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BISMARK

Nel 1862 Otto von Bismarck, da poco divenuto primo ministro prussiano, dichiarò
in un celebre discorso a proposito dell’unità tedesca che questa non sarebbe
avvenuta per mezzo di votazioni o delibere, ma attraverso “sangue e ferro”,
realizzando cioè una politica di pura potenza militare contro i propri NEMICI. Se
ci pensiamo, Con il senno di poi si può affermare che raramente un discorso
politico ebbe una così integrale attuazione, perché neallrco di appena 9 anni e tre
rapidi conflitti la Germania, sotto la guida del “cancelliere di ferro” raggiunse nel
1871 la sua unità nazionale.

Prima di quella data il territorio tedesco, dalla fine del Sacro Romano Impero, è
infatti diviso in tante diverse entità territoriali mancanti di una fondamentale
omogeneità politica. Ultima tra le nazioni europee, l’unità tedesca avvenne poco
dopo il Risorgimento: come nel caso italiano a condurre questo processo fu un
abile statista, che lo portò a compimento attraverso l’espansione di uno stato
regionale; la differenza con il Risorgimento è che l’unità tedesca fu un processo
interamente voluto e calato dall’alto, mancante di una spinta popolare
proveniente da componenti democratiche e repubblicane, che rimasero del tutto
marginali nel caso tedesco.

E ovviamente l’istituzione imperiale viveva una lunga fase di decadenza, sancita


in particolare dalla pace di Vestfalia del 1648, dopo la quale gli stati tedeschi erano
considerabili a tutti gli effetti stati sovrani e indipendenti e l’Impero poco più che
un vincolo giuridico.

Perché finisce il Sacro Romano Impero? nel 1806, quando nel tentativo di fermare
l’ascesa di Napoleone Bonaparte l’esercito prussiano affrontò i francesi a Jena, in
Turingia, rimediando una disastrosa sconfitta. I successi francesi su prussiani e
austriaci ebbero come conseguenza, nell’area tedesca, la fine del Sacro Romano
Impero, formalmente sciolto da Napoleone nello stesso 1806 e sostituito dalla
Confederazione del Reno, uno stato-satellite della Francia che riuniva in un’unica
federazione 39 stati tedeschi. La stessa Prussia, a seguito della sconfitta, subiva
importanti limitazioni alla propria sovranità.

Le guerre napoleoniche, formalmente concluse nel 1815, produssero un altro


importante fenomeno: per la prima volta si assisteva infatti ad un risveglio del
sentimento nazionale tedesco. In particolare negli ambienti intellettuali borghesi
prendeva vita il pensiero dell’unità identitaria tedesca, inizialmente vista in
opposizione al dominio napoleonico.

Le speranze di unione nazionale dovevano tuttavia per il momento rimanere


inespresse: in particolare l’Austria, egemone nella Confederazione, si opponeva
all’emergere del nazionalismo, considerandolo un pericolo per il suo impero
strutturato su base sovranazionale. Ad incarnare l’aspirazione all’unità della
borghesia economica tedesca era quindi la Prussia: il primo atto dell’egemonia
prussiana fu la creazione, iniziata nel 1818, di una unione doganale con l’obiettivo
di creare un mercato unico. Nel 1833 lo Zollverein univa già gran parte degli stati
tedeschi, favorendo la crescita economica, rafforzando l’idea dell’unità nazionale
e i legami dei diversi stati con l’economia prussiana.
Dopo l’ondata rivoluzionaria del 1848, assistiamo all’ascesa di Bismark, nel 1862
Bismarck diventò primo ministro prussiano dichiarando immediatamente come
obiettivo primario della sua politica la realizzazione dell’unità nazionale, da
ottenersi con qualunque mezzo. Nel giro di pochi anni la politica di potenza del
“cancelliere di ferro”, alternando l’uso spregiudicato della forza militare alla
diplomazia, raggiungerà il suo scopo, abbattendo ad uno ad uno gli ostacoli
frapposti sul suo cammino.

Il primo banco di prova per la politica Bismarckiana fu la guerra contro la


Danimarca per il controllo di due ducati a maggioranza tedeschi: Schleswig e
Holstein. La rapida campagna militare del 1864 si concluse con una netta vittoria
della Prussia, alleata per l’occasione con l’Austria. Ben presto però tra le due
potenze vincitrici emersero contrasti sulla gestione dei territori conquistati: gli
attriti erano parte della strategia di Bismarck, intenzionato a provocare gli
austriaci e ad estrometterli dal ruolo di guida della Confederazione tedesca.

Come previsto da Bismarck i contrasti tra le due potenze degenerarono in scontro


aperto: la guerra fu preparata da Bismarck con un’abile campagna diplomatica,
volta a portare il neonato stato italiano nel conflitto a fianco della Prussia e ad
assicurarsi la neutralità di Russia e Francia. Nel 1866 la guerra austro-prussiana
durò appena sette settimane: duramente battuti a Sadowa dalla perfetta macchina
militare prussiana, gli austriaci dovettero accettare lo scioglimento della vecchia
Confederazione, sostituita da una nuova confederazione ad egemonia prussiana.
L’ultimo ostacolo per il disegno di Bismarck di unire la Germania sotto la corona
degli Hohenzollern era rappresentato dalla Francia, che aveva gravemente
sottovalutato l’ascesa della potenza prussiana e la possibile nascita di uno stato
autonomo tedesco. L’occasione per la contesa fu offerta dalla successione al trono
spagnolo: Bismarck fu abile a provocare i francesi tramite lo stratagemma del
“telegramma di Ems”(lasciava intendere che l’ambasciatore francese fosse stato
bruscamente congedato durante un incontro con Guglielmo I di Prussia) , e nel
giro di pochi giorni le due potenze entrarono in conflitto. Duramente battuti a
Sedan nel settembre 1870, i francesi richiesero l’armistizio, firmato il 28 gennaio
1871. Ed ecco che nel giro di qualche settimana nasceva così la Germania.

LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Gli ultimi decenni dell''800 sono caratterizzati da un inteso sviluppo industriale e


numerose scoperte e innovazioni tecnologiche. L’Europa e gli U.S. furono i
principali protagonisti di questa II rivoluzione industriale. Fu proprio in queste
due regioni del mondo che si ebbe un notevole aumento della popolazione e fu qui
che si verificò maggiormente il fenomeno dell’ urbanizzazione: lo spopolamento
delle campagne a favore delle città. Assistiamo allo sviluppo delle comunicazioni,
all’ampliamento delle reti ferroviarie e all’invenzione del telefono, Ma molte altre
furono le invenzioni che trasformarono profondamente la vita quotidiana (ferro
da stiro, frigorifero, lampadina, bicicletta). Nel 1873 inizia una crisi di
sovrapproduzione delle industrie (producevano più di quanto il mercato potesse
assorbire e quindi le merci rimanevano invendute). Per far fronte a questo molti
paesi adottarono una politica protezionistica (tariffe doganali). Nelle fabbriche
prese piede il Taylorismo cioè un nuovo modo di organizzare il lavoro (un operaio
doveva svolgere un numero di operazioni in un tempo prestabilito). Anche la
società si trasforma i proletari (lavoravano nelle fabbriche) si contrappongono alla
borghesia e da loro nacquero i partiti socialisti. Mentre la classe operaia si
riconosceva nel socialismo la borghesia seguiva il nazionalismo. il cinema
contribui a affermare una cultura popolare: non riguardava più solo gli
intellettuali ma anche le masse. Anche questo contribuì al desiderio delle masse
di partecipare alla vita politica della propria nazione alla fine dell’800 diversi stati
europei si avviarono verso la democrazia (Francia e Inghilterra) ad esempio
introducendo leggi elettorali che ampliavano il diritto di voto(le donne erano
sempre escluse), in Russia, invece, tutti i poteri rimasero in mano dello Zar
mentre in Germania Bismarck diede vita ad una legislazione sociale che
prevedeva un’assicurazione per gli infortuni sul lavoro, le malattie e la vecchiaia

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