DIAGNOSI FUNZIONALE, PROFILO DINAMICO E PIANO EDUCATIVO
Elaborato di Marta ARCODIA
a.a. 2016/2017 Diagnosi Funzionale, Profilo Dinamico e Piano Educativo
Diagnosi funzionale, Profilo Dinamico Funzionale e Piano Educativo Individualizzato sono
strumenti funzionali al percorso educativo e scolastico di un alunno portatore di handicap. Per diagnosi funzionale si intende la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psico-fisico dell'alunno in situazione di handicap (D.P.R. 24/02/1994) ed è utile all’amministrazione scolastica per la richiesta dell’insegnante di sostegno. Per far sì che l’assegnazione dell’insegnate di sostegno da parte del Provveditorato arrivi in tempi utili, è bene che sia i genitori che la scuola sollecitino tale documentazione. La Diagnosi Funzionale è suddivisa in diverse Aree utili ad identificare il rapporto tra la minorazione e determinati aspetti del comportamento complessivo del soggetto: 1.aspetto cognitivo: esamina il livello di sviluppo raggiunto e la capacità di integrazione delle conoscenze; 2.aspetto affettivo-relazionale: valuta il livello di autostima ed il rapporto con gli altri bambini; 3.aspetto linguistico (comprensione, produzione e linguaggi alternativi); 4.aspetto sensoriale: esamina il tipo ed il grado di deficit con particolare attenzione a vista, udito e tatto; 5.aspetto motorio-prassico; 6.aspetto neuro-psicologico: valuta la memoria, l’attenzione e l’organizzazione spazio-temporale del bambino. La Diagnosi Funzionale si differenzia in: - globale , che interessa per esteso tutto il repertorio cognitivo-comportamentale e psico-patologico dell’alunno esaminato e abitualmente viene eseguita in centri specializzati di questo settore; - specifica, che si focalizza solo su particolari classi di abilità cognitive o sociali, e abitualmente questa si effettua nell’ambito della scuola al fine di utilizzare o progettare per uno specifico alunno metodologie peculiari capaci sia di arricchire le aree cognitive già efficienti, sia per costruire ed evolvere nuove cognizioni basilari ed abilità essenziali. La Diagnosi funzionale si può articolare sulla base dell’ICF (2004) in questo modo si otterrà un quadro articolato dei punti di forza e di deficit dell’alunno a partire dal quale “costruire” una serie percorribile di obiettivi e attività concrete e specifiche per l’allievo. L’obiettivo finale della Diagnosi funzionale è,dunque, in generale, quello di fornire un quadro clinico in grado di orientare interventi di tipo riabilitativo, terapeutico ed educativo-didattico, che sia condiviso dalle diverse figure professionali coinvolte. Tuttavia, oltre a questa finalità descrittiva e analitica degli aspetti evidenti delle difficoltà, essa dovrebbe elaborare una interpretazione delle cause che le hanno determinate ed eventualmente ne sono tuttora responsabili. Successivamente alla Diagnosi funzionale viene redatto il Profilo Dinamico Funzionale (P.D.F.), un documento che raccoglie la sintesi conoscitiva, riferita al singolo alunno, relativamente alle osservazioni compiute sullo stesso in contesti diversi, da parte di tutti i differenti operatori che interagiscono con lui: famiglia, scuola, servizi. Ha lo scopo di integrare le diverse informazioni già acquisite e indicare, dopo il primo inserimento scolastico, "il prevedibile livello di sviluppo che il bambino potrà raggiungere nei tempi brevi (sei mesi) e nei tempi medi (due anni)”. Se la Diagnosi Funzionale, dunque, viene redatta una sola volta dagli operatori dell’ASL, per avere però un quadro progressivo dell’evoluzione della personalità dell’alunno, è necessario il Profilo Dinamico Funzionale che viene aggiornato al passaggio di ogni grado di scuola e redatto da tutti gli operatori che seguono l’alunno, cioè insegnanti, operatori sanitari e operatori sociali, con la collaborazione della famiglia. Il Profilo descrive ed evidenzia: -i livelli di " funzionalità" nelle varie aree in cui il soggetto esprime la sua identità; -le dinamiche relazionali e i rapporti interpersonali; -gli apprendimenti riferiti a diversi ambiti di conoscenza e rapportati alle effettive occasioni/situazioni di esperienza; -il quadro evolutivo e i potenziali di sviluppo, elementi indispensabili per promuovere una progettazione in chiave educativa, piuttosto che riabilitativa. Il P.D.F. è utile ai fini della formulazione di un piano educativo individualizzato- P.E.I. che, come espressamente stabilito nello stesso articolo 5 del DPR del 24 febbraio 1994, comprende le indicazioni principali dei progetti di riabilitazione, socializzazione e scolarizzazione. Il P.E.I. (Piano Educativo Individualizzato) o P.E.P. (Piano Educativo Personalizzato) è il documento nel quale vengono descritti gli interventi integrati ed equilibrati tra loro, predisposti per l'alunno in situazione di handicap, per un determinato periodo di tempo. Tale programma personalizzato dovrà essere finalizzato a far raggiungere a ciascun alunno in situazione di handicap, in rapporto alle sue potenzialità, ed attraverso una progressione di traguardi intermedi, obiettivi di autonomia, di acquisizione di competenze e di abilità motorie, cognitive, comunicative ed espressive, e di conquista di abilità operative, utilizzando anche metodologie e strumenti differenziati e diversificati. La strutturazione del P.E.I. è complessa e si configura come mappa ragionata di tutti i progetti di intervento: didattico-educativi, riabilitativi, di socializzazione, di integrazione finalizzata tra scuola ed extra-scuola. Dopo un periodo iniziale di osservazione sistematica dell'alunno in situazione di handicap, - di norma non superiore a due mesi - durante il quale si definisce e si attua il progetto di accoglienza, viene costruito il P.E.I. con scadenza annuale. In ambito scolastico il P.E.I -E’ compilato di norma all’inizio e alla fine dell’anno; - E’ concordato con tutti i docenti; -Tiene conto di tutti gli interventi che riguardano l’alunno dal punto di vista dell’integrazione; -E’ aggiornato periodicamente; -Mette in evidenza i punti di forza e i punti di debolezza; -Consente di predisporre la programmazione, piani direcupero, potenziamento e sviluppo e relativa valutazione; -Acquisisce dalla famiglia informazioni relative all’alunno per poter predisporre l’accoglienza; -Concorda modalità di collegamento con i Servizi; -Valuta la necessità di acquisire strumenti e di adeguare le strutture. possiamo ipotizzare il PEI come suddiviso in due sezioni. Una prima sezione, che si può definire “stabile”, in cui si trovano tutti quei dati informativi che riguardano l’identità della persona, dati anagrafici, la sua storia, tutte le informazioni riguardanti la diagnosi, la sua condizione al momento della presa in carico. Una seconda sezione, che si può definire “flessibile” in cui sono indicati gli obiettivi generali pluriennali connessi al suo progetto di vita, gli obiettivi di specifici da raggiungere in due o tre anni, il piano delle attività con l’indicazione della loro pertinenza agli obiettivi specifici indicati. Nel passaggio tra i vari ordini di scuola, esso viene trasmesso, unitamente al Profilo Dinamico Funzionale aggiornato, alla nuova scuola di frequenza. La stesura di tale documento è il risultato di un'azione congiunta dagli operatori dell' U.L.S.S., compresi gli operatori addetti all’assistenza, dagli insegnanti curricolari e di sostegno e, qualora presente, dall'operatore psicopedagogico, con la collaborazione della famiglia. E' perciò costruito da tutti coloro che, in modi, livelli e contesti diversi, operano per "quel determinato soggetto in situazione di handicap e che si trovano concordi sia sull'obiettivo da raggiungere che sulle procedure, sui tempi e sulle modalità sia degli interventi stessi che delle verifiche. Nello specifico, le verifiche dovranno accompagnare, come una prassi costante, le varie attività realizzate durante tutto l’anno scolastico e dovranno servire a valutare il grado di generalizzazione delle abilità, il grado mantenimento nel tempo delle competenze acquisite e la capacità di autoregolazione autonoma dell’alunno rispetto all’esecuzione di una data abilità. La valutazione, quindi, non deve vertere esclusivamente ad indagare se sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati ma anche a capire se le abilità che ci si è preposti di far acquisire all’allievo gli potranno essere utili nella vita elevandone la qualità; occorre valutare l’appropriatezza, la validità e la sensatezza rispetto ad un progetto complessivo di vita. Riferimenti bibliografici: Booth, T., Ainscow, M. (2008). L'Index per l'inclusione. Trento: Erickson. Ianes, D. (2004).Ladiagnosi funzionale secondo l’ICF. Trento: Erickson.