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4 OSSERVATORIO
Villa Ferreri: requiem per una villa
settecentesca
Il marchese di Villabianca nei suoi Diari,
a fine ‘700, ci informa che il giudice della
Gran Corte, il barone Gioacchino Ferreri,
aveva costruito, su di un preesistente
caseggiato, una «…villa e casena nobile alli
Colli, che sedeva su di una montagnuola,
da lui mutata in luogo di delizie»4. La
casina sarebbe sorta ai margini del fondo
appartenuto ai duchi Oliveri d’Acquaviva,
a dominio di una vasta tenuta di caccia
che, con i propri quaranta ettari, confinava
Villa Ferreri, sala
con le terre dei Tomasi principi di La scalinata in pietra grigia di Billiemi rossa; da notare
Lampedusa; sembra che anche lo stesso dà accesso alle due ali dell’edificio, sulla volta i resti degli
firriato che attraversa dalle pendici sino permettendo inoltre il collegamento tra stucchi
(foto F. Giuffrè)
alla vetta il monte sia stato realizzato ad i due distinti fronti, colmando il netto
opera dei Gattopardi, per separarsi dal dislivello tra il piano di campagna ed il
nuovo vicino, il barone Ferreri. L’accesso sentiero di cui si è detto. Il piano nobile,
alla tenuta è dato da un possente corpo di planimetricamente, ripropone le tipiche
fabbrica, aperto ad arco, forse un tempo caratteristiche delle ville palermitane,
facente parte delle mura di recinzione di con la successione di quattro ampie sale
un baglio preesistente, così come tra l’altro principali, poste in enfilade, destinate
potrebbe provare la presenza di tante basse al soggiorno ed alla rappresentanza, ed
rustiche casupole poste ai piedi dell’edificio ambienti di dimensioni più ridotte sul retro.
signorile, sicuramente anteriori al XVIII La decorazione rivela i gusti raffinati di
secolo. un signore colto e dovizioso, dimostrando
La casina è ubicata in posizione quanto importante dovesse essere per la
rialzata rispetto al piano di campagna, classe committente quella vita fatta di feste,
addossata al costone roccioso, con l’alto balli e conversazioni galanti. Peccato che di
prospetto principale verso la valle ed il questo apparato decorativo oggi rimanga
posteriore lungo un sentiero che costeggia ben poco, dato che la villa, in abbandono
la montagna. Tipologicamente, l’edificio da più di mezzo secolo, si sta lentamente
si distacca dall’architettura villereccia disfacendo, dilaniata dall’incuria dell’uomo
coeva, presentando un corpo principale, e dall’azione distruttrice del tempo.
contenente gli ambienti di soggiorno e Il primo ambiente è la Sala Rossa di cui
rappresentanza, e due ali leggermente più sino a qualche tempo addietro si poteva
basse in continuità, ove sono alloggiati apprezzare la decorazione della volta, con
gli appartamenti privati e le camere da eleganti cartigli e paesaggi in stucco inseriti
letto; anche la facciata, se non fosse lungo la cornice, andati perduti con il crollo
per la successione di lesene e fasce che della copertura5. Medesima sorte è toccata 4 - E. Gaetani
marchese di
definiscono gli scomparti ove sono inseriti alla Sala Gialla e alla sala da ballo, lasciate Villabianca, Diari
gli affacci del mezzanino e del piano nobile, a cielo aperto, ridotte ad indecenti letamai, palermitani, Biblioteca
tradisce i temi già in auge nello stesso preda, così come il resto dell’edificio, di atti storica e letteraria di
periodo, adottando in questo caso non vandalici e ruberie delle ultime piastrelle in Sicilia, Palermo 1873-
l’utilizzo dello scalone bensì di un ampio maiolica decorata. I proprietari dovevano 1874, p. 151
portale d’ingresso, in posizione decentrata. avere ricercato qualche tratto di nobile 5 - F. Giuffrè, op.cit.,
Se da un lato questo prospetto rimarca distinzione anche nel mezzanino così p. 106
già i primi segni di un’estetica puramente come dimostra quell’ambiente con la volta 6 - G. Sommariva,
neoclassica, taluni elementi ci rimandano affrescata, in parte crollata, con festoni e Bagli e ville di Palermo
e dintorni. Conca
ancora allo stile rococò, evidente nei motivi a piume, cinti da morbidi nastri6. d’oro e Piana dei Colli,
preziosi stucchi floreali che incorniciano il L’ala ovest, un tempo adibita a camere Flaccovio, Palermo
portale. da letto, risulta accessibile dallo scalone 2005, pp. 178-179
6 OSSERVATORIO
La ghiacciaia dimenticata di Villa Ferreri
Sul lato sinistro del terrazzo, occultato
dalla fitta vegetazione, si ritrova l’imbocco
di un misterioso cunicolo che procede sotto
terra in direzione della montagna, coperto
da volta a botte in muratura, largo poco
più di 1,0 m, alto 2,20 m circa ed esteso per
20 m circa; due lucernai aperti sul piano
di campagna illuminano il passaggio che si
estingue infine in prossimità di un blocco di
calcarenite. Da una prima analisi, parrebbe
di trovarsi di fronte ad una ghiacciaia
per la conservazione dei cibi, totalmente
sconosciuta alla comunità degli studiosi
del campo e che qui si mostra per la prima
volta. Questo manufatto architettonico di
Villa Ferreri,
notevole interesse rievoca i tempi in cui si a Palermo, nel V canto del suo poema particolare del
estraevano i blocchi di ghiaccio dalle vette descrisse con dovizia di particolari la villa cunicolo sotterraneo,
più alte dei monti, per essere trasportati dai del barone Ferreri che, nel suono delle sue antica ghiacciaia della
villa
muli e con mille difficoltà conservati fino parole, rivive oniricamente in un tempo (foto F. Giuffrè)
all’estate. Il ghiaccio è uno dei più antichi lontano, quando il cancro della pietra non
metodi di conservazione degli alimenti, aveva ancora umiliato le sue nobili mura
assieme alla salatura, all’affumicatura e ed il cemento cinto in una morsa mortale il
all’essiccazione, ma era l’unico capace suo lussureggiante giardino. Ripropongo il
di conservare i sapori e la consistenza testo in versione tradotta per renderne più
originaria dei cibi. agevole la lettura:
Importanza fondamentale in questo tipo «Ritornando da Sferracavallo,
di ghiacciaia doveva avere l’acqua delle andammo a villa Ferreri che era stata
sorgenti vicine, utili per mantenere alla devastata dalla popolazione durante la
giusta temperatura l’ambiente e conservare rivoluzione poiché il marchese Ferreri
al meglio gli alimenti; lo spessore di deteneva una della cariche politiche più
terra soprastante fungeva da isolante rischiose, essendo ministro delle Finanze.
termico, sia in estate che in inverno. La La villa era una delle costruzioni più
presenza di detriti lungo il condotto non preminenti: con la sua bianca sagoma si
lascia intravedere il piano di calpestio, innalzava brillantemente fra le scure rocce
né tantomeno le tracce di un possibile del bosco che ricopriva la montagna su
impalcato ligneo con i sottostanti pozzetti cui era appoggiata. Il profumo dei fiori
di smaltimento dell’acqua. d’arancio era dolcissimo e i viali che il
giardino possedeva erano belli come
Una scoperta sensazionale: lady quelli della Favorita, con l’aggiunta, in
Margaret Clephane e Irene, un poema in primo piano, di bei alberi di ulivo, alberi
sei canti di fico ed alberi di mandorle, sotto i
Nella prima metà dell’800, la poetessa quali cresceva lussureggiante un cactus,
scozzese Margaret Clephane Compton abbracciato con ghirlande di fiori della
(1795-1830), marchesa di Northampton, passione. Ancora più in basso vi erano fiori
terminava di comporre Irene, un poema selvatici. In un terreno che in Inghilterra
romantico in sei canti, mai tradotto in sarebbe stato ricoperto da soli centocchi,
lingua italiana. Un’opera poco conosciuta, lì crescevano fiori di ogni tinta, dal bianco
così come l’artefice, la cui lettura tuttavia delle margherite al rosso scarlatto degli 11 - M. Clephane
mi ha permesso di fare una scoperta anemoni. Alcune vecce avevano stretto Compton, Irene: a
poem in six cantos,
fuori dal comune. Margaret Clephane, le brillanti cremisi […], altri fiori erano Mills Joweit and Mills,
che nel periodo dei Grand Tour dovette di un giallo puro e i giacinti erano colore London 1833, not
senza dubbio giungere in Sicilia e quindi porpora e del più profondo blu11.» [•] published version