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Microchip
Ettore Accenti
http://ettoreaccenti.blogspot.ch/
Copyright © 2015 EDIZIONI ETTORE
ACCENTI
Il mostriciattolo semimetallico
che ha cambiato il mondo
Passo dopo passo ci racconta come
funziona una radio, scopriamo i suoi
componenti e da li parte il viaggio verso il
nostro presente.
L’autore
Si può dire che
abbia
convissuto fin
dall’inizio con
gli argomenti
qui trattati.
Mi
riferisco
naturalmente al periodo che va dalla fine
degli anni cinquanta ad oggi … non certo
alla parte “archeologica” che in questo testo
ho fatto risalire all’anno 4.000 .a. c.!
Infatti, a partire dall’età scolare, ho
iniziato a giocare con i primi transistor e
poi, ancora studente liceale prima e
universitario poi, guadagnavo discrete
somme pubblicando articoli tecnici su varie
riviste.
Nel 1969 ho pubblicato il mio primo
libro di elettronica e poi, una volta entrato
nel mondo industriale, ho potuto
condividerne lo sviluppo assieme ai
principali attori.
Frequentavo spesso la Silicon Valley
dove ho conosciuto e collaborato con
personaggi storici come Steve Jobs, Bob
Noyce, Gordon Moore, Federico Faggin e
molti altri.
Da qualche anno ho ripreso la mia
antica passione per la scrittura di articoli
tecnici e libri come questo, che
praticamente, è una meticolosa raccolta di
eventi storici a cui ho aggiunto commenti
derivanti dalla mia esperienza diretta.
SOMMARIO
L’autore
Premessa generale
Il Personal Computer. Parte prima. 1969 -
1981
Parte seconda. 1981 – 1986. Nasce il PC
IBM
Parte terza. 1987 – 1989. Intel, Microsoft,
IBM
Parte quarta. 1990 - 1993. Microsoft vince
su IBM
Parte quinta. 1994 – 1996. Entra in gioco
Internet
Parte sesta. 1997 – 1999. Intel spopola
Un commento su quanto letto
Archeologia del Computer. 4.000 a. c. –
1.000 d.c.
Medioevo del Computer. 1.000 – 1.900
Rinascimento del Computer. 1900-1945
Il Computer diventa realtà. 1946 - 1970
I grandi Computer. 1961 - 1970
I Mini Computer. 1969-1990
Le grandi industrie crollano. 1991 – 2000
Secondo commento di quanto visto sopra
Storia del Computer italiano
1 Mar 2001. Lugano. Intervista al Prof.
Luigi Dadda
Premessa
Quello che segue è il risultato di un vero
lavoro da “certosino” per riuscire a riunire
in un unico testo cronologia e commenti che
coprono 6.000 anni di vita del Computer o,
meglio, dell’informatica o, meglio,
dell’elaborazione strumentale.
L’opera, qui riunita in un unico corpo è
nata sotto forma di una diecina di articoli,
per ciascuno dei quali credo di aver
dedicato intere giornate di ricerca e che ora
formano un testo ideale per chi volesse
percorrere in dettaglio l’intero svolgersi
storico dell’informatica.
Pensando ai diversi tipi di interessi ho
poi diviso il tutto in quattro grandi aree:
1. Pre-millenovecentoottanta. Il
periodo “Mainframe-centrico”
2. Post-millenovecentoottanta. Il
periodo “PC-centrico”
3. Post-millenovecentonovantacinque.
Il periodo “Internet-centrico”
1. Pre-millenovecentoottanta. Il periodo
“Mainframe-centrico”
2. Post-millenovecentoottanta. Il periodo
“PC-centrico”
3. Post-millenovecentonovantacinque.
L’era “Internet-centrica”, la nostra
era!
********************************
Intervista al Prof. Luigi Dadda.
Lugano, 1 Marzo 2001
L’intervista che segue fu da me
realizzata nel 2001, durante una visita
all’Università di Lugano dove il Prof. Luigi
Dadda, ex rettore del Politecnico di Milano,
ha fondato l’Advanced Learning Research
Institute on Electronic Systems (AlaRI),
dipartimento appunto dell’Università di
Lugano.
Mi accompagnava la Prof.ssa
Giovanna Sami, direttrice del Dipartimento
di Elettronica e Informazione del Politecnico
di Milano e da molti anni docente di
Elettronica ed Informatica dello stesso
Politecnico e stretta collaboratrice dello
stesso Prof Dadda.
Tra l’altro il Prof. Dadda è stato anche
mio professore di elettronica applicata
quando studiavo al Politecnico ed ora,
ricordando la sua grande umanità mai
disgiunta da una grande professionalità,
rimpiango la sua recente dipartita avvenuta
nell’anno 2012.
Lo scopo di quell’intervista era
proprio il capire meglio e chiarire alcuni
aspetti dell’evoluzione dell’informatica
italiana.
E’ quindi per me un onore riportare qui
quel suo autorevole intervento che s’nquadra
perfettamente con l’escursus storico che
abbiamo fatto fino a questo punto.
Ci troviamo in un’aula dell’Università
con il Prof. Luigi Dadda, la prof.ssa Maria
Giovanna Sami (direttrice del Dipartimento
di Elettronica e Informazione del Politecnico
di Milano) e l’Ing. Umberto Bondi (docente)
pronti a cogliere ogni sua parola con i nostri
appunti.
Prima di iniziare la conversazione il
Prof. Dadda, cortesemente, mi invita a
visitare l’Istituto e rimango subito
piacevolmente sorpreso per la modernissima
attrezzatura e la quantità di Computer
collegati in reti superveloci …. il tutto
mentre operosi studenti, in un silenzio quasi
tombale, operano alle tastiere.
Mi spiega “come l’evoluzione delle
tecnologie elettroniche, in particolare delle
tecnologie digitali, fa si che un numero
sempre crescente di sistemi includano
sottosistemi digitali progettati “ad hoc” e che
vengono genericamente definiti “sistemi
embedded”, cioè che nello stesso silicio
includano parti di intelligenza (Computer) e
ed altre specifiche per l’apperecchiatura che
si vuole produrre (lavatrici, automobili, ecc.
ecc.).
Poiché progettare sistemi embedded
richiede la soluzione di problematiche ben
più ampie di quanto richiesto dai più
tradizionali sistemi elettronici, il progettista
deve conoscere aspetti che spesso includano
elevate prestazioni di elaborazione, vincoli
di qualità, vincoli di consumo e, importante,
tempi di progettazione quanto più brevi
possibile.
E’ chiaro quindi che le competenze
richieste ad un tale progettista non sono
disponibili nei Master offerti dalle migliori
università sia europee sia americane.
Il progettista di sistemi embedded
infatti deve avere una cultura trasversale che
includa hardware, software, elaborazione di
segnali ed interazione uomo-macchina.
La missione di AlaRI mira a colmare
questa lacuna mondiale ed a preparare
quegli specialisti che l’industria già oggi
richiede e la cui disponibilità diventerà
critica nei prossimi anni.
Per questo motivo il progetto Alari è
del tutto innovativo e di altissima qualità, i
corsi sono affidati ai migliori specialisti
mondiali provenienti sia dall’ambiente
accademico, sia dall’ambiente della ricerca
industriale.
E’ così garantita quella trasversalità
che un tale progetto richiede. Alla data
dell’intervista il Master Alari coinvolgeva
le seguenti entità:
Università di Standford
Politecnico di Zurigo
Politecnico di Losanna
Politecnico di Milano
ST Microelectronics
Hewlett-Packard
Microsoft
Synopsis
Co-Ware
ed altre entità si sarebbero aggiunte
poi.
I docenti erano forniti da queste entità
a cui si aggiungevanoanche quelli
provenienti da: Berkeley, Leuven, Berlino,
IMEC (Belgio), CSEM (Svizzera).
Mi fu spiegato come la formazione in
aula durasse undici mesi e come gli studenti
fossero coinvolti in progettazioni reali,
sponsorizzate dalle stesse aziende. Infatti il
progetto formava anche parte sostanziale
della tesi finale e lo stesso poteva essere
utilizzato dall’azienda sponsor.
Dopo la simpatica visita all’Ateneo, ci
fermammo in una delle modernissime aule
dell’università ed iniziamo l’intervista.
Accenti. Buongiorno professore,
abbiamo visto con estremo piacere questa
interessantissima sede dell’AlaRI e ci
piacerebbe apprendere dalla sua voce la
storia dello sviluppo di quanto qui abbiamo
visto e soprattutto come è nata quest’idea.
Dadda. Quest’idea è nata e si è
sviluppata in collaborazione con la
professoressa Sami a Milano, attraverso
contatti con ST Microelectronics, società
con la quale collaboriamo già da molti anni
e con altri produttori quali Synopsis,
Microsoft, e HP. E’ la conseguenza
dell’esigenza di disporre di un tipo di
progettista, oggi non esistente, capace di
gestire lo studio e la realizzazione di sistemi
embedded, cioè destinati a funzionare
inglobati nel prodotto finale come
automobili, frigoriferi, telefoni cellulari,
ecc.
Questo personaggio, riteniamo, sia una
necessità dell’evoluzione tecnologica,
evoluzione che trova le sue origini
certamente nella tecnologia dei
semiconduttori, che oggi consente di
realizzare chip con capacità fino poco tempo
fa impensabili.
L’uso dei chip è stato prima d’ora per
lo più pensato verso la realizzazione dei PC,
evidentemente questo è un grande fatto, che
ha permesso la creazione di una elettronica
distribuita che prima non esisteva.
L’incredibile potenza raggiunta dai chip nei
recenti anni ha permesso anche di concepire
sistemi che presentano delle interfacce
uomo-macchina che, diciamo, siano anche
gradevolmente umane. Come si va oltre a
questo stato di cose? Intanto non
dimentichiamo che oggi esiste Internet, di cui
non occorre qui parlare. Internet è un’ entità
pronta: noi ci colleghiamo ad essa tramite il
nostro PC, ma già riteniamo che il PC sia
solo una delle possibilità di collegamento
rese disponibili dalla tecnologia.
Come dicevo prima, la capacità futura
di fabbricare chip potenti, certamente più di
quanto lo siano i Computer attuali, ci da già
oggi l’idea di poter progettare apparecchi
che non hanno nulla a che vedere col PC
stesso, cioè che siano “sistemi” direttamente
connessi a oggetti, a macchine, delle quali
determinano direttamente e le capacità e le
funzioni stesse.
Questo è un po’ un fatto nuovo, anche
perché l’interesse non è più solamente
elettronico come lo era una volta. Anche se
parlando di Internet in sostanza si parla di
elettronica, qui si coinvolgono competenze
di ogni genere, estranee all’elettronica
stessa.
Pensiamo alle applicazioni
nell’automobile, alle applicazioni mediche,
alle applicazioni domestiche ecc.; qualsiasi
oggetto è suscettibile di essere associato a
un microComputer che ne determina le nuove
funzioni e il modo di presentarsi
all’operatore umano.
Ora, questa è un evoluzione che va
creata, va pensata e nessuno può dire oggi
dove e come si svilupperà: dovremo correre,
come abbiamo fatto nel passato, ma con
passi via via sempre più marcati. Questo
passaggio, rispetto ai precedenti, ha questa
prerogativa specifica: introduce l’esigenza
per il progettista di pensare, progettare,
tenendo ben presente gli oggetti a cui
associare i piccoli microprocessori che
verranno inglobati nel sistema finale e quindi
progettandoli insieme.
Questo dovrà coinvolgere tutte le
competenze che saranno associate a queste
funzioni. E non è nuovo. Abbiamo associato
PC o qualcosa che si possa chiamare PC a
macchine utensili. Lo prendo come esempio
perché dice chiaramente che questa
associazione non e’ senza influenza sul modo
stesso con cui si costruisce la macchina. Le
vecchie macchine utensili erano un insieme
fabbricato con almeno due secoli di
esperienza. Oggi queste macchine che
eseguono queste stesse funzioni, ben chiare e
definite, sono sparite, sono diventate oggetti
da museo, o sono usate per utilizzi
occasionali perché la produzione degli
oggetti meccanici viene fatta da macchine
che in una sola entità permettono di
realizzare tutte le funzioni prima presenti in
varie macchine. Questo vuole essere un
esempio di quello che potrà succedere.
E’ successo alle macchine utensili e
succederà a qualsiasi strumento, a qualsiasi
macchina che venga associata ai
microprocessori.Un recente esempio sono le
automobili a cui si associa appunto
l’elettronica per auto. D’altra parte mi
ricordo di aver studiato con Marelli le prime
accensioni elettroniche: primissimo passo
che ci portò subito a renderci conto del fatto
che il motore era un processo poco
conosciuto, processo che poteva esser
controllato in maniera più fine e precisa di
quanto si potesse fare con i normali
spinterogeni o meccanismi per ottenere
l’anticipo automatico.
E con quale risultato? Quello di
ottenere un motore dove la combustione
avviene in maniera più favorevole e la
conclusione è stata che noi oggi, a parità di
potenza prodotta da questi motori,
consumiamo meno energia e quindi meno
petrolio.
Ora questo processo dell’auto è molto
complesso. Il freno è diventato un Sistema
Frenante. Per esempio l’ABS è stato preso in
prestito dalla tecnologia aeronautica; infatti
là lo si applicava già da molti anni. Così
come lo stesso sistema di condizionamento.
Oggi le applicazioni sono ancora più
avanzate ed il 20% del costo dell’auto è
ormai elettronica, con previsioni che
aumenterà presto fino al 30%.
Contemporaneamente si affineranno queste
ed altre funzioni oggi al di là di quello che
siamo abituati a pensare.
Questi sono solo esempi. Il compito di
questa nuova generazione, ed anche degli
studenti che noi invitiamo qui a diventare
specialisti di questa nuova tecnologia, è di
quella studiare degli “embedded system”
che vanno sempre più rapidamente verso una
nuova fase dell’evoluzione.
Accenti. Grazie per questo
chiarimento. Professore, vorremmo porle
alcune domande per soddisfare alcune
curiosità dei nostri lettori: possiamo dire che
ALaRI è un “incubatore” di giovani laureati
per renderli capaci di avanzare in questo
settore?
Dadda. Si, perché AlaRI non è solo
una scuola, ma anche un istituto di ricerca.
Ricordo che l’idea è nata col contributo di
diverse Università tra cui quella di Milano,
Berlino, Grenoble, Lyone, Berkeley,
Standford ed altre ancora. Che cosa significa
questo ? Che negli anni passati vi è stata una
comunità internazionale di studio, di
ricerca che alla fine ha fatto emergere
quest’idea che per primi stiamo realizzando.
Accenti: Quindi, è lecito dire che è
AlaRI è un istituto unico al mondo?
Dadda. Si, in questo momento sembra
esser l’unico al mondo. La prima notizia di
un’altra iniziativa analoga della Comunità
Europea sembra promuovere ora ad Atene
un istituto simile al nostro. E’ una notizia
recentissima.
Accenti. estremamente interessante. E
in ALaRi, che ruolo ha il Politecnico di
Milano ?
Dadda. Il Politecnico di Milano ha un
ruolo che definirei trainante. Grazie
all’attività della mia collega e mia ex
studentessa, la professoressa Sami appunto,
che si occupa di questa disciplina, si è
arrivati al perfezionamento di quest’idea e
qui si sono svolti dei seminari, proprio in
questa stessa aula, dove abbiamo discusso a
fondo gli obiettivi e dove anche abbiamo
steso in modo dettagliato de il contenuto di
ogni singolo corso.
Accenti. ALaRI quindi si rivolge
principalmente alla grande industria e alle
grandi entità. E per quanto riguarda le
piccole aziende?
Dadda. Certamente le grandi industrie
sono per noi un elemento importante, anche
se spesso le stesse procedono in modo
autonomo, seppure in questo specifico
campo mi risulti che non esiste nulla di fatto
presso di loro. Ma, giustamente, voi
richiamato le piccole imprese, e qui mi devo
ricollegare a quanto dicevo prima e cioè che
la generalità di queste applicazioni e di
queste opportunità offerte dalla nostra
tecnologia riguarderanno qualsiasi tipo di
macchina, anzi meglio, qualsiasi oggetto
prodotto da chicchessia e suscettibile di
subire trasformazioni… persino il famoso
tostapane! E questo potrà cambiare anche lo
stile di vita che noi oggi conduciamo.
Accenti. Può, professore, precisarci
meglio il termine “embedded”?
Dadda. Noi diciamo semplicemente
“embedded system”, ma si dice anche, con
un'altra diffusa dizione, “network embedded
system”, cioè “Sistemi di rete”. Il fatto di
mettere in rete due sistemi ci è da tempo
naturale; il parlare di “embedded system”
significa riferirci a come i vari processori
che esistono oggi, ad esempio, a bordo di un
automobile siano connessi in un sistema di
rete. O anche l’uso di internet per
comunicare l’uno con l’altro sistema.
Pensate alle possibilità legate al controllo
della salute dell’individuo………
Accenti. Come la Telemedicina?
Dadda. Esattamente la Telemedicina!
Un sistema che tenga sotto sorveglianza
continua via internet uno specifico
individuo! Comunque stiamo andando oltre
il seminato, per il momento fermiamoci qui!
Accenti. Molto interessante. E per
quanto riguarda il contributo italiano in
termine di docenti, cosa possiamo dire ?
Dadda. E’ senz’altro cospicuo: qui vi
sono vari docenti italiani tra cui, oltre alla
fondatrice professoressa Sami, Il Professor
Umberto Bondi ed altri provenienti sia dal
Politecnico sia dall’industria.
Accenti. Per quanto riguarda gli
sviluppi futuri si hanno già linee guida su ciò
che accadrà tra cinque o dieci anni ?
Dadda. Fare il profeta, come si suole
dire, è un mestiere molto pericoloso e
difficile, soprattutto se riguarda il futuro
tecnologico. Direi che quando uno pensa al
futuro, essendo magari anziano come me,
prima pensa a quanto è successo nel passato.
Il passato non è altro che un precedente
“futuro” realizzatosi! Ebbene, guardando
indietro si scopre così una cosa molto
elementare: i fatti si sono svolti
generalmente in maniera molto diversa di
quanto si era previsto. Quasi sempre! Non
peggiore, come si può credere, ma diversa!
In altre parole è come camminare in una
foresta o in un area dove non si è mai stati.
Se non ci si è mai stati, bisogna camminare a
trovare la strada: è l’unico modo per
procedere. Tutte queste cose che noi
diciamo, forse con eccessivo entusiasmo,
non dimentichiamo poi che dovranno essere
accettate dagli utilizzatori. Cioè, la gente
comune, a cui noi ci rivolgiamo. Ci sono poi
le varie categorie di specialisti
professionali, come nella medicina. La sola
medicina è un campo vastissimo. Nella
medicina ci sono le ricerche per i
medicinali, per esempio, e tante altre
applicazioni. Ma, a parte l’uso
professionale, c’è l’uso di apparecchi
domestici: oggi, ad esempio, per far
funzionare bene una lavatrice io
personalmente non sono sicuro di come fare.
Dovrei leggere il manuale per sapere dove
fermarmi! A questo punto mi domando
perché non debba essere possibile disporre
di una macchina dove io metto dentro, per
esempio, un piatto da lavare o un vestito e
schiaccio un bottone e si arrangia la
macchina a capire cosa fare!
Accenti. Un sistema che veda cosa c’è
nella lavastoviglie e carica il programma!?
Dadda. Perché no? Sarebbe
sufficiente mettere un sensore che riuscisse a
dare lo stato delle cose: peso, tipo e qualità
dei tessuti…
Accenti. E su questo non c’è GPS che
tenga! In queste cose e come essere in una
foresta senza GPS! Bene professore la
ringraziamo per questo stupendo intervento e
speriamo di poterci incontrare ancora e,
chissà, magari contribuendo in qualche modo
a questa vostra affascinante iniziativa.
Dadda. Certo ! Come ho detto prima,
c’è da creare una cultura del “Sistema” con
l’appoggio delle industrie produttrici e di
coloro che sono, come voi, attive sul
mercato! L’innovazione è lì che nasce e si
sviluppa!
Accenti. Sbloccare lo stato attuale…
Dadda. Si, lo stesso mercato a cui poi
dobbiamo far accettare le modifiche che si
creeranno, cosa che non è facile!
Accenti. Ma in questo modo
renderemo obsolete le mogli!
Dadda. No quelle le teniamo !
Accenti. Ah le teniamo! Me lo
domandavo visto che ormai c’è tutto: la
macchina che lava la biancheria, fa le
faccende domestiche in maniera
automatica…! La ringrazio moltissimo e
speriamo di rivederla presto!
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