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Il montaggio

Il montaggio è un’importante fase della post-produzione. Il montaggio inizialmente veniva effettuato con
forbici e colla, poi venne inventato un macchinario da Catozzo, che con una serie di lame, andava a tagliare
la pellicola (tra un fotogramma e l’altro) poi posizionavo al centro i due spezzoni da unire e li univo con
dello scotch.
La messa in serie è l’assemblamento dei vari pezzi di tutte le pellicole, o l’assemblamento dei vari spezzoni
di film digitali. Il montaggio può essere visto come l’assemblaggio di elementi che costruisce qualcosa.
Serve a modificare il punto di vista dello spettatore, dando una migliore descrizione dell’azione ed efficacia
drammatica, letteralmente la parola montaggio unisce la fine di un’inquadratura con l’inizio di un’altra,
quest’accostamento di inquadratura ci comunica un significato che prima non c’era. I montatori si limitano
ad eseguire ciò che è stato programmato precedentemente. Di ogni scena si gira più di un ciak, il rapporto
di ripresa piò variare di solito (1:4 dove 1 sono le ore finali, 4 quelle di riprese). Una pratica di montaggio
offerta involontariamente dall’uomo è lo zapping (cambio il canale per vedere ciò che mi piace).
FUNZIONI DEL MONTAGGIO
1. Ha una funzione narrativa
2. Funzione descrittiva: in montaggio riusciamo a gestire anche i tempi di durata, sia delle clip che
degli effetti.
3. L’unione di inquadrature può passare attraverso una relazione diegetica (personaggio
dell’inquadratura A con quello dell’inquadratura B) discorsiva (l’angolazione dall’alto in A e dal
basso di B) o diegetica-discorsiva (il personaggio ripreso dall’alto A e dal basso in B).
L’ASSEMBLAGGIO può riguardare:
 materiali omogenei (il girato)
 e montaggio di materiali disomogenei (quando prendo qualcosa dall’archivio per fare un
documentario, il narrato è molto importante per collegare le immagini tra di loro)
4. Funzione ritmica: attraverso le operazioni di montaggio riusciamo a creare una struttura ritmica.
L’unione di più inquadrature, realizzate in luoghi diversi, permette di creare nuovi ambienti, luoghi
immaginari o geografie ideali. È possibile condensare e dilatare il tempo reale e controllare il ritmo di una
sequenza attraverso il calcolo della durata delle singole inquadrature che monto, assicura la continuità
spaziale e temporale del film, ne determina il suo ritmo.
Le transizioni servono per effettuare un passaggio da un’inquadratura all’altra, la durata delle transizioni si
misurano in frame (una dissolvenza da 24 frame dura 1 secondo). Esistono diversi tipi di transizioni:
 Stacco: passaggio diretto da un piano ad un altro
 Dissolvenza in apertura o in chiusura: l’immagine appare progressivamente dal nero o scompare
progressivamente.
 Dissolvenza incrociata: l’immagine che scompare e quella che compare si sovrappongono per
qualche istante.
 Iris: un foro circolare che si apre o si chiude intorno ad una parte dell’immagine
 Tendina: l’immagine si sostituisce alla precedente facendola scorrere via dallo schermo
 Nero: un piccolo spezzone di pellicola nera che viene messo tra le inquadrature per sottolineare
che il film è di produzione artificiale.
Esiste anche un tipo di montaggio che prevede inquadrature contigue (in Taxi Driver quando Travis Bickle
prova la pistola davanti allo specchio, prima c’è un’inquadratura dall’alto in su, poi dal basso in giù). Il
montaggio inoltre rappresenta l’organizzazione orizzontale del discorso, l’organizzazione verticale è
l’immagine. Narrare significa rappresentare un sistema di trasformazioni temporali, l’ordine è lo schema
di disposizione degli eventi della storia, possiamo distinguere quattro tipi di temporalità:
1. Tempo circolare: è determinato da una successione di eventi ordinata in maniera tali che il punto di
arrivo risulti identico a quello di origine.
2. Tempo ciclico: è determinato da una successione di eventi ordinata in maniera tali che il punto di
arrivo risulti analogo, ma non identico, a quello di origine.
3. Tempo lineare: (vettoriale o non vettoriale) è determinato da una successione di eventi ordinata in
maniera tali che il punto di arrivo risulti sempre diverso da quello di partenza.
 tempo vettoriale: progressivo: la successione procede in avanti; inversa: la successione procede
all’indietro
 tempo non vettoriale: è caratterizzato da un ordine disomogeneo, fratturato, turbato da soluzioni
di continuità.
4. Tempo anacronico: negli ultimi tempi è sempre più presente nei film, è determinato da una
successione di eventi del tutto arbitraria, per questo anacronico “privo di relazioni cronologiche”.
Queste forme di sconvolgimento dell’ordine vengono messe in atto nel rispetto di una forma di una logica e
di una corretta fruizione della storia. Possiamo dire che il montaggio porta ad un processo di
condensazione del tempo al girato.
Over lipe: una scena d’azione viene vista da diversi punti di angolazione, il montaggio viene sfruttato al
massimo.

1. MONTAGGIO INVISIBILE
Il cinema classico è caratterizzato da un montaggio invisibile (mirava a far scivolare lo spettatore nel
mondo della finzione, portandolo a dimenticare di essere al cinema). Il montaggio invisibile è detto
decoupage classico e si fonda sulla necessità di uno spettatore inconsapevole che va aiutato nei suoi
processi di scivolamento nella finzione. Ha una serie di caratteristiche fondamentali:
 Motivazione: il passaggio da un piano ravvicinato servirà a mettere in evidenza un particolare del
personaggio
 Chiarezza: rappresentare chiaramente ciò che sta accadendo, mettendo in rilievo gli snodi
drammatici e psicologici della situazione
 Drammatizzazione e climax: può non esserci nessun motivo tecnico che porta a fare uno stacco
d’inquadratura, ma se
 Continuità: per facilitare lo scivolamento dello spettatore nel mondo della finzione bisogna dar vita
ad un flusso di immagini da un’inquadratura ad un’altra, per avere il massimo della fluidità bisogna
avere una serie di accorgimenti: omogeneità dell’illuminazione tra le inquadrature, centralità dei
personaggi nello spazio inquadrato, raccordo le varie inquadrature devono avere dei raccordi tra di
loro.
RACCORDI:
 Raccordo di sguardo: il personaggio guarda qualcosa, e successivamente avrò un’inquadratura su
quella cosa
 Raccordo sull’asse: due movimenti vengono ripresi dallo stesso asse, la seconda inquadratura sarà
più vicina o lontana. (MEGLIO EVITARLO)
 Raccordo sul movimento: il gesto iniziato nella prima inquadratura finisce nella seconda.
 Raccordo sonoro: uno stacco d’immagini che vengono unite dal dialogo o dalla musica.
 Raccordo di direzione: se il personaggio esce da destra nell’inquadratura 1 entrerà poi a sinistra.
 Raccordo di posizione: i personaggi nelle varie inquadrature manterranno le loro posizioni.
 Alternanza: se inizialmente faccio un’inquadratura lontana, poi una vicina, successivamente farò
ancora una lontana per far capire cosa sta accadendo.

La regola dei 180° è costruita sul campo-controcampo: Inquadrato A con lo sguardo rivolto a destra quello
di B sarà rivolto a sinistra, così facendo sembra che A e B si guardino.
PERSONAGGIO A
LINEA IMMAGINARIA
PERSONAGGIO B

La drammatizzazione e il climax ossia andare verso un apice (es. nell’oggettivazione di un personaggio).


Il cinema americano classico ha messo a punto un modello di narrazione in cui i decoupage/montaggio
rispetta l’unità d’azione luogo e tempo. Questo modello di narrazione offre allo spettatore l’inquadratura
nel miglior punto di vista possibile, anche la continuità è importante nel decoupage del cinema classico.
Il raccordo ha il compito di rendere meno evidente possibile i cambiamenti di campi e piani di angolazioni, i
raccordi sono sempre motivati.

Le inquadrature contigue:
Inizialmente c’è un campo totale
Poi si vede l’inquadratura A
E poi l’inquadratura B

Al montaggio classico possiamo opporre altri tre modelli:


2. MONTAGGIO CONNOTATIVO: Tipico nel cinema di Ejzenstein dove il tratto dominante è la
costruzione del significato. L’applicazione dell’effetto kuleshov è alla base di questo tipo di
montaggio.
3. MONTAGGIO FORMALE: in cui si impone la natura grafica e quella ritmica.
4. MONTAGGIO DISCONTINUO: è di tipo semantico. Il montaggio discontinuo è quel film composto
da frammenti senza un nesso logico tra di loro, ma, sono collegati tramite una “dimensione
spaziale”

Ejzenstein ha affermato che il montaggio può essere visto nel film ma che la sua essenza può essere
ritrovata ovunque:nella scrittura, nella musica e nell'arte.
Poiché il film è semplicemente un Medium audiovisivo, il montaggio di un film e basato sull’accumulo di
strutture che riguardano sensazioni visive e auditive. Der lauf Der dinge, opera di arte concettuale, una
sequenza di accadimenti, un piano sequenza di 30 secondi che crea tensione narrativa →  suspense
Il montaggio è la figura chiave del linguaggio cinematografico
L'accostamento di due inquadrature ci comunica un significato che prima non c’era
L'inquadratura ha solo potenziali significati, il montaggio da significato ultimo al film
1- Scelta dei materiali:
cernita del materiale buono tra il girato (rapporto di ripresa 1:10 1 minuto 10 minuti di ripresa)
materiali di archivio
trailer
edizioni ‘director's cut’
la tv in diretta→ la scelta in tempo reale dei diversi contributi provenienti dalle telecamere della regia
mobe
pratiche dello zapping e dello zipping
2- Determinazione della durata dei piani e delle transizioni
Quanto un primo piano, un campo lungo, un dettaglio devono restare sullo schermo. Quanto deve
durare una dissolvenza incrociata o una dissolvenza in chiusura o apertura
3- Assemblaggio Unione tra le inquadrature passa attraverso una relazione che può essere
diegetica(personaggio dell'inquadratura A con quello dell'inquadratura) B) , discorsivo (angolazione
dall’alto un A e dal basso in B) diegetico-discorsiva (il personaggio ripreso dall’alto in A e dal basso
in B). L'assemblaggio può riguardare materiali omogenei e materiali disomogenei

La scelta dei materiali corrisponde alla scelta lessicale cioè la scelta delle parole più adatte ad esprimere ciò
che ho intenzione di dire
Per lessico si intende l'insieme di elementi che danno forma a diversi significati

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