Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
La scintigrafia di perfusione miocardica è una metodica non invasiva che permette, utilizzando
radiofarmaci specifici, di ottenere informazioni qualitative e semiquantitative sul flusso coronarico
del ventricolo sinistro.
In generale, lo sforzo fisico è ritenuto dal cardiologo lo stress ideale, in quanto permette di valutare
la tolleranza del soggetto all’esercizio, la sua soglia ischemica e la performance cardiovascolare
globale.
In alternativa all’esercizio fisico, lo stress farmacologico è preferito in soggetti con disturbi della
conduzione intraventricolare (blocco di branca sinistro) o portatori di pacemaker (nei quali
l’incremento della frequenza cardiaca può aumentare l’incidenza di falsi difetti di perfusione),
mentre diviene obbligatorio in coloro che non sono fisicamente in grado di pedalare o correre (a
causa di problemi ortopedici, arteriopatia obliterante degli arti inferiori, esiti di vasculopatia
cerebrale).
Nel caso in cui l’esame sia eseguito a scopo diagnostico, onde evitare risultati falsamente negativi, e
necessario sospendere almeno 4-7 giorni prima dell’esame l’eventuale terapia con farmaci beta-
bloccanti a lunga emivita, 48 ore prima i beta-bloccanti a breve emivita e i calcio-antagonisti, e 24
ore prima i nitrati.
Nel caso in cui l’esame sia invece eseguito proprio con lo scopo di valutare l’efficacia della terapia
farmacologica nel proteggere il paziente da un evento ischemico, i farmaci sopradetti non devono
essere sospesi.
Sforzo fisico:
Preparazione del paziente: posizionamento di cannula venosa per l’iniezione del radiofarmaco, degli
elettrodi per il monitoraggio ECG, e dello sfigmomanometro per il monitoraggio della pressione
arteriosa durante lo sforzo.
Dopo valutazione dell’ECG basale e della pressione arteriosa basale, si chiede al paziente di iniziare
a compiere l’esercizio fisico su cicloergometro o tappeto ruotante, seguendo predefiniti schemi di
progressivo incremento del carico lavorativo.
L’iniezione del radiofarmaco è effettuata all’acme dello sforzo, cioè quando si verifichi una delle
seguenti condizioni:
– il test è massimale (ossia è stato raggiunto l’85% della frequenza cardiaca massima teorica);
– il paziente va incontro a esaurimento muscolare;
– calo della PA sistolica di almeno 20 mmHg;
– comparsa di sintomi importanti (ad esempio, angina, dispnea);
– comparsa di alterazioni ECG indicative di ischemia miocardica o di gravi aritmie.
Dopo l’iniezione del radiofarmaco, il paziente continua a pedalare ancora per 1-2 minuti, allo scopo
di permettere una completa estrazione del radiofarmaco stesso da parte dei miocardiociti.
Stress farmacologici:
Adenosina. E’ un nucleoside naturale il cui effetto farmacologico è dovuto alla sua interazione con
specifici recettori; in particolare, il legame con il recettore A2 a livello delle cellule muscolari lisce
della parete vasale determina rilasciamento muscolare e conseguente vasodilatazione. Come nel
caso del dipiridamolo, lo stimolo vasodilatatore permette di identificare la maldistribuzione del
flusso coronarico determinata dalla presenza di stenosi coronariche.
L’adenosina è somministrata alla posologia 0,142 mg/kg per minuto nell’arco di 6 minuti; il
radiofarmaco è iniettato al 3° minuto di infusione dell’adenosina, che continua poi per i successivi 3
minuti.
Controindicazioni ed effetti collaterali sono gli stessi del dipiridamolo.
I radiofarmaci convenzionali attualmente utilizzati nelle pratica clinica per lo studio della
perfusione miocardia sono il 201Tl-cloruro, 99mTc-sestamibi e 99mTc-tetrofosmina.
In linea generale, la caratteristica che accomuna i vari radiofarmaci di perfusione è quella di
distribuirsi nel miocardio in misura direttamente proporzionale al flusso coronarico regionale, con
un’alta frazione di estrazione al primo passaggio. L’estrazione del radiofarmaco (che è condizionata
dall’ integrità di membrana e dalla vitalità cellulare) si mantiene linearmente con l’aumento del
flusso coronarico, almeno fino a un determinato valore di flusso coronarico.
Il 201Tl ha un picco energetico piuttosto basso (69-83 keV, che comporta problemi di attenuazione
fotonica), un’emivita relativamente lunga (72 ore, che implica una radiodosimetria abbastanza
elevata per il paziente e quindi la necessita di limitare l’attivita da somministrare a 74-111 MBq, o
2-3 mCi). Tuttavia, l’accumulo miocardico del 201Tl è caratterizzato da un’alta frazione di estrazione
al primo passaggio, lineare con l’aumento del flusso coronarico fino a un plateau di 3 mL/min per
grammo. In presenza di una stenosi coronarica, la ridotta disponibilità di radiofarmaco rispetto ai
territori normoperfusi determina la presenza del difetto di per fusione sulle immagini scintigrafiche
precoci. Successivamente si verifica un progressivo riequilibrio della concentrazione di
radiofarmaco tra la regione ischemica e quella normoperfusa, un fenomeno che prende il nome di
“ridistribuzione” . Questo insieme rende necessario iniziare l’acquisizione delle immagini dello
stress quanto più precocemente possibile, per poter identificare accuratamente i difetti di perfusione.
Acquisizioni tardive (dopo 3-4 ore), che rappresentano la ridistribuzione del radiofamaco e non
più la perfusione miocardica regionale sotto stress, permettono invece di differenziare le aree che
presentano un recupero di captazione del difetto da stress (ischemia) da quelle nelle quali la
condizione rimane invariata (necrosi).