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Giovanni Boccaccio

vicende biografiche rilevanti:

 Nasce nel 1313 a Firenze - probabilmente a Certaldo;


 nel 1327 segue il padre ( agente della compagnia mercantile dei Bardi) a Napoli, dove manifesta la sua vocazione
letteraria e la passione per la poesia, favorita dalla possibilità di entrare in contatto con l’aristocrazia napoletana ( di
origine francese) e con la corte di re Roberto d’Angiò;
 nel 1340 rientra a Firenze ( a causa della crisi economica che investì la compagnia dei Bardi);
 nel 1348 la terribile epidemia della peste nera arriva a Firenze. Il fenomeno colpisce particolarmente l’attenzione di
Boccaccio che farà della peste il racconto esterno della sua opera maggiore;
 nel 1350 incontra per la prima volta Francesco Petrarca; primo di una lunga serie di incontri che rafforzeranno il sodalizio
intellettuale tra i due poeti;
 muore il 21 dicembre 1375.

Le opere del “periodo napoletano”

Si tratta di opere caratterizzate da una forte componente cortese di impronta aristocratica e di alta cultura latina;

1) La Caccia di Diana ( 1334?): poemetto in terzine di endecasillabi ( di derivazione dantesca) diviso in 18 canti.
Le ninfe seguaci di Diana ( dea della castità e della caccia dietro le quali è facile intravedere le belle dame napoletane), si
ribellano alla dea e offrono le proprie prede a Venere ( de dell’amore), la quale trasforma gli animali in bellissimi uomini.
Si tratta di un poemetto mitologico- allegorico in cui vi è la trasfigurazione letteraria della corte angioina.
La celebrazione delle dame riprende lo schema dei Tournoiements des dames, poemi francesi che rappresentavano donne
eleganti impegnate in dibattiti teorici su questioni cortesi.
il principio basilare del pometto è l’amore inteso come fonte di ingentilimento ed elevazione.
2) Filostrato ( 1335?): si tratta del primo poema della letteratura italiana scritto in ottave; forma metrica che Boccaccio
inventò ispirandosi sia agli huitains della letteratura francese in lingua d’ oil sia dalla poesia popolare.
Il tema è ricavato dall’ Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne e dal Libro de la destructione dei Troya,
volgarizzamento del ‘300 in lingua napoletana. Si narra l’episodio dell’amore di Troilo, figlio di Priamo, per la bella vedova
greca Criseida, prigioniera a Troia. L’amore ha fine quando Criseida, in seguito ad uno scambio di prigionieri, torna al
campo greco e dimentica l’amante. Troilo, infatti, avuta prova del tradimento della donna, si lascia uccidere da Achille.
Il titolo, di approssimazione greca, vorrebbe significare “ vinto d’amore”.
La base letteraria fa riferimento al ciclo troiano anche e si dà ampio spazio alla tematica amorosa.
Boccaccio non condanna Criseida per la sua incostanza, ma si mostra indulgente soffermandosi soprattutto sulle
dinamiche psicologiche ( nuova morale laica e borghese);
3) Filocolo ( 1336 ): si tratta del primo romanzo originale in prosa della letteratura italiana.
Ampio romanzo in prosa in 5 libri. Il titolo, sempre di approssimazione greca, vorrebbe significare “ pena o fatica
d’amore”. Si narra della storia d’amore, trasfigurata in senso allegorico- religioso, tra Florio e Biancifiore, vicini sin dalla
nascita e poi allontanati, fino alla conclusione che vede il trionfo del loro amore.
L’opera si presenta come risposta alla richiesta della sua donna amata, Fiammetta (ritenuta dagli studiosi come la
maschera letteraria di una figlia illegittima di re Roberto e donna del cuore di Boccaccio, che si presenterà come figura
principale anche nelle opere successive).
La critica sottolinea la preminenza delle effusioni liriche rispetto al piano narrativo.
4) Teseida delle nozze d’Emilia ( 1340- 1341 ): si tratta di un poema in ottave in 12 libri dedicato a Fiammetta, iniziato a
Napoli ma sistemato a Firenze. L’opera si presenta come il primo tentativo di riportare in volgare toscano il genere epico,
dedicato all’onore e alla guerra. In realtà, poco spazio viene dato al tema della guerra in quanto, come è solito in
Boccaccio, viene sottolineata soprattutto la tematica erotica di derivazione cortese, rappresentata dalla contesa amorosa
tra Arcita e Palemone, innamorati della giovane Emilia.
5) L’ epistola napoletana: definitivamente attribuita al Boccaccio dagli studi condotti da Francesco Sabatini.
Sotto le spoglie di Giannetto di Parigi, Boccaccio dialoga in volgare napoletano con l’amico Franceschino dei Bardi.

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Le opere del “periodo fiorentino”

Col ritorno a Firenze, Boccaccio sente l’esigenza di inserirsi nel nuovo ambiente culturale attraverso la ripresa della poesia
allegorico- dottrinaria.

1) Il De Canaria ( 1341- 1342 ): operetta geografica dedicata alle isole Canarie, raggiunte nel 1336 dal genovese Nicoloso da
Recco.
2) La Comedia delle ninfe fiorentine o Ninfale d’Ameto ( 1341- 1343 ): si tratta di un prosimetrum, alternando prosa e
componimenti in terza rima. Il rozzo pastore Ameto s’imbatte in una compagnia di sette bellissime ninfe devote a Venere
e s’innamora della loro guida, Lia. Dal racconto delle vicende amorose delle ninfe, Ameto riceve un bagno purificatore
grazie al quale può scorgere il significato allegorico di ciò che ha udito. Le ninfe, infatti, rappresentano le virtù e l’incontro
con loro è conseguenza della metamorfosi di Ameto da “rozzo pastore” in uomo.
Secondo gli schemi della letteratura classica, la rappresentazione del mondo pastorale avviene attraverso la descrizione di
una natura gradevole, accogliente e serena, abitata da dignitosi pastori e da ninfe piene di grazia; un luogo idealizzato
( locus amoenus ). Tuttavia, sia i moduli pastorali che quelli allegorici vengono trasposti in un orizzonte mondano e
cortese.
3) L’ Amorosa visione ( 1341-1343 ): si tratta di un poema allegorico in terza rima in 50 canti, sul modello dantesco, della
Visio, e dei Triumphi petrarcheschi.
In sogno, il poeta intraprende la visita ad un nobile castello, guidato da una “donna gentile”. Nel castello vede affrescati i
trionfi di alcune entità astratte contornate da numerosi personaggi celebri che nella vita hanno incarnato le
caratteristiche affrescate; uscito dal palazzo, in un giardino abbellito da una sontuosa fontana, il poeta incontra varie
nobildonne fiorentine e napoletane; tra esse c’è Fiammetta che il poeta cerca di possedere invano poiché si sveglia.
Rilevante nel poema è l’interpretazione “ laica” del modello dantesco dove il viaggio non è teso alla ricerca di significati
teologici o escatologici, ma è tutto proteso alla ricerca di una figura femminile “ terrestre e sensuale”.
4) Il Ninfale fiesolano ( 1344- 1346? ): poemetto in 473 ottave ( composto tra Napoli e Firenze ) che vuole essere un cordiale
omaggio a Firenze attraverso il racconto delle origini di Fiesole fondata dalla discendenza degli sfortunati amanti Africo e
Mensola.
Nonostante il continuo rimando a moduli della tradizione classica, in quest’opera si può notare un Boccaccio più
interessato alla rappresentazione di un mondo contadino caratterizzato da valori sinceri ed ingenui, piuttosto che dalla
sensualità e dall’erotismo degli anni giovanili ( soprattutto nell’indagare sui “moti dell’animo” di Africo);
5) Elegia di Madonna Fiammetta ( 1343- 1344): si tratta del primo romanzo in prosa di tutta la tradizione occidentale in cui
una donna narra la propria storia in prima persona. La donna non è più “oggetto di amore” , ma “ soggetto che parla”,
attraverso la trasposizione letteraria da parte di autore “uomo” che si cala nella psicologia femminile.
La critica ne parla come del “ primo romanzo psicologico della letteratura italiana”.
Rifacendosi alla tradizione classica ( le Heroides di Ovidio ), Fiammetta racconta il suo amore per il giovane Panfilo ( dietro
il quale si nasconde la figura del poeta stesso ), che la tradisce lasciando Napoli per ritornare a Firenze, attraverso un
lungo “ lamento” ( elegia = canto lirico del dolore malinconico ) nel quale ha la possibilità di esprimere i propri sentimenti
e la propria sofferenza di “ donna abbandonata “ e di prendere le distanze dalle “ storie d’amore” ( di origine cortese ) a
lieto fine.
6) Buccolicum carmen ( 1367 ): 16 egloghe ( carmina ) in cui l’autore cerca di far rinascere lo stile pastorale, sulla scia di
Dante e Petrarca. Grande debito è verso l’antico modello delle Bucoliche di Virgilio in chiave politica, che permette a
Boccaccio di inserirsi nella situazione politica che agitava il Regno di Napoli.

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Matrici letterarie di Boccaccio

La produzione poetica giovanile del Boccaccio, evidenzia le seguenti caratteristiche:

 Filoginia incentrata sul rapporto tra amore e poesia;


 Influenza della cultura cortese di origine francese ( legata alla “passione d’amore” ) unita a riferimenti “alti “ della
letteratura classica;
 Forte tendenza allo sperimentalismo, con riformulazione degli schemi letterari della tradizione:
- che unisce: la letteratura romanza di stampo cortese ed epico- cavalleresca, a quella religiosa, a quella cronachistica;
al poemetto mondano- mitologico a motivi di ispirazione stilnovistica ( tendenza al “ mescolato”, alla commistione di
motivi, situazioni e stili diversi);
- passa dalla prosa al verso e dalle terzine all’ ottava ( sperimentalismo metrico);
- compone opere che non hanno precedenti nella letteratura occidentale:
il Filostrato è il prima poema italiano in ottava rima;
l’ Elegia di madonna Fiammetta è il primo romanzo in prima persona di tutta la letteratura occidentale;
il Teseida è il primo poema epico in volgare ( candidandosi al ruolo di poeta epico che era stato sottolineato come
“mancante” da Dante Alighieri nel II libro del De Vulgari Eloquentia );
 passione incondizionata per l’Alighieri: con ripresa e citazione di formule tematiche e metriche ( Vita Nova in particolare ),
che lo porta a farsi copista della sua opera e a realizzare un commento della Commedia dantesca ( prima Lectura Dantis
nella storia trascritte nelle Esposizioni sopra la Comedia, oltre che una biografia del poeta fiorentino nel “Trattatello in
lode di Dante”;
 influenza culturale nata dal sodalizio con Francesco Petrarca ( è proprio Petrarca che avvicina Boccaccio alla riscoperta
degli auctores classici, facendone un precursore dell’Umanesimo )
al quale dedica la II epistola in latino “ Mavortis milex extrenue “;
ne scrive la biografia “ De vita et moribus domini Francisci Petracchi “;
nelle Genealogie deorum gentilium ( XIV 19 ) lo compara a Virgilio, sia per la scelta della libertà intellettuale dai
soprusi della politica, sia per la scelta di condurre una vita tranquilla dedita all’ otium letterario.
 Impegno nell’innovativo progetto di una “letteratura mezzana” ( Francesco Bruni ), con l’obiettivo di soddisfare la
domanda di un pubblico nuovo, in cui si sovrapponevano provenienza mercantile e ambizione aristocratica.

La produzione poetica del Boccaccio “maturo”:

- misoginia, incentrata sulla ricerca della sapienza;


- a partire dalla composizione della sua opera Maggiore, comporta lo svilupparsi di un nuovo progetto letterario,
segnato dall’influenza del Petrarca e caratterizzato dall’impiego della lingua latina, mirata al recupero dei modelli
antichi e al tentativo di collegare il mondo classico e la tradizioni biblica alle esigenze del presente. In Boccaccio
quindi, vi è l’allontanamento dalla letteratura erotica che lo porta a chiudersi nel raccoglimento umanistico rivolto
alla scoperta e alla trascrizione dei codici antichi e allo studio dei classici: ciò fa di Boccaccio il primo punto di
riferimento per lo sviluppo di quello che sarà l’ Umanesimo fiorentino.

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Il Decameron
La storia del testo e il titolo

 raccolta di 100 novelle scritte probabilmente tra il 1349 e il 1360, subito dopo la peste nera che infuriò a Firenze nel
1348;
 tra le numerose attestazioni, sono stati identificati dagli studiosi tre testimoni sulla base dei quali è stata approntata la
ricostruzione del testo critico oggi più affidabile:
- il Parigino italiano 482 della Biblioteca Nazione di Parigi ( redazione giovanile);
- il Laurenziano Pluteo XLII della Biblioteca Mediceo Laurenziana di Firenze, del 1384;
- il codice Hamilton 90 della Staatsbibliothek di Berlino, databile al 1370, riconosciuto come autografo dall’ expertise
di Vittore Branca e Ricci nel 1962, esemplato sul modello del “libro universitario”;
 la prima diffusione dell’opera si ebbe lungo l’asse Firenze- Napoli;
 la prima edizione a stampa risale al 1470;
 per la prima volta si sviluppa una raccolta di racconti in prosa volgare affidandosi alla “ forma libro “ ( un codice in cui le
carte vengono rilegate in maniera “chiusa e non manipolabile”) e che sottolinea la responsabilità del lettore;
 Decameron è parola grecizzante e significa “dieci giornate” ed è un calco dell’ Hexameron di sant’Ambrogio, dedicato ai
sei giorni della creazione;
 il sottotitolo dell’opera risulta: “ Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato principe Galeotto”, con chiara
allusione letteraria ad un passo della Commedia (Canto V Inf. verso 137 “ Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse” ); Galehaut è
il personaggio che aiuta Lancillotto a conquistare l’amore di Ginevra ed introduce il tema dell’amore e delle donne
( Filoginia).
 Come in quel romanzo il personaggio del principe Galeotto era stato intermediario dell’amore tra Lancillotto e Ginevra e
come poi il romanzo stesso era stato a sua volta intermediario per l’amore di Paolo e Francesca, così
il Decameron sembra voler porsi fin dalle sue prime battute come mediatore tra la grande tradizione narrativa
romanza – e la teoria d’amore che aveva espresso – e la sua realizzazione nella vita di tutti i giorni e di tutti gli uomini.
Ovviamente, questo comporta nei confronti della letteratura d’evasione un ribaltamento di prospettiva rispetto a quella
dantesca;
- Il richiamo alla Francesca dantesca, cioè a una donna innamorata e lettrice, introduce infatti anche al tema del
pubblico privilegiato al quale pensava Boccaccio per il suo libro. La composizione di questo pubblico viene dichiarata
esplicitamente e spiegata nel Proemio: destinatarie d’elezione sono le donne che amano, alle quali – rispetto agli
uomini – la Fortuna ha dato non solo meno forza per sopportare le pene, ma anche meno occasioni per distrarsene.
 Ogni novella è introdotta da una rubrica, cioè la sintesi del contenuto dei singoli capitoli.
 Se nel Decameron il nome dell’autore non compare mai, è però significativo che sia proprio in queste rubriche – e solo in
queste rubriche – a comparire invece la parola “autore”, a cui si fa riferimento per di più in terza persona.
Boccaccio si pone così sempre al lettore anzitutto come autore del Libro e non già come autore delle novelle in esso
contenute. Oltre a queste considerazioni, tuttavia, dobbiamo aggiungere che al lettore, le rubriche forniscono anche una
serie di servizi informativi importanti:
- contengono in poco spazio gli elementi che l’autore considera essenziali per la corretta interpretazione del testo;
- aiutano l’orientamento nel testo, consentendo anche la preventiva scelta dei contenuti da leggersi o saltarsi perché
non graditi, funzione, questa, sottolineata dallo stesso Boccaccio nella Conclusione del Decameron.

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La peste e la “ cornice ”

Per comprendere appieno l’architettura dell’opera, bisogna prima prendere in considerazione quello che Boccaccio stesso
definisce “l’orrido cominciamento” del Decameron: la celeberrima descrizione della terribile epidemia di peste nera a Firenze del
1348, che fornirà lo stimolo e l’occasione alla congregazione dei giovani e al racconto delle novelle.

- Questa descrizione della peste occupa ben quaranta paragrafi dell’Introduzione alla prima giornata
del Decameron. Una così curata disposizione in apertura di un tale avvenimento storico di portata epocale, ancora
ben vivo nella memoria dei primi lettori fiorentini dell’opera, sottolinea la volontà del Boccaccio di dare una precisa
e reale contestualizzazione storica e spaziale e con essa quindi, al momento di nascita dei racconti stessi. La verità
storica della descrizione che viene data della peste è tra l’altro garantita dalla dichiarazione del Narratore di essere
stato testimone oculare del fatto. In questa descrizione, dunque, il Narratore, racconta le origini e la diffusione
dell’epidemia, i suoi sintomi, i tentativi di cura e prevenzione, il suo decorso solitamente mortale. Ma gli aspetti su
cui maggiormente si sofferma riguardano le conseguenze psicologiche e comportamentali dell’epidemia sulla
popolazione fiorentina, per cui i legami famigliari si allentano o rompono, la moralità e l’onestà vengono sospese o
sovvertite, i malati lasciati senza aiuto, i funerali disertati. Insomma, la peste ha una funzione totalmente
disgregatrice della società.
 L’accurata descrizione che Boccaccio ci ha lasciato della peste serve per fondare la “ cornice” del Decameron,
giustificando la formazione della brigata dei dieci giovani e la loro vita in comune:
- È in questo quadro catastrofico e caotico, senza più regole, che si colloca l’incontro dei giovani che formeranno poi
l’onesta brigata nella chiesa di Santa Maria Novella e matura la loro decisione di recarsi nel contado per vivere una
vita più serena e regolata. La decisione, si badi, è intrapresa in particolare dalle donne, protagoniste attive delle
azioni della cornice molto più degli uomini, ed è accolta solo dopo una discussione sull’onestà (parola significativa
della poetica boccacciana) di tale azione, cioè sull’immediato ripristino della moralità, una moralità espressa in
termini intellettuali, di ragione, di adeguatezza di comportamento. L’ordinata regolarità della vita dell’onesta brigata,
il loro tentativo di ricomporre una vita associata, nel contesto di un luogo separato, a contatto con una natura
serena e pacificata fatta di giardini e fontane, costituiscono dunque una deliberata ricerca, un progetto
consapevolmente perseguito dai novellatori, e sono la condizione necessaria per le loro conversazioni pomeridiane
e quindi l’avvio dei procedimenti narrativi.
Alla devastazione del contagio, Boccaccio contrappone l’organizzazione civile, lieta e condivisa della vita in comune.
 Il lungo brano dedicato da Boccaccio alla peste è debitore della letteratura precedente, in modo particolare si fa
riferimento all’ Historia Langobardorum di Paolo Diacono, nel cui II libro è raccontata la peste “ giustinianea” che
divampò in Italia nel VI secolo d.C.
- La società descritta da Paolo Diacono è agraria e pastorale, mentre quella del Boccaccio è urbana, con epicentro
Firenze.
 l’idea della narrazione intesa come “brevitas” perviene in Boccaccio attraverso il filtro letterario di modelli arabi e indiani,
che gli fornivano due idee principali:
- Il collegamento di schemi narrativi e contenuti didattici nella forma del dialogo ( esempi sono: Calila e Dimna, la
Disciplina clericalis di Pietro Alfonso, il Barlaam e Josaphat )
- Il collegamento degli episodi narrativi all’interno di un racconto- peripezia al fine di dilazionare un pericolo e
intrattenere la compagnia durante il viaggio ( secondo gli studi di Vàrvaro e Picone derivano dal testo delle Mille e
una notte e dalla Storia dei sette sapienti )
- Accanto alla tradizione orientale vanno ricordate del raccolte di exempla, che narravano brevi episodi o detti
esemplari a scopo edificante ed educativo e che venivano raccolti mediante criteri di raggruppamento ( temi in
ordine alfabetico);
- Altro modello importante è il Novellino, che rappresenta il primo tentativo di affermazione della novellistica prima di
Boccaccio.
 La cornice del Decameron è una unione tra la tradizione dialogica e didattica orientale e la funzione organizzativa
occidentale, e si sviluppa secondo il seguente schema che narra:
- la vicenda di una “brigata” di dieci giovani che, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze durante la
peste del 1348, decidono di partire insieme per una villa nel vicino contado dove potersi ritemprare per quindici
giorni dai lutti e dalle brutture causate dall’epidemia conducendo una vita appartata, piacevole, dedicata a varie
occupazioni e svaghi. In particolare, per passare il tempo nelle ore più calde del giorno, i giovani stabiliscono di
raccontarsi a turno appunto quelle cento novelle poi saranno raccontate nel libro.
 La cornice non è solo un principio di organizzazione tematica, ma anche la rappresentazione di un progetto educativo,
incentrato sull’apprendimento dei giovani narratori a vivere insieme dedicandosi all’ “ arte della parola”:
- Autoeducazione dei novellatori è stata intesa dalla critica come:
1) Un percorso ascensionale che va dal vizio dominante della prima giornata, alla virtù dominante nell’ultima, sul
modello della Commedia dantesca ( cfr. Vittore Branca );
2) Un vero e proprio elogio all’ arte del narrare, scevro di sovrasensi teologici, che si stempera nella novella che è il
centro ideale dell’opera ( VI giornata, I novella “ Madonna Oretta” ), che sarebbe una vera e propria
celebrazione dell’arte della parola ( cfr. Picone, Fido, Stewart ).

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La struttura del Decameron ( 3 livelli o cerchi )

L’architettura del Decameron si struttura attraverso tre principali livelli testuali ( 3 cerchi ):

1) ad un primo livello, troviamo lo spazio in cui l’Autore prende direttamente la parola per esprimere le sue opinioni e le sue
intenzioni sull’opera. Questo spazio non è dunque destinato alla narrazione ma piuttosto all’argomentazione: per questo
lo chiameremo “extradiegetico”, che vuol dire per l’appunto “esterno alla narrazione”;
2) ad un secondo livello narrativo- mediano, nella cosiddetta “cornice”, una sorta di super-racconto che narra la vicenda
della “brigata”;
3) Ad un terzo livello interno, propriamente diegetico, cioè narrativo, troviamo le cento novelle.

 Altre simmetrie riscontrabili sono:


- I rapporti numerologici dell’opera, influenzati dal modello dantesco, che vedono il ripetersi del numero 100,
considerato numero perfetto;
- Dieci narratori che in dieci giornate sviluppano cento racconti;
- L’insieme dei narratori è costituito da tre uomini e sette donne, numeri perfetti nella tradizione antica e cristiana.

 Ulteriori intenzioni architettoniche sono evidenti anche nella disposizione delle novelle:
- Rapporto tra la I novella e l’ultima;
- Tra la I giornata e la IV, che hanno un tema libero;
- Tra la IV giornata ( amori infelici ) e la V ( amori felici);
- Tra la VII giornata e l’VII dedicate alle beffe.

 La struttura ufficiale dell’opera, presenta lo schema seguente:

1) Decameron: prima giornata, Mercoledì – Tema: Libero - Regina: Pampinea

2) Decameron: seconda giornata, Giovedì – Tema: la fortuna e il suo potere di cambiare le cose (si ragiona di chi,
da diverse cose infestato, sia, oltre alla sua speranza, riuscito a lieto fine) – Regina: Filomena

3) Decameron: terza giornata, Domenica – Tema: l’ingegno e l’industria hanno il potere di aiutare chi desidera
una cosa ad ottenerla. (si ragiona... di chi alcuna cosa molto da lui disiderata con industria acquistasse o la
perduta ricoverasse) – Regina: Neifile

4) Decameron: quarta giornata, Lunedì– Tema: gli amori infelici (si ragiona di coloro li cui amori ebbero infelice
fine) – Re: Filostrato

5) Decameron: quinta giornata, Martedì– Tema: gli amori felici (si ragiona di ciò che ad alcuno amante, dopo
alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse) – Regina: Fiammetta

6) Decameron: sesta giornata, Mercoledì – Tema: le risposte argute e la loro efficacia (si ragiona di chi con alcuno
leggiadro motto, tentato, si riscosse, o con pronta risposta o avvedimento fuggì perdita o pericolo o scorno) –
Regina: Elissa

7) Decameron: settima giornata, Giovedì – Tema: le beffe delle mogli ai mariti (si ragiona delle beffe, le quali, o
per amore o per salvamento di loro, le donne hanno già fatte a’lor mariti, senza essersene avveduti o sì) – Re:
Dioneo

8) Decameron: ottava giornata, Domenica – Tema: le beffe di ogni genere (si ragiona di quelle beffe che tutto il
giorno o donna ad uomo, o uomo a donna, o l’uno uomo all’altro si fanno) – Regina: Lauretta

9) Decameron: nona giornata, Lunedì – Tema libero – Regina Emilia

10) Decameron: decima giornata, Martedì – Tema: le azioni liberali e magnificenti (si ragiona di chi liberalmente
ovvero magnificamente alcuna cosa operasse intorno a fatti d’amore o d’altra cosa) – Re: Panfilo

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Il primo cerchio

 È occupato dall’Autore che racconta la vicenda della brigata e stabilisce un rapporto diretto con le lettrici;
 Il rapporto con le lettrici avviene attraverso 3 spazi che l’Autore si riserva per interloquire con loro e orientarne la
comprensione:

- il Proemio: nel quale l’autore specifica il pubblico al quale intende rivolgersi e che viene individuato nelle donne
innamorate alle quali l’opera intende dare “conforto” e “distrazione” dai loro affanni, avendo loro meno alternative
pratiche per distrarsi dalle loro preoccupazioni. Il conforto poteva avvenire attraverso il tramite della narrazione
novellistica come cura alla loro “malinconia”;

- l’ Introduzione alla IV giornata: nella quale l’autore si difende da cinque accuse che gli erano state rivolte dopo la
diffusione delle prime tre giornate, cioè:
1) La scelta delle donne come destinatarie privilegiate;
2) La sconvenienza di una materia trattata troppo bassa per un autore maturo, che dovrebbe invece occuparsi di
argomenti seri;
3) La futilità dei racconti narrati;
4) La scarsa remuneratività, lo scarso rilievo sociale e professionale della scrittura novellistica;
5) La falsità dei racconti ( che non si attengono a versioni note ).
Le risposte alle critiche da parte di Boccaccio ruotano intorno ad alcuni principi cardine: il rispetto della regola della
convenienza, cioè della corrispondenza tra forma e contenuto, la centralità del lettore nell’interpretazione del senso
del testo (per cui a determinare la convenienza o sconvenienza del testo è l’intenzione di chi lo legge)
e l’affermazione del potere della Natura, per la quale ad esempio non è possibile non provare attrazione per le
donne. Per sostenere quest’ultimo punto Boccaccio arriva anche raccontare una breve novella - la celebre novella
delle papere, che porta quindi il numero reale delle novelle del Decameron a 101.
Il fatto che il Narratore utilizzi una narrazione per difendersi, mostra l’alta considerazione che Boccaccio aveva della
novella non solo come forma di intrattenimento, ma anche come strumento concettuale;

- La Conclusione dell’autore: in cui il Narratore si difende preventivamente da altre accuse che le lettrici malevole
avrebbero potuto rivolgergli. La difesa avviene attraverso:
1) La rivendicazione dell’autonomia stilistica, poiché la letteratura non risponde a criteri morali ma “qualitativi”.
2) L’idea della responsabilità dell’interpretazione che è sola del lettore e che dipende dal proprio orizzonte
culturale e morale;
3) La dimostrazione che l’ indulgenza nei confronti della trattazione del tema erotico è dovuta ad esigenze di
scrittura. Alcune novelle non potevano essere scritte diversamente, pena il venir meno all’obiettivo che si era
prefissato, cioè quello di intrattenere piacevolmente.

Il secondo cerchio

 E’ dedicato alla vita della brigata e alla sua evoluzione


 L’incontro in chiesa sigla il passaggio dalla peste alla vita lieta, dalla distruzione alla ricostruzione, giacché la vita della
brigata si presenta come un’esperienza di rifondazione basata su leggi condivise, sulla scansione regolata del tempo e su
comportamenti ispirati alla correttezza reciproca.
 La “ vita piacevole” che i dieci giovani decidono di condurre, è legata alla narrazione delle novelle;
 Il novellare: si caratterizza come attività regolata e non conflittuale.
 Il “ sistema delle regole” è presentato da Pampinea e la loro decisione viene comunicata con una serie di termini di
grande rilievo, quali: “ allegrezza”, “piacere”, “festa” che si pongono come basi del vivere in comune sotto “ il segno della
ragione “
 Il concetto di onestà è di fondamentale importanza in tutta l’opera, ed è intesa come decoro, dignità e superiorità
morale ed intellettuale;
 Le tensioni che, a volte, animano la brigata rappresentano la tensione tra il principio dell’onesto e la ricerca del
piacevole, il “ piacere onesto “ . Solo attraverso la comprensione delle due dimensioni è possibile stabilire un nuovo
ordine. Il “piacere onesto”, quindi, si configura come risposta alla dissoluzione causata dalla peste;
 La vita della brigata si rivela: un processo di conoscenza morale, retorica, comportamentale e situazionale, basato su
delle regole che si fondano sulla collaborazione e sul dialogo ( ciò fa in modo che le loro incomprensioni e i loro
scontri possano trasformarsi in scambi linguistici e narrativi in cui ognuno può mostrare la sua elegante intelligenza )

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Il terzo cerchio

- I temi ( cfr. Alfano: temi, Firenze nell’opera, la cortesia come modello problematico, l’arte della parola, i
personaggi)
a) l’amore: grande forza che anima l’opera e che occupa la IV e la V giornata.
È visto in prospettiva tutta laica e terrena, in quanto forza che nasce dalla natura che è impossibile “frenare”;
non si tratta però di una forza devastante poiché è regolata dalla ragione.
L’amore si presenta nelle più svariate forme: come fonte di ingentilimento, può costituire uno stimolo all’
industria ed aumentare le capacità dell’individuo di raggiungere i propri fini; può toccare, a volte, tematiche
velatamente erotiche, senza indugiare in una malsana oscenità e senza malizia.
b) la fortuna: che si presenta come una forza capricciosa ed imprevedibile, considerata come un complesso
accidentale di forze ( naturali o sociali ), non regolate da una volontà superiore e che può essere battuta
attraverso l’intelligenza, il calcolo prudente, l’industria.
c) l’Industria: cioè l’umana iniziativa che sa superare le avversità opposte della fortuna e che può dominare la
realtà oggettiva e piegarla ai propri fini. Si caratterizza per essere il prodotto della civiltà mercantile.
d) l’ ingegno e l’intelligenza: cioè la capacità di analizzare una situazione e adottare con prontezza i
comportamenti più idonei al raggiungimento del proprio scopo.
L’ intelligenza si configura nell’ “ arte della parola”, cioè nella capacità intellettuale e culturale di superare le
situazioni complicate attraverso battute argute o la padronanza dialettica, in modo da affermare se stessi.
Il Decameron è la grande esaltazione delle capacità espressive dell’uomo, in cui l’arte della parola è
considerata:
- ad un primo livello: come “sollievo”,
- ad un secondo livello: come “abilità retorica” che porta i componenti della brigata a proporre delle vere e proprie
teorie del discorso;
- ad un terzo livello: come abilità espressiva poiché la quasi totalità delle novelle si basa sulla capacità di utilizzare le
risorse del linguaggio.
L’ arte della parola raggiunge i livelli più alti nell’ ambito del comico, soprattutto nelle novelle di motto e in quelle di
beffa, dove l’effetto è dato proprio attraverso il linguaggio.
La comicità, quindi, si configura come: abilità oratoria dei beffatori che grazie alla loro sapienza dialettica riescono a
convincere i beffati di cose impossibili e i beffati che, percepiscono erroneamente ciò che gli succede grazie
all’impeccabile convincimento linguistico.
La parola “artistica” è vox media, in quanto può agire sia in maniera positiva che in maniera negativa; è ambigua.
e) la cortesia: rappresenta il piano etico e ideologico del Decameron:
- riferimento alla tradizione cortese e al codice cavalleresco ( prontezza d’ingegno, giovinezza, amore);
- Boccaccio adatta quel codice cortese alla realtà fiorentina che non è feudale ma urbana;
- Assimilazione problematica dei modelli cortesi: alcune qualità comportamentali derivanti dall’antico modello franco-
provenzale sono difficilmente applicabili alla nuova realtà urbana, come la “misura”, cioè il controllo razionale e la
ponderazione, inconciliabile con la nuova classe dei mercanti dedita ai commerci, ai traffici, agli investimenti ai
guadagni;
- La cortesia si contrappone alla villania e all’avarizia;
- Non è prerogativa delle classi aristocratiche ( ius sanguinis ), ma è effetto dell’elevatezza di ingegno.
- Si configura con la magnanimità, cioè la grandezza d’animo ( X giornata) ed è una virtù che coinvolge le relazioni
umane perché stabilisce chi è simile e chi va tenuto a distanza.
f) Firenze nell’opera: ruolo importante nel Decameron in quanto vi si ambienta quasi un quarto delle novelle e
stabilisce l’orizzonte culturale, etico ed ideologico della brigata.
- Contrapposizione col contado: distanziamento comico e gioco letterario in cui i contadini vengono ridotti a
personaggi buffi, ridicoli ma innocui;
- Contrapposizione forte anche delle città rivali ( esempio la Toscana contro le Marche nella novella VIII 5)
- Trattamento dello spazio fiorentino caratterizzato da: attenzione onomastica, precisione topografica, orientamento
polemico e situazionale.
g) I personaggi:
- ricca stratigrafia sociale e gran numero di personaggi;
- raffigurazione organica della società contemporanea;
- tra le tipologie sociali prevalenti c’è:
- la classe mercantile, di cui vengono rappresentate anche le caratteristiche meno esemplari ( intraprendenza,
attivismo, disponibilità all’avventura ma anche arguzia e furbizia negativa);
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- la classe dei religiosi: descritta in termini negativi, in quanto secondo Boccaccio, frati, monaci, e abati agiscono per
fini mondani, indifferenti alle regole del sacerdozio. La loro caratteristica principale è l’ipocrisia e la lussuria.
- Gli strati più umili: personaggi provenienti dal mondo dei lavoratori; servi, parassiti e approfittatori
- una categoria che gode di privilegio è quella degli artisti: di cui sono messe in evidenza l’ingegnosità e l’abilità
intellettuale.

Il realismo

 il Decameron è caratterizzato da un forte orientamento sul presente, sia per la conversazione interna della brigata sia per
la comunicazione col lettore, che obbediscono ad un comune modello narrativo, basato sulla regolare presentazione dei
personaggi che sono calati in una precisa dimensione spaziale.
 Le novelle sono ambientate, per la maggior parte, in luoghi e in tempi vicini, in modo che vi sia maggiore facilità di
comprensione e solidale adesione alle strutture concettuali e comportamentali della brigata, che vengono condivise dalle
lettrici perché facilmente riconoscibili.
 Il lettore riconosce nel libro qualcosa che crede essere davvero presente nella realtà.
- La questione del realismo boccacciano, trattata fin dalla Storia della letteratura italiana di Francesco De Sanctis, è
stata approfondita in modo particolare da Giancarlo Mazzacurati, che ha parlato di “questione modale”.
Quando nell’ Introduzione alla IV giornata Boccaccio si difende anche dall’accusa di aver manipolato i racconti,
l’Autore spiega che la letteratura, come la retorica, è basata sulla ripresa di “materiali tradizionali “ ( fonti letterarie
della tradizione) che tuttavia, vengono adattati alle nuove necessità.
La realtà descritta non deve fare riferimento a dei dati storici precisi e anche quando l’opera riporta nomi di luoghi e
persone identificabili, non indugia nel riferimento concreto di quella realtà ma vi allude, attraverso modalità proprie,
che riguardano la lingua, lo stile e le scelte formali. Ciò consentirebbe di rappresentare il mondo quotidiano in
maniera sia comica sia seria.
Il realismo del Decameron, pertanto, è un realismo letterario, in quanto anche quando le novelle sono legate a
situazioni realmente esistite, i casi si diramano in vicende e questioni che non sono sempre reali. Pertanto, com’è
possibile risolvere questa contraddizione? La risposta è: attraverso il “modo” in cui la realtà viene descritta.
Il compito della scrittura è quello di dirci “ verosimilmente” cosa sarebbe potuto essere e quindi, di farci “ un’idea” di
cosa sarebbe potuto accadere in situazioni presumibilmente reali.
La letteratura, quindi, diventa più reale della realtà stessa.

Un’ <<epopea dei mercatanti>>?

 Per il Decameron, Vittore Branca ha coniato la formula di “ epopea dei mercatanti”.


 Secondo questa interpretazione il Decameron sarebbe:
- Un’ epopea, cioè un racconto delle origini, di un nuovo gruppo sociale omogeneo, i mercanti.
 Il capolavoro di Boccaccio sarebbe una rappresentazione della nuova età dei Comuni, caratterizzata dall’intraprendenza
dei nuovi ceti che si differenziano dal sistema feudale chiuso in tre status sociali ( laboratores, bellatores, oratores ), dove
si esaltano le doti umane della giovinezza e della reattività.
 Boccaccio conosceva bene il mondo dei commerci e la nuova visione che caratterizzava la mentalità mercantile, e per
quanto ne provasse ammirazione, non ne esalta solo gli aspetti positivi, poiché ne mostra anche la complessità,
l’instabilità e la debolezza morale ( struttura narrativa aperta e assimilazione problematica ).
 La formula di Branca, quindi, appare adeguata de si pensa alla preminenza quantitativa di questi personaggi, ma rischia di
ridimensionare la complessità dell’opera, dove spesso viene messa in evidenza l’aggressività dei mercanti, la loro
mancanza di scrupoli, la loro avidità.
 Il sistema dei valori del mondo mercantile, soprattutto l’avarizia che è sinonimo di cupidigia, è del tutto incompatibile con
la cortesia, che invece è il perno etico dell’opera.

Boccaccio e l’invenzione della novella

 Prima del Decameron, Boccaccio non si era ancora esercitato nella narrazione breve;
 Fino ad allora la “narrativa d’autore” aveva dimensioni maggiori in senso diegetico, in quanto la brevitas era riservata alle
necessità della comunicazione ordinaria, rivolta a scopi ludici o didattici.
 La narrativa breve medioevale è rappresentata:
- Dalle agiografie, le biografie delle vite di uomini illustri, e le Vidas;
- Gli aneddoti e le narrazioni con sfondo storico;
- Le narrazioni di registro comico come: i fabliaux in lingua d’ Oil, i racconti sibaritici e le favole milesie;
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- Brevi narrazioni a contenuto tragico come i lais, gli exempla, le fiabe animali ( esopo) iunite con la produzione di
origine indiana e persiana;
 Nella retorica medioevale si era soliti distinguere “ tre generi della narrazione:
- La historia, che raccontava le imprese realmente avvenute;
- L’argumentum, dove si raccontavano che cose che potrebbero avvenire;
- La fabula, cioè racconti né veri né possibili
 La parola “novella”: indicava il racconto di un evento caratterizzato dalla novitas, cioè un fatto inaudito e con funzione
didattica, con scopo di ammaestramento ( come nell’exemplum );
 La novella boccacciana: si svincola dall’assoggettamento del discorso morale; passa dal racconto di un caso tipico alla
rappresentazione di un caso particolare, con aumento della dimensione problematica del racconto (Neuschäfer);
 La novella si presenta come un’ attività sociale, un attività collettiva che porge diletto a tutti.

Le opere in latino

 Dopo la composizione del Decameron, Boccaccio sviluppa un nuovo progetto letterario, segnato dall’influenza di Petrarca
e caratterizzato dall’impiego della lingua latina, con il recupero dei modelli antichi.
 Genealogia deorum gentilium ( 1350- 1375 ): composto da 15 libri, raccoglie l’intero patrimonio mitologico classico,
inteso come portatore autonomo di valori morali universali.
- XIV libro: teoria del racconto: importanza della narrazione nella vita degli uomini;
- XV libro: dedicato all’eccellenza del poeta e della sua funzione.
 De casibus virorum illustrium ( 1361- 1365): organizzato in 9 libri ( 159 capitoli), dedicato all’amico napoletano Mainardo
Cavalcanti, raccoglie una serie di exempla morali tratti da biografie di uomini illustri;
- L’opera mostra nuovamente la fedeltà a Dante, confermata dal capitolo IX 23 dove è lo stesso Dante ad apparire al
protagonista- narratore, il quale gli si rivolge chiamandolo col nome di pater.
 De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de diversis nominibus maris ( 1355- 1374?):
ovvero un dizionario geografico basato su fonti classiche e medievali.
 De mulieribus claris ( 1361- 1374?): opera costituita da 106 biografie di donne divenute celebri per la loro scelleratezza o
per la grande virtù. Le biografie femminili vanno da Eva alla regina Giovanna.

Il Corbaccio

 Operetta allegorica risalente al 1366 e narrata in prima persona, nel quale il poeta disperato per l’amore non corrisposto
di una vedova, invoca la morte.
 La storia narra il sogno del poeta in un pauroso deserto dove gli appare il defunto marito della donna, che lo rimprovera
per la passione in cui è caduto alla sua età, facendo una rassegna dei mali causati dalle donne.
 Il Corbaccio è un opera di polemica misogina e di abbandono della tematica erotica.

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