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RIME SACRE
del magnifico
LORENZO DE MEDICI
li Vecciijo

Di MADONNA .

LVCREZIA SVA MADRE


e d'Altri delia JieJJa Famiglia

Raccolte c d’Oflervazioni Corredate


PER FRANCESCO CIONaCCI
Sacerdote Fiorentino
& Accademico Apatifìa

kALV fLLVSl R/SSlJkO SIGNORE

MANFREDI MACIGNI

Irt Firenze)' Anno » con Licenza de*Superiori

Alla Stanpcrìa ueila Torre de Donati.


R.P, 7>. Toffeph Maria AmlrOgì C. R. et Gens. huyis s. Off, vide a t prefetti
tem Librum Rime Sacre, &in fcriptis teJHmomumfaciat. Datura ex adibus
j. Off, Fiorentia hac die p, ìulii r 68 o *
JF. C. Fallavicinins Ord, Min. Conv, S. T. D, & Vie. Gen. s. Off, Fiorentia .

Ho lette le preferiti Rime Sacre , le quali veramente per la Pietà, nafcoftaJ


Sapienza, e Prudenza, che nella femplicità del fermone in sè rachjudono, ci
rapprefentano al vivo le rare qualità di quella grand’ Anima del Magnifico
Loìenzo de’ Medici , che le compofe ; Che perejò, per trovarli appreflò guer
iute dell’erud ito Corredo del Padre Cionacci , le ftimo degne, in grazia»,
particolarmente de’Profeffori, e (inceri amatori della fchiettae veneranda
Antichità, e coftutnanze della Città noftra,d’ufcir di nuovo alla pubblica
luce* Di S. Michele aglj Antinori quefto di 12. Lugljo 1680.
D.Gjufeppe Maria Ambrogi C.R.e ConfuLdel S.Off.
yff fi
Attenta praffata relattone poteff imprimi: hacdie 1 2. lutti 168q\
J7. C. Pallavicinius Vie, Gen, S. Off Fiorentia* (
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Matteo Mercati Avvocato per il Sereniamo Granduca « ,
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ÌLLVSTRISS. SIGNORE
Signore Padrone Colcndisfmo

VESTE Rime Sacre del Mag. LORENZO


de' K$E DICI il Vecchjo , ed’Altri della ftefla
Farrigljaj quantunque per dfer piene di mora! dii*
mi infegnamenti foffcr meritevoli di andar per le
mani de’più infigni Virtuofi , giacevano nondi¬
meno dimenticate # e quali per Vantichità mor¬
te con le prime e diluiate Rampe , nelle quali furori gjà im¬
prese: quando capitatemi alle mani,eme(fe infieme in un volu¬
metto ,con averle raccolte da vari libri dove fparfe fi ritrova¬
vano , ò Rimato bene di rifufcitarle , & in compagnia d'ulcune
olfervazioncelle, che mi fon venute
Scritte cos'i come la penna getta,
(perufarla formula d’un piacevolPoeta de’nofiri tempi)dinuo-
vo pubblicarle fotto il riverito nome di V. S. lllutfriiììma; non
tanto per la fua pietà • che acquetata neii' ottima educazione
avuta nell’adolefccnza, va ora neha virilità Tempre più coltivan¬
do ; quanto per quel fuo buon gullo ( qua'i di li ereditato
da'fuoi Maggiori per Runa e per l’a^tra linea) negl) (ìndi delle
lei-tcre fhd’dhfVnfno umane , e fpeìulmenre della noltra Lin¬
gua } come è noto all Vniverfale : Er in un medefi no tempo
dare al Mondo qualche legno di quella fervicù contratra con V.
6. lllultai.
/

S. Illuftriflìma nell’ occafione delle conferente e Rudi, farti in


convenzione di tanti altri nobìliflìmi Cavalieri , e pregjatiflì-
mi Letterati, dell’Accademia celebratiifima della Crufca , fo-
pra le nuove aggiunte al noftro famofiflìmo Vocabolario ; al
quale non poco potrà , s’io non m’inganno , giovare quella
Operetta , la quale da V. S. Illuftriflima , come fpcro , gra¬
dita, farà a tutti buon tcftimonio, che io fono,e farò feinpre
Di V. S. llluftrilfima

Pi Cafa li aa.Lugljo 16UI

Strettir Vere.
. é«acefo Cjooaccj

<
1 Sopra 2
LE RIME SACRE
DEL MAG. LORENZO DE’MEDICI IL VECCHIO
e d'Altri della jìejpt Famiolja .

OSSERVAZIONI
DI FRANCESCO CIONACCI

Ve forte di Rime Sacre del Mag. Età queflo proposito non vogljofa-
LORENZO de* MEDIt I il Vec- fejare in dietro di porre qui la nota^
ciijo mi fon pervenute alle nianfcioè dra de’nomi di efié antiche Rapprefentazio-
niatiche e liriche: per d**aniatiche in¬ ni, da me fin’ ora vedute, e fono le fe-
tendo le recitative, e per liriche le facre guenti.
canzoni : nel primo genere compofe egli A
quelachefi chjàmala Rapprefencazio- dell’ Abataccjo.
ne di San Gjovanni e Paulo, della quale d’Àbramo e d’Ifac •
prima parleremo, cominciando di S. Agata V. & M.
Delle Mafprefeto tastoni in generale
di S. Agnefa V. & M.
d’Agnolo Ebreo.
§. /. dell’Agnol Raffaello e di Tabbia.
Chiamavano i noftri Antichi Rappre- di Sant’ Alelfo*
lent i- ione quella Torta di poesia , elio dell’ Anima.
da* Greci dicefi drama, e dramatica, dell’ Annunziazione di N. Donna #
per l’azzione che fi congjugne alla voce . di Sant’ Antonio Abate •
perocché Rjpprefmare, fra gli altri fir di S. Appollonia Y-&M.
-gnificati, avendo la forza di porre avan¬ B
ti aglj occhj, e fare altrui prefente chec- di S. Barbara V. & M.
cihesia, ottimamente fi tira adefprime- di Barlaam erlodàfat.
- re ogni maniera di fpettacolo, e parri- di dEagjò Contadino#
cularmente quello* nel quale s’imitane C
azzioni, fecondo ,l’arte dram tica, co¬ di S. Caterina V. &tM*
me fono le Commedie e le Tragedie^ di S. Caterina da Siena,
ben’e vero che in que’tempi più femplsqi» di S. Colomba V.&M.
non fi faceva pompa d’erudizione co’nel della Converfionedi S. Maria Madda¬
le griui vocaboli, ma alle loro opere im¬ lena.
ponevano nomi cogniti ed intelligibili di Cofiantino Imperadote * di S. Silvc-
fino alle fan refe he ; onde non ò trovata fìro Papa, e di S. Elcna •
nominarli Commedia fe non la rappre-- di S. Criftina V. & M.
Tentazione detta dell’ Anima, che chia- D
mafi Commedm Spiritual ' diV* *Anima : e de’ Diecimila Martiri.
la onver' one di s. viaria Maddalena^ della Diftnizion di Saul e del pianto di
del noitro ni. Antonio Alamanni . DauTdl.
j di S,
3 OSSERVjZIÒNf
eli S. Domicilia V. & M. de3 tre Pellegrini di s.Iacopo di Galizia.
di $• Dorotéa V. Se Ivi. - R
• , , . ,E del Rè Superbo.
di S, Eufralia, della Reina Eller •
di S. Eufrofina » della Refurrezzione di N. Signore.
di S. Euflachio M. di Rofana.
F di S. Rolfore M.
di S. Felicita Ebrèa . S
del Figijuol Prodigo • di Sanfone •
di ,S. Francesco, quando convertì que* della Sentenza del Rè Salamone.
•tré ladroni • dello Spiritoffanto.
:
di S. GjorgioM.
G di Stella.
T
di S. G)o: Batifea quando andò ne! de¬ di S. Teodora V. & M.
ferto . di Teofilo che fi dette al Diavolo,
di S. Gjo: decollato'# di S; Tommafo Apoflolo.
di S. Gjo: e Paulo * V
di S. Grifante e Daria • di S. Valentino, e S. Gjuliana «
di S. Gugljelma. di S. Venanzio M.
I di S. Vliva.
di N. Sig, Iesù Grillo quando di/putò Il Vafari nella vita del Cecca Ingc- i
nel tempio. gnere fa menzione d’alcune altre, che io
di S. Ignazio Veie. e M. ancora non ò vediite , cioè
di Iofef figljuolo di lacab • diS. Bartolomméo, o^y>ero di S. Baccjo•
di S. Ipolito M. dell’Mfcenfione dii Signore •
di luditEbréa. dell3<AJJun%ione di Donna.
L Ancora ne pone in nota Mons. Leone j
di Lazzero ricco eLazzero povero# Allacci nella fua Dramaturgia le Tegnen¬
diS. Lorenzo Mar. ti , che pure fimilmente per anche no»
M * © vedute.
di S. Margherita- V. & M. dimes.'Càmafc\a!ee di mad. Quarefma .
d' un Miracolo del Corpo di Grillo : di s. Francefco ( divèrfa dalla difopra )
N attribuita a m ad. Antonia Pulci.
di Nabucdonolbr • ^ di S. Gyo^angualb rto •
della Natività di Crifto • di S. Lucia V.&M. I
O dì S. Maria Maddalena e d3un fuofhtpendo i
di S Onofrio. Miracolo, differente dalla di fopra .
di S. Orfola V". Sz M. di Su fama• e
d’Ottaviano Imperadore# Enel Malmantile dr Pedone Zipoli,
P cioè del noftro caritiimo Lorenzo Lippi 8
di S. Pannnzio. egregio Pittore e Poeta, dicefi efier n
della Patitone di N. Sig. Iesù Crifto • di quello genere di poesia, la Regina-»
del Pianto delle Marie, d3 Oriente , mentre accoppiali con I{ofV. t
della Purificazione di N. D. na , neirannoverare glj fpettacoli e felle <
de’duePdlegrini di s. Iacopo di Galizia. fatte per le nozze del Principe d3 Vgna- <
no 5 e
5* D E L C 1 N A C C I 6
no, e.dellaPrincipe fla figljuola del Re di scene gode prime che io abbia vedila
■ Campi, dicendo al Cantare 2. ftaiua 45* te così ordinate , fono la fiopr addetta^,
"Efece a3 Paggi recitare a mente f onwrfiont-, di Santa Mari a Maddalena-*
Rofma e ia ifeginad3 Oriente ; v* del? Alamanni ( di ver fa da quella po¬
e non ■ oftantechè la lagnici d* Orienta rtaci (òpra nel numero delle JR a pp re le ci¬
(laquale via .torno) dami poemetto tazioni)^ il ‘Malatefi a fatta da un Sa¬
epico, comporto da Antonio Pucci non' ne fe , nella quale rapprefentafi una cón-
farebbe gran fatto fi trovadfe ancora ri¬ verfione d3 un peccatore operata per s.
dotta in Rapprefentazione ; pofcjachè Caterina da Siena. Nè fidamente erano
nel mede-fimo grado fi trovino le Tegnen¬ dette nel titolo Rapprefeiitazioni,ma an
ti , di (opra fra le Rappréfeatanioni regi- eora ne* verfi da recitarli, come e neil’an-
ftrate comepoefie dramatiche,e qui lot¬ Himziazione di S. Gjo, decollato fi legge-
to divetfo titolo perdfer poemetti non > Io yèanniinzjo cAm tutta buona gente
domatici. Che fiete interne qui di compagnia,
Arigli Rgiffaeilo: Orazione.. Siccome fi farà qui al preferite
S.lékffio : Vita. Vm Rapprefenta^ìon dinota epia.&c.
Carnovale e la dittare finta: Contrailo , e nella licenzia del popolo in s.Colomba.
ed^anche .Sbandimento. Vomita ahbram la Rapprefentazione
5. ?Maria Maddalena: La Convezione •, Della Beata Colomba &c*
, èli'Oriiiina' Vita e Miracoli. \ ;\ . Avevano altri nomi, imperocché fi
Idne'Pellegrini*': < Efempio di due Com¬ chiamavano ancora Ferte ; e cosi intito¬
pagni che andavano a s. Iacopo di Ga¬ lali quella di BiagyaContadino, di S. Felicita
lizia^*. Ebrèa, di 5. òuglyeknadi 'ÌSfibùcdonofir.
SrMufyiichiQ : Leggenda, oPafiione•d Si trovano anche nel titolo ine¬
S. Francefco : Irtòria ddla Vita di rte me congiunti, dicendo# : La flappre*
| f rancefeó . tentazione e Fefla verfiigrazia d3 Àbramo e
i S.Gjorgip: Irtoria. t. Ifac ; d3 Agnolo Ebrèo ; di Befana &c* Ta¬
lud tta : Irtoria. lora fono difgjunti, e nel di fuori dirai#
5.Lucia : Orazione. .La Rapprefentazione, e nella rubrica del
5. Margherita : Leggenda • principio leggerai!! poi Comincila Fefla,
' S> Or.fola:. Pafiione o Leggenda. 1 ovvero per P oppofito, come in quella-*
j La Puffwne di Crijto.: Irtoria, o Verfi, dell3 Annunciazione di 'Noflra 'Donna. Al¬
o Leggenda * tre nella rubrica ddPargumentò( il qua¬
; Il pi unto del e Marie,: Partenza e pian¬ le argumento dice vali P annunziaziotie,
to di Maria. e ferviva loro in vece delprelogo, per¬
, ! Il gè- $ uperbo : Iftoria. chè in erta s* annunziava al? udienza la-#
j di Stella : Irtoria della Regina Stella-» fiirtanza oT fatto della Rapprefentazio
e Mattabruna. \ ne, e facevafi recitare da un G;ovanetto
{ diS.ylw. Irtoria. veftito da Angiolo) dicendovi!! U An»
,i & altre moke che ora non mi fovvengor gjdo annunzia la Fefla , conforme è nella-*
r no. Pafitone 'di Nw S. e nel Malatefta fi legge:
j . Ma ritorniamo alle antiche Rappre- L’ Angelo annunziator della Fefla. Ad al¬
Tentazioni : fìccome in que* fecoli non le tre è porto nel fine, come è in quelladi
}e chamavano Commedie o Tragedie, cor s. Lorenzo , ove fi legge. Finita è la Feflj
3J sì ancora non lodivifavano jn Atti ed in di Santo Stflo Papa e di Santo Lorenzo fui*
*4 Diacono
OSSERVAZIONI 8
Diacono; &in Teofilo, Finita la Féfta di Fa chyiopojfa moflrar filper tuagloria
Ttrafilo. Ad altre nella rubrica della li¬ Di Gugljelma beata la fua ifloria *
cenza, o di ciò eh5è in luogo di e/Ta; e co¬ Se in s. Or/bla :
si in s. Dorotéa è fcritto : Ora fi taglia leu» A voflro onor finita è quefla Storia •
teda aTtofilo, e dipoi tengono quattro con—» e non folo di quelle, ma delle Rappre-
Vanima di quefh quattro, martirizzati nella._» fentazioni ideali e paraboliche,onde neL
Fefta > cantando queflaLaude ; & in s. Gio¬ la Commedia dell’Anima diedi :
vanni dicollato : Detto queflo viene uno Or fiate attenti a quefla nuova S toria%
feoppio ; e coflei sprofonda : dipoi ^iene V An¬ Accjocchè la tenghiate alla memoria«
noio che licenzia la Fefta. In alcune legge/ì c cosi nel Figljuol Prodigo •
inferito ne’ verfi da recitar/!, & or nel- 0 tutti voi che la divota Storia
Pannunziazjone o vogljamo dir prologo, Del Vangel facro contemplato avete &c»
& ora nella licenza ; Nell’annunziazione Chiamavaft ancora col nome d’ £fem-
del Rè Superbo, pio: cosi l’abbiamo in s. Fra nce fico,qua i>
*Adunque fata umili e cederete do converti que’trè Ladroni :
La Fefta appunto ; e gran piacer n9arete • <?er dare e [empio a ogni peccatore 9
in quella di s. V^liva . Vi fia un bello Ffempio celebrato
Denoti di Giesù nofìro Signore, Di S a n'F rance fico ottimo Fra minore
Cari Afcollanti, io fono a voi mandato c in s. Panando :
Ter dirv corneggi abbiam cor.gran fervore Vn bello Ffimpio in queflo di V annunzi* »
Di Santa Vhvala Fefla ordinato •. State in fienaio a udir San *?anmZ'0»
nella licenza di luditta. In oltre elle fi denominavano Mifteri ;
Al voflro onor finita è quefla Fefla • non folo quelle che rapprefentavanoqual
c’n quella de’trè Pellegrini. che Mifterio di noftra Tanta Fede, come
Sentito avete quefla noflra Fefla ; nella Purificazione di N. Donna ;
Or’iJÉ' a cafa che è cofa onefla • Queflo Mifterio d3umiltà profondo
in s. Roflbre • Hgciterem cui cor purgato e mondo «
‘Fopol diletto eh9avete veduto e nella Refurrezzion di Crifto :
La bella Fefla del Mar-tir Fpjfure. Queflo Mifterio gloriofo e fanto
E cosi in quella a cui facciamo le offer- Vedrete recitar con dolce canto•
vazioni, legge/ì quello nome di Fefta nel» Male ftorie non folo fiacre, come di
lastanz. i.&j. s. Caterina V. & M.
A noi fatica, a voi el piacer refta ; F pentirete del divino amore
Vero non ciguaflate quefla Fefta &d Vn bel Mifterio &c.
La Compagnia del noflro San Gjovanni di Stella :
Fa quefla Fefla F far vedrete un bel Mifterio in tanto ;
Si attribuiva loro di più il nome generi¬ quanto le profane, come di Biag;o ,
co di Storia, come fra le altire ft legge in Volendo voi, che qui fi rapprefenti
s. Ale/To : Il bel Mtfler dt Biagjo contadino »
Ci doni grazi* per fua cor te fi a C le ideali, come dell’Anima :
Che quefla Storia vi f off:am moflrare• Cjafcuno à qui da poter fi cibare
& in s. Domitilla : Bjconefcendo in sé queflo Mifterio •
La fua Storia devota e’igran concetto E che quelli cinque nomi ,cioè Rappre
Di Domitilla piena di fapienz** Tentazione, Fefta , Storia, Miftero , &
fcinstGugjlelma; Efempio, fileno prefii qnafì cte per Ano¬
nimi
DEL *C IO N A C CI IO
niaii, e vagljano poco meno chi* lo ftef- E yedrtiì di C rifi ina d Marti? & »
fo, da3 fottofcrìtti e {empii apparite pia Che y ergine n'andò nel Cielo empirio.
mani tolto, dove ehòno iion divinamente, cosi in Éiiftachio :
ma inficine itati tifati, in Ottaviano Im- Diletti affettatovi-) e nobilmente
peradore: Ayeteyifio ddiufiachrjl Martirio &c.
Quanto ricb)ede l’opra manìfifla Che fe cran prete dal Teftamento vec¬
Di quefta degna ed eccellente F efta. chio , eran dette Figure, come in loief, e
' rNjH yoglfamfar la Ifixpprefintàzione nell’Agnol RaifaelIo,lc quali anno coirai.
Del Magno Imper'adore GttaytanèWc. ne! lo prime due ftanze deli’anniinziuziò.
in s. Valentino*: v. ne ©prologo; nella feconda ftanza del*
Opopol degno, che attento rì-fiatò' le quali fi legge :
A quefia miorya Fefta e dégna Storia. V 'Noi yifarem yedere una Figura :
ne’ due Pellegrini : Molto gentil del T tfi amento yecchjo
Eoi che y e dato ed afioltatò ayete ma quelle che eran cavate dalla iroria_j
Quel che fa far l a diyina potenzia, Evangelica, col nome di Vangelo veni¬
<Tigl}àie efemplo ; e'lgran Mifier yedete, vano denominate , come nel Figljuol
Che tutto è ferino con gran diligenza : prodigo :
E delia F^fia et perdonerete &c. Accendi il nofiro cuor di fimmo %elo
in Sanione : Che recitarpofiamo d tuo Vangelo.
Mi gloria adunche dell9 Altitonante, ehi Lazzero ricco e povero :
E di colui che più che’l Sol nfvlcnde ; E noi, quali ci fiamo efircitati
Vn'Ffempio [arem del fiero amante Qticfto Vangelo a poter dmofirare
Sanfin, che a una dorma ti cuore arrende : Di qui mi venne fufpizione una voltai,
Cayandolpur dalle finlture fante, che quando he5 Libri delle Laude anti¬
Doye ogmfana mente bene intende ; che fi dice: Quifia lauda cantafi come-»
SPiaceyol Fefla, e piena di yirtute : e Vangeli, ovvero, come e Vangeli dell
State quieti-, che Dio yi dia falute. QuaYe(ìma-) ovvero, cornee Vangeli in rima
Chiamaronfi anche ipettacoli , come fi della Quarefima, s’intendefie di quelli del¬
legge in s. Ignazio M. le RappreTentazioni;finche non veddiun
State deyoti al diyino Spettacolo • ' Libro di fpirituali Càzoni cópofte da m.
Le Rapprefentazionicavate da Storia Cartellano de’Cafiallani non vulgar Poe¬
ccclcfieitkhe decanti, ora col nome di ta Fiorentino,intitolato vangeli m rima-*
Vita, ora di Patitone e Martirio, fe eran della Quarefimaove con una nobi] pa-
di Martiri, s’addimandavano : come in rafrafi in ejafeuna fi spiega un’Evangelio
s* Antonio Abate : di quei che giorno per gjorno fi leggono
Vogham rappr e fintar parte dà Vita • in quel facró tempo dell5 univerial digiu¬
Del glorio fi e fanti fimo Abate no .
Antonio d9 Egitto &c. E gjacchè fiamo entrati nel canto, fi
in s. Grifante : recitavano le Rapprefentazioni con una
E fe flarete con diyoQone, maniera di proprio canto, del quale nel¬
Vedrete una mirabilVafiione• le medefime Tene trova ampia teflimo-
cosi in s. [polito. nianza ; come in s. Barbara :
'Nfiper al tra oggi mai yi fi prepara Keciterem con dolce yoci e canti &c*
D'polito fioman la baffone • in So Orfola :
in s. Criftina : Di Orfola clemente onefia e pia
5 Noi
11> o s s e r r AZIONI 12
!>doi pbjjìam recitar con dolce canto &c. da rapprefentata in Arno del r ;o4-di
in Ideila: cui fanno menzione G. Villani lib.8. c. i©
Carità ,Fede, Speranza, & .Amore, e l5 Ammirato nel 4. delle storie, non*
Conterrà tutto l'odierno canto. può efiere, sfio non mfinganno, fe noto
così in queda di s. Gjo. e Paolo, che ab¬ o quella di Teofilo,in fine dellaquale po~
biamo fra mano, alla d* i. diedi, trebbefi veder lo’nferno, efiendovi no-
San^a tumulto ftien le voci ebete, tato: Entrata Diavoli nello Inferno con
Mafjìmamente poi tpiando fi canta : VEbréoyUno Angelo dà licenza ; o più rodo
Quei che più le rendeva ammirabili,era¬ quella di Lazzero ricco e Cazzerò pove¬
no glj apparati di macchine, di variazio¬ ro , nella fin della quale il Ricco dallo’n-
ni di profpet rive ( dove anno a mio giu¬ ferno, chiede in vano foccorfo al Pove¬
dizio avuto principia le mutazioni delle ro podo nel feno d'Àbramo.
scene) di jCorraggiameli detti Com- Ma per tornare aglj apparati, a fine
pafìè , di Gjodre, di Tornei, e Battaglje di non efler prolillo intorno a cjò, dirò
dette cominiinemente Barriere, di Corti folo che in queda di s, G)o: e Paulo e ve-
reali e bandite ( che oggi diconfi Pedi¬ rifinì il ci fodero più macchine; perchè 0
ni) di Conviti di Canti di Balli ; cornea s. Agnefa quando appari fc e a Co danza ;
chiaramente fi vede in cjafcuna di effe : eia Madonna quando viene (opra fi se¬
E delie Macchine, e decloro Ingegneri ne polcro di s. Mercurio Martire, dovendo
fa fede in più d'un. luogo il Vafiiri non-, venir dal Cielo, in qualche nugola é fa¬
Polo nella vita di Filippo.di ser Brunelle- cile che comparifièro : e nel fine quando
feo nei deferivere glj ingegni e macchine s. Mercurio efee dal fepolcro fuoe fèri-
delia Rapprefentazione della Nunziata , fee G jaliano' A pedata, non par che cjò
che per i Camaldolefi fi rappre(èntava_» fi polla rapprefèntar le non per via di
ogn’anno in s. Felice in Piazza;& in quel¬ qualche macchina : in oltre ci fono duo
la del Ceccaknd descriver que’ddl’Afcen Battaglje oBarriere, una nel fine della
fione di N. Signore, e deii’Affinità della d. 5 9. dove fi E ferrite Romano reda di¬
Madonna, rapprefentate ogn’anno nella sfatto , l'altra nei fine della li 75. ovo
Chjefa del Carmine ; ma fpeziaimento con la vittoria Gallicano fa prigjone il
nella vita di B-*onamìco Buffalmacco, Re di Dacia, e fot temette il di lui Re¬
come qui fi regidra. Scrivono alcuni, che gno : & un Fedina, Corte, o Cortèo nel
tifando Buonamico in Firenze, e trovandoti fine della d. 24. per la ricuperata fan irà
fp:facondi) Amici e compagni [noi in bottega della Reina ( odanza, dove oltre al con¬
di Aafo dei Saggio , egl) fi trovo con molti al¬ fi ttare ,.fl canta, (bona, e balla , ed altri
tri a ordinare la Fefla , che in di di Calen di piacevoli trattenimenti vi fi rapprefie#- j
M iggjo. f c)onogl) uomini del Borgo San Fida¬ tano, che così portano la fignifirazione
no in Arno fopra certe barche ; e che quando tanto delle paròle dette da Codantino
il ponte alla carraia, che allora era di legno, a!lora,cojè ;
rovmò, per effèr tropi o carico di perfine, che 0 Scalco su da far colle^ion truQva :
erano corfe a quello fpettacolo, egl) non vi mo¬ Fate cheprcfto qui mi venghi innanzi.
rì, come molti altri feejono \ perchè, quando Buffoni, e CantatoY, eh) f ’Mii> e danpì*
appunto rovinò il ponte in su li macchina , che quanto della rubrica che ivi dice : Tory*
in Arno fovea L barche raspre*fintava l3 In¬ in quefla all -greppo. Gallicano di r^a cortes
ferno , egl era andato a Procacciare alcune co- vittoria &c, queda tale allegrezza , cho
•'>, che pèrla Fe/h mancavano • Qjdia Fe- fi faceva, è quella ch'io dico sfila moder-
i g D S L C 1 0 N A C C t 14
na Feftino, o airantica Carte o Corteo. sigl)ofa, e dimofirasa l’ingegno, e Vinduflria
Recitavano e fi rapprefentavano que¬ di eh) ne fu insentore ; perciocché fi sedeste
lli belli Ipettacoli> non folo ne’luoghi fia¬ in alto un Cielo pieno di figure sìse muoserfi,
cri , e pubbliche Chjefie ; ma ancora nelle & una infinità di lumi, quafi in un baleno ftuo-
Confraternite, c nelle cafie private > co¬ prirfiy e ricoprirfi&c. Apprefio di mèli
me ( per non far qui sfarzo di molte au¬ trova MS.la Rapprefétazione d’Àbramo
torità di scrittori, che di ciò fanno fede) & Ifac, in fine della quale vie la notizia^,
fpezzialmente leggefi apprefio ’l Vafiari di chj n’è l’autore , e dove fu la prim3L>
nelfiallegata vita del Cecca Ingegnerò volta rapprefentata ; e dice cosi »
con le feguenti parole • Dicefi che le nuvo¬ La fopraddetta Ifopprefentagione fi fe¬
le, che andavano in Firenze perla Fefadi ce la prima solta in Fi> enge nella Chjefa di S*.
i. Gjo» a proceffione, cvfo certo ingegno fa o Maria Maddalena luogo detto Ceflellt, Fanno
bella, furono insertatone del Cecca, il quait^, MCCCCXLVIIU. le quali flange fece Feo Bei¬
allorachè la Città ufosa di fare affai Fefl^j, cari. E'nqueftacompoftadal Mag. Lo¬
era moltoin filmili cofe adoperato * E nel sero, renzo , nelì’annunziazione o prologo,di«
iomechè oggi fi fano cotali Fejie e Ifopprefin- cefi alla fi. 5* eflèr recitata dalla Compa¬
fazioni quafi del tutto difmeffe, erano fipetta- gnia del Vangelifla •
coli molto belli ; e ferie f acesa, non pure nelle La Compagnia dtl noftro San Gjosanni
Compagnie ,osseroFraternite, ma ancora-» Fa quefla Fefla &c.
nelle cafeprisate de’Gentiluomini, i quali ufi- Vtsìifiime poi per molti capi riufeivano
sano di fare certe brigate e compagnie, & a quelle Felle alla Città ; pe rchè fe riguar¬
ter ti tempi trosarfi allegramente interne : o diamo alla plebe de aglj Artidi, che vivo¬
fra effi'fempre erano molti Artefici galantuo¬ no del /udore delle loro braceja, a prò
mini , che f ir sisano, oltre alFeffer caprkc)ofi loro cedevano le grandi fpefe.che portar
epiacesoli, a for gi) apparati di cotaliFefle. • van leco quelli Ipettacoli : fe riflettiamo
Ma fr aV altre quattro fdenniffime, e pubbli¬ alla invenzione e macchine, fervirono
che fi focesano quafi ogn’ amo, cjcè una per a’ fiottili ingegni de’ Fiorentini profeflòri
cja fcun Quartiere ( eccetto S*G)o. per la Fefla d. 11’Arte del d ile aio e delle Matemati¬
dtl quale fi focesa una folepniffima proceff o¬ che e Meccaniche, per ridurre la profef-
ne , come fi dirà : ) 5. Maria 'insella quell fione a quella per fezione in quello gene¬
di S. Ignazio ; S. Croce quella di S* Bar teloni- re, che addio la gode il mondo tutto :
~m'o detto S. Baccjo ; S, Spinto quella dello Spi- eie voljamo parlare de’coftunìi, per
ntoffanto, & il Carmine quella'L II’ Afe enfi on e conto delle cole rapprefentate , ne mi¬
del Signore, e quella dell’ , A (funzione di 'Hp- glioravano glj fpettatori perchè erano
fra Donna &c. E in s. Felice in piazza fi tali che fi potevano rapprelèntare im-
faceva quella d.eli’A nnunziazionc di No- C hjela ; nè mai per conto di cjó vi fu bi -
Era Donna, come dice il medefimo Va- foglio, come oggidì > che i dotti e pru¬
fari nella Vita di Filippo di -ser Brunelle- denti, chjeddi'erola moderazion del
feo, con quelle parole : Dice fi ancora, che Teatro,
gl ingegni d l ■paradi fo di s. Felice in pianga Qjanto adì *utori,di pochififime fi fa
n-Ila d<tta Catti di Firenze , furon trosati il nome d i chi le compofie & io per appa
da Fili: Po, per far la Happrefentanione , os- gare il Lettore in quella parte, porrò
ero Fefla d. IL 'Nunziata, m quel modo .che qui i nomi d i coloro, che fi n’adora ò fa-
tint i-ameni e a Firenze in quel luogo fi cofiu- puro abbiali compofie di elle Rapprefen
tna.a di fon ; la qual co fa in sero era mar a* tazioni
-é 6 Di Mtctf.
/
TJ O S S E R V AZIONI 16
Dì mmU ANtOlNJA donna di Bernardo Della Rapprefentazione di $\ Gjo. o
<?VLC1. Paolo % 2.
La Rapprefentazione di s. Gugljelmà :
Di D. BASTIANO de* B^AIELLESCHI Queda Rapprefentazione di s. Gjo. c
La Rapprefentazione di s. Rodere Mar. Paulo, fu, come fopra s5 è detto fatta»,
Di meffer CASTELLANDO de'CASTEL¬ per recitarli'nella Compagnia di s. Gio¬
LANI. vanni detta il Vangelifta, da5 fratelli di
f di s. Eufralia . efia, che in que’tempi erano ( ficcome in
La Rapprefentaz. dia. Onofrio, ogrf altra Confraternita di dottrina»,
11 r di s. i ommalo Ap. cosi dette per infegnarvifi la dottrina
f di s. Venanzio M. Cridiana,dividendofì le Confraternita
Del Diurno nqiTtDO Sanefe. in Compagnia'di dottrina, e in Coni-
La Rapprefentazione di s. Colomba. pagaia di difciplina) gjovanetti da512.
Dell*Abate DOMENICO aMS. anni infino a’20. al più,perchè da»*
hi Rapprefentazione de’Diecimila Mar* quella età in la, febben potevano andah
Di FEO BELCApi re alle ternate di effe Compagnie di
dottrina, non s’intrigavano in nulla,co¬
La Bapprefent. f J A bJ?m e A’lpr ’
1r C di s. G)o. nel Deferto me oramai ufciti d’effer de’ Fratelli ; ma
( eccettuate le prime fedici danze dopo fe avevano dato buon faggjo di se, erano
V annunziazione, perchè fono una gjun- dal Guardiano introdotti nella ompa-
ta fatta da Tonvnafo Benci ) gniadi difciplina (detta cosi per l’ufo di
Di LESSA'TJDBJO ROSSELLI batterli con la difciplina, onde eran det¬
hi Rapprefentazione di Sanfone • ti Battuti, Difciplinanti, & anche Sco*
Del Mag. LORENZO de’MEDICI patori dall’ ufo delle feope in flagellarti
hi Rapprefentazione dis. Gjo. Paulo. nel far la difciplina) che di notte n ragù-
Del soca 'P E ELETTA NO ' nava nella deffa danza, dove di giorno
ha Rapprefentazione di Barlaam & lo¬ fi ragunava quella della dottrina : ( que¬
fi fa t. lle tali Confraternite vengono ancora»,
Dì TOMMASO BE NCl dette Compagnie fegrete,ovvero di not¬
La gjunta delle prime Cedici danze, do¬ te , o de’ Vigilanti, e più volgarmente
po Vannunziazione, alla Rapprefentazio¬ Buche ; nella quale erano addedrati in
ne di s. Giovanni nel Deferto. efercizi più virili, e più fodi di virtù Cri-
E fin qui fia detto a badanza dello diana, conforme ricredeva l’età loro
Rapprefentazioni antiche in generale ; più capace .
rifervando a decorrerne più particular- Della Compagnia del Vangelida, fu¬
mente in cj afe una di effe, fe troveranno rono nel numero degl; altri fratellide-
mai un Mecenate amico delle anticaglje, fcritti i figljuoli del Mag. Lorenzo de’
che fi degni di porger loro la mano, per Medici il Vecchio; on e Papa Leone
cavarle dalle tenebre dell’ ob¬ uno di effi, quando Pontefice ritróvof-
livione alla luce del pub fi una volta in Firenze, fece alla detta»»
blico,con forme fi fa Compagnianon so qual dimodrazion.-^
adeffo della dell’affetto che fin da gjovanetto le ave¬
preferite. va , come de’fratelli, portato fempre.
In che anno, e in qual’ occafione folle
repprefentata * non faprei dir di certo $
potreboe
/

i7 »?r r / N A C C l r8
potrebbe, efiere che fo lfe Hata recitata gjunt© il nome di $. Coftanza, cosi: Léu>
in occàfione delle nozze quali reali di l^apprefcnta^ione di san Ojo^annie l'aula e
Maddalena figliola del prenominato di santa Goflan^a. In quanto a quefla fi¬
Magnifico col sig. Francefchetto Cibo,le gliuola di Coflantino Magno, dice il
quali fi celebrarono con ogni Torta di Baronio ann. 3 24. n. 108. che {ebbene-#
ipafifi e di grandezze, come dice Monf. ella viene comunemente chiamata Co.
Borghino nel trattato delle Armi ; nè danza, ella ebbe però nome Coftanti-
farebbe lontano dal verifimile, che i Tuoi na, come fi cava da una infcrizione an¬
figljuoli e fratelli della spofa vi aveffe- tica polla nella Chiefa di S. Agncfa dal-
ro recitato : certo è , come fi vede, et lo mperadore a’di lei prieghi edificata .
fervi fparfi moltiffimi documenti politi- La fua miracolofa fanitd ricuperata per
ci per ammaeftramento di chjàda go¬ interccfiionc di S. Agnefa, non folo vie»
vernare ,& in particulare alla ih 98. o raccontata nc’foprallegati Atti de'Santi
fegg.& ft. 1 fegg.vi fi vede con malli Martiri, ma ancora dall’Autore del Ser¬
me generali defcritta in forma d’un com mone della paffìon di S. Agncfa attri¬
pendio 1# Arte nobiliilima da lui e da* buito a S. Ambrogio. In quale anno dd
lupi maggjori tenuta nell’acquiftar’e ma- Regno di Coftantino feguiflfe quello mi¬
tener quel pollo nel Governo, ilqualo racolo, la converfione, c battefimo del¬
a Cofimo cognominato Padre della Pa la fua figliuola,e la edificazion della det
tria & a5 ftioi Defcendenti partorì quella ta Chjefa per ringraziamento d*un così
maggioranza moderatrice col lor confi¬ gran benefizi o, non fi sa di certo, dice
ggo de*pubblici affari, che il titolo di Pri lo (letto Baronio.
cipi della Repubblica Fiorentina guada¬ La Guerra alla quale fu fpedito Gal¬
gnò loro;& dipoi arpofleridi Lorenzo fra licano, e datoglj per configliene com¬
tello del predetto Cofimo la Monarchia pagni 1 Santi Gjovannie Paolo, fu fe¬
della Patria col titolo prima di Duchi condo alcuni contra i Goti , fecondo
diFirenzeedi Siena, epoidi'Grandu- altri contra gli Sciti * entrati nello Ina f
chi della Tofcana. pedo e nella Tracia, che Daciavien-#
Il Suggetto di quella Rapprefenta- detta da! noftro Poeta, che è tegnd
«ione è il martirio de’Santi Fratelli Gjo della Scitia Europea.
vanni e Paolo Eunuchi della Figi juo!a_j Coflantino Magno lafciò perfuccef-
di Colla «tino il Magno, t Tuoi familia¬ fori nello Imperio da lui divifo loro, tre
ri , con tutti glj antecedenti ad elio fe¬ fuoi Figljuoli, cioè Coftantino magqjO-
condo vengono narrati néglj Atti deglj ie, Coftanzo fecondogenito,e Collante t
(le(fi Martiri, accomodati però gl j ,epi- terzogenito; e con quello medefimo or¬
fodi in patte al verifimile, fecondo dine e grado di nafeita glj nominai! no-
interi7 ione del Poeta ; le più importan¬ (Irò Poeta ft. p7. vero è che morti in**
ti variazioni fi noteranno qui fotto per breve Coftantino e C ollante, rellò tut¬
intelli genza migliore. to*! dominio a Coftanzo, che ingannato
Il titolo è quello che nato dal {ogget¬ dagjj Arrianiperfeguirò 1 Cattolici,cj»
to principale , glj diede il pròprio Au¬ finalmente morèndo ebbe per fucceflo-
tore, ed è ne Ila impresone di Ser f ran¬ re Gjuliano fuo cugino detto 1* A polla-,
ce feo Buonaccorfi, conforme fi è porto ta: Mailncftro PoetaalJa ft.103.fa»*
incora in quella; non ofiante che al¬ chei due minori cedano lo’mperio ai
cune altre impreffioni Gabbiano ag- maggjorc, dunque fecondo elio neirim
^ perio
OSSERVAZIONI
perio fuccede, non ( come dice l’Autor di Cappadocia, pòrte da lui alla Santif.
del proemio ) Cortanzo > ma Co ftalici* Vergine, lo dice $. G;ovanni Damasce¬
no; c però alla fi. io<5. dove Eleggeva no neli'Orazioni delle facre Iinagini, ca
•0 Coflantino, o Confante preflo andate : vandolo da Elladio difeepoloe fuccdfo-
i’ò fatto dire , conforme ali* intenzione re dei Santo Vefcovo, e fenttor della-,,
del Poeta(perchè gl; antecedenti co’fuf- fua vita.
feguenti fieno uniformi) E che lo fcelierato Principe nel mo
0 Coftan^io, v Collanteprejìo andate. rire dicerte quali per mfulto quell' empie
perchè noi dobbiamo qui confi de rare il parole piene didifprezzo,
fatto, non conforme fu, ma fecondo che 0 Cri/lo Galileo tu ai pur Minto,
vien dal Poeta finto : Cosi ancora, do¬ lo riferifee leodoreto hb. 3. c. 20. nell*
ve aliali. 99, diceva Iftoria; Vìcijli Gallile, fendo così per de¬
E quel che fa lui fot fanno poi molti, rilione da lui chjamato il noilro Si¬
E nel Signor fon tutti gl; occh) -volti : gnor GiesuCnfto.
ò anche reitituita ia iua lezzione, cho Non mi pare che ci redi cofa particu-
apparisce, come più naturale, confor- lare degna d’efphcazione per ultimo, fe
fne 1* a fcritta il Poeta , e fi legge ap¬ non la fogliente contenuta in quelli ver-
pretto il Segretario Fiorentino citata-. fi detti da Terenziano, quando ordina"
Lib. 5* Difcor. cap. 29. che la dovette-# ia morte de’Santi Martiri/!. 13 f. ;
vedere in fonte ; Sù rnà/lro rPier> £Ìj occh) a coftor duelega9
£ quel che fa il Signor, fanno poi molti » Cb’i’-veggo el cammellotto à fatto piega :
Che nel Signor fon tutti gl) occh) Molti. che il Manigóldo qui venga ch;amato
Che Giuliano rinnegata la Fede cridia martro Piero , credo perchè forfè cosi
oa fofle dato tutto alla fuperftiziofadi- aveva nome il Boia che in quei tempi
vinazione del Gentilefimo ,egljè noto- era a Firenze, ne* quali quella Rapprc.-
tio,e ch'egl; confultaiie i Maghi,c glj A lentazione fu comporta ; come aderto
rufpici; iquali, perchè gl; interpetra- in vece di dire il Boia , fi dice Ma.itro
vano tutte lecofea fuodanno, gl; di- Bartiano, perche tale è il nome del Bo¬
/prezzava ; il Poeta però, per render fa¬ ia vecchjo vivente. £* poi formula pro¬
cile ad intenderli dag ; ipettatori querta verbiale quella contenuta nel fecondo
cofa, g ; à tramutati in Artroiogi, con¬ verfo, che vale, E'fono opinati ; poiché a-,
formandoli alla ulanzà de* Tuoi tempi ; fignificare uno incorrigibile per ia fu*^
poiché in Italia e pa ricuiarmente iru otti nazione nel male, dicefi proverbiai»
Firenze, tenevanfi gl) Artroiogi G/u- mente; Far come il cjambellotto, nonlafcjar
diciari falariati dal pubblico, fenza il h piega : tic come è ptoyerbio quell’ al¬
còfigljo de’quali, quanto ai moméro del tro delia ft. 82.
la morta delie armi&altre azziom mi¬ Fioriranno fe queft e %ofe fieno y
litari , dello rtabiiimento di leghe, che e io lidio di quei detto d*un Poeta
patti, accordi, e paci, non fi faceva-, Exitus acìa prohat\ poiché delle cofe dub -
mente. bie proverbia imi te fi dice: S9eli9è Rofh
Che poi la morte deU'empio A porta¬ la fiorirà ; S* tU’è fpina, la pugnerà : di cosi
ta f da diverfi Scrittori diverfamento fattopróveibio xie trovo efompionelR
raccontata ) feguifle per mano di S’. A. 5. fc. ?. del Comodo Commedia del no*
Mercurio Martire c Soldato a Ile pre¬ ftro Anton Landi recitata nelle Nozze f
ghiere di > Baiino Veicovo di Celare» dei Duca Colmo e della Duchcrta Don¬
na^
*t D z l e i0 #a c c i 21
na Leonora di Toledo ; eie parole foiL- povero,conqùeflotitolo. Orazione o\-
quelle, leggiamo bene la verità di quefla^ yero Capitolo elegante e degno, tanto nella-i
cofa : e* mi pare ejjere in queftolecceto com^> edizione del 1542. per G;o. di France¬
*V0i, per U carico che mi date, eli -*ogl)o in¬ fco Benvenuto Cartolaio dal Vefcova-
tendere molto bene ; e non abbiamo a la]cjar$ do, quanto in quella del 1592; per Gio¬
allq grida; S’eWè fiorirà. vanni Baleni: Non fi lafci però qualche
Ma è oramai tempo di pattare alle Li¬ Critico trafportare a credere, che fic-
riche Poesie de] Magnifico Lorenzo e de comc quello Capitolo è del predetto
glj altri di caia Medici,cótenate in que Magnifico» cosi anche fia la medefima
(lo volumettojquefte ancor ette fono di Rapprefentazione , che per mio av*
due forte cioè, Orazioni, e Laudi • vifo rellerà ingannato ; avvengachè
coloro che anno riftampate fpiccjolata-
Delle Orazioni §.
mente le Rapprefentazioni antiche, per
Orazioni fono chjamate quelle poe¬ renderle piu venderecce vi aggjugne-
sie , perchè ivi il Poeta parla con Iddio vano, dove era comodo, perchè noru
a cui fupplichevolmence fpiega i fuoi vi reftattero carte bianche , come per
pentteri. Quelli fon quattro Capitoli, gjunta c tarantelle, qualche altra cofa
o dicantt Temalio Terzetti o Terzine di bonetti odi Capitolio di Frammef-
o Catene, per chjamargl) co] nomo fi, che potettero dar nel genio delitto¬
proprio che anno nell’Arte noftra Ver- ri ; così nella fine della Rapprefentazio»
fificatoria, fecondo il genere della col- ne di $. Gjo. e Paolo vi è pollo un frani*
legazione delle rime. In ette il Poetai n etto di certi fanciulli, che dopo d'efi,
efprime gl) altittìmi fuoi concetti co’ter ferii ben ben befticciati fanno allcpu*
mini di Teologia , e di Filofofia Plato, gna j e fi conofce che detto frammetti»
nica, della quale in ca fa fua raguna va¬ non è del Magnifico Lorenzo, nominati^
li una fioritiifìma Accademia de’migljo dovili i piagnoni, fetta oppofta agl; ar¬
ri (oggetti. che allora viveflero . Non rabbiati , le quali fette comincjarono
è vedute quelle Orazioni fe non di una dopo la morte de I predetto Magnifico*
fola impreflione fatta per Ser france- nei governo introdottoda Fra Girola¬
feo Buonaccorfi, accompagnata da una mo^ diftinzione cìi coloro che erano co
lettera a’ietcori> della medettma detta* me repucatiamicidel Frate amnu.flTul
tura di quella, la quale precede alla_j benefizio de' pubblici onori, e degl; a-
F *pprefentazione , dittile che tira al vutiin fofpetto dal nuovo reggimento
Fidenziano , e credo fienodel predetto che n* erano elclufi; quelli dice vanii
Ser Francefco , le quali ò voluto anco¬ glj Arrabbiati, e quelli i Piagnoni.
ra in quella edizione rinnovare, per lo
notizie che vi fono : imperocché fi (por¬ Delie Laude 4.
ge peretta, chetale edizione fu fatta.., Le Laude non fono altro che Spiritua
ir. vita dello tteffo Magnifico,di fuo li Cantici o Canzoni, le quali cornino
c mfenfo, ma non di (uà fpontanea vo¬ dono agl) Inni de* Greci e de* Latini,
lenti ; e che non attittè alla correzio¬ A’così fatto genere di poesia quella prò
ne di ella,impedito da* pubblici maneg¬ prietà di dov^r*edere accompagnato
gi . La prima di quelle Orazioni fi tro¬ co* canto , che fi accenna col dire che*
va anche (lampara dietro alla Ranpre- ella và ca*t3ta su Paria della tal Canzo¬
fentazione di Lazzcro ricco c Lazzero na ; poiché per rivocare il popolo dalle
profane
*3 OSSERVAZIONI *4
profane Cantilene,, le perfone pie su I’a- fa dalla parte di Tramontana.su la can¬
na di quelle componevano le Laudo * tonata (che è fra le Cappcllede’Conti
Inveterato è a Firenze Tufo delle Lau Bardi e de* Duchi Salviati) fopra Ia_,
de, poiché le antichisfime Compagnie Compagnia di Loreto , & alJatoalla_#
© Confraternite ( delle quali non ne re* porta per dove fi feende a quejia dei
fta fe non alcuna in piede gjàè molti Gicsù.
,anni ) chjamavanfi de’Laudefi , da! cà- Nell’Oratorio di Orfammichele mati
far le Laude (cioè Inni c Cantici in lo- tienfi fino al dì d’oggi 1* invecchiata
de di Dio e de’ Santi ) conipode in iin- ufanza di cantarli in Mufica le Laudo #
gua volgare. Della Compagnia de’Lau* compone ne’ tempi antichi in onore di
defi di S. Maria Novellali fa menzione quella veneranda Lnaginc miracolofa
dal Boccaccio g. 7. nov. 1. parlando di Nortra Donna,
di Gjanni Lotteringhi* Di quella de* Quella medefima ufanza di recitar
Laudefidi S. Reparata fi fa ricordo iru Laudi anno ritenuta in parte le altro
un pitaffio di Sepoltura porto nel muro Confraternite venute dipoi, cantando*
più vicino al Campanile di S. Maria del ]c in qualche buona congjuntura di fpi-
Fiore nella cui fabbrica fu incorporata ritual ricreazione; ficcome veggiamo
la Chjefa antica di S. Reparata : e dice praticarli fino al dì d* oggi. Cheperò
Societnis LaudenfiumB Mari# Virginità parrebbe dir fi potette, che il Magniti-
qui congYeg'ntur in Ecclefia Sant# Riparate* co avelie comporto quelle fuc per la Co*
[Amo Domini MCCCX.demenfe’Ho^mbr. pagaia di S. Paolo nella quale egljera
Et nella ftradache tira dalla via dei- deferitto, che fi raguna di notte nello
fOriuolo alla piazza di S. M. Nuova^ hello luogo di quella del Vangejirta-#
( dove gii era 1* arco del braccio dello foprannomnata.
Spedale delle Donne) detta comune- fa ricordanza d* un Libro di Linde
irerite via delle pappe, vi èqueft’ altra antiche il Conte Federigo VbaJdmj
Intenzione di carattere antichisfimo# «elle annotazioni alle Rime ai mefs.
^ . Francefco da Barberino, ficcorru Monf.
^ f f f Leone Allacci nella prefazione a* Poeti
QV E * F \ C A S A ant chi da lui Rampati, il qual librooi-
J DE LA COMPAGNIA cono i predetti A ut >n trovarli nei la co-
DE LAVDESI DI piofisfina Libre u de l’Em. Sig. Cari*
S A N C T A MARIA jCHE Francefco Barberino .
SI RAGVNA IN* In quel mio Libro MS. doveò detto
SANCTA LIPERaTA eflfervi la Rapprefentazione di a bramo,
le quali notizie appartcogonoalla Co- <e dMfac , vifono da 27 Laude, lenza.#
pagaia, che oggi fi dice di S. Zanobi, nome degl) Autori che 1’ anno compo-
per etler quella la Compagnia de’Lau- Re ; la maggior parte delle quali trovo
defi di S. Reparata • efler di Feo Beicari, come ò nfeontra-
Nella Chjefa di 5.Croce è ancora in £0 con fa O cculta chertampò ^er Piero
piedi la Co npagnia detta delle Laude Pacini da Pefcja, intitolata Laude Pec-
( che può efferc una di quelle antiche ) <ch)e e Ngoy>e > nella quale, febben’ una-#
la quale fi raguna va prioia,dove è oggi gran parte fon d* Autori tacerci, che-#
la nobil Cappella de* Marche# Niccoli- però vien porto in bianco tl luogo dei
OÌi&oraà(uatefidcuza,fuondiChjQ- nomadi cnj le compone , dicendovi#
LAVDA
j
® S L € 1 0 N A e C f 26
lAVDA DI ; Vi fono pe¬ fole Ranze in ottava rftna, che fonapre-
rò nel retto i nomi degl; Autori loro , fe dalla Rapprefentazione d Àbramo e
i quali arrivano al numero di ventotto IfaG, dal quale ivi fon dette, qua o
Componitori di Laude, c fono ì fe- feende dai Monte, dopo rofferta dei Sa*
guenti. crifizio, da cui eglj fu liberato.
D. AVJOVP da Siena : una Lauda fola Ser FIREVZE n. 3. Laude.
che ìncomincja : Con giubbilante corei FRATESCO d’ALBlZZOn. 93. Laude,
la quale fi trova inferita nella Rappre* ERAV^^SCOMARZOCCHiVl n.2.
tentazione della Natività di Noftro Si¬ Laude.
gnore da cantarli da’Pattori : donde for¬ GHEPARDOdf ASTORE n. 3. Laude,,
fè potrebbefi cognetturare, che il mc- Maeflro GIO. BATISTA Medico della bar*
defimo fotte l’Autore di quella Rappre- ba G)udco butterato n. 2. Laude.
fentazione; fe però non vi è Rata inferi*, Suor’IERONlMA de’ MALATESTIdel¬
ta per faccenterìa di qualcu.no> non vi l’Ordine di S. t bjara n, 1 : Lauda.
avendo, come mi pare, che far niente, Mes. LI ON ARDO ir STIVI AVO Genti
maffimamente nel luogo dove è poRa luomodiVmeg)a n.3.Laude.
per doverli cantar da'Paftori * Ma quel¬ Il Mag. LOREVZO de’ME DI CI n. 9. Lau¬
ita è cofa da vederli più'per lo fottilo, de , che tono quelle > che qui con 1* altre
quatido fi dette il cafo di fopra accenna¬ fue Rime Sacre fi fono Rampate.
to , di avere a ragunar tutte le antiche LOREVZO di Tier Francefco de’ MEDICI
Rapprefentazioni in un Volume . Se- n. 1. Lauda, che è qui fra le altre di Ca-
f uitiamo il Ruolo de* Componitori di
aude, che fono in quella Raccolta del
fa Medici Rampata.
LOREVZO TORNABVOVI n, 2. Laude.
Faci ni Mona LVCREZIA de’MEDICI n. 6. Laude
M’.eflro A,VTOVIOdtGuido n. 4. Laude, polle qui dtetro a quelle dei Magnifica
$er9AHT0VI0di Mar uno VVZZl n. ». Lorenzo fuo Figijuolo.
Laude. Ser MICHELE CHELLl mutande.
ieY* AKQOVp LlOPTl n. 3. Laude. Fr. TIEROAVJOVIQ di S. Maria ‘V>y4*
MARJOLEMMEO diB, n. 5,Laude. la n.i. Lauda.
friud. BATISTA de9 MALATESTI n. u Vi ERO di Mariano VJfZzl n. 1. Laudò,
Lauda. SIMIO'V^ taLLAIO n. 6. Laude.
9ERNARD0 d’alamanno de9MEDICI n.2 ASTORI INCERTI n. 151.Lauda.
Laude, polle in qucfto volumetto E Ij è ben vero, che qutft'cdiziore,#
nell'ultimo luogo. del Paciniè molto feorretta , & avrebbe
KRV^RPO GIAMBVLLABj n. 16. bifognod'etter collazzionata con altri
Laude . efemplari, fpezialmente MS. perchè fi
FERTO delle Ee ft e n.i. Lauda. migliorerebbe affai; ficcome mièfuc-
J| B!AVCO ìniefu no n. 1 o. Laude. ceduto nella Lauda VI. di Mad. Lucrò «
Mes. CASTELLANO de3 CASTELLAVI . zia de'Medici, la quale ò riconofcjuta
n. 17. Laude. per molto mutilata in detto Libro, a
^RISTORAVO di Miniato Ottonaio n. 18* confronto di quella mede fima, ch’è nel
Laude. gjd ricordatomio Libro di Laude MS.
fEO BELCAR1 n. 120. Laude , fra le-» Che Però anche quella forta di Pcesio
quali ven'èuna che ìncomincja : Tutto avrebbe bifogtio cl’un* affezzionato Pro^
fé falce Iddio Signore eterno, e colta di due uttors della noRra lingua , e delle di
27 f 0 $ S X R z f- N i
lei antiche faittnre, iì quale ne procu¬ M a oltre a qiiefie mo!te a ftre Ope
rale una Raccolta un ivcr teli filma, col- in rima fi trovano da luicompofte, che
Jazzionata con varie copie, & arricchì- qui fi accenneranno*
Sa di notizie e d’oikrvaziòni degne da Cànoni ab,ilo.', stipati,e citati dal Vo-
farfi onore: perchè farebber, tanto la La Nenc,* età ^ deila Cru^a.
Raccolta delle Rappréfentazioni, che_> Barber ino •
delie Laude antiche, due Libri acconci!- Le Canzoni a ballo furon fatte per
, fimi da contribuir tefori per il Vocabo¬ le Magg;aiolate, che ufavanfi inque*
lario ; perchè, non citante qualch’error tempi.
popolare ( de1* quali fon pieni gl; Autori La Nencja fono ottave alla contadi-
ili mezzo frafi buon fecolo, e'] prefente) nefia, le quali vanno impreflecoti 1*lj>
fono però ripiene d’ ottimi vocabol , Beca da Dicomano , ottave di Luigi Pulci p
cipresfivi, c lignificanti, di frali noru fatte jn competenza delia Nencja io*
deprezza bili,di belle e naturali proprie¬ praddetta.
tà, di proverbi, dettati, e fèntenze* Carri e Trionfi XV. Canzoni burle<chc*
ch;are , familiari, ed utili. Rampate nel Libro dc’C*nu Cainuicja*
Ma terminiamo ormai quello difeorfo iefohi.
con la notizia luccinta degl; scrittori I Beoni * „-
deile prelenti Rime sacre. La Compagnia > Capitoli burlefchi#
Vegli Autori contenuti nella prefente del Munteli ceto ;
Quelli vanno Rampati dietro le Rime
edizione §. j.
del Burchiello con le buTchjeUefche eL*
Quattro fono gl; Autori, o scrittori, y Alamanni, chiamati dal Valori*odia
k Rune Sacre de'quali lono nltrette in di lui vita, Satire.
q^elto volumetto. Sebpid’Amóre. Ottave rime
J. 11 Magnifico LORENZO DE*ME- Libro di ({imeintitolato Tome Volgari»
jD rei il Veceh;o (detto cosi a diftinzio- Di quefli ducuta menzione/ il Poc*
fle del luò Nipote il Magnifico Lorenzo, danti e5l Valori fopraccitati (
che fu Duca d’Vrbino, e Padre della Re¬ io non ò veduto e non il primo Raì^.
gina Caterina ) notisiimo per mfigno pato in ottavo^ compoitun fua gio en-
Poeta , di cui fa ricordanza fra gl; altri tù,forfè per l‘ampre,cpme uiava in que*
Scrittori Fior entini il Pocc;a »ti,e ne feri tempi, della fua Dama, che fu chiama^»
Sre la vita Niccolò Valori. Quelli fu Pa tape no ne Lucrezia de’Donati nooi-
dre di Leon X. sommo Pontefice , e 6 Iisfima & oneftisfima Fan jUilaFioren*
gljuolo di Piero , e nipote di quel C o- tina 1
fimò cognominato per decreto pub¬ IL Mona LVCREZIA DE’MÈDICI
blico Padre della Patria. (la quale alla Lauda , che incomincia; *
Tre forte di Rime fono qui di fuo, cioè Ben y>enga Ofimna ; della edizion del Pa- '
La f{appr e fintinone di San Giovanni cini, viene chiamata ancora Mona, lu- (
^ ulo Rampata pm vo/te, de lia quale fa eresia di Piero de* Menici) fu madre-»
li ordanza nel primo e nel fecondo In¬ Oe ioprannou inato Mag. Lorenzo e i
dice della fua Dramaturgia Mons. Leo- C;u iano ino fratello; ed era delia Fa¬
jit Allacci. miglia de Fornabuoni, maritata a Pier
Qra^ionìlV. Capitoli *ì 'pritualifià^ ni t olimo p idee deua Pati ia . Di que¬
■Laude IX. CaiKuni -Ipati lita cuo.ati*fim* Mat.yn- c Poeceiu #
Madie
*9 jfi fi L C r 0 N A C C 1
Madre & A vota di Poeti, nono veduto (limo, fe non P A-o’o di L cren’ino e di'
fin’ ora altr o parto della Tua penna, che Xìjuliano Vefcovodi Bifiers,i! qual Lo¬
le VI. Laude in quello volumetto rac¬ renzo fu frate! carnale di Giovanni A vo-
colte , e polle ietro a quelle del fuo Fi¬ lode' Gran uca (olimo I.e-bifcugin»
gliolo : nella vita del quale fcrive di del prenon inato M nifico L’oreivo fa¬
lei Niccolò Valori le feguentTparole: me figliuolo di Pierfrancefco di Lorenz®
Madonna Lucre^izy della nobiljf ma fiirpe fratello di Cofimo il Vecchjo fopranno-
de' Tom ; buoni> fu digrande eloquenti, co¬ minato •
me fi ~\>ede in quella pay te delle f ìcre Stoy \z—> IV. BERNARDO d’ Alamanno de1
che ella in noflra lingua tr dufie in y>erft. Se MEDICI, di cui fono le due ultime Lau¬
quelle compofizioni fien le medefime de, non sòdi qu.l Ramo folte di quefta
delle Laude,opuredi^erfe,ancora non numerola Famiglja, nè meno in che (e~
mi e noto. colo vi'•effe Poflobendir queltoxhe'l
Offervifi di paflaggjo, che il titolo Po c danti e 1 Ferrini,t hè trattano e*r>ro
di Mona è lfc> flctìo di Madonna; accorcia- * feffo de’ ooliti Scrittori, non anno a-'uro
to prima in Monna fonde abbiamoMóna notizia fenon del primo di quelli quattro
Klonna de’ TuJci appreffo’l Bocc. g. 6. Poeti, che eh; noi conoicefte. lì porria
n. 3. J dipoi per eufonia addo ! cito iru creder per certo, che abbagljafle nel
Mona( come odefi nelle bocce dei po¬ meriggio.
polo tuttora Siore per Signore )che però ' Concludali quello difcorfocnl riti*
il Varchi hèl fine del o. della Storia, graziateli Sig.Av. Agoltino Coltellini
febbene dice chela Moglie,di laeppo eCafimiro Spigliati, per non efler’in¬
Salviatif ttemdedtfcendpnp» i rauchi di grato degl; aiuti fommir»Miratimi ; im¬
Giuliano yeraDama la più degna 9Se la più, perocché quelli mi a favorito di farcii
^e^erabil Matrona che mai perder,un tempo vedere la maggior parte delle antichi
in alcunJiCittà frritYO-Yajfe , come quella Rapprefenfazioni, cheli ritrova a èr'
che vivente nel fuo parentado contò radunare in due Tomi, equegi;.mi i
quattro Duchi, cinque Cardinali ,ur*& onorato ( oltre al poter prevalermi li¬
Regina ,e dtie Papi ; ad ogjvi modo beramente della fua còpiofà libreria" )
€h)SLm& Afona Lucrezia Saiyiati dt'Med\ct^ di predarmi in^, particùfarel, il Li¬
fecondando V ufo modeflqdi quei tem¬ bro delle Lande-yecch;e e Nuove di'
pi, il che ci vieti, con fermato da F. A rù Ser Piero Pacirti. (delle quàli nè d fatto
tonio de' Saflolini Minor Conventuale un’Indice efatViffiq o ) & quello de’Vat,’
c confelforo.df e#a nel Libro chiamato geli in Rima della Qua refi tua di m. Ca-
illuminaia- Cofcien^a, nel qpa le introdu¬ liellano de .Cailelfani da mè mai per lo
ce fui bèl principio la fua- feconda fì-r innanzi vedutot ficcome ancona mi prò
gljuola a chiamarla nellqjleftó modo ; fedo molto tenuto al Signóre Agoftino
c quelle fono le fue parole. Emendo più e Nelli per avermi fatto grazia di vede¬
fiùmefi, Tadre, chela ma cara Genitrice^, re il "ritiro"delle Canzoni a bafo dei
.Mona Lucr ^ia m'incominciò a dire &c. Mag. I-orenzo de’Metiici fopraccitaro;
) II f. LORENZO di Pkr Francesco de- e datomi la notizia de’ Canti Carnale;»
MEDICI , di fui è la Lauda : Virgo Ma¬ lefchi del medefimo, \
ire Muriti non può die.e, per quanto

*****
Lettore
1 •

LETTORE
Compatirei glj errori fcorfi, fono di principianti e Iail
smaggjor parte d’ortografia nuova, e
correggili così.

Nelle Offervazioni «a» *9- 3* Stagione


14. 41. 0 chj gagljardo
4*
«9* *3* Gjiiliano ? do. 7* giorno
37» 20. Degl) *?• 79* 6. ci cunam
20. qaetto 26. 9 4- y Per te
28. 28. * 27. 98» 3* ch/wdo
JPuccjanti
3°f 14. 29. 104. 8. nati
37* ine ornine; a 30. 107. 4* cgljc
*9. 40. incominc;è 3U ut. 6. ragjoi»
3°‘ ' 22. efler 113. f- ca^ onc
31- 127. 8. ipirto
» -ti N-Ue Rime
39■ 144. 1. facciano
7' id. u 42' 2. 3* cifpondc
*9» 2. ( Figliola 3- X. eterna
7S* i. 3- ì» 14' 7- 1. DeJli occhj
*5- 1. ’ f- eh;
^ divo
*4. 44. 1» <1. 12. 3. veggjo
9‘ 26. 3- Cavalieri 68. 3- i. Angioli
io. 29. ?• aipettav? 69. 3- 2. fciteggjando
30. 3* aveflì 71» 3* 5* fedele
39* y {alvo 74- 2. ?• gjocondi
*4* 44. s* pretto 3- 3- gl; Apoltoli
46. ruggine
7* 76, d. 3» Gjuda
«5* 49. d* cagìop 7- d. c iija.n.ri
7* c; abbi ^0. 4* 7* foggjorni
8(5. 5** 4* Giovanni d* * jNotthjer
commuovere J <•« i|
*7* S<*
1 A

RAPPRESENTAZIONE
D 2
SAN GIOVANNI E PAVL0
\

CompolU
tEL MAGNIFICO

*AYIUNMO, Pjg MfcSJGJ


t V

PROEMIO
Della Rapp,'efentaz ione di San Giovanni e Paulo
tied'£d>zione di Ser Fiancefso Buonaccorji,
V.

M olti Amici fitibundi di leggere compofizioni,ch®


fcrivono parole di Dio benedicto^flendo di Dio
Tic come è fcritto : Chi e di*Dio non invito ode lefueparole »
Con ogni dunche (tudio, diligenzia, e graziaorandomi*
che dia loro opportunità di fruire^quelloche'lnoftro Ma
gnifico LAVRENZIQ DE’ MEDICI in Rima egre-
gja à cattolicamente fcritta ah Agnetis Jeettndo \ cioè *
cominciando da’ miraeuli di Santa A^nefa, come fanò
dalla lebbra Cónftanza Figliuola del vlagno Conftanti-
no ; feguitando la vittoria dello Arenilo Gallicano, la_»
fua convezione ; la morte d’erto Magno Conftantino ;
la fuccertìone del peJljmo Conftanzdo Arriano ; la elez-
zionediluliano Apoftata; e’I martirio de’nobili Cava¬
lieri di Grido Giovanni e Paulo. Vltimo Uco-fiì vitupe-
rofa morte del dannato Apoflata Iuliano. Onde volen¬
do a ognuno in Grillo gratificare, ò fatto fidelmente tut¬
to i npri nere. Innanzi a ogni cofa pregandovi ; che fe
errore alcuno trovate nella iimpreiTa opera, quello noru
mfcriviatealleoccupazioni del noftro Magnifico LAV-
RENZIO : Sedindubitatamente lo imputate allo Impref-
fore,* perocché chj èfolerte, che fignifica inomnirc^j
prudente, in neflfuno tempo è occupato : ma occupato è
-fempre chj nonn’ è folerte; cjoè accorto, diligente,
& in ogni azzione refoluto. Mai è meno negoziato, che
quando è ianza occupazioni terreni#
y

5
issa
INCOMINCIA

. L c^

RAPPRESENTAZIONE
DI SÀN GIOVANNI E PAVLO

1LENZ10, orvoi che Angelo ri»


„„ ■ r nunzi» e dice
ragunatt fu • :
Vot 'Vedrete una ifoda.
nuova e faina.
Din. erf cofe, e devote^
vedrete,
£[empii di fortuna va'*
ria tanta
Sanzj tumuho fen le 'veci chete ,
APaf/imamente poi quando fi canta,'
A noi fatica, a 'voi el piacer re(la ,
Perl nona gitafìate cjuefa Ftjìa.
% Santa Coftanza dalla lebbra monda
Con devozjon 'vedrete convertire >
IN ella battaglia molto furibonda
Gente 'vedrete prendere e morire »
Mutai lo Imperio la'volta feconda /
£ di Gjo'vannt e Paulo il martire >•
£ voi morir l appofleta Gjultanoy
Per larvendetta del[angue enfiano,
Ai La
4 RIME SACRE DEL MAG;
La Compagni* del noftro San Giovanni
Fa quefa Fejia > efiat» par g\<njanetti,
r
Però feufàte e nojlri teneri anni ,
Senjerfi nonfon buoni, o^vver ben detti /
9Nè fanno de Signor rvefire e panni >
O rvecchj, o donne, efprimer fancjulletti ;
Puramente faremo, e con «more a
Primo Par* Sopportate l'età di qualche errore.
tediS.Agne Forfè tacendo eirver farei più faggjo, #
& MO Che dicendolo a rvoi parer bugiardo :
Ada offendo parenti > e d’anlegnaggjo9
fpon arò nel parlar quefio riguardo /
Perche ,fi pur parlando in errore aggjo9
TPon erro /quandoin 'vifoben riguardo
Sjhtefta conittnzjon di (angue fretta t
Fa thè tra noi ogni cofa e ben detta.
Elcafò, che narrar 'zà rvogljo, equefio: 5
In quefa ultima notte eh’e fuggita
io non dermico,e non ero ben defio à
Lafanta <vergtn mortami apparita
Jgnefa, che mori, oggi el dìfefto «
Lieta, di'vota, e di bianco 'vefitta <,
Con teiera un’umil candido agnello,
E di molte altre rvergini un drappello i
E confolando con dolce parole
El dolor noftro di fua morte f,anta , v

Diceva,: el torto aa/ete, fe rvi duole


Ch'io fa rvernta a fona talee tanta /
Fuor dell'ombra del Mondo or <veggo,el Sole t
E Cento el coro angelico che canta/
Però ponete fin cari parenti,
Se ancor me amate f al dolor'e’lamenti,
LORENZO DE* MEDICI 9
iS Co f'fonm’àdiquefa infermitàguarita Rifpond^
Coftanza,
sta n- Medico alcun > ma la eli vtna cura .
za Jomen andate devota e contrita
D’Acnefa a quella /anta fefaltura v
Feci orazjon, la qualfu in Cielo udita ;
Poi dormi i poi defami netta e pura :
Feci aliar voto, 0 caro Padre mio,
CbeH mio Spofi e’I tuo Genero fa Dio l
2 + Co- Grande e mirabtlcofa certo è quejla: Rifpsnde U
stan- Chj l'à fatta non so, ne'lfaper m'va » Padre.

TINO E afa fi fan a la mia figl)a refa ,


Sia chj fi <vuol s quefa è futa granpruova.
Sù rallegri auct tutti, e facctamfefìa :
O Scalco sù da far collezjyon nuova s
Fate cheprefto qui mi vengh’tnnanzi
buffoni e Cantator, eh) fùom e danzi •
% 5 Cai- lo fm tornato a te dtuo Augufo y Torna
liCA- E non sù come, tra tanti pertglj : quefta alle¬
grezza Galli
NO Ofoggjcgato elfer popolrobufìos cano di Per-
5Y e credo contro a te più arme pigi) : fia con vit¬
Per tutta Perfa el tuo feettro alto egjufo toria e dice*
€h’etenuto:ediJangue vermiglj
Fe*con la fpada e fumi correr tinti,
E’fon per fempremat domati e vinti :
l<5 fraferro efuoco, tra feriti e morti,
Con lafpada abbi am cerco la vittoria
lo e’tuoi Caualtert audaci eforti :
T>i noi nel Mondafa fempre memoria.
lo si ben, che tu fai quanto t’importi
Quefta cofa al tuo Stato calla Gloria y

,
Che s’eliandava per un’altro verfo,
Eri1 il nome Romano e’I Regno perfi.
Bendi
i.

io RIME SAGRE DEL MAGI


Benché la Glori a, e'I fer'vir Signor degno 2J
Al cuor gentil debbe ejfèr gran mercede y
Pu r lafatica, l’animo, e l'ingegno,
AncorAito mi tacesfi, premio chiede :
Se mi dai la metà di q uèfio Regno,
2\Toa credo mi pagasfiper mia fede :
Ma mmor cofa mi paga a bafianza ,
Se arò per Spofa > tuafiglja Confìanza .
Kilpendo "Benfia alenato elmiógranCapitano >• af}
Augnilo, st an- Ben 'venga la baldanza dei mio Impero $
cioè Conftà-
two. Tino Ben aienga el degno e fido Gallicano ,
Domaor dePfuberbo popolfet o ;
'Ben fia tornata la mia defira mano ,
£ quel. nella cui forzjt e 'virtù Spero s
Ben 'venga q uel, che mentre in anta dura }
I£ Imperio nofiro eia A Iona e ficura .
Ogn’opera e fatica afpetta merto e
E'tuoi 'meriti meco fono affiti >
E fi afipettaut el premio fujfie offerto,
Io non ti arei pomo pagar mai :
Darti mia figlia,gran cofia è per certo,"
E quanto io l'amo, Galhean, tu il fai s
Gran cofia è certo un pio paterno amore „
Mail tuo merito evince y^pe maggiore.
Se tu non fusftfiei non [aria fìglja 3o
D’imperadore el qual comanda a l Mondo è
Peros' altri ri auesfi mara'vigfa ,
E mi biasma » con quefloglf rtfpondo :
Credo che lei, e tutta mia famifij a ,
E'I popol tutto ne farà giocondo $
Et io di quefìo aro letizia e glo ria
%[ontaenchjoabbi dellagran vittoria.
LORENZO DE' MEDICI «i
jf in qui[io punte ir n, ogljo, o Galbe ano ,
A dir qualcofa a miafiglja Confi anzj i
Tornerò refiuto a mano a mano :
in tanto non rtficrefia qui la fianzA.
C ignorante capo ! O ingegno 'vano !
O [uperbia inaudita ! O arroganza ! Mentre che
vi dice »
E cosM’auer 'vinto m'e mole(io.
Se la ‘"Vittoria arrecafico que(lo , „
32 Che farò ? Darò io ad Un[aggetto
La bella figlja mia, che m'esicara i
S’io non la db ; in gran periceimetto
Lo Stato. Echje quelche ci riparai
Mfiro a me ! *Non c'è boccon del netto ?
Tanto fortuna è de firn beni a'iara.
òpcjfio eh) chjama Conftantin felice,
Sta meglfi affai eh me, e’I <ver non dice
33 io rinvengo a'vede> diletta Figlja Poiché C piu
Conglj occhj, come rin. egeo mi cuore. to a Coftaa-
Co- O Pad)e io rveggo m mczzP al e tue ctglja za dice >

STAN- V-n fegno, che mi dice eh ai dolore,


1A Che mi dà di[piacere e mara'ztglja :
O Pad’ e dolce, fi mi porti amore,
Dimmi eh’’e la cagjon di cjuefio tedio f
E sfio et pofio fare alcun rimedio.
34 Dimmelo , o Padre ,fimzjt alcun riguardo$
io fon tua figlja per darti dolcezza i
E però dopo Dio a te [olguardo,
Pur ch’iotipoffa dar qualche allegrezza •
Co - lofimo a dirti cjuefia cvfa tardo ,*
stan- Pietà mi muo<vedella mia njecchfizza»
TINo E del tuo corpog)o<v enil, che [ano
E'fattoì aecficchèilchjegga Gallicano.
0 Padre
ri RIME SACRE DEL MAC.
Co- 0 Padre ,deh pon freno al tuo dolore >
stan- Intendo quel che tu vuoi dire a punto.
tA El magno Dio, eh c liberal Signore,
5Yo» fràngerà la grazia a quefìo punto.
Io veggo., onde ti vie» tal pena al cuore :
Se dai a Galltcan quel, ch'à prefumo
Offendi te e me i e s io noi piglio
Per mio Manto, el Regno è in gran periglio.
Quando 7 partito diogni parte punga ,
jtdè fiala cofa benfecura e netta ,
Io ò feritito dir che'l Savio allunga,
E dà buone parole, e tempo afpetta :
'PenchPl mioingegno molto in sit non giunga >
Padre, iodirei » che tu màgij prometta j
D'Asficurarlo ben fa ogni pruova,
E poi lo manda in quejìaimprefa nuova.
2Benché forfè to parrò prefimtuo fa,
Fanciulla, donna, e tuafigl) a ^ fèto
Tt configli asf m quella eh'e mia cofa.
Prudente, e fperto, e vecchjo Padre mio :
Tu gl) può'dir quant’è pencolofa
Laguerratn Dacia ; e che ognifuo difio
Vuoi fare ; e perchè creda non lo inganni
„ Per fteurtà dà Paulo e Giovanni :
Quefìi fatichi meni, accjocche intenda
Ch’io farò donna fra, dappoi ih"e' vuole ;
E d’altra parte indietro lui ti renda
Attica Artemia fue care fìgljuole,
In quefìaguerra vifarà faccenda
E'itempo molte cofe acconciar fuole,
Costan Figlia e' mi piace affai quel che m’at detto ;
—- Sonitelo } e prejìo il memi m effetto.
LtudafO
• LORENZO DE* MEDICI *
7 SeCON Non dir più là : tu rn ai tratto di bocca Secondo Pa¬
rente di San
do Quei che*vole<vo dir, ma con paura ,• ta À«nefa *
Temendo di non dir qual cofafificca :
Ancor a me, fendo allafpostura,
Per guardar che da altri non fa tocca,
Apparare quefia or ergi rifanta e pura,
Conl’agnel, colle •■vergine arentara >
Cos'ila aridi come fusfi ariosa.
8 Ter- E'non ficrederrà, e pure è oserà >
io lo la avidi anche, e finti’ quel ihe di(fi ; TerzioParc
te di S.Agp.e.
l'non dico dormendo, 0 col penfiero, fa*
Ma tenendo le luci aperte e fife : • /
l’comincjai, e non fornì’ l’intero /
O aserginfanta e beila : allor fimtfie
In asta, per ritornarfi al Regnofianto s
lo refiai fiolo e lieto in dolce pianto.
2 Primo “Benché a fimilfallaci asifìone HI Primo Pa
Cfy non è molto fianto non de credere y renteun di¬
tta volta 4
Chefpejjo fin del Diauol tentazione >
Quefia potrebbe pur da Dio procedere,
Effindo ella apparita a più perfine :
Dobbiam Dio ringraziare, e merzfè chiedere,
E rallegrarci di quefia beata ;
Che abbiamo in Paradifo una aosasocata.
je Co- MiCera a me, che mi gioiva efièrfiglja
ST an- Di eh) regge egoverna il Mondo tutto >
ZA Aver d’anelile e fier ut affai famigl) a,
Ricchezza, egjouentù s non mi fa frutto
E’onor, l’efjere amata a marauiglja,
Se l <or*>ogfivewl di lebbra e brutto ;
Non dado al Padre mio Nipoti 0 Genero,
Sendo tutto ulcerato il corpo tenero.
A3 Me-
RIME SACRE DEL MAC,
J\4egl]'exfi che quefi' anima dolente i\
5Y el colpo mio non fttsfi mai nutrita /
E fi pur v' è venuta 3 probamente
ella rata puma etàfits fifuggita :
Piu dolce è una morte <■veramente,
Che morire ad ogrì ora in quefiarvita,
E dare al vecchjo Padre unfol tormento,
Che ‘-vivendo cosi dargliene cento.
,r r SnR- 'BencW io profuma troppo, o fia importuno , f^
vn temo eh , 1 J
Conitanza . Vo Madonna, pur a'irò quel che m’occorre :
Quando un mafie fenzjt rimedio alcuno,
A cofé nuove e frane altri ricorre e
Adedicina, fatica, o uom nefuro,
Poiché non può da te quefìo mal torre s
Tentar nuovi rimedi è 'l parer mioy
Che done l’arte manca, abbonda Dio .
Th fenìito dir da piupe- f ne,
Chi Agnefa, la qual fa m sr drizzata t '
A ’ Parenti è venuta in vi fièno ,
E credefi per q ite fio fia beata:
Jo proverrei a ir con de vozjone
L à dotte que fi a $ anta è frtte nata ;
Raccomandati a lei con unni voce :
E' non è mal tentar quei chi non nuoce.
Co- P ò già fatte tante cofètn vano y 1$
st\n- Che que (li pochi Pasfi ancor vb fpende» e

ZA Se’l corpo mio àebbe di ventar fatto,


Quefìa è poca faticai io la vò prendere :
E forfil' andar mio non farà vano >•
C]d finto in devozione il cuore accendere >
Gjà mi Pred’ce la (alate mia :
Orsù andtam con poca compagnia
O Vergi»
-LORE-NZO DE; M'EDLGb
0 Vergai Santa, d'ogm pompa e fajlo
7
Il • -t > v ••
ore né e gni
tu alla feool*
uremica, e piena delio apw di pio y x

tura di òan-
Pi. ’ meni dello [parfa [angue caffo 5 ta Agile fa
dice.
7 i prego a ohigl) ocih) al mio de[o t ,
Abbi pietà del tener corpoguajltfj
Abbi pietà del rvecchjo Padre mio y
IkmlrìQ nel mirti, o Vergiti benedetta >
Rendimi, alrvecch)o Padre fana e netta.
Il s. Acni-Rallegrati [gititela benedetta} Àddormen-
«a Dio à udito la tua crazione, ‘ràfi ; e Santa
Et efatidita, è7/ futa accetta, A me fa lo
viene in vi¬
E'euh’clla u fetida rvera de voztone » none diceiv
/ ['libera fatta monda e netta, -> do.
fetidi a Dio grazie. che tu n'ai cagione y
E per (tuefio mtrabd bene[zio
Am • Dtofampre (far abbi tri odioelmizio.
Co- Egl) èpur <vero . Appena creder pofjo a Si della e di-»
stan_ ,£ <t eggo, e tocco, e/ w/o corpo effer mondo y ce»

2A E uggito è tutto cimai che a~vervo addofjo ;


Scn netta ■> come il d'i, ch’io evenni al Mondo.
O mirabile Dio [onde fè’mofjb
Afami grazia ? far io con che rifa ondo?
SVo» mia bontà, o metti mia, preteritila
Ma mojfo an tua pietà d'Agnefaa e meriti •
D'odor fuaare di fata evita capa , ,. %,« r><-
Come incenfo fall nel tuo confitto y
Ond’io ychefan così fana rimafìa ,
. Eo evoto at'e^o Iesù benedetto,
Cfe mentri ejuefìa brieeve evita hafia ,
Caftp e mondo rifarbo epuefìo petto y
£ 7 corpo che difuor’or mondofinto y
,
€on la tuagrazia ancor [a mondo drento.
'■ A4 .bìlettì. * j.
9 RIME SACRE DEL MAG.
E voltai a-# Diletti mici) cjttejìe membra cedete,
quegli che^»
fono (èco di Che d monde la fuprema medicina /
ce. Jnfìeme meco grazie a Dio rendete
Dell’’ammirabilfua pietà drvma ;
Simili frutti con dolcezza miete,
Colui chenel timor di Dio cammina :
Torniamo a caft pur laudando Dio
A dar quefi'allegrezza al Padre mio.
Mentre
O Dio el anal non lafci defunto
và a cafiu,.
Della tua grazia ancorglj umani ecceffì !
E chj arebbe pero mai creduto,
Che d'una lebbra tanti ben nafcesfi ?
Cosi utile e fano e'I mio mal futa s
Conuìcn che' miei dolor dolcj or confésf.
O fanta infermità, per mio ben nata,
Ch'ai mondo il corpo, e l’anima purgata!
E giunta al Ecco la fìgljattia ,che lebbrofa era,
Faàre dice.
Che toma a te col corpo bello e netto ,
Sana di fanitàperfètta e 'vera >
Perocché à /ano e'I. corpoe l’intelletto,
Ttoppo fon lieta : e la letizia intera,
O dolce Padre, uien per tuo rifpetto i
Perocché Dio mirabilmente fpoglja
Aie dalla lebbra, e té da tanta doglja.
Rlfponde* 3 Co- Iofinto ) figlja mia, tanta dolcezza,
Padre.
stan- Ch'e’pare elgaudto cjuafi fuor trabocchis
Tino *Idé pojfo far che per la tenerezza
9'don 'verfi un dolce piantogjù daglj occhj
Dolce fperanzjt della mia <vec chfizz* >
Creder noi poffò infìn ch’io non ti tocchi.
E dicendo Egli é pur evere. O gran cofa inaudita !
così gli toc¬ Aia dimmi, fglj * mia} chj t’àguarita ?
ca la oiaao*
10RENZ0 DE» MEDICI
Laudatofa colui che tn tefftra Da sè mètro,
che torna da
‘Bontà} prudenzia, amor yfigliuola pia :■ Gallicano#
Io bgjà pofioe la paura e l’ira /
£ cori Gallican contentofia :
Jjonor fia faluo, el qual drittofi tir4
Ogn’altra cofa yfibben cara fta :
Pajfato quefio tempo, e quel perigljo,
Vedrem poi quel che fia mtgljor configgo «
Io torno a tè con più letizjaindrieto E giunto a-i
fucina»
Ch’io non andai :e Confianzjt conjente
Efiftr tua donna. lofin tanto piu lieto
Quanto piu dubito avevo nella mente #
Parcua volta ad un viver quieto,
Sanza marito, o pratica di gente,
Mirabilmente di quelfuo mal monda ,
Bella confinte in tè fana e gioconda.
Direi facciam le nozze quejìogjorno ,
£ rallegriam con effe q itefta T erra f
Mafi ti par,facciam qualchefiggjomo ,
Che tu fai ben quanto oi ftnnge e fina
Daciarebelle, qual ci cigne intorno t
E non è ben accozzar nozze eguerra:
Ma dopo la -vittoria ,fi ti piace ,
Fàrem le nozze più contenti in pace.
So ben ch’ai di Coflanza defiderio y i
Ma più del tuo onere y e del mio Stato,
atnzj del tuo ,-che tuo è quefto Imperio,
Perche la tua -virtù l’à confirvato : .
Perfide, Gallican, ch’io dica il vero,
Giovanni caro amè, Paulo amato r
Jeco menai t e fuurta ften quefti s
db (ernia, Amicamo, qui m^orefii.
>4 RIMESAGRE DEL MAO.
Tu Udrai Padre a’dm diletti miei e
Cofanzjt Madre alle Figliuole tue,
E non Matrigna : e sia certo che lei
Le tratterà -, ficcome fasfìn fue :
lo faro nellaiuto delti Dei,
Ma molto più nella tua gran 'virtue, ■
Che contro a’Duci arem f.vittoria prejìt >
Cofìatiz.a e tua, allorfarem lafefia.
Gal- Si efan a cofano d'uo Imperadore,
iica- Bramali mio cuor guantofarti contenta,
NO Conferivate il tuo Stato, e’I mio onore j
Confi anta fanta tjuefìo m'e tormento.
Jofaro tornar prò Ho -vincitore ;
Sù che fa prefìo cjue(lofuoco fpento :
Pfouerràcon fio danno il popol frano
La fata e la rvirtù di tjuefta mano. )
* f>
Sbando una imprefaàm s'e gra-ve pengljo, 45
Sion metter tempo nella effedizione',
Penfatacon maturo, e buon confìgljo ,
Vnolea-ver preda poi l’efeguzjone :
Però (anta Ptundufael cam ain pigljo j
Arò Paulo e Gjo^vanni m dilezione ,
Come frateglj o figli tuttavia$
E raccomando a te Confianta mia.
O fidato AkjJ'mdro prefto andrai $
Attica, Artemia, fa fien qui preferiti.
E tu Anton tro-va danari afai,
E prefìofbaccja tutte le mie geni i.
O forti Ca^valier,che meco mai
Sion fufi rvtnti, o Caualier potenti, i
Si utritt nella tubine delferro ,
Slot 'vinceremoancor ; sò ch'io non etto.
NDt
tÒRESfZÒ DE’ MEDICI f|
J\Tonpojfo dirti con afe)atte ctglje , Poiché Tono
gjunte le Fi¬
Quel dito'vorrei delle dola Figliole f
gliuole dice
lo tele lafijo, accjocche fien tue fìgljefi a Convinti*
Fortuna nella guerra poter fuolt : 00»

10 v'o di lungi moire e molte mtglje


Fra gente che ancor‘ ella vincer 'vuole 1
bench’io fpert tornar 'Vittorioso,
L’andare è certo, e'I tornar' e dubbio(ó
F rvoi Ftgljuole mie ( dappotch e'pi are % Voltatoli al
le Figljuol^
Chi' vada in ejuefta impi eia al imo Signore } dice»
Pregate Giove, che vittoria o pace
Riporu fono y e torni con onore :
Se là refi a il mio corno, e morto g]act%
11 Padre v ofirofia lo Imperadore ;
* Per lm i metro voìentier landra e
Cojìanzamradavoi fìa riverita.
VNA Quando penfcm, Padre noflro di lette t Vna deliba
Figliuole di
Cheforfè non ti rtvedrem mai piue y Gallicano#
C uovi on glj oerhj di piantoci tri(lo petto:
£ dove lafci le Figljuole ue f
G a mille e mille volte ò maladetto
L'arme t la guerra, e eh) cagion nefue,
"Becche un buon Padree degno ci abbi noflro f
Pur noi vorremmo el dolce Padre noflro . L’Altra Fi¬
t AL¬ Alto e degno Signor y deb perche ^vuoiy gliuola a Co*
ftantino
TRA Che noi rejttam quafi orfane e pupille ?
filarma in quefa tmprefa ,/£ tu puoi s
£1 Padre noflro i de9 [noi Par cy e mille ;
Ma altro Padre più non abbia m noi ;
Contentaci che puoi j feci tranquille.
Costa» ^ 5 voto piangete ; eM'offra 6 alìtcano
x 1 ornerà f refio con njttoua^e fino
ioidi-'
^ ?» MME SACRE mi MAC
'SI volta a_j Gal- lo vòbacfarti tipi}Signorfvranoy
Con itan uno
c dice uc a- Prima eh’ io pana mie Eiglje il n/otto
No E credi che 7 fede l tuo Gallicano
Giovanni e Paul tuo offerita molto ;
L’uno alla defra, alla finifra mano
L'alno terrò, perchè non mifa tolto y
Se futi alcuna loro ingiuria o torto }
Tu puoi dir certo Gallicano e morto ,
fe voltatofì' Su Cavaliere cotti e neri dal Sole ,
a? Cavalieri'
dice
5 Dal Sol di Perfa, ch'c così fervente)
*Deero quefta Elnofro Jmperador prosar ci 'vuole
fa iacrìftcioia
qualche luogo Tra’ghjaeo e nette di Dacia al preferite:
dove non fiij La virtù e’l caldo e l freddo vincer fitolej
veauto al trini è
ti» dipoi fi par¬ Perigljo j morte al fin fima niente;
te con io eterei
to^e ne va alia Ma facci am prima facnfcjo a Marte>
imprefa di Da¬ Chefnzji Dio vai poco, oforzjt }o arte. *
cia. ,
Coftanza ad Co- O care mie Sorelle in Dio dilette,
Artica & Ar. stan- O buon a Artemia, o dolce Attica mìa ,
temia, qual*
tei converte. ZA E credo, il vofro Padre mi vi dette •
5Vfl» fol perfede ,o per mia compagnia fi
Ada accjocchc fané, liete, e benedette,
Vi renda a Itttrfuando tornatefa f
5V6’ xy fowf far poffd aueft' io,
Se prima fante non virendo a Dio,
C care e dolci Sorel le ftppiate,
Cfcf cjuefo corpo dt lebbraera brutto fi
E cjuefe membra fon monde e purgate
Dalli autor de’ben Dioichefati tutte:
ai lui botai la mia vergmtatt y
finchefa il corpo da morte defrutto ,
£> fèrvir voglio a lui con tutto eIcore /
e parfatica a ehj à vero amore
it
LORENZO DE' MEDICI *7
E ruoi conforto con lo e[èmpio mio,
Che qiiefla njita, eh’è brie<ve e fallace, /
Doniate liete di buon cuore a D:o
Fuggendo quel che al Mende cieco piace:
Se volterete a lu ogni di(ìo,
direte in quefìa natta mera pace*
Grazia d’arver centra l Deman -vittoria 9
E poi ned’altra nuta eterna gloria.
V Arte Madonna mia, io non su come ai fatto j
MIA Perle vai ole fante, quali ai detto 9
Jo fèmori cuor giaciuto liquefatto,
Jrder d’amor di Dio elmergin petto :
E mi fenti emmuomere ad un tratto,
Come parlando apnjh l’intelletto :
Di ìtoinnamorata yfòn difpojìa
Seguir la fanta -via, che m ai propofla.
j7 Atti Et io, Madonna, ù poflo un’odio al Mondo ,
ca Gjà come fuffì un capitai nemico : „
Prometto a Dio flr-vare’lcorpo mondo :
Con la bocca e col cuor q uèfio n duo.
Con- Sia benedetto l’alto Dio fecondo y
STAN- Et io in nome fuo <ujì benedico :
ZA Or fam were forelle alparer mio ?
Orsù laudiamoli noflro Padre Dio.
58 Co, J- A Tèfa laude, 0 Carità perfetta,
A R | Ch’aipien di carnate’l noflro cuore : Cantano tue
te tre in¬
At.J JJ amor, che cjuefli dolci prseghi getta y fume «
Pervenga a*tuoi orecch]y opio Signore : N
£hefìi tre corpi verginali accetta,
JE gl) conferva fempre nel tuo amore ;

,
Della l^ergtnegjdPinnamoraci /
fóce vi y 0 Spofo no (irò i petti cajìi.
B 0 forti
18 RIME SACRE DEL MA%.
Conclóne di Gal- 0 forti Cava Iter, nel padfgljone
Gallicano a’
Soldati. ito A- El Capitan delle efer grave e tardo à
no Adacquando è del combatter laflacone
Santa paura faforte e gagliardo :
Colui 5 che la vittoria fpropone
\Non fima fp'ade y (asf5 lance 5 o dardo9
*Arrota fi co Là è il nimico >è gja paura mofra :
li nimici: è rIÌ Su dianci drento ; la rvittoria c nofra. *
rotto tutto
Pefèrcito, e Or eccola rvittoria ch'io riporto !
re flato folo Ecco lo Stato dello fmperadore !
con Giovan¬
Lajfo meglio era a me y eh*io fusf morto
ni e Paulo *
dice • In Perfalche morivo con onore :
Ma la Fortunamfà campato atortoy
Aec]occh'io vegga tanto mio dolore :
Almanco fufs'io morto equefio giorno;
Che non sb come a Cofìantin ritorno #
Ciò- Quando Fortuna le cofe attrarr fa
vanni Si ^vuol reputar fempre chef a bene :
Se tu ai oggi la tua Gente per fa y
Ringrazia Dio , thè eque fio da lui viene,
Con vincerà g]ammai laG nte avvetpt
Chi contro a se vittoria non ottiene $
Cè -vincer'altri ad alcuno e conceffo y
Se (quello tal non sà vincer fe ftefjo .
Forfè dà Dio a equefio oggi condótto,
Perchè tè fejfo riconofeer voglja s
E fe l'altrui efretto ai gj a rotto,
Santa Dio non fi volge m ramo fòfja
Quel che può l'uom da se mortai corrotto
Altro non e yfe non peccato e d glja :
Rtconoi
In Dio
LORENZO DE* MEDICI 19
PaV- INon creder che la tua nt; ir tute e gloriay
io I a lu z fortezza e ingegno 5 0 Gallicano y
T'arnia cori tanto onor dato '-vittoria j
Dio à mejjo ti poter nella tua mano :
Perche n a ~ue~ui troppo fu mo e boria y
jDio dà tolto fonare a mano a mano s
Per mofrate alle tue gonfiate rvoglje y
Che lui è quel cheH *vincer dà e toglie.
A4a fe tu <~uuoi fafotil quejla rotta y
Ritorna a Dio, al dolce Dio lefue ;
Ulàol di Adatte > eh'e c.oja corrotta y
Ferma ti penfier non adorar mai pine:
Poi vedrai mo<va Gente qui condot ta
in numer grande 5 e ài maggjor ^virine :
Vmiha te a lesu alto e forte,
Che lui se umilio fino alla mo«te #
6% Gai- lo non so come a le sii fa accetto,
iicA- Se a lui me umilio > come m è propofo ;
NO Che da necesfità paio con fretto,
Per q uè fio mtfer fato in che m à Pofo :
Po frutto alcun Crifian chià detto, >
Che Dio ama coluiy quale e difppjìo
Darg[\ el cor lietamente e ^z oluntarin y
JLa mia mi feria in me mnfrael contrai io *
€* Gio- In ogni luogo e tempo accetta Dio
VANNI IN ella fu a «r tgna cjafctmo Operaio /
£’l Padre'di famgljadffre e pio
Aghi) njten tardi ancor dà. 7 [tip danaio :
Da pire intero a lutei tuo dìfpf
Pot cento rtiorrat per <vno fato :
lnfnorchjatì a f)w col corpo e core ,
& lui ti renderà Gente ^ onore.
V.. v;' V< ' * l v '* ‘ "'OMàgM
20 RIME SAGRE DEL MÀG.'
S’ in gin oc* Gal- 0 magno Dio j ornai la tua potenzia
chjae dice.
lica- Adoro 5 e me vn -vii ver min confejjo ,
NO Se piace alla tua gran magntfcenzja,
Fa che evincer mi fia oggi conceffo :
Senon ti piace, io arò pazienza a s
Celtico arbitrio, Dio ^ mi fon rimeffo9
Difpofìo e fermo non adorar piuè
Altro che tc, dolce Signor lefite.
Inginocchja- Gio- O Dio, che defi a Iefue l'ardire,
ti che fono vanni £ grazia ancor che’l Sol fermato fa ,
tutti a tré
E (hefacesf mille un fol fuggire,
£ decimila due r acci aspri via }
£ che facefi della fomba ufcire
El fatai fifa, thè ammazzo Gotta >•
Comedi or fòrza-egràzjàaquefa mina
Del tifo umiliato Gallicano.
Va’ Angelo AngeO ttmil Gallicane, el cor contrite
apparifce l_, ._ A Dio e facci feto accetto molto $
Gallicano co
tina Crocea E però à li umil tuo' prkghi udito r
in coilo e di* Et è Vietofo dittodtfoor volto:
re •
di buon core in quella tm:- efa ardito p
Che’l Regno fa al Rè nimico tolto :
Dar attigrande e ferrico e gagliardo ; •
La Croce fa per pmpre’l tuo fendendo*
dljalnerra" Quefonon meritai:a elcuor fuperbo
lica- Di Gallicano, e la mia rvanagloria :
no Turni ai dato fperanta nel tuo verbo,
O ndio veggo già certa la vittoria.
O Dio, lamiafncera fe ti ferbo,
Sattzjt farptùde’falf Deimemoria.
Jt4a quefta nuova Gente onde ora viene ?
Solo da Dio autor d’ogni mio bene.
0 Cento
LORENZO DE' MEDICI 21
0 Gente feroci sfme e gagliarde. E voJtatofi a
quun Joiu.t-
Prefio mettiamo alia Citta /’affidi 0 s ti venuti mi¬
Prefìo portate fìen cjui le bombarde, rabilmente ,
dice*
( Dio è < on noi : e’non arati rimedio )
Pafavolante, archibuf, e fpmgarde >
Acciocché non ci tenghm troppo a tedio /
Fafané, e G uaftator, la Terra è 'vinta y
Jd e può foccorfo aver dal Campo cinta,
Fate e graticci, e’ripari ordinate
7a
Per le bombarde y e’ponti ferì ben forti s
£y Pombardierfecmiconferivate,
Che dalle artiglierie non 'vi feti morti :
£ voi, 0 Cavalieri, armati fitate
A far la fona -vigilanti accorti y
Che’l penfer venga aglj affé diati meno,
E le bombarde inchiodate non fieno .
73 Tu G fi-vanni provvedi a frame e paglja »
Sicché l Campo non abbi careftìa s
Venga pan fatto (èf ogni -vettovaglia y
£ Paul fara tecoin compagnia :
Fate far fate, onde la Gente fàglja >
Quando della battaglia tempo fa
Cjafun fa pronto a far la fan faccenda y
Sol Gallican tutte le cofè intenda.
74 Fate tutu e Trombetti ragunare
Subito-, fateti conjuetobando.
Che la battaglia io vorrò prefto darey
tdE feretto fa in punto al mio comando :
Ch] farai primo alle mura a montare ,
Ad1 Ile ducati per premio gl] mando ;
Cinquecento, e poi cento, all'altra coppia ;
£ la condotta a tutti fi raddoppia.
n parte
22 RIME SACRE DEL MAG.
Trom Da parte dello infitto Capitano
Mtto Sifa intendere a que:'che intorno stanno >
Se non fida la Terra a mano a mano
Al Campo5farà data a faecomanno y
iYtf fa pinofio poi più Gallicano >
E eh] ara poi il male 5 abbiafui danno.
? Fallì la bat
tagjja, e pi¬
Aprimi Montator dare è contento
gliano il Ré. Per gradi 5 mille 5 cinquecento, e cento *
FI Re prefo Re Ch) confida ne Regni e negl) Stati y
dice.
£ [prezza con fuperbta glj alti Dei,
La Cm dm preda y e me legato or guati}
E prenda efemplo da miei cafi rei.
O Figi], ecco tRe ami ch'io <~v'q dati y
Ecco l'eredita de*Padri miei j
Voi e me Usfiavvolge una catena s
Con l'altra preda el Vincttor ci mena.
E voltatola E tu j nelle cui man Fortuna a dato
Gallicano,di La *"vita nostra (d/ ogni notti a fòrte ,
ce.
Tastiti attenni njinto e fultugato >
Arfa la Terra, uccifo el pepo! forte :
E non rvoler che Vtccbjoio fa campato
Per vteder poi de’miei Figljuol la morte:
per'vincer fi <vuol fare ogni potenzia e
Ada dopo La nvittoria ufar clemenzja.
lo Su, che fe’magnanimo e gentile e
E in cor gentil so pur pietà (ìgenera :
Se non ti muo've l’età miafenile,
Muo-vati la innocenzja, e /’ età tenera :
Uccidere un legato è cofa 'Vile ;
E la clemenzja ejafe un lauda e nvenera.
El Regno è tuo, la <vita a noi fol refi,
La qual'a me per brierve tempo prefi.
LORENZO DE’ MEDICI ij
;7P Prin-Noi innocenti e mifer Figi) firn 5 Vno (Ie* fi
gljuoli del
cipe ( Poiché Fortuna cj a così pèrcosfl ) detto JRè di¬
Pregi)firn, filari la vita a nati noi y ce*
Piacendoti : e Ce ciumpetrar nonpuosfi ;
El nojìro ?vecchjo Padre viva, e poi
Non cj curiam da rutta ejjer rimosfl:
Se pur d'uccider tutti noi fai ffr ma /
Fa grazia almeno a mi di morir prima.
8 o Gal -La pietà vo/ìra ma sì tocco el core y
iica- Che d'aver 'vinto ò quafi pentimento :
NO Ad ogni gjtsoco un fole e vincitore y
F laltro vintode’refldr contento•
Veli una e l'altra età 5 pitta dolore ,
Lo efempioancor della Fortuna finto?
Ltr 'o U vita *z olentier vi dono,
hJm che a Confianttn condono fino ,
S i Mfs 0 Impera dot buone no velie porto ; Vno cne por
SO (JaVican tuo a quella Città prefa 5 ta le nuovo
della vitto-
E credo che l Re fa o prefo o morto ; ria a Confra¬
VidtlaTerra tutta m fiammaacce fa. tino,dice co¬
si*
Per ef]<r primo a darti tal conforto 5
5V on so epartu ular di queflaimprcfa :
Tafi a , la Tè* ra e no[ir a > e quefio e ceno l
Dammi un buon beveraggio y ch'io lo mertO .
2z Co- io non vorrà pei v error commettere}
STAN- Cred ndo tal no velle vere fieno /
TINO Cofluì di Gallic an non portalettere,
la bugìa’n bocca e'I ver portino infieno:
Orsù fatelo prefto mprtgjon mettere y
F ioriranno fie quefierofi fieno /
Se farà vero, arai buon beveraggio ?
S* no} u pentirai di tal viaggj o,
Ecco'l
24 RIME SACRE DEL MAG*
Torna m qne
G AL Ecco l tuo Capitan littorio fa
fto Gallica¬
no, e dice 1 jCA- Ritorna a te dalla terribil guerra,
Condannilo. N0 Uonor y dt preda 3 ? di prigjon copiofa /
Eccdl RègjaSignor di quella Terra :
Ma fappty ch'eli9andò prima arìtrofo ;
Chec bj facofe affai, /p^ ancor'ena>
Pur con l'aiuto ? c/?£ D/0 cj 4 conceff 'o,
Abbi am la T erraci Regno fortomejjo ♦
E1 Rè prefo
a Condanno Re ^ hi? per odore y io fui Signore anch'io ,
dice. Or fir<To e pngjon fon io e' miei Figi) y
*SV la Fortuna mmtjira di Dio
£)ue[lod coluto > ognuno efemp'o pigi) y
Et ammonito dallo flato mio,
De’cafa -v^verft non fi marwrdglj ;
Et s incere e di Dio dono eccellente;
A4a più nella littoria effer clemente.
Risponde
Co- L’Ànimo che aste tofe degne a (pira,
STAN* Quanto 'co cerca fmigljare Dio ;
Tl N j Vincer (ìsforzji, e fuperar de [ir a ,
Finche contenta el fuo alto de (io : *
Ada poi lo [degne conceduto, e l'ira f
L'offefa, mette fubito mobtio.
Io ti perdono, e pojlo q mù lo sdegno •’
*tCon ruogl\o'l [angue, ma la gloria e'I Regno
E voltali aj O Galltcan quando tu torni a me ,
Gallicano •
Sempre t'b caro ancor fanzjt 1vittoriaI
Or penfa adunque quanto car mi se ,
Tornando <vincttor con tanta gloria ;
Veder legato innanzi agl) 0CCH «»Rèt
Cofa che femprearb nella memoria :
Ali dimmi ; quefla Croce onde procedet
Che por» teco t Afta mutato Fede t
IORENZO DE* MEDICI j5
87 CAL-Io non ti poj'o negai (oja al una»’ Ri (pondo
I1CA- Or per,fa fènegar ti poffo’l <ieroi Gallicano a,
Gonftanriu»
NO t.l<xei ihemaiapeifonanejjuna
Di negarlo uom gentil de far perifero:
Di ejueffa gloriofami a fortuna ^
fendute ò grazie a Ciò orin San Piero,
Perche’li incer da Cri fio è fai ^venuto :
Porto il fuo fagno, e Pi da Criflotta, uto.
$8 lo t*accennai nelle prime parole,
In effetto to fui rotto e fracafato ;
Campo di tanti tre perfine fole y
loe cjuepiduocari cjui dallato:
Facemmo t un atre, come far fuole
Cjafun chetitene inaile e baffo flato:
Chi non sd e non puòy tardi ( s'occorre s )
Per ultimo rimedio a Dio ricorre*
8* Tu intenderai da Paulo e Giov anni,
Per grazia e per mtraculo abbiam 'Tinto $
Comfclut'odefàlfi Dei gl] inganni
Della Fede di Crifio armato e cinto ;
In fofìo i dat e a lui tutti e miei anni y
Shunto ye faot del mondan labirinto >
£ di Confianca fatemi conce(fa y
T affolnjo 5 Imverador, della promeffa »
jo Con Tu non mi porti una ^vittoria fola y
stan- *Ne fola un*allegrezza in (fuefla guerra >
TàNO 7 u m'ai fenduto un Pegno e la Figliuola *
Piùcaraame% chetaccjm fiata Terra:
£ poi che fe’dtllaCrifìtana fintola y
JL adwt uno Dio 5 che mai non erra >•
Puoi dir d'av er te renduro a te fleffo /
Dio tutte yuefìe palme Cd conceffo •
£ i ~ tfà
2(5 RIME SACRE DEL MAG.
E per crefier la eua leozja tanta, $1
Intenderai altre migljor nocelle ;
Perche Confi anzji la mia Ftgljafianta,
A’congenite le tue Ftglje belle :
E tutti fiate rami or duna pianta $
E in Ciel farete ancor lucenti fielle ;
Per fuoi vuol Gallican Attica Artemia
Dio, che pergrazia ,e non per metto premia.
Gal- Adigijor no -velie, alto Signore e degno, 92
LICA- Ch’io non ti porto, or tu m' rendi in dritto ;
NO Che s’to ù prefo e evinto un He e’i Regno,
Son delle mie Figliuole affaipiu lieto,
Che con verttte a Dio an certo pegno
Di •'vita eterna, che fa il cuor cjuteto :
Chi fittomene e’Rè e le Pro vince
*Nlon ài ittona ; ma eh) l .Mondo vince
Chjvtncetl .Mondo,il Di a voi fòttomette, Sì
E di vera vittoria certo erede j
E'I Mondo e più, che le Provincie dette,
E’I Di avo/ Re, che tutto lo posfede :
Sol contea lui vittoria ci pi omette,
E vince il Mondofiol la no lira Fede j
Adunque (juejìa par vera vittoria »
Chea per premio poi eterna gloria.
Però > alto Signor, fe m e permejfio 94
Da tè » io vorrei farmi in folttudine,
Lafijare il Mondo ( e viver da me (ìejfo )
: La Corte, (éfi ogni ria confuetudme :
Per tè più volte ògjà la vita rnejfio,
Pencoli e fattchem moltitudine j
Per rè Cpano ò più volte et jangue mio ,
Lafija me in pace fiervtre ora a Dio
a Quando
LORENZO DE’ MEDICI 27
pj Co- Quandoio penfo al mio fiato e alt onore »
stan- Par duro alienarti3 0 Gallicano j
tino Chefanza Capitan lo Imperadore,
Si può dir quafiunuom fangaia mano:
Aia quando io penfo poi al grande amore y
Ogni penfier di me diventa njano ;
Stimo piu tè, che alcun mio periglio y
E laudo molto quefiotuo configgo.
$6 Benché mi dolga affai la tua partita *
Per tua confolazc on tela permetto :
Ma poiché Dio al njero ben (intuita y
Seguita ben 3 fccome ai bene eletto ;
Che brie<r e e t> aduor è quefta *vita >
SV e altro al "fin, che fatica e difpetto ; ♦Gallicano fi
* Aietti ad effettoe penfer fanti e magni parte, e di
lui non fi fa
Chr arai benprefio teco altri compagna *
più mézione.
97 t C o C Confantino * 0 Confi anzi0 3 0 Confi ante y fCó [fantino
Stan O Figlici miei del m ogran Regno eredi j lafcialo Im¬
perio a5 fi^
TINO Voi a edete le membra mie tremante, gljuoliedice
E l capo bianco > e non ben fermi i piedi :
Cfuefia era > dopo mie fatiche tante >
Vuol che qualche npefo io li concedi ;
Ne puote un rvecchjo bene 3 a dire il njero.
Reggere alle fatiche d’uno Impero «
98 Però s'd(ietfìin quefia regaifede5
Sanadtfagjo a mèy alpopol danno:
Uetà ripofo, e'I poool Signor chiede ;
Dimè medefmo troppo non ni*inganno
E eh) farà di <voi del Regno erede,
Sappi che'l Regno altro none che affanno y
Fatica affai di corpo e di pen fiero ;
N è} come par difuor * dolce è l'Impero.
Sappiate
A . , ■ . V, ,v

2§ RIME SACRE DEL MAC.


Sappiate che chj njuole l pepai reggere» 99
Debbe penfar e al bene unwefatq ;
E chj vuole altrt dalli errar correggere»
Sforzifi prima lindi non far male :
Però convienfgjufa rvita eleggere,
Perche l o e[empio al popol molto vale :
E quel chefa il Signor » Janna voi molti y
Che nel Signor fon tutti glj occhj volti ;
on penf a util proprio o a piacere, ioo
Ma al bene univerfale e di ejafeuno ;
Si fogna [empre glj occhj aperti avere ;
Gl) altri dormo» con glj occh) di quejìo vno :
£ parilabt/dncja ben tenerey
ì) a varizia e luffa ria efjer dtg juhoy
Affabile dolce 5 e grato fi conferivi $
El Signor dee efjer fervo de fer ivi.
Con molti affanni òquejio Imperio retto y 101
Accadendo ogni dì qualcofa nuova?
f Co llant ino
Padre, det¬ Vittoriofa la [vada rimetto y
to che a que¬ Per non far più della Fortuna pmova y
lle parole, fi
parte, e fo Che nonfa troppo fer ma in un concetto $
uè va coper¬ Chj cerca affai y diverfe cof truova 9
tamente ; o
di lui non li
Voi proserete quanto affanno e dogtja
jragjona pili. Da il Regno y di che a ti ere tanta ‘voglja ?
^Collant ino * Co Cart Fratei voi avete fentito ÌOZ
Figljuolo al-
Ii due altri stan» D no (irò Padre Ip favie parole y
Fratelli dice TINO Di non governar più prefo à partito :
cosi
Swcedere uno m qtieflo Imperio -vuole?
Che fimo» fusfun unfoi fermo unito y
Sana di vifo y onde mancar poi fuole :
lo fono il primo > a me dà la Watura
, E la ragion, ch'io prenda quefìa cura *
LORENZO DE* MEDICI 99
103 Co- Io per me molto asolentier conferito, Vnode’Fra-
stan- Che tu governi ■> come prima nato : teglj dice.
TE E f di tuo Fratei [eroso divento ;
Quejto à asoluto Dio, e’I nojìro Fato.
L’Altro Fra¬
Co- Etto ancor di quefto fon contento,
tello •
stan- Perchè credo farai benigno e grato f
2.o lo minor cedo, poiché'l maggior cede :
Or fedi ormai nella paterna fede.
E1 nuovo Ira
[04 Impb O dolci Fratiy poichénj'e ptacjuto, peradore «
rado- Che di Fratei Signor nofro diventi i
RE E che dal Mondo tutto abbi tributo f
E fgnoreggt tante osane Genti :
E'amorfraterno fempre tra noi fìtto t J.

Sempre cosi farà non altrimenti f


Se Fortuna mi dà più alti Stati ,
Siam pur d’un Padre e d’ima Madre nai »
foj ^ER- 0 Impetiadore e* conati en ch’io ridica, VnoServo*
Vo Quel ' he tener a orrei più prefoocculto f
Vna Pórre del fogno t’ è nimica,
£ rebellara è meffa in gran tumulto
Piè 'ito adre lù non -vuoifatte a >
Contro a tuoi Officiali an fitto infulto ,
e flimon più e tuoi impèri e bandi ;
Cona ten che grande efèrcito osi mandi *
106 Impe- Ecco la pròfe fio del Padre mio,
rado- Che diffe chef regnare era un’affamo y
RE A pena in quella Cede fon pofì'to ,
Chéto lo conofco con mio graase danno :
in ejuefo primo cafo fpero in Dio,
Che ejuefh trifi puniti faranno »
O Confando, 0 Cofante, prefo , andate
Con le mie genti, e’ trifi gafigate. /
3o RIME SACRE DEL MAC
lo non o più fidati Capitani > loy
Sapete ben 5 che cinefilo Imperio è rvofìxo;
Perche I menefie hjoì nelle mie maniy
Potete dir '-veramente egli e nojìro.
Rifpondono £0ST \ E tuoi comandamenti non fien '-vani ^
dicendo. £GS * Andrem per quel cammini el qual c) ai mojlro ì
E perchè prejlo talfuoco fi fpenga y
$VW cj auuiamo, e*l Campo drieto nvenga »
Impe- In ogni luogo a^vét fi <r voi de fuoi, Ie$
bado- Chefono di piu amore 5 e miglior fede.
HE Andate prejlo, o uno o due di nvoi^
Al l'empio do-ve lo Dio Àdarte fiedey
E far’ ammazzare le pecore 3 e buoi y
Che gran tumulto mojjo ejfer fi nveàe y
Pregando Dio yche tanto mal non faccja y
Quanto in que[ìoprincipio ci minacc j a.
Vno Fanto MeS- 0 Imferador io nvorreiejfer Mejfo ICJJ
dice » ' so Di coft liete 5 e non di pianti e morte ;
Pur tu aiafaper que(ioproceffo
Da me o da altri y a me cocca la fo> ?e.
Sapptchc'l Campo tuo in rotta è mefJos
E morto e prefi) ogni Guerrter pfu forte ?
' £'tuoy Frategl) an ora in quella guerra
APomrefioncon gljaltri siila terrai
Impe- O Padre Conjìanttn tu mi lafcjafh 100
Bado- A tem p» quefio Imperio e la Corona .
BB A tanti mal non so qual cor fi ba(lty
Oqualfortezza fiaconfìantee buona.
Ecco or l Imperio, ecco le pompe e'fafìi y
Ecco la Fama e Ino me mw che (nona •
Jsfonbaila tut'oel Mondo fi ribelliv
Che v Jterfo ancor* e miei cari Frate1 fi -
' ' o signor
1 OR ENZO DE* MEDICI jl
%ti Vno 0 Signor tioJÌyo quando el capo duole , Vno lo coai
forca e dice.
Ogn altro membro ancor del corpo paté :
Perdere il cor sìprejìo non fi ruuole /
Pigi) a del mal se a> eniuna boutade : 1

Chi sa quel che fa megl]o ? afcerjuole


Difcordia traiFratei molte fate :
Forfè che la Fortuna tegl] à tolti,
jicrjocche in te fol Jia quei ch'era in molti / \

ili Jsitoma infedia 5 e lofcettro ri figlja y


F t accomoda el corea quefìo cafo /
E prendi dello Imperio in man la briglia »
E Dio ringrazia y che fé'fol rim fo.
Impe- Io a ofar quel che l mio Fede! confglja y Lo Tmpera-
RADO- £ quel che la ragion m'à perfuafo, dorè dice.
♦ RE 7 ornare in fedia , come mi conforti >
Co’<r ir-i'tenjinui. e'morti fenco'morti.
113 lo so che que fi a mia per fecuzi °ne
De un enor (Fio fo, tutto p'orcde /
Pt uh'to fopiorto in mia imi[dizione
p efa nyilgente * quale a Cafo crede :
lo a l len ar fe aueflae la cagione»
Fv Seguitando quefi a <vana Fedey
Vutdere e pigl]ar fachjfrvogìja*
Cime il cor. Pfuefi' e l'ulti ma doglja • * * Dette que-
fte parole fi
Il 4 Pri* 5V 01 fam reflati fhnzjt capoc guida :
nmore:e que
mo L'Imperio a quefìo modo non fa bene ] gli che refio
Fi popol rugghja, e tutto’l Mondo grida / no fi cófi fio
no, & uno di
Far nuonjo facce(for prejìo contiene «
loro parla •
Se c’è tra noi alcun che f confda
Trodare a eh] lo Imperio s appartiene y
Prefìo lo dica 9 (efr in fèdia fa mejp ;
guanto io per me 3 non sògja qualfa dejjo ;
fi RIME SACRE DEL MAG.
Vn’altro» Secon£’c £ Gjultari di Ccnfanttn Ntpote, >1$
do Che benché Alago e Monaco fa (iato,
E ' dgran cuore, e dingegno affai guote ,
Et'è delfangue de ilo Imperio nato s
tBencb'egl] (itavi parte afai remote,
Ve rràfentendo'i Regnogl] fa dato. (aggrada,
yn’ahrodice.
» Vn’akro.
T erzo Queflo a me piace. Qv arto * Etame molte
E1 Primo • Primo Orsù prefìoper lui un di noi -vada.
Gjuliano, Gì v- Quandiio penfò ehj (lato e in quefìa fede, ne
nuovo impe HANO Non sb s'to mi rallegri, o sto mi doglja,
radure •
D'efer di Gjulto e d'Auguflo erede $
~v Ne so, fi Imperadore ejjer mi v og/ja :
Allor dove quefi'Aquila (ì rvede,
Trematati Mondo, co me al vento fogljel S ,
Ora in cjuelpoco Imperio che ciréfa,
Ogni vii Terra vuol rizzar la crefìa.
Da quella parte là, donde il Sol muove , 11 7
in fin do ve poi (ir acca fi ripone,
Eron temutele Romane pruove;
Or fam del Mondo una derilione :
Poiché fur tolti e (acrifci a Gjove,
A Marte, a Febo, a Minerva, a Gjunone,
E tolto e'I Simulacro alla Vittoria,
Non ebbe quefo imperio alcuna Gloria ,
E peròfin fermamente difpo(lo, utf
Ammonito la quelli certi efempli, ;'
Che’l Simulacro alla Vinoria pollo
Sia al fio luogo, e tutti aperti e Templi :
Et ad ogni Cnftan fa tolta toflo
La roba , acciocché libero contempli :
Che Cri(lo dtffe a chj vuol la (ùa Fede ,
Renunzj a ogni cofa eh’t'posfede.
Quello
LORENZO DE' MEDICI 33
11$ Quello fi truouti ne,brangeli ferinos
Jofm Cnfiano, aliar lo ratefi appunto >
b però fatefar pubblico editto s 1
Cbj o Cnflian roba non abbi punto :
jV e di quefio debbo ejjèr molto afflìtto
Chi meramente con Grifo è congiunto.
La roba di colui ? che a Cri(lo creda
Stadi ehj (eia mio vagjufìa preda.
*2® VnO 0 Jmperador, in Ofttàgjd moki anni Vno che ac¬
Poffegoon roba e poffiesfon'affiti ci! fa Gjovai*
aie Paulo#
Due Griffi ani 5 cioè Paulo e G jo-vami s
lituo editto obbedito amo mai.
CiV- Cofìor fon lupi, e di pecore an panni? Lo Impera*
tiANO Ma noi gl] toferem 5 come cedrai : dorè#

f^a tu medefmo, ufa ogni dihgenzia y


Accjocchcfan condotti in mia prefnzsa l
f%? Che r^al Signor, che obbedito non fa Lo Impera-
Da fuoi (oggetti, e masfme allo inizio / core le^ue#

Per thè un Rettor d'una Podeferi a,


INc py imi quattro di fa ilfio offizjo :
2?i fogna cmfì <var ìa fignona
Reputata, con vende con fupplizjo :
Jnten lo} poich'io fon quafsu [alito »
Ad ogni modo dleffiere o hbedito.
ft l % Addito mi duol di njoi, dappoi ch'io Cento9 A Gio. o
Che fate Crijhan ^ven e battezzati / Paulo con¬
dotti dinan¬
Che ybenche affiti fanciullo y to mi rammento y zi ail’Impe-
Ghtw'oen a Conftantm nvo A voi grati radore »
Pure (limo più el mio comandamento s
Che la reputavonmantiengl] Stati t
Ora m fioche parole s oT>ot tifiate
La roba tutta, ou -ver G\o -ve adorate.
c Conte
34 RIM| SA CRE DEL WA G.
gio. j, Come a ù piace y Signor, puoi dforre rzj
P^V' « Odia roba s eiarvita anche e m tua mano :
L0 §hiejìa ci puoi 3 quando u piace, itorre ;
della Fede ogni tua pruo~i a e in vano,
E chj a Giove njano Dio ricorre,
«£Vr<£ y £ aW? <?£»* fede! Grifi ano :
*V. amou per Cavia, che Gie stimo [ir a:
/ a quel che <7 m, 6w/?a <? /<* voglja no[ira .
Lo Impera¬ GIV - Sloguardarfalla vofra ofinazione y I24
ci tfre dice. iiano dofarei far di voi crudele frazjo :
Pietà di voi m* fa compassione,
*yr non 5 del vojiro mal mai farefazjo :
/vi 1 il tempo fpejfe volte l’uom difpone 3
Po b vi db di diecigjorni fpazjo,
C
Alafjarquef a vofra Fede folta/ '
E Se no 5 poi -vi fa la vita tolta.
•u Or vdyTerenzjano, e tee 0 porta I2J
Dt Giove q nella bella f àtmtta ;
Vi
E in queft dieci di cofor confo ra\
Che adorin quefla > e C* ifto/i dimetta :
Se (tanno fm air per la via torta y
Elcapo lor gjù dalle fpallegetta./
Penfile ben > [e la vita vye tolta,
Che tioncì fi ritorna vn altra volta.
GIO- > 01 mperadore » m van ci dai tal tèrmine,
PAV-
Perocché fempre buon Crifian faremo /
10
) ^ El Zìi di Dio e queflo dolce vermine
Cimangjae mangerd fno allo e (iremo :
Elgranché muore in terra, fot V ir germino j
Per morte adunque non ci pentiremo j
E Ce tur noi a potesfm pentirey
Per non potere abbum caro el morire.
Dunque
LOREjMZhO-DE- MEDICI $$

127 ‘Dunque fa pur di noi .quel(he tu vuoi >


Paura non ci fu la morte atroce ;
Ecco 3 gj «V collo heìi porrem noi
Per quel che pofe ‘tutto'l corfi in Crocè:
7 ufu (li pur ancor (ugjà de'fuoi y
Or fordo non più odi la fua voce :
Fa cento quefìo ter min (la paffato ;
£ (corpo è tuo, lofpirito a Dio e dato.
118 C'ixr- E'fppuv lene a forerà a un far male, Lo Impera-
il ano Aia non gjd bene a forzji e far permeffo y dorè dice'.
*Nella Legge di Cri (io un detto e tale y a
Che Dìo non (alata tè ? fianca tè Jìefjo y
E que fio detto è vero e naturale
( Tìenche tal Federvera non confeffo. )
Dappoiché'! mio pregar con voi e vanoy
Va, fa l'o Eoo tuo > T'erenzjdm.
Terenziana
\%0 Te- E'mtncrefce di voi 5 che giovinetti a Gio. e Pau
rf.n- Andate come pecore al macello: lo dice •

2.1 ano Deh pentiteti i ancoro po veretti >


Prima chetai'colto fintiateel coltello * , *
Ciò Se a quefìa morte noi ftremo eletti,
\ anni Fu morto ancor lo immaculato agnello : uno d i loro.
*N on Vfura r de’no (Irt teneri anni ;
Li morte è uno. vfeir di molti affanni 9
E 3 ^ TR- Quefìa figura doo % chem man porto y
REN- L onnipotente C/jove rapprefenta.
ZIAno 9v on e meg- jo adorarla , ctiejfer morto y
Poiché lo fmverador fe ne contenta ?
Vno di loro*
Pav- 7 u fPTerenz^an pur poco accorto ;
lo Chj dice G io ve e Dìo corivi en che menta.
G jo ne e Pianeta, che’/ f;o Cieì fot muove %
Ma più .alta Potenzia muove Gjov e .
c2 Ma
3<5 RIME SACRE DEL MAG.
vno dHoro QIO_ Ada ben furetti tUsTerenzsano,
dice • * t J r iti 7
vanni aaorasjìel dolce Dio Gtesue.
Terenziano T H- Quefì'è appunto quel che vuoi Gjuliano f
rupende. rEH_ £ megljo fa non ferie parli pine.
2.IAN o Qua venga'l "Boia : e a. et di mano in man*
Per ejjet morti rat porrete gjtie.
Sii majìto Pier, glj occhj a coftor due lega ,
Ch'i'veppo el ciambellano a fatto pupa,
c%oni Cpn_, °-1 0 Gtesu dolce mifencordtofo ,
glj occhj le- PAV' | Che infanguina fi elfacrofinto legno '
gati, infieme L0 J Del tuo fangue innocente e prezjofò,
dicono cosi* J 6 r ì Jtr u
Per purgar l uomo, e farlo del Liei degno :
Volgigli occhj a duegjov ani, pietojo ,
Che fperan risederti nel tuo Regno :
Sanguefpargejh, e (angue ti rendiamo $
Ricevilo, che lieti te lo diamo.
Gjuliano Im regge Imperio, e in capo tien corona.
peudore. iia NO Sanzji reputazioni non par che imperi :
2V è puosfi dir fia privata perjona ;
Rapprefintano el tutto i Signor veri .
Jdon è Signor chj le cure abbandonat
E datfi a far teforo, o a'piaceri,
Di quel ragttna, e le cure lafcjatet
E delfuo ozjo tutto il popol paté.
Se à grande entrata, per diftrtbuire
Liberalmente e con ragjon ,glj è data ;
Faccja che'l popol non poffa patire
Dall'mimici, e tenga gente armata :
Se'lgrano è caro debbe fuwenire y
Che non muoia di fame la brigata *
A’poveretti ancor fupplir conviene y
E cost'l cumular mai non c bene,
LORENZO DE’ MEDICI i7
i35 La Signoria, la rohadello Impero,

E ben.r è J--1 Stanar paia fa'tiferò ,


Gja non e fiuty anzi del pepo! tatto $

N cn ey nel pofeder 3 w l*a fufrutto y


Ma difini nitore el Signor vero y
jjonor a Col di tal faticafrutto 5
Lfoncr che fi ogn dina cofcvvils ,
Che è bengran pernio alcove alto e gentile.
[36 Lofhrml del fonar fempre mi punge,
La fiamma della gloria e femore accefa y
Lhiefìa fproni al cavai y che corre, ^gf tinge y
E vuol ctiio tenti nuo va e grande impreja
Centra'Partì che fi annosi da lungo}
Dannaifit Roma risolte volte off efa $
E di molti Ro mani el finga e afpetta y
Sparfi da lor, ch’iofaccja la vendetta,
i 7 Pero fieri tutte le mie Gente m punto ?
Accompagnarmi a cjuefia fimma gloria »
.Sii volentitr, non dubitate punto y
A guerra non andiamo y anzi a vittoria :
Con la voftra virtù, so ch’iogl) [punto y
Le ingjime antiche b ancor nella memoria ;
Elpingue di cjue'bucn veccbjon Romani»
Eia vendicato per le vo[iremani.
♦ i|S £ fumo e Padri di chefam dtfiefi ;
Ondecohviénfi la vendetta al Filio :
Mettete in punto tutti evoliti arnefi y

Fate ogni sfori? : miefio e il nuo confido y


A un a fava due colombi prefi
Saranno > che in Cesarea e lgran *Bafillo y
Nimico mio, amico di Gtesile y
S'io'l nuovo là non fcrtverd ma* viug •
C 3 Su
38 RIME SACRE DEL MAG.
6 u Teferier tutte le Geme fpaccj a : i-^
JQuattro paghe in danur, due in panni e drappi >
E fa che lor buon pagamentifaccia :
Coninen far fattile nonché ciarli tofrappi.
Fate evenir e innanzi alla mia faccja ,
Gl j Ajìrologi, che'l punto buon fi fappi :
Adarte fa ben difpofìo 3 e ben congj unto,
Ditemi poi, quando ogni cofa è in punto.
£1 Ve (covo Basi yO Padre eterno apri le labbra mia, Ir} e
Santo Bcid Ho no E la mia bocca poi darà laudato ;
dice cosi •
Donami grazia, che'l mio orare fa,
Sincero, e puro, eftnzjt alcun peccato:
La Cinefa tua, la nofra Madre pia,
Perjeguitata rv?£g}° d'ogni lato ,•
La Chefa tua da tè per Spofa eletta :
Fa ch'io ne <vegga almen qualche 'vendetta.
Ma- Efa .Mercurio dellaofura romba,- 141
La V'ergine
Maria appa¬ ,
RIA V, Piglja la fpada e l'arme g\a taf late,
ri Tee fopra la, Sanza affettar del Giudizio la tromba »•
/cpultura dj
Santo Mere» Da tè fen le mie tngju<ie ^vendicate.
Ciò e dice * Elnometrtjlo di Gjulian rimbomba
fiLel Cielo ; eie ftte opre fceìerate ;
z El Criflian pingue vendicato fa :
Sappi ch'io fon ia Vergine Man a .
Gjultatto tmperador per quefta firada C 4*
Debbe paffare, 0 A4crnr benedetto /
Daglj Mercurio, con la fufa fpada «
Sanzacompa/fìone, a mezzo al petto :
viogljo tanto errar più innanzi viada ,
Per pietà del mio poiolpo-verettoi
Vccidi quefo rio vrenenoCo angue,
£l qualfipafefol del Cnjìtanpingue.
Invitto

I
LORENZO DE’ MEDICI 39
*43 Teso In'zicto !m tutta tua Geme El Te foriere
riere In punto ila al tuo comandamento 9 tornai allo
Imperati ere
Coperta d’arme belle e rilucènte > .c dice •
E parai) d'appiccar fi egri or a unto ,
Danari ù da'ti lor copie (amane :
Se gì] ^vedrai, sì> ne farai contento ;
Mai non nj edefin Gente piùfovita,
Ai mata bene, obbediente 5 ardita.
144 astroO fmperador noi tifaccjam rapporto , Glj A Urolo¬
ìogi Secondo el Cielo. e’c ènn (òlpertplw \ gi, che fece
chiamare lo
Elcpnalprocede da urìuom cf’.è motto$ knperadcre
Forfè nuderai di tal confialio . dicono.
C iv-, . S to non o alno male 5 io mi confòrto ;
Lo Impera
1IANO. Se un morto nuoce5 io mene maran igljo : dote dice.
Guardimi Marte pur dafvade e lance •
C/;e? fi*/?* aerologie fin tutte cjance.
>45 El Re el Salvia fon [opra le pelle >
Cnàeio finfuor di quefìa <~v analegge :
E buon punticele buone ore fon quelle 5
Che l'uom felice da se fieffo elegge,
Fate awiar le forti Gente e belle :
lo fgunò Paflor di q^efi a gregge *
O ^valenti Soldati 5 o pope! forte .5
Cfl# 5 alla finta alla morte, * * Parte/! con
146 AùraUl cofa ! Ja mezzo a tanti armati lo Liercito’.c
nel cammino
Stata non e la mia finta fecura. ferirò mor¬
Elite fi non fon de'Parti forgi] aguati ; talmente da
Santo Mer¬
La merle b arvuta innanzi alla paura :
curio > dice .
Fnfcl0 d tanti Crifìianfvendicai 1 .
Fallace fvita ! 0 nofra fu ama cura !
Lo fpirto e gjd fuor dtl mio peno finto :
0 Crifio Galileo mai pur fLÌnto .
TinìtM
finitala Feda di San fifovannic Paulo, con**
pofta pel Magnifico Lorcnzode’ Medici •
ORAZIONI
OVVERO

CAPITOLI
COMPOSTE
DAL MAGNIFICO

LORENZO DE’ MEDICI


42

PROE M I O

Delle Orazioni e Laude


nell’edizione diSer France fio ‘Buoniiccorfì,

N Aturalmcnte e prenominati Amici e miei iamiglja-


ri ( defidcrofi di trovar l’acqua, che Iefu benedit-
to dille alia Samaritana, che cAj neh ce} più non afete )
di nuovo fupplicorono cordialmente, io de (fi loro fa-
cultà di bere nel profondo vaio Delle Laude & Orazio¬
ni compofte dal noftro Magnifico LAVRENZIO
DE’ MEDICI ; Imperocché dalla follecitudine di leg¬
gere cole divine , featurifee la indeficiente acqua elio
dà cognizione ab ejfechi di quella non intelligibile fpe-
cie, di quella/orma non fabricata, la quale lo lpirito no¬
ftro , & ogniscofa à formato,. Chj quella gufta è beato,
e di neflun’altra cofa à infogno j ma è perfettamente con¬
tento : à certamente quel bene, che compiette tutti e be¬
rli , che fono da elfer desiderati. Mifcro & infelice quel¬
lo , el quale confeguita tutti fuoi voti, e non Dio. Ogni
copia certamente , che non è da Dio , è egeftài , e penu¬
ria . Dunche dando la repuifa a tutto quello, che è fio¬
ra di Dio, e con caftiifimo amore abbraccjundolo , Bea¬
ti finalmente ci (limeremo futuri ,fe quella vita, conio
mortale luto ufata , ad effa acqua , che eh) ne bee nonJhi~
pie più (perchè è eterna) verremo . Eie l’ardore della
noltra fete , dal noftro LAVRENZIO non è interamente
nelle fue Laude & Orazioni efttnto ; ci ricordiamo, elio
chj è fcrutatore della divina Maellade, è oppreffo dallo
Saloni. Pro- corrugante gloria ; la quale Moisè , maggjor di tutti e_»
vero. -5. *7. Profeti, per eflenzia non potè vedere. Scrutator entra._•
divina Miyjiatis opprime tur a gloria.

OP4ZIG-
43

ORAZIONI
OVVERO

CAPITOLI

ORAZIONE /.

RAZ !E a tè fommo efuferemita


Nume,
Dappoiché per tua grazia,) e non**
f?J altronde,
'■iL'^ Delia tua cognizione abbiamoti
lu ne.
Ntme Cinto onorando, folNume, onde
Dobbtam 'c benedir, fol con paterna
fieli pone , mima bontà rifronda.
Poche tu Padre tu bontade temat
Pietà Religione amor ne dai,
C qua! più dolce affettofi di[cerna.
D'aho fenfo,e rao]one un don nefai,
t dìintelletto.0 liberale e immenfo,
Che per tua grazia noi a rè fatto ai.
Che tufè\cono/ciamcontatto fenfo y
La ragjon dubitando cerca, etruo'va
Poi lo intelletto, e godo [è a tè penfò.
Qneftofua’ve gaudio firmnuorua y
Quando da tè fai ovari a noi ti motivi
Tuttotebene}onde ogni ben par muen>a.
.£ Ctat»
44 RIME SAGRE DEL MAC,
v E fiatsdo ancor ne'fragii corpi nojh i,
Semi am deuczsj* 5 che cosi ma* tali
Cj ai confacenti a o!) alti eterni Chjofn
Quejio e quel ben > ctie-fuor di atri ) mali 5
SoUgratulazjon nofra} fi 7 'fr amine
Tito fante conofet amo > c quanto '-vali 5
Tè conofcyuto abbiamo immchfo lamine y 9
Lume che fontefai la mente degna y
La mentefA) non finfinivo acumine.
Te intenàiam -vita <~uera, onde par <r:e?nd Io
Ogn altra 'vita , o natura alta ^ era ,
Che ogni natura pienamente impregna .
T e conojciam della naturache era i i
In t'e da te concetta, pie» tè intendo
Eternità, che fempre perfèrri! èra.
In cfuefto mio orar, anale a rè rendo, *2
Elben delia bontà tua adorando y
Quefio impetrar da tefolbramo e intendo.
Per ejuefìoglj umilprieghi a tè Dio mando, *3
Che -vogl)a conferà armi nello amore
Della tua cognizjon f orfè-verande.
5Ye lafctfèparargiammail mio cor e u
Dalfumo affetto, odasi dolce ri ita,
Ti* puoi onnipotente alto Signore s
Tu uuoi, perchè tu fé'bontà infinita *5

ORAZIONE li

S Anto Dio, Padre di ci'0 ch'el Mond'empie


Santo Dio} perchè ouello che ai uotuto
Dalle tue proprie potèflàfè adempie,
Samo Dio, dettai folfe'conofcjuto
Da'tuoi
LORENZO DE' MEDICI 45
Da’tuoi familiari famose ,
C h e ne l Verbo ogni iofa ai conflit uto .
Santo Dio del qualfilo tmagin è
Ogni natura sfanto per efjenzja ,
Per cl è mai la natura formò tè.
Santo potente più che ogni potenzia ;
Santola tua bontà 'vince ogni loda ;
Santo se’’e maggior d’ogtrieccellenzia.
E fanti (artifici eltuoorecch) oda »
Del mio orar, che manda alla tua faccja
El cor, che d'effer tutto tuo par goda.
Ineffabtl, eh) 'vuol laudarti, taccja :
Chj ben ti lauda, le fallacie à (corte
Per vane, e vede’l ver, ch’ogni ombra caccja
Efaudtrm Signore, e fammi forte a
E fa in tanta grazia meco pari
Partecipi di quefta fanta forte
Color chefin di tanto bene ignari >
Natura Madre comune glj diede
Fratelli amò, tarate Figij cari.
Signor y perch’io tt prefio in terra fede ,
E di tè te(limonio a ijafcun mando,
In nàta furgo, e Calma lume vcede.
0 Signor, tu se’Padre 'venerando ,
Uvorrio tuo reco infieme Canti tate
p ruir femore difi a, tèfilo amando.
T uglj ai arbitrio dato, e rotefiate
D’ogni rofa y e però s’egl) à dtfio
Dar ed 'voler fil Ir. tua boutade
Tul muo vi, tu lcontenta y 0 fanto Dìo ♦

§RAZ1Q*
46 RIME SACRE DEL MAC.

ORAZIONE lil.

Q Oa quello Imo tuf fa la Natura ,


Oda la Teri a, e V? ubilofi e jofi hi
I

i mbtm e piove > che fanl ariaofcmd*


v ilenzjo owb ofi 5 e flit art bocchi :
P (li: e 'venti : udite Cieli el cun a ;
Per he’l creato el C reator conofchi.
* - -i

El Creatore > Pittato, e Cuna, to canto#


Que(ìe facre Orazjon fieno efaudite
Dello immortale Dio dal cerchjo fanto.
El Fattor canto, che a difhtlwte 4
Le terre teiCielbilancia ye quel che votoley
Che fien deWOcean dolcj acque ujcite
Per nutrimento dell umana prole y
P< l quale ancor comanda, (opra fplenda
El fuoco: e perchè Dio adora e cole.
Grazjecjafcun con una voce renda
A lui5 che vajft e Ciel> quel vi ve e /ente
Crea : e con vien da lui N aura prenda,
Quefio e foto e veroocch)o de da nenie,
Delle potente y a L t le laude date >
Queflo riceverà benignamente.
G forzs m e, Co fìat foia h laudate y
Ogni virtù dell*Ahnaqueflo Nume
Laudi > conforme alla mia vPuntate «
Santa e fa cognizion, che del trnìu ve
Splende «e canrailluflratoin allegez&A
D mtelligibil luce il mfo acume.
0 tutte mie votenzje, mgran dolcezza lè
Aicco cantate > ojpirti miei confanti >
Cantate
L0RFN7C DF’ MEDICI 47 '
C amate la co piante fua fe mez^a,
II La miagjufizja per me il gjufio canti »•
% Laudate meco el tutto infame e intero y
Gl] fvirni w in ye* membri tutti quanti #
12 C^«r/ per me la m eritate d mj:ro,
/ tulio9 nojtro buone Mi ejfobene, .
3 c/?? appetìfe cjafcun d° fiderò.

is 0 07/71 o luce da noi in noi m iene


L a benedizione grazie t9 ò io,
6 Dio3 da cut potenzia ognatromjiene.
*4 ElmJtro tuo per me te lauda Dio ;
Per me ancor delle p troie fante
> Ruem •e ' l Mondo el facrt fleto pio.
15 fape[ o cly ggon le forze mie clamante :
Cantatoti tutto, e cosi fon perfette
Da lor tahe tue nvoglje tutte quante,
15 Eltuo dtfo da rem te re flette ; *
jRicevi el fqcrtfcio , o alto Pi y r
*■ -
Delle parole pie da c] a fati dette.
»7 0 mata, falm a tutto quel cl èmme;
Le tenebre, o'ie l'alma par <varieggi
Luce illumina tu, che luce te’.
18 Spu to Dio l Verbo tuo la mehte regge f
Opfc'es (hefpiitoaqafcun dot y
1
Ti fo{ fe Dio, onde ogni co fa d legge.
19 L uomo tuo quefoci yma tempre mai *
c*
Perforo ,arta, acqua , e terra fa Vr gato%
--tu.
Per Io farti, e ver quel (he creato ai •
2o Dall et: mo b benefizi^ trombatoy
E [pero 3 come io defderofo,
21 7 torn ar rei tuo dffo tranquillo Paté /
Fuor di te Di«} non e a ero ùpcjo.
ORAZlQz
4* RIME SACRE DEL MAC,

ORAZIONE IV. •

tono Dio? per la cui confiante legge ?


E fono ti ct^i perpetuogoverno ?
^utjioVninjerf f conferva y e regge.
Del tutto1 Creator » che dallo eterno
• . - »

l'unto comandi y corcati tempo labile y


Gtf»? rota faria m fijfo perno.
QuietoJempre yegiammai non mutabile y
Fai e muti ogni cofa, e tutto muove
Da te fermo Motore mfatigabtle .
Ne fuor d’te ulama cauCati ove 7
Che rimuova a formar ijuefia materia > _
Avida fempre A aver forme nuove *.
Non xndigenzia, fol di bontà vera
La forma forma ^uèfa fluente o r<ty
"Bontà y che fanzj invidia, o malizia era ♦
JQuefla bontà fol per amor s'adopra
In far le cofe a ginfa di modello y
Simile allo ed feto ch’c h foura.
BeUisfimo Ar httetto el Mondo belloy
Fingendo pr ma nella eterna mente,
Fatt ai rjuefo al/'tmag’ne di Rutilo.
Cj afeuna parte p? rfetta efìjtente
Nelgrado (malto Signor comandi y
Che affai va e l tutto ancor perfettamente*
Tu gl) elementi a propri luoghi mandi ,
Legandoli con tal proporzione y
Che (un dall altro non dfgjungi » o [pane
Tra lfoco elghjaccjo fai rognazione,
Con temperi mfiemeil molle et duro >
Dati
LORE.NZO DE\ MEDICI " 49
ì)^r tefotti contrari anno untone 0
11 Così non fogge ptu leggero e puro
Elfoco in alto 5 negjù dpefo affonda
*t
La terra in baffi fottod centro ofeuro .
12 Per la tua pro'zadenzjafah soffonda
Vanima in mez&p del gran corpo , donde
4I
Con-yiene in tutti e membri fdiffonda s
Cjo he fi m,*o~ve [ non fi mucnjc altronde
In u bello animale ; e tre nature
Queffànimagentilem sènafonde .
14 Le due piu degne piu gentili e pire,
Da se mordendo, due gran cerchj fanno }
In se medtfme ritornando pure /
15 E’n torno alla profonda men?e -l’anno :
Valtra <~vd dritta mofa dall amore
Diforgij effetti, che da lei -vita anno .
16 E come iìmoias# qàdÌQ Motore
Mo-vendoel Lidoikfuòmoto$migl]d ,
Come le membra in mez^P al pe to el core.
17 De te primo Fattor la x tta piglja
Ogn animale a ncor di minor %Ata,
Tlenthe'm&èil ; quefoaèpuriua fomiglja,
18 A cjuejìt dada tua dohta infm fa
Curri l ggierdt puro fuoco adorni,
QgandolaTerra el C’elglj chiama enfila
ip E dipoi adempiuti e mortaigfmi ,
La tua benigna legge aliar conced ,
Che il curro cjafcun monn y $r a te torni .
2® Contadi , o Padre, l'alta e fxerafede
Adonti la inewe, e xegga el <-vt~vo fonte,
Fonte Hjer bene} onde *gni ben Procede .
2 I Àiofra la Lee x era alta miaf onte y
D E poiché
50 RIME SACRE DEL MAG.
E poiché conofcjuto e’I tuo bel Sole ,
Dell'Alma ferma in lui le luci pronte «
Fuga le nebbie, e la terreflre mole j1
Lena a dame, e fplendt tu la tua luce /
Tu le quel fommo ben, che cjafcun njuolt .
A te dolce rtpofofi conduce, 11
E te comefio fn> rvede ogni pio §
Tu se'principio, portatore, e Duce ,
Larutta> eIter min rTufol magno Dio .
I
'

L A V DE
Compofte
• AL MAGNIFICO

LORENZO DE’ MEDICI


E
Da altri Eccellenti Soggetti
Della medefima Fanrigl/a
f ; > 1 I ; \> • i •, v . » 1

.* • • l'

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r.^miGmXETTORt .
V § '

T
*><;v jEì.*> >8 -S.J, V..-À
*4-

'/ttele feguentrEaudefrurti di quella incli¬


ta Farnjglja DE’ MEDLQ1c he fu feinpre
fecondi® ma Madre di Soggerri in ot>ni genera
nobili® ni^fotTonel
s v
Libro delle Lattde-rvecchie
ntio-ue Rampato in Firenze a petizione di Ser
Piero Pac ni da Pelcja: P fqio !e prime due Lr,u ie
drl Ma ;)ni&i&L0RENZO il trovano ancora die¬
tro alle fue Orazioni oCapiroli Rampati pureia
Firenze per Ser Francefco Buonaccorfi.

»»
’LtttldC
S0e£8S29ìtó^029sS298SSeS«!2Srtì
L A V D E
DE L MAGNIFICO

LORENZO DE’ MEDICI

LAVO A 1.
Cantali Iaie
guente Lau¬
da, come la
"DIO , o fommo bene , or cornea Canzona del
fati Fagjano.

Q he^> tè fol cerco, c_> noru> ritruo^uo **“


mai.
L'ffo s’io cerco cjuefìa cofa o quella,
Te cerco w ejje, o dolce Signor mio s
O/M i ofa per te e buona e bella,
£ muoue come buona t!mio dtfo :
7 u se'pur tutto in ogni luogo , o Dio ,
t in alcun luoio
o
non ti nuore o mai.
/ er trovar te la trifta Alma fiJitugge ;
3 il di m ffHtjgo ? e la notte non pofo :
LaJJo j Quanto piu cerco y ptùfijhggc
Il dolce e di fiato mio ripofò :
Deh dimmi Signor mio, doueseafitofio y
Stancog^à fon, Sgnor , dimmelo ornai.
5* a cerca* di te % Signor, mi muo uo y
In ricchezze >tnonore, om diletto y
Quanto ptù di te cerco, ne traodo j
Onde jtanco mai pofa il <z?ano affetto • l
Z> j
74 RIME SACRE DEL MAS,
Tu ai del tuo amore accefo il petto y
Poi se'fuggirò 5 £ non ti ‘"veggo mai.
La vipàtn mille varie cofe volta $
Te guardale non ti vede + efei lucente;
Lyorecch)o ancor di-verfe voci a!colta y
£ lìtio fitonoè per tutto notiti (ente.
La dolcezza comune ad ogni gente
Cer a ogni (tifo, e non la nuova mai é
Deh perchécercht anima trifla ancora <?
Tcara-vita tn tanti affanni e pene ?
Cerca cuci ce chi pur > m * non dimora
el luogo 5 ove tu cerchi cjuejto bene :
"Beata vita, ondi la morte viene ,
Cerchi ; evita , o r e vita non fu mai ,
Delij occhi vani optnluce fafv nra ,
t
Per chi io hj te uè*a. luce amica :
Afforcfae miei orecihj , acc.occh’tofentA
La di fiatarvoce, ei e mi dica :
Unite a me chi à pefò o finca ;
Ch'io ut rifiorì, egl) e f’n ternati ornai
Muoia tn me quefia mia mi fera v ita, %
Acciocché io eviva, o ",vera ama, in tè,
La morte in moltitudine infinita
In te fol nuda fa, che <vita se'.
Muoio, quando te lafcjo, e guardo me ;
Con-verfo a te ,to non morrò gjammai.
Allor focchjo 'vedrà luce tn<vifbile, 9
L’orecchjo udirà fuon, eh'è fenzj* •voce >*
Luce e fuon, che alla mente e fol fènfhtle ;
*K[è t! troppo offende, o a tal ft ufo nuoce .
Stando e piè fermi correrà 've’ oce '
L'ama a juel ben t chefece è femore mai l
Allor
LORENZO DE* MEDICI
illor-ve&ò, o àigmr dolce e bello ,

Che cjtteflo bene o (jusl nm mi contema :


Ma lenendo dal bene e qttefìo e quello 3
Quei b neh e refi a il dolce Dio ameni a :
Quella vera dolcezza e fola finta
Ch) cerca il ben : qucflonon manca mai
La nofìraeiermfete mai non fpegne
L'acqua corrente dt quefio o queirinjo /
Adagjunge al tri (io foco ognor pm legno :
Sol ne contenta d fonte eterno e rvinjo*
O acqua (anta, fe al tuo fonte arrido y
"Beri > e Jet e non arò fui mai.
Tamo dìfo non donjrta ejfer rvano ;
A te fi mito<~ve pure ilnoftro ardo?e >
Porgi benignò tana e laltra mano,
O Ietti mio, tu sc'tnfìnitoamore
Poh fa ai piagato dolcemente il cere,
Sana tu quella Ptaga y cfatu fai,

LAVO A IL

V ieni a me'^ Peccatore,


Che a bracj* aperte afette /

Ver fa dal famo petto


Viabilmente acqua ^ fimgue 3 e amore »

Come gjà nel difetto


La ^vergei Pacane a dato ;
Cosi Longino d aperto
Colla tancja el cofìato :
Vieni» o popolo ingrato ,
A b^re al fantofonte, che non muore #
Eww arido (ito
£ Ipopoi Jìzjtntt)
D4
56 RIME SACRE DEL MAS,
E della pietra ufcito
Largo fonte e corren te ;
Qui bea tutta la gente :
La pietra è Cn[io, onde e'-vieti l* acqua jote.
Ch fere à ast uto un pezzo
A le fante acque vergi )
E eh) pur non à prezzo ,
Per quefìo non fi tenga >
Ma con letizia fpenga
La fite all'acque ye'l fuo devoto ardore.
Quejto'e quel'Noè fardo ,
Che'l vin dell'uva pnetne e
Inebriato tanto ,
Sta fcoperto, e non teme :
Aliar Cam quel mal finte
Si ride s e’duo'ricuopron fitto onore ♦
E ersi nudo in C<oce
lesti d'amore accefi ,
2Vow curafihernt o voce
Di eh) l’a vtlipefio.
Poi ’Niccodemo àprefi
E'n volto in panni il dolce Salvatore.
Ebro di cantate,
Cosi’l vide Efata ,
Roffie e di vin bagnate
Le fite vefie paria ,
Del Torculare ufiia
El vin j queflà e la Croce, e'igran dolore •
El petto e'fanti piedi
Viirfan [angue per tutto e
Le mani, e'I capo vedi
Patire > e tu ridilfrutto
fcrcb'U
l.onEMZO DÉ* MEDICl
Perch'io fa con brutto
Vieti pure, o penitente Peccatorei
Deh acro flati a me,
Non temer ch'io t’imbrodi j
// mio car fgtjo se*.
Ch’io i hi amo in mille modi :
N on m< terranno e d joai.
Ch'io non t’ablracct e fìringacolmio core.
IO Non temer la et udele
Spina, che'l capo à inc olto ;
Oche d’aceto e fele
Sapptn le labbra molto t
Ttacja il mio fanto st olto #•
Deh nem alt ere a fchifo il tuo Signore,
tl Quejìof,angue, ch’io fargo,
'Non imbratta, anzi lan.ag
Quefo perenne e largo
Fonte ogni feteca'za;
Ogni mia vena aggrada»
Se non e conofcjuto tanto amerei

Cantali co¬
LAVDA 111. me Tarn

P Oich’io gufai. lesù la ivo dolcezza ,


L’anima piu nonp ezzjt
fieli militai

Del Mondo cieco alcuno altro diletto.


t Dappouh’accefe quella ardente face
Della tua carità l'afflitto core ;
Nejfuna cofa più 'n’aggrada o piace,.
Ogn'altro ben mi par pena e dolore,
• T rthuìazione e guerra ogn’ altra pace f
Tanta infiammatofon del tuo amore :
HM
f* RIME SA6RE DEL MAfe

*Ne fiJ Peone U fcte,


uU altro mi conunta} oUd miete

Se non filo %l tuo fonte benedetto .


*
Quel che dt te qimna^mo si fate 9
Fu la tua tantalo Pefiic^m >
Che per dar zita a Figlja a dii Morti.} \
E per.farmi di zm sffatto umano ;
Prefo ai di fer vo conditone e forte y
>
Pereh*io ferivo non fa o vi Va m vano^
Poiché l tuo amor'e tanto fmfwato ,
Per non ejpt e ingrato y
, ’
T unto amo rè oh ogni cofa à in difetto #
Quando l'anima miateco fpofay
Ogn altro falf> ben -mette in oblio j
La tributata vitafaticofa
Sol fi contenta per tjuefiodtfo f
,
e ou'o penjare ad alcun ultra colti
*Ncp a> lar , ne veder, fe non rè Dio :
Solo un dolorgl^reftach* la fìmgge, ^
El venfar quando figge /,
Dal lei l dolce penfer 3 per fuo d f o%
Vinca la tua dolcezza ognr mo a naro j,
Illumini il tuo lame eì miaofuro /
Sicché9l tuo amor , < he mie si dolce e caro:
Mai da me non fi pana nel futuro ;
Poiché nonpuffi del rito Sangue avaro :
TDi uefìag*azja ancor non mieffer duro j
Arda femvre i! m’ocortuo dohe feo >
Tanco che a ooco a noco
Altra che tu non refi nel mio petto #
■ ; .. %AfDA
LORENZO DE' MEDICI $p
LAVO A ir.

I O fin quel mi(ero ingrato


Peccator y eh fa tanto errato ;
Cantai e*-
cne la Ganzfr
eia delle Ci«#
le»
ofi>n quel prodigo Ftg!\o,
Che nioì no al Padre mio ;
Stato f nomgran Pengljo
£ [alando da te Dio /
Ma tu ses\ dolce e pio%
( l e non guardi al mio peccato é
I fon quella Pecorella ,
CioeH Pafiorju à fmarrito ;
7 u Pafìor lafci ver quella
Tuttolgy eoe > e m ai Pegni*a :
O amor dolce infinito y
Perdurerò* ormai fana’o,
Lajjoome * [opra una na^ve
Me e mi* ricchezze vano ;
L a Fortuna ace* ha e gran e
sì'e merce y e'ì legno affai io ?
rna tavola or a in porro
£/ naufrago at&t aio. . ; r. ^ )
p rò [ano pii o e f ello, '*
Fu fervo a mezzo t! Petto /
Grande doglia tal co) feVo. (j
Diemmi, e di morir fi fbetto : . ' ' )
Ma tu Medwope'fitto
S$t*efio colpo at benfana*o\
L'Alma pura innamorata v !
Di te Dm (no r de e Sofar
poi dal DiarLplwmata ( *
i> 3 JPticrifi
ée RIME SA.CRE DEL MAG,
A'uct >fo u (no amarofo,
*N on pfii m ! trox ar npojo f
feuefìo e, rn-fero, el feto (iato.
•»>
I erchcda te vien, (ì pofa " ì
Solo tn te efi* pace trova /
E por o muri altra cofet
A tjuefi’ Alma afflltttagjn^a ;
Maconvienfèmpre fi muova,
Finche tè Dio à trovato.
Aliar porto à noflra vita, 8
feuandó a tè rito* no yo Dioi
Sana la morta1 ferita t
T ruova'l Spofo dolce e pio ,
E'l Padre ailfeo fife)» rio ,
' E'I Pafìor Cagna à trovato.
Lituo Verbo a fettefatto 9
La durezza della mente ,
Dal tuo Spirto un vento ètrattOp
Che di piantofa torrente ;
Mieterò poi lietamente
fettel che in pianto ò fe minato,
0 amnirabil Dio fanto , it
Come ni me open, efai ?
Che mi piace pianger tamo,
Che altro non vorrei far mai ;
O dolor dolce, che mai
Con Usti dolce legato,
Odolosfima carena, lì
Che mà Dio alcollo mfeo f
O dolcezza immenfe e piena ,
Che a eh) ‘'ama, d Dìo coneejjò l
fiori da Dio talgrazia fpejjo » * "s
Ech\
LORENZO DE’ MEDICI 61
E ehj Va non ne fia ingrato .
Quafi iti unJpecchjo ora rvcgg)o j
• £ tu fai che s'i mi piace) a ,
Quel che qui fogno e averneggo\
Di dolcezza par mi sfare)a .
Or che fa a faccjaa^faccja
Quandwtt a edrbheatoi
Inquefio il cor mortale
Finche toma, onde par'efìa $
Dagl) Dio dicolomba ale :
D\ch e‘ruoli, erecjuiefca .
7V è’ io qt? la dolceefea ,
ihe'l difin falito àfarsiato.

LAVDA V

O liialieno e duro core ,


F onte d'ogni mal concetto#*
Cantali te¬
me la Canzo
uà de’ V'alen
«ani»
Che nonJcoppi a mezssl petto i
Che non t'apri di dolore f
Non pigliare alcun conforto ,
O cuor mio di pietra dura f
Potche lesù dolce è morto.
Trierna il Mondo, e il Sole ofeura ,
Efcon della fepoltura
Morti, e’I Tempio fìraccja’l <uelo ,
Piange ome la terra e'I Cielo ,
Tt* nonfenti, o duro core.
Liquefatti > come cera,
O cuor mio mfo e maligno s
Poiché muor la 'vita 'vera ,
lefìt mio Signor benigno :
Fa cuti
(x RIME SACRE DEI MA6.
Fa cuor miofui duro legno
Con lesu U crocifìgga,
Quella Uncja tt trafigga >
Che pafs'o a Iesù el core.
O cuor mio cosi piagato , 4.
Fa di lacrime un torrente,
Come dal Canto cofìato
Verfa [angue largamente : 4
Gran dolcezza, cuor mio, finte
Chj accompagna Iesùfante »
Se la pena è dolce tanto,
Più dote’è eh) con lui muore »
Vengonfuor cosi dolc j acque $
Dalla fonte tanto amara ;
Poiché morte, 0 Dio ,ti piacque t
Fatta è morte dolce e cara.
Ocuor mio da Iesù impara /
La tua croce ancor tu prendi,
£ foprefja ti [0fendi s
*Konmuor mai chj con lui muore»

LAVDA VI

Cantali co-
me la Canzo
O Quanto è grande la bellezza
Di te, Vergm fanta e pia J
oa delle Fo-
refe.
C jafeun laudi te, Maria »
Ciafun canti ingran dolcezza»
Con la ma bellezza tanta,
La bellezza imamorafìi.
O bellezza eterna e fanta
Di Marta bellamfammafi:
Tu et amor l'amor legafb .
Vergm fanta dolce e pia: Cjafcitn laudi (èyc,
ó * . f guelU#*r
LORENZO DE’ MEDICI 6$
Quell'amor yche mundi l tutto ,
La bellezza alta infinita,
Del tuo ■-ventre è fatto frutta
Mortai ‘■ventre el frutto è Ulta /
La bontà perfetta unita
É tuo bene, o Vergin pia: Cjafiunlaudi ffic.
La potenzia, che produce
Tutco, in tè lafaaforza ebbe ;
Fatto ai'l Solt ejfer tua luce ,
Luce afcofa tn te più crebbe :
Quello > a cut elfrutto debbe,
Debbe atèyo Madre pia : Cj afcun laudi (2fc.
Primarie nel petto fante
T anto ben fu sfi raccolto ,
Sana mono in dogija e tn piante
Cbj di Dio uedesjt il u olto :
Quejìa morte in uitaà uolro
El tuo pano, o Vergin pia i Cfafcun laudi tifici
Anno poi e mortal'occhj
Vtfìo ejuefio eterno bene j
Volfe ch'altri il lenta e tocchi»
Onde ulta al Mondo utene.
Ofelici mortai pene »
C uiuendettc è tanto pia ! Cjafun laudi
Dfilicela terribile
Colpa anticjua, esprimo errore j
Poiché Dio fatto ai uif.btle,
Et ai tauro Redentore !
Quefto à mofii », quanto antere
Porti a noi la bontà pia : Cjafun laudi @rc.
Se non era il primo legno ,
Che tn un gufo a tutu nuoce/
m
<*4 RIME $ACR£ DEL MAG.
5ve» arebbeil Mondo md £>mo
Vi(lo trionfar la Croce :
Della colpa tauro atroce
G Iona p la bontà pia : Cjafcun laudi (&gc.
Tn, Ataria yfufii} ondi nacque
Tauto bene atta )Va-ma. :
Vumiltà tua tanto piacque y.
Che'tFattore è tua fattura :
Laudi ognun con mente pura
Dunque quefla Mad; e pia. Cjafcun laudi (fpc.
A laudarti 3 o Maria 3 <~venga .\ jq
CjaJ^hedim d amore accefo ;
Pecca*or nejjun fi tenga3
Tue e motto labbia offefo^
Su le fpalleilnoftro prfo
Poji’d al Figlj qiefta pia : Cjafcun laudi (epe.
Più dellafalute ~L offra y |j
Peccator 5 non dubitate >
El fuopeVo al Figlio mofìra
Qui(ìa Madre di pierate : ^ . i
Lefue piaghe wfanguinate
Mofìra a lui la bontà pia. Cjafiun laudi &c.
Dice lei : O finto Figlio, 12
Quello petto t’à lattato :
Eluidicetlofenjermtgho < '
Gjà di fangu< il mio cofiato :
Per pie d d{ quello ingrato
La pietà efèmpre pia.
Cjafcun laudi tè Maria ;
Cjafcun canti mgran dolcezza,

'4 •.« i"


ZAVDÀ
LORENA 0 VE’ M E DI CI 65
Cantai! co¬
LAVO A Vii. me la Ganzo

O
.>
na delie Fo-
Peccatore io fono Iddio eterno reie*
Chech/ìmo fot per tram delta Inferno.
X Deh peìfa, ehj c quel che tanto t'ama ,
E che sì dolcemente oggi ti eh j.anta',
E tu chj se', la ertifa-iute brama :
Se tacipenfnòn rnorfm ’n'eterno.
lo fono Dio debutto Creatore j
Tu non uomo, anzi un vlì vermifiche muore
Itymille modi ognor ti tocco licore ;
T u non odi, e più tofìo no udì lo ’nferno.
Perche ti muovoa più lafinta voce s
Ecco per tè io muoio insù la Croce ;
1 ' ColJangue lama la tua colpa atroce
Tanto rnmerefee del tuo male eterno.
Deh vieni a me, mi/èro poveretto
O Peccator Iche a braceja aperte a/petto ,
Che lavi nel mio/angue 7 tuo difetto,
Per abbracciarti, e trarli dello Inferno.
Con amai o/a voce, e con Joave,
Tt ehfama , per mutar tue voglje prave'.
Deh prendi ilgjogo mio, che non è grave,
Ed leggier pejò, che da bene eterno.
Io veggo ben c he’l tuo peccato vecchjo ,
Al mio ch)amar tifa /errar l'orecchio :
Ecco la grazja mia io t'apparecchio /
Tu la fuggì, e più toflo vuoi lo'nfèrno .
Deh dimmi, che frutto ai, oche contento,
Di quefìa, che parvità, è tormento I
Se non vergogna, affanno,e pentimento f
E vuoi perder per quefìa il bene eterno .
£ rie»
Oo RIME SACRE DEL MAG.
Pieri d'amor ì di pietà yedt dementa.
Te ehpv, no, o Peccatore, a penitenza *
Ma fi afieni [ultimafintenzji »
j'à on è redcnzjcn pei nello t>fimo :
fjon afpetfar quellafientenzia cruda« io
Ch'ogni pietà con vieti .che aliar /e[eludaì
VTon afpettdr che mortegli occhjchjuda ,
Che ne 'iteti ratta> e fiorii fia in eterna.
Cantifi co¬
LAVO A Vili.
me la Canzo
na de’ Vii:
addietro. P Eccatori sti tutti quanti t
Rallegriarici con difio :
Quefìo c il dì, ch'à fiatto Die »
Cjafchedunoefultie canti.
Peccator, la Atorte è morta e
Que(la morte evita donai
E la pena ognunconforta :
Dolce penaye morte huonaì
Oggi il Scrivo ^incorona:
Dello Inferno vengon Santi.
Oggi al Ctel la/fuga arriva
Di quelgran , che in terra è morta t
Gh*e(logran yfe non mori -va «
Frutto alcun non aria porto :
Qtte(io frutto oggi nell’Orto
Di Alana conforta e pianti.
Quefla fpiga «t (ito hel frutto
A'erefictuto , e fatto un pane i
Santo pan, che pafce'l tutta
Alle menfie quotidiane.
Ofelice vite umane,
Che mangjatt ilpan de’Sfinti !
Cleri
LORENZO DE* MEDICI
Cieca notte, bense’/anta ,
Che il ve deftfufcitare $
oselle tenebre tue tanta
Luce al Adendo non appare ;
L'ombre tue furori più ihjare,
Che del Sole e razzi tanti.
Adojira elcammm dritto e certo
L a colonna nell’ ofeura
5V ott e al pepo! nel deferto s
■Agl) Egizi fa paura.
LI Inferni a tal luce pura
Tttema, e'n Citi cantano e Santi.
O beata notte e degna I
Tuo F attorgran ben tt 'vuole $
benchél Sol forte ne sdegna ,
Tu v e de fit p tu bel Sole :
7 anta glo'tacon parole
% on fi lauda, o mortai canti ,
C'.afchedun lafetta vefa
Della net te tenebrofa :
'Della luce l'arme vefa /
Luce in noi fta ogni cofa.
3V nfra vita in Cri(lo afeofa ,
Luce m Dio : cantate o Santi.

LAVDA IX.
D Alla più alta Stella
Difctfo in terra un divinino fplendore
Canrafi eo-
Jne Dalla più
aita Stolta.

Gloriola Regina
tergine, §pofa, e Madre del Signore t
O luce mattutina.
Febee ih} Amihjtia

62 RIME SACRE DI MONA
A quella [anta Madre onefta e bella.
0 ccrdial dolcezza
0 femmogaudio y ofmgular conforto,
Vergine fanta e pia,
Scala del Peccator, trionfo, e porto ,
Vafo del bel Me[sia .. .,
G tesandole e Maria,
G ut dacia quel tefòr, chel Mondo fpretZJt'.
Tu se Madre si degnai !..
Chti della terra e l Sci le [ielle eH mare t
Di te fanfejìa e gloria: \ .1
O luce pellegrine ardente t e chiare »
O eternai memoria >
Porta, trionfo j e gloria ,
Di quel tefor ^ che*nCtelfelice regna. =

Cantali co¬ DI MONA LVCREZIÀ


me Ben yeri¬
ge Maggio. DE' MEDICI

LAVO A 1.

E Cco’/ Mesfsta
. *■ *V ■

Eccoli Mefsìa e la Madre Maria


'■ ■ •> V V

genite Alme celefìe


Su dagl) eterni cori,
Venite efate fefte
Al Signor de’Signori:
Vengane, e non dimori,
Lafomma Gerarchia Lecer l Mefsìa (ere.
Venite Angiolifanti,
E *venite fonando j
Venitetutti quanti,
JesuCrifto laudando ,
'élla

J
LVCRE ZIA DE’ MEDICI 69
Alla gloria cantando
Con d dee melodìa. EccoÌ Afefsìa
Patriarchi *venite,
Venite fejteggiand o ;
Levate v’à le lite,
Cavato v' à di bando/
E venite laudando
La Veroine Maria. Ecco’l Mejsìd (éf
Venite o Profeti,;
Ch’avete profetato >
Venite tutti Iteti:
Ve detei eh’eoli e nato
E a noi e donato
El pieejolin Mefsìa. Ecco’l Mefsìa tgfc.
Paftor pim di ventura,
Che [tate qui a vegghjare}
3Yori abbiate pleura /
Sentite voi cantare ? f
Correte ad adorale
lesu con mente pia. Ecco'l Mefsìa (èfe.
Voi'ltroverete nato
Tra’lbue e l’afnello ,
In vii panni [afej aro,
£ gja non à mantello :
Ginocchiate vi a quello,
Et a Santa Maria. Eeco’l Mefsìa (gfc.
E Magi fon venuti
Dalla Stella guidati ,
Co'lor ricchi tributi ■S!

In terra inginocehjati, *. . A
• v ys ViJL

L molto confilati
Adorando I Mejsìa. Ec?'l Messìa (gfc,
' *3 hAVDA
~,0 RIME SACRE DI MONA
■ . r., • f. ^ , ' ij\
oe-
nii LAVO A 11.
no in queft«->
Cititde « ~T Enne P afieni
V A a>edìre lesù, eh'e nato
SY ti' prefi pio igmidonato
Più che'i Sole tifale fidente.
lenite fref avente
A risedere il bel Mefsia,
iSW Gjufppo con Mana
La pia Madre gloriofa .
Mai nonfu sì prezjofa
Creatura, nè malfa ;
E'V'vi ancora tn compagnia
Solo il bue e l'apnello.
Pezze falce, nè mantello
5V0W V Signor de'Signori :
E dal Crei dfeendon con
Per ‘-veder la Dettate.
Sfa'vi naien le Potèfate,
Shii'vi nctene e Cherubinit
Le Virtù, e'Serafini,
Con tutta la Gerarchia:
E con dolce melodia
Rtngratizjandol con dipo :
Gloria in Cielo all'alto Dior
E in terra pace fa.
0 Paftor <■venite <via
El Signore ansiftare»
Vo*fntirete cantare,
E 'vedrete il Rè di gloriai
Oggi è il di della 'vittoria 9
Che’l nimico fa dolente :
Ek
LVCREZIA DE' MEDICI 7t
E h Padri allegramente
Sentiranno tal novella.
Apparita è una Stella
2
Tutto'l Mondo alluminare.
Venne a ringraziare
GiesùCn-lo onnipotente.
IO Tutte le di vote mente
Contemplando con dolcezza,
Come la divina altezza
Patir vuolpe'noftrierrori. -
GantaG co¬
LAVO A 111. me 0 Iesù del.

f C ,
ontempla le mie pene o Peccatore }
E nel mar tir ìch'i fono,'
Ke 0 infinito
*more »

Viidi > (h'Pnon perdono


A n. è, che pendo in Croce per tuo amore.
% Contempla, etti lafcjai inoliti [legno 3
Di te prefi pittate s
E fon confuto in quefto amaro legno
Con tanta cmdeltate »
Sanz.a mfttra fu mie caricate 9
Elesft tal martire ,
E si voìf morire 9
Perche viverfi meco ingrande onore.
3 Contempla bene alla corona mia
Acuta ,e si crudele ,'
Vedi la carne mia che fi marlira,
Apparecchifato il[eie.
?Von u in queft’angofcja alcunfedi
fifnger di mie pene ;
Per cinque or off vene
Vierfo 'Unto(angue, e tu cerchi do'ore.
£4 Cent empio
RIME SACRE DI MONA
Contemplo ben Signore il tuo gran duolo ,
E l'afpra pasfwne :
O dolce lesù mio tufuftifola
Alla redenzione
UAnima e'Icore con afflizione:
lo ì) fberanzci e fede,
Fai ai mifericordta al Peccatore.

C^ntafì co- LAVO A IV.


me Ben ^eri¬
ga Maggio. * Cco il Rè forte,
j| j Ecco il Re forte y
Apnee quelle parte.
0 Principe infernale,
yVon fate refflenzji\r : •r ‘
Gl) e d Re celi [ìtale s
. ■>
Coe vten con gran potenzia j
Fateglj riverenza
Le-vate 'via le porte. Ecco il Rè forte ($rc.
Ch) è cjuefìo potente,
Che vten con tal 'vittoria 1
Egl) è Signor poffente,
Egl] e Signor di gloria ;
Avuto à la-vittoria,
Eglj à 'zs mto la morte. Ecco il Rè forte (jSfrcy
Egl) à vanto la guerra
Duratagjà moli'anni ;
E fa tremar la terra,
Per cavarci d'affanni è
Riempier vuol gl) fcanni ,
Per rifiorar fuo'Corte. Ecco il Rè forte $c.
E'vuole il Padre antico,
E lafua compagnia >
Abel
LVCREZIA«DE’ MEDICI 73
Abel njeroJuo Amicoy
5Voi fi metta incoia/
Morse tj tu non fitià ;
Venne alla gran Corte. Ecco il Ri forte
O Abraam Patriarca
Seguite ilgran Signore y
La promejja non n, arca 9
Venute e il Redentore :
Vengane ilgran Cantore h\
A far degna la Corte. Ecco il Ri forti fflc<
0 Gjo<~vannidatifi a y
Orsu fanza dimoro y —
5V on perdete di nvi(la ;
Su nell'eternocoro y
E Simion don loro
/
Drieto a se fa la forte j Ecco il Riforte $Tc
0 Parg oli innocenti y
Innanzi a tutt i gite /
Or fìt te *z oi contenti
Delle auteferite A
O gemme, 0 margarite y
Adorate la Corte. Ecco il Rè forte $*€<
Vmuto fìat al Regno
T anto defìdemto ;
Poiché nelJanto Ugni
1 fumar to e (travato;
Et ò ricomperato
Tutta l'umana forte. Ecco il Reforte ffie

LAVO A V.
\
Cantai r«.
±r- ^ ' - • , ' - •
me nen^iin*
Y knt'l Meflagro ,
1/'ent'lJkfejQaggjtj
JL io Spiritofyg)o .
74 RIME SACRE DI MONA
5Vien da'Regni celefij 2
fduovi e dolci romeni
Giocondi e non mole fi 1
Scendon daglj alti j: ori
In forma di vapori
E luminofì raggjo. V'tens'l Afeffaggjo (èfe,
Vien come fuoco accefi, 5
£ lingue dipartite
Gli A vo flou à comprefi
.1% E f Alme lot rvejh(e
Di oefe colorite,
E dtcjafcun Imguaggjo.Viem’l Mejfaggjo (tfrc.
E eviene alluminare 4
il mondo intenebrato-9
Le nojtre Alme a [al va* e ,
Cjafiun fé liberato
Da quel nimico ingrato,
Che prefiil mal viaggio, Vene'l Mejfiggjocc.
Vieni Spinto svero, i
Entra ne nofri petti >
Facci l’ammo intero.
Purga e nejtn difetti,
E fieno faldi e fretti
A far nofiro v antaggio.Vieni l Mefaggio (gfit.
Aio/ìraci la tuo'via-,
Moftracint’vtnutet
L'Anima pur dina
Vederla fua falute,
E cerca con virtute
Fuggir’il tuo damaggjo.Vtene’1 Mejfiggjo(cfie. 7
Dono di Dio al ir fimo ,
O vera Maejiade,
LVCREZIA DE’ MEDICI 75
Spinto 'vementtsfmo.
Quante la tuo boutade !
Con tuo gran canta de
Fverno' l buon paJJaggjoJVitne’l Adejfaggjo ec.
Sette fi di con doni
Dello Spiritojpmto}
St 5 fette milioni
S.Con fi potrò dir tanto :
Verte’l'dolore in pianto
Ch) ~ a pel'Jmo a tafgjo.Viene’l Afejfaggj» ($rct
Accende enojin finf,
Conferma e’nofri cori
Ch'alia 'Virtù ccnmnfi
£ cosi fìtti amori,
Fa fentirgran dolzori
E lafjare ogni oltraggio. Viene’l MeJJaggjo tti

L AVOA VI;
v C Cantal! c««
En evenga Ofanna, ine lieti y-engA
T’en <venga Ofknna, Uomo»
L la Fjghuola d Anna.
Eglj e naso nel fieno
Tra L’afìtiello e’I bue n.
Iesù il IValatene »
Come predetto jue:
Ch) •vuol rveder Giesue ss ;v ;
Venga a cantare 'Ofanna , * ■>;
I Magic ansale andò
Vengonto'lor tenori/ - ' >
E’Pafor>z'ancantando j -..Z
Del S gnor de’Signori ; . o ,m , ; t»
E$
76 RIME SACRE. DI M. LVCREZIA
Ognun par (he innamori
Sol di cantare 0fauna. ‘Ben 'venga 0finn a (jffcc.
Rmf efatifiero amore >
. •, E-l Moi)dàÌh,p.acf*.lm<ty. • . VI)*’
Beala il Salvatore v> V
Già dal Mont'Vli -veto, v r 1 > '
Et grida ilpopol dritto .. \ .
Ad alta rvoce Ofmna.Ben rveriga 0fauna (èfre.
Rallegrali e fasfalma 5
4* Gierufàlem àtloray-■* - :0
E fiarge uh'vo e polena
Ch fi piangerà amor ài
Gtesù, cjafcun Indora .1 i >
Tutti gridando Ofinna: Ben evenga Ofinna ec.
J farisèi lafera 6
■■ Senìok di ew gran pena,
Giuda mdegnato era
Per Maria Maddalena i_\
*3 flnlfltS
Efee fuor della cena
i.'psi-rxt * -»nl Sol per tradire Qjanna.Ben evenga Ofinna &c.
yi
ferme} dice il fello > % 1
A prender Gtesù finto y
E hac)ainfegne (jusllo i (J ,-, -\
( Gtesù legato e m tanto )
O Rabbi a ve -yO guanto
Chiameram damoOjannal Ben evenga (f/t.
Venuta eg)a Maria 8
<! % t tg-£l figl)o à ritrovato
Tra Geme cruda erta
Battuto e flagellato y
Suf Calvario menato
Piangij è più detto Ofinna. Ben evenga ^7e.
fewjl 4 J-A " A
ET ALTRI DE' MEDICI n
i © A Dio con umtl rccce „
lrolgaf ognun fedeli ,
A pianger Gtesti in Croce ,
Che per noi gufa il[eie s
Laudile jafun fedele
Con la Figljuola d'Anna. "Ben evenga Ofanna

Gantaft
LAV DE ine 'Piange iè
tempo perduti)
DI LORENZO
DI PIERFRANCESCO DE* MEDICI
V irgo Madre Marta
Figlja e Spofa al Signore 9
7 e cjuello eterno amore
lnnanzj ad ogni cofa intefe pria .
,
0 Stella rilucente
Che se requie è conforto
A eh) nel mar prefìnte
Della Fortuna e (corto t
n mf

Tu lo riduci in porto , '<3

Refugto de'Mortali y
Ch'at'noftri eterni mali
,
Se'medicina fola e Madre piai
All'antiquo er/or nofre
Sola tu riparafi ,
Quando le su nel Chjoflre
Tuo ruirginal portajti ;
Tuie porte sbarrafi
All'mferodi ferpente t
Onde al primo parente
State tran rhjufe lungo tempoprid*
Per te t'allegra ACielo %
1 ‘ ite
78 |»T'.4P C A fi* u }M ► » T V-TPS^tA

£ /:? ttglj Angeli fejta ;


Cjafcun d’archine rch
Adai di cantar non refi a ,
•fra benedetta tjucfia
Ch'ai Signor tanto piace,
£Ì fao '■ventre capace
Di (jtal che’ti tiitt'i Cieli non caput.
Tn se’fatta da Dio
Scala del Cielo e porta,
Chj d fa [tr disio
Tagl) siifida [corta >
Solo tl tuo amor conforta
Chj nel peccato e incolto :
0 quante <volte ai tolto
Al gran nimico la preda eh’avi*.
G jammai tuo Figljo ntega
,
A tè cofa che voglja j
, ,
Però Madre lo prtega
Da’periati mi fjoglja:
Ancor prtega, m'accoglja
Alfin nellefito’braccja ,
,
Et tl mio cor ch'\agghjaccja ,
Dalfuoco delfuo amorfaldatofa.

DI BERNARDO
p’ALAMANNO DE1 MEDICI
■W,
LaFDA /.
Cantafi
n.ouw ^iv*
fri©»
D ìrtm la reità in brteve
Avanti alnofro duce
,,
,
Di Luca che riluce
Pm che candar dt neve
Lutafu StroyC nacque
,
ito
et Altri de* medici 79
In Antiochia > e vijje
,
Coi: Panlo e gl) piacque }
jV”otar ciò che Itti dtjfe :
E l'E •vangeliofcrijje
Dopo Marco e Matteo t
Lor Latino ^ Ebreo ,
LuiGreco e manco breve'.
Scrijjè ajjat di .Marta
Con penna $ e del pennello
Di certo io non dina ,
‘Ben mugghja ilfao vitello 5
Medico VergineIlo
Anni quattro efettanta
Degl) Apo/ìo/t canta
Igeili e'I pondogreve
,
Pria Bitinta e Btfknzjo
.
,
Ebbergjà Coffa e il nerbo
La Citta di Confìanzio j
Poi le diè a Buda in ferbo :
Cuti ilJuolacro verbo
L'Alma che langue e plora »
Et il fuo aiuto implora ,
Pergire al del più leve .
LAVDA 11
T Romba che'ldivin /itone
Sparge/li in ogni terra ;
-Cmttfl L<
(nodo pro¬
prio.

Da eh] non erra impetraci perdono.


Quanto jet onorato !
iesù ti elegge e chjama ,t vuoiti amici]
Fatti delfuo Senato t
dlpnji Pirea del petto pudico.
IraCo
+ „

Se RIME SACRE DE* MEDICI


Trati delfallo antiquo >
Ef}fegr;< e prodigi s
folta lve/ìigi nofri al di vin treno.
Seminafi la legge,
Che nel libre del cor lesti ttfcrijfe ;
Ad ampliar fttagregge
Vdfe che ficalzo, efanzjt faccogifife :
Curaglj infermi dijji,
5V on fiutarfra nota $
Ma in cafa pria darai di pace il don».
Amico a Dio fedele,
Che annunzi l'Evangelio, e fjoglj e leghi,
Indice d’/faele -,
Che varie lingue in fuoco all’alme fpieghi,
Mai farsa aglj urna» prieghi,
Gemma che’l Cielo adorni,
?
Che più fòggtorni, o mio caro Patron» ?
Set tr alejom ver avite,.
5
Fn de’pochi operai tra molte biade:
Sei pecorella m te j
Che’m mezzo a’lupifolper vincer cade :
Sei’nfermotra le fpade,
E rjl per arme porti,
Confundi eforti folcol dolce tuona
O Fondamento, o Jmalto,
Tiafà, e colonna alla Città terrena ,
Porta, Torre, e Moni'alto,
TJeahier cheiFedetguidim riva amenAi
ffugoletta frena,
Che dai manna per piova ;
Pietà ti muova, impetraci perdane \

IL FINE

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