CARLO LAUDAZI
* BIBLIOGRAFIA:
Per il nostro tema indichiamo una breve bibliografia. Anzitutto se
gnaliamo le opere: L ’u omo in Cristo Gesù, di G. C o lza n i, centro «UT
UNUM SINT», Roma, 1972, e Vocazione e destino dell’uomo in Cristo.
Saggio di antropologia fondamentale (Protologia), di G. G o z z e l in o , Torino,
1985, che sono state la fonte ispiratrice delle nostre riflessioni. Inoltre ri
teniamo di particolare interesse: M. B o rd o n i-N . C iola , Gesù nostra spe
ranza. Saggio di escatologia, EDB, Bologna, 1988; J. C o m b l in , Antropolo
gia cristiana, CE, Assisi, 1987; L. Ladaria, Antropologia teologica, Univer
sità Gregoriana, Roma, 1986; W. P a n n e n b e r g , Antropologia in prospettiva
teologica, Q. Brescia, 1987; O.H. P e s c h , Liberi per grazia. Antropologia
teologica, Q. Brescia, 1988; K. R a h n e r , Teologia della libertà, EP. Roma,
L’UOMO NEL PROGETTO DI DIO 341
I. La t e o l o g ia d i f r o n t e a l l e is t a n z e d e l l ’u o m o
Se da sempre l'uomo è stato al centro dell’interesse della
scienza, oggi lo è più che mai. L’um anesim o contem poraneo esal
ta la centralità dell’uomo, potrem o dire, in modo sconvolgente e,
perché no? allarm ante. La visione contem poranea è il culmine di
quel m utam ento di prospettiva antropologica inaugurato dall’età
m oderna e teorizzato daH’illuminismo, per il quale l’uomo appare
una realtà esclusivamente naturale, la cui com prensione perciò
deve essere cercata solo all’interno della natura.
L’um anesim o contem poraneo, oltre per il particolare interes
se per l’uomo, per le sue capacità e progetti, spicca soprattutto
per il rifiuto totale di ogni form a di pensiero che tende a relati
vizzare e minimizzare la persona um ana. L'uomo è il solo valore
assoluto. Questa prospettiva non solo em argina ma esclude com
pletam ente ogni riferim ento alla trascendenza, in quanto questa
appare una realtà che può relativizzare l’assolutezza dell'uomo. Il
prim o posto deve essere dell'uom o e non di Dio.
L’antropologia contem poranea si qualifica come antropologia
radicale. Si tratta cioè di una visione antropologica che rifiuta
qualsiasi punto ferm o o dato oggettivo sia interno che esterno
all’uomo, sia in senso verticale che naturale. Il tipo di uomo che
risulta da questa concezione è un uomo privato di ogni radice e
di ogni aggancio esterno, che ha come im perativo il pieno soddi
sfacim ento di qualsiasi tipo di bisogni.
In realtà, la condizione dell'uom o costruito dall’um anesim o
contem poraneo è, a dir poco, dram m atica. La febbre dell’autoe-
saltazione irrazionale, fino a proclam arsi il solo dio, ha ridotto
l’uomo in totale schiavitù, lo ha denudato com pletam ente di tutti
quei valori che form ano realm ente la sua vera oggettività. Questo
tipo di uomo vede le sue certezze, con le quali ha idolatrato la
persona umana, dissolversi come nuvole al vento. Il trionfo so
gnato e agognato si è risolto in disfatta e umiliazione. L’uomo,
costruito dall’antropologia contem poranea, vede la propria esi
stenza segnata profondam ente da una pesante e alienante solitu
dine e da un vuoto tali, che sem brano più avallare e giustificare
l’insignificanza anzi l’assurdità della persona um ana che difen
1958; L.M. R ulla S.J., Antropologia della vocazione cristiana. Voi. I. Basi
interdisciplinari, PIEMME, Casale Monferrato, 1985; L.M. R ulla S.J.-F.
I m oda SJ.-Sr J. R id ic k S.S.C., Antropologia della vocazione cristiana. Voi.
II. Conferme esistenziali, PIEMME, Casale Monferrato, 1986; S. V anni R o -
v ig h i , Uomo e natura. Appunti per un’a ntropologia filosofica, Vita e Pen
siero, Milano, 19872.
342 CARLO LAUDAZI
II. L ’a n t r o p o l o g ia d e l l a t e o l o g ia n a t u r a l e
1. L’epoca patristica
L’antropologia dei Padri si muove in una visione prettam ente
religioso-sacrale. Il loro pensiero sull’uomo è saldam ente ancora
to al messaggio biblico, che viene assunto quale criterio direttivo
e valutativo. Però, nonostante che i Padri parlino m olto sull'uo
mo, cercherem m o in vano nella loro teologia un’antropologia or
ganizzata. L’uomo nel loro pensiero non costituisce un principio
catalizzatore. Essi parlano dell’uomo indirettam ente e lo fanno
sem pre all'interno del discorso su Dio, su Cristo e sulla salvezza.
Nella loro visione dell’uomo spicca il prim ato delle relazioni ver
ticali con Dio. L'uomo, visto da loro, risulta, perciò, come un fa
scio di relazioni ancorate saldam ente sul rapporto con Dio. La lo
ro antropologia è subordinata alla teologia e alla cristologia, in
funzione della soteriologia.
L’epoca patristica è fortem ente caratterizzata da problem i di
indole religiosa e cristologica. Ai Padri stava molto a cuore la
problem atica cristologica e all’interno di essa e subordinatam en
te ad essa troviam o l’interesse per l'uomo.
Ciò che interessava in modo particolare ai Padri era il pro
blem a dell’identità ultim a e decisiva di Gesù Cristo. In quanto so
lo se Gesù è l’identico e unico soggetto della natura divina e della
natura um ana è possibile la realizzazione delle prom esse divine
della salvezza. Infatti, si com prende bene, che se Gesù non fosse
realm ente l'uomo nel quale il Padre si dona in totalità, le prom es
se divine risulterebbero una clam orosa menzogna. Lo sforzo dei
Padri com prende anche l’interesse per l’uomo per il fatto che la
chiarificazione sull’identità decisiva di Gesù Cristo è ricercata in
chiave soteriologica. Ciò m ostra che, nell'uomo, nulla è più im
portante del rapporto che lo vincola a Cristo, e per mezzo di Cri
sto a Dio 2.
La patristica, però, dalla fine del secolo IV in poi legge il pri
m ato di Cristo non più in chiave cosmica ma in quella di libera
zione dal peccato. Perciò il rapporto dell'uom o con Cristo è visto
solo in chiave soteriologica. Per cui il vincolo con Gesù Cristo ri
sulta essere necessario per la liberazione dal peccato, altrim enti
non si può capire come l’uomo possa essere liberato dal peccato.
Così, la visione dom inata dal prim ato cosmico di Cristo cede il
posto ad una visione dom inata dall’amartiocentrìsmo. La conse
guenza che deriva dalla visione am artiocentrica è l’emarginazione
del vincolo creaturale dell’uomo con Cristo a favore di quello re-
3 Ibidem , p. 130.
346 CARLO LAUDAZI
4 G. C o lz a n i, op. c., p. 6.
5 Ivi.
6 N. A bagnano , Dizionario di filosofia, UTET, p. 868.
L’UOMO NEL PROGETTO DI DIO 347
funzione di principio di unità ma anche l’occasione della creazio
ne dell’esistenza di due ordini: naturale e soprannaturale.
3. L’età m oderna
Con l'età m oderna «s’inaugura un m utam ento epocale di
m entalità e prospettiva che si sviluppa nei secoli seguenti e rag
giunge il culmine nel nostro tempo» 7. Il m utam ento di m entalità
è costituito dal fatto che tutto l'interesse è incentrato sull’uomo.
E’ l'epoca in cui accade quella che si chiam a la «svolta antropolo
gica». Questo fatto ha segnato il passaggio definitivo da una sen-'
sibilità religiosa e metafisica, propria del medioevo, secondo cui
l’uomo è fondato nella relazione con Dio, a una sensibilità diret
tam ente terrena e fenomenica, secondo la quale l’im portanza pri
m aria spetta alle relazioni reciproche tra gli uo m in i8.
La teologia stessa viene coinvolta da questo cam biam ento di
m entalità. Sollecitata ancora dal cam biam ento di cultura, essa è
chiam ata a prendere posizione di fronte alla totale naturalizzazio
ne dell’uomo. E ’ il tem po in cui essa elabora il trattato di antro
pologia, scegliendo logicamente come punto di partenza il versan
te della ragione. Questa scelta, bisogna dire, è stata obbligatoria
e non solo per il fatto dell’adattam ento della teologia al cam bia
m ento culturale, ma anche per un avvenimento interno alla Chie
sa che condizionerà per l'appresso il discorso teologico. Si tratta
della riform a protestante, che oltre ad aver provocato «la rottura
della fede, ha fatto precipitare fatalm ente il processo di secola
rizzazione che istituisce la ragione, in alternativa alla fede, a fon
dam ento e a cardine del mondo dell’età m oderna» 9.
La teologia cattolica reagì sviluppando una teologia naturale,
cioè una teologia costituita a sé, enucleata e scissa dall’unità della
prospettiva incentrata sulla fede I0. Accogliendo la prospettiva na
turale dell’uomo, afferm atasi nell’età m oderna, essa costruisce
una trattazione antropologica a sé stante, in cui presenta e studia
l’uomo come un essere conoscibile razionalm ente. Una tale tra t
tazione sull’uomo non poteva non risultare di carattere p retta
mente filosofico, e «il term ine teologia naturale rim aneva poco
più che un ’etichetta dal momento che la rivelazione era introdot-
14 Ivi.
350 CARLO LAUDAZI
'sIbidem , p. 30s.
356 CARLO LAUDAZI
R i f l e s s io n e t e o l o g ic a
20 Ibidem , p. 8.
358 CARLO LAUDAZI
26 Ibidem , p. 143.
366 CARLO LAUDAZI
a. Dimensione oggettiva
27 Ibidem , p. 144.
368 CARLO LAUDAZI
28 Ibidem , p. 154s.
370 CARLO LAUDAZI
29 Ibidem p. 155.
30 O.H. P e s c h , Azione della grazia di Dio come giustidicazione e santi
ficazione dell’u omo, in MS, voi. 9, p. 328.
L’UOMO NEL PROGETTO DI DIO 371
configura come forza dinam ica che obbliga l’uomo e gli chiede
obbedienza nelle singole scelte. In tal senso, la libertà emerge co
me «capacità um ana di costruire la vita e di non subirla, di orien
tare la storia e non di rassegnarvisi, di realizzare il dominio della
propria esistenza e di non abdicarvi: in una parola è la capcità di
segnare la propria riuscita o il proprio fallimento» 31.
Nel campo teologico, la libertà appare come capacità dell’uo
mo di costruirsi come risposta-obbedienza a Dio in Cristo. La vi
sione di risposta-obbedienza non priva la libertà del suo proprio
valore: una libertà cioè intesa come capacità di rispondere e di
obbedire al proprio dato oggettivo non ha il significato di espro
priazione dell'uomo da se stesso m a di forza, di potere interiore
per realizzarsi pienam ente in Cristo, nel quale è stato voluto e
creato da Dio. Teologicamente, la libertà come facoltà appare co
me reale capacità di entrare nell’am bito del potere salvifico di
Cristo. In questa visione, essa assum e il significato di m anifesta
zione della volontà di Dio di affidare l’uomo a se stesso e di avere
piena difucia in lui. L'uomo, quindi, per il fatto che è voluto libe
ro, possiede una capacità interiore e inviolabile per la quale può
determ inarsi e costruirsi secondo verità 32.
Atto di fiducia di Dio nell’u omo
La presenza della libertà nell’uomo è un vero segno di elezio
ne e di predilezione dell’am orosa volontà di Dio nei confronti
dell’uomo. Essa sta a testim oniare che Dio, tra tutti gli esseri
creati del cosmo, solo all’uomo ha donato la capacità di essere
soggetto della propria storia, costruttore di se stesso, capace di
decidere di se stesso di fronte alla sua destinazione ultim a. Il fat
to che la libertà è l'elem ento costitutivo essenziale della persona
sta a dim ostrare che Dio col volere l’uomo libero ha inteso affi
darlo a se stesso, farlo capace di essere responsabile di se stesso,
riporre tutta la sua fiducia in lui. Cioè, Dio ha voluto l’uomo libe
ro con lo scopo di farlo destinatario e depositario di tutta la sua
fiducia; ha voluto libero l’uomo, come dice S. Tommaso, perché
fosse il «sibi providens», perché potesse provvedere e gestire se
stesso 33.
Con questa decisione Dio m anifesta chiaram ente la sua predi-
lezione speciale per l’uomo. L’aspetto di am ore gratuito di questo
38 Ibidem, p. 265.
39 Ibidem, p. 266.
40 K. R a h n e r , Teologia della libertà, in Nuovi Saggi I, p. 299.