale che la figura di
Pio IX fosse demonizzata. In questa monografia il professor Luigi Negri, docente di storia
all’”Università Cattolica” di Roma, ha tratteggiato la complessa figura di questo, del resto grande,
pontefice. L’autore ha posto particolarmente l’accento sul rifiuto ideologico di Pio IX della tesi per
la quale lo Stato godrebbe di diritti senza confini. Il cosiddetto “Sillabo”, un elenco di ottanta
principi imprescindibili del Cattolicesimo pubblicato da papa Mastai nel 1864, alla luce di questa
considerazione suona come monito profetico per l’avvento degli stati totalitari che sorgeranno nel
secolo successivo. Forse per questo motivo Giovanni Paolo II, il papa che ha rivendicato la libertà
degli uomini contro il totalitarismo comunista, ha elevato quest’ultimo “papa re” della storia agli
onori degli altari.
HITLER E I TEDESCHI
Eric Voegelin
Edizioni Medusa. Pagine 262, euro 24
(di Anna Maria d’Oria)
In questo saggio l’autore, filosofo statunitense di origine tedesca di specchiata fama, tralascia
l’analisi storica della genesi del nazionalsocialismo per concentrarsi sul problema della
comprensione della condizione psicologica, ed anche spirituale, della popolazione germanica che si
lasciò trascinare nel dramma della guerra. Le conclusioni alle quali l’autore perviene, come scrive
lui stesso nel saggio, possono essere estese a adattarsi anche nei confronti dell’ideologia
comunista. Il sostanza, l’autore denuncia la supina accettazione dei tedeschi allo “svuotamento”
dei principi della democrazia. Il senso del potere statale, e dunque del suo massimo
rappresentante Adolf Hitler, era così radicato che i giuristi trovarono modo di giustificare atti di
governo ai quali mancava qualsiasi base legale nel segno della Costituzione allora vigente.
Voegelin termina il saggio affidando agli uomini un compito da portare a termine anche nel tempo
attuale: liberarsi di ogni ideologia. E questo attraverso il recupero della filosofia classica,
dell’umanesimo e del cristianesimo, mettendo in tal modo al centro della riflessione la dignità
dell’uomo e il suo rapporto con il divino.
Una rete di spie a pieno sostegno di un regime. Un groviglio di organizzazioni d’ogni tipo per
fornire informazioni a Benito Mussolini su nemici e su amici durante i primi passi della presa del
potere in Italia. Già nel 1922, subito dopo la Marcia su Roma, il duce sapeva che il potere e la
capacità di sopravvivenza del fascismo dipendono, in un certo senso, dalle spie e dalla loro fedeltà.
Su questa traccia l’autore ricostruisce nei dettagli l’attività in Italia di una imponente struttura
spionistica nella prima metà del secolo scorso. Pubblica Sicurezza, Servizio Informazioni Militari,
Ceka, Ovra, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Di queste organizzazioni fasciste
Vecchioni, attualmente ambasciatore italiano a Cuba, svela i rapporti e gli scontri interni. Dello
stesso autore si ricordano: “Spie e spy-stories della seconda guerra mondiale”, “Cynthia, la spia
che cambiò il corso della seconda guerra mondiale” e “Spie della seconda guerra mondiale”.
Nato nel reggiano nel 1917, l’autore di questo memoriale, Luigi Romersa, ha avuto una vita fin
troppo movimentata. Ha iniziato nel 1937 a fare il reporter per la “Gazzetta di Parma” e durante la
seconda guerra mondiale ha fatto il corrispondente di guerra per più testate giornalistiche,
“Corriere della Sera” compreso. A pace conclusa ha girato tutto il mondo per il settimanale “Il
Tempo”, distinguendosi per le sue inusuali e innate capacità di fotografare gli avvenimenti.
Vincitore di numerosi premi giornalistici e letterari, di Romersa si ricordano capolavori poco
conosciuti come “Le armi segrete di Hitler” e “L’ultimo quarto di luna”, storia dei mezzi d’assalto
della Marina Militare italiana. Il memoriale di Romersa si concentra quasi esclusivamente sulle
figure di due grandi strateghi alleati nella “Guerra d’Africa”, il tedesco Erwin Rommel comandante
del mitico Africa Korps ed il suo omologo italiano generale Ettore Bastico, comandante del Corpo di
Spedizione Italiano d’Africa Settentrionale. Quest’ultimo, secondo quanto ha scritto Romersa,
avrebbe tenuto per tutta la durata degli avvenimenti bellici un diario personale dal quale sarebbe
uscita la personalità, per certi versi sorprendente, del leggendario Rommel “volpe del deserto”. “…
stratega opinabile ma tattico espertissimo, fiero soldato ed impareggiabile trascinatore di uomini,
autoritario ma insieme generoso, euforico nella buona sorte ma facile ad abbattersi nella cattiva…”
in questo modo Bastico ha descritto il collega tedesco nel suo diario, continuando “…si sentiva
comandante per vocazione, ma si sentiva più di tutto combattente, servendosi del comando per
guidare lui stesso i suoi uomini all’azione, di qualsiasi grado o reparto essi fossero stati … è
capitato sovente che di notte varcasse da solo i reticolati, inoltrandosi verso le posizioni nemiche
per esaminare di persona la situazione e valutare sul posto la possibilità di un attacco o di una
manovra … per ore nessuno ne sapeva più nulla ma ricompariva magari all’alba, bianco di polvere,
felice come un ragazzo al termine di un’entusiasmante avventura … i soldati ne subivano il fascino,
reso tra l’altro più immediato dal fatto che sembrava essere invulnerabile … nessun altro generale
sapeva guidare un attacco meglio di lui…” Dopo l’offensiva inglese scatenatasi tra il dicembre del
1940 e il febbraio del 1941, e successivamente nel dicembre di quest’ultimo anno, fu proprio
http://www.templari.it/index.php?option=content&task=section&id=6&Itemid=30 (4 di 8)22/05/2006 3.52.58
TEMPLARI
DOCUMENTARI
La verità è unica, immortale ed eterna e l’uomo, alla continua ricerca di essa, in accordo tra spirito
e ragione, può soltanto immaginarla, idealizzandola. Inizia così il nuovo lungometraggio dell’autore-
regista Gino Bertini che, dopo avere esplorato con la cinepresa il mondo dei Templari con
documentari “I Templari, monaci guerrieri” e “I Templari, misteri e leggende” ora si cimenta nella
descrizione di un altro aspetto legato a questi leggendari guerrieri: le cattedrali gotiche e il loro
simbolismo. Bertini cerca di leggere questi libri di pietra, nei quali sono nascosti segreti di sapienza
e di conoscenza, e parlano il misterioso linguaggio della mistica e della tradizione esoterica. Nella
seconda parte, il documentario si sofferma in maniera dettagliata sulle immagini della Collegiata di
San Matteo, vicino a Edimburgo, meglio conosciuta come la Cappella di Rosslyn. Vengono
evidenziati tutti i particolari di cui è ricca questa meravigliosa costruzione, tempio della spiritualità
e del misticismo, monumento commemorativo dell’Ordine del Tempio con una quantità di simboli
che continuano a turbare il sonno di storici e di esoteristi, e che affascinano la fratellanza
massonica ed i suoi membri che vi si recano da tutto il mondo per esaminarli con attenzione. Il
documentario in dvd è stato scritto, diretto e prodotto da Gino Bertini, al quale ci si deve rivolgere
per ordini o per informazioni (info: 0583.48296 e/o 3356658140. email: noginitinerbe@iol.it)
CINEMA
MARY
di Abel Ferrara
con Juliette Binoche, Matthews Modine, Forest Whitaker, Stefania Rocca
Usa-Italia 2005
(di Diego Di Giuseppe Stefanori)
Il concetto di base di questa pellicola è dei più scomodi in materia di religione. Riguardo lo
gnosticismo che, secondo certi indirizzi, sarebbe il modo più autentico di intendere la fede
cristiana. Abel Ferrara, attraverso una personale interpretazione dei vangeli apocrifi, traspone in
immagini cinematografiche l’idea che il divino sia insita in ogni essere umano, e che ogni persona
può diventare il salvatore di se stessa. Nel film, Marie è una attrice drammatica che, interpretando
il ruolo di Maria Maddalena, inizia a vivere una profonda crisi spirituale, la quale la spinge a
ripercorrere i passi del personaggio che interpreta per ritrovare se stessa. Ted, invece, è un
giornalista televisivo di successo che quando sta per perdere moglie e figlio trova in se la forza di
rivolgersi a Dio, ritrovando in se la sua scintilla divina. Le due storie narrate nella pellicola
sembrano volere focalizzare le difficoltà dell’uomo moderno a percorrere la strada della vita
contando soltanto sulle proprie forze interiori. L’interpretazione di Juliette Binoche è magistrale nel
doppio ruolo interpretato, una bravura che latita negli altri attori del cast. La pellicola risulta
confusionaria e pesante, a tratti troppo documentaristica. Il merito del regista è comunque di
avere affrontato una questione attuale e toccante come la rivalutazione, sotto il profilo religioso e
storico, della figura di Maria Maddalena.
7 CHILOMETRI DA GERUSALEMME
di Claudio Melaponti
con Alessandro Etrusco, Luca Ward, Alessandro Haber, Rosalinda Celentano, Eleonora
Brigliadori
Italia 2006
(di Raf Trementino)
La pellicola è tratta dal romanzo best seller di Pino Farinotti, pubblicato dalle Edizioni Paoline e già
tradotto in otto lingue. E’ la storia di un quarantene in crisi di identità che ha perso lavoro, che è
stato abbandonato dalla moglie e dalla figlia, e che nonostante tutte le avversità riesce a vincere
un viaggio in Terra Santa. Va, e sulla strada per Emmaus, a pochi chilometri da Gerusalemme,
incontra un uomo vestito con una tunica, con i capelli lunghi e con la barba, che gli si presenta
come Gesù Cristo. Con lo sconosciuto il protagonista inizia un dialogo che lo porterà alla
rivalutazione della vita in genere, e di se stesso. Il Gesù di Melaponti, pur rispettando i canoni della
iconografia classica, è qui rappresentato come un uomo dal linguaggio contemporaneo, con gusti
moderni, scevro da aforismi e da parabole il quale ribadisce il messaggio cristiano di salvezza e di
pace per gli uomini di buona volontà.
***
ARTE
Cos’è un alfabeto? Una serie di disegni grafici che per convenzione vengono usati come
rappresentazione scritta delle parole e dei suoni di una lingua. Dunque un accordo tra individui per
significare qualche cosa. Anche la lingua è una convenzione, anch’essa è un accordo consistente in
modalità peculiari, decise da una comunità, di parlare e, in quelle alfabetizzate, anche di scrivere e
di leggere mediante sistemi ortografici. Infine, che cos’è la luce? Energia elettromagnetica. Tutto
vero, all’interno di una dimensione causale. Ma è sufficiente volersi (o sapersi) allontanare dalle
cose, innalzarsi verso una dimensione superiore, in direzione d’un cielo che è sempre più alto di
noi, quale che sia l’altezza che, umanamente, riusciamo a raggiungere, per cambiare radicalmente
il senso delle definizioni che abbiamo dato sopra. Allora l’alfabeto può diventare sì una serie di
disegni, ma in qualche modo autosignificanti, al di fuori d’ogni motivazione razionale, colti nella
loro qualità formale che nulla a che vedere con le parole e i suoni di una lingua. Un alfabeto
inventato, come quello di Pamela Vincenti pittrice, il cui scopo è di identificarsi non con questa o
con quella struttura linguistica, ma con le profondità del linguaggio, che è un tesoro individuale
capace di rapportarsi alla ricchezza senza confini dell’anima. Allora questi segni di un alfabeto
inesistente ma verosimile possono trasformarsi in luce, ma non in quell’energia elettromagnetica di
cui parla la fisica, bensì quella stupenda porzione della creazione di cui parla la “Genesi” (1.3)
allorché, narrando del primo giorno dell’organizzazione del Creato, scrive: “Iddio disse: sia la luce.
E la luce fu”. Una luce, dunque che diventa, anch’essa, impalpabile sostanza dell’anima. I segni
dell’alfabeto inventato ma verosimile, mimèsi del reale, si trasformano in luce, dunque in spirito
attraverso il fluire del tempo. Il quale, quando è reale, è anch’esso una convenzione costituita dal
succedersi irreversibile degli istanti, minuti, ore, giorni, mesi, anni, secoli e millenni. Ma che, nel
mondo superiore dell’iperuranio, sta invece immobile a rappresentare non a storia, ma la
metastoria, non il corso fluente, ma l’eterno immutabile. Segni alfabetici, luce, tempo come un
divenire che aspira all’immobilità: sono tutti elementi sui quali Pamela Vincenti organizza, ma nei
quali sa guardare fuori di se, verso quel mondo platonico delle idee che vive nelle dimensioni alte
dell’iperuranio, dove possono osare di guardare soltanto gli spiriti eletti.
***
Pamela Vincenti, è docente presso un istituto d’arte. Ha partecipato a più di cinquanta
esposizioni tra personali e collettive, ed ha esposto opere in prestigiose gallerie di Parigi e di Nizza,
di New York e di Cracovia, di Milano e di Roma, ed in altri centri minori. Cell. 347.3496571,
numero cui si potrà chiamare direttamente per ulteriori informazioni.
*****
Home Interventi
cerca... ***
Risponde il curatore
***