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Le fonti

1. 2- FONTI GIUDIZIARIE: (atti di processi, interrogatori di polizia etc.) sono le fonti che forniscono agli
storici la maggior parte delle informazioni sul mondo popolare e sulla vita delle persone che fanno
parte dei ceti bassi. Esempio: per la storia privata, sociale, si sono rilevati utili i processi
matrimoniali e le cause di separazioni che vengono utilizzate come fonti per studiare il
funzionamento dei tribunali, delle magistrature, delle procedure, la storia della figura del giudice.
Quindi risultano + importanti all’inizio degli anni ’70, quando nasce la microstoria, che è la storia
che studia la comunità e quindi studia le persone nell’ambito rurale, i contadini, artigiani. Negli anni
’70 del XX secolo cominciano a essere utilizzate massicciamente dagli storici sociali perché
considerate l’unica fonte sulla vita dei «ceti subalterni».Relativamente a queste fonti, nasce un
dibattito tra:
- gli storici delle istituzioni: loro dicono che le fonti giudiziarie sono una miniera di
informazioni sulla società e sono le uniche in cui ci sono testimonianze sui ceti subalterni che
spesso non contano nulla e che spesso hanno a che fare con la giustizia;
- gli storici sociali: dicono no, servono solo a studiare le istituzioni giudiziarie, ovvero la storia
dei tribunali, perché delle persone ci dicono praticamente nulla. Una persona che viene
interrogata dal tribunale deve utilizzare un linguaggio tecnico, il linguaggio del processo e
molto spesso i contadini questo linguaggio non lo conoscono, quindi il cancelliere gli mette in
bocca determinate parole che loro non hanno; poi si è in una situazione in cui le persone non
sono spontanee, vi è una forte pressione psicologiche e può essere indotte a dire alcune cose.
Il dibattito si conclude con un accordo sul metodo: i documenti vanno analizzati cercando di
andare oltre i condizionamenti imposti dalle situazioni formali e dai linguaggi tecnici. Si cerchi
di capire dove il contesto formale influisce sul personaggio che stiamo studiando, si cerano di
capire quei comportamenti indotti.

2- Fonti non scritte, sono fonti del cosiddetto tempo lungo. Quando il campo della storia si allarga,
diventa sociale, totale si allarga anche la tipologia delle fonti, sono le fonti attraverso cui la storia
dialoga con l’antropologia culturale. Questo rapporto è importante soprattutto per lo studio della
modernità la quale (ricorda le tre grandi diciamo periodizzazioni, l’età medievale, l’età moderna e l’età
contemporanea).
Il concetto di età moderna nasce all’inizio dell’‘800 quando una serie di studiosi tedeschi si pongono
una domanda sul loro presente, nasce in loro esigenza di costruire un’idea del tempo come tempo di
progresso lineare e necessario, perché per loro la storia non solo è storia di progresso ovvero di nuove
conquiste di nuove trasformazioni sempre positive, ma il progresso è necessario cioè̀ il tempo va avanti
necessariamente in modo progressivo oggi è meglio di ieri, domani è meglio di oggi e dopodomani sarà
meglio di domani, con valore di continuo miglioramento delle condizioni dell’uomo.

Questa prospettiva crolla con le tragedie del ‘900, con la Prima guerra mondiale, con la shoah e con la
Seconda guerra mondiale perché́ si prende coscienza. Qui la storia entra in crisi perché incapace di
rispondere a una serie di domande scomode, quindi si salva entrando in rapporto con le scienze sociali,
in particolare con l’antropologia che consente allo storico di risponde anche alle domande
imbarazzanti. Le fonti che gli storici e gli antropologi condividono sono proprio quelle non scritte.
Alcuni esempi di fonti “non scritte”:
• La lingua, è una fonte dell’evoluzione della culturale, ma è anche una fonte dei rapporti con altre
culturale.
• Oggetti, la cultura materiale che è lo studio degli oggetti del lavoro, dei mobili, dei giochi dei bambini,
sono fonte sulla vita quotidiana molto preziosa.
• La città, è fonte dei rapporti tra gruppi sociali ad esempio, la divisione della città in quartieri in cui
ognuno di questi esercita la propria attività è fonte tra i gruppi di lavoro, la pianta di una città è fonte
di una rappresentazione del potere.
• Il paesaggio, è una delle fonti + importanti. La fonte del rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Guardando
nelle trasformazioni, guardando l’antropizzazione, guardando i colori delle zone coltivate.
• Fonti figurative e letterarie: i quadri, le sculture e sono le più complicate di tutti, perché abbiamo a
che fare con la creatività delle persone e quindi problemi di attendibilità. Se io le voglio utilizzare devo
capire quello che è frutto della creatività dell’autore e quello che invece può essere testimonianza
storia. I quadri e le sculture sono fonti con valore diverso: i quadri e le sculture sono già fonti in quanto
oggetti, il quadro che ha un determinato tipo di cornice è fonte del rapporto tra l’opera d’arte e lo
spazio. Una scultura collocata nell’abitazione di un importante aristocratico è importante come
oggetto; In quanto testimonianza dell’influenza de processi di modernizzazione sulla vita quotidiana e
sulla vita privata.

Queste sono fonti importanti della modernizzazione, forniscono descrizioni di ambienti, di persone,
abitudini, stati d’animo, l'abbigliamento borghese, quindi la comparsa di un abbigliamento elegante
che non è quello del nobile;
testimoniano alcuni importanti fenomeni come la sacralità della sovranità e l’onore nobiliare;
possiamo vedere attraverso le rappresentazioni il valore nobiliare, l'utilizzo delle posate a tavola.
Come si fa l'analisi di un dipinto o di una scultura che vogliamo utilizzare come fonte della nostra
ricostruzione storica? Si fa ricorso a due cose che sono l'iconografia e l'iconologia. Sono due scienze
che tutto sommato hanno lo stesso campo disciplinare:
- L'iconografia cerca i segni esteriori di un'opera d'arte: cerca per esempio, nella rappresentazione del
re, di capire quali sono i segni della regalità, quindi la corona, lo scettro, il trono che sono tutti segni
esteriori della regalità; quindi l'iconografia va a cercare i segni delle cose per cercare di leggere il
quadro.
- L'iconologia è più attenta alle relazioni tra i segni, quindi piuttosto che individuare nel quadro i segni
della regalità, cerca di capire che relazioni hanno tra loro questi segni
Esempio: un esempio che possiamo fare è con il Papa: quali sono i segni della regalità pontificia? Con
l'iconografia io vado a individuare la tiara, la dalmatica, che viene indossata sotto la casula, il pallio;
con l'iconologia li metto in relazione tra di loro. Il regno delle tre corone della tiara in che relazione si
pone col pallio? Che c'è relazione tra il re e il Vescovo, quindi mette in relazione il sistema del
sacerdozio con quello della regalità.( Papa Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato decide di
rinnovare lo stemma papale: è il primo Papa a non avere inserito la tiara, in disuso dai tempi di Paolo
VI. Al suo posto ecco la mitra episcopale, il classico copricapo che ogni vescovo indossa durante alcuni
momenti della celebrazione della Messa. Inoltre il Papa decide di inserire per la prima volta il pallio,
quell’ornamento liturgico che gli Arcivescovi metropoliti indossano e che richiama ò'incarico di essere
il pastore del gregge affidatogli da Cristo).

3- 5- Il paesaggio come fonte

Il paesaggio, è una delle fonti + importanti. La fonte del rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Guardando
nelle trasformazioni, guardando l’antropizzazione, guardando i colori delle zone coltivate. Fa parte
delle fonti “non scritte”, fonti che gli storici e gli antropologi condividono.
Ad esempio: Dall'individuazione di alcuni segni in un paesaggio noto l'intervento dell'uomo e se io
vedo una grande distesa coltivata e vedo l'abitato che non è cresciuto in maniera pianificata ma in
maniera disordinata, questo è un segno da cui io poi vado anche a interrogare il passato in funzione
diacronica, cerco di capire come mai non c'è stata una pianificazione urbanistica. Guardando con
attenzione il paesaggio io vedo che ci sono dei nuclei che comunque devono avere una certa antichità,
che sono le borgate; e allora non interrogo solo questa fonte, ma interrogo anche il passato rispetto a
questa fonte sulle borgate, sui processi di trasformazione delle borgate, sulla loro crisi quando il
mercato internazionale degli agrumi finisce.

4- La soggettività del conservatore della fonte


Abbiamo tre tipi di soggettività presenti nell’attività dello storico:
1. La soggettività di chi produce un documento; (idee, passioni, inclinazioni politiche che incidono
sul lavoro).
2. la soggettività di chi lo conserva;
3. la soggettività dello storico che fa delle scelte
La soggettività di chi lo conserva è relativa al fatto che il conservatore non solo sceglie di conservare o
meno una fonte ma sceglie anche dove conservarla, e colui che sceglie dove conservare le fonti è
l’archivista.
io conservo un atto di vendita di un terreno in un volume in cui ci sono registrate solo transazioni che
riguardano pecore e galline, quell’atto ha una funzione diversa, dimostra l’eccezionalità di quella
transizione.
Le fonti vengono conservate negli archivi, ovvero un deposito ragionato dei documenti, c’è una
classificazione dei documenti pensata quindi c’è soggettività

5- Fonti primarie e secondarie

Con il suo raffinamento, intorno al 1500-1600 nasce la distinzione labile tra:


• Fonti primarie: fonti documentarie, attestazioni precise e puntuali al di fuori del contesto narrativo;
• Fonti secondarie: Testimonianze indirette e rielaborazioni più o meno letterarie.
Esempio: la critica di Calcio fonte primaria è il referto dell’arbitro, quello che non c’è scritto non è
successo; fonti secondarie sono gli articoli di giornale perché́ il contesto è quello di un genere narrativo
particolare che si chiama cronaca, poi telecronaca, il racconto la pagina di diario che ha assisto alla
partita.
Il mezzo televisivo ci consegna una ripresa della partita che è una ripresa integrale. Questa fonte è primaria
o secondaria secondo le domande che uno storico pone alla fonte, quindi a volta la stessa fonte si può
classificare come fonte primaria, altre volte come fonte secondaria A SECONDA DELLA DOMANDA CHE NOI
STORICI CI PONIAMO.
Chi lavora prevalentemente su fonti primarie lavora su fonti d’archivio.

6- Cos’è un archivio

Esempi di fonti d’archivio che sono fonti primarie: archivi di stato (www.archivi.beniculturali.it); archivi di
famiglia; archivi degli enti ecclesiastici ((quelli della Santa Sede sono veri e propri archivi del mondo).
Un archivio è un deposito ragionato di fonti prodotte da un ente pubblico o privato, può avere due
funzioni:
1. Funzione attuale il cosiddetto archivio corrente, ad esempio, l'anagrafe del comune ha un archivio
corrente, le nascite dell'ultimo secolo,
Di solito gli archivi correnti sono protetti dal cosiddetto vincolo archivistico cioè il vincolo che non ti
consente di visionare documenti prodotti da meno di 50 anno, questo per tutelare la privacy delle
persone ancora in vita. L'archivio corrente della prefettura è all'archivio di stato.
2. Funzione storica: è la funzione di documentare attività concluse o perché i fatti sono lontani nel
tempo, quindi diciamo che la prefettura è un’istituzione che esiste ancora però i volumi sulle cose che
sono succede negli anni '20-'30 documentano attività ormai concluse e quindi si trovano nell'archivio
storico, o che non esistono più. L'archivio di stato di Palermo, come tutti gli archivi di stato di ex
capitali di stati della penisola italiana, contengono l'archivio degli stati non più esistenti. L'archivio di
stato di Palermo contiene l'archivio del regno di Sicilia.
Abbiamo tre tipi di soggettività presenti nell’attività dello storico:
1. La soggettività di chi produce un documento;
2. la soggettività di chi lo conserva;
3. la soggettività dello storico che fa delle scelte
Modernista: lavora prevalentemente su fonti scritte e hanno una funzione:
- Attuale: servono all’attività corrente
- Storica: documentano l’attività concluse perché i fatti sono lontani nel tempo, l’ente produttore dei
documenti non esiste più.
Su internet noi troviamo una guida agli archivi qui non troviamo i documenti, poi questa guida ci aiuta
a trovarli nel luogo fisico.
Contemporaneista: fonti sul supporto informatico, audio-visivo, fotografico
prefettura di Palermo: c’è scritto 1860- 1935, chiaramente esiste ancora ma perché questa data?
perché i volumi dal 1936 non sono ancora stati riversati all’archivio di stato dalla prefettura;
provveditorato agli studi esiste fino al 2010 come istituzione ma qua gli ultimi documenti sono fino
1921; tribunale di Palermo che esiste ancora ma i documenti fino al 1950
mezzi di corredo: Cosiddetto inventario, volumone in cui sono riportati tutti i volumi con estremi
cronologici.
Catasto: È sempre stato l’esempio della burocrazia. È un luogo in cui ci sono le mappature di tutti gli
immobili, di tutte le proprietà, di tutti i terreni. Era importante perché prima della Rivoluzione.
Francese i nobili e il clero avevano il provilegio di non pagare le tasse, vi era l’opacità del matrimonio
quindi non si potevano tassare, questo era il privilegio, avere il diritto di non dire cosa avevano.
I catasti sono un attrezzo che viene inventato a metà del '700 da Maria Teresa d'Austria, come mezzo
preparatorio per fare pagare le tasse ai privilegiati. All'inizio i catasti non sono grafici, sono scritti sono
dei fogli di carta in cui ci sono scritti "possiede questo questo e questo nel luogo tale", poi diventano
catasti grafici quindi con delle piante e con dei dati più precisi. Il primo catasto è quello teresiano in
quello che era stato il ducato di Milano che era parte dell’impero asburgico, grazie a Maria Teresa
d’Austria.

archivi di famiglia, possono essere stati depositati negli archivi di stato, comunali o possono essere
ancora in possesso della famiglia. Fino a quando non c’è la decodificazione ogni famiglia doveva
detenere tutti i titoli riguardo a quello che possedevano. Una famiglia feudataria doveva avere tutte le
copie delle concessioni dei feudi, tutte le copie che riguardavano l'acquisizione dei vari diritti feudali,
tutte le cose che riguardano i beni non feudali ma beni di proprietà. Per l''800 e il '900 nell'archivio di
famiglia compaiono altre cose: diari, fotografie, diventando un pezzo importante dell’archivio di
famiglia.
- Archivi di enti ecclesiastici, come l’archivio parrocchiale, registro dei battesimi, dei matrimoni;
- archivio diocesano che contiene tutti i documenti che riguarda l’attività del vescovo tra cui la visita
pastorale e gli archivi della santa sede, ovvero l'archivio apostolico vaticano, fino a poco tempo fa si
chiamava archivio segreto vaticano, ora si chiama in quell'altro nome. È un esempio molto interessante
perché è una sorta di archivio del mondo, vista la presenza della chiesa cattolica nel mondo, l'archivio
della santa sede è una sorta di archivio mondiale. Archivio apostolico vaticano ospita archivi di
famiglia, sono in particolare le famiglie nobili legate al papa.
- Rappresentante pontificie: sono gli archivi delle 75 rappresentanze diplomatiche della santa sede nel
mondo, quindi sostanzialmente delle ambasciate del vaticano nel mondo.
- Gli archivi dei concili: gli archivi completi degli ultimi due concili ecumenici, come il concilio vaticano
primo e il concilio vaticano secondo e uno spezzone dell’archvio del concilio di Trento. Attenzione!
Poco dopo il concilio vaticano secondo il papa Paolo VI (circa 1965), papa rimuove il vincolo
archivistico, a lui interessava che il concilio fosse studiato. Quindi, il papa in quanto persona che
esercita la sovranità della città del Vaticano può decidere per alcuni documenti di rimuovere il vincolo
archivistico.

7- Fonti a stampa

sono una novità dell’età moderna, sono infatti di grande interesse perché sono testimonianza del pensiero
della “Modernità” e sono affascinanti prodotti culturali: la stampa produce libri e prodotti culturali di
fondamentale importanza. Pensiamo a martin Lutero nel 1517, famoso teologo europeo, comincia una
predicazione che porterà ad una rottura con la chiesa di Roma, e le sue idee circolano attraverso la stampa,
non necessariamente attraverso i libri, ma attraverso dei foglietti, dei fascicoletti in cui veniva illustrare le
frasi di Lutero. Quindi, se noi vogliamo studiare l’età moderna, il libro come mezzo culturale, come mezzo
di trasmissione del pensiero è una testimonianza molto importante. Quindi non solo l’archivio ma anche la
biblioteca come lavoro di ricerca. Quindi, si crea un grande spazio di comunicazione e di circolazione delle
idee che circolano attraverso i libri, quindi è una testimonianza e fonte importantissime per la modernità
proprio perché è il mezzo di circolazione delle idee. Esempio: “libelli” con cui si diffonde il pensiero della
Riforma protestante.
Questi documenti sono utili per:
• rilevare i processi di ammodernamento burocratico delle istituzioni (nella maggior parte dei
paesi europei l'anagrafe civile si sviluppa dal 1800, mentre quella ecclesiastica molto prima,
al fine di tenere il conto dei propri fedeli prendendo nota di battesimi, matrimoni, morti).
• studiare il patrimonio di conoscenze acquisito per studiare fenomeni di altro genere (si parla
di politica interna nei documenti che venivano usati per controllare ogni aspetto della vita
dei sudditi nei vari domini. Sforzo che porta alla creazione o al potenziamento di uffici
addetti a questo lavoro, e moltiplica la produzione di documenti amministrativi)
Durante l’età moderna quello dell’Inquisizione Romana fu l’unico tribunale italiano competente
nella penisola: gli storici lo usano come fonte per la ricostruzione di idee e comportamenti dei
processati, per lo studio della struttura e del funzionamento dei tribunali.
Lo studio di questi ha permesso ad esempio la ricostruzione della vita di Lucca.
Un altro tipo di documento, prodotto dal clero è quello della visita pastorale: il vescovo esamina
parrocchia per parrocchia la situazione religiosa, morale e materiale della sua diocesi. Sono
documenti dettagliatissimi, fonte principale per lo studio dell'attuazione della Riforma e della
Controriforma.

8- Fonti iconografiche( fonti figurative e letterarie?)

Sono un esempio di fonti “non scritte”:


I quadri, le sculture e sono le più complicate di tutti, perché abbiamo a che fare con la creatività delle
persone e quindi problemi di attendibilità. Se io le voglio utilizzare devo capire quello che è frutto della
creatività dell’autore e quello che invece può essere testimonianza storia. I quadri e le sculture sono
fonti con valore diverso: i quadri e le sculture sono già fonti in quanto oggetti, il quadro che ha un
determinato tipo di cornice è fonte del rapporto tra l’opera d’arte e lo spazio. Una scultura collocata
nell’abitazione di un importante aristocratico è importante come oggetto; In quanto testimonianza
dell’influenza de processi di modernizzazione sulla vita quotidiana e sulla vita privata.
Queste sono fonti importanti della modernizzazione, forniscono descrizioni di ambienti, di persone,
abitudini, stati d’animo, l'abbigliamento borghese, quindi la comparsa di un abbigliamento elegante
che non è quello del nobile;
testimoniano alcuni importanti fenomeni come la sacralità della sovranità e l’onore nobiliare;
possiamo vedere attraverso le rappresentazioni il valore nobiliare, l'utilizzo delle posate a tavola.
Come si fa l'analisi di un dipinto o di una scultura che vogliamo utilizzare come fonte della nostra
ricostruzione storica? Si fa ricorso a due cose che sono l'iconografia e l'iconologia. Sono due scienze
che tutto sommato hanno lo stesso campo disciplinare:
- L'iconografia cerca i segni esteriori di un'opera d'arte: cerca per esempio, nella rappresentazione del
re, di capire quali sono i segni della regalità, quindi la corona, lo scettro, il trono che sono tutti segni
esteriori della regalità; quindi l'iconografia va a cercare i segni delle cose per cercare di leggere il
quadro.
- L'iconologia è più attenta alle relazioni tra i segni, quindi piuttosto che individuare nel quadro i segni
della regalità, cerca di capire che relazioni hanno tra loro questi segni
Esempio: un esempio che possiamo fare è con il Papa: quali sono i segni della regalità pontificia? Con
l'iconografia io vado a individuare la tiara, la dalmatica, che viene indossata sotto la casula, il pallio;
con l'iconologia li metto in relazione tra di loro. Il regno delle tre corone della tiara in che relazione si
pone col pallio? In relazione a queste due cose cosa vi fa comprendere? Che c'è relazione tra il re e il
Vescovo, quindi mette in relazione il sistema del sacerdozio con quello della regalità.

9- Le nuove Fonti
Si tratta delle cosiddette fonti conoscitive, una tipologia interessante di fonti scritte e di fronti
d’archivio, non si tratta di nuove fonti perché prima non si usavano, ma sono fonti che illuminano
nuovi problemi di cui si inizia ad occupare la storia e sostanzialmente tra il ‘500 e il ‘600 avvengono
vicende nel mondo politico e religioso in Europa che spingono gli stati e le chiese a diventare + solidi, a
differenziarsi, ad esempio quando inizia la predicazione di Lutero, vi è la creazione di più chiese che
non solo sono in competizione ma hanno anche l’interesse di differenziarsi l’una con l’altra. In cui
nascono le cosiddette confessioni di Fede.
Che cosa è una confessione di Fede? Nelle liturgie domenicali di tutte le chiese, cattoliche, riformate
c’è una confessione di Fede: il credo. È una sorte di carta d’identità, io credo in queste cose. E la
confessione di fede nascono in questa fase in cui le chiese si vogliono differenziare tra di loro. Quindi
gli stati diventano più forti e sono in competizione tra di loro, le chiese si moltiplicano e sono in
competizione tra di loro per cui hanno necessita sia gli stati che le chiese di conoscere la propria
popolazione, i propri fedeli, di farsi obbedire dai propri sudditi o dai proprio fedeli, di costruire una
macchina statale o un apparato ecclesiastico: tutto questo porta ad una produzione di documenti che
diventa oggetto di interesse nuovo, ecco perché fonti nuove.
Questo processo che coinvolge sia stati che chiese, e questo nuovo tipo di stato viene denominato
dalla storiografia “stato moderno”, e per le chiese c’è l’esempio della chiesa cattolica con la chiesa
tridentina diventa oggetto di studio molto importante. I re medievali non avevano assolutamente idea
di dove cominciasse e finisse il loro regno, non avevano idea né a livello quantitativo che qualitativo
della popolazione che ci abitava. Sono tutte cose che maturano in questo periodo.
Vediamo quali sono le fonti nuove:
- Si tratta di: “stati d’anime” e censimenti. Cosa è un censimento? È uno strumento conoscitivo, i primi
censimenti partono dai beni, il primo dato è “quanti beni possiedi?” Per le chiese questi strumenti
conoscitivi si chiamano stati d’anime. Il concilio di Trento obbliga i parroci a compilare uno strumento
che già esisteva nel medioevo e che è un registro in cui il parroco scrivere quanti abitanti ci sono nella
sua parrocchia, quante famiglia, quanti membri ci sono, il capo famiglia quanti lavori fa, e se tutti i
membri della famiglia si sono confessati a Pasqua. Questo forse è il dato più importante nello stato
d’anime perché è indice di ereticità.

Quando l’illuminismo e il razionalismo dicono che non è vero che c’è il corpo di cristo, che il pane
diventa il corpo di cristo, che il vino diventa sangue di cristo, i razionalisti dicono che è irrazionale
allora comincia l’idea della pietà eucaristica, si inizia a dire “fatevi la comunione ogni giorno”. Lo stato
d’anime non è solo uno strumento di conoscenza ma è uno strumento di controllo e l’idea tridentina
che si sviluppa non solo nel concilio di Trento è quella di controllare rigidamente la società, per evitare
che l’eresia protestante prendesse ulteriore spazio. Gli stessi meccanismi utilizzano le chiese luterane e
quelle riformate, i meccanismi sono identici.
Quindi fonti conoscitive che sono anche fonti di controllo, l’idea non è solo quella di conoscere la
propria popolazione ma anche fare in modo che la popolazione obbedisca.

10- Esame critico delle fonti


Per esaminare le fonti, utilizziamo gli strumenti della filologia. La filologia studia i testi antichi e ha come
compito quello di individuare e ricostruire il testo quanto più possibile vicino alla volontà dell’autore.
Gli storici eruditi quindi confrontano le fonti per cercare di scoprire se sono autentiche (metodo
filologico). La filologia mette in crisi il tradizionale rapporto con il passato. l’approccio filologico
introduce il problema del falso. si dimostra come le auctoritas siano delle costruzioni umane utilizzare
per legittimare il potere. Con l'approccio filologico si sviluppano lo spirito di osservazione e lo spirito di
giudizio, che sono due cose che non sono così sviluppate della mente umana. Quindi l'invenzione della
filologia ha una importanza culturale che è quella di cominciare un rapporto con i testi, nel nostro caso
le fonti, si elaborano delle tecniche per analizzare le fonti; ma nella mente umana si affina la capacità
di osservazione e il giudizio.
L'approccio filologico già̀ nei secoli dell'umanesimo ha delle conseguenze:
- Nel 1440 con Lorenzo Valla, umanista Toscano che utilizzava la filologia, nasce l’idea di vero e falso.
Egli fa un’analisi linguistica e semantica delle parole, accerta la falsità̀ della donazione di Costantino,
attraverso cui Costantino, l'imperatore nel IV secolo, concedeva al vescovo di Roma due cose:
1. la funzione di vicario dell'imperatore;
2. la possibilità̀ di esercitare la sovranità̀ su un pezzo dell'Italia centrale, su cui si instaura Roma, la città
che aveva fondato l'impero. Valla scopre che alcune parole di questo testo indicavano oggetti che nel
IV secolo non esistevano, quindi nel medioevo si era fatto scrivere una falsa donazione di Costantino
Per la prima volta lavorando su un’auctoritas (considerato quindi vero per definizione), mette in crisi
un potere, ovvero Valla dicendo che la Donazione è falsa, dice è falsa la pretesa del papa di essere
sovrano per l’Italia centrale e di essere superiore all’imperatore. In questo modo quindi, toglie
legittimità̀.
- Nel 1516 Erasmo da Rotterdam, monaco agostiniano, teologo, filosofo, umanista, poeta, sulla scorta
di alcuni antichi manoscritti dà alla luce un’edizione del Nuovo Testamento nell’originale greco,
utilizzando la tecnica filologica. È il primo intellettuale a dimensione planetaria tale che lui dice alcune
cose gravi quanto quelle che dice Lutero, ma nessuno mai si sogna di andare ad accusare Erasmo di
qualunque cosa. Erasmo ad esempio dice che la teologia si deve ridurre a poche cose, deve perdere le
incrostazioni dei filosofi, deve ridursi a pochi principi chiari e
comprensibili da tutti e deve avere una sola fonte che è la sacra scrittura. Dal punto di vista filologico
mette mano con tecniche umane alla più̀ importante delle auctoritas, ovvero alla bibbia.
Perché c’è necessità di fare questa cosa? Alla generazione di Erasmo e Lutero la bibbia arriva in una
edizione la cosiddetta “vulgata”, ovvero una traduzione latina fatta da San Girolamo ma in realtà̀ da un
gruppo di letterati, che non aveva tradotto in latino i manoscritti greci, aveva tradotto in latino la
versione dei cosiddetti 70, quindi c’erano state 2 mediazioni: una dei cosiddetti 70, che c’era la
leggenda che 70 traduttori fossero stati incaricati contemporaneamente di tradurre il nuovo
testamento e che lo spirito santo che tutti i 70 traducesse nello stesso modo; e la mediazione del
gruppo di intellettuali di papa Damaso. Quindi la traduzione latina arrivata non era quella più vicina
all’ultima volontà degli autori del nuovo testamento.
Che fa Erasmo? Cerca i manoscritti greci e costruisce un’edizione del nuovo testamento sulla scorta dei
manoscritti greci.
Quindi da un lato vi sono le auctoritas che sono sempre considerate vere anche se hanno dimostrato il
contrario, dall’altro lato vi sono gli storici che cercano di costruire il passato poggiandosi sulle fonti,
anche se quello che loro dicono non è la verità, perché la verità è nelle auctoritas (questa è una grande
contraddizione).
11- Autenticità e attendibilità di una fonte
Per definire una fonte il requisito essenziale è la sua prossimità con l'evento o il fenomeno cui
si riferisce. PROSSIMITA': non è la precisa coincidenza cronologica fra evento e fonte, ma la
comune collocazione della fonte e del fatto testimoniato in un momento in cui non sia mutato il
modo di percepire la realtà. Se la fonte appartiene a un'epoca che ha preso le distanze da ciò
che riferisce non sarà possibile considerarla una testimonianza di quell'evento, ma sarà
piuttosto fonte per indagare la cultura del tempo in cui è stata redatta. Importante è l'autenticità
delle fonti, poiché un documento falso sarà inutilizzabile riguardo al contenuto che tramanda. Il
lavoro preliminare sulle fonti mira a stabilire se una fonte è ciò che appare o dichiara di
essere. Altro aspetto da considerare è l'attendibilità, cioè la capacità di testimoniare ciò che lo
storico cerca. Le fonti possono essere intenzionali e non intenzionali:
la fonte intenzionale è un oggetto o una narrazione scritta per tramandare la memoria di
eventi (un monumento);
la fonte non intenzionale è una traccia di attività passate. E' indispensabile contestualizzare
la fonte: comprendere le regole secondo le quali è stata prodotta. Importante è pure
conoscere le condizioni in cui è stata conservata.
Il problema dell'affidabilità delle fonti può essere risolto attraverso il confronto tra fonti
analoghe o diverse che si riferiscono alla stessa realtà. Importante è la complementarità
delle fonti di diversa natura per ridurre il rischio di arbitrarietà delle conclusioni dello storico o
per accrescere il grado di conoscenza dell'oggetto della ricostruzione storica. La rivoluzione
documentaria ha sancito la necessità di superare l'abitudine di basare la ricostruzione storica
su documenti scritti, dal momento che alcuni fenomeni sfuggono alla registrazione scritta
ufficiale. Accanto alle fonti scritte, vi sono le fonti materiali, la distinzione tuttavia non è netta
(una moneta sarà una fonte materiale se consideriamo il metallo prezioso che contiene, ma
sarà una fonte scritta se consideriamo ciò che vi è impresso). Per sviluppare indagini su una
specifica realtà è necessario integrare i due tipi di fonti.
La fonte contiene quindi una pluralità di livelli informativi, a ciascuno dei quali ci si può
rivolgere utilizzando gli scopi, gli strumenti di analisi, l'intelligenza e la fantasia dello storico .

Abbiamo tre tipi di soggettività presenti nell’attività dello storico:


1. La soggettività di chi produce un documento;
2. la soggettività di chi lo conserva;
3. la soggettività dello storico che fa delle scelte
La soggettività di chi lo conserva è relativa al fatto che il conservatore non solo sceglie di conservare o
meno una fonte ma sceglie anche dove conservarla, e colui che sceglie dove conservare le fonti è
l’archivista.
io conservo un atto di vendita di un terreno in un volume in cui ci sono registrate solo transazioni che
riguardano pecore e galline, quell’atto ha una funzione diversa, dimostra l’eccezionalità di quella
transizione.
Le fonti vengono conservate negli archivi, ovvero un deposito ragionato dei documenti, c’è una
classificazione dei documenti pensata quindi c’è soggettività.

12- Periodizzazione

La periodizzazione consiste nella suddivisione della storia in periodi di tempo, ciascuno di essi
contraddistinto da caratteri originali tali da renderlo individuabile rispetto alle fasi storiche
precedenti o successive. E' una suddivisione convenzionale, è fondamentale perché consente
di pensare in termini sistematici il passato e permette di facilitare la collocazione temporale di
un evento. Si fanno coincidere l'inizio e la fine di un'epoca con degli eventi considerati
simbolici.
I singoli eventi possono essere considerati significativi del mutamento globale solo in senso
simbolico, diverso è il caso di eventi complessi (Rivoluzione Francese) dallo svolgimento più
esteso caratterizzati da una molteplicità di aspetti convergenti. La periodizzazione riflette la
visione globale che l'epoca dello storico ha del proprio passato. In conclusione periodizzare
significa evidenziare determinate caratteristiche di un'epoca attribuendo loro importanza
centrale e ignorarne delle altre.
Il 19° secolo è stata l'epoca di costruzioni di grandi periodizzazioni elaborate identificando un
elemento dominante in ciascuna epoca. Oggi l'idea dell'esistenza di un elemento dominante di
ogni epoca è abbandonata. La storia era presentata come un itinerario in cui ogni “era”
rappresentava una tappa, come se esistesse un cammino;

La civiltà europea si colloca in due momenti distinti, fra i quali intercorre


un lungo periodo (dal 5° al 15° secolo) definito proprio dallo stare “in mezzo” tra antichità ed
età moderna, denominato Medioevo. Durante il periodo illuministico il Medioevo veniva
considerato un modello da respingere, un'età buia, ma grazie al pensiero romantico, che
trovava ispirazione per lo sviluppo dell'idea di nazione, il Medioevo appariva come un’epoca di
trionfo di valori autentici.
diverse sono state le opinioni sul Medioevo e, alla luce di queste
contraddizioni, si è ritenuto necessario: una periodizzazione interna dell'età medievale (Primo
Medioevo 450/900; Medioevo centrale 900/1200; Tardo Medioevo 1200/1400).

13- Fonti orali per la ricerca modernistica


La storia orale è una metodologia basata non tanto sull'utilizzo di fonti orali, ma sulla costruzione di
fonti orali. Le fonti orali, in Italia si afferma soprattutto a partire dagli anni 60, sono racconti
approfonditi di esperienze persone, reso possibile concedendo ai narratori un tempo sufficiente per
dare alla propria storia la pienezza che desiderano, quindi l’intervistatore lascio loro tempo e
possibilità di parlare, di narrare. Le fonti orali quasi sempre contengono informazioni sensibili o
confidenziali. Inoltre, in quanto documenti sonori o audiovisivi, esse includono alcuni elementi
intrinsecamente legati alla sfera personale e corporea della persona, quali la sua voce o la sua
immagine. Per tutti questi motivi l’acquisizione, conservazione e diffusione delle fonti orali richiedono
particolari tutele.
Quindi tali fonti sono fortemente intenzionali, prodotte in quanto finalizzate a una ricerca, e per
questo diverse da quelle archivistiche. Sono fonti costruite, perché in realtà l’intervistatore e il
testimone cooperano per creare ex novo una fonte. Una fonte orale si costruiscono tramite un
ricercatore che cerca testimoni di eventi, di fenomeni, o portatori di memoria. (Esempio coloro che
hanno memoria della ballata della Baronessa di Carini); nella cooperazione tra intervistatore e
l'intervistato è come se venisse costruita una fonte, grazie anche alla capacità del ricercatore di
costruire un'intervista, quindi di porre delle domande, di portare dalla sua parte il testimone e
dall'altro lato anche la capacità del testimone di tirare l'intervistatore dalla sua parte. Quindi dalla
cooperazione di questi due soggetti nascono le fonti orali. lo strumento della fonte orale non è solo
l’intervista me è il prodotto finale dell’interazione tra l’intervistatore e l’intervistato. Ci sono altri
documentari che sono prevalentemente costruiti sulle immagini, oppure sulle immagini e la letteratura
scientifica.
La storia orale non serve solo a ricostruire la storia, ma serve anche a ricostruire e costruire la
memoria, quindi una serie di racconti identitari scanditi nel tempo. La memoria è una memoria sociale
quindi è il ricordo di eventi, cose dettate dalla società e dalla cultura.
La storia orale non viene utilizzata solo dagli storici, anche dagli antropologi, dagli psicologi, dai
sociologi; in Italia nasce soprattutto per opera di persone che non sono storici di professione, sono
degli intellettuali: abbiamo visto l’esempio di audio-visivo, una grande inchiesta che ha come
promotore anche Gianni Bosio (musicologo) dal titolo “Roma forestiera”, in particolare “musiche e
storie di migranti a Roma”, si sente una raccolta di testimonianze sull'esperienza religiosa dei migranti.
Si parte dall'assunto che Roma è sempre stata terra di incrocio di religione, se pensiamo alla lunga
coesistenza tra il cristianesimo e l'ebraismo, ma continua a esserlo con l'esperienza dei migranti. La
famosa canzone romana del dopoguerra "Roma forestiera" lamentava che nella città di Roma,
diventata forestiera, non si sentiva più musica nelle strade e nei quartieri. Oggi è proprio la Roma
forestiera degli immigrati, dei rifugiati, delle seconde generazioni che riporta la musica nelle strade di
Roma. Ciò dimostra come la storia orale sia una metodologia condivisa all'interno delle scienze sociali
perché questa è un'inchiesta a scopo antropologico-musicologico, ma attinge pienamente al metodo
della storia orale che condivide con la storia.
Esempio di storia orale: video creato nel 1995 sulla “memoria della Shoah di Milano”, in contesto di un
documentario, le intervista a testimoni della shoah. (Vedi giorno 28.04 pagina 1 il documentario.)
- 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra a fianco della Germania;
- 8 settembre 1943, la germana occupa l’Italia e viene istituita la repubblica fascista di Salò, i nazisti
iniziano gli arresti e le deportazioni degli ebrei dall’Italia;
30 novembre 1943, per decreto della repubblica di Salò anche la polizia fascista inizia ad arrestare gli
ebrei.
Auschwitz Polonia, 27 aprile 1940, le autorità naziste trasformano delle vecchie caserme in un campo
di concentramento per detenuti politici.
Tra la fine del 1941 e l’inizio del 1942, il complesso di auschwitz è scelto come luogo di sterminio per
tutti gli ebrei di tutta l’Europa. Attività che verrà spostata dal campo di Auschwitz a Birkenau, situato a
3km di distanza. In prossimità del campo di betulle di Birkenau due piccole costruzioni trasformate in
camere a gas, successivamente vengono costruiti 4 enormi crematori con camere a gas annesse per
rendere più rapido lo sterminio di massa.
Commento: Sono stati intervistati 93 ebrei italiani, sono stati invitati a ricostruire la storia di quello che
hanno vissuto, quello che viene fuori dall’intervista non è solo la storia è anche la memoria, tant’è che
loro non rispondono esclusivamente facendo riferimento a quello che hanno vissuto, ma loro ti
presentano una ricostruzione che risente dei loro legami con altre persone, con la storia che hanno
vissuto dopo, quindi l’intendo è ricostruire la storia di quello che è successo ad Auschwitz. Le persone
non solo riportano la storia che hanno vissuto, presentano anche la loro memoria. Il ricercatore deve
essere bravo a non fare prevalere la memoria. l’intervistatore da spazio alla cosiddetta storia di vita,
cioè chiede poche cose e lascia la persona libera di parlare. Lascia spazio, quindi, alla storia di vita, cioè
fa parlare la persona anche di altre cose.
Ci chiediamo : Queste emozioni che vengono suscitate favoriscono il lavoro dello storico?? I traumi
vissuti e le emozioni provate non compromettono l’affidabilità della fonte ma sono un punto critico
molto forte e rendono più difficile maneggiare la fonte. Il sentimento non fà sì che la fonte diventi
inattendibile, anche perché è una ricerca costruita su 90 interviste, quindi l’incrociarsi stesso delle
interviste tra loro e l’incrociare l’intervista con altre fonti fa si che si possa venire a capo del problema
dell’affidabilità.

14- Fonti False


sono fonti importantissime perché dimostrano i meccanismi di pensiero, di rappresentazione del
potere, della costruzione del passato. Ad esempio con il falso della donazione di costatino si capiscono
i meccanismi di rappresentazione del potere del papa nel medioevo.
Tra metodo delle prove e auctoritas, trionfa sempre la seconda.

15- come la rivoluzione scientifica influenza le fonti


XVII secolo si afferma la rivoluzione scientifica con l’abbandono progressivo della metafica e
l’affermazione del metodo sperimentale attraverso cui si vuole dimostrare tutto nell’ambito della
natura.
A questo punto è difficile che continuino a coesistere da un lato le auctoritas e dall’altro il metodo
sperimentale.
Momento più Il momento più clamoroso: Galileo Galilei è un attento elaboratore del metodo
scientifico, con Galileo lo scienziato non è più un filosofo ma è uno che sperimenta delle cose, è il più
grande sostenitore dell’eliocentrismo, cioè l’idea che il sistema solare sia costituito dal sole che sta al
centro fermo e dai pianeti che girano intorno al sole, per questo fu condannato dall’Inquisizione nel
1633.
Invece l’auctoritas dice: “auctoritas aristotelica” la Terra è al centro dell'universo conosciuto e il Sole e
gli altri pianeti le orbitano intorno. Essendo un sistema proposto, tra gli altri, da Aristotele, la cui
autorità era considerata inviolabile sia in campo filosofico che scientifico e che, in questo caso,
coincideva con i dettami della Chiesa di Roma, proporre un nuovo modello era, come si vede nel caso
di Galileo, molto difficile.
Quel lungo processo di svuotamene delle auctoritas, inizia con valla e arriva a compimento nel ‘700
con Voltaire
Le fonti iniziano ad essere l’unica testimonianza autorevole del passato e le auctoritas non hanno più la
funzione di essere portatrici del passato.
dal positivismo in poi le fonti sono assolutamente centrali con la ricerca storica.
Nonostante l’acquisita centralità delle fonti i risultati del lavoro degli storici sono sempre
«problematici, discutibili, imperfetti», perché:
1. Le interpretazioni dello storico sono sempre soggettive, orientati dai suoi interessi, dal suo bisogno
di rispondere alle domande del presente, dalla sua cultura
2. Lo storico è uno scrittore: costruisce una storia
3. Le fonti sono poche e lacunose rispetto all’immensa realtà del passato e sono lacunose, spesso le
fonti dicono poche cose.
4. Non esistono fonti per documentare tutti gli aspetti della vita, esempio del matrimonio d’amore, del
passaggio a partire dalla seconda metà del ‘700 il passaggio lentissimo del matrimonio da transazione
lentissimo tra due famiglie ha qualcosa a che fare con i sentimenti, e quali fonti possono attestare
questi sentimenti?

16- Difficoltà e limiti nella ricostruzione del passato


Gli storici incontrano problemi riguardanti il rapporto fra documenti e narrazioni storiche. Alla
scoperta e lettura della fonte deve seguire un processo di ricerca e di comunicazione al
pubblico.
Ecco le maggiori difficoltà:
• soggettività dello storico (idee, passioni, inclinazioni politiche che incidono sul lavoro)
• lo storico è uno scrittore (alcuni scrivono con eleganza, altri no. Suddivide il suo lavoro in
parti, capitoli secondo un ordine, decide l'ambito della trattazione)
• perdita delle fonti (per incuria, per caso, deliberatamente distrutte dai detentori del potere
che spesso li ritenevano compromettenti, testimonianze pericolose)
• anche la fonte in apparenza più diretta e precisa può essere in realtà sviante (le fonti
demografiche, fiscali, censimenti vengono considerate più veritiere perché numeriche, ma
possono anch'esse essere sbagliate per varie ragioni).

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