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STORIA DELL'OTTOCENTO: RIASSUNTO

L’età della Restaurazione. Il Congresso di Vienna e la Santa Alleanza. La sistemazione


dell’Europa dopo la sconfitta di Napoleone viene decisa nel Congresso di Vienna
(novembre 1814 - giugno 1815), al quale partecipano i rappresentanti delle potenze che
hanno contribuito alla sconfitta della Francia: Inghilterra, Russia, Austria, Prussia; la
Francia, nonostante sia potenza vinta, viene anch’essa ammessa a partecipare al
Congresso.

Il congresso considera legittime solo le autorità preesistenti alla Rivoluzione


francese (principio di legittimità) e restaura perciò le dinastie che erano al potere prima del
1789. La legittimità viene però ignorata quando risulta incompatibile con il principio di
equilibrio, ovvero il raggiungimento di un rapporto di forze bilanciato tra le potenze,
perché nessun paese ha una schiacciante superiorità sugli altri. Nello stesso periodo del
Congresso di Vienna, Austria, Prussia, Russia e Francia stringono fra loro la
cosiddetta Santa Alleanza (1815), che impegna i sovrani a prestarsi aiuto a vicenda. In
realtà la Santa Alleanza, alla quale si affianca subito dopo una Quadruplice Alleanza tra
Inghilterra, Russia, Austria, e Prussia, si propone di intervenire militarmente con la forza,
dovunque sorgano moti di ribellione di ispirazione liberale o democratica, per restaurare
l’ordine (principio dell’intervento).

LA RESTAURAZIONE IN EUROPA E IN ITALIA à La Restaurazione è caratterizzata dal


ripristino dell’autorità assoluta dei sovrani sui propri sudditi. In Francia, viene restaurata
la monarchia con Luigi XVIII e i confini vengono riportati a quelli del 1792. L’impero
austriaco, sotto gli Asburgo, cede il Belgio all’Olanda, ma ottiene in cambio il Veneto che,
unito alla Lombardia, costituisce il Regno Lombardo-Veneto. I territori tedeschi
rimangono divisi in molteplici Stati, uniti in una Confederazione germanica presieduta
dall’imperatore d’Austria. Anche in Italia vi è la restaurazione dei legittimi sovrani.
L’Austria, tramite il possesso del Regno Lombardo-Veneto, può di fatto esercitare
un’influenza decisiva su tutti gli Stati italiani. Il Regno delle due Sicilie ritorna sotto il
dominio dei Borboni; il Regno di Sardegna (che comprende Piemonte e Sardegna) sotto i
Savoia, recupera Nizza e la Savoia e si vede assegnare il territorio della ex Repubblica di
Genova.
MOVIMENTI DI OPPOSIZIONE E SETTE SEGRETE
Le forze avversarie alla Restaurazione sono molteplici. Si possono distinguere, all’interno
dell’opposizione, due correnti:
1. liberale e moderata, costituita da borghesi e nobili di idee aperte, che punta ad una
monarchia costituzionale, con una partecipazione al governo limitata ai soli ceti
abbienti;
2. democratica e radicale, costituita da intellettuali e membri della piccola e media
borghesia, che si batte per la repubblica e la sovranità popolare.
L’organizzazione delle opposizioni si concretizza nelle società segrete, che fioriscono in
tutta Europa. Fra le principali ricordiamo la Società dei Sublimi Maestri Perfetti o Adelfia,
più diffusa nel Nord, e la Carboneria, la più importante per vivacità e impegno
rivoluzionario, diffusa in tutta Europa e in particolare in Italia (soprattutto nel Regno delle
due Sicilie, ma anche nell’Italia centrale e settentrionale).

L’INDIPENDENZA DELL’AMERICA LATINA


Tra il 1808 e il 1825 le colonie spagnole e portoghesi dell’America Latina, approfittando
della confusione creata in Europa dalla Rivoluzione francese e dalle conquiste
napoleoniche, rivendicano e ottengono l’indipendenza politica.
La lotta per l’indipendenza è guidata da capi valorosi, come Simòn Bolìvar e José de San
Martìn, e appoggiata dall’intervento degli Stati Uniti.Gli USA proclamano inoltre la
cosiddetta “dottrina di Monroe” (formulata nel 1823 da James Monroe), imperniata sul
principio: “L’America agli Americani”.

In questo modo gli Stati Uniti vogliono far cessare le intromissioni europee al di là
dell’Atlantico e pongono le premesse della propria futura egemonia sull’intero continente
americano.

RIVOLTE E REAZIONI IN SPAGNA E IN ITALIA


Fra il 1820 e il 1821 si verificano in Europa una serie di rivolte che si propagano
rapidamente dalla Spagna al Portogallo, al Regno delle Due Sicilie, al Piemonte e
alla Grecia.
I “moti del 1820-21” costituiscono la prima grave rottura dell’equilibrio imposto dal
Congresso di Vienna.
La rivolta inizia in Spagna, dove le truppe, riunite nel porto di Cadice, che attendono di
essere inviate in Sudamerica a reprimere la ribellione dei coloni, insorgono contro
Ferdinando VII e gli impongono il ripristino della costituzione del 1812.

I Carbonari napoletani insorgono a loro volta contro Ferdinando I, costringendolo a


concedere una costituzione simile a quella spagnola; giunta a Palermo la notizia del moto
di Napoli, anche qui i cittadini si ribellano.

Il “contagio” rivoluzionario spinge all’insurrezione anche i patrioti piemontesi. Il re


Vittorio Emanuele I abdica in favore del fratello Carlo Felice, in quel momento assente dal
Piemonte.

Carlo Alberto, al quale è affidata la reggenza, accetta di promulgare la Costituzione


spagnola. Insorgono contemporaneamente anche i Greci, decisi a sottrarsi al dominio dei
Turchi.

Le potenze europee appartenenti alla Santa Alleanza si riuniscono in alcuni congressi e


decidono di adottare il principio dell’intervento.

L’Austria, che ha ricevuto il compito di reprimere i moti insurrezionali in Italia, restaura


con le sue truppe l’ordine nel Napoletano e nel Piemonte. La Francia invece riceve ed
esegue il compito di domare la ribellione Spagnola.

Complessivamente i moti del 1820-21 si risolvono dunque in un generale fallimento.

L’INDIPENDENZA DELLA GRECIA


L’unico Paese nel quale i moti di rivolta hanno successo è la Grecia. Qui l’insurrezione
scoppia immediatamente dopo i moti di Spagna e d’Italia, cogliendo alla sprovvista i
presidi turchi.
L’Assemblea nazionale greca, riunitasi ad Epidauro, proclama l’indipendenza del Paese,
mentre in Grecia accorrono volontari dai Paesi stranieri, come il poeta inglese Byron e il
conte di Santarosa.
Il nuovo zar Nicola I induce l’Inghilterra e la Francia ad impegnarsi a dare alla Grecia un
governo autonomo. Nella Conferenza internazionale di Londra (1830) le potenze europee
riconoscono ufficialmente l’indipendenza della Grecia.
L’EUROPA TRA LIBERALISMO E REAZIONE
In Francia, morto il re Luigi XVIII, gli succede il fratello Carlo X: un sovrano
ultrareazionario che vuole richiamare in vita l’ancien régime, restituendo potere e prestigio
all’aristocrazia.
Nel luglio del 1830, il popolo di Parigi, appoggiato anche da alcuni reparti dell’esercito,
insorge e costringe il re ad abdicare e ad abbandonare la Francia.

Nell’insurrezione la parte decisiva spetta alle masse popolari, ma i risultati della vittoria
vanno a vantaggio della borghesia, che offre la corona a Luigi Filippo d’Orléans, un nobile
imparentato con i Borboni, noto per le sue idee liberali moderate.
La rivoluzione parigina del luglio 1830 innesca un processo rivoluzionario che si diffonde
in Europa, investendo i Paesi Bassi, la Polonia e l’Italia.

Il Belgio, che per decisione del Congresso di Vienna era stato incorporato nel regno dei
Paesi Bassi, insorge nel 1830 e ottiene l’indipendenza; le potenze della Santa Alleanza non
intervengono perché Francia e Inghilterra si dichiarano apertamente solidali con i ribelli.

Russia, Austria e Prussia domano invece le rivolte divampate tra il 1830 e il 1831 in Polonia
e in Italia; e la Francia, che pure ha proclamato il principio del non intervento, non osa
opporsi alla loro intromissione.

Nel febbraio del 1831 l’Italia è agitata da moti insurrezionali che coinvolgono i ducati di
Modena e Parma e le regioni settentrionali dello Stato pontificio, da Bologna alla
Romagna.
Ma, come nel 1821, le truppe austriache riescono ben presto a sedare l’insurrezione e
puniscono i ribelli. Ancor più che in Francia, il liberalismo si consolida nel Regno Unito,
grazie ad una serie di riforme stabilite dal parlamento.

Aumenta in questo periodo la partecipazione politica del proletariato e nasce il Cartismo,


un movimento chiamato così da una Carta del popolo, nella quale si enunciano le
rivendicazioni della piccola borghesia, degli operai e degli artigiani.
Dopo il 1848 il Cartismo cessa di esistere perché la ripresa economica e gli atteggiamenti
liberali della classe dirigente offrono al proletariato maggiori possibilità di azione pacifica.
Alla prosperità inglese contribuisce il vastissimo impero coloniale che viene consolidato in
Australia, Africa meridionale e si estende fino a comprendere punti strategici di particolare
importanza come Singapore e il Porto di Hong Kong, strappato alla Cina con la
cosiddetta guerra dell’oppio (1839-1842).

L’ITALIA TRA IL 1831 E IL 1848


Dopo il fallimento dei moti del 1831, si apre in Italia un periodo di riflessione che prepara
il terreno alle riforme del biennio 1846-1848.
Nel Regno di Sardegna, alla morte di Carlo Felice, gli succede Carlo Alberto di Savoia, il
quale avvia una serie di riforme, facendo nascere fra i patrioti speranze di rinnovamento
politico.

Tuttavia le iniziative di rinnovamento non coinvolgono né i governi, né vasti strati


popolari, ma solo gli ambienti culturali che si schierano attorno a tre correnti politiche
fondamentali: il mazzinianesimo, il liberalismo moderato e il liberalismo radicale.

Giuseppe Mazzini, che era stato un attivo carbonaro e per questo era stato incarcerato,
fonda nel 1831 un’associazione radicalmente innovatrice, la Giovine Italia, che mira ad
educare il popolo mediante il pensiero e l’azione, perché esso diventi unico protagonista
del proprio riscatto e unico sovrano di una repubblica democratica nazionale.
Nel 1834 Mazzini fonda la Giovine Europa, un’associazione internazionale che si propone
di abbattere le dinastie regnanti, affinché le nazioni europee, conquistata con la rivoluzione
la libertà, possano collaborare in piena unità d’intenti.
I primi tentativi insurrezionali, condotti dalla Giovine Italia nel Regno di Sardegna e
dai fratelli Bandiera in Calabria (1834), si concludono però con un completo fallimento.
Le prospettive democratico-rivoluzionarie del Mazzini sono avversate sia dai moderati di
ispirazione cattolica, sia dai moderati di ispirazione liberale laica.

I primi, detti “neoguelfi”, guidati dal Gioberti, vorrebbero che l’Italia diventasse una
confederazione di principi presieduta dal Papa.
I secondi, che hanno i loro più illustri esponenti in Balbo e d’Azeglio, assegnano a Carlo
Alberto il compito di guidare il movimento risorgimentale.
Ostili al mazzinianesimo sono anche i radicali Ferrari e Cattaneo, legati alla tradizione
illuministica che mirano a costituire una repubblica democratica federale.
Il programma neoguelfo sembra sul punto di realizzarsi quando, dopo la morte di Gregorio
XVI, il successore Pio IX inizia il proprio regno con una serie di riforme, accolte
dall’opinione pubblica come un’autentica svolta politica; nasce così il mito del “Papa
liberale”, e nelle maggiori città d’Italia si organizzano dimostrazioni osannanti a Pio IX.
La crescente pressione popolare costringe anche i principi degli altri stati a concedere
riforme. Nel Lombardo-Veneto e nel Napoletano, dove i governi rifiutano ogni
concessione, scoppiano violente proteste popolari.

Nel Regno delle due Sicilie il re Ferdinando II è così costretto a concedere una costituzione
(febbraio 1848). A pochi giorni di distanza la costituzione viene concessa anche in Toscana,
Piemonte e nella Stato pontificio.

Unità d'Italia: introduzione à Alla fine dei moti rivoluzionari del ‘48, nessuno avrebbe
potuto sapere quale sarebbe stato il destino dell’Italia. I tentativi rivoluzionari del 1848
erano infatti falliti, e ciò era avvenuto in particolare per due motivi:

• le forze in gioco erano divise, i democratici radicali volevano una democrazia a


suffragio universale (maschile), i liberali moderati volevano una monarchia
costituzionale a suffragio limitato.
• Le masse contadine, ovvero la maggior parte della popolazione, erano
sostanzialmente estranee alle idee risorgimentali.
Gli Austriaci erano ancora in Veneto ed in Lombardia, mentre nel centro e nel sud i
tentativi di riforma, che pur c’erano stati, si erano fermati. Le costituzioni erano state
revocate, lasciando spazio a brutali politiche repressive e autoritarie, in particolare nello
Stato Pontificio e nel Regno delle due Sicilie. La principale eccezione a tutto questo era
una: il Regno di Sardegna.

Cavour e il Piemonte
Lo Stauto Albertino, l'unica costituzione della penisolaQuando nel marzo del 1849 Vittorio
Emanuele II (1820-1878) diventa Re di Sardegna, il Piemonte era l’unico Stato
dell’Italia pre unitaria a non aver ritirato la propria costituzione (lo Statuto Albertino).
Nonostante questo, i rapporti tra il sovrano, dotato di ampi poteri, e la Camera elettiva,
dominata da rappresentanti democratici, erano conflittuali.
Nell’agosto del ‘49 la Camera si rifiuta di approvare la pace di Milano con l’Austria: il re ed
il governo (di nomina regia), presieduto dal moderato Massimo D’Azeglio decidono allora
di sciogliere la camera, invitando gli elettori, senza mezzi termini, a scegliersi
rappresentanti più moderati - che verranno effettivamente eletti, per poi approvare la pace
di Milano.
Camillo Benso conte di Cavour: il nuovo personaggio di spicco della politica sabauda
Sembrerebbe una svolta autoritaria, ma nel 1849 emerge la figura di Camillo Benso,
conte di Cavour: aristocratico, uomo d’affari e giornalista, che in gioventù aveva viaggiato
molto, studiato, e amministrato il patrimonio di famiglia con un certo successo, tanto da
ricevere la carica di Ministro dell’Agricoltura e del Commercio. Nel 1852, dopo
essersi abilmente conquistato una maggioranza al centro del parlamento, verrà nominato
primo ministro. Cavour era convinto che il diritto di voto e la rappresentazione
parlamentare andavano ampliate, ma gradualmente. Voleva una monarchia
costituzionale in grado di tutelare la proprietà privata, le libertà individuali, ed
un’economia libera. Su queste basi, Cavour riesce ad integrare lo Stato sabaudo
al contesto europeo, tramite trattati commerciali con gli altri paesi e abolendo una serie
di antiquate tasse sul grano.

Le innovazioni piemontes
iSotto il governo di Cavour vengono costruite strade e canali di irrigazione, ampliate le
ferrovie e favorito lo sviluppo industriale: il Piemonte, pur con qualche ritardo e squilibrio
di classe, si conferma come punto di riferimento in Italia, attirando numerosi
intellettuali ed esuli politici tra 1849 e 1860. Nonostante questo, Cavour ancora non
pensava all’unità d’Italia.

La Giovine Italia
Verso nuove strategie: la figura di Giuseppe Mazzini
La sconfitta del ‘31 spingerà i patrioti italiani del Riosrgimento ad un ripensamento
generale delle loro strategie. La fiducia nei sovrani (come Francesco IV) e nelle potenze
straniere (come la Francia) si era rivelata fallimentare, e i ceti popolari non potevano più
essere esclusi dalla lotta, come avevano fatto le società segrete. A capire queste cose prima
di tutti è Giuseppe Mazzini (1805-1872), un Carbonaro esiliato in Francia che ripartirà da
una profonda riflessione critica sulle società segrete. Dopo la Rivoluzione di luglio, la
Francia ospitava una vera e propria comunità di esuli democratici e repubblicani. Dalla
Francia, Influenzato dal Romanticismo, Mazzini predicherà una vera e propria ‘fede’
mistica in ideali come la libertà ed il progresso umano.

La missione storica dell'Italia secondo Mazzini


Per Mazzini, uno dei padri del Risorgimento italiano, la nazione non era soltanto politica:
era un fatto culturale e spirituale. Ogni popolo aveva la propria missione storica, e per
compierla bisognava che il popolo diventasse una nazione. Secondo Mazzini la missione
storica del popolo italiano era quella di abbattere i due pilastri principali del vecchio
ordine: Impero (l’Austria asburgica) e Chiesa (lo Stato pontificio). Una volta raggiunta
l’indipendenza, le nazioni avrebbero dovuto cooperare per il bene dell’umanità.

Gli ideali mazziniani


Da un punto di vista economico, Mazzini era per la difesa della proprietà privata, da un
punto di vista politico era per le riforme sociali, ma nell’ordinamento di un’Italia
indipendente e repubblicana, senza nessun compromesso con le monarchie. Il programma
per realizzare questi ideali era molto preciso: dopo aver educato tutto il popolo, senza
distinzioni di classe, alla politica, l’Italia sarebbe diventata indipendente attraverso
l’insurrezione.

La nascita e le caratteristiche della Giovine Italia


In seguito a riflessioni fortemente critiche sulla Carboneria, nell’estate del 1831, a
Marsiglia, Mazzini fonda la Giovine Italia. Il simbolo era il vecchio tricolore, utilizzato per
la prima volta durante i moti giacobini italiani alla fine del ‘700. L’associazione si
proponeva di rendere l’Italia una repubblica democratica, fondata sui principi
di libertà, indipendenza ed unità. L’identità degli iscritti restava segreta, ma i programmi
erano diffusi attraverso un periodico.

Le insurrezioni fallimentari
L’associazione, forse la più importante del Risorgimento, contava il più possibile
sugli italiani, e predicava l’azione ad ogni costo, anche in assenza di concrete possibilità di
successo. Fin da subito l’associazione fa proseliti nel Regno di Sardegna, dove la prima
trama cospirativa della Giovine Italia viene scoperta nell’aprile del ‘33. Un secondo
tentativo prevede un’insurrezione a Genova, che ancora una volta fallisce. È coinvolto
anche un giovane Giuseppe Garibaldi. Nonostante gli arresti e le condanne a
morte, Mazzini organizza altre insurrezioni fallimentari in Toscana e nel Lombardo-
Veneto.

La Giovine Europa e la nuova Giovine Italia: le nuove insurrezioni fallimentari e le prime critiche a
Mazzini
Espulso dalla Francia, Mazzini emigra in Svizzera nel 1834, dove fonderà la Giovine
Europa, che si proponeva di coordinare tutti quei popoli che aspiravano all’indipendenza
nazionale in Europa. Esiliato in Gran Bretagna, nel 1840 rifonderà la Giovine Italia, questa
volta auspicando una partecipazione popolare maggiore. Durante questa nuova fase, la
Giovine Italia ispirerà nuovi tentativi di insurrezione. Il primo nel ‘43, presso le Legazioni
pontificie, seguito dal famoso, tragico tentativo dei Fratelli Bandiera nel ‘44 in Calabria, e
da un tentativo a Rimini nel 1845. I moderati di tutta Italia, pienamente inseriti nel
dibattito del Risorgimento, iniziano in questi anni una dura critica delle strategie
rivoluzionarie di Mazzini e dei repubblicani.

Mazzini e i repubblicani
Secondo Mazzini, esule a Londra, l’unico modo per arrivare all’unità d’Italia sarebbe stato
un grande moto insurrezionale, organizzato attraverso una fitta rete di attività cospirative
in Italia, che però nei fatti ha scarso successo. La polizia austriaca arresta e giustizia molti
mazziniani quando a Milano, nel febbraio del 1853, viene represso un altro moto
insurrezionale. Mazzini restava la principale voce del movimento democratico, ma alcuni
teorici, come Carlo Pisacane, iniziano a sviluppare posizioni alternative, secondo cui le
masse lavoratrici sarebbero state la chiave per l’indipendenza nazionale.

La spedizione di Carlo Pisacane


Nel giugno del 1857 Pisacane prende possesso di un piroscafo di linea, giunge a Ponza,
sede di un penitenziario borbonico, dove libera circa trecento detenuti, molti dei quali
ordinari delinquenti. La prossima meta è Sapri, vicino Salerno, dove Pisacane spera di
coinvolgere i contadini in una rivolta armata. Le cose vanno esattamente nel modo
opposto: ostili a Pisacane, i contadini consentono alle truppe borboniche di annientare i
rivoltosi.

L'alternativa filopiemontese con la Società nazionale


A fianco di questi tentativi falliti, si delinea nello stesso anno un’alternativa
apertamente filopiemontese, ispirata da Daniele Manin, appoggiata da Giuseppe
Garibaldi, che prende il nome di Società nazionale: questa nuova formazione si proponeva
di appoggiare la politica piemontese finché sarebbe stata utile alla causa dell’unità.

Tra guerra e diplomazia


La Guerra di Crimea e i rapporti internazionali
Allo scopo di avvicinare il Piemonte alle potenze europee, Cavour invia un contingente di
truppe in Crimea al fianco di Francia ed Inghilterra, grazie al quale potrà partecipare
alla Conferenza di Parigi del 1856. Cavour aveva capito che per eliminare gli Austriaci
dall’Italia del centro-nord bisognava appoggiarsi ad una grande potenza europea:
la Francia di Napoleone III.
I patti di Plombières
Nel luglio del 1858 Cavour incontra Napoleone III a Plombières, una piccola cittadina
termale, per pianificare un nuovo assetto per l’Italia: si immagina una Confederazione
italiana, presieduta dal papa, che in questo periodo mostrava tendenze liberali.
Napoleone III mirava in realtà a stabilire un’egemonia sull’Italia, mentre Cavour si stava
servendo dell’appoggio francese per arrivare ad un’Italia indipendente guidata dal
Piemonte.

La seconda guerra d'indipendenza contro l'Austria


Secondo gli accordi doveva scoppiare una guerra contro il vicino austriaco, possibilmente
causata dagli stessi asburgici. Dopo una serie di provocazioni pretestuose, nell’aprile del
1859 l’Austria dà un ultimatum al Piemonte, respinto da Cavour: scoppia la seconda
guerra di indipendenza, vinta nettamente dalle truppe franco-piemontesi a Magenta e a
Solferino.

L'armistizio di Villafranca
A questo punto Napoleone III, dopo aver posto la Lombardia sotto la sovranità di Vittorio
Emanuele II, firma a Villafranca (luglio del 1859) un armistizio con gli austriaci senza il
consenso piemontese: gli Asburgo avrebbero rinunciato alla Lombardia per cederla alla
Francia (che l’avrebbe poi ceduta a sua volta al Piemonte), tenendosi però il Veneto,
Mantova e Peschiera. Perché Napoleone III torna sui suoi passi?
• l’opinione pubblica francese era ostile ad una guerra costosa
• c’era il rischio di possibili ripercussioni da parte dei Tedeschi, alleati degli Austriaci.
• punto più importante: c’erano state nel frattempo una serie di insurrezioni contro i
vecchi sovrani in varie città toscane, a Modena, a Parma e nello Stato pontificio
Ritratto di Napoleone III — Fonte: Istock
Stavolta, a differenza che nel 1848, le insurrezioni erano saldamente tenute sotto controllo
dalla Società nazionale: i governi provvisori in queste città intendevano essere annessi al
Piemonte.

I plebisciti per l'annessione allo Stato Sabaudo e la cessione di Nizza e Savoia


Tutto questo vanificava i progetti originari di una Confederazione italiana, e per questo, a
Villafranca, Napoleone III e gli Asburgo desiderano che negli stati italiani tutto torni come
prima. Dopo il trattato, Cavour si dimette immediatamente.
La situazione si rivolge ancora però quando in Toscana, Romagna ed Emilia le popolazioni
vengono chiamate ad esprimere il proprio parere sull’annessione al Piemonte attraverso
dei plebisciti (un sistema che Bonaparte conosceva bene), affermandosi in netta
maggioranza per il sì. A Napoleone III non resta che accettare il fatto compiuto, anche se a
un prezzo: Cavour, tornato al governo nel 1860, cederà Nizza e la Savoia, due antichi
possedimenti della dinastia sabauda, alla Francia. Una decisione destinata a suscitare
polemiche, se pensiamo che Giuseppe Garibaldi era nato proprio a Nizza.
Garibaldi in Sicilia
Il patriota Giuseppe Garibaldi, repubblicano ed avventuriero, era un uomo straordinario.
In gioventù era stato un capitano al servizio del regno di Sardegna, per poi entrare in
contatto con le idee rivoluzionarie di Mazzini. A causa di queste idee era stato costretto ad
un lungo esilio in Sud America, dove partecipa ad una serie di guerre di liberazione, che lo
renderanno celebre come eroe dei due mondi. Dopo un ritorno in Italia per partecipare
ai moti del ’48 torna a viaggiare, tra Tangeri ed il Sud America. Nel 1854 Cavour gli
permette di rimpatriare, e dal 1858 partecipa alla guerra contro l’Austria.

Maggio 1860: l'impresa dei Mille e l'indipendenza della Sicilia


Francesco Crispi e Rosolino Pilo, due giovani intellettuali ed agitatori del movimento
democratico, stavano organizzando un’insurrezione in Sicilia, isola dove il governo
borbonico era in questi anni fortemente osteggiato. La persona adatta per assumerne il
comando era Garibaldi, l’unico abbastanza carismatico, si pensava, da poter coinvolgere i
contadini siciliani. Nonostante Cavour fosse inizialmente contrario all’iniziativa, il
Piemonte lascia fare. Nel maggio del 1860 Garibaldi si imbarca per la Sicilia su due piccole
navi con poco più di mille volontari, a cui si aggiungeranno però, esattamente secondo i
piani, numerosi siciliani. Dopo alcune vittorie e l’insurrezione di Palermo, Garibaldi, il 14
del mese, proclama la Sicilia indipendente in nome della corona Sabauda.

La spedizione è un successo, ma non risolve i problemi dei contadini insorti, che hanno un
principale obiettivo: liberarsi dalle tasse e conquistare terra. Obiettivi che non coincidono
con quello dei patrioti venuti dal nord: trovare un appoggio politico. E l’appoggio politico
passava necessariamente per la borghesia siciliana. A fronte dello scontento dei contadini, i
proprietari terrieri iniziano a vedere nell’annessione al Piemonte l’unica possibile garanzia
di pace sociale.

Unità d'Italia: liberazione o annessione?


L'ingresso di Garibaldi a Napoli e la spedizione mazziniana su Roma
In estate Garibaldi sbarca in Calabria, e a settembre è a Napoli il giorno dopo che
Francesco II di Borbone ha abbandonato la città per rifugiarsi a Gaeta. Quello di Garibaldi
è un ingresso trionfale. Sempre a Napoli, poco dopo, arrivano anche Cattaneo e Mazzini: i
democratici puntano a questo punto ad organizzare una spedizione su Roma da Napoli. A
Cavour non resta che batterli sul tempo: con il beneplacito di Napoleone III, le truppe
piemontesi attaccano lo Stato Pontificio ai confini, riportando un’importante vittoria a
Castelfidardo.
I plebisciti nel Mezzogiorno
Mentre Garibaldi sconfigge i borbonici sul Volturno, il parlamento piemontese autorizza il
governo ad annettere le altre provincie italiane, purché le popolazioni esprimano il
proprio consenso tramite una serie di plebisciti. Il 21 ottobre gli elettori del Mezzogiorno,
delle Marche e dell’Umbria si esprimono con suffragio universale maschile. Le
opzioni sono due: accettare o respingere l’annessione allo Stato sabaudo. L’affluenza è
massiccia, e la stragrande maggioranza degli elettori si esprime per il sì.

L'incontro a Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II


Garibaldi a questo punto non può che adeguarsi: a Teano, vicino Caserta, incontra il
Re, cedendogli il governo delle provincie liberate. L’eroe dei due mondi si ritira
per il momento a Caprera, splendida isola vicina alle coste nordorientali della Sardegna:
qualche anno prima, grazie all’eredità di un fratello scomparso, ne aveva acquistato una
metà. Nel frattempo, Mazzini, che continua ad osteggiare i Savoia, parte per un
nuovo esilio a Londra, ed i Piemontesi sconfiggono definitivamente le truppe
borboniche.

17 marzo 1861: la proclamazione dell'unità d'Italia


Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II viene proclamato Re d’Italia dal primo
parlamento nazionale, eletto, secondo la legge Piemontese, su una base rigidamente
censitaria. Cavour verrà a mancare meno di due mesi dopo, il 6 giugno del 1861: gli storici
non sono certi della causa precisa, ma sembra si trattasse di complicazioni della malaria.
Secondo alcune testimonianze abbastanza affidabili, le sue ultime parole furono: «l’Italia è
fatta, tutto è salvo».

Unità d'Italia, quando è avvenuta?


L'importanza di Cavour nel processo risorgimentale
Il Risorgimento si presenta a prima vista come il successo di uno stato regionale, che
riesce ad assorbire l’intera penisola, imponendo il proprio re e le proprie leggi. Innegabile è
il ruolo di Cavour in questo processo, che tuttavia, senza l’ampio contributo
del Risorgimento, movimento culturale che coinvolgeva soprattutto intellettuali, borghesi,
e studenti, non sarebbe mai avvenuto. Il Piemonte, tutt’altro che una potenza militare, era
uno stato economicamente avanzato e liberale rispetto agli altri Stati d’Italia.

Le influenze democratiche nei plebisciti


Ma non bisogna sottovalutare poi il ruolo dei movimenti democratici, delle
insurrezioni, delle iniziative militari di Garibaldi. I plebisciti non erano che una
formalità, e tuttavia rappresentavano almeno un omaggio a quella sovranità
popolare desiderata dai democratici, ma ancora lontana.
L'aiuto internazionale della Francia
Non vanno sottovalutate nemmeno le condizioni geopolitiche generali, come l’ambiguo ma
prezioso aiuto della Francia di Napoleone III, la benevola neutralità dell’Inghilterra,
l’isolamento diplomatico austriaco e borbonico.

Un'unità non completa: i problemi di Veneto, Trento, Trieste e soprattutto Roma e lo Stato
pontificio
L’unità nazionale non era ancora del tutto completa: mancavano ancora tasselli
fondamentali, come il Veneto. La capitale è dapprima Torino, poi Firenze dal 1865. La
città eterna verrà liberata soltanto dopo la caduta di Napoleone III, nel settembre del
1870, e sarà capitale d’Italia dal 1871.

Il Novecento

La nascita del secolo à L'età contemporanea è il periodo in cui viviamo e il tempo che sentiamo più
vicino. Decidiamo allora di farla iniziare quando nascevano i nostri bisnonni, nel primo Novecento, e
vediamo in quale tipo di mondo si viveva, cosa ci unisce a loro e cosa ci divide.

Comodità moderne à La lampadina è stata inventata nel 1879 da un americano che si chiamava
Thomas Alva Edison. Le prime lampadine si accesero a New York, che è una delle grandi metropoli del
nostro tempo. In Italia la luce elettrica nelle strade arriva più tardi, ed è a Milano che viene costruita la
prima centrale in grado di inviare la corrente nelle fabbriche e nelle case. Agli inizi del Novecento
l'illuminazione è ancora in gran parte a gas o si realizza per mezzo delle tradizionali lampade ad olio. La
vita è più scomoda di quella attuale. Nelle case spesso non c'è acqua corrente e perciò vengono utilizzati
i pozzi. Le abitazioni sono riscaldate soprattutto con stufe a legna: solo alla fine dell'Ottocento viene
costruito nel palazzo del papa in Vaticano un impianto di riscaldamento centralizzato che funziona a
vapore. Esistono già la fotografia e il cinema, inventato dai fratelli francesi Lumière. Al telefono ha
pensato un italiano, Antonio Meucci, ma un americano gli ruba il merito della scoperta. L'invenzione del
motore a scoppio, che utilizza petrolio trasformato in benzina, porta alla costruzione di automobili (la
FIAT viene fondata nel 1899) e di aerei. Il primo volo di una macchina volante è del 1903 e lo si deve
all'inventiva e al coraggio dei fratelli americani Wright. Molte di queste invenzioni vengono presentate e
ammirate nella grandiosa Esposizione Universale di Parigi del 1900.
Un mondo più piccolo à Oggi un aereo ci consente di andare ovunque in poche ore, ma già ai primi
del Novecento il mondo sembrava più piccolo: piroscafi a vapore solcavano velocemente gli oceani, la
rete ferroviaria si allargava sempre più, sostituendosi a cavalli e carrozze. Era possibile inviare
comunicazioni semplicemente applicando un francobollo su una busta sulla quale era scritto un indirizzo.
L'invenzione del telegrafo consentiva di far comunicare in tempo reale due posti lontani collegati
semplicemente con un filo elettrico, ma già a fine Ottocento Guglielmo Marconi si dedicava con successo
allo studio di quelle onde radio che avrebbero messo in rapporto diretto, senza bisogno di fili, chiunque
in ogni parte della Terra.

Il suffragio universale à Le città in Europa e negli Stati Uniti sono sempre più popolose. Le classi
borghesi, imprenditori e commercianti, hanno un ruolo fondamentale, ma anche i lavoratori delle
fabbriche, più consapevoli dei propri diritti, partecipano attivamente alla vita pubblica. Trovano sostegno
nei partiti socialisti, che si contrappongono ai partiti conservatori nei quali si riconosce la borghesia.
Nascono e s'affermano le organizzazioni sindacali che difendono i diritti di chi lavora. La stampa
quotidiana conosce un grande sviluppo. Tutto questo spinge a una maggiore partecipazione politica e già
nel primo Novecento, in più paesi, ha diritto al voto un numero sempre più grande di cittadini, mentre
prima votava solo chi sapeva leggere e scrivere e aveva un reddito (cioè i più ricchi). Si giungerà così, nei
primi decenni del Novecento, al suffragio universale maschile. Per molti anni ancora, invece, le donne
saranno escluse da questo diritto: anche per questo si affermano, soprattutto in Gran Bretagna, i primi
movimenti per l'emancipazione femminile.

Nuove mode e nuovi sport à Lo sviluppo del commercio e delle comunicazioni dà grande spazio alla
pubblicità. Si diffondono nuove mode; si arredano le case all'insegna dello stile floreale, o liberty, o di stili
più esotici, ispirati all'Oriente. Lo sviluppo sociale porta a una crescente diffusione dell'attività sportiva.
Un grande impulso viene dalla Gran Bretagna dove sono stati inventati sport che si diffondono
dappertutto: sport di squadra come il rugby e il calcio, sport individuali come il tennis. Da questa
rinnovata passione per lo sport nascono le prime Olimpiadi moderne, che si svolgono ad Atene nel 1896.

La Prima guerra mondiale à La Prima guerra mondiale infiamma l'Europa. Milioni di uomini si
combattono duramente, con nuovi strumenti distruttivi: gas asfissianti, carri armati, bombardamenti aerei.
Alla fine della guerra, nel 1918, la situazione è più difficile e complicata di prima. Sulla scena europea si
affacciano per la prima volta come protagonisti gli Stati Uniti e compare d'improvviso l'Unione Sovietica.

La guerra europea diventa mondiale à Tra alcuni Stati europei esistono antichi contrasti, che hanno
spesso già portato alla guerra. Tra Francia e Germania, anzitutto, che nell'Ottocento si erano scontrate
sanguinosamente per il controllo di regioni di confine. L'Impero austriaco, che già aveva perso tanti pezzi,
anche a vantaggio dell'Italia, cerca di resistere ad altre minacce di smembramento. Nel 1914, l'assassinio
a Sarajevo dell'erede al trono d'Austria segna l'inizio della Grande guerra, come è anche chiamata la Prima
guerra mondiale. L'Austria dichiara guerra alla Serbia; a sua volta la Germania dichiara guerra alla Francia
e alla Russia che si erano schierate con la Serbia. La Gran Bretagna dichiara guerra alla Germania mentre
la Turchia affianca gli Austriaci. Il 24 maggio 1915 il Regno d'Italia entra in guerra dalla parte di Francia
e Gran Bretagna. A fianco di queste nazioni si schierano anche gli Stati Uniti, che entrano nel conflitto
nel 1917.

Nel novembre 1918 la guerra si chiude con la sconfitta degli Austriaci e dei Tedeschi. È stata una guerra
mondiale perché vi hanno partecipato paesi di tutti i continenti e combattuto sessantasei milioni di soldati.

Baionette contro mitragliatrici à Nella Prima guerra mondiale muoiono nove milioni di soldati, di cui
680.000 italiani. Nel conflitto vengono utilizzate per la prima volta armi chimiche: per mettere fuori
combattimento il nemico rintanato nelle trincee i Tedeschi usano i gas asfissianti per la prima volta ad
Ypres, in Belgio, e iprite verrà chiamato il gas tossico lì usato. Vengono costruiti i carri armati e hanno
luogo i primi duelli aerei. Alcuni aviatori entrano nella leggenda: il Barone rosso combatte per la
Germania, Francesco Baracca per l'Italia. La guerra è però soprattutto combattuta dai fanti, mandati,
come già nell'Ottocento, all'assalto alla baionetta; ma di fronte hanno nuove e potenti armi, cannoni e
mitragliatrici, ed è un'inaudita carneficina.

Il dopoguerra à Con la fine della guerra l'Impero austriaco cessa d'esistere. Vienna resterà capitale della
sola Austria, che diventa repubblica. La Germania viene gravata da trattati di pace durissimi e umilianti:
di questo approfitterà il nazionalismo tedesco che soffierà sul fuoco della protesta contro le sanzioni di
guerra, provocando una situazione confusa e instabile. L'Italia completa il suo processo unitario e annette
le città di Trento e Trieste, ma ottiene anche l'Alto Adige con le sue popolazioni di lingua tedesca.
A est compare nel corso della guerra un nuovo importante protagonista: in Russia, infatti, nel 1917 una
rivoluzione fa andare al potere i comunisti. Un evento questo che influenzerà la storia europea per tutto
il secolo.

Cosa sono le trincee? à La Prima guerra mondiale è un conflitto che si svolge soprattutto nelle trincee.
Le trincee sono lunghi fossati larghi poco più di un metro, dove, tra il fango e la neve, i soldati combattono
e si riparano dalle bombe e dagli attacchi nemici. Nella trincea si vive, o almeno si cerca di sopravvivere.
Dalla trincea si esce solo quando ci si deve lanciare all'assalto di quella nemica. I soldati corrono bersagliati
dalle raffiche delle mitragliatrici, impugnando il fucile con la baionetta inastata. Dopo ogni attacco, il
terreno tra le opposte trincee si ricopre di morti e feriti.

La Rivoluzione russa à La deposizione dello zar russo, nel 1917, è uno dei principali eventi del
Novecento. La vittoria dei rivoluzionari comunisti scuote il mondo intero per tutto il secolo. Se l'età
moderna era stata segnata dalla lotta della borghesia contro l'aristocrazia, ora allo Stato sovietico si
richiamano i partiti comunisti e molti partiti socialisti in lotta contro la borghesia

Il regime dello zar à Sull'impero russo regnano dal 16° secolo gli zar, sovrani assoluti che concentrano
nelle loro mani ogni potere e controllano anche la Chiesa ortodossa. L'aristocrazia ribelle viene duramente
combattuta, e lo stato viene organizzato come una caserma. I contadini, fino al 1861, vivono nella
condizione di schiavi, appartenendo corpo e anima al proprietario terriero. Le riforme che gli zar
promuovono per rendere moderno l'impero partono con molto ritardo e sono insufficienti.

La rivoluzione di ottobre à La partecipazione alla guerra contro la Germania e l'Impero austriaco


indebolisce la Russia e peggiora la situazione economica e sociale. Nell'ottobre 1917, i rivoluzionari
comunisti si impadroniscono del potere e nel 1918 si sbarazzarono dello zar e della sua famiglia, che
vengono giustiziati. Tra i primi atti compiuti dal nuovo governo c'è la firma di un trattato di pace con
Tedeschi e Austriaci. Nasce l'Unione Sovietica: così chiamata perché governata, all'inizio, per mezzo dei
Soviet, organismi di rappresentanza di operai e contadini. La situazione è però difficilissima. Il potere è
stato preso con un colpo di mano, ma sono in moltissimi, nell'immenso paese, ad opporsi al nuovo assetto
politico. I bolscevichi, la frazione più importante e più rivoluzionaria del Partito socialdemocratico russo,
capeggiati da Lenin, applicano il pugno di ferro contro i sostenitori dello zar, ma anche contro le altre
componenti più moderate della rivoluzione.

Il sogno e la realtà. à La rivoluzione accende gli animi delle classi oppresse che sognano un mondo di
uguali, senza sfruttamento, senza violenza dell'uomo sull'uomo. La speranza però non viene esaudita.
L'Unione Sovietica non riesce a realizzare i grandi ideali rivoluzionari di giustizia sociale. Le condizioni
di vita delle popolazioni stentano a migliorare e soprattutto non c'è libertà. Chi critica il governo
rivoluzionario viene perseguitato e spesso ucciso. La repressione raggiunge il suo culmine negli anni
Trenta e Quaranta del Novecento, nel tempo in cui governa Stalin. Milioni e milioni di cittadini vengono
rinchiusi nei campi di prigionia, i gulag, molti dei quali si trovano in Siberia. Dai gulag pochi faranno
ritorno: la gran massa dei prigionieri viene eliminata.

La Rivoluzione di ottobre continua però a essere considerata un modello rivoluzionario fuori dai confini
dell'Unione Sovietica e i partiti operai, socialisti e comunisti vi si ispirano.

Che cosa è il comunismo à Il comunismo si fonda sull'idea che tutti gli uomini siano uguali e possano
vivere felici, nel rispetto reciproco, in una situazione in cui non esiste proprietà privata e dove tutto è
proprietà comune. Questa idea viene sviluppata nell'Ottocento soprattutto da due pensatori
tedeschi, Karl Marx e Friedrich Engels. Secondo i due filosofi tutte le società passate si dividevano in
oppressori e oppressi, e anche la società borghese moderna è caratterizzata dall'oppressione sociale: la
proprietà e la ricchezza sono concentrate nelle mani dei capitalisti, che sfruttano il lavoro degli operai
dell'industria. Ma lo sviluppo capitalistico, mentre incrementa sempre più la grande industria e comprime
le classi intermedie (artigiani, contadini, piccoli industriali, ecc.), accresce enormemente il numero degli
operai, il cui livello di vita è sempre più insidiato dalle crisi economiche, dalla povertà e dall'insicurezza.
Di qui l'inevitabilità di una rivoluzione comunista, che realizzerà, in un primo tempo, una "dittatura del
proletariato", e poi, in un secondo tempo, una società di "liberi ed eguali", cioè una società comunista.
Tutte le esperienze storiche che si sono richiamate alle idee di Marx ed Engels non sono mai riuscite però
a superare la fase della dittatura.

Fascismo e nazismo à La Prima guerra mondiale è stata combattuta da milioni di soldati. Una volta
conclusa gli ex combattenti faticano a reinserirsi nella società e sorgono così forti tensioni sociali,
intrecciate a rivendicazioni nazionaliste. Questo avviene tra l'altro in Italia e a maggior ragione in
Germania, nazione che si sente umiliata dalle condizioni della pace e dove finiranno col prevalere i
nazionalsocialisti guidati da Adolf Hitler.

Il difficile primo dopoguerra à Iniziano anni difficili per le democrazie europee. Le masse di ex soldati
turbano gli equilibri negli Stati europei. Questi uomini vogliono che il loro sacrificio nei duri anni di
guerra sia premiato. Vogliono un lavoro, desiderano partecipare alla vita politica, contare di più.

Da un lato, il successo della Rivoluzione russa rafforza i movimenti socialisti e comunisti, che operano
per realizzare la rivoluzione; dall'altro lato, crescono anche i movimenti nazionalisti. In Italia e in
Germania lo scontro tra questi opposti movimenti si risolverà con la nascita di due dittature.

Il fascismo in Italia à Benito Mussolini, prima socialista rivoluzionario e poi convertitosi alla
partecipazione dell'Italia alla guerra, dopo il conflitto fonda il Partito nazionale fascista che raccoglie ex
combattenti e quanti intendono contrastare con durezza gli attivissimi socialisti che proclamano di "voler
fare come in Russia".

Mussolini prende il potere nel 1922 con un colpo di mano, e non trova praticamente opposizione nel re
d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia. Dopo qualche anno Mussolini scioglie tutti i partiti politici tranne
quello fascista, e instaura un sistema fondato sul Partito unico di cui è egli il capo supremo. Si fa chiamare
infatti Duce, dalla parola latina dux che significa "condottiero". Gli oppositori sono considerati
fuorilegge: alcuni partono per l'esilio, altri vengono perseguitati e imprigionati in patria, molti vengono
ridotti al silenzio. Nel 1936 Mussolini conquista l'Etiopia e crea l'impero italiano. Raggiunge in quel
momento il massimo del suo successo. Alleato del nazionalsocialismo tedesco, applica nel 1938 le
vergognose leggi razziali che danno il via alla persecuzione contro gli Ebrei anche nel nostro paese.

Il nazismo in Germania à Adolf Hitler va al governo in Germania grazie a libere elezioni. Però poco
dopo scioglie il Parlamento e instaura una dittatura: si fa acclamare col nome di Führer, che in tedesco ha
lo stesso significato di dux. La sua ideologia si fonda sul nazionalismo estremo. Nella sua visione, i
Tedeschi rappresentano la razza superiore dell'umanità e la Germania deve garantirsi con la guerra le
migliori condizioni di sicurezza e la supremazia nel continente europeo. Hitler progetta la distruzione
totale degli Ebrei, considerati di razza inferiore, che inizia a deportare e a sopprimere nei campi di
sterminio, i Lager, assieme agli oppositori politici, agli zingari e agli omosessuali. Nessuno aveva mai
architettato in precedenza un simile orrore con tanta ampiezza e sistematicità.

La Seconda guerra mondiale à È la Germania di Adolf Hitler a far scoppiare la guerra. Al sogno di
costituire un grande impero tedesco s'affianca il disegno di eliminare dalla faccia della Terra le razze
umane 'inferiori'. Il nazismo cerca di portare a termine il folle disegno di sterminio degli Ebrei.

La Germania scatena la guerra à Hitler vuole riunire le popolazioni tedesche disseminate in diversi
paesi europei. Nel 1938 annette l'Austria e invade la Cecoslovacchia. Le altre potenze europee lo lasciano
fare, sperando ancora in una soluzione pacifica. Quando però Hitler, dopo aver firmato con l'Unione
Sovietica un patto di non aggressione, invade la Polonia nel settembre 1939, Francia e Gran Bretagna
dichiarano guerra alla Germania. L'avanzata tedesca sembra inarrestabile: vengono invase Norvegia,
Danimarca, Olanda e la stessa Francia.

Il fronte si allarga à La Germania è alleata del Giappone, che cerca di costruirsi un impero in Asia.
Anche l'Italia è sua alleata. Mussolini decide però di entrare in guerra solo nel giugno del 1940, quando la
Francia sta per essere sconfitta e c'è chi pensa che la vittoria stia rapidamente per arridere ai Tedeschi.
Ma la Gran Bretagna, duramente bombardata, resiste a tutti gli assalti.

Nel giugno 1941 Hitler attacca l'Unione Sovietica, ma il suo esercito viene bloccato alle porte di Mosca.
Alla fine di quell'anno il Giappone bombarda a sorpresa la flotta statunitense, a Pearl Harbor. La guerra
è ora veramente mondiale. Come già per la Grande guerra, l'intervento degli Stati Uniti è determinante
nel decidere le sorti del conflitto.

Lo sterminio degli Ebrei à L'avanzata tedesca è seguita da orrende persecuzioni, soprattutto contro
gli Ebrei. Nel quartiere ebraico di Varsavia vivevano prima dell'invasione 500.000 Ebrei. Tutti, vecchi,
donne e bambini, verranno inviati nei campi di sterminio, dove il trattamento è disumano: chi può
lavorare viene sfruttato duramente, gli altri vengono uccisi subito. Della comunità ebraica di Varsavia
sopravvissero in pochissimi. I nazisti uccidono in tutto sei milioni di Ebrei, un milione dei quali sono
bambini. Lo sterminio viene ricordato con la parola ebraica Shoah. Ogni 27 gennaio si celebra in Italia, in
ricordo di questi tragici eventi, la Giornata della memoria.

Anche il fascismo partecipa alla persecuzione con le leggi razziali del 1938 e con le deportazioni degli
ebrei italiani nei campi di sterminio durante la guerra. Finita la guerra, degli ottomila deportati solo un
centinaio di sopravvissuti torna in Italia.

La guerra di liberazione à Gli Alleati anglo-americani sbarcano in Sicilia nel giugno 1943. Nel luglio
Mussolini, messo in minoranza all'interno del Gran Consiglio del fascismo, viene deposto dal re e messo
agli arresti. Il nuovo capo del governo, il maresciallo Badoglio, firma l'armistizio con gli Alleati. Subito
dopo Mussolini viene liberato dai Tedeschi e si rifugia nell'Italia del nord dove crea la Repubblica di Salò,
che continua la guerra al fianco della Germania. Inizia intanto la guerra partigiana: molti Italiani prendono
le armi contro i fascisti e i nazisti. Questi ultimi puniscono il voltafaccia italiano con una serie di stragi:
terribili quelle di Marzabotto e di Sant'Anna di Stazzema. Nel resto d'Europa, mentre i Sovietici riescono
a cacciare le forze nemiche dal loro grande territorio, le truppe anglo-americane, nel giugno 1944,
attaccano i Tedeschi in Normandia, dove riescono a sbarcare malgrado enormi perdite di soldati.

L'ultimo atto della guerra à Nel 1945 la guerra finisce. In Italia l'esercito anglo-americano, con l'aiuto
delle forze partigiane, ha la meglio sui Tedeschi e sui fascisti. Mussolini, catturato dai partigiani, viene
ucciso. Hitler invece si suicida a Berlino mentre la città viene conquistata dai Sovietici.

Per costringere il Giappone a cessare le ostilità, gli Stati Uniti lanciano sulle città di Hiroshima e Nagasaki
una nuova terribile arma, la bomba atomica, provocando centinaia di migliaia di vittime. Nelle zone
colpite ogni forma di vita animale e vegetale subirà a lungo i pesantissimi danni della radioattività. È
l'ultimo, terribile atto della Seconda guerra mondiale.

Dopo la guerra à Quando la Seconda guerra mondiale finisce si creano due diverse situazioni in
Europa. Nella parte occidentale del continente gli Stati democratici iniziano un periodo di sviluppo nel
quale prende corpo il progetto di unificazione europea. Quelli della parte orientale finiscono invece sotto
il controllo sovietico. Le nazioni sconfitte ricevono ora grandi aiuti economici dal principale vincitore, gli
Stati Uniti d'America.
Vinti e vincitori à Il nostro paese è distrutto. Le città sono piene di rovine, la gente ha difficoltà a
trovare da mangiare. Gli Stati Uniti vengono in soccorso. Un grande piano di aiuti economici, chiamato
Piano Marshall dal nome dell'uomo politico che l'aveva progettato, sostiene gli Italiani in questo difficile
momento. A poco a poco e con grande fatica tutto si rimette in movimento.

La monarchia Savoia paga l'appoggio dato al fascismo. Chiamati a scegliere attraverso un referendum fra
monarchia e repubblica, gli Italiani, il 2 giugno 1946, scelgono la repubblica; ed è per questo che il 2
giugno ne celebriamo la festa.

Anche la Germania e il Giappone ricevono aiuti economici dagli Stati Uniti. Le due nazioni s'impegnano
a fondo nel lavoro di ricostruzione e diventano protagoniste dello sviluppo economico mondiale.

I vincitori hanno imparato la lezione impartita dalla Prima guerra mondiale: ora sanno che è molto più
conveniente aiutare lo sconfitto anziché umiliarlo.

La guerra fredda à Dal conflitto escono due grandi potenze mondiali. Gli Stati Uniti, con la loro forza
militare ed economica, e l'Unione Sovietica, il cui esercito ha raggiunto per primo la capitale nemica,
Berlino, e ha cacciato i Tedeschi da tutte le regioni dell'Europa orientale. Stati Uniti e Unione Sovietica
si fronteggiano, all'inizio soprattutto nel continente europeo, cercando di attirare nella loro area
d'influenza quei paesi che le loro truppe hanno liberato dai nazisti e dai loro alleati. L'Europa si spacca in
due: quella occidentale vive sotto regimi democratici, mentre quella orientale, controllata dai Sovietici,
sotto dittature comuniste.

Tra le due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, incomincia la guerra fredda, un conflitto non
combattuto con le armi, ma con la politica e con la minaccia di utilizzare contro l'avversario armi atomiche
sempre più potenti. Si crea un equilibrio fondato sulla minaccia della distruzione totale dell'avversario e
però, con esso, dell'intero pianeta.

Diversamente che in Europa, in Asia la guerra fredda si trasforma in guerra con le armi fra forze che si
ispirano all'Occidente e forze che si ispirano al socialismo e al comunismo. Molti di questi conflitti
coinvolgono gli Stati Uniti. Questo avviene negli anni Cinquanta in Corea, che alla fine verrà divisa in
due diverse nazioni, una democratica e l'altra socialista. E in Vietnam, da dove alla fine gli Stati Uniti si
ritireranno e il Paese verrà conquistato dai vietcong comunisti.

Perché il muro di Berlino? à Nel dopoguerra la Germania è divisa in due: da una parte, la Repubblica
Federale Tedesca a regime democratico di tipo occidentale, dall'altra la Repubblica Democratica Tedesca,
a regime socialista. Nella città di Berlino, che è posta nella Germania controllata dai Sovietici, si crea una
situazione paradossale. L'area urbana è divisa in settori, controllati da un lato dalle forze anglo-franco-
americane e dall'altro da quelle sovietiche. Già dal 1948 le vie d'accesso tra i due settori sono sbarrate.
Nel 1961 la Germania comunista costruisce tra le due zone di Berlino un muro invalicabile, per impedire
che i Tedeschi della Berlino orientale fuggano nella Germania occidentale. L'abbattimento di questa
barriera, nel 1989, è il simbolo della fine dei regimi socialisti nell'Europa orientale e della guerra fredda.

La fine del colonialismo à In Asia il dopoguerra è il tempo dei grandi cambiamenti. Una delle più
grandi personalità del Novecento, l'indiano Gandhi, guida l'India all'indipendenza dai Britannici. Altre
potenze europee perdono le loro colonie in Asia e in Africa. Dopo un lungo conflitto civile nasce la Cina
comunista.

L'India sotto il dominio britannico à Dalla fine del 18° secolo l'India è la più importante delle colonie
della Gran Bretagna. I Britannici controllano direttamente parte di quel grande territorio e governano
l'altra attraverso accordi con poteri locali. I sovrani indiani, i maharaja, celebri per la loro ricchezza e per
i costumi stravaganti, dichiarano obbedienza alla corona britannica. I Britannici creano in India un sistema
di governo basato su una solida burocrazia, impiantano una estesa rete ferroviaria, diffondono tra la
moltitudine di popoli dell'India uno strumento fondamentale per intendersi: una lingua comune, quella
inglese. Per il resto governano con il pugno di ferro, e condizionano fortemente l'economia della colonia.

Gandhi e la non violenza à Con i primi decenni del Novecento diventa sempre più forte il movimento
che reclama l'indipendenza dell'India. I soldati britannici reprimono con decisione e talvolta con
spietatezza la contestazione. Alla guida del movimento si impone Gandhi che sceglie di condurre la lotta
per l'indipendenza in modo del tutto originale, basandosi sulla non violenza, che si traduceva, per
esempio, nel boicottaggio delle merci, nel rifiuto passivo delle leggi coloniali inglesi, nel resistere alla
violenza dei soldati senza rispondere ai colpi ricevuti. Di fronte alla determinazione pacifica dei patrioti
indiani i Britannici si trovano in difficoltà sempre maggiori. La fama di Gandhi e degli altri capi del
movimento si diffonde per tutto il continente indiano, finché nel 1947 la Gran Bretagna si ritira dalla
colonia. I contrasti tra gli Indiani di religione indù e quelli di religione musulmana portano però, contro
la volontà di Gandhi, alla costituzione di due diverse nazioni: l'India, a maggioranza induista, e il Pakistan,
a maggioranza musulmana.

Lo stesso Gandhi, il padre dell'indipendenza, fu ucciso nel 1948 da un fanatico indù che lo incolpava di
eccessiva disponibilità verso i musulmani.

Gli europei abbandonano le colonie à Dopo la Seconda guerra mondiale, a una a una le colonie
africane, anche a prezzo di dure e sanguinose lotte, ottengono l'indipendenza. Il ritiro di Francesi,
Britannici, Olandesi, Tedeschi, Belgi, Portoghesi porta alla nascita di nuove nazioni. Ma le particolari
condizioni di povertà del continente africano, unite alle rivalità tra etnie locali, rendono particolarmente
difficile la situazione. Resistono a lungo in Africa due Stati razzisti, Rhodesia e Sudafrica. Qui il potere è
in mano alle minoranze bianche mentre le popolazioni nere sono escluse da tutto. Campione del
movimento di libertà in Sudafrica è Nelson Mandela, che dopo una lunga prigionia diventa nel 1994 il
primo presidente del Sudafrica non razzista.

Nel Sud-Est asiatico l'Indonesia conquista nel 1950 la propria indipendenza dall'Olanda dopo una lotta
cruenta.

La Cina di Mao Zedong à Agli inizi del Novecento la Cina è in parte controllata dalle potenze
occidentali: tra queste c'è la Gran Bretagna; perfino l'Italia governa laggiù un piccolo territorio. Un
movimento nazionalista si impegna per costituire una grande Cina, ma alla lotta contro le potenze
occidentali si sostituisce dopo un po' quella contro un nuovo aggressivo nemico, il vicino Giappone.
Qualche anno dopo la fine della Seconda guerra mondiale in Cina prevarranno i comunisti, guidati
da Mao Zedong. La nazione è povera e arretrata ma enorme per dimensioni, ed è la più popolata del
mondo. Attivissima sul piano politico, la Cina non esita a opporsi alla politica delle potenze occidentali
nonché a quella della confinante Unione Sovietica. Il mondo diventa ancora più complicato.
Problemi risolti e irrisolti à Alla fine della Seconda guerra mondiale la grande novità è costituita dalla
pace in Europa occidentale. Nazioni che si erano combattute per secoli creano un nuovo equilibrio che
diventa anche il progetto per l'unificazione economica e politica del continente. Sulla sponda orientale
del Mediterraneo, invece, cresce la tensione tra Israele e i Paesi arabi.

Nasce la nuova Europa à Mai in Europa si era pensato, prima della conclusione della Seconda guerra
mondiale, che si potesse fare a meno della guerra per risolvere i problemi. Il peso delle devastazioni e
delle stragi che avevano insanguinato il continente e il nuovo equilibrio fondato sulla guerra fredda
suggeriscono finalmente la possibilità di stabilire i rapporti tra gli Stati in un modo nuovo. I paesi europei
iniziano a intrecciare rapporti economici e politici sempre più stretti. Nel 1951 sei paesi, Belgio, Francia,
Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda si riuniscono e formano la Comunità europea del carbone e
dell'acciaio (CECA). L'alleanza, prima solo commerciale, diventa politica. Nasce la Comunità europea,
oggi chiamata Unione europea, con una Commissione che la governa e un Parlamento. I paesi che vi si
riconoscono sono oggi venticinque.

In Europa cadono le barriere tra est e ovest à Una crisi economica e politica investe i paesi comunisti
dell'Est europeo negli anni Ottanta. I regimi politici imposti dall'Unione Sovietica crollano a uno a uno.
La Polonia, la Cecoslovacchia (che poi si divide in Repubblica Ceca e Slovacchia), l'Ungheria, la Bulgaria,
la Romania scelgono di governarsi con sistemi politici democratici. Poi è la stessa Unione Sovietica che
crolla dividendosi in molti Stati, il maggiore dei quali è la Russia.

Eventi drammatici accadono nella penisola balcanica, in Jugoslavia. L'indebolimento del potere dei
comunisti dà il via alla disgregazione di quella nazione dove convivevano diverse etnie. Slovenia, Croazia,
Macedonia, Bosnia proclamano la propria indipendenza. La Bosnia e la Croazia affrontano un conflitto
molto sanguinoso con la Serbia, che si oppone alla suddivisione della Jugoslavia in tanti Stati. Un'altra
guerra in quell'area vede coinvolte anche le potenze occidentali nella regione del Kosovo, che si vuole
rendere autonoma dalla Serbia.

Nasce lo stato di Israele à Nel 1947 le Nazioni Unite decidono che è giusto riconoscere agli Ebrei
che si sono salvati dallo sterminio nazista il diritto ad avere un territorio e uno Stato. Così l'ONU vota
perché la Palestina, dove gli Ebrei avevano avuto nell'antichità un loro regno e dove all'inizio del
Novecento avevano cominciato a creare i kibbutz (fattorie collettive), venga divisa in due Stati: uno per
gli Ebrei e uno per gli Arabi. Ma gli Stati arabi confinanti non vogliono uno Stato ebraico in mezzo a
loro. Così nel 1948 aggrediscono la nazione appena nata che ha preso il nome di Israele. Lo Stato ebraico
ha la meglio. Da allora ci sono state altre guerre con i Paesi arabi, ma Israele è sempre riuscito a prevalere.
In uno dei tanti conflitti che si sono succeduti, Israele occupa nel 1967 la Cisgiordania, che faceva parte
della Giordania, e altri territori in precedenza appartenuti agli Arabi. Politici di molte nazioni e persone
di buona volontà pensano che sia giusto far sorgere proprio su quelle terre uno Stato per gli Arabi
palestinesi, il cui diritto in tal senso è stato riconosciuto anche dall'ONU, e mettere così fine al lungo
conflitto.

Nord e Sud del mondo à Dopo la guerra fredda, che vedeva contrapposto l'Ovest all'Est, si profila la
minaccia di un contrasto tra il Nord e Sud del mondo, vale a dire tra le aree ricche e sviluppate e quelle
che sono rimaste economicamente arretrate. Solo una più equa distribuzione della ricchezza, tale da
ridurre la distanza tra paesi ricchi e paesi poveri, riuscirà a evitare che tale contrasto possa degenerare.

La fame in Africa à Il continente africano è il grande malato del nostro tempo. In Africa si muore per
fame, per malattie e per guerre più che in ogni altro luogo della terra. La maggior parte dei paesi che vi si
trovano sono caratterizzati dall'estrema debolezza dei regimi politici, democratici o dittatoriali che siano,
e dalla cronica debolezza economica. Il mondo ricco considera spesso l'Africa solo dal punto di vista
degli interessi economici: troppo elevati i rischi per gli investimenti e troppo deboli le speranze di un
mutamento. Preferisce perciò far poco o nulla e molte imprese occidentali pensano anzi all'Africa solo
per i guadagni che si possono ricavare sfruttandone le risorse, come accadeva ai tempi del colonialismo.

L'Asia, nuova potenza economica à Nella seconda metà del Novecento il Giappone è diventato una
delle maggiori potenze economiche mondiali: le sue imprese hanno investito capitali per creare nuovi
mercati, produrre a prezzi competitivi e distribuire ricchezza. Il suo esempio è stato seguito in diverse
regioni del Sud-Est asiatico (Thailandia, Malaysia, Corea del Sud). I due colossi del continente, Cina e
India, conoscono una crescita economica impressionante e hanno ormai un ruolo di rilievo tra i paesi più
industrializzati.
Non tutta l'Asia però vive questo sviluppo: persistono aree gravemente sottosviluppate e politicamente
molto instabili.

Le grandi migrazioni del ventunesimo secolo à Enormi quantità di individui lasciano i paesi poveri
dell'America Centrale, dell'Africa e dell'Asia per trovare migliori prospettive di vita in quelli ricchi. Anche
gli Italiani erano emigrati in massa, alla fine dell'Ottocento e agli inizi del Novecento, con le stesse
motivazioni. Oggi il problema dell'emigrazione è sempre più importante per le dimensioni assunte dal
fenomeno, che riguarda milioni di esseri umani. Grande è la determinazione di chi emigra, disposto a
viaggi rischiosissimi e spesso gestiti da organizzazioni criminali, pur di raggiungere lo scopo e vivere in
migliori condizioni.

Un confronto che rischia di diventare un conflitto à L'emigrazione è solo un aspetto del confronto
Nord-Sud. Il ricco Nord offre opportunità di ricchezza e di lavoro, ma consuma gran parte delle risorse
del Pianeta. I paesi sottosviluppati chiedono ai paesi ricchi, anzitutto a Stati Uniti ed Europa, un maggior
equilibrio economico per uscire dalla povertà. Questo confronto può diventare conflitto. Per di più, il
risentimento contro il mondo occidentale alimenta la minaccia terroristica e tra le masse di disperati
possono anche trovare terreno fertile le idee dell'estremismo fanatico. Per evitare lo scontro occorre una
corretta politica dei rapporti internazionali, anche attraverso l'azione dell'ONU e delle altre organizzazioni
sovranazionali, per garantire un adeguato sviluppo a tutte le aree della Terra, favorire una maggiore
distribuzione della ricchezza, evitare che si accresca il divario tra i paesi super ricchi e quelli più poveri.
Uno sviluppo generalizzato e la disponibilità al confronto sono la principale garanzia della pace. E la
pace, che dipende anche dal venir meno delle ragioni della guerra , è il bene più prezioso di cui può
disporre l'umanità.

Concetti chiave 800


• L'esempio del Piemonte

o Nel marzo del 1849 Vittorio Emanuele II è Re di Sardegna. Lo Stato Piemontese è in questo

periodo il più avanzato d’Italia da un punto di vista politico ed economico

o Ad agosto il re scioglie la camera a maggioranza democratica, ne viene eletta una più moderata

o Cavour è ministro dell’Agricoltura del nuovo governo (1849)

o Nel 1852 è primo ministro

o Avvia una modernizzazione del paese, che inizia ad attrarre esuli politici da tutta Italia

• Il fallimento dei moti insurrezionali

o Nel febbraio del 1853 gli austriaci reprimono a Milano un moto insurrezionale

o Carlo Pisacane elabora nel frattempo l’idea di dover coinvolgere le masse popolari. Nell’estate

del 1857 tenta di farlo a Sapri, ma è un fallimento

o Si sviluppa contemporaneamente la Società nazionale, ispirata da Daniele Manin, appoggiata da

Garibaldi

• L'aiuto francese e la seconda guerra di indipendenza

o Dopo aver inviato un contingente di truppe in Crimea, il Regno di Sardegna partecipa nel 1856

alla conferenza di Parigi, dove Cavour cerca l’appoggio di Francia e Gran Bretagna

o Nel 1858 Cavour e Napoleone III si incontrano a Plombières ed immaginano la Confederazione

Italiana

o Hanno obiettivi diversi: Cavour vuole potenziare il Piemonte, Napoleone III vuole imporsi come

potenza dominante in Italia

o Grazie ad un pretesto, nell’ Aprile del 1859 scoppia la Seconda Guerra di Indipendenza, vinta da

Francesi e Piemontesi

• Il passo indietro della Francia: l'armistizio di Villafranca

o Napoleone III torna tenta di riavvicinarsi all’Austria con l’Armistizio di Villafranca (luglio 1859)

o Nel frattempo scoppiano insurrezioni nell’Italia centrale, controllate dalla Società nazionale
o Nel 1860 Napoleone III accetta infine il fatto compiuto, in cambio di Nizza e della Savoia

• L'impresa dei Mille e l'unità d'Italia

o Nel maggio del 1860 Garibaldi si imbarca per la Sicilia

o Il 14 Maggio la Sicilia viene proclamata indipendente, Garibaldi ne assume la dittatura per conto

di Vittorio Emanuele II

o Nell’estate del 1860 Garibaldi, Mazzini, ed altri leader repubblicani si incontrano a Napoli.

Pianificano di far partire da lì una spedizione su Roma

o Cavour è costretto a muoversi per tempo, attaccando lo Stato Pontificio con il consenso di

Napoleone III

o Il 21 ottobre del 1860 ci sono i primi plebisciti

o Il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II è proclamato Re d’Italia

Domande & Risposte

• Chi ha unito l’Italia? à Cavour, Garibaldi e Mazzini.


• Quando è avvenuta l’unità d’Italia? à 17 marzo 1861.
• Che succede in Italia nel 1861? à L’Italia smette di essere una penisola divisa in tanti piccoli stati e
diventa un paese unitario, e Vittorio Emanuele II viene proclamato re d’Italia.

• Mazzini e la Giovine Italia (punti chiave)

o Giuseppe Mazzini, ex carbonaro esiliato in Francia, fonda la Giovine Italia nel 1831

o Il patriottismo di Mazzini, influenzato dal romanticismo, assegna all’Italia la missione storica di

sconfiggere l’Impero e la Chiesa

o I membri della Giovine Italia puntano ad un’Italia unita e repubblicana

o L’identità degli iscritti è segreta, ma i programmi dell’associazione sono diffusi attraverso un

periodico (La Giovine Italia)

o L’azione è sempre preferibile all’inattività, anche in assenza di concrete possibilità di successo

o I primi tentativi di insurrezione, tutti falliti, sono nel ‘33 nel Regno di Sardegna, in Toscana e nel

Lombardo-Veneto

o Mazzini viene espulso dalla Francia. In Svizzera (1834) fonda la Giovine Europa

o La Giovine Italia viene rifondata nel 1840. Ispirerà nuovi tentativi insurrezionali presso le

legazioni pontificie (1843) in Calabria (1844) e a Rimini (1845). Nessuno dei quali avrà

successo

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