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MILANO CLOWN FESTIVAL

FENOMENOLOGIA A DUE
ISSUE #5 - AUTUMN/2010
1 MARZO 2010
MAY DAY 2010
EASTERN MARKET
VIA IDRO

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Il diffuso provincialismo che anima i media svenduti del nostro paese costituisce
uno dei rischi più grandi per chiunque tenti di condurre oggi un’indagine sociale sul
territorio, tanto più se questo territorio si riduce a essere esclusivamente quello di una
città relativamente piccola come Milano. Vorremmo quindi affermare con forza che per
noi si tratta di lavorare nella direzione opposta: non vogliamo parlare di noi e dei nostri SQUARCI
problemi per il semplice gusto di specchiarci in una pubblicazione autoreferenziale. Al
contrario, cerchiamo di parlare della condizione che tutti, non solo cittadini milanesi, ma
anche di quanti provengono da altre parti del mondo, vivono ogni giorno in questa città,
per provare innanzitutto a riflettere in maniera più consapevole sul momento storico che
stiamo vivendo. MILANO CLOWN FENOMENOLOGIA
FESTIVAL A DUE
Milano sta indubbiamente affrontando un lungo periodo di decadenza. Sono lontani Luca Paolassini Alfredo Bosco
gli anni in cui la nostra città poteva vantarsi di essere l’avanguardia politica del
“movimento”, gli anni in cui si cercavano nuove risposte alle pressanti contraddizioni
della situazione sociale. Oggi, Milano è nota per essere più semplicemente la capitale
del berlusconismo, della moda e dello smog. Possiamo dire che la condizione di Milano
SULLA STRADA
è indicativa della scoraggiante situazione culturale ed economica che noi italiani stiamo
vivendo da ormai alcuni decenni. Nasce quindi da questa consapevolezza la scelta di
occuparci in questo numero di questioni importanti e generali, a partire da situazioni
puramente milanesi, che possano essere il più possibile rappresentative del nostro
presente. Non solo per “dovere di cronaca”, ma anche e soprattutto per fissare alcuni 1 MARZO 2010 MAY DAY 2010
Simone Francesca Todde
punti fermi da cui provare a ripartire, nella speranza che qualcosa (o qualcuno) attorno a Keremidtschiev
noi si risvegli.

Vi parleremo quindi delle realtà multietniche che sorgono nelle periferie della città, OLTRE MILANO
ignorate dai media eppure drammaticamente attuali; del problema degli immigrati e dei
precari che lottano per diritti che lo Stato si ostina a non volere riconoscere; di quelle
realtà d’evasione che nascono per provare a stornare il pensiero unico dominante e a
ridarci respiro attraverso un sorriso o una musica clandestina.
EASTERN MARKET VIA IDRO
A tutti voi, cittadini di Milano (e quindi d’Italia) è dedicato questo quinto numero di Giada Archidi Mària Dinoia
miciap.

Niccolò de Mojana
MILANO CLOWN FESTIVAL
Luca Paolassini ISSUE #5 - AUTUMN/2010
Quello di ODDPEOPLE è un viaggio tra la gente. Un’esplorazione
dell’immaginario da raduno che sposta il fuoco sulla moltitudine, sui
frequentatori dei festival. La gente vuol vedersi e non fa altro che
cercarsi. La missione di Oddpeople è mescolarsi agli altri. Quello
che cerchiamo di raccontare è il campionario umano, la compagnia
di attori di un momento sociale. Catalogare e testimoniare le forme
ed i costumi di tutta una serie di individui che hanno scelto di
riconoscersi in un gruppo sociale piuttosto che in un altro. Non
importa che le radici di queste culture comuni siano la musica, il
vino, la politica, le droghe, o altro. Quello che ci resta è un prezioso
racconto di quel che aggrega e che ha unito in passato, di come
queste “tribù” cambino e si evolvano continuamente, di come da
questo mutare perpetuo nascano nuovi criteri e riti aggregativi, nuovi
stilemi da adottare, nuovi personaggi da aggiungere alla galleria.
L’eccentricità e il colore, la passione e la storia di ogni individuo,
ci ha portato lontano ma anche dietro l’angolo. In questo caso ci
siamo imbattuti nel micro cosmo dei clown, dove la serietà stenta
ad esistere. Uomini vestiti da donne, donne dal trucco carico e buffe
parrucche. Non esiste luogo migliore per catturare profili bizzarri
come il Milano Clown Festival, divenuto in poco tempo il punto di
riferimento non solo per gli Artisti, ma soprattutto per il pubblico, che
vi approda ogni anno. Qui, trovano rifugio dalla grigia Milano decine
di artisti provenienti da tutto il mondo. Abbiamo approfittato di
questa occasione per rubare qualche sorriso e posa bizzarra. I colori
accesi dei loro abiti, e del loro trucco si assopisce sullo sfondo di
una rarefatta Milano invernale e la grana pastosa della fotografia
istantanea conferisce il resto della magia. Tutto sembra mescolarsi
e regalare immagini fiabesche, difficili da collocare in un qualunque
quartiere milanese. Un onirico paesaggio, tra sogno e realtà, tra
routine quotidiana e gioco.

(Testo di Lorenzo Taini e Stella Flocco)

Un violinista piccolo
piccolo. Piazza San
Babila, ottobre 2007

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Luca Paolassini
Diplomato in “Arti Visive - Fotografia” presso l’Istituto Europeo
di Design di Milano nel 2006. Dal 2002 si occupa di fotografia
(reportage-moda-slillife-backstage-foto di scena-eventi) e video
(videoclip-documentari-candidcamera-backstage)
Ha collaborato con Domus, XL de la Repubblica, Rolling Stone,
Babilonia e Tele Cinco (realizzando video documentai sui
Festival).
Fotografo ufficiale del festival musicale Rototom Susplash dal
2003.
Nel 2006, espone i ritratti “gli Alpini” al Teatro delle Erbe di
Milano.
Lavora dal 2005 al progetto “Oddpeople” (www.oddpeople.
net), una ricerca video-fotografica sui piu importanti festival
e raduni nel mondo. Nel 2007 collabora con SKY (canale:
Comedy Central) alla produzione e realizzazione del programma
“Amici Miei”.
Nel 2008 collabora con All Music alla realizazione di candid
camera.
Collabora con lo studio La Sterpaia di Oliviero Toscani al
progetto Razza Umana.
Vive e lavora a Milano.

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Milano clown festival

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FENOMENOLOGIA A DUE
Alfredo Boscov ISSUE #5 - AUTUMN/2010
Nel tango, ci si conosce attraverso l’abbraccio.
(Miguel Ángel Zotto)

Seguendo le date di un calendario segreto, appassionati tangueri si


riuniscono la sera per ripopolare una Piazza Affari altrimenti deserta. Se
durante il giorno sono giacche gessate e blu a dar vita allo spettacolo
della finanza, quando cala il sole, a sopresa, timide signore e signorine
accompagnate da cavalieri in giubbotto e giacche pesanti, si incontrano
sotto i portici sorridendosi l’un l’altro. Uno stereo di fortuna, simile a quelli
utilizzati all’interno delle stazioni della metro, si anima spargendo semi
argentini nell’aria e le dolci melodie proprie del tango. Le giacche vengono
lasciate in un angolo e le donne indossano tacchi vertiginosi, la truppa
si scioglie e inizia ad accendersi quello che è il vero e proprio tango.
Osservandolo più volte dall’esterno, è possibile vedere che nelle serate più
partecipate l’entusiasmo diviene denso come il fumo di un sigaro. Sempre la
straordinaria armonia, mai un passo fuori posto, mai spalle che si scontrano,
ma soprattutto mai chiacchiericcio invadente. Il sé non ha più significato
senza l’altro, si diviene di nuovo perfetti con due teste, quattro braccia e
quattro gambe: vengono sconfitti gli dei che per invidia ci hanno divisi. è
una fortuna che ci siano queste persone che rendono vitale uno spazio non
considerato dai più. Ballare il tango durante la notte non sarà una rivoluzione
ma è una bella sorpresa tornare a casa e vedere finalmente che il centro
di Milano intorno all’area del Duomo può essere ogni tanto edulcorato da
questa piacevole cerimonia. La superficie della pavimentazione diviene
calda, sfregata dalle gambe eleganti che la solcano, e sembra quasi che
l’area della prima cinta diventi un enorme set cinematografico e che dietro le
facciate non ci sia niente.

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Afredo Bosco
Alfredo Bosco nasce nel 1987 a San Miniato Alto (Pisa). Dal 2007
vive a Milano e studia Filosofia all’Università degli studi di Milano. Si
é diplomato alla scuola di fotografia John Kaverdash e ha lavorato
come free lance per aziende pubblicitarie e fotografiche, realizzando
reportage in Medio Oriente e Asia Centrale.

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Eden(?)
Fenomenologia a due

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1 MARZO 2010
Simone Keremidtschiev ISSUE #5 - AUTUMN/2010

Senza titolo (Piazza della Scala)


“Ma quali criminali, quali clandestini, ecco i nuovi cittadini!”. Questo lo slogan
ricorrente nei cortei che il primo Marzo 2010 si sono svolti a Milano, collegati
allo “Sciopero giallo - una giornata senza di noi”. Un’iniziativa nata in Francia
grazie a Nadia Lamarkbi, giornalista di origine marocchina, e arrivata in Italia
grazie al comitato “Primo marzo 2010” (www.primomarzo2010.it), tutt’oggi attivo
sui temi legati all’immigrazione. Il presidio della mattina in piazza della Scala,
l’assembramento del pomeriggio in piazza Duomo e i cortei che ne sono seguiti
sono stati un esempio di manifestazioni civili e pacifiche che le piazze italiane da
tempo avevano dimenticato, se paragonate ai nostri 25 aprile, 12 dicembre e
manifestazioni studentesche spesso ricche solo di fischi, scritte sui muri, fumogeni
e scontri con le forze dell’ordine. Al contrario, le strade si sono pacificamente
riempite di stranieri di varie etnie, italiani, lavoratori, persone in cerca di lavoro,
tanti giovani e famiglie con bambini. I media ci hanno abituato a vedere i migranti
(o “extracomunitari” come solitamente vengono definiti) muoversi assieme in
rivolta, costretti per esasperazione a prendere vie, piazze, aranceti quando la
misura è colma, per poi dimenticarsi di loro quando pacificamente tentano di farsi
conoscere, cercano un lavoro oppure si spezzano la schiena facendo, malpagati,
lavori che nessun italiano vuole fare più. I cortei si sono svolti invece in un’atmosfera
di grande euforia e speranza e gli immigrati che partecipavano accanto agli italiani
sembravano quasi increduli che Milano potesse essere anche questo. In molti
avevano voglia di parlare, testimoniare, mostrare i loro permessi di soggiorno, le
loro “ricevute delle poste”, pezzettini di carta che evitano l’espulsione in attesa che
l’amministrazione - con calma - si degni di riconoscere loro qualche diritto. Tante
storie, tante voci, tante lingue, tante immagini che, nonostante i molti colori, ho
voluto “appuntarmi” in bianco e nero, forse per ricordare che l’uno non può esistere
senza l’altro. A fine giornata, la sensazione non era quella di avere terminato
qualcosa, ma di averla iniziata.

Fiere identità (Piazza della Scala)

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Senza titolo (Piazza Cordusio)

Origini (Piazza della Scala)

Par condicio (Piazza del Duomo)

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Identità (Piazza Cordusio)

Dall’alto
Avec papiers (Piazza Cordusio)
Papiers (Piazza Cordusio)

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I nuovi cittadini (Piazza Cordusio) Somalia ricordata (Piazza Duomo) Non c’è più Italia senza di noi
(Piazza Duomo)

Incontro (Piazza Duomo) Migrare non è reato (Piazza Duomo)

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Simone Keremidtschiev
Simone Keremidtschiev nasce a Milano il 28 luglio 1984. Ha
frequentato il liceo classico Cesare Beccaria dove, grazie all’amicizia
con l’amico e inseparabile compagno di “scatti” Isacco, è nata la
passione per la fotografia. Il suo curriculum di fotografo conta già
diverse mostre in locali e associazioni della città. Oggi Simone è
laureando in giurisprudenza e lavora in uno studio legale.
Reporter (Piazza Duomo)
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Città invisibile
1 marzo 2010

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MAY DAY 2010
Francesca Todde ISSUE #5 - AUTUMN/2010

La manifestazione
ferma davanti al
Duomo
Partecipare ad una manifestazione. Perchè è giusto,
per divertirsi, per gli amici, perchè quella del May Day
a Milano è una vera festa di popolo. Sono lontani gli
anni in cui andavo a tutte le manifestazioni, a volte solo
per sentire l’aria che si respira quando tutti intorno a
te vedono il mondo come lo vedi tu, sentono gli stessi
bisogni, vogliono le stesse battaglie. Sono lontani,
appunto. Adesso lavoro, vivo e penso come un essere
solitario, tutt’al più in coppia, a volte con gli amici,
ma non mi sento più un ingranaggio del movimento.
Eppure al May Day ci vado lo stesso, da quando vivo
a Milano, ogni anno. Protetta dal mio obiettivo, isolata
dalla meccanica delle mie lenti, posso guardare. Questo
servizio riporta quello che ho visto, attimi che hanno
fatto capolino nel frastuono. Fotografare tanta gente
che si diverte insieme non è semplice, in conflitto tra
la passione che ti chiede di raccontare la vita e l’istinto
che ti dice semplicemente di viverla. E poi di nuovo
il movimento, le mille braccia e i busti e i corpi che si
muovono allo stesso ritmo. E la politica, “Bella Ciao”,
e un coro di pugni chiusi alzati al cielo. C’era anche il
mio, qualche anno fa. è rimasto in tasca questa volta,
si è rifiutato di uscire per unirsi agli altri. Mi chiedo: chi
sono queste persone accanto a me? Forse è solo senso
di alienazione, forse lavoro troppo, guadagno poco e
mi diverto davvero troppo poco. Forse per questo ho
sentito vicini quelli di San Precario, che hanno saputo,
mi sembra, fare gruppo di molte solitudini, dare un
senso ad una individualità asfissiante. Il successo, il
talento, il lavoro, la svendita personale, o al massimo la
vendita fruttuosa dei propri sogni. Ecco, questa è la mia
testimonianza: un senso un po’ disorientato di effimera Dall’alto
appartenenza alla festa del lavoratore e della lavoratrice. L’autista di uno dei camion, il
corteo
Il corteo
Maschere

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Un altro autista, la folla sempre
più fitta

Bambini nella festa

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Corteo

Corteo e cane curioso

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Francesca Todde
Francesca Todde nasce a Padova nel 1981.
Dal 2000 al 2005 frequenta l’Accademia d Belle Arti di
Carrara (MS), dove approfondisce il disegno, l’incisione e
la fotoincisione litografica, oltre alla scultura, suo corso di
laurea. Nel 2006 è a Milano, frequenta l’Istituto Italiano di
Fotografia e lavora come fotografa di moda. Continua ad avere
una parallela attività artistica, cui contribuisce fortemente
l’incontro e l’approfondimento di Photoshop. Nel 2007 lavora
per il gruppo LOMO (Lomographic Society Italia) nel campo
della sperimentazione su pellicola, e questo apporta nuovo
materiale di riflessione sull’uso del digitale e sulle sue possibili
contaminazioni con la pellicola.
Dal 2008 collabora in qualità di grafica e postproduttrice con
l’Istituto Italiano di Fotografia.
Contemporaneamente svolge la sua attività di fotografa in
solitario e in collaborazione con Luca Reffo, con cui ha creato
Departpourlimage, etichetta creativa che spazia dalla grafica,
all’illustrazione alla fotografia.

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Occhialini 3D distribuiti dagli email
organizzatori
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May Day 2010

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EASTERN MARKET
Giada Archidi ISSUE #5 - AUTUMN/2010

Bacheca annunci, viene


aggiornata settimanalmente, qui
si ripongono in parte le speranze
degli immigrati che cercano lavoro
Tutti i fine settimana, a Milano, nel parcheggio accanto alla metropolitana di Cascina
Gobba, c’è una città che cambia, che prende nuova aria e nuovi sapori provenienti
dall’est Europa. L’area esterna del parcheggio di Cascina Gobba si trasforma in un
mercato e in un luogo di scambio di oggetti e alimenti. Questo luogo ha una grande
importanza per gli immigrati ucraini, moldavi, rumeni e russi che lo frequentano perché
rappresenta, in piccolo, quel che era la loro terra, e per poche ore possono immaginarsi
di essere nella loro patria. E così ci si imbatte in bancarelle di ogni genere e si incontrano
i “trasportatori”: pendolari che viaggiano dall’Est a Milano una volta alla settimana,
portando i pacchi alle famiglie e guadagnando così poche decine di euro. Ma gli abitanti
della zona definiscono questo via vai di persone come la “via delle badanti”, perché
l’affluenza di donne nel luogo è molto forte, dato che la loro maggiore occupazione
lavorativa è badare ai nostri anziani (ai quali spesso noi non diamo importanza). Entrare
in questo mondo, così diverso dalle nostre origini e per la quotidianità a cui siamo oggi
legati, è un’incredibile esperienza: possiamo viaggiare in luoghi lontani solo attraverso il
rapporto con le persone che lo popolano. Credo che l’uomo d’oggi debba riuscire ad
amare la propria terra mantenendo le tradizioni ma sapendo anche apprezzare le altre Venditrice di semi
culture che si possono trovare non solo nel parcheggio di Cascina Gobba, ma in tutta la di girasole. I semi di
città. Questo reportage vuole regalare uno sguardo diverso sulla nostra città, in modo da girasole sono molto
consumati dalle
far conoscere un mondo intero all’interno della nostra quotidiana vita milanese. popolazioni dell’Est.

Da sinistra

Banchetto con dolci vari, “paese


che vai cibarie che trovi”, anche i
dolci sono diversi da quelli che ci
propone la nostra cucina
Altro banchetto dolciario, qui si
vendono maggiormente caramelle

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Al mercato è possibile trovare
anche il servizio parrucchiere, unico
incoveniente: non si applica lo shampoo

In questo banchetto è possibile comprare salumi Nadia, classe 1986, ucraina, badante, con una Tinte per capelli, la scelta è molto vasta, si va
e altre sfiziose prelibatezze venditrice di semi di girasole dal classico mogano al violetto

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Banchetto si salumi, liquori e altri Mentre ci si addentra nel mercato e Il mercato “ anche luogo di incontro e di amicizia
prodotti tipici possibile incontrare donne con cartelli,
tutti con la scritta “cerco lavoro”

Una veduta più ampia del mercato

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Giada Archidi
Giada Archidi nasce a Milano nel 1985. Fin da tenera età ama “giocare” con la
macchina fotografica. Nel 2009 si laurea con una tesi intitolata “About Street
Photography” presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Ancora oggi cerca
di catturare il bello del quotidiano e il suo motto di vita è ispirato alla celebre
frase di Henri Cartier-Bresson “... per cogliere attraverso l’obiettivo i momenti
decisivi della vita è necessario porre sullo stesso piano mente, occhio e
cuore.”

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Eastern market
Nel piazzale è possibile incontrare
trasportatori di oggetti; fanno Italia -
Est Europa una volta a settimana

Da sinistra

Una donna è in attesa di poter


consegnare ai trasportatori i suoi
pacchi da inviare all’estero
Due donne tornano a casa con i
pacchi appena ritirati e provenienti
dall’Est.

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VIA IDRO
Mària Dinoia ISSUE #5 - AUTUMN/2010

Il naviglio Martesana un tempo


attraversava tutta la città ma è stato
coperto per migliorare la viabilità
cittadina. In via Melchiorre Gioia
fuoriesce dal suolo di cemento e inizia
il suo percorso verso Trezzo d’Adda.
Il campo conta 30 nuclei
familiari che corrisponde a
150-200 persone. I rom ci
allevano cavalli, pecore e altri
animali

Via Idro è una strada chiusa al confine tra Milano e Cologno Monzese, nascosta
tra le pieghe della periferia: ci accoglie con una deviazione da Via Padova e ci dà
il benvenuto ad entrare in un’altra Milano. La doppia anima di via Idro inizia subito:
metà strada, metà pista ciclabile, attraversa la città dalla centrale Melchiorre Gioia
accanto al naviglio Martesana, compagno fedele che suggerisce di lasciarci
trasportare dalla corrente e di immaginarci acqua limpida e pulita nelle quale
anatre e piccoli non si appoggiano al pattume ma nuotano in libertà. è affascinante
la moltitudine di ambienti che si trovano in una via così corta, la maggior parte La sig. Najda di nazionalità
croata, ha difficoltà di
inaspettati: dagli austeri e malandati capannoni industriali che nascondono integrazione con il resto del
aziende ipertecnologiche, alle ville coloniali con accesso riservato con ponte sul campo che invece è nato in
naviglio, passando per piccoli orti recintati da stendibiancheria arrugginiti, curati Italia
da pensionati per qualche verdura di stagione, ai campi arati, pieni di cavalli e
pecore, che ci portano al campo nomade. Un campo che di nomade ha solo il
nome essendo lì da più di venti anni e che sarà sgomberato dei suoi abitanti, rom
italiani di origini croate (circa 200 persone) per creare un campo di transito di varie
etnie, con ospiti che stazioneranno al massimo due settimane. Questo è il nuovo
progetto che la Regione ha per il quartiere in vista dell’Expo 2015 e che scontenta
tutti, sia i residenti che prevedono un aumento della criminalità, data la temporaneità
degli ospiti, sia gli stessi nomadi che non vogliono lasciare l’attuale residenza per
alternative non chiare. Superata questa terra di nessuno si arriva allo sbarramento
oltre il quale si può andare solo in bici o a piedi: il Lambro passa sotto il naviglio Dinko, uno dei pochi nati in
Martesana, un incrocio d’acque e odori dove qualcuno osa ancora pescare. Via Istria. Vive nello stessa stanza
con Giulia sua moglie, i suoi tre
Idro finisce qui, all’uscita del tunnel, sotto la tangenziale nel comune di Cologno figli e i tre nipoti
Monzese ma la pista ciclabile continua fino a Trezzo d’Adda ed è tutta da scoprire.

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Alcune baracche sono in
condizioni pessime: costruite di
lamiera e compensato riscaldate
con stufa a gas

Ilenia e Roberto sono sposati


da poco e non vivono al campo.
Sono in attesa della casa popolare
e nel frattempo vivono in quella
della madre a Rozzano

Il più anziano del campo, non


capisce bene l’italiano, e suo
nipote

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I pappagalli sono animali da
compagnia molto apprezzati
al campo

Giulia è una rom arvata ossia


di origine croate. Da poco è
arrivata al campo una ragazza
capace di tatuare e molti
decidono di scrivere il nome
del compagno o dei figli sul
corpo

Iandre è da poco uscito dal


carcere, per questo è meno
magro del solito e più curato.
È sposato, ha 4 figli e fa lavori
saltuari

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Sig Salvatore, coltiva un pezzo di
terra insieme ad altri 20 anziani. Il
campo è recintato per evitare che
gli attrezzi da giardino vengano
rubati come è già accaduto

Antonio Regoli, utilizza spesso


la pista ciclabile in tutte le
stagioni e lamenta il degrado
della via rimpiangendo le piste
ciclopedonali di Ratisbona dove i
ciclisti hanno la precedenza

Sig Giovanni Picciotta vive da


più di 20 anni in via Idro: quando
acquistò casa il campo nomadi
non esisteva. Il comune creò il
campo in agosto, e il sindaco
Pillitteri promise che sarebbe stato
un campo provvisorio

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Il sig. Succi e il comitato di quartiere si
riuniscono per convincere la giunta a
non effettuare il campo rom transitorio,
dato che la sicurezza è già ora
precaria con frequenti furti nelle case

Mària Dinoia
Mària Dinoia nasce a Milano nel 1977.
La passione per la fotografia cresce durante gli studi allo IED nel
corso di Art Direction e pubblicità. Dopo il diploma di laurea, decide di
proseguire il suo percorso professionale come Art director in agenzia
di pubblicità, pur non abbandonando la fotografia che la affianca
soprattutto nei reportage di viaggio nei 5 continenti, e che la porta
a ricevere riconoscimenti con foto scattate in Cameroun durante un
periodo di volontariato.
Nel 2008 espone a Milanino un lavoro sui particolari architettonici
liberty racchiusi nelle ville storiche del quartiere. Nel 2009 Manfrotto
sponsorizza il suo reportage di viaggio percorso in moto via terra
verso l’Iran. Nello stesso anno approfondisce con un corso di
fotogiornalismo le sue conoscenze fotografiche e il reportage su Via
Idro viene esposto nel 2010 presso la Fabbrica del Vapore di Milano e
un estratto pubblicato sul mensile Terre di Mezzo.

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Via Idro

Il naviglio Martesana viene chiuso


periodicamente, e in primavera
volontari ne ripuliscono il letto dai rifiuti

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Milano Città Aperta è un progetto aperto a chiunque desideri collaborare.

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La logica editoriale prevede circa 12 immagini per servizio, ma consigliamo di spedirne anche di

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Niccolò de Mojana
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Simone Keremidtschiev l’autore dello scatto e il titolo del servizio. La redazione chiederà infine agli autori una versione con
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Thomas Pagani
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