RU BRICH E DVD
Last Action Hero
S crivere di home video durante il lock-
down legato all’emergenza sanitaria
significa anche focalizzare una volta di
più l’attenzione sulla visione domestica
come complemento e integrazione del-
l’esperienza in sala. D’altro canto, l’as-
senza di nuove uscite ci porta a dare fi-
nalmente il meritato spazio al fenome-
no delle ristampe di titoli già usciti in
passato, che ogni mese costituiscono
una porzione importante dell’offerta.
Non sempre si tratta in realtà di riedizio-
ni propriamente migliorative, ma nel pa-
norama attuale anche operazioni di me-
ra ristampa come quella targata
Sony/CG acquistano comunque un pro-
prio rilievo. Si tratta infatti di prodotti
meritori soprattutto perché in molti ca-
si evitano che questi titoli finiscano nel-
le fauci di sub-editori senza scrupoli,
sempre pronti a inquinare il mercato con
indegni bootleg.
Ecco così che tornano disponibili, tal-
volta anche in BD, piccoli e grandi clas-
sici come Il grande caldo di Fritz Lang,
Peggy Sue si è sposata di Francis Ford Cop-
pola e Wolf di Mike Nichols, ma anche og-
getti dimenticati e inclassificabili come
Last Action Hero di John McTiernan, su
cui la giusta distanza storica ci porta og-
gi a riflettere con maggior serenità.
Lanciato a suo tempo con una sovrab-
bondante campagna promozionale, fi-
glia dell’immensa popolarità del protago-
nista Arnold Schwarzenegger, Last Ac-
tion Hero (1993) è infatti finito rapida-
mente nel cestino delle occasioni manca-
te, in compagnia di tanti altri film “mala-
ti” di un’evidente sproporzione fra ambi-
zioni e risultati.
Sopra e in basso a destra Last Action Hero di John McTeman, Usa 1993.
A sinistra Peggy Sue si è sposata di Francis Ford Coppola, Usa 1986.
Difficile riassumere in poche righe Proprio questa dimensione irrisolta,
quella che, nelle intenzioni, sembrava d’altro canto, costituisce uno degli aspet-
destinata a diventare la pietra tombale ti più affascinanti e imprevedibili del film,
sull’action degli anni 80: basti dire che, assurto con il tempo a piccolo cult cine-
imbastendo un discorso metacinemato- filo. Il discorso destrutturante, che il lar-
grafico memore di La rosa purpurea del go pubblico imparerà ad apprezzare sco-
Cairo, Nuovo Cinema Paradiso e Chi ha pertamente qualche anno più tardi con
incastrato Roger Rabbit, il film racconta operazioni cool come Scream (1996), en-
il viaggio “magico” di un ragazzino che tra infatti qui in rotta di collisione con un
durante la visione in sala viene inghiot- romanticismo di fondo, che vuole ancora
tito all’interno di un film poliziesco, pa- credere nella forza del cinema come sogno
rodia e crasi delle più popolari serie de- redentore di una realtà inadeguata.
gli anni 80 (dai Callaghan ai vari Die Hard Rivedere oggi questo blockbuster
e Arma letale). Parodia che diventa del re- mancato significa quindi confrontarsi
sto immediatamente autoparodia, con con un’opera già a suo tempo pervasa da
Schwarzenegger personaggio in cerca una profonda nostalgia per un immagi-
d’autore che si diverte a sdoppiarsi fra se nario ormai in via di estinzione. Una no-
stesso e la propria immagine cinemato- stalgia forse immatura ma sincera, che
grafica, senza tirarsi indietro nemmeno commuove molto più della nostalgia da
quando c’è da fare il verso all’Amleto di fast food dei giorni nostri.
Laurence Olivier. Simone Starace
John McTiernan, responsabile in pas-
sato di successi come Predator e Trappo-
la di cristallo, aveva sempre tentato di
contrabbandare all’interno di quelle ope-
re una sottile critica del machismo tossi-
co anni 80, ma qui il discorso balza final-
mente in primo piano, potenziato da uno
stile spesso cartoonesco che rende omag-
gio alla violenza astratta di un Chuck Jo-
nes. L’accumulo di strizzate d’occhio, ca-
mei e citazioni più o meno raffinate (a un
certo punto si aggiunge come deus ex ma-
china persino Il settimo sigillo) finisce pe-
rò consapevolmente per autosabotarsi,
lasciando lo spettatore davanti a un curio-
so caso di gigantismo (meta)spettacolare
che all’epoca non convinse né il pubbli-
co più popolare né quello più smaliziato.
numero 140 · marzo-aprile 2020 63