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RIME SACRE
del magnifico
LORENZO DE MEDICI
li Vecciijo
Di MADONNA .
MANFREDI MACIGNI
ÌLLVSTRISS. SIGNORE
Signore Padrone Colcndisfmo
Strettir Vere.
. é«acefo Cjooaccj
<
1 Sopra 2
LE RIME SACRE
DEL MAG. LORENZO DE’MEDICI IL VECCHIO
e d'Altri della jìejpt Famiolja .
OSSERVAZIONI
DI FRANCESCO CIONACCI
Ve forte di Rime Sacre del Mag. Età queflo proposito non vogljofa-
LORENZO de* MEDIt I il Vec- fejare in dietro di porre qui la nota^
ciijo mi fon pervenute alle nianfcioè dra de’nomi di efié antiche Rapprefentazio-
niatiche e liriche: per d**aniatiche in¬ ni, da me fin’ ora vedute, e fono le fe-
tendo le recitative, e per liriche le facre guenti.
canzoni : nel primo genere compofe egli A
quelachefi chjàmala Rapprefencazio- dell’ Abataccjo.
ne di San Gjovanni e Paulo, della quale d’Àbramo e d’Ifac •
prima parleremo, cominciando di S. Agata V. & M.
Delle Mafprefeto tastoni in generale
di S. Agnefa V. & M.
d’Agnolo Ebreo.
§. /. dell’Agnol Raffaello e di Tabbia.
Chiamavano i noftri Antichi Rappre- di Sant’ Alelfo*
lent i- ione quella Torta di poesia , elio dell’ Anima.
da* Greci dicefi drama, e dramatica, dell’ Annunziazione di N. Donna #
per l’azzione che fi congjugne alla voce . di Sant’ Antonio Abate •
perocché Rjpprefmare, fra gli altri fir di S. Appollonia Y-&M.
-gnificati, avendo la forza di porre avan¬ B
ti aglj occhj, e fare altrui prefente chec- di S. Barbara V. & M.
cihesia, ottimamente fi tira adefprime- di Barlaam erlodàfat.
- re ogni maniera di fpettacolo, e parri- di dEagjò Contadino#
cularmente quello* nel quale s’imitane C
azzioni, fecondo ,l’arte dram tica, co¬ di S. Caterina V. &tM*
me fono le Commedie e le Tragedie^ di S. Caterina da Siena,
ben’e vero che in que’tempi più femplsqi» di S. Colomba V.&M.
non fi faceva pompa d’erudizione co’nel della Converfionedi S. Maria Madda¬
le griui vocaboli, ma alle loro opere im¬ lena.
ponevano nomi cogniti ed intelligibili di Cofiantino Imperadote * di S. Silvc-
fino alle fan refe he ; onde non ò trovata fìro Papa, e di S. Elcna •
nominarli Commedia fe non la rappre-- di S. Criftina V. & M.
Tentazione detta dell’ Anima, che chia- D
mafi Commedm Spiritual ' diV* *Anima : e de’ Diecimila Martiri.
la onver' one di s. viaria Maddalena^ della Diftnizion di Saul e del pianto di
del noitro ni. Antonio Alamanni . DauTdl.
j di S,
3 OSSERVjZIÒNf
eli S. Domicilia V. & M. de3 tre Pellegrini di s.Iacopo di Galizia.
di $• Dorotéa V. Se Ivi. - R
• , , . ,E del Rè Superbo.
di S, Eufralia, della Reina Eller •
di S. Eufrofina » della Refurrezzione di N. Signore.
di S. Euflachio M. di Rofana.
F di S. Rolfore M.
di S. Felicita Ebrèa . S
del Figijuol Prodigo • di Sanfone •
di ,S. Francesco, quando convertì que* della Sentenza del Rè Salamone.
•tré ladroni • dello Spiritoffanto.
:
di S. GjorgioM.
G di Stella.
T
di S. G)o: Batifea quando andò ne! de¬ di S. Teodora V. & M.
ferto . di Teofilo che fi dette al Diavolo,
di S. Gjo: decollato'# di S; Tommafo Apoflolo.
di S. Gjo: e Paulo * V
di S. Grifante e Daria • di S. Valentino, e S. Gjuliana «
di S. Gugljelma. di S. Venanzio M.
I di S. Vliva.
di N. Sig, Iesù Grillo quando di/putò Il Vafari nella vita del Cecca Ingc- i
nel tempio. gnere fa menzione d’alcune altre, che io
di S. Ignazio Veie. e M. ancora non ò vediite , cioè
di Iofef figljuolo di lacab • diS. Bartolomméo, o^y>ero di S. Baccjo•
di S. Ipolito M. dell’Mfcenfione dii Signore •
di luditEbréa. dell3<AJJun%ione di Donna.
L Ancora ne pone in nota Mons. Leone j
di Lazzero ricco eLazzero povero# Allacci nella fua Dramaturgia le Tegnen¬
diS. Lorenzo Mar. ti , che pure fimilmente per anche no»
M * © vedute.
di S. Margherita- V. & M. dimes.'Càmafc\a!ee di mad. Quarefma .
d' un Miracolo del Corpo di Grillo : di s. Francefco ( divèrfa dalla difopra )
N attribuita a m ad. Antonia Pulci.
di Nabucdonolbr • ^ di S. Gyo^angualb rto •
della Natività di Crifto • di S. Lucia V.&M. I
O dì S. Maria Maddalena e d3un fuofhtpendo i
di S Onofrio. Miracolo, differente dalla di fopra .
di S. Orfola V". Sz M. di Su fama• e
d’Ottaviano Imperadore# Enel Malmantile dr Pedone Zipoli,
P cioè del noftro caritiimo Lorenzo Lippi 8
di S. Pannnzio. egregio Pittore e Poeta, dicefi efier n
della Patitone di N. Sig. Iesù Crifto • di quello genere di poesia, la Regina-»
del Pianto delle Marie, d3 Oriente , mentre accoppiali con I{ofV. t
della Purificazione di N. D. na , neirannoverare glj fpettacoli e felle <
de’duePdlegrini di s. Iacopo di Galizia. fatte per le nozze del Principe d3 Vgna- <
no 5 e
5* D E L C 1 N A C C I 6
no, e.dellaPrincipe fla figljuola del Re di scene gode prime che io abbia vedila
■ Campi, dicendo al Cantare 2. ftaiua 45* te così ordinate , fono la fiopr addetta^,
"Efece a3 Paggi recitare a mente f onwrfiont-, di Santa Mari a Maddalena-*
Rofma e ia ifeginad3 Oriente ; v* del? Alamanni ( di ver fa da quella po¬
e non ■ oftantechè la lagnici d* Orienta rtaci (òpra nel numero delle JR a pp re le ci¬
(laquale via .torno) dami poemetto tazioni)^ il ‘Malatefi a fatta da un Sa¬
epico, comporto da Antonio Pucci non' ne fe , nella quale rapprefentafi una cón-
farebbe gran fatto fi trovadfe ancora ri¬ verfione d3 un peccatore operata per s.
dotta in Rapprefentazione ; pofcjachè Caterina da Siena. Nè fidamente erano
nel mede-fimo grado fi trovino le Tegnen¬ dette nel titolo Rapprefeiitazioni,ma an
ti , di (opra fra le Rappréfeatanioni regi- eora ne* verfi da recitarli, come e neil’an-
ftrate comepoefie dramatiche,e qui lot¬ Himziazione di S. Gjo, decollato fi legge-
to divetfo titolo perdfer poemetti non > Io yèanniinzjo cAm tutta buona gente
domatici. Che fiete interne qui di compagnia,
Arigli Rgiffaeilo: Orazione.. Siccome fi farà qui al preferite
S.lékffio : Vita. Vm Rapprefenta^ìon dinota epia.&c.
Carnovale e la dittare finta: Contrailo , e nella licenzia del popolo in s.Colomba.
ed^anche .Sbandimento. Vomita ahbram la Rapprefentazione
5. ?Maria Maddalena: La Convezione •, Della Beata Colomba &c*
, èli'Oriiiina' Vita e Miracoli. \ ;\ . Avevano altri nomi, imperocché fi
Idne'Pellegrini*': < Efempio di due Com¬ chiamavano ancora Ferte ; e cosi intito¬
pagni che andavano a s. Iacopo di Ga¬ lali quella di BiagyaContadino, di S. Felicita
lizia^*. Ebrèa, di 5. òuglyeknadi 'ÌSfibùcdonofir.
SrMufyiichiQ : Leggenda, oPafiione•d Si trovano anche nel titolo ine¬
S. Francefco : Irtòria ddla Vita di rte me congiunti, dicendo# : La flappre*
| f rancefeó . tentazione e Fefla verfiigrazia d3 Àbramo e
i S.Gjorgip: Irtoria. t. Ifac ; d3 Agnolo Ebrèo ; di Befana &c* Ta¬
lud tta : Irtoria. lora fono difgjunti, e nel di fuori dirai#
5.Lucia : Orazione. .La Rapprefentazione, e nella rubrica del
5. Margherita : Leggenda • principio leggerai!! poi Comincila Fefla,
' S> Or.fola:. Pafiione o Leggenda. 1 ovvero per P oppofito, come in quella-*
j La Puffwne di Crijto.: Irtoria, o Verfi, dell3 Annunciazione di 'Noflra 'Donna. Al¬
o Leggenda * tre nella rubrica ddPargumentò( il qua¬
; Il pi unto del e Marie,: Partenza e pian¬ le argumento dice vali P annunziaziotie,
to di Maria. e ferviva loro in vece delprelogo, per¬
, ! Il gè- $ uperbo : Iftoria. chè in erta s* annunziava al? udienza la-#
j di Stella : Irtoria della Regina Stella-» fiirtanza oT fatto della Rapprefentazio
e Mattabruna. \ ne, e facevafi recitare da un G;ovanetto
{ diS.ylw. Irtoria. veftito da Angiolo) dicendovi!! U An»
,i & altre moke che ora non mi fovvengor gjdo annunzia la Fefla , conforme è nella-*
r no. Pafitone 'di Nw S. e nel Malatefta fi legge:
j . Ma ritorniamo alle antiche Rappre- L’ Angelo annunziator della Fefla. Ad al¬
Tentazioni : fìccome in que* fecoli non le tre è porto nel fine, come è in quelladi
}e chamavano Commedie o Tragedie, cor s. Lorenzo , ove fi legge. Finita è la Feflj
3J sì ancora non lodivifavano jn Atti ed in di Santo Stflo Papa e di Santo Lorenzo fui*
*4 Diacono
OSSERVAZIONI 8
Diacono; &in Teofilo, Finita la Féfta di Fa chyiopojfa moflrar filper tuagloria
Ttrafilo. Ad altre nella rubrica della li¬ Di Gugljelma beata la fua ifloria *
cenza, o di ciò eh5è in luogo di e/Ta; e co¬ Se in s. Or/bla :
si in s. Dorotéa è fcritto : Ora fi taglia leu» A voflro onor finita è quefla Storia •
teda aTtofilo, e dipoi tengono quattro con—» e non folo di quelle, ma delle Rappre-
Vanima di quefh quattro, martirizzati nella._» fentazioni ideali e paraboliche,onde neL
Fefta > cantando queflaLaude ; & in s. Gio¬ la Commedia dell’Anima diedi :
vanni dicollato : Detto queflo viene uno Or fiate attenti a quefla nuova S toria%
feoppio ; e coflei sprofonda : dipoi ^iene V An¬ Accjocchè la tenghiate alla memoria«
noio che licenzia la Fefta. In alcune legge/ì c cosi nel Figljuol Prodigo •
inferito ne’ verfi da recitar/!, & or nel- 0 tutti voi che la divota Storia
Pannunziazjone o vogljamo dir prologo, Del Vangel facro contemplato avete &c»
& ora nella licenza ; Nell’annunziazione Chiamavaft ancora col nome d’ £fem-
del Rè Superbo, pio: cosi l’abbiamo in s. Fra nce fico,qua i>
*Adunque fata umili e cederete do converti que’trè Ladroni :
La Fefta appunto ; e gran piacer n9arete • <?er dare e [empio a ogni peccatore 9
in quella di s. V^liva . Vi fia un bello Ffempio celebrato
Denoti di Giesù nofìro Signore, Di S a n'F rance fico ottimo Fra minore
Cari Afcollanti, io fono a voi mandato c in s. Panando :
Ter dirv corneggi abbiam cor.gran fervore Vn bello Ffimpio in queflo di V annunzi* »
Di Santa Vhvala Fefla ordinato •. State in fienaio a udir San *?anmZ'0»
nella licenza di luditta. In oltre elle fi denominavano Mifteri ;
Al voflro onor finita è quefla Fefla • non folo quelle che rapprefentavanoqual
c’n quella de’trè Pellegrini. che Mifterio di noftra Tanta Fede, come
Sentito avete quefla noflra Fefla ; nella Purificazione di N. Donna ;
Or’iJÉ' a cafa che è cofa onefla • Queflo Mifterio d3umiltà profondo
in s. Roflbre • Hgciterem cui cor purgato e mondo «
‘Fopol diletto eh9avete veduto e nella Refurrezzion di Crifto :
La bella Fefla del Mar-tir Fpjfure. Queflo Mifterio gloriofo e fanto
E cosi in quella a cui facciamo le offer- Vedrete recitar con dolce canto•
vazioni, legge/ì quello nome di Fefta nel» Male ftorie non folo fiacre, come di
lastanz. i.&j. s. Caterina V. & M.
A noi fatica, a voi el piacer refta ; F pentirete del divino amore
Vero non ciguaflate quefla Fefta &d Vn bel Mifterio &c.
La Compagnia del noflro San Gjovanni di Stella :
Fa quefla Fefla F far vedrete un bel Mifterio in tanto ;
Si attribuiva loro di più il nome generi¬ quanto le profane, come di Biag;o ,
co di Storia, come fra le altire ft legge in Volendo voi, che qui fi rapprefenti
s. Ale/To : Il bel Mtfler dt Biagjo contadino »
Ci doni grazi* per fua cor te fi a C le ideali, come dell’Anima :
Che quefla Storia vi f off:am moflrare• Cjafcuno à qui da poter fi cibare
& in s. Domitilla : Bjconefcendo in sé queflo Mifterio •
La fua Storia devota e’igran concetto E che quelli cinque nomi ,cioè Rappre
Di Domitilla piena di fapienz** Tentazione, Fefta , Storia, Miftero , &
fcinstGugjlelma; Efempio, fileno prefii qnafì cte per Ano¬
nimi
DEL *C IO N A C CI IO
niaii, e vagljano poco meno chi* lo ftef- E yedrtiì di C rifi ina d Marti? & »
fo, da3 fottofcrìtti e {empii apparite pia Che y ergine n'andò nel Cielo empirio.
mani tolto, dove ehòno iion divinamente, cosi in Éiiftachio :
ma inficine itati tifati, in Ottaviano Im- Diletti affettatovi-) e nobilmente
peradore: Ayeteyifio ddiufiachrjl Martirio &c.
Quanto ricb)ede l’opra manìfifla Che fe cran prete dal Teftamento vec¬
Di quefta degna ed eccellente F efta. chio , eran dette Figure, come in loief, e
' rNjH yoglfamfar la Ifixpprefintàzione nell’Agnol RaifaelIo,lc quali anno coirai.
Del Magno Imper'adore GttaytanèWc. ne! lo prime due ftanze deli’anniinziuziò.
in s. Valentino*: v. ne ©prologo; nella feconda ftanza del*
Opopol degno, che attento rì-fiatò' le quali fi legge :
A quefia miorya Fefta e dégna Storia. V 'Noi yifarem yedere una Figura :
ne’ due Pellegrini : Molto gentil del T tfi amento yecchjo
Eoi che y e dato ed afioltatò ayete ma quelle che eran cavate dalla iroria_j
Quel che fa far l a diyina potenzia, Evangelica, col nome di Vangelo veni¬
<Tigl}àie efemplo ; e'lgran Mifier yedete, vano denominate , come nel Figljuol
Che tutto è ferino con gran diligenza : prodigo :
E delia F^fia et perdonerete &c. Accendi il nofiro cuor di fimmo %elo
in Sanione : Che recitarpofiamo d tuo Vangelo.
Mi gloria adunche dell9 Altitonante, ehi Lazzero ricco e povero :
E di colui che più che’l Sol nfvlcnde ; E noi, quali ci fiamo efircitati
Vn'Ffempio [arem del fiero amante Qticfto Vangelo a poter dmofirare
Sanfin, che a una dorma ti cuore arrende : Di qui mi venne fufpizione una voltai,
Cayandolpur dalle finlture fante, che quando he5 Libri delle Laude anti¬
Doye ogmfana mente bene intende ; che fi dice: Quifia lauda cantafi come-»
SPiaceyol Fefla, e piena di yirtute : e Vangeli, ovvero, come e Vangeli dell
State quieti-, che Dio yi dia falute. QuaYe(ìma-) ovvero, cornee Vangeli in rima
Chiamaronfi anche ipettacoli , come fi della Quarefima, s’intendefie di quelli del¬
legge in s. Ignazio M. le RappreTentazioni;finche non veddiun
State deyoti al diyino Spettacolo • ' Libro di fpirituali Càzoni cópofte da m.
Le Rapprefentazionicavate da Storia Cartellano de’Cafiallani non vulgar Poe¬
ccclcfieitkhe decanti, ora col nome di ta Fiorentino,intitolato vangeli m rima-*
Vita, ora di Patitone e Martirio, fe eran della Quarefimaove con una nobi] pa-
di Martiri, s’addimandavano : come in rafrafi in ejafeuna fi spiega un’Evangelio
s* Antonio Abate : di quei che giorno per gjorno fi leggono
Vogham rappr e fintar parte dà Vita • in quel facró tempo dell5 univerial digiu¬
Del glorio fi e fanti fimo Abate no .
Antonio d9 Egitto &c. E gjacchè fiamo entrati nel canto, fi
in s. Grifante : recitavano le Rapprefentazioni con una
E fe flarete con diyoQone, maniera di proprio canto, del quale nel¬
Vedrete una mirabilVafiione• le medefime Tene trova ampia teflimo-
cosi in s. [polito. nianza ; come in s. Barbara :
'Nfiper al tra oggi mai yi fi prepara Keciterem con dolce yoci e canti &c*
D'polito fioman la baffone • in So Orfola :
in s. Criftina : Di Orfola clemente onefia e pia
5 Noi
11> o s s e r r AZIONI 12
!>doi pbjjìam recitar con dolce canto &c. da rapprefentata in Arno del r ;o4-di
in Ideila: cui fanno menzione G. Villani lib.8. c. i©
Carità ,Fede, Speranza, & .Amore, e l5 Ammirato nel 4. delle storie, non*
Conterrà tutto l'odierno canto. può efiere, sfio non mfinganno, fe noto
così in queda di s. Gjo. e Paolo, che ab¬ o quella di Teofilo,in fine dellaquale po~
biamo fra mano, alla d* i. diedi, trebbefi veder lo’nferno, efiendovi no-
San^a tumulto ftien le voci ebete, tato: Entrata Diavoli nello Inferno con
Mafjìmamente poi tpiando fi canta : VEbréoyUno Angelo dà licenza ; o più rodo
Quei che più le rendeva ammirabili,era¬ quella di Lazzero ricco e Cazzerò pove¬
no glj apparati di macchine, di variazio¬ ro , nella fin della quale il Ricco dallo’n-
ni di profpet rive ( dove anno a mio giu¬ ferno, chiede in vano foccorfo al Pove¬
dizio avuto principia le mutazioni delle ro podo nel feno d'Àbramo.
scene) di jCorraggiameli detti Com- Ma per tornare aglj apparati, a fine
pafìè , di Gjodre, di Tornei, e Battaglje di non efler prolillo intorno a cjò, dirò
dette cominiinemente Barriere, di Corti folo che in queda di s, G)o: e Paulo e ve-
reali e bandite ( che oggi diconfi Pedi¬ rifinì il ci fodero più macchine; perchè 0
ni) di Conviti di Canti di Balli ; cornea s. Agnefa quando appari fc e a Co danza ;
chiaramente fi vede in cjafcuna di effe : eia Madonna quando viene (opra fi se¬
E delie Macchine, e decloro Ingegneri ne polcro di s. Mercurio Martire, dovendo
fa fede in più d'un. luogo il Vafiiri non-, venir dal Cielo, in qualche nugola é fa¬
Polo nella vita di Filippo.di ser Brunelle- cile che comparifièro : e nel fine quando
feo nei deferivere glj ingegni e macchine s. Mercurio efee dal fepolcro fuoe fèri-
delia Rapprefentazione della Nunziata , fee G jaliano' A pedata, non par che cjò
che per i Camaldolefi fi rappre(èntava_» fi polla rapprefèntar le non per via di
ogn’anno in s. Felice in Piazza;& in quel¬ qualche macchina : in oltre ci fono duo
la del Ceccaknd descriver que’ddl’Afcen Battaglje oBarriere, una nel fine della
fione di N. Signore, e deii’Affinità della d. 5 9. dove fi E ferrite Romano reda di¬
Madonna, rapprefentate ogn’anno nella sfatto , l'altra nei fine della li 75. ovo
Chjefa del Carmine ; ma fpeziaimento con la vittoria Gallicano fa prigjone il
nella vita di B-*onamìco Buffalmacco, Re di Dacia, e fot temette il di lui Re¬
come qui fi regidra. Scrivono alcuni, che gno : & un Fedina, Corte, o Cortèo nel
tifando Buonamico in Firenze, e trovandoti fine della d. 24. per la ricuperata fan irà
fp:facondi) Amici e compagni [noi in bottega della Reina ( odanza, dove oltre al con¬
di Aafo dei Saggio , egl) fi trovo con molti al¬ fi ttare ,.fl canta, (bona, e balla , ed altri
tri a ordinare la Fefla , che in di di Calen di piacevoli trattenimenti vi fi rapprefie#- j
M iggjo. f c)onogl) uomini del Borgo San Fida¬ tano, che così portano la fignifirazione
no in Arno fopra certe barche ; e che quando tanto delle paròle dette da Codantino
il ponte alla carraia, che allora era di legno, a!lora,cojè ;
rovmò, per effèr tropi o carico di perfine, che 0 Scalco su da far colle^ion truQva :
erano corfe a quello fpettacolo, egl) non vi mo¬ Fate cheprcfto qui mi venghi innanzi.
rì, come molti altri feejono \ perchè, quando Buffoni, e CantatoY, eh) f ’Mii> e danpì*
appunto rovinò il ponte in su li macchina , che quanto della rubrica che ivi dice : Tory*
in Arno fovea L barche raspre*fintava l3 In¬ in quefla all -greppo. Gallicano di r^a cortes
ferno , egl era andato a Procacciare alcune co- vittoria &c, queda tale allegrezza , cho
•'>, che pèrla Fe/h mancavano • Qjdia Fe- fi faceva, è quella ch'io dico sfila moder-
i g D S L C 1 0 N A C C t 14
na Feftino, o airantica Carte o Corteo. sigl)ofa, e dimofirasa l’ingegno, e Vinduflria
Recitavano e fi rapprefentavano que¬ di eh) ne fu insentore ; perciocché fi sedeste
lli belli Ipettacoli> non folo ne’luoghi fia¬ in alto un Cielo pieno di figure sìse muoserfi,
cri , e pubbliche Chjefie ; ma ancora nelle & una infinità di lumi, quafi in un baleno ftuo-
Confraternite, c nelle cafie private > co¬ prirfiy e ricoprirfi&c. Apprefio di mèli
me ( per non far qui sfarzo di molte au¬ trova MS.la Rapprefétazione d’Àbramo
torità di scrittori, che di ciò fanno fede) & Ifac, in fine della quale vie la notizia^,
fpezzialmente leggefi apprefio ’l Vafiari di chj n’è l’autore , e dove fu la prim3L>
nelfiallegata vita del Cecca Ingegnerò volta rapprefentata ; e dice cosi »
con le feguenti parole • Dicefi che le nuvo¬ La fopraddetta Ifopprefentagione fi fe¬
le, che andavano in Firenze perla Fefadi ce la prima solta in Fi> enge nella Chjefa di S*.
i. Gjo» a proceffione, cvfo certo ingegno fa o Maria Maddalena luogo detto Ceflellt, Fanno
bella, furono insertatone del Cecca, il quait^, MCCCCXLVIIU. le quali flange fece Feo Bei¬
allorachè la Città ufosa di fare affai Fefl^j, cari. E'nqueftacompoftadal Mag. Lo¬
era moltoin filmili cofe adoperato * E nel sero, renzo , nelì’annunziazione o prologo,di«
iomechè oggi fi fano cotali Fejie e Ifopprefin- cefi alla fi. 5* eflèr recitata dalla Compa¬
fazioni quafi del tutto difmeffe, erano fipetta- gnia del Vangelifla •
coli molto belli ; e ferie f acesa, non pure nelle La Compagnia dtl noftro San Gjosanni
Compagnie ,osseroFraternite, ma ancora-» Fa quefla Fefla &c.
nelle cafeprisate de’Gentiluomini, i quali ufi- Vtsìifiime poi per molti capi riufeivano
sano di fare certe brigate e compagnie, & a quelle Felle alla Città ; pe rchè fe riguar¬
ter ti tempi trosarfi allegramente interne : o diamo alla plebe de aglj Artidi, che vivo¬
fra effi'fempre erano molti Artefici galantuo¬ no del /udore delle loro braceja, a prò
mini , che f ir sisano, oltre alFeffer caprkc)ofi loro cedevano le grandi fpefe.che portar
epiacesoli, a for gi) apparati di cotaliFefle. • van leco quelli Ipettacoli : fe riflettiamo
Ma fr aV altre quattro fdenniffime, e pubbli¬ alla invenzione e macchine, fervirono
che fi focesano quafi ogn’ amo, cjcè una per a’ fiottili ingegni de’ Fiorentini profeflòri
cja fcun Quartiere ( eccetto S*G)o. per la Fefla d. 11’Arte del d ile aio e delle Matemati¬
dtl quale fi focesa una folepniffima proceff o¬ che e Meccaniche, per ridurre la profef-
ne , come fi dirà : ) 5. Maria 'insella quell fione a quella per fezione in quello gene¬
di S. Ignazio ; S. Croce quella di S* Bar teloni- re, che addio la gode il mondo tutto :
~m'o detto S. Baccjo ; S, Spinto quella dello Spi- eie voljamo parlare de’coftunìi, per
ntoffanto, & il Carmine quella'L II’ Afe enfi on e conto delle cole rapprefentate , ne mi¬
del Signore, e quella dell’ , A (funzione di 'Hp- glioravano glj fpettatori perchè erano
fra Donna &c. E in s. Felice in piazza fi tali che fi potevano rapprelèntare im-
faceva quella d.eli’A nnunziazionc di No- C hjela ; nè mai per conto di cjó vi fu bi -
Era Donna, come dice il medefimo Va- foglio, come oggidì > che i dotti e pru¬
fari nella Vita di Filippo di -ser Brunelle- denti, chjeddi'erola moderazion del
feo, con quelle parole : Dice fi ancora, che Teatro,
gl ingegni d l ■paradi fo di s. Felice in pianga Qjanto adì *utori,di pochififime fi fa
n-Ila d<tta Catti di Firenze , furon trosati il nome d i chi le compofie & io per appa
da Fili: Po, per far la Happrefentanione , os- gare il Lettore in quella parte, porrò
ero Fefla d. IL 'Nunziata, m quel modo .che qui i nomi d i coloro, che fi n’adora ò fa-
tint i-ameni e a Firenze in quel luogo fi cofiu- puro abbiali compofie di elle Rapprefen
tna.a di fon ; la qual co fa in sero era mar a* tazioni
-é 6 Di Mtctf.
/
TJ O S S E R V AZIONI 16
Dì mmU ANtOlNJA donna di Bernardo Della Rapprefentazione di $\ Gjo. o
<?VLC1. Paolo % 2.
La Rapprefentazione di s. Gugljelmà :
Di D. BASTIANO de* B^AIELLESCHI Queda Rapprefentazione di s. Gjo. c
La Rapprefentazione di s. Rodere Mar. Paulo, fu, come fopra s5 è detto fatta»,
Di meffer CASTELLANDO de'CASTEL¬ per recitarli'nella Compagnia di s. Gio¬
LANI. vanni detta il Vangelifta, da5 fratelli di
f di s. Eufralia . efia, che in que’tempi erano ( ficcome in
La Rapprefentaz. dia. Onofrio, ogrf altra Confraternita di dottrina»,
11 r di s. i ommalo Ap. cosi dette per infegnarvifi la dottrina
f di s. Venanzio M. Cridiana,dividendofì le Confraternita
Del Diurno nqiTtDO Sanefe. in Compagnia'di dottrina, e in Coni-
La Rapprefentazione di s. Colomba. pagaia di difciplina) gjovanetti da512.
Dell*Abate DOMENICO aMS. anni infino a’20. al più,perchè da»*
hi Rapprefentazione de’Diecimila Mar* quella età in la, febben potevano andah
Di FEO BELCApi re alle ternate di effe Compagnie di
dottrina, non s’intrigavano in nulla,co¬
La Bapprefent. f J A bJ?m e A’lpr ’
1r C di s. G)o. nel Deferto me oramai ufciti d’effer de’ Fratelli ; ma
( eccettuate le prime fedici danze dopo fe avevano dato buon faggjo di se, erano
V annunziazione, perchè fono una gjun- dal Guardiano introdotti nella ompa-
ta fatta da Tonvnafo Benci ) gniadi difciplina (detta cosi per l’ufo di
Di LESSA'TJDBJO ROSSELLI batterli con la difciplina, onde eran det¬
hi Rapprefentazione di Sanfone • ti Battuti, Difciplinanti, & anche Sco*
Del Mag. LORENZO de’MEDICI patori dall’ ufo delle feope in flagellarti
hi Rapprefentazione dis. Gjo. Paulo. nel far la difciplina) che di notte n ragù-
Del soca 'P E ELETTA NO ' nava nella deffa danza, dove di giorno
ha Rapprefentazione di Barlaam & lo¬ fi ragunava quella della dottrina : ( que¬
fi fa t. lle tali Confraternite vengono ancora»,
Dì TOMMASO BE NCl dette Compagnie fegrete,ovvero di not¬
La gjunta delle prime Cedici danze, do¬ te , o de’ Vigilanti, e più volgarmente
po Vannunziazione, alla Rapprefentazio¬ Buche ; nella quale erano addedrati in
ne di s. Giovanni nel Deferto. efercizi più virili, e più fodi di virtù Cri-
E fin qui fia detto a badanza dello diana, conforme ricredeva l’età loro
Rapprefentazioni antiche in generale ; più capace .
rifervando a decorrerne più particular- Della Compagnia del Vangelida, fu¬
mente in cj afe una di effe, fe troveranno rono nel numero degl; altri fratellide-
mai un Mecenate amico delle anticaglje, fcritti i figljuoli del Mag. Lorenzo de’
che fi degni di porger loro la mano, per Medici il Vecchio; on e Papa Leone
cavarle dalle tenebre dell’ ob¬ uno di effi, quando Pontefice ritróvof-
livione alla luce del pub fi una volta in Firenze, fece alla detta»»
blico,con forme fi fa Compagnianon so qual dimodrazion.-^
adeffo della dell’affetto che fin da gjovanetto le ave¬
preferite. va , come de’fratelli, portato fempre.
In che anno, e in qual’ occafione folle
repprefentata * non faprei dir di certo $
potreboe
/
i7 »?r r / N A C C l r8
potrebbe, efiere che fo lfe Hata recitata gjunt© il nome di $. Coftanza, cosi: Léu>
in occàfione delle nozze quali reali di l^apprefcnta^ione di san Ojo^annie l'aula e
Maddalena figliola del prenominato di santa Goflan^a. In quanto a quefla fi¬
Magnifico col sig. Francefchetto Cibo,le gliuola di Coflantino Magno, dice il
quali fi celebrarono con ogni Torta di Baronio ann. 3 24. n. 108. che {ebbene-#
ipafifi e di grandezze, come dice Monf. ella viene comunemente chiamata Co.
Borghino nel trattato delle Armi ; nè danza, ella ebbe però nome Coftanti-
farebbe lontano dal verifimile, che i Tuoi na, come fi cava da una infcrizione an¬
figljuoli e fratelli della spofa vi aveffe- tica polla nella Chiefa di S. Agncfa dal-
ro recitato : certo è , come fi vede, et lo mperadore a’di lei prieghi edificata .
fervi fparfi moltiffimi documenti politi- La fua miracolofa fanitd ricuperata per
ci per ammaeftramento di chjàda go¬ interccfiionc di S. Agnefa, non folo vie»
vernare ,& in particulare alla ih 98. o raccontata nc’foprallegati Atti de'Santi
fegg.& ft. 1 fegg.vi fi vede con malli Martiri, ma ancora dall’Autore del Ser¬
me generali defcritta in forma d’un com mone della paffìon di S. Agncfa attri¬
pendio 1# Arte nobiliilima da lui e da* buito a S. Ambrogio. In quale anno dd
lupi maggjori tenuta nell’acquiftar’e ma- Regno di Coftantino feguiflfe quello mi¬
tener quel pollo nel Governo, ilqualo racolo, la converfione, c battefimo del¬
a Cofimo cognominato Padre della Pa la fua figliuola,e la edificazion della det
tria & a5 ftioi Defcendenti partorì quella ta Chjefa per ringraziamento d*un così
maggioranza moderatrice col lor confi¬ gran benefizi o, non fi sa di certo, dice
ggo de*pubblici affari, che il titolo di Pri lo (letto Baronio.
cipi della Repubblica Fiorentina guada¬ La Guerra alla quale fu fpedito Gal¬
gnò loro;& dipoi arpofleridi Lorenzo fra licano, e datoglj per configliene com¬
tello del predetto Cofimo la Monarchia pagni 1 Santi Gjovannie Paolo, fu fe¬
della Patria col titolo prima di Duchi condo alcuni contra i Goti , fecondo
diFirenzeedi Siena, epoidi'Grandu- altri contra gli Sciti * entrati nello Ina f
chi della Tofcana. pedo e nella Tracia, che Daciavien-#
Il Suggetto di quella Rapprefenta- detta da! noftro Poeta, che è tegnd
«ione è il martirio de’Santi Fratelli Gjo della Scitia Europea.
vanni e Paolo Eunuchi della Figi juo!a_j Coflantino Magno lafciò perfuccef-
di Colla «tino il Magno, t Tuoi familia¬ fori nello Imperio da lui divifo loro, tre
ri , con tutti glj antecedenti ad elio fe¬ fuoi Figljuoli, cioè Coftantino magqjO-
condo vengono narrati néglj Atti deglj ie, Coftanzo fecondogenito,e Collante t
(le(fi Martiri, accomodati però gl j ,epi- terzogenito; e con quello medefimo or¬
fodi in patte al verifimile, fecondo dine e grado di nafeita glj nominai! no-
interi7 ione del Poeta ; le più importan¬ (Irò Poeta ft. p7. vero è che morti in**
ti variazioni fi noteranno qui fotto per breve Coftantino e C ollante, rellò tut¬
intelli genza migliore. to*! dominio a Coftanzo, che ingannato
Il titolo è quello che nato dal {ogget¬ dagjj Arrianiperfeguirò 1 Cattolici,cj»
to principale , glj diede il pròprio Au¬ finalmente morèndo ebbe per fucceflo-
tore, ed è ne Ila impresone di Ser f ran¬ re Gjuliano fuo cugino detto 1* A polla-,
ce feo Buonaccorfi, conforme fi è porto ta: Mailncftro PoetaalJa ft.103.fa»*
incora in quella; non ofiante che al¬ chei due minori cedano lo’mperio ai
cune altre impreffioni Gabbiano ag- maggjorc, dunque fecondo elio neirim
^ perio
OSSERVAZIONI
perio fuccede, non ( come dice l’Autor di Cappadocia, pòrte da lui alla Santif.
del proemio ) Cortanzo > ma Co ftalici* Vergine, lo dice $. G;ovanni Damasce¬
no; c però alla fi. io<5. dove Eleggeva no neli'Orazioni delle facre Iinagini, ca
•0 Coflantino, o Confante preflo andate : vandolo da Elladio difeepoloe fuccdfo-
i’ò fatto dire , conforme ali* intenzione re dei Santo Vefcovo, e fenttor della-,,
del Poeta(perchè gl; antecedenti co’fuf- fua vita.
feguenti fieno uniformi) E che lo fcelierato Principe nel mo
0 Coftan^io, v Collanteprejìo andate. rire dicerte quali per mfulto quell' empie
perchè noi dobbiamo qui confi de rare il parole piene didifprezzo,
fatto, non conforme fu, ma fecondo che 0 Cri/lo Galileo tu ai pur Minto,
vien dal Poeta finto : Cosi ancora, do¬ lo riferifee leodoreto hb. 3. c. 20. nell*
ve aliali. 99, diceva Iftoria; Vìcijli Gallile, fendo così per de¬
E quel che fa lui fot fanno poi molti, rilione da lui chjamato il noilro Si¬
E nel Signor fon tutti gl; occh) -volti : gnor GiesuCnfto.
ò anche reitituita ia iua lezzione, cho Non mi pare che ci redi cofa particu-
apparisce, come più naturale, confor- lare degna d’efphcazione per ultimo, fe
fne 1* a fcritta il Poeta , e fi legge ap¬ non la fogliente contenuta in quelli ver-
pretto il Segretario Fiorentino citata-. fi detti da Terenziano, quando ordina"
Lib. 5* Difcor. cap. 29. che la dovette-# ia morte de’Santi Martiri/!. 13 f. ;
vedere in fonte ; Sù rnà/lro rPier> £Ìj occh) a coftor duelega9
£ quel che fa il Signor, fanno poi molti » Cb’i’-veggo el cammellotto à fatto piega :
Che nel Signor fon tutti gl) occh) Molti. che il Manigóldo qui venga ch;amato
Che Giuliano rinnegata la Fede cridia martro Piero , credo perchè forfè cosi
oa fofle dato tutto alla fuperftiziofadi- aveva nome il Boia che in quei tempi
vinazione del Gentilefimo ,egljè noto- era a Firenze, ne* quali quella Rapprc.-
tio,e ch'egl; confultaiie i Maghi,c glj A lentazione fu comporta ; come aderto
rufpici; iquali, perchè gl; interpetra- in vece di dire il Boia , fi dice Ma.itro
vano tutte lecofea fuodanno, gl; di- Bartiano, perche tale è il nome del Bo¬
/prezzava ; il Poeta però, per render fa¬ ia vecchjo vivente. £* poi formula pro¬
cile ad intenderli dag ; ipettatori querta verbiale quella contenuta nel fecondo
cofa, g ; à tramutati in Artroiogi, con¬ verfo, che vale, E'fono opinati ; poiché a-,
formandoli alla ulanzà de* Tuoi tempi ; fignificare uno incorrigibile per ia fu*^
poiché in Italia e pa ricuiarmente iru otti nazione nel male, dicefi proverbiai»
Firenze, tenevanfi gl) Artroiogi G/u- mente; Far come il cjambellotto, nonlafcjar
diciari falariati dal pubblico, fenza il h piega : tic come è ptoyerbio quell’ al¬
còfigljo de’quali, quanto ai moméro del tro delia ft. 82.
la morta delie armi&altre azziom mi¬ Fioriranno fe queft e %ofe fieno y
litari , dello rtabiiimento di leghe, che e io lidio di quei detto d*un Poeta
patti, accordi, e paci, non fi faceva-, Exitus acìa prohat\ poiché delle cofe dub -
mente. bie proverbia imi te fi dice: S9eli9è Rofh
Che poi la morte deU'empio A porta¬ la fiorirà ; S* tU’è fpina, la pugnerà : di cosi
ta f da diverfi Scrittori diverfamento fattopróveibio xie trovo efompionelR
raccontata ) feguifle per mano di S’. A. 5. fc. ?. del Comodo Commedia del no*
Mercurio Martire c Soldato a Ile pre¬ ftro Anton Landi recitata nelle Nozze f
ghiere di > Baiino Veicovo di Celare» dei Duca Colmo e della Duchcrta Don¬
na^
*t D z l e i0 #a c c i 21
na Leonora di Toledo ; eie parole foiL- povero,conqùeflotitolo. Orazione o\-
quelle, leggiamo bene la verità di quefla^ yero Capitolo elegante e degno, tanto nella-i
cofa : e* mi pare ejjere in queftolecceto com^> edizione del 1542. per G;o. di France¬
*V0i, per U carico che mi date, eli -*ogl)o in¬ fco Benvenuto Cartolaio dal Vefcova-
tendere molto bene ; e non abbiamo a la]cjar$ do, quanto in quella del 1592; per Gio¬
allq grida; S’eWè fiorirà. vanni Baleni: Non fi lafci però qualche
Ma è oramai tempo di pattare alle Li¬ Critico trafportare a credere, che fic-
riche Poesie de] Magnifico Lorenzo e de comc quello Capitolo è del predetto
glj altri di caia Medici,cótenate in que Magnifico» cosi anche fia la medefima
(lo volumettojquefte ancor ette fono di Rapprefentazione , che per mio av*
due forte cioè, Orazioni, e Laudi • vifo rellerà ingannato ; avvengachè
coloro che anno riftampate fpiccjolata-
Delle Orazioni §.
mente le Rapprefentazioni antiche, per
Orazioni fono chjamate quelle poe¬ renderle piu venderecce vi aggjugne-
sie , perchè ivi il Poeta parla con Iddio vano, dove era comodo, perchè noru
a cui fupplichevolmence fpiega i fuoi vi reftattero carte bianche , come per
pentteri. Quelli fon quattro Capitoli, gjunta c tarantelle, qualche altra cofa
o dicantt Temalio Terzetti o Terzine di bonetti odi Capitolio di Frammef-
o Catene, per chjamargl) co] nomo fi, che potettero dar nel genio delitto¬
proprio che anno nell’Arte noftra Ver- ri ; così nella fine della Rapprefentazio»
fificatoria, fecondo il genere della col- ne di $. Gjo. e Paolo vi è pollo un frani*
legazione delle rime. In ette il Poetai n etto di certi fanciulli, che dopo d'efi,
efprime gl) altittìmi fuoi concetti co’ter ferii ben ben befticciati fanno allcpu*
mini di Teologia , e di Filofofia Plato, gna j e fi conofce che detto frammetti»
nica, della quale in ca fa fua raguna va¬ non è del Magnifico Lorenzo, nominati^
li una fioritiifìma Accademia de’migljo dovili i piagnoni, fetta oppofta agl; ar¬
ri (oggetti. che allora viveflero . Non rabbiati , le quali fette comincjarono
è vedute quelle Orazioni fe non di una dopo la morte de I predetto Magnifico*
fola impreflione fatta per Ser france- nei governo introdottoda Fra Girola¬
feo Buonaccorfi, accompagnata da una mo^ diftinzione cìi coloro che erano co
lettera a’ietcori> della medettma detta* me repucatiamicidel Frate amnu.flTul
tura di quella, la quale precede alla_j benefizio de' pubblici onori, e degl; a-
F *pprefentazione , dittile che tira al vutiin fofpetto dal nuovo reggimento
Fidenziano , e credo fienodel predetto che n* erano elclufi; quelli dice vanii
Ser Francefco , le quali ò voluto anco¬ glj Arrabbiati, e quelli i Piagnoni.
ra in quella edizione rinnovare, per lo
notizie che vi fono : imperocché fi (por¬ Delie Laude 4.
ge peretta, chetale edizione fu fatta.., Le Laude non fono altro che Spiritua
ir. vita dello tteffo Magnifico,di fuo li Cantici o Canzoni, le quali cornino
c mfenfo, ma non di (uà fpontanea vo¬ dono agl) Inni de* Greci e de* Latini,
lenti ; e che non attittè alla correzio¬ A’così fatto genere di poesia quella prò
ne di ella,impedito da* pubblici maneg¬ prietà di dov^r*edere accompagnato
gi . La prima di quelle Orazioni fi tro¬ co* canto , che fi accenna col dire che*
va anche (lampara dietro alla Ranpre- ella và ca*t3ta su Paria della tal Canzo¬
fentazione di Lazzcro ricco c Lazzero na ; poiché per rivocare il popolo dalle
profane
*3 OSSERVAZIONI *4
profane Cantilene,, le perfone pie su I’a- fa dalla parte di Tramontana.su la can¬
na di quelle componevano le Laudo * tonata (che è fra le Cappcllede’Conti
Inveterato è a Firenze Tufo delle Lau Bardi e de* Duchi Salviati) fopra Ia_,
de, poiché le antichisfime Compagnie Compagnia di Loreto , & alJatoalla_#
© Confraternite ( delle quali non ne re* porta per dove fi feende a quejia dei
fta fe non alcuna in piede gjàè molti Gicsù.
,anni ) chjamavanfi de’Laudefi , da! cà- Nell’Oratorio di Orfammichele mati
far le Laude (cioè Inni c Cantici in lo- tienfi fino al dì d’oggi 1* invecchiata
de di Dio e de’ Santi ) conipode in iin- ufanza di cantarli in Mufica le Laudo #
gua volgare. Della Compagnia de’Lau* compone ne’ tempi antichi in onore di
defi di S. Maria Novellali fa menzione quella veneranda Lnaginc miracolofa
dal Boccaccio g. 7. nov. 1. parlando di Nortra Donna,
di Gjanni Lotteringhi* Di quella de* Quella medefima ufanza di recitar
Laudefidi S. Reparata fi fa ricordo iru Laudi anno ritenuta in parte le altro
un pitaffio di Sepoltura porto nel muro Confraternite venute dipoi, cantando*
più vicino al Campanile di S. Maria del ]c in qualche buona congjuntura di fpi-
Fiore nella cui fabbrica fu incorporata ritual ricreazione; ficcome veggiamo
la Chjefa antica di S. Reparata : e dice praticarli fino al dì d* oggi. Cheperò
Societnis LaudenfiumB Mari# Virginità parrebbe dir fi potette, che il Magniti-
qui congYeg'ntur in Ecclefia Sant# Riparate* co avelie comporto quelle fuc per la Co*
[Amo Domini MCCCX.demenfe’Ho^mbr. pagaia di S. Paolo nella quale egljera
Et nella ftradache tira dalla via dei- deferitto, che fi raguna di notte nello
fOriuolo alla piazza di S. M. Nuova^ hello luogo di quella del Vangejirta-#
( dove gii era 1* arco del braccio dello foprannomnata.
Spedale delle Donne) detta comune- fa ricordanza d* un Libro di Linde
irerite via delle pappe, vi èqueft’ altra antiche il Conte Federigo VbaJdmj
Intenzione di carattere antichisfimo# «elle annotazioni alle Rime ai mefs.
^ . Francefco da Barberino, ficcorru Monf.
^ f f f Leone Allacci nella prefazione a* Poeti
QV E * F \ C A S A ant chi da lui Rampati, il qual librooi-
J DE LA COMPAGNIA cono i predetti A ut >n trovarli nei la co-
DE LAVDESI DI piofisfina Libre u de l’Em. Sig. Cari*
S A N C T A MARIA jCHE Francefco Barberino .
SI RAGVNA IN* In quel mio Libro MS. doveò detto
SANCTA LIPERaTA eflfervi la Rapprefentazione di a bramo,
le quali notizie appartcogonoalla Co- <e dMfac , vifono da 27 Laude, lenza.#
pagaia, che oggi fi dice di S. Zanobi, nome degl) Autori che 1’ anno compo-
per etler quella la Compagnia de’Lau- Re ; la maggior parte delle quali trovo
defi di S. Reparata • efler di Feo Beicari, come ò nfeontra-
Nella Chjefa di 5.Croce è ancora in £0 con fa O cculta chertampò ^er Piero
piedi la Co npagnia detta delle Laude Pacini da Pefcja, intitolata Laude Pec-
( che può efferc una di quelle antiche ) <ch)e e Ngoy>e > nella quale, febben’ una-#
la quale fi raguna va prioia,dove è oggi gran parte fon d* Autori tacerci, che-#
la nobil Cappella de* Marche# Niccoli- però vien porto in bianco tl luogo dei
OÌi&oraà(uatefidcuza,fuondiChjQ- nomadi cnj le compone , dicendovi#
LAVDA
j
® S L € 1 0 N A e C f 26
lAVDA DI ; Vi fono pe¬ fole Ranze in ottava rftna, che fonapre-
rò nel retto i nomi degl; Autori loro , fe dalla Rapprefentazione d Àbramo e
i quali arrivano al numero di ventotto IfaG, dal quale ivi fon dette, qua o
Componitori di Laude, c fono ì fe- feende dai Monte, dopo rofferta dei Sa*
guenti. crifizio, da cui eglj fu liberato.
D. AVJOVP da Siena : una Lauda fola Ser FIREVZE n. 3. Laude.
che ìncomincja : Con giubbilante corei FRATESCO d’ALBlZZOn. 93. Laude,
la quale fi trova inferita nella Rappre* ERAV^^SCOMARZOCCHiVl n.2.
tentazione della Natività di Noftro Si¬ Laude.
gnore da cantarli da’Pattori : donde for¬ GHEPARDOdf ASTORE n. 3. Laude,,
fè potrebbefi cognetturare, che il mc- Maeflro GIO. BATISTA Medico della bar*
defimo fotte l’Autore di quella Rappre- ba G)udco butterato n. 2. Laude.
fentazione; fe però non vi è Rata inferi*, Suor’IERONlMA de’ MALATESTIdel¬
ta per faccenterìa di qualcu.no> non vi l’Ordine di S. t bjara n, 1 : Lauda.
avendo, come mi pare, che far niente, Mes. LI ON ARDO ir STIVI AVO Genti
maffimamente nel luogo dove è poRa luomodiVmeg)a n.3.Laude.
per doverli cantar da'Paftori * Ma quel¬ Il Mag. LOREVZO de’ME DI CI n. 9. Lau¬
ita è cofa da vederli più'per lo fottilo, de , che tono quelle > che qui con 1* altre
quatido fi dette il cafo di fopra accenna¬ fue Rime Sacre fi fono Rampate.
to , di avere a ragunar tutte le antiche LOREVZO di Tier Francefco de’ MEDICI
Rapprefentazioni in un Volume . Se- n. 1. Lauda, che è qui fra le altre di Ca-
f uitiamo il Ruolo de* Componitori di
aude, che fono in quella Raccolta del
fa Medici Rampata.
LOREVZO TORNABVOVI n, 2. Laude.
Faci ni Mona LVCREZIA de’MEDICI n. 6. Laude
M’.eflro A,VTOVIOdtGuido n. 4. Laude, polle qui dtetro a quelle dei Magnifica
$er9AHT0VI0di Mar uno VVZZl n. ». Lorenzo fuo Figijuolo.
Laude. Ser MICHELE CHELLl mutande.
ieY* AKQOVp LlOPTl n. 3. Laude. Fr. TIEROAVJOVIQ di S. Maria ‘V>y4*
MARJOLEMMEO diB, n. 5,Laude. la n.i. Lauda.
friud. BATISTA de9 MALATESTI n. u Vi ERO di Mariano VJfZzl n. 1. Laudò,
Lauda. SIMIO'V^ taLLAIO n. 6. Laude.
9ERNARD0 d’alamanno de9MEDICI n.2 ASTORI INCERTI n. 151.Lauda.
Laude, polle in qucfto volumetto E Ij è ben vero, che qutft'cdiziore,#
nell'ultimo luogo. del Paciniè molto feorretta , & avrebbe
KRV^RPO GIAMBVLLABj n. 16. bifognod'etter collazzionata con altri
Laude . efemplari, fpezialmente MS. perchè fi
FERTO delle Ee ft e n.i. Lauda. migliorerebbe affai; ficcome mièfuc-
J| B!AVCO ìniefu no n. 1 o. Laude. ceduto nella Lauda VI. di Mad. Lucrò «
Mes. CASTELLANO de3 CASTELLAVI . zia de'Medici, la quale ò riconofcjuta
n. 17. Laude. per molto mutilata in detto Libro, a
^RISTORAVO di Miniato Ottonaio n. 18* confronto di quella mede fima, ch’è nel
Laude. gjd ricordatomio Libro di Laude MS.
fEO BELCAR1 n. 120. Laude , fra le-» Che Però anche quella forta di Pcesio
quali ven'èuna che ìncomincja : Tutto avrebbe bifogtio cl’un* affezzionato Pro^
fé falce Iddio Signore eterno, e colta di due uttors della noRra lingua , e delle di
27 f 0 $ S X R z f- N i
lei antiche faittnre, iì quale ne procu¬ M a oltre a qiiefie mo!te a ftre Ope
rale una Raccolta un ivcr teli filma, col- in rima fi trovano da luicompofte, che
Jazzionata con varie copie, & arricchì- qui fi accenneranno*
Sa di notizie e d’oikrvaziòni degne da Cànoni ab,ilo.', stipati,e citati dal Vo-
farfi onore: perchè farebber, tanto la La Nenc,* età ^ deila Cru^a.
Raccolta delle Rappréfentazioni, che_> Barber ino •
delie Laude antiche, due Libri acconci!- Le Canzoni a ballo furon fatte per
, fimi da contribuir tefori per il Vocabo¬ le Magg;aiolate, che ufavanfi inque*
lario ; perchè, non citante qualch’error tempi.
popolare ( de1* quali fon pieni gl; Autori La Nencja fono ottave alla contadi-
ili mezzo frafi buon fecolo, e'] prefente) nefia, le quali vanno impreflecoti 1*lj>
fono però ripiene d’ ottimi vocabol , Beca da Dicomano , ottave di Luigi Pulci p
cipresfivi, c lignificanti, di frali noru fatte jn competenza delia Nencja io*
deprezza bili,di belle e naturali proprie¬ praddetta.
tà, di proverbi, dettati, e fèntenze* Carri e Trionfi XV. Canzoni burle<chc*
ch;are , familiari, ed utili. Rampate nel Libro dc’C*nu Cainuicja*
Ma terminiamo ormai quello difeorfo iefohi.
con la notizia luccinta degl; scrittori I Beoni * „-
deile prelenti Rime sacre. La Compagnia > Capitoli burlefchi#
Vegli Autori contenuti nella prefente del Munteli ceto ;
Quelli vanno Rampati dietro le Rime
edizione §. j.
del Burchiello con le buTchjeUefche eL*
Quattro fono gl; Autori, o scrittori, y Alamanni, chiamati dal Valori*odia
k Rune Sacre de'quali lono nltrette in di lui vita, Satire.
q^elto volumetto. Sebpid’Amóre. Ottave rime
J. 11 Magnifico LORENZO DE*ME- Libro di ({imeintitolato Tome Volgari»
jD rei il Veceh;o (detto cosi a diftinzio- Di quefli ducuta menzione/ il Poc*
fle del luò Nipote il Magnifico Lorenzo, danti e5l Valori fopraccitati (
che fu Duca d’Vrbino, e Padre della Re¬ io non ò veduto e non il primo Raì^.
gina Caterina ) notisiimo per mfigno pato in ottavo^ compoitun fua gio en-
Poeta , di cui fa ricordanza fra gl; altri tù,forfè per l‘ampre,cpme uiava in que*
Scrittori Fior entini il Pocc;a »ti,e ne feri tempi, della fua Dama, che fu chiama^»
Sre la vita Niccolò Valori. Quelli fu Pa tape no ne Lucrezia de’Donati nooi-
dre di Leon X. sommo Pontefice , e 6 Iisfima & oneftisfima Fan jUilaFioren*
gljuolo di Piero , e nipote di quel C o- tina 1
fimò cognominato per decreto pub¬ IL Mona LVCREZIA DE’MÈDICI
blico Padre della Patria. (la quale alla Lauda , che incomincia; *
Tre forte di Rime fono qui di fuo, cioè Ben y>enga Ofimna ; della edizion del Pa- '
La f{appr e fintinone di San Giovanni cini, viene chiamata ancora Mona, lu- (
^ ulo Rampata pm vo/te, de lia quale fa eresia di Piero de* Menici) fu madre-»
li ordanza nel primo e nel fecondo In¬ Oe ioprannou inato Mag. Lorenzo e i
dice della fua Dramaturgia Mons. Leo- C;u iano ino fratello; ed era delia Fa¬
jit Allacci. miglia de Fornabuoni, maritata a Pier
Qra^ionìlV. Capitoli *ì 'pritualifià^ ni t olimo p idee deua Pati ia . Di que¬
■Laude IX. CaiKuni -Ipati lita cuo.ati*fim* Mat.yn- c Poeceiu #
Madie
*9 jfi fi L C r 0 N A C C 1
Madre & A vota di Poeti, nono veduto (limo, fe non P A-o’o di L cren’ino e di'
fin’ ora altr o parto della Tua penna, che Xìjuliano Vefcovodi Bifiers,i! qual Lo¬
le VI. Laude in quello volumetto rac¬ renzo fu frate! carnale di Giovanni A vo-
colte , e polle ietro a quelle del fuo Fi¬ lode' Gran uca (olimo I.e-bifcugin»
gliolo : nella vita del quale fcrive di del prenon inato M nifico L’oreivo fa¬
lei Niccolò Valori le feguentTparole: me figliuolo di Pierfrancefco di Lorenz®
Madonna Lucre^izy della nobiljf ma fiirpe fratello di Cofimo il Vecchjo fopranno-
de' Tom ; buoni> fu digrande eloquenti, co¬ minato •
me fi ~\>ede in quella pay te delle f ìcre Stoy \z—> IV. BERNARDO d’ Alamanno de1
che ella in noflra lingua tr dufie in y>erft. Se MEDICI, di cui fono le due ultime Lau¬
quelle compofizioni fien le medefime de, non sòdi qu.l Ramo folte di quefta
delle Laude,opuredi^erfe,ancora non numerola Famiglja, nè meno in che (e~
mi e noto. colo vi'•effe Poflobendir queltoxhe'l
Offervifi di paflaggjo, che il titolo Po c danti e 1 Ferrini,t hè trattano e*r>ro
di Mona è lfc> flctìo di Madonna; accorcia- * feffo de’ ooliti Scrittori, non anno a-'uro
to prima in Monna fonde abbiamoMóna notizia fenon del primo di quelli quattro
Klonna de’ TuJci appreffo’l Bocc. g. 6. Poeti, che eh; noi conoicefte. lì porria
n. 3. J dipoi per eufonia addo ! cito iru creder per certo, che abbagljafle nel
Mona( come odefi nelle bocce dei po¬ meriggio.
polo tuttora Siore per Signore )che però ' Concludali quello difcorfocnl riti*
il Varchi hèl fine del o. della Storia, graziateli Sig.Av. Agoltino Coltellini
febbene dice chela Moglie,di laeppo eCafimiro Spigliati, per non efler’in¬
Salviatif ttemdedtfcendpnp» i rauchi di grato degl; aiuti fommir»Miratimi ; im¬
Giuliano yeraDama la più degna 9Se la più, perocché quelli mi a favorito di farcii
^e^erabil Matrona che mai perder,un tempo vedere la maggior parte delle antichi
in alcunJiCittà frritYO-Yajfe , come quella Rapprefenfazioni, cheli ritrova a èr'
che vivente nel fuo parentado contò radunare in due Tomi, equegi;.mi i
quattro Duchi, cinque Cardinali ,ur*& onorato ( oltre al poter prevalermi li¬
Regina ,e dtie Papi ; ad ogjvi modo beramente della fua còpiofà libreria" )
€h)SLm& Afona Lucrezia Saiyiati dt'Med\ct^ di predarmi in^, particùfarel, il Li¬
fecondando V ufo modeflqdi quei tem¬ bro delle Lande-yecch;e e Nuove di'
pi, il che ci vieti, con fermato da F. A rù Ser Piero Pacirti. (delle quàli nè d fatto
tonio de' Saflolini Minor Conventuale un’Indice efatViffiq o ) & quello de’Vat,’
c confelforo.df e#a nel Libro chiamato geli in Rima della Qua refi tua di m. Ca-
illuminaia- Cofcien^a, nel qpa le introdu¬ liellano de .Cailelfani da mè mai per lo
ce fui bèl principio la fua- feconda fì-r innanzi vedutot ficcome ancona mi prò
gljuola a chiamarla nellqjleftó modo ; fedo molto tenuto al Signóre Agoftino
c quelle fono le fue parole. Emendo più e Nelli per avermi fatto grazia di vede¬
fiùmefi, Tadre, chela ma cara Genitrice^, re il "ritiro"delle Canzoni a bafo dei
.Mona Lucr ^ia m'incominciò a dire &c. Mag. I-orenzo de’Metiici fopraccitaro;
) II f. LORENZO di Pkr Francesco de- e datomi la notizia de’ Canti Carnale;»
MEDICI , di fui è la Lauda : Virgo Ma¬ lefchi del medefimo, \
ire Muriti non può die.e, per quanto
*****
Lettore
1 •
LETTORE
Compatirei glj errori fcorfi, fono di principianti e Iail
smaggjor parte d’ortografia nuova, e
correggili così.
RAPPRESENTAZIONE
D 2
SAN GIOVANNI E PAVL0
\
CompolU
tEL MAGNIFICO
PROEMIO
Della Rapp,'efentaz ione di San Giovanni e Paulo
tied'£d>zione di Ser Fiancefso Buonaccorji,
V.
5
issa
INCOMINCIA
. L c^
RAPPRESENTAZIONE
DI SÀN GIOVANNI E PAVLO
,
Che s’eliandava per un’altro verfo,
Eri1 il nome Romano e’I Regno perfi.
Bendi
i.
tura di òan-
Pi. ’ meni dello [parfa [angue caffo 5 ta Agile fa
dice.
7 i prego a ohigl) ocih) al mio de[o t ,
Abbi pietà del tener corpoguajltfj
Abbi pietà del rvecchjo Padre mio y
IkmlrìQ nel mirti, o Vergiti benedetta >
Rendimi, alrvecch)o Padre fana e netta.
Il s. Acni-Rallegrati [gititela benedetta} Àddormen-
«a Dio à udito la tua crazione, ‘ràfi ; e Santa
Et efatidita, è7/ futa accetta, A me fa lo
viene in vi¬
E'euh’clla u fetida rvera de voztone » none diceiv
/ ['libera fatta monda e netta, -> do.
fetidi a Dio grazie. che tu n'ai cagione y
E per (tuefio mtrabd bene[zio
Am • Dtofampre (far abbi tri odioelmizio.
Co- Egl) èpur <vero . Appena creder pofjo a Si della e di-»
stan_ ,£ <t eggo, e tocco, e/ w/o corpo effer mondo y ce»
,
Della l^ergtnegjdPinnamoraci /
fóce vi y 0 Spofo no (irò i petti cajìi.
B 0 forti
18 RIME SACRE DEL MA%.
Conclóne di Gal- 0 forti Cava Iter, nel padfgljone
Gallicano a’
Soldati. ito A- El Capitan delle efer grave e tardo à
no Adacquando è del combatter laflacone
Santa paura faforte e gagliardo :
Colui 5 che la vittoria fpropone
\Non fima fp'ade y (asf5 lance 5 o dardo9
*Arrota fi co Là è il nimico >è gja paura mofra :
li nimici: è rIÌ Su dianci drento ; la rvittoria c nofra. *
rotto tutto
Pefèrcito, e Or eccola rvittoria ch'io riporto !
re flato folo Ecco lo Stato dello fmperadore !
con Giovan¬
Lajfo meglio era a me y eh*io fusf morto
ni e Paulo *
dice • In Perfalche morivo con onore :
Ma la Fortunamfà campato atortoy
Aec]occh'io vegga tanto mio dolore :
Almanco fufs'io morto equefio giorno;
Che non sb come a Cofìantin ritorno #
Ciò- Quando Fortuna le cofe attrarr fa
vanni Si ^vuol reputar fempre chef a bene :
Se tu ai oggi la tua Gente per fa y
Ringrazia Dio , thè eque fio da lui viene,
Con vincerà g]ammai laG nte avvetpt
Chi contro a se vittoria non ottiene $
Cè -vincer'altri ad alcuno e conceffo y
Se (quello tal non sà vincer fe ftefjo .
Forfè dà Dio a equefio oggi condótto,
Perchè tè fejfo riconofeer voglja s
E fe l'altrui efretto ai gj a rotto,
Santa Dio non fi volge m ramo fòfja
Quel che può l'uom da se mortai corrotto
Altro non e yfe non peccato e d glja :
Rtconoi
In Dio
LORENZO DE* MEDICI 19
PaV- INon creder che la tua nt; ir tute e gloriay
io I a lu z fortezza e ingegno 5 0 Gallicano y
T'arnia cori tanto onor dato '-vittoria j
Dio à mejjo ti poter nella tua mano :
Perche n a ~ue~ui troppo fu mo e boria y
jDio dà tolto fonare a mano a mano s
Per mofrate alle tue gonfiate rvoglje y
Che lui è quel cheH *vincer dà e toglie.
A4a fe tu <~uuoi fafotil quejla rotta y
Ritorna a Dio, al dolce Dio lefue ;
Ulàol di Adatte > eh'e c.oja corrotta y
Ferma ti penfier non adorar mai pine:
Poi vedrai mo<va Gente qui condot ta
in numer grande 5 e ài maggjor ^virine :
Vmiha te a lesu alto e forte,
Che lui se umilio fino alla mo«te #
6% Gai- lo non so come a le sii fa accetto,
iicA- Se a lui me umilio > come m è propofo ;
NO Che da necesfità paio con fretto,
Per q uè fio mtfer fato in che m à Pofo :
Po frutto alcun Crifian chià detto, >
Che Dio ama coluiy quale e difppjìo
Darg[\ el cor lietamente e ^z oluntarin y
JLa mia mi feria in me mnfrael contrai io *
€* Gio- In ogni luogo e tempo accetta Dio
VANNI IN ella fu a «r tgna cjafctmo Operaio /
£’l Padre'di famgljadffre e pio
Aghi) njten tardi ancor dà. 7 [tip danaio :
Da pire intero a lutei tuo dìfpf
Pot cento rtiorrat per <vno fato :
lnfnorchjatì a f)w col corpo e core ,
& lui ti renderà Gente ^ onore.
V.. v;' V< ' * l v '* ‘ "'OMàgM
20 RIME SAGRE DEL MÀG.'
S’ in gin oc* Gal- 0 magno Dio j ornai la tua potenzia
chjae dice.
lica- Adoro 5 e me vn -vii ver min confejjo ,
NO Se piace alla tua gran magntfcenzja,
Fa che evincer mi fia oggi conceffo :
Senon ti piace, io arò pazienza a s
Celtico arbitrio, Dio ^ mi fon rimeffo9
Difpofìo e fermo non adorar piuè
Altro che tc, dolce Signor lefite.
Inginocchja- Gio- O Dio, che defi a Iefue l'ardire,
ti che fono vanni £ grazia ancor che’l Sol fermato fa ,
tutti a tré
E (hefacesf mille un fol fuggire,
£ decimila due r acci aspri via }
£ che facefi della fomba ufcire
El fatai fifa, thè ammazzo Gotta >•
Comedi or fòrza-egràzjàaquefa mina
Del tifo umiliato Gallicano.
Va’ Angelo AngeO ttmil Gallicane, el cor contrite
apparifce l_, ._ A Dio e facci feto accetto molto $
Gallicano co
tina Crocea E però à li umil tuo' prkghi udito r
in coilo e di* Et è Vietofo dittodtfoor volto:
re •
di buon core in quella tm:- efa ardito p
Che’l Regno fa al Rè nimico tolto :
Dar attigrande e ferrico e gagliardo ; •
La Croce fa per pmpre’l tuo fendendo*
dljalnerra" Quefonon meritai:a elcuor fuperbo
lica- Di Gallicano, e la mia rvanagloria :
no Turni ai dato fperanta nel tuo verbo,
O ndio veggo già certa la vittoria.
O Dio, lamiafncera fe ti ferbo,
Sattzjt farptùde’falf Deimemoria.
Jt4a quefta nuova Gente onde ora viene ?
Solo da Dio autor d’ogni mio bene.
0 Cento
LORENZO DE' MEDICI 21
0 Gente feroci sfme e gagliarde. E voJtatofi a
quun Joiu.t-
Prefio mettiamo alia Citta /’affidi 0 s ti venuti mi¬
Prefìo portate fìen cjui le bombarde, rabilmente ,
dice*
( Dio è < on noi : e’non arati rimedio )
Pafavolante, archibuf, e fpmgarde >
Acciocché non ci tenghm troppo a tedio /
Fafané, e G uaftator, la Terra è 'vinta y
Jd e può foccorfo aver dal Campo cinta,
Fate e graticci, e’ripari ordinate
7a
Per le bombarde y e’ponti ferì ben forti s
£y Pombardierfecmiconferivate,
Che dalle artiglierie non 'vi feti morti :
£ voi, 0 Cavalieri, armati fitate
A far la fona -vigilanti accorti y
Che’l penfer venga aglj affé diati meno,
E le bombarde inchiodate non fieno .
73 Tu G fi-vanni provvedi a frame e paglja »
Sicché l Campo non abbi careftìa s
Venga pan fatto (èf ogni -vettovaglia y
£ Paul fara tecoin compagnia :
Fate far fate, onde la Gente fàglja >
Quando della battaglia tempo fa
Cjafun fa pronto a far la fan faccenda y
Sol Gallican tutte le cofè intenda.
74 Fate tutu e Trombetti ragunare
Subito-, fateti conjuetobando.
Che la battaglia io vorrò prefto darey
tdE feretto fa in punto al mio comando :
Ch] farai primo alle mura a montare ,
Ad1 Ile ducati per premio gl] mando ;
Cinquecento, e poi cento, all'altra coppia ;
£ la condotta a tutti fi raddoppia.
n parte
22 RIME SACRE DEL MAG.
Trom Da parte dello infitto Capitano
Mtto Sifa intendere a que:'che intorno stanno >
Se non fida la Terra a mano a mano
Al Campo5farà data a faecomanno y
iYtf fa pinofio poi più Gallicano >
E eh] ara poi il male 5 abbiafui danno.
? Fallì la bat
tagjja, e pi¬
Aprimi Montator dare è contento
gliano il Ré. Per gradi 5 mille 5 cinquecento, e cento *
FI Re prefo Re Ch) confida ne Regni e negl) Stati y
dice.
£ [prezza con fuperbta glj alti Dei,
La Cm dm preda y e me legato or guati}
E prenda efemplo da miei cafi rei.
O Figi], ecco tRe ami ch'io <~v'q dati y
Ecco l'eredita de*Padri miei j
Voi e me Usfiavvolge una catena s
Con l'altra preda el Vincttor ci mena.
E voltatola E tu j nelle cui man Fortuna a dato
Gallicano,di La *"vita nostra (d/ ogni notti a fòrte ,
ce.
Tastiti attenni njinto e fultugato >
Arfa la Terra, uccifo el pepo! forte :
E non rvoler che Vtccbjoio fa campato
Per vteder poi de’miei Figljuol la morte:
per'vincer fi <vuol fare ogni potenzia e
Ada dopo La nvittoria ufar clemenzja.
lo Su, che fe’magnanimo e gentile e
E in cor gentil so pur pietà (ìgenera :
Se non ti muo've l’età miafenile,
Muo-vati la innocenzja, e /’ età tenera :
Uccidere un legato è cofa 'Vile ;
E la clemenzja ejafe un lauda e nvenera.
El Regno è tuo, la <vita a noi fol refi,
La qual'a me per brierve tempo prefi.
LORENZO DE’ MEDICI ij
;7P Prin-Noi innocenti e mifer Figi) firn 5 Vno (Ie* fi
gljuoli del
cipe ( Poiché Fortuna cj a così pèrcosfl ) detto JRè di¬
Pregi)firn, filari la vita a nati noi y ce*
Piacendoti : e Ce ciumpetrar nonpuosfi ;
El nojìro ?vecchjo Padre viva, e poi
Non cj curiam da rutta ejjer rimosfl:
Se pur d'uccider tutti noi fai ffr ma /
Fa grazia almeno a mi di morir prima.
8 o Gal -La pietà vo/ìra ma sì tocco el core y
iica- Che d'aver 'vinto ò quafi pentimento :
NO Ad ogni gjtsoco un fole e vincitore y
F laltro vintode’refldr contento•
Veli una e l'altra età 5 pitta dolore ,
Lo efempioancor della Fortuna finto?
Ltr 'o U vita *z olentier vi dono,
hJm che a Confianttn condono fino ,
S i Mfs 0 Impera dot buone no velie porto ; Vno cne por
SO (JaVican tuo a quella Città prefa 5 ta le nuovo
della vitto-
E credo che l Re fa o prefo o morto ; ria a Confra¬
VidtlaTerra tutta m fiammaacce fa. tino,dice co¬
si*
Per ef]<r primo a darti tal conforto 5
5V on so epartu ular di queflaimprcfa :
Tafi a , la Tè* ra e no[ir a > e quefio e ceno l
Dammi un buon beveraggio y ch'io lo mertO .
2z Co- io non vorrà pei v error commettere}
STAN- Cred ndo tal no velle vere fieno /
TINO Cofluì di Gallic an non portalettere,
la bugìa’n bocca e'I ver portino infieno:
Orsù fatelo prefto mprtgjon mettere y
F ioriranno fie quefierofi fieno /
Se farà vero, arai buon beveraggio ?
S* no} u pentirai di tal viaggj o,
Ecco'l
24 RIME SACRE DEL MAG*
Torna m qne
G AL Ecco l tuo Capitan littorio fa
fto Gallica¬
no, e dice 1 jCA- Ritorna a te dalla terribil guerra,
Condannilo. N0 Uonor y dt preda 3 ? di prigjon copiofa /
Eccdl RègjaSignor di quella Terra :
Ma fappty ch'eli9andò prima arìtrofo ;
Chec bj facofe affai, /p^ ancor'ena>
Pur con l'aiuto ? c/?£ D/0 cj 4 conceff 'o,
Abbi am la T erraci Regno fortomejjo ♦
E1 Rè prefo
a Condanno Re ^ hi? per odore y io fui Signore anch'io ,
dice. Or fir<To e pngjon fon io e' miei Figi) y
*SV la Fortuna mmtjira di Dio
£)ue[lod coluto > ognuno efemp'o pigi) y
Et ammonito dallo flato mio,
De’cafa -v^verft non fi marwrdglj ;
Et s incere e di Dio dono eccellente;
A4a più nella littoria effer clemente.
Risponde
Co- L’Ànimo che aste tofe degne a (pira,
STAN* Quanto 'co cerca fmigljare Dio ;
Tl N j Vincer (ìsforzji, e fuperar de [ir a ,
Finche contenta el fuo alto de (io : *
Ada poi lo [degne conceduto, e l'ira f
L'offefa, mette fubito mobtio.
Io ti perdono, e pojlo q mù lo sdegno •’
*tCon ruogl\o'l [angue, ma la gloria e'I Regno
E voltali aj O Galltcan quando tu torni a me ,
Gallicano •
Sempre t'b caro ancor fanzjt 1vittoriaI
Or penfa adunque quanto car mi se ,
Tornando <vincttor con tanta gloria ;
Veder legato innanzi agl) 0CCH «»Rèt
Cofa che femprearb nella memoria :
Ali dimmi ; quefla Croce onde procedet
Che por» teco t Afta mutato Fede t
IORENZO DE* MEDICI j5
87 CAL-Io non ti poj'o negai (oja al una»’ Ri (pondo
I1CA- Or per,fa fènegar ti poffo’l <ieroi Gallicano a,
Gonftanriu»
NO t.l<xei ihemaiapeifonanejjuna
Di negarlo uom gentil de far perifero:
Di ejueffa gloriofami a fortuna ^
fendute ò grazie a Ciò orin San Piero,
Perche’li incer da Cri fio è fai ^venuto :
Porto il fuo fagno, e Pi da Criflotta, uto.
$8 lo t*accennai nelle prime parole,
In effetto to fui rotto e fracafato ;
Campo di tanti tre perfine fole y
loe cjuepiduocari cjui dallato:
Facemmo t un atre, come far fuole
Cjafun chetitene inaile e baffo flato:
Chi non sd e non puòy tardi ( s'occorre s )
Per ultimo rimedio a Dio ricorre*
8* Tu intenderai da Paulo e Giov anni,
Per grazia e per mtraculo abbiam 'Tinto $
Comfclut'odefàlfi Dei gl] inganni
Della Fede di Crifio armato e cinto ;
In fofìo i dat e a lui tutti e miei anni y
Shunto ye faot del mondan labirinto >
£ di Confianca fatemi conce(fa y
T affolnjo 5 Imverador, della promeffa »
jo Con Tu non mi porti una ^vittoria fola y
stan- *Ne fola un*allegrezza in (fuefla guerra >
TàNO 7 u m'ai fenduto un Pegno e la Figliuola *
Piùcaraame% chetaccjm fiata Terra:
£ poi che fe’dtllaCrifìtana fintola y
JL adwt uno Dio 5 che mai non erra >•
Puoi dir d'av er te renduro a te fleffo /
Dio tutte yuefìe palme Cd conceffo •
£ i ~ tfà
2(5 RIME SACRE DEL MAG.
E per crefier la eua leozja tanta, $1
Intenderai altre migljor nocelle ;
Perche Confi anzji la mia Ftgljafianta,
A’congenite le tue Ftglje belle :
E tutti fiate rami or duna pianta $
E in Ciel farete ancor lucenti fielle ;
Per fuoi vuol Gallican Attica Artemia
Dio, che pergrazia ,e non per metto premia.
Gal- Adigijor no -velie, alto Signore e degno, 92
LICA- Ch’io non ti porto, or tu m' rendi in dritto ;
NO Che s’to ù prefo e evinto un He e’i Regno,
Son delle mie Figliuole affaipiu lieto,
Che con verttte a Dio an certo pegno
Di •'vita eterna, che fa il cuor cjuteto :
Chi fittomene e’Rè e le Pro vince
*Nlon ài ittona ; ma eh) l .Mondo vince
Chjvtncetl .Mondo,il Di a voi fòttomette, Sì
E di vera vittoria certo erede j
E'I Mondo e più, che le Provincie dette,
E’I Di avo/ Re, che tutto lo posfede :
Sol contea lui vittoria ci pi omette,
E vince il Mondofiol la no lira Fede j
Adunque (juejìa par vera vittoria »
Chea per premio poi eterna gloria.
Però > alto Signor, fe m e permejfio 94
Da tè » io vorrei farmi in folttudine,
Lafijare il Mondo ( e viver da me (ìejfo )
: La Corte, (éfi ogni ria confuetudme :
Per tè più volte ògjà la vita rnejfio,
Pencoli e fattchem moltitudine j
Per rè Cpano ò più volte et jangue mio ,
Lafija me in pace fiervtre ora a Dio
a Quando
LORENZO DE’ MEDICI 27
pj Co- Quandoio penfo al mio fiato e alt onore »
stan- Par duro alienarti3 0 Gallicano j
tino Chefanza Capitan lo Imperadore,
Si può dir quafiunuom fangaia mano:
Aia quando io penfo poi al grande amore y
Ogni penfier di me diventa njano ;
Stimo piu tè, che alcun mio periglio y
E laudo molto quefiotuo configgo.
$6 Benché mi dolga affai la tua partita *
Per tua confolazc on tela permetto :
Ma poiché Dio al njero ben (intuita y
Seguita ben 3 fccome ai bene eletto ;
Che brie<r e e t> aduor è quefta *vita >
SV e altro al "fin, che fatica e difpetto ; ♦Gallicano fi
* Aietti ad effettoe penfer fanti e magni parte, e di
lui non fi fa
Chr arai benprefio teco altri compagna *
più mézione.
97 t C o C Confantino * 0 Confi anzi0 3 0 Confi ante y fCó [fantino
Stan O Figlici miei del m ogran Regno eredi j lafcialo Im¬
perio a5 fi^
TINO Voi a edete le membra mie tremante, gljuoliedice
E l capo bianco > e non ben fermi i piedi :
Cfuefia era > dopo mie fatiche tante >
Vuol che qualche npefo io li concedi ;
Ne puote un rvecchjo bene 3 a dire il njero.
Reggere alle fatiche d’uno Impero «
98 Però s'd(ietfìin quefia regaifede5
Sanadtfagjo a mèy alpopol danno:
Uetà ripofo, e'I poool Signor chiede ;
Dimè medefmo troppo non ni*inganno
E eh) farà di <voi del Regno erede,
Sappi che'l Regno altro none che affanno y
Fatica affai di corpo e di pen fiero ;
N è} come par difuor * dolce è l'Impero.
Sappiate
A . , ■ . V, ,v
I
LORENZO DE’ MEDICI 39
*43 Teso In'zicto !m tutta tua Geme El Te foriere
riere In punto ila al tuo comandamento 9 tornai allo
Imperati ere
Coperta d’arme belle e rilucènte > .c dice •
E parai) d'appiccar fi egri or a unto ,
Danari ù da'ti lor copie (amane :
Se gì] ^vedrai, sì> ne farai contento ;
Mai non nj edefin Gente piùfovita,
Ai mata bene, obbediente 5 ardita.
144 astroO fmperador noi tifaccjam rapporto , Glj A Urolo¬
ìogi Secondo el Cielo. e’c ènn (òlpertplw \ gi, che fece
chiamare lo
Elcpnalprocede da urìuom cf’.è motto$ knperadcre
Forfè nuderai di tal confialio . dicono.
C iv-, . S to non o alno male 5 io mi confòrto ;
Lo Impera
1IANO. Se un morto nuoce5 io mene maran igljo : dote dice.
Guardimi Marte pur dafvade e lance •
C/;e? fi*/?* aerologie fin tutte cjance.
>45 El Re el Salvia fon [opra le pelle >
Cnàeio finfuor di quefìa <~v analegge :
E buon punticele buone ore fon quelle 5
Che l'uom felice da se fieffo elegge,
Fate awiar le forti Gente e belle :
lo fgunò Paflor di q^efi a gregge *
O ^valenti Soldati 5 o pope! forte .5
Cfl# 5 alla finta alla morte, * * Parte/! con
146 AùraUl cofa ! Ja mezzo a tanti armati lo Liercito’.c
nel cammino
Stata non e la mia finta fecura. ferirò mor¬
Elite fi non fon de'Parti forgi] aguati ; talmente da
Santo Mer¬
La merle b arvuta innanzi alla paura :
curio > dice .
Fnfcl0 d tanti Crifìianfvendicai 1 .
Fallace fvita ! 0 nofra fu ama cura !
Lo fpirto e gjd fuor dtl mio peno finto :
0 Crifio Galileo mai pur fLÌnto .
TinìtM
finitala Feda di San fifovannic Paulo, con**
pofta pel Magnifico Lorcnzode’ Medici •
ORAZIONI
OVVERO
CAPITOLI
COMPOSTE
DAL MAGNIFICO
PROE M I O
OP4ZIG-
43
ORAZIONI
OVVERO
CAPITOLI
ORAZIONE /.
ORAZIONE li
§RAZ1Q*
46 RIME SACRE DEL MAC.
ORAZIONE lil.
ORAZIONE IV. •
L A V DE
Compofte
• AL MAGNIFICO
.* • • l'
9EXXJ&
r.^miGmXETTORt .
V § '
T
*><;v jEì.*> >8 -S.J, V..-À
*4-
»»
’LtttldC
S0e£8S29ìtó^029sS298SSeS«!2Srtì
L A V D E
DE L MAGNIFICO
LAVO A 1.
Cantali Iaie
guente Lau¬
da, come la
"DIO , o fommo bene , or cornea Canzona del
fati Fagjano.
LAVO A IL
Cantali co¬
LAVDA 111. me Tarn
LAVDA V
LAVDA VI
Cantali co-
me la Canzo
O Quanto è grande la bellezza
Di te, Vergm fanta e pia J
oa delle Fo-
refe.
C jafeun laudi te, Maria »
Ciafun canti ingran dolcezza»
Con la ma bellezza tanta,
La bellezza imamorafìi.
O bellezza eterna e fanta
Di Marta bellamfammafi:
Tu et amor l'amor legafb .
Vergm fanta dolce e pia: Cjafcitn laudi (èyc,
ó * . f guelU#*r
LORENZO DE’ MEDICI 6$
Quell'amor yche mundi l tutto ,
La bellezza alta infinita,
Del tuo ■-ventre è fatto frutta
Mortai ‘■ventre el frutto è Ulta /
La bontà perfetta unita
É tuo bene, o Vergin pia: Cjafiunlaudi ffic.
La potenzia, che produce
Tutco, in tè lafaaforza ebbe ;
Fatto ai'l Solt ejfer tua luce ,
Luce afcofa tn te più crebbe :
Quello > a cut elfrutto debbe,
Debbe atèyo Madre pia : Cj afcun laudi (2fc.
Primarie nel petto fante
T anto ben fu sfi raccolto ,
Sana mono in dogija e tn piante
Cbj di Dio uedesjt il u olto :
Quejìa morte in uitaà uolro
El tuo pano, o Vergin pia i Cfafcun laudi tifici
Anno poi e mortal'occhj
Vtfìo ejuefio eterno bene j
Volfe ch'altri il lenta e tocchi»
Onde ulta al Mondo utene.
Ofelici mortai pene »
C uiuendettc è tanto pia ! Cjafun laudi
Dfilicela terribile
Colpa anticjua, esprimo errore j
Poiché Dio fatto ai uif.btle,
Et ai tauro Redentore !
Quefto à mofii », quanto antere
Porti a noi la bontà pia : Cjafun laudi @rc.
Se non era il primo legno ,
Che tn un gufo a tutu nuoce/
m
<*4 RIME $ACR£ DEL MAG.
5ve» arebbeil Mondo md £>mo
Vi(lo trionfar la Croce :
Della colpa tauro atroce
G Iona p la bontà pia : Cjafcun laudi (&gc.
Tn, Ataria yfufii} ondi nacque
Tauto bene atta )Va-ma. :
Vumiltà tua tanto piacque y.
Che'tFattore è tua fattura :
Laudi ognun con mente pura
Dunque quefla Mad; e pia. Cjafcun laudi (fpc.
A laudarti 3 o Maria 3 <~venga .\ jq
CjaJ^hedim d amore accefo ;
Pecca*or nejjun fi tenga3
Tue e motto labbia offefo^
Su le fpalleilnoftro prfo
Poji’d al Figlj qiefta pia : Cjafcun laudi (epe.
Più dellafalute ~L offra y |j
Peccator 5 non dubitate >
El fuopeVo al Figlio mofìra
Qui(ìa Madre di pierate : ^ . i
Lefue piaghe wfanguinate
Mofìra a lui la bontà pia. Cjafiun laudi &c.
Dice lei : O finto Figlio, 12
Quello petto t’à lattato :
Eluidicetlofenjermtgho < '
Gjà di fangu< il mio cofiato :
Per pie d d{ quello ingrato
La pietà efèmpre pia.
Cjafcun laudi tè Maria ;
Cjafcun canti mgran dolcezza,
O
.>
na delie Fo-
Peccatore io fono Iddio eterno reie*
Chech/ìmo fot per tram delta Inferno.
X Deh peìfa, ehj c quel che tanto t'ama ,
E che sì dolcemente oggi ti eh j.anta',
E tu chj se', la ertifa-iute brama :
Se tacipenfnòn rnorfm ’n'eterno.
lo fono Dio debutto Creatore j
Tu non uomo, anzi un vlì vermifiche muore
Itymille modi ognor ti tocco licore ;
T u non odi, e più tofìo no udì lo ’nferno.
Perche ti muovoa più lafinta voce s
Ecco per tè io muoio insù la Croce ;
1 ' ColJangue lama la tua colpa atroce
Tanto rnmerefee del tuo male eterno.
Deh vieni a me, mi/èro poveretto
O Peccator Iche a braceja aperte a/petto ,
Che lavi nel mio/angue 7 tuo difetto,
Per abbracciarti, e trarli dello Inferno.
Con amai o/a voce, e con Joave,
Tt ehfama , per mutar tue voglje prave'.
Deh prendi ilgjogo mio, che non è grave,
Ed leggier pejò, che da bene eterno.
Io veggo ben c he’l tuo peccato vecchjo ,
Al mio ch)amar tifa /errar l'orecchio :
Ecco la grazja mia io t'apparecchio /
Tu la fuggì, e più toflo vuoi lo'nfèrno .
Deh dimmi, che frutto ai, oche contento,
Di quefìa, che parvità, è tormento I
Se non vergogna, affanno,e pentimento f
E vuoi perder per quefìa il bene eterno .
£ rie»
Oo RIME SACRE DEL MAG.
Pieri d'amor ì di pietà yedt dementa.
Te ehpv, no, o Peccatore, a penitenza *
Ma fi afieni [ultimafintenzji »
j'à on è redcnzjcn pei nello t>fimo :
fjon afpetfar quellafientenzia cruda« io
Ch'ogni pietà con vieti .che aliar /e[eludaì
VTon afpettdr che mortegli occhjchjuda ,
Che ne 'iteti ratta> e fiorii fia in eterna.
Cantifi co¬
LAVO A Vili.
me la Canzo
na de’ Vii:
addietro. P Eccatori sti tutti quanti t
Rallegriarici con difio :
Quefìo c il dì, ch'à fiatto Die »
Cjafchedunoefultie canti.
Peccator, la Atorte è morta e
Que(la morte evita donai
E la pena ognunconforta :
Dolce penaye morte huonaì
Oggi il Scrivo ^incorona:
Dello Inferno vengon Santi.
Oggi al Ctel la/fuga arriva
Di quelgran , che in terra è morta t
Gh*e(logran yfe non mori -va «
Frutto alcun non aria porto :
Qtte(io frutto oggi nell’Orto
Di Alana conforta e pianti.
Quefla fpiga «t (ito hel frutto
A'erefictuto , e fatto un pane i
Santo pan, che pafce'l tutta
Alle menfie quotidiane.
Ofelice vite umane,
Che mangjatt ilpan de’Sfinti !
Cleri
LORENZO DE* MEDICI
Cieca notte, bense’/anta ,
Che il ve deftfufcitare $
oselle tenebre tue tanta
Luce al Adendo non appare ;
L'ombre tue furori più ihjare,
Che del Sole e razzi tanti.
Adojira elcammm dritto e certo
L a colonna nell’ ofeura
5V ott e al pepo! nel deferto s
■Agl) Egizi fa paura.
LI Inferni a tal luce pura
Tttema, e'n Citi cantano e Santi.
O beata notte e degna I
Tuo F attorgran ben tt 'vuole $
benchél Sol forte ne sdegna ,
Tu v e de fit p tu bel Sole :
7 anta glo'tacon parole
% on fi lauda, o mortai canti ,
C'.afchedun lafetta vefa
Della net te tenebrofa :
'Della luce l'arme vefa /
Luce in noi fta ogni cofa.
3V nfra vita in Cri(lo afeofa ,
Luce m Dio : cantate o Santi.
LAVDA IX.
D Alla più alta Stella
Difctfo in terra un divinino fplendore
Canrafi eo-
Jne Dalla più
aita Stolta.
Gloriola Regina
tergine, §pofa, e Madre del Signore t
O luce mattutina.
Febee ih} Amihjtia
Sé
62 RIME SACRE DI MONA
A quella [anta Madre onefta e bella.
0 ccrdial dolcezza
0 femmogaudio y ofmgular conforto,
Vergine fanta e pia,
Scala del Peccator, trionfo, e porto ,
Vafo del bel Me[sia .. .,
G tesandole e Maria,
G ut dacia quel tefòr, chel Mondo fpretZJt'.
Tu se Madre si degnai !..
Chti della terra e l Sci le [ielle eH mare t
Di te fanfejìa e gloria: \ .1
O luce pellegrine ardente t e chiare »
O eternai memoria >
Porta, trionfo j e gloria ,
Di quel tefor ^ che*nCtelfelice regna. =
LAVO A 1.
E Cco’/ Mesfsta
. *■ *V ■
J
LVCRE ZIA DE’ MEDICI 69
Alla gloria cantando
Con d dee melodìa. EccoÌ Afefsìa
Patriarchi *venite,
Venite fejteggiand o ;
Levate v’à le lite,
Cavato v' à di bando/
E venite laudando
La Veroine Maria. Ecco’l Mejsìd (éf
Venite o Profeti,;
Ch’avete profetato >
Venite tutti Iteti:
Ve detei eh’eoli e nato
E a noi e donato
El pieejolin Mefsìa. Ecco’l Mefsìa tgfc.
Paftor pim di ventura,
Che [tate qui a vegghjare}
3Yori abbiate pleura /
Sentite voi cantare ? f
Correte ad adorale
lesu con mente pia. Ecco'l Mefsìa (èfe.
Voi'ltroverete nato
Tra’lbue e l’afnello ,
In vii panni [afej aro,
£ gja non à mantello :
Ginocchiate vi a quello,
Et a Santa Maria. Eeco’l Mefsìa (gfc.
E Magi fon venuti
Dalla Stella guidati ,
Co'lor ricchi tributi ■S!
In terra inginocehjati, *. . A
• v ys ViJL
L molto confilati
Adorando I Mejsìa. Ec?'l Messìa (gfc,
' *3 hAVDA
~,0 RIME SACRE DI MONA
■ . r., • f. ^ , ' ij\
oe-
nii LAVO A 11.
no in queft«->
Cititde « ~T Enne P afieni
V A a>edìre lesù, eh'e nato
SY ti' prefi pio igmidonato
Più che'i Sole tifale fidente.
lenite fref avente
A risedere il bel Mefsia,
iSW Gjufppo con Mana
La pia Madre gloriofa .
Mai nonfu sì prezjofa
Creatura, nè malfa ;
E'V'vi ancora tn compagnia
Solo il bue e l'apnello.
Pezze falce, nè mantello
5V0W V Signor de'Signori :
E dal Crei dfeendon con
Per ‘-veder la Dettate.
Sfa'vi naien le Potèfate,
Shii'vi nctene e Cherubinit
Le Virtù, e'Serafini,
Con tutta la Gerarchia:
E con dolce melodia
Rtngratizjandol con dipo :
Gloria in Cielo all'alto Dior
E in terra pace fa.
0 Paftor <■venite <via
El Signore ansiftare»
Vo*fntirete cantare,
E 'vedrete il Rè di gloriai
Oggi è il di della 'vittoria 9
Che’l nimico fa dolente :
Ek
LVCREZIA DE' MEDICI 7t
E h Padri allegramente
Sentiranno tal novella.
Apparita è una Stella
2
Tutto'l Mondo alluminare.
Venne a ringraziare
GiesùCn-lo onnipotente.
IO Tutte le di vote mente
Contemplando con dolcezza,
Come la divina altezza
Patir vuolpe'noftrierrori. -
GantaG co¬
LAVO A 111. me 0 Iesù del.
f C ,
ontempla le mie pene o Peccatore }
E nel mar tir ìch'i fono,'
Ke 0 infinito
*more »
LAVO A V.
\
Cantai r«.
±r- ^ ' - • , ' - •
me nen^iin*
Y knt'l Meflagro ,
1/'ent'lJkfejQaggjtj
JL io Spiritofyg)o .
74 RIME SACRE DI MONA
5Vien da'Regni celefij 2
fduovi e dolci romeni
Giocondi e non mole fi 1
Scendon daglj alti j: ori
In forma di vapori
E luminofì raggjo. V'tens'l Afeffaggjo (èfe,
Vien come fuoco accefi, 5
£ lingue dipartite
Gli A vo flou à comprefi
.1% E f Alme lot rvejh(e
Di oefe colorite,
E dtcjafcun Imguaggjo.Viem’l Mejfaggjo (tfrc.
E eviene alluminare 4
il mondo intenebrato-9
Le nojtre Alme a [al va* e ,
Cjafiun fé liberato
Da quel nimico ingrato,
Che prefiil mal viaggio, Vene'l Mejfiggjocc.
Vieni Spinto svero, i
Entra ne nofri petti >
Facci l’ammo intero.
Purga e nejtn difetti,
E fieno faldi e fretti
A far nofiro v antaggio.Vieni l Mefaggio (gfit.
Aio/ìraci la tuo'via-,
Moftracint’vtnutet
L'Anima pur dina
Vederla fua falute,
E cerca con virtute
Fuggir’il tuo damaggjo.Vtene’1 Mejfiggjo(cfie. 7
Dono di Dio al ir fimo ,
O vera Maejiade,
LVCREZIA DE’ MEDICI 75
Spinto 'vementtsfmo.
Quante la tuo boutade !
Con tuo gran canta de
Fverno' l buon paJJaggjoJVitne’l Adejfaggjo ec.
Sette fi di con doni
Dello Spiritojpmto}
St 5 fette milioni
S.Con fi potrò dir tanto :
Verte’l'dolore in pianto
Ch) ~ a pel'Jmo a tafgjo.Viene’l Afejfaggj» ($rct
Accende enojin finf,
Conferma e’nofri cori
Ch'alia 'Virtù ccnmnfi
£ cosi fìtti amori,
Fa fentirgran dolzori
E lafjare ogni oltraggio. Viene’l MeJJaggjo tti
L AVOA VI;
v C Cantal! c««
En evenga Ofanna, ine lieti y-engA
T’en <venga Ofknna, Uomo»
L la Fjghuola d Anna.
Eglj e naso nel fieno
Tra L’afìtiello e’I bue n.
Iesù il IValatene »
Come predetto jue:
Ch) •vuol rveder Giesue ss ;v ;
Venga a cantare 'Ofanna , * ■>;
I Magic ansale andò
Vengonto'lor tenori/ - ' >
E’Pafor>z'ancantando j -..Z
Del S gnor de’Signori ; . o ,m , ; t»
E$
76 RIME SACRE. DI M. LVCREZIA
Ognun par (he innamori
Sol di cantare 0fauna. ‘Ben 'venga 0finn a (jffcc.
Rmf efatifiero amore >
. •, E-l Moi)dàÌh,p.acf*.lm<ty. • . VI)*’
Beala il Salvatore v> V
Già dal Mont'Vli -veto, v r 1 > '
Et grida ilpopol dritto .. \ .
Ad alta rvoce Ofmna.Ben rveriga 0fauna (èfre.
Rallegrali e fasfalma 5
4* Gierufàlem àtloray-■* - :0
E fiarge uh'vo e polena
Ch fi piangerà amor ài
Gtesù, cjafcun Indora .1 i >
Tutti gridando Ofinna: Ben evenga Ofinna ec.
J farisèi lafera 6
■■ Senìok di ew gran pena,
Giuda mdegnato era
Per Maria Maddalena i_\
*3 flnlfltS
Efee fuor della cena
i.'psi-rxt * -»nl Sol per tradire Qjanna.Ben evenga Ofinna &c.
yi
ferme} dice il fello > % 1
A prender Gtesù finto y
E hac)ainfegne (jusllo i (J ,-, -\
( Gtesù legato e m tanto )
O Rabbi a ve -yO guanto
Chiameram damoOjannal Ben evenga (f/t.
Venuta eg)a Maria 8
<! % t tg-£l figl)o à ritrovato
Tra Geme cruda erta
Battuto e flagellato y
Suf Calvario menato
Piangij è più detto Ofinna. Ben evenga ^7e.
fewjl 4 J-A " A
ET ALTRI DE' MEDICI n
i © A Dio con umtl rccce „
lrolgaf ognun fedeli ,
A pianger Gtesti in Croce ,
Che per noi gufa il[eie s
Laudile jafun fedele
Con la Figljuola d'Anna. "Ben evenga Ofanna
Gantaft
LAV DE ine 'Piange iè
tempo perduti)
DI LORENZO
DI PIERFRANCESCO DE* MEDICI
V irgo Madre Marta
Figlja e Spofa al Signore 9
7 e cjuello eterno amore
lnnanzj ad ogni cofa intefe pria .
,
0 Stella rilucente
Che se requie è conforto
A eh) nel mar prefìnte
Della Fortuna e (corto t
n mf
Refugto de'Mortali y
Ch'at'noftri eterni mali
,
Se'medicina fola e Madre piai
All'antiquo er/or nofre
Sola tu riparafi ,
Quando le su nel Chjoflre
Tuo ruirginal portajti ;
Tuie porte sbarrafi
All'mferodi ferpente t
Onde al primo parente
State tran rhjufe lungo tempoprid*
Per te t'allegra ACielo %
1 ‘ ite
78 |»T'.4P C A fi* u }M ► » T V-TPS^tA
DI BERNARDO
p’ALAMANNO DE1 MEDICI
■W,
LaFDA /.
Cantafi
n.ouw ^iv*
fri©»
D ìrtm la reità in brteve
Avanti alnofro duce
,,
,
Di Luca che riluce
Pm che candar dt neve
Lutafu StroyC nacque
,
ito
et Altri de* medici 79
In Antiochia > e vijje
,
Coi: Panlo e gl) piacque }
jV”otar ciò che Itti dtjfe :
E l'E •vangeliofcrijje
Dopo Marco e Matteo t
Lor Latino ^ Ebreo ,
LuiGreco e manco breve'.
Scrijjè ajjat di .Marta
Con penna $ e del pennello
Di certo io non dina ,
‘Ben mugghja ilfao vitello 5
Medico VergineIlo
Anni quattro efettanta
Degl) Apo/ìo/t canta
Igeili e'I pondogreve
,
Pria Bitinta e Btfknzjo
.
,
Ebbergjà Coffa e il nerbo
La Citta di Confìanzio j
Poi le diè a Buda in ferbo :
Cuti ilJuolacro verbo
L'Alma che langue e plora »
Et il fuo aiuto implora ,
Pergire al del più leve .
LAVDA 11
T Romba che'ldivin /itone
Sparge/li in ogni terra ;
-Cmttfl L<
(nodo pro¬
prio.
IL FINE