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Nella <<Biblioteca di Cultura Moderna >>

prima edizione 1942


Bruno Nardi
Nella <<Collezione Storica >,
nuova edizione a cura di Paolo Mazzantini 1983

Nella <{Biblioteca Universale Laterza >>


prima edizione 1985
secunda edizíone 1990

DENTE
E LA CULTURA MEDIEVALE
nt40ua ediziotze a ctlra di Paolo Mazlantini

introdazione di Tz411io GregorT


DEDALUS-Acervo-FFLCH-LE
851 Dante E La Cultura Medievale.
D2171n
2.ed

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21300091291

TtlNBÜ=la@S©2

SBD-FFLCH-USP

Proprietà letteraria riservata


Gius. Laterza & Fig1i Spa, Romã-Bari Editori Laterza 1990

l
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D2l'?'lm

Alia memoria di mio nonno ANGioi.o NARol


(m. il 30 dicembre 1893), che m'insegnà lê
santa croce e primo m'addità le stelle del-
I'Ouse care al cuore di Dante.

Finito di stampare nell'aprile 1990


nello stabilimento d'arte graâche Gius. Laterza & Fig1i, Bati
CL 20-25}0-2
ISBN 88-420-2530-5
INTRODUZIONE
di Ttittio Gtegor)

Quando Nardi voleva indicare il senso delle proprie ricerche,


gli interessa che I'avevano guidato nel suo fungo e non facile
itinerário di studioso, tornava sempre, insistente, su un motivo
centrale: essesstato Dente il suo <<primo e pita vero maestro»,
I'autore che I'aveva introdotto alto studio della Hosofia medie.
vale, anzi la « vetta >>dália cui sommítà quelhaHosoíia acqui-
stava un senso e valeva la pena di essere studiata '. Sicché tutto
il suo lavoro poteva ricondursi, scriveva nel 1964, alia « preoc-
cupazione [...] di approfondire i] pensiero Hosoíico di Dente in
rapporto alia âlosofia del Medio Evo; a studiar ]a quasei] poeta
m'aveva tratto per i capelli, coll'intento di diradare le nebbie
che ofluscavanoi lineamenti del volto di Sigieri»z
Dente e Sigieri di Brabante: chi scorra la vastíssimabiblio-
grafia degli scritti dí Bruno Nardi ' potro facilmente costatare
come questi due nome costituiscanoi poli di un'ininterrotta
ricerca, dália tesadi dottorato discussaa Lovanio nel 1911 su
Siger de Brabant donsla Diuine Comédieet les sourcesde la
PÓI/osoPóiede Da#fe a] grande commento a]]a ]lfo arcóia con
il quale terminavai suor giorni(1968).
Nardi si era iscritto ventiquattrenneall'lnstitut Supérieurde

tl o#ared! Br a Nardi, in« Giornalecritico della 61oso6aitaliana»,

e:ãn'$w'üz'z;zZÜêÜ,Z193g.;$g

su Nardi, in occasione della sua 'écomparsa.


Vlll íntroduzone Itttfodtiziotie lx

Philosophie di Lovanio (1908), in un momento particolarmente Ma per quanto si possa insistere sui maestroe sulle letture
felice di quella università. Aveva compíuto i suoi premi studi del giovane Nardi, non ê possibile stabilire genealogie, ascri-
in seminário a Pescia, poi alia Facoltà teologica di Firenze in verlo a scuole, tanto meno a queda lovaniense', roccaforte della
anni cruciali per la cultura cattolica: mentre il neotomismo piü inteligente e aperta neoscolastica dália quale -- anche sotto
andava imponendosi nelle scuole ecclesiastiche per ordene ponti- I'iníiuenza del Gentile -- prendeva subito le distanze: <K gran
fício, i maestro francescani di Nardi difendevano Rosmini e Gio- parte del Neotomismo, come De Wulf lo espone e quale resulta
berti e ne indicavano i precursora nella tradizione agostíniana enche dai libré ai quali rimanda per una pita ímpia informazione,
e bonaventuriana medievale; a Firenze -- in una stagione parti- ha I'aria di una speciedi concordismofilosoÊco-scientifico», scri-
colarmente vivace per I'intrecciarsi di esperienze culturalí di- veva nel 1911 sulla <<Revista di filosofia neoscolastica>>7, men-
verse -- il modernismotrovava consensofra il giovane clero tre d'alara parte tutta la sua tesadi dottorato lembra esserela
che seguiva con attenzione gli<< Studi religiosa» (1901-07) del
disarticolazionedi quella ben ordinata e lineare visione della
Minocchi. Déll'interesse di Nardi per le polemiche moderniste Mosoâa medievale ricondotta a Tommaso d'Aquino cara
ai suoi maestri lovaniensi.
ê testimonianza
il suo primo brevescritto, una nota su <<Stu-
dium >>firmata con pseudonimo (1907), ove prendeva decisa- Pune gli anni di Lovanio segnano un'egperienza cruciale nel-
mente posizione per il concetto di sviluppo del dogma svolto I'itinerário di Nardi, come egli stessorecordavasovente: com-
dal Loisy nel suo celebre libretto Fosso l.'Éz,amg!/e ef Z'Ég/ise. parava allora, nella collana dei <<Philosophes belges », la seconda
edizione dei due vo]umi di P. Mandonnet su Siger de ]3raócza/
Tuttavia Nardi stesso recorda la piü significativa influenza di
Croce e Gentile nell'opera dei quali salutava <<il risveglio della ef /'úz,errolsme /a/i az/ XI/J' ilêc;/e, una delle grande opere della
coscienza filosoÊca italiana >>': la polemica di Gentile centro il medievisticadi fine Ottocento, ove era discussoil problema,non
modernismo e soprattutto congro la neoscolastica, i suor studi marginale per comprendere ]a G]osoíia di])ante, della presenza
sulca storia della 61osoÊaitaliana, cosa come le due celebra me-
motl.e dx Ctoce Litteamenti di lógica come scienzadel con- Su Nardi dantista, cfr. in partic. C. Vaso)li, Ff/oso/ía e /eo/ogiú i#
certo paro (1.9Ç)5)
e Riduzione della filosofa det diritto alta Êlo- Da#fe: in. « Cultura e scuola>>,IV, 1965 --<< volume specialesotto gli
so#a de/Z'ecoaom/a(1907) -- lasciarono su di lui un'impronta auspici del Comitato nazionale per le celebrazioni del Vll'centenário della
nascida di Dance >> -- pp. 47-71; dello stesso, Br##o Nard/ Dú#//r/a, ín
profonda che si ritrova âncora in espressíoni e giudizi della l.ef/er / ra afaziaa l cr/ffc/, vol. 111, Milanó 1969, pp. 2023-51.
plena matuntà '. 6 Cfr. E. Garin, Recordodi Br#no Nardl cit., pp. 9-10; 1o stessoNardi
accennandoalle sue ricerche danteschediceva: « avevo sequito una mia
via independente, con qualche disappunto, ma anche non senza qualche
4 B. Nardi. -ScoZaiíica peccófa e z/opa. in <<Revista di filosofia neoscc» incoraggiamento da parte di chi s'era interessato alce cose n)ie»(Dae mae-
lastica», a. 111, 1911, pp. 555-62(il giudizio citato, p. 562); cfr. l# o#ore sfrí, in <<L'Alighieri»,1, 2, 1960,p. 20).
7 B. Nardi, Sco/ f/ica Peccóiú e #wopú. in«Revista di Hosoâa neo-
di Bfw#o Nardl cit., pp. 276-7. Sull'ambiente âorentino nel primo decennio
del secolo,E. Garin, U# secoZo
di c /fzlra a tire ze; d Paig#aZeVI//ari a scolastica»,111 (1911), p. 561; con questo articulo Nardi riprendeva la
Piero Caiamandrei,in La cultura italiana tra '800 e '900, Bati 1962, pp. polemica di G. Gentile con M. De Wuif che rispose con Sco/a&icú peccóla
88 S
e #z/opú,in<{ Revista di âlosoâa neoscolastica», IV, 1912, pp. 42i-35; re-
5 Per i primastudi e scritti di B. Nardi, sia permessorinviare al mio plicava Nardi, Z,a peccól ico/asfica secomdo o icoZaifico ouo. in« Re-
Brwno Nard!. in<< Giornale critico della 61osoíiaitaliana». XVII. 1968. vista di âloso6apeoscolastica», a. IV, 1912, pp. 626-35. Per la precedente
pp. 469-501(in partic., pp. 469-78); ma andrà tenuto presenteE. Garin, poleglc?.fra G. Gentile e M. De Wulf, <<La critica », 111, 1905, pp. 203-21;
Recordodl Br o Nardi('18841968,),in « Studi danteschi»,XLV, 1969, De Wulf risponderà qualche anno piü tarda su « La critica»,'lX, 1911,
pp. 5-28 (in partic., pp. 5-11); cfr. altresi G. Stabile, l# memoria di Brzl o
pp. 213-22;la replicadi Gentile,ivi, pp. 306-8(i duescritti di GeáÍile
Nardi, in « ll Veltro », Xl1, 1968, pp. 577-83; G. Petrocchi, Bf##o Nardf, vennero ripubblicati in 1/ moder#lrmo e f rapper/l/ra re/igfo#e e Jí/oso#a,
in<< Giornale storico della letteratura italiana», CXLVI, 1969, pp. 317-20. ora nel vol. XXXV delle Opere como/e/e, Firenze 1962, pp. 105=38).La
posicionedi Nardi suscitale critiche della« redazione
>>della« Rivista di
Breve pagine autobiograâche di Nardi, sugli anni della sua fanciunezza, sono
state pubblicate dana íiglia Time in calce a T. Gregory - G. Petrocchi, Re- 61oso6aneoscolastica»:cioê del p. Gemelli, con il quale Nardi giunse pre-
corda di Br#moNafdf, nei« Quadernidella Casadi Dente», 5, Romã 1979, sto alia rottura; cfr. T. Gregory,BTK#oNarZIcit., p. 472,n. 6; E. Garin,
pp. 19-27(del mio <<recordo>>utílizzo qui alcune patine). RlcordodjBr#oNardícit.,pp.8-9. ' ' '
X Introãt+zione
r' l tfoãtizioKe XI

dell'averroista Sigieri nel Paradlso, accanto a Tommaso d'Aquino A#rontando il problema di Sigieri e discutindo I'opera del
e da lui elogiato, malgrado ne avesse in terra violentemente Mandonnet Nardi fu dunque trascinato (« trascinato, piü che
attaccato le dottrine come contrarie all'ortodossia. La soluzione spinto») a riesaminare il flomplesso panorama della cultura me-
del problema data dal Mandonnet -- adducendo la scarsa cono- dievale, lasciando alle spalle la prevalente storiograíia neoscola-
scenzache Dente avrebbeavuto di Sigieri -- parve subito a stica come pune certe sempliâcazioni gentiliane; sicché il titolo
Nardi viziata da due « pregiudizi»: un'inesatta visione storica del libro del 1942 qui ristampato secondo la nuova edizione
dell'averroismo e la « leggenda >> del tomismo di Dantes. Per del '49 -- Dúm/e e /ú czlZfzframed/e a/e indica emblematicamente
eliminare questi« pregiudizi» e comprendere il significato della il nodo dei problema che egli ê venuto aürontando in oltre mezzo
presença di Sigieri nel Paradiso dantesco, era necessário, scriveva secolo di ricerche, con una continuità di tematiche e di interessa
programmaticamente
nella temi,« mettere nella sua verá luce il che si proietta enchenei suor studi sul Renascimento
ove Nardi
pensiero âloso6co di Dante >>9, ricostruendo il preciso contesto rin a notário -- « sembra cercare una specie di conferma
intellettuale fra Duecento e Trecento e le sue diverse compo- e di controprova delle proprie valutazioni ed ipotesi, avventu-
nente, fuori da quelle <<sintesi» scolastiche e dalle simmetriche randosi in una sorte di ' esperimento ' storico >>:o. Tutta I'opera
classiíicazioni che impoverivano, secondo schemi riduttivi, espe- di Nardi si potrebbe quindi leggere come un discurso ininter-
rienze molteplici spessoopposte fra loro. rotto su Dente, un commento continuo alia sua opera attraverso
la quase egli si aflacciava su orizzonti sempre pita vesti, dando
8l o ore di B. Nardi cit., p. 277. Nella tesa pubblicata in italiano, alia sua ricerca un senso e un orientamento privilegiato.
Si©eti di Brabante nesta D tlina Commedia e !e tonta deita $1oso$a ãi
Damfe, in « Rivista di 61osoâa neoscolastica », 111, 1911, pp. 187-95; 526-45;
Cià non signiâca che la storiograíia di Nardi porta a una
IV, 1912, pp 73-90; 225-39(poi in volume, Spianate 1912 dal quale ci- « reductioad unum» della storia della Êlosofiamedievale,ripe-
tiamo), scriveva:<{Tempofa, quandola verá storia della úlosofiamedie- tendo con segno diverso la monolítica visione neotomista: ché
vale era generalmenteignorata, quando si conoscevaappena(e quanto pocol)
il soluto S. Tomaso, si crer la leggenda, ripetuta dovunque enche oggi, anzi, studiando la vastíssima produzione di Nardi, appare con
di Dante tomista>>(Sfg/erfd/ Brúóa fe e//a D/t,i#a Commedia,p. ll); forza la sua visiono estremamentearticolata della âlosofia medie-
«la maggior parte deglí studiosi di Dente -- scriverà tracciandoun vale che gli permette di porte in scacco ogni pacifica e orgânica
panorama della neoscolasticaágil inizi del secolo -- s'ê preclusa la via a
intenderne il pensiero, accettando la leggenda, coniata dai neotomisti, che concezionedi quella filosofia e di riâutare la visione Botica o
faceva di ]ui un fedele interprete delle doutrine dell'Aquínate»(S/ di di cuspidaledi coloro che vedevano in Tommaso d'Aquino il ver-
s/aria deJZ fZoro#amedieva/e,in« Cinquant'anni di veta inteJlettualeita- tice di tutta la speculazione cristiana.
liana: 1895-1945», vol. 1, Napoli 1950, p. 20). E âncora: «A guardar
bene,la leggendadel tomismodi Dante s'ê formato quandotroppo poco Nella sua tesi di dottorato -- e poi semprefino alia grande
si conoscevala 61oso6adel suo tempo, si che dure tomismo voleva dure relazione per. il centenário dantesco del '65 -- colpisce lo sforzo
íilosoâa scolastica. A questo si deve aggiungere il proposito apologetico di individuare le componente e le posizioni diverse che costitui-
o diciamo pure propagandístico,
da parte dei neotomisti, ai quali, pita che
I'esatta intelhgenlza del pensiero dantesco da un pranto di vista critico, scono il complessopanorama della filosofia medievale: e fra
premeva di richiamare i filosofa moderna, attraverso lo studio di Dante, tutte le indicazionie suggestioni
propostedal Nardi non potrà
alia studio di s. Tommaso» (l.e r/me X/oio/ícóe e fJ «ComuiPio» neZ/o
sp// ppo deZ/'arfae de/ pe#siero di Da fe, ín<< Lettere italiane», Vlll, sottovalutarsi come, già nel 1911, egli insistesse sull'importanza
1956, pp. 270-98, poi nel vol. Da/ «Co#uipio» a/Za «Commedia» ('Sei fondamentale del platonismo e del neoplatonismo nel secolo Xlll,
sdggí damfeicóf), Romã 1960, dal quale citiamo, p. 27). conosciuto sia attraverso fonte dirette -- dal .rímel al l,ióer de
La liquidazione
dellaleggenda
del tomismodi Danteda partedi caz/s/se a Proclo -- sia attraverso autora arabi. Fra questi ultima
Nardi verrà sottolineata da Et. Gilson non solo in Da fe e/ Z pói/osopófe,
Paras 1939, 19532,ma con andor piü aperta partecipazione BeIJarecensione una posizione eminente veniva riconosciuta ad Avicenna e a
a Da/ Cona;ópioazia Commediain<{ Giornale storico della letteratura ita- tutto quel complesso orientamento, misto di idee peripatetiche
liana», CXXXVl11,1961,pp. 562-73:si tratta, scriveva,« d'un mythe re-
ligieux et national>>che <<a exercé d'incroyables ravages dans I'interpré- e neoplatoniche, indicado con il termine avicennismo o anche
tation historique des oeuvres de Dance >>, e concludeva: <<Je n'arrive pas
à trouver un seno à la thêse si répandue de Dance-thomiste »(pp. 565-6).
10 E. Garin, Recordo di Br##o Rara/ cit., p. 21
9 B. Nardi, Slg/eri dí Braça /e eZ/aDiz/i#a Commedia cit., p. 12.
Xll Inttoàuzion
r' InttQd«zione Xlll

« avicennismo agostinistico>> per ]e frequenta connessioni con ]a /ec/ s #Zef, e come il cosiddetto problema del rapporto tra filo-
tradizione agostiniana ':: I'importanza che egli fin d'adora asse- sofia e teologia sia legato a condizioni storiche precise,e piü
gnava all'avicennismo doveva essere poi confermata dai lavori precisamente si de6nísca nel secolo Xlll quando, di contro alia
di altri storici, premi fra tutti. Gilson e De Vaux. In successivi tradizionale sapienza o filosofia cristiana, si venne proponendo
studi Nardi farà ampio spazio all'opera mediatrice e divulgatrice il sistema físico e metafísico di Aristotele e dei suoi commenta-
di Alberto Magno: rispetto a un'interpretazione che sembrava tori greci ed arabi. Si disse aflora /eo/agia <<
la dottrina cristiana
privilegiare il rapporto fra Alberto e Tommaso d'Aquino ponen- del mondo, basata sulla rivelazione evangelicainterpretata per
do[í su una stessa]ineadi pensieroe di svi]uppo,Nardí metterà dodici secoli dal pensiero dei padre e dal magisterodella Chiesa»,
in evidenza la profonda diversità fra maestro e discepolo, la cul- mentre si disse /í/oio/ía« I'insieme delle dottrine greco-arabiche
tura estremamente
compósitadei trattati di Alberto, la suaatten- derivate principalmente da Aristotele, il pó/ZoiopÃzn, il ' maestro
zione alia tradizione dei commentatori arabi, gli evidenti influssi di colos che sanno', e dai suor commentatori»: il contrasto fu
p[atonizzanti, e infine ]a grande fortuna de] suo insegnamentoche dunque propriamentefra due Êlosoíie, la filosofia cristiana, o
nel secoloXlll va ben oltre quella di Tommasod'Aquillo. Nesta teologia, e I'antica 61osofia e scienza greco-araba ::
e precisa, íin daí suor prima lavori, la valutazione dell'importanza 11tema, già accennatorecensendol proa/emi de/Jascolaiffca
dell'averroismo, della sua forte presenzanelle scuole, soprattutto di Gentile su <<La Vice » nel 1913 :;, si deÊniva chiaramente
fra gli artista ma anche fra i teologi, come pure la de6nizione nel saggio su Pietro d'Abano (1920-1921) :' e tornerà poi sem-
della sua peculiare caratteristica: espereun'interpretazione di lz B. Nardi, Interno adiedotarne $ioso$cbedi Pietro d'Abafo, in
Aristotele che, prendendo come base il commento di Averroê. <{Nuova revista storica>>,IV, 1920, pp. 81-97, 464-81; V, 1921, PP. 300-13;
svolgeva un'esegesi non curante di concordismi teologia, auto- ripubblicato in estratto, Milanc»Roil;a-Napoli 1921z e poi nel vol. Saga!
rÚZ/'ans/ofeZíímoFadada o da/ seco/o XIV a/ XVI, Firenze 1958, pp. 19-74,
noma anche rispetto ágil insegnamentidella fede, appunto per- dal quasecitiamo (pp. 55-6); il tema ê presentein tutti í lavori di Nardi:
ché commento di un 61osofo pagano, anzi del <<filósofo >>per in questo vol. si veda il cap. l,a co#oicemza wma#a
eccellenza come insegnava Averroê. Furono le ricerche sull'aver- 'is B. Nardi, recensione
di: G. Gentile,l proa/em!de//aSco/as/ica
e i/
pe sfero //a/faço, in <{La Vice », n. 26, 26 giugno 1913, Bollettino bibliogr.,
roismo a condurreNardi a mçglio deânire enche un problema PP. 1109-11.
cruciale per ogni studioso della âlosofia medievale: quello dei Dolo I'entusiasmo per alcune caratteristiche temi gentiliane e in genere
rapporti fra 61osofia e teologia. Nardi era troppo storico per neohege[iane-- evidente ne]]a po]emica con i] De Wu]f --, questa recen-
sione;egna un netto distaccoda certe tentazionischematizzanti:
<< ll Gen
accettare un'impostazione del problema che considerassequeste tule -- scriveva -- cerca di risolvere nell'attualità del proprio concetto il
due discipline quase momento eterni, intemporali dello spirito, pensiero scolastico», ma con tal metodo si rischia« di rimaner tutti chiusi
come tendeva a gare certa storiograíia tanto neoscolastica che nel proprio pensiero,e di espereindotti a non capire o a travisare il modo
onde certa problemain un data tempo vennero posta»; con non diversa
idealista: egli sa che quemtermina coprono secandole epoche accenti si esprimerà, ín anni piü receilti, nella promessa ai suei Saggl s#/-
esperienzestoriche diflerenti, sicchécompito della storico ê quello ['aristotelismo padot ano ck» p. vn.
i4 A Pietro d'Abano Nardi dedica la temidi laurea che conseguiin
di vedere di volta ín volta cosa essi significhino, senza partire Italia(1919), all'lstituto di Studi Superioridi Fireme,quandogià inse-
da metastorichedefinizioni.Ponendosida questopunto di vista, gnava a Mantova; a Firenze, fra il 1912 e il 1916, aveva frequentato alcuni
Nardi sottolinea come, nella storía del cristianesimo medievale. ;orsi aUTstituto. che costituiva un centro culturale <(di rilievo non solo
italiano»,cfr. É. Garin,l,Ts//f /o d/ Sf d/ S peior! d! Ffrenze(Cefo
« filosoâá >>sia stata la riílessione sulca fede, il frutto dela'im/e/- a í copo,), in l,a c Z/ ra i/a/ia a zra '800 e '900, Bati 1962, pp. 29-66;
si veda' anche A. Olivieri, l,'/mieg#ame /a de//a #Zoso/ía #e/Z'ls/fí /o di
il Di. <<3vicennismo agostinistico >> Nardi parlava in Sfgierf df Bra- Sfzfdi S periori d! Flre#ze, 18i9-1924, ín <KAnnali dell'lstituto di Filoso-
ça /e /zfZ/a Dfpf#a Commedfa cit., p. 32; si ticordino i due classici studi fa - Università di Firenze», IV, 1982, pp. 111-51;sugli anal âorentini di
di Et. Gilson(Powfg#ol. sa! / Tõomas 4 crl/fg é sai / A g#iff#, e l,es Nardi, cfr. A. Schiaani, BrwmoNardi #loZogoe surf//ore,in<( L'Ajighieri »,
se roer gréco-aaóeJ de J'awg#s/fisme ápice #lsa#f, in« Archives d'llistoire IX, 2, 1968, pp. 5-12(in partia. 5-8); degli anal mantovani, comi cara a
doctrinaleet httéraire du .Mgyen Age», 1, 1926-27,pp. 5-127; IV, 1929-30. Nardi, ha scritto egli stessoin Va/// o Simonef/ú.Rfcordi dí z;i/a ma#-
pp. 5-107) e il volume dí R. de Vaux, bofes ef: & /es szfr' J'úüce fsm fopa 4, in « Atti e Memorie dela'Accademia Virgiliana )>(XXXl1, 1960,
latir at+x confins des Xll'-Xlll' siêcles, Paus 19}4. pp. 121-83) poi ne] vo]. ]Wa / a i/as uergiZia#a, Rama 1963, pp. 285-353.
Xlv

pre nei lavori successivi


comestrutturaportantedi tutta un'in-
Introàuzione r Di qui anche una diversa prospettiva di tutto il corso della
xv

terpretazione della storia della 61osoÊamedievale; e se a volte filosofa medievale ed in particolare il rifiuto di considerare il
questa prospettiva sembra privilegiare quelha che fu la <<filoso- secolo XIV -- quando la critica <<francescana >>demolisce í capi-
fa» delle scuole,essaavevail mento di inserirecon pleno saldi della« sintesi >> scolastica e tomista -- come un'età di
diritto la teologia nella storia della 61osoÍiamedievale, anzi ne disfacímento e di crise:
faceva un luogo privilegiato: <<La veta 61osofia medievale non <<
Era un tempoun luogocomunaaflermare
cheil piü glo-
va cercatatanto nei commenti ad Aristotele, quanto nei trattati rioso período della Scolastica si chiude assai prima della cine
teologia tendente a dar forma di pensiero alia nuova esperienza del secolo Xlll, quando, secando una certa storiogra6a, comin-
suscitata dal cristianesimo». cerebbero ad apparíre indubbi segni di dísgregazione e di deca-
Questo criterio ermeneuticopermette a Nardi di rivalutare denza della speculazione Êlosoâca. Rítengo che gli studi piü
I'importanza dei maestri francescanicentro orientamenti storio- recenteabbianoormai falto giustizia di siffatto modo di vedere.
grafici fra lona diversa-- da De Wulf a Gentile e a Van Steen- Allo storico spregiudicato la Scolastica del secolo XIV appare
berghen -- tendente a emarginare dália storia della filosofia posi- un período di approfondimento, di revisione critica e di ardore
zioni consideratemistiche, antidialettiche, antiaristoteliche e quindi speculativo >>:'
antiâlosoíiche. Nardi -- antico allievo di maestro francescani Questa difesa della tradizione francescana,del suo valore Êlo-
sottolinea fortemente come la polemica svolta dai francescani soÊco, I'insistenza sul signiâcato della polemica centro le varie
controla âlosofiadi Aristotele,
il loro rifiuto di considerare
lo forme di concordismo teologico, ove francescanie averroisti fini-
Stagirita quale espressionee limite dela'umanointelletto, I'esal- vano per incontrarsi nella comuna convinzione dell'impossibilità
tazione dell'esperienza cristiana nella sua irriducibilità alle cate- di concihare la Hosoíia aristotelica con la fede cristiana, la posi-
gorie del pensieroaristotelico e quindi la polemica contra certo zione riconosciuta a Alberto Mogno e le sottolineate di#erenze
concordismo teológico, collochino i maestro francescani in una con Tommaso d'Aquino, sono certo il frutto di una revisione
posizionedi primo piano nello svolgimentodella filosofia medie- storiograíica ispirata da un'attenta e non dogmática lettura dei
vale: <<in apparenza,questa revolta contra i tentativa di accor- vesti; ma sí ha anche I'impressione che proprio nel privilegía-
dare la fede con la 61osoliaaristotelíca, che nel medio evo (non mento di certa temi francescanesimo, albertismo, averroismo,
lo si dimentichi)
era la filosofafozlf-coz/rf,
puà sembrare
che neoplatonismo -- Nardi conduca UQâbattaglia per rompere I'ege-
implichi una svalutazionedella ragione a beneficiodella fede, monia del neotomismofortemente sentita nei suor anni giova-
e che quindi rappresenti una tendenza fideistica. Ma non ê comi nili, per liquidarne la pretesa di porsi come « 61osoÊaperenne »
[...] Sva]utando ]a íi]osoâa aristote]ica, i maestro francescani che risolve in sé tutta la âlosoâa scolastica,per riaílermare I'im-
rivendicavano il buon diritto di quella filosofia che ê opera del- portanza storica di autori non meno signiíicativi dela'Aquinate,
I'intelletto nato dália fede, e dimostravanoche la capacitàdella recuperando alia storia della Hosofia medievale posizioni e cor-
ragione ufana puà spingersi ben oltre gli angusti limiti del- rente che ne erano state emarginate; da quisto punto di vista
I'aristotelismo » i5. ê enche interessante notare I'attenzione con la quale egli seguiva
le edizioni di testa francescani promosse dal Collegio di Qua-
Dália temi discursa a Firenze nascerà I'ampio saggio J for o dize do/fr/ e
jilosoÍicbe di Pietro d'Abatia cit. Su La teoria i.ãt'anima e la generaziotte racchi e i volume dei <<Beitrâge» del Baeumker, che ofirívano
deZ/e/orbe ieco#do Piefro d'Zóamo aveva scritto in« Revista di Êlosoâa della filosofia medievale un panorama ben píü articolato di altre
neoscolastica», IV, 1912, pp. 723-37 (ora nel vol, Sf di ; ZZ'drif/ofeZlsmo
padoua#ocit., pp. 1-17);su Da#/e e Pie/ro d'Aóa#o in <(Nuovo giornale collane di stretta ortodosiia neoscolastica. Parimenti, nel piü
dantesco», IV, 1920, pp. 1-15(poi in Saga/ di lÍDio/ga da fescú, Àlilanc- specílico campo degli studi danteschi, la polemica contfo il
Genova-Romã-Napoli 1930, pp. 41-65)
IS B. Nar&, L'aristotelismo delta Scolastica e i francescan{, Sn Scbo- meãiepale. Romã 1960,pp. 193-207,dal
(ripubblicatoin S/ d/ di l/oioXa
Zas/ica afia e ó/r/orfco-crificú i i/a#ra#da, Acta CongressusScholastíci In- quale citíamo, pp. 201-2).
ternationalis, Romae afino Sancto MCML celebrati, Romã 19il, pp. 609-26 ió lvi, P. 206.
XVI Inttoãuzione l trod8zione XVll

« mito» del tomismo di Dante non era solo impegno filologico di luce e come <<discorrimento», la dottrina dell'Empireo come
per restituire a Dente il suo volto, sfigurato dai commentatori « luogo spirituale delle forme » attraverso il quale la luce divina
neotomisti largamente seguiu da quem critica che Nardi accomu- descende<<d'alto in atto », attraverso i cieli, sino. alce cose cor-
nava nel foro gruppo dei« benpensanti >>; era I'appassionata ruttíbih -- dália pura luce all'abismod'og#i /wce mofo --, la
defesa della personalissima esperienza filosofica, religiosa, poetica causalità esercitata scalarmente secondo :la gerarchia discendente
dell'Alighieri, centro il tentativo di carne un veiculo di propa- degli esseri,I'immortalità attribuita a quemche deriva diretta-
ganda <<per richiamare i íilosofi moderni, attraverso lo studio Hente (sambamezzo) da Dio, collocanoil pensierodi Dante in
di Dante, allo studio di S. Tommaso», secandoi propositodi un contestofortemente avicennistico nel quale si maturano anche
Leone Xlll e della cattedradantescada lui istituita. Si potrebbe certo soluzioni dell'averroismo latino. Alia dottrína della gene-
dure di pib: I'insistenza con la quale Nardi sottolinea le forte razionedelle forme dália materia prima attuata dália virttt delle
ascendenzeplatoniche e le venature averroistiche della âlosofia afere celesti -- ove sono recuperati motivi agostiniani -- si col-
di Dante, la partecípazione con la quale ricostruísce il pensiero lega la doutrina dell'origine dell'anima umana esposta da Dante
<<laico >> della .IWo#arcÃ/a -- la nesta distinzione fra âlosofia e nel Co#z,/p/o e Della Commedia, che permette di veriâcare
rivelazione, fra Impero e Chiesa con la condanna delle pretese I'«abismo che separa Dante e san Tommaso >>:7. Per Dance,
politiche di questa -- I'impegno posto a difendere, come si dirà, spiega Nardi, « c'ê un unico principio di vita vegetativo-sensitiva
il profetismo di Dente e la CommeZ/a quase visiono profetica venuto per generazionee sviluppatosi sotto I'influsso dei corpo
e messaggio di reforma profondamente radicato nella tradizione celesti. Quando la natura ha fornito il suo lavara e quel prin-
dell'evangelismo e dell'apocalittica contemporânea, non rappre- cipio ê completamente sviluppato, Dio corona I'opera della na-
sentano solo delle precise linee di rícerca avvalorate da una ster- tura aggiungendoun nuovo principio che investe ed assorbein
minata conoscenza del mondo medievale, ma sono force enche sé il precedente, ossia, come dice Dente lo ' tira in sua sustanzia '
espressione di una profonda adesioneágil ideali di una cristianità e dell'uno e dell'filtro ' fassi un'alma sola' » í8: dottrina questa
in crisi, nel convincimento dela'autonomia e della ricchezza di non estranea alia tradizione agostiniana -- cui si collega anche
un'autentica veta religiosa, non riducibile a rigide ortodossie e la dottrina dantesca dell'intelletto possibile -- e che viene uti-
aperta alle piü diverge esperienze di pensiero. lizzata nell'ambiente averroistico e da Sigieri. . In studi succes-
sivi Nardi tornerà insistente su questo tema, indicando soprat-
Abbiamoaccennato
al primo lavoro dantescodi Nardi e al tutto il debito verso Alberto Magna e le afHnità con il Braban-
complessopanoramache tracciavadella cultura del secolo Xlll tino, via via che ne venivanomeglio conosciutele opere.
ín rapporto ai problema íilosoíici discussi da Dente: gioverà Dalle pagine di Nardi usava delineata una filosofia di Dante
insistervi âncora perché -- scrivendo quando la critica dantesca in grau parte sconosciutaai dantisti e radicalmenteopposta a
accettava la « leggenda >>di Dante tomista -- Nardi metteva in quelha che, precisamente negli stessi anni, andava disegnando fra
luce, nel Coam;/p/o e nella Commed/a, una precisa e amplissima gli altri il padre Busnelli, conventosostenitoredel tomismo di
inHuenza neoplatonica e avicennistica che orientava la filosofia di Dante i9; emergeva con moita chiarezza il carattere eclettico di
Dente verso soluzioni estraneeo opposte al tomismo: anzitutto
nella cosmologia, ove I'atto creatore (superato il dubbio giova- n B. Nardi, Slgieridí B aZ,afe eZ/aDiuf a Commedfú
cit., p. 44.
18lvi, p. 45. La teoria dela'origine dela'anima umada exposta da Stazio
nile di origine avicennistica-- <<se la meteria de li elemento nel P#rg#/orlaavevainteressatoNardi fin dália giovanilelettura di Ro-
era da Dio intesa», cíoê direttamente creata) ê limitato a un smini e soprattutto di D. Morando, Examec //ico deJZeXI, propofiz/o#i
roimi ia e ro#dú# afe daZZaS.R.U. /#gzflrfziome,Milano 1905: cfr. B. Nar-
triforme efletto (le forme sussistentio angeli, la maternainforme, di, Dwe mães/ri cit., p. 19: <(Come Rosmini m'aveva indirizzato a ,Dante,
le sfere celeste), mentre la successiva generazione ê afEdata al cosaDente mi trascinà nel mondo medievale»: l# o#ore di Brzf o Nardi
moto e all'influenza dei cieli, come exposto nel 11, Vll e Xlll cit., p. 277; Sfz/di d/ í/ori de//a l/oso/ía medir zzlecit., pp. 30-31.
del Paradiso; âncora, la metáfora della creazione come diflusione i9 Delle reazioni al suo lavoro Nardi dirà brevementein S/zrdf di
floria deZ/a#loio#a mediep#/ecit., pp. 31-2; il Busnelliraccoglierài suei
XVlll l troa%ziotlc !nttoduzione Xlx

un pensiero filosofico dominato <<da uno sforzo personale >>che conguenza di orientamenti diverti e nel mostrare I'originalità
moro doveva alia tradízione peripatetica acabanella (Íuale I'avi- di certe sue posizioni, fuori dal dilemma tomismo o averroísmo,
cennismoorientava alcune soluzioni di findo accolte in parte sta il signíficato e il risultato della lezione di Nardi: la quase
anchedali'averroismo
latino: di qui le aflinitàfra il pensierodi enche quando indivídua <<fonte >> o corrispondenze precise,
Dente e I'insegnamento di Sigieri ie
le cuí opere egli avrebbe ciuando si sbizzarrisce in una polemica erudita o propone I'esatta
comunque erano
potuto conoscere e che comunque erano espressione di quel- lezionedi un testo, ha sempre come scopo primário quello di
di cui Sigieriera
I'« ambiente era stato
statoil piü
piü autorevole
e noto « ricostruire nelle sue linee originali il pensiero âlosoíico di
rappresentante »: era dunque a un <<grande maestro >>esponente Dante >> attraverso <<la conoscenza dei problema e delle preoc-
di quel « peripatetismoarábico>>al quale aveva« attinto larga- cupazioniintellettuali che formano I'ambiente spirituale nel quase
mente>> che Dante vuol rendere giustizia ponendolo vicino a il pensiero íilosofico di Dante, personalissimo come ovni vero
Tommaso e facendone pronunciare le lodo próprio dal suo piü pensieroíilosofico, si maturà nel diuturno sforzo della medita-
accanito avvef'safio ". zione, spesso sorpassando, con penetrante e ardite intuizíoni,
Ü
Le connessioni
chein modosemprepiü fitto e puntuale comune modo di pensare del suo tempo >>::
Nardi verrà
verrà ponendo
ponendo fra filosofia di Dante
fra la filosofia D e I'averroismo, Sono parole che Nardi premetteva ai suor Sagui d! l/oioXa
costituiscono senza dubbio uno dei suei contributo piü originali
2i B. Nardi, Saggf di #loio#a da /escú, Mijano-Genova-Romã-Napoli
all'esegesi dantesca, soprattutto quando verrà analizzando il pen- 1980,p. vi (ll ed. ampliata,Firenze 1967; noi citiamo dália l ed.).
siero politico dell'Alighieri, rimasto fuori dai suor interessa Parlando di ' fonte ', già Dera tesa del 1911, Nardi precisava: <<Quanto
quando scriveva la temi di dottorato. Ma andrà subito sottoli- alia fonte della úlosoâa di Dente, non ho creduta necessáriomettermi a
contarequante volte Tizio ê citado per nome dali'Alighieri, e quante espres-
neato che proprío mentre indicava precise connessioni,Nardi sioni de[ [ibro di Caio sono passatene]]e opere di ]uí]-.]. Par]ando, dun-
non solo si preoccupava di individuare significative divergenze, que, della fonti della 61osoâa dantesca, si devono íntendere le corrente
d'ídee che hanno particolarmente indulto sullo spirito dela'Alighieri >>(S!-
ma soprattutto insisteva sulle suggestioni neoplatoniche e avicen-
gieri di Braça fe e/Za Dipi#a Commediú cit., pp. vn-vni; e ancor piü
nistiche che orientano, âncora Della Commed/a,le soluzioni di nettamente, presentando i Sagui di l/oioXa da fescú cit., p. vi:«Né si
problema crucial. Proprio nel porte il pensiero di Dante alia credo che mi sia proposto di dimostrare quali sono le ' fonte' del pensiero
dantesco,cíoê da quali libri e autori Dance tolhe i concetti âlosofici che
tece suor. Questo genere di ricerche empiriche, Della maggior parte dei
articoli in poletnica con B. Nardi nel volume Coimogomia e a /ropogemesi casa,ê impossibile; ma ê anche perfettamente inutile >>);notava E. Garin:
recordo Dú#fe .4Jigóierf e /e izle/omfl, Romã 1927, cui Nardi replica dura- <<DI fatto la polemica contra le ' fonte ', oltre che un omaggio alia con-
mente con una luriga recensionenel« Giornale storico della letteratura ita- temporânea
letteraturaidealistica,fu nel Nardi il rifiuto di facili quanto
liana», LXXXI, 1923,pp. 306-34(ripubblicatanella ll ed. dei Saga!di arbitrará richiami, nel migliore dei casa, a temi . comum e generíci. In
#/osolíú da/z/erra,Firenze 1967Z,pp. 341-80 con il titulo IZ /omirmo di realtà, fra i saggi piü riuscití del volume del '30 sono da annoverar9i
Damfe e IJ p. B i eZ/i S.l.). Busnelli aHiderà la sua interpretazione tomi- proprio quelh sulle citazioni danteschedal l,fóer de ca#iir, su Alpetragio,
stica di Dance al commento al Como/pio(1934) che assicurerà alce sue tesa su luoghi di Alberto Nlagno: su fonte, dunque. Di farto, I'esatta determi-
larga diífusione: piü âncora delle numerose stroncature di Nardi, gioverà nazionedella ' fonte ' rede, del libra leito, ê, anzi, il punto d'arrivo a cui
ricordare il giudizio di Et. Gilson:<< ll est diücile d'imaginei un commen- un'indagine del genere mira; la comparazione, I'analisa di luoghi paralleli,
taire mieux fait pour obscurcir le senode son texte. Ce genre d'attentats la ricostruzione dela'atmosfera culturale, del ' tempo ' in genere, non sosti-
historiques devrait être interdit par une loi»(in <<Giornale storico della tuiscono ma preparado la determinazione ulteriore dei veicoli speciíici attra-
letteratura italiana», CXXXVl11, 1961, p. 572) versoi quali una cultura sí comunicae si diífonde, opponendoindicazioni
20 B. Nardi, S/gferi di Braça /e e/Za Dipi#a Commediú cit., pp. 66, puntuaiia luoghicomum
>>(Recordo
di Br /zoNardicit., p. 15).
70; alia sua temi Nardi rinviava âncora nell'amichevole polemica con Et. Potro enche ricordarsi r- come puntuale lezione di metido -- che
Gilson, Dú#/e e /ú l/oiolú, in « Studi Danteschi», vol. XXV, 1940, pp. Nardi polemizzeràspessocontra i tentativa di allargare a dismisura I'oriz-
43-79(poi in IZ mondo di Da#/e, Romã 1944, dal quale citiamo): <<L'unica zonte delle letture di Dante. mettendone anzi in evidenza certa limita: cfr.
soluzione del problema riesamhato dal Gilson mi pare âncora quella che B. Nardi, Prefere /o fl de/Za «Diui a Commed/a», ín <(Nuova Antolo-
proposi ventotto anní fa: aves voluta il poeta Êorentino rialzare la me- gia», XC, 1955, pp. 383-98, poi nel vol. Da/ «Conuipfo)ü a//a «Comme-
moria d'un onesto pensatore, grandemente stimato dai suei contempora-
diú » cit., pp. 351-70 (dal quale citiamo, p. 369: <<Ê mia convinzione che
nei, la quale giaceva solto il peso dei colpi inferti dali'invadia, e mostrarei
Dente ignorassemalte coseche a suo tempo sapevanoaltri ben piü dotti
riconciliati nel cospettodella verità eterna due grandepensatori a lui cara, di lui »)
senza settarismo di scuola » (p. 244).
In! aãttzione XXI

d laica del 1930, quando andava pensando a un « volume siste- avere nella valutazione complessiva dela'itinerário speculativo e
mático sulla 61osoâa di Dante>> e veniva accumulando materiale poetico di Dante.
« in gran parte nuovo per gli studiosi del pensiero di Dente». ' Centrale nell'esegesi di Nardi ê la considerazione della .Afo-
Se il volume sulca íilosoâa di Dante resterà un ideale regolativo #arcAla come opera squisitamente íilosofica, anzi il massimo
mai realizzato, il complesso dei saggi raccolti nel '30 -- che sforzo speculativo di Dante che piü di ogni altra manifesta una
rispecchiavano solo parzialmente 15 anni di studi danteschi -- precisa inHuenza averroistica. Questa ê già evidente nella defi-
ne costituiscono alcuni capitoli essenziali e indicano i diversa nizione del pri#ciP! m /#gz//sif/o i direi/iz;z/m di tutta I'opera,
modi di lettura del suo autore: dai raílronti testuali -- come postoda Dente nel capitolo 111del l libro: il fine ultimo cui
nei lavori sulle citazioni del l./óer de caz/sise I'utilizzazionedi tende tutto il genere umano (# /persaZI/er geaz/s óz/ma #m) e in
Alberto Magnoz -- ai grandi quadra d'insieme che rícostrui- cui si realizzala beatitudinedi questaveta,ê I'attuazionedella
scono la cosmologia dantesca e l,a do//ri/za deJ/'Empireo, il mito potenziahtà dell'intelletto a realizzare la quase non il singelo
dell'Eden u, e infine il pensiero politico cui dedica due saggi ê suficiente, ma ê necessário il concorso di tutto I'umano genere
tlt concerto detl'ímpeto metia suotgimento det pensiero dantesco tper quem cuidem lota potencia bec actuaturl= « opetazÀone
e \e Tte pretese taxi del pensiero politico di Dantes' desünaü própria del genereumano, preso nella sua totalità, ê far si che
a incidereprofondamente
suglistudi danteschi,
sia per I'inter- in ogni momento tutta quanta la potenza dell'intelletto possi-
pretazionedella 7üomúrcÃia,
sia per i rHessi che essaveniva ad bile sia in atto » (Ãíomarcóia, 1, iv, l).
11 fundamento averroistico di questa posizione -- suggeríto
n B. 'Eqar&,Ra$fonti tfa atcatii tuogbi di Alberto Magtio e di Dente, da])ante stessocon una citazionedirettadel commento
di
in<< Giornale storico della letteratura italiana», vol. LXXX, 1922, pp. 295- Averroê al terzo De a /ma (presente anche nel Comi,iz,io) z --
303: Le c//azfo#ida /escoede/ « l./óer de Cdwsir».ín« Giornalecritico
della Mosoíia italiana», V, 1924, pp. 193-215; N#op! raÍro /i d rescói,
ê messo ín luce da Nardi in maniera decisiva: pur escludendo
in<< Giornale storíco della letteratura italiana», LXXXV, 1925, pp. 94-7 I'unità dell'intelletto possibileseparato,Dente accoglieI'idea di
(in Saga/d/ #/oio#á da fcicczcit., pp. 67-78; 89-119). un'unità indissolubile di tutto il genere umano come cià che
.a B, 'Ela!&, Un tfammento di cosmolo©a dantesca (Le stete celeste,
le inteltigenze
motricie te maccbie
!unari.Notastclrica
al cantoll del rende possibile <<attuare tutta e sempre la potenza dela'intel-
«Paradlso}o,),in <<
La Cultura Êlosoâca», XI, 1917, pp. 35-64; 1#for#o aZ letto, considerato nella sua natura speciâca e non in quanto
sito de!Pwrgatofio
e a! mito dantesco
der'Eden,in « G-iolnale
l)antesco
», individuato nei singoli>>
2ú.Su questo principio nasceI'idea dan-
XXV, 1922, pp. 290-300(in Sagui di Jí/oso#a da ferra cit., pp. 1-39;
347-74)
tesca della Monarchia universale <K
il cui fine o fondamento na-
24 ll primo era già comparsoin« Giornale storico della letteratura ita- turale coincide esattamentecol fine naturale dell'umana c/z/i-
liana», LXXVl11, 1921, pp. 1-52; poi in Sagui di Jí/oio#a da fosca cit., Z//ai >>n: il monarca ovvero I'Ímpeto rende infatti possibile
pp. 239-305(dal quale citiamo); il secondo compariva per la prima volta
nello stesso vol., pp. 309-45. quell'unità del genere umano che ê condizione per il raggíuá-
l due sagginascevanoin polemicacon gli studi di F. Ercole, L'# i/à gímento de[ suo fine natura]e. ])i qui anche ]'autonomia di que-
politica delta nazione italiana e !'Ímpeto Ke! pensiero di Dente, Xn « ht(üú:. sto fine che, realizzandosi nell'attuazione dell'intelletto possíbile,
vio storicoitaHano»,LXXV, 1917,pp. 79-144;Per /ú ge eii deZpe siero
poli/ico dl Dú#fe: Za Z'asearar/o/eZico-/omlf/lca,
in <<
Giornale storico della ha per sua guida i doca/me fa pó//osopóica senza alcuna subor-
letteratura italiana», LXXl1, 1918, pp. 1-41, 245-87; Z,e fre /aii de/ pe#- dinazione al fine soprannaturale che si realizza sulla via dei
siero poli/ico df Dam/e,ivi, suppl. 19-21, 1921, pp. 397-504; dei prima due
saggiNardi avevagià scritto nel primo volume del<<Giornalecritico della doc me /ú splri/ azia: da un lato dunque la óea/!fado õzz/i
61osoâaitaliana>>(1, 1920, pp. 92-7), fondato da G. Gentile, del quase
divenne assíduo collaboratore : qui Nardi riconosceva ai lavori dela'E;cole z Mo arcBíú, 1, nr, 9; Co#uit//o, IV, xnl, 8; cfr. Saggf dí JíZoio#a
un'importanza notevolissima(« una delle cose piü serie e piü acute che da feira cit., pp. 260 sgg.; ma si veda ormai I'ampla nota a questo luogo
piano state scritte interno al pensieropolitico di Dance>>,p. 92) acco- nel commento di Nardi alia ,4fonarcóia in Dante Àlighieri, Opere m/mora,
gliendone alcune temiche orienteranno le sue stesse ricerche. Nel primo dei t. 11, MilanchNapoli1979,pp. 300 sgg.
due saggidi Nardi particolareimportanzaha I'analísidel diversoconcetto 2óB. Nardi,Saguid/ #/osolía
da#fesca
cit., p. 267; cfr. Damfee /a
di natura nella patrjstica(cui si ricollega Dante) e nella scolastica, in rap- #/oio;ga,nel vol. 1/ mondodl Da#fe cit., pp. 232 sgg.
porto all'entrata dela'aristotelismo neve scuole 27 B. Nardi, Saga/ di Jí/oio/ía da /escú cit., p. 273.
XXll !ntroduzione !t3troãulione XXlll

z,i/e, dali'altro la beatitwdo


óea///#do z,i/e eferme, due fmi(dao #/f/ma) trascendenza sco]astica ' [...]. ]] Virgi]io de]]a Monarchia [ ]
cui corrispondono due diverse organizzazioni -- I'Ímpeto e la non attende nessuna Beatrice. ll rapporto medievale di dipen-
Chiesa --, autonome ciascunanel próprio ambito, naturale I'uno denzadella ragionedália fede, della pÃI/oiopó/a a ci//a /Ãeo/ogiae,
soprannaturale I'filtro. ê negato non meão di quello, assento dai decretalisti, di sogge-
L'impianto aristotelico-averroistico si fa
fa evidente: tutta la zione dell'Ímpeto al Papato» 30
dottrina del fine naturaleche I'uomo puà raggiungerein questa Dali'analisi della struttura Êlosoíica della .41o#arcÃia, del fon-
veta attraverso il dispiegarsidela'attività dell'intelletto possibile, damento, della storia e della missione dell'autorità imperiale,
cioê svolgendoI'operazionesua propria, I'intendere -:-- e quindi deriva enche una precisa collocazione di quest'opera nello svi-
attraverso la Hosofia n -- segna la lontananza, anzi I'opposizione ) luppo del pensiero di Dante; collocazioneper alcuni aspetti con
alia prospectiva
rispetto alia prospectiva delle
delle scuole teologiche e di Tommaso troversa, per altri largamente accettatan. Accettato pare il rap-
d'Aquinoin primoluogo,secando
il qualeil fine naturalenon
puà espereattinto se non attraversola graziadivina, con una seS«ZgiZ! Jí/oio#a da /isca cit., pp. 284, 304-5; cfr. 341 (cfr. p. 284:
sua subordinazione al fine soprannaturale. Analogamente per la « Dante[...] giungeva,cosa,con un'afíermazione arditissima, a que]]a specie
doutrina politica: sull'autonomiadel fine naturale Dance fenda di averroismo politico, che doveva espere, invece, il punto di partenza, poco
piü d'un decenniopiü. tarda,delle dottrine.poltiche di Marsigliqda.Padova»).
I'autonomiadell'lmpero dália Chiesa,derivandoI'autorità poli- ' La citazione di G. Gentile rinvia a G. Gentile, S/or/ú della Jí/oiolía i/a-
tica immedfafe da Dio, mentre canonisti e teologi subordinano Zlaa (# o a l,ore#zoVazia,),pubblicataa fascicohfra il 1904e il 1915
I'Impera al Papado nella presupposta subordinazione dei due mini: nella Sforia dei gemeriZefferar/ del VaUardi col titolo l.a Jí/osolía; ora nel
vol. XI delle Opere, a Cura di V. A. Bellezza, Firenze 1962, p. 183; qui
« Dali'autonomia del fine naturale dell'uomo, di fronte al 6ne stesso I'immagine -- sulla quase Nardi tornerà insistentemente -- <<di un
soprannaturale -- scrive Nardi -- Dance deduce direttamente Virgilio che non aspettanessunaBeatrice»;cfr. Et. Gilson,D fe ef Za
pb//oiopóie, Paras 1939, p. 210 e B. Nardi, Damfe e /a ]g/oio/ía cit., p. 230;
I'autonomia e indipendenza del potere civile di fronte a quello qui Nardi -- accennando di nuovo a Gentile in polemica con Gilson --
ecc[esiastico.[ ...] Unica norma pe] príncipe terreno ne] governare scrivefra I'filtro(p. 232):<<La ribellione di cui paria il Gentile ê quella del-
i popoli, sono i doca/me / pól/osop,b/ca, la ragione. In questa la ragione aUa trascendenza teologica, in nome dela quale si pretende di as-
servire la ragione e di menomarne I'autonomia», e annota:<<Nel giudizio
proclamara indipendenza della ragione di fronte ai docame#/a del Gilson intorno al Gentile, ' dont I'immanentismeest le íléau de cette
ruir//zfa/ia, che sorpassano la capacità dell'intelletto umano, à érudition italienne contemporaine si pleine de scienceet de talent '(p. 164),
appunto il distacco violento dell'autore della .Afo arcóiú, non mi par di riconoscere I'eco di dicerie, I'aver prestato orecchio alce quali non
solo da san Tommaso, ma da tutto il médio evo >>29. fa grandeonore ad uno scrittore pur cosaserenone' suei giudizi. Egli del
resto ê buon testimone che la non piccola influenza esercitata su me dal
Siamo innanzi a una temi« nuovissima e audacissima>>vacina pensiero gentiliano e crociano, non m'ha falto scostare dal buon metido
a suggestioni averroistiche che, dirà piü tarda Gilson « aveva della ricerca storica, la quale consiste, come ha insegnato il nastro Vice,
nela'accertare
il vero coll'autorità de' mologi e neU'avverareil certo con le
rotto in due pezzi I'unità del cristianesimo medievale »; recor- ragioní de' 61osoâ.E a proseguire per questa via, I'incoraggiamento m'ê
dando I'insegnamento di Gentile, Nardi scriveva: « La Monarchia, venuto,prima che da altri, dal Gentile, comepuà vedersidal giudizio be-
comeha ben detto il Gentile, ' ê il primo atto di ribellionealia nevolo ch'eali dava di otto miei studi danteschi >>.
n Gioverà ricordare la cronologia proposta da Nardi per le<< fasi»
de[[o svi]uppo de] pensiero e de]]'arte di Dente: «La prima fase [-.] ê
que[[a guinizeUiana che si conc]ude con ]a V!/a Nz/oua]-.] che termina
2s lvi P 280 a venticinqüe anni»; « La secunda fase ê quella íilosoâco-politica» che
29lvi, pp. 281-2; sulla derivazíonedel potere politico del Monarca im- inízia con gli studi di filosofa intrapresi dopo il venticinquesimoanno, si
mediatamente da Dio, Nardi tornerà ampiamente nel saggio sul lll libra svolge
conle rimeallegoriche
e dottrinali,poi conil Coma;fulo
e il De
della ]üo zrcBia, in polémica con M. Maccarrone(J/ IJI Zióro de//ú .4{om'zr- pz/Zoar! e/ogz/em/ia, scritti fra il 1305-1306/7, <<che interruppe per attendere
cóia, in <<
Studi danteschi»,XXXl11, 1955, pp. 5-142; dello stesso,cfr. alia ,Alo arcóla», <{scritta tutta di getto fra il 1307 e .il 1308»; <(La terza
Da#fe e i feo/ogí de/ XIV-XV seco/o, in <<Studi romana», V, 1957, pp. ed ultima fase ê quelhadella poesiareligiosa»,cioê della CommeZiacui
20-8) che avevaproposto accostamentifra la dottrina di Dante e i temi:ici Dente lavara fra il 1308 e il 1320(fosse nel 1314 erano terminate le prime
della po/ei/ s / dfrec/al /empola/ló#idel Pontefice:B. Nardi, l#zor#o a due cantiche): cfr. DaZ « Co#pipio» .z/Zú« Commedla», nel vol. Da/ « Co#-
Kna nao a i% etpetazione ãe! 111 tinto deita Monarcbia dantesca,l\el voX. u/z;io)$ aZ/ú« Commedia » cit., pp. 36-150, in partic. pp. 120-1, 127-8, 132-3.
Da/ « Cabo/z/io» a//a « Commedia», Romã 1960, pp. 151-313. Per la posicionedi Nardi arca la data della .Afogabóia(centralein
XXlv !ntroàuzione
l traduzia?ze xxv
porto tra Corou/z,fo e .Afoaarcó/a che Nardi colloca immediata-
Ma non ê solo I'evoluzione di certe dottrine e il mutato rap-
mente dopo I'interruzione dell'opera volgare Ü di cul
cui non
non solo
sviluppa alcuni motiva <<averroistici», ma direttamente riprende porto fra âlosofia.e teologiache induceNardi a collocarela
un tema accennatonel IV trattato(« Jlfo arca! prima della Commedfa: qui tutto I'orizzonte spirituale
lo fondamento radicale de
la imperiale maiestade, secando lo ê cambiato, il discurso Íilosoâco si muta nell'annuncio di una
lo vero.
vero,êê la
la necessità
de la riforma politica e religiosa che presupponeuna concezionepíü
umana civilitade, che a uno fine ê ordinata, cioê a vila 11êlice; ampla della storia del genere umano e una nuava economia della
a la quale nullo per sé ê suHciente a venire... », Co/zz//u/o, lv,
salvezza.Approfondendo alcuni temi suggeriti dali'Ercole, ma
iv, 1). Successione
cronologica
che a Nardi apparealtresicon- per respingerne
la temidelle<<tre fasi>>del pensieropolitico di
fermata dália dissoluzionedel símbolo della « donna gentile» Dente 3s, Nardi indivídua un momento cruciale per I'evoluzione
del Compiz//o
-- ove filosofiae teologiasi congiungono
e con-
fondono nell'ideale di un'unica sapienza divina -- con I'afler- Questerighe, che a]c!!ni uti]izzano per interpretare tutta ]a ]Woarcófa in
marsi, nella .Alo#arcóla,di una netta distinzione fra 61osoíiae íiodo da far rientrarel)ante fra i teoria della po/ei/ai / df ec/adella Chiesa
i fempora/iZ'KS, per Nardi non smentiscono la tesa fondamentale del-
teoXo$a, documenta pbilosopbica e documenta spititaalia. D\- la ]lfo arfóia dipendere I'autorità imperiale direttamente da Dio ed
scussa invece -- e certo problemática allo stato attuale degli esser quindi independente dália Chiesa -- ma segnano una pausa di ri-
studi --:- la collocazione della .Afomarcóia prima della Commedü: Hessione, e forse di incertezza proprio per le diücoltà che insorgevano
dália nesta distinzione fra doc me /a pB!/osopóicae doc me /a sp/rf/wa-
pune questo rapporto di successioneappariva a Nardi evidente /ia. Nardi ê tornato piü volte su queste ultime righe della .41omarcbfa
per I'evoluzione interna di alcune dottrine e in particolare per e sul g#odam modo che -- scriveva âncora nel 1960 --«ha sempre
la nuova sistemazione,nel poema, del rapporto fra 61osofiae continuato a tormentarmi», pur sottolineando con fermezza: <(il quo-
dam modo [-.] Tommaso non aVrebbemai toUerato» (cfr. in partia. Da/
teologia, I'una subordinata all'altra: Virgilio annuncia Beatrice, #rCo#z/ipso» aZ/a <tCommedia» cit., pp. 114 sgg.; 300 sgg.); due motiva
la ragione si sottomette alia fede, il desíderio naturale di sapere restante comunque costanti nella sua esegesil Dente non abbandonà mai,
neppure nella Commedfa, la conclusione della o arcói arca I'autonomia
si sazia solo con la grazia divina, come insegnava-- con tutta e la missione dela'Impera; le righe ânali della A4o arcóia indicado I'insor-
la tradizione cristiana -- enche Tommaso d'Aquino 3: geredel problema-- non eludibile nell'orizzontecristiano-- del rapporto
Íra âlosoâa e rivelazione. Interessante anche un'osciUazionenell'interpre-
tare i[ [atino ord! e/ r: ne] saggio de] 1930 scriveva che <<Dante [.-] con
tutta la sua ricostlulignS deH'operadi Dante) e le relative polemiche,cfr.
un pietoso gzfodammodo annullava I'autonomia del âne naturale dell'Doma
le me:se 3 punto di .M. Pqstore Stocchi(],ú ]Üo arcófa - Teffo e crono/oglaj e tornava a subordinado al fine soprannaturale, sicché n'era distrutta I'eti-
e di O. Capitani(.4{o#arcó/a
- 1/ pe#sieropo/i/ico)in <<Culturae scuola»l cità della Stato terreno e la sua indipendenza di fronte alia Chiesa >>(Sagui
IV, 1965 -- f<voluglS.!beciale sotto gli auspici del Comitato nazionale per
dl /í/oio/íada foscacit., pp. 342-3;ma nel saggioprecedente
1/ co ce//o
le celebrazioni del Vll'centenário dela nascida di Dente >> -- pp 714-21, de/ZTmpero
ecc. era stato pib sfumato: <<
La rez;ere/ia di Cesareverso
Pietro lascia intacto il concetto dell'indipendenza,e il gwodammodocon
12B. Nardi, Saggld! #loio#a da fescdcit., p. 305; cfr. Dapz/ee Z JíZo- cui la felicità teinporale ê ordinata all'eterna, rivFla nela'Autore incertezza
soXa .ct!.:.p.p.. 228, .Zjl-?; Tre.momen/f de//'f#;cÜ/ro d Dd#/e co VlrglZfo,
e impaccio», ivi, p. 285); successivamente non selo afíermerà con sempre
in« L'Alighieri», VI, 2, 1965, pp. 42-53; Fi/oso#a e ffoZogia a/ /empa di maggior convinzione che le parola íinali della alo arcóiú non modiâcano il
Da#/f f#..raPPer/o. a/ pensiero de/ Poe/a, in« Atti del Congresso ínterna-
pensiero di Dante sul fondamento dell'autorità imperiale e la sua auto-
nomia di fronte aHa Chiesa(« le ultime parole del trattato aggiunte dopo
:llE:lEãR$=!#:lH3H;f31sÀS
nel presente vol., pp. 162-6
aver tirato la conclusione,non la rinnegano, ma anzi la confermano»; an-
noterà Gilson: <{c'est I'évidence même pour tout esprit non prévenu», in
« Giornale storico della letteratura italiana», CXXXVl11, 1961,p. 570); 1o
Una premissa di questa nuova sistemazione dei rapporti âlosoíia-rive- stessotermine orai/zefzlrva inteso nel senso che la« beatitudo huius vire »
lazione. =- coerente . aH3..tradizione teológica Nardi 'coglie nelle parole ê <<ordinata in qualche modo alia beatitudine immortale >> -- <<non subor-
finali della .Afo#arcófa (lll, xv, 17-18) oile, terminara la dmostrazione che
I'autofità dela'lmperatore descende <1sine ullo médio >> da Dio. Dante dinando, ma coordenando>>dirá nel commento a questo luogo;<< ordinata
[...] ma senza espere subordinada>> aveva scritto in ] /or o a a mz/oz'a
acerte che tutto que'stonon va inteso <<
sic stricte»,« nel senso)
che il
Príncipe romano non sottostia in qualche modo al Romano Pontefice. es- f ferpre/aziome
cit., p. 302; pp. 309-10,e già prima, Da#fe e /ú X/oioXacit
p. 239; cfr. anche Da/ {?Co#z,iz/i02»a//a {?Commedla)o cit., p. 115; Fi/o-
tendo la beatitudine di. questa veta mortale ordinata in qualche modo sa/ía e feo/ogfú ai /empa d/ Da /e cit., pp. 136-7
(gzlodammago) alia.befltiçudine immortale. Usi pertanto Cesare quelharive- IS Le tre fasecontra cui polemizza Nardi, erano dali'Ercole comiscan-
renza verso Pietro, che il figlio primogénito ha da usare verso i] padre [ -.] ». dite: l) IV Compiz,io
e Im/ergoe canti l-XV del Pz/rga/or/o;
2) cantaXVl-
xxVI Ititrod«zione !ni oãuzione
xxVll

del pensiero dantesco nell'analisa della Doma/io Comsfa#fl#/ nel che. divenuta ávida di ricchezzee di domínio, ha tralignato dália
lll libro della ,44o úrcÃiax. Come ê noto Dante, che dell'auten- missjone aHidatagli da Cristo; Dante accoglie motiva amplamente
ticità della Do af/o non ha mai dubitato, ne impugna la validità diílusi nell'età sua dai movimenti pauperistici e soprattutto dagli
non solo perché -- come volevano i giuristi Costantino non soirituali fautori di una reforma religiosa con il retorno alia
poteva alienare la dignità dell'Ímpeto e scinderne I'inconsu- novertà evangelica; anche per lui I'unione della « spada col pa-
tile veste, ma perché la Chiesa stessa -- come predicavano i sturale» (Pnrg., XVI, 109-10), 1'usur$azione e I'esercizio del
riformatori religiosae i sostenitoridegli ideali dell'Ecc/fria spi- potere politico da parte della Chiesa? i vizi che ne conseguono,
rl/ a/fs -- non poteva possederebem materiali per una proibi- sono la veta « cagion che 'l mondo ha fatto reo » (Pzirg., XVI,
zione evangélica(« Ecclesiaomnino indisposita erat ad temporalia 104) distruggendo ]'ordine vo]uto da ])io, come già il peccato
recipienda per preceptum prohibitivum expressum, ut habemus di Adamo; per questo la Domafio ê tln secondo « dirubamento >>
per Matheum... », .AfonarcAia, 111, x, 13-15): quembem dunque della planta edenica, secondo I'interpretazione del Pietrobono n
sui quali la Chiesa pretendeva di esercitare il suo domínio, sono P« rístabilire
I'ordineà necessário
un <<
messodi Dio», un
usurpati e devono tornare al legittimo possessore,I'Impera nuovo Messia, I'lmperatore <<unto>> del Signore come già sl
(« redeant unde venerunt: venerunt bene, redeunt mole, quis leggeva nella 7üo arca/a38, preligurato nel Veltro, che dovrà
bene data, et male possessasunt >>,.Afo/zarcó/a,11, x, 3) s. ricacciare nell'Inferno I'insaziabile lupa, storicamente rappresen-
Dali'approfondimento di questo motivo -- I'impossibilità per tata da Bonifacio Vlll (« anciderà la lula / con quel gigante
la Chiesa di possederebem e esercitarepotere politico --, deriva che con lei delinque », Pz/rg., XXXl11, 44-45), liberando la Chiesa
quelha che pareva a Nardi un'intuizione centrale della CommeZla dália cupídigia di ricchezze e di domínio per ricondurla alia sua
e il suo « presupposto
»: la l)omafionon ê solo la causadel
disfacimento dela'Impera -- che la Prowídenza aveva associato verá <(Bibbia dela'Impera», e di Virgilio come <<
storico e. 61osofodel-
alia Chiesa come uno dei duro remeti/a centro le conseguenzedel I'lmpero», e per quisto preso a sua guida, prima di Beatrice; la stessa
Commedla appare incomprensibile senda il riferimento all'Eneide e aUa
peccatox -- ma ê la verá causa della corruzione della Chiesa «realtà ,» della discesa di Enea nela'Averno. Si veda -- oltre al saggio
d'insieme Tre nome /f deZ/'i#confro dj Dz /e con Vfrglllo (in <<L'Ah-
XXXI del Purga/arfae le tre epistolerelative alia discesadi Artigo Vll; ghieri», VI, 2, 1965,pp. 42-53)-- Saga!dl Jí/oio/íada /isca, pp. 294 sgg.;
}) ultima due cantadel Purga/crio, Paradfro,afo#arc;óiú,EpfrfoZaúí cara!- DaZ «CoNDiz;fo»a//a «Commedfa» cit., pp. 101 sgg., 113-4, 121 sgg., 133
#a/i(cfr. B. Nardi, Sagui di #Zoro#a da feira cit., pp. 309-12). sgg.,364-5;Fi/oso/íae /eo/Dela
af fempfdf Da /e, pp. 129-31,144-5;e in
H Fondamentaleil saggio,La «Doma/io Co s/a /i ia» e Dú#fe, in questovol.,pp. 165-6,283-6,301. .. ... . .
<<
Studi danteschi», XXVI, 1942, pp. 47-95, poi ampliato nel vol. Ner Alia veta di Virgilio, al suo luogo natale e aUa.tradizione dossogranca
mo do df Da /e cit., pp. 109-59(dalquale citiamo);ma il temaê già tâFdCbãntica
Nardi ha dedicatouna serie di studt, alcuni dei quali raccolti
presentenei Saga/di #Zoio$ada /isca cit., in partia. pp. 292, 325 sgg.,336 nel vol. .Afaz/#a lias z,ergiZfaa cit.; cfr. anche l.a gfoPf ezza df Virgilfo,
e in tutti i successivi scritti dedicati al pensiero politico e alia sviluppo Mantova 1927
deU'opera di Dente. s7Si veda in partic. L. Pietrobono, 1/ Poema.Sacro,Bologna 1915,
35Sulla necessitadi leggere,nel citado testo della ,4(oarcóia,« re- vol. 1, pp. 23 sgg.; dello stesso l,a donazio e di Coi/a /i o e 1/ perca/o
deant>> e non <<redeunt», cfr. la notereUa polemica di Nardi, <?Rédea / orfgi ale, in .« Giornale dantesco»,XXIV, 1921,.PP.i8-671 sugli ttudi .dan:
de z;e er r», in <<L'Ahghieri», VI, 2, 1965, pp. 58-62. teschi di Pietrobono e il loto signi6cato, anclle per Nardi, si veda il
sóTra i contributi piü illuminanti di Nardi nela'esegesi
della afo úrc6ia saggioG/f f/zldi s Da#/e df l.#lgf Piefro&o#o,in.« Çonvivium»,XXV,
à I'insistenza sul signiâcato fondamentale del suo ll libra per la celebra- 1957,pp. 344-7; e D#e Ã4aei/rf cita, su M. Barbi e L. .Pietrobono.
zione dela'lmpero romano, unica storica realizzazione della Monarchía uni- â8'Sulca necessita di accogliere la lezione zlmcfo invece di único .jn
versale, iniziato con Enea e destinato a durare sino alia fine dei tempo: Afonarcbfa 11, i, 3 come appi)suione a Romú#o Pfi#cip!(chq signi6S?rife-
Impera che non solo avevaassuntoil domínio del mondo secondodiriito rire all'lmpemtore il titulo' di <{ unto >> del Signore, cioê Crista, .Messia)
e ragionee non per forza(non dunquemagom Ja/roaiwm comevoleva Nardi insisteva 6n dal saggio /Z cobre//o deZ/Tmpero(1921) racçolto in Sagui
Agostino), ma era stato lo strumento della prowidenza per preparare I'ad- df #/osolíada /fica cit., pp. 297-8, in nota, con il precisoe definitivo rinvio
vento di Crista; se I'lmpero romanonon fossede i re e conformeal volere a iaZmi'11.1-2: cfr. No/ereZJe
da feicóe.ll, l,'«##ico» o /'« cfo)p eZ
divino il sacriâcio stesso di Crista non sarebbe valido. In questa visione « De iWo arcóla'», in « Nuovo giornale dantesco», V, 1921, pp. 20-1; Dan/e
della storia e dei destina dellTmpero romano Nardi mente in evidenza e /ú #loSo#a
cit., PP.239-40;1 /orbea H#a oz,zf ferprerazio#e
ctt.,
I'utilizzazione -- unica e eccezionale dell'E#eide, considerara da Dante p. 221, n. 145.
xxVlll Inttoduzione Initoduziane XXlx

missionespirituale, ristabilendo insieme I'autorità e I'unità del- rede ê tutta la struttura âsica-metafísica dell'aldilà, e storici
I'lmpero: tornerannocomia risplenderein cielo « due Sob>> n sono i personaggiche incontra, gli evento cui si riferisce, in
Nardi insiste sul significatoche viene ad assumerein Dante rapporto ai qual assumeun. signiíicato preciso il messaggioche
I'intuizionedella causadei mali che amiggonoI'umanità,della nei cíeli gli ê imposto di riferire ai suor contemporanei.
decadenza dell'lmpero e della corruzione della Chiesa, in un
momento di criei profunda della civiltà italiana e europea, per- La Co med/a come visione profetica: I'approfondimentodi
corsâ da fremiti di riforma e da attese di rinnovamento di'cui questotema -- che era del tutto .estraneo alia prevalente esegesi
Dante ê una delle espressionipiü are e originali. E se nella dantesca -- costituisce per Nardi la condizione essenzialeper
.4{o#arc&ia si delinea la speranza di un s#cczfrs m ia/ua/orar osfr/ I'intelligenza del poema sacro, non solo per quella che soleva
(Momúrcófa, 11, xi, 3) per ristabilire I'ordene, nella Commedfa dirsi la sua <{struttura », ma per la comprensionedella sua poe-
questa speranzadiviene assoluta certezza: fatti propri elementi, sia. Già presente nei saggi sul pensiero politico di Dante del
suggestioni, immagini della contemporânea letteratura apocalit- 1921-30 ':, 1'aflermazione e la difesa del carattere profetico della
tica e gíoachimíta 40, Dente si sente chiamato da Dio - attra- visione dantesca costituisce il 61o conduttore delle ricerche di
verso una visione profetica concessaa lui per grazia singolare -- Nardi, che si aílerma,centrale, nel presentevolume con il capi-
a visitarei regnidell'oltretomba
per conoscere
<<la cagionche tulo l)an/e pra/e/a, divenuto punto di riferimento obbligato per
l mondo ha fatto reo», denunciada ágil uomini, annunciando
4í Si veda BeIJe Tre pre/ese /asi ecc. (Sagui di X/viola da lasca cit.,
insieme I'imminente reforma religiosa e civile predisposta da
p- 327), la Beata polemicá contra il prevalente orientamento della critica
Dio, di cui I'lmperatore sarà il protagonista. ll suo andare, Zlantesca, reste ancor piü accreditato da lz poesfú d/ Dan/e di B. Croce
/a/a/e perché voluta da Dio, ê esperienza rede e storica, come (1921)cui, senzacita;lo,Nardi si. riferisce:la Dful#aCommedfa
« non à
precisamenteun poema allegorico-didattico, come..vannocianciando i gram-
matici che cercanoinvano un posticino ove collocarlafra le foro grette
s9 in questa immagine insólita Nardi vede riafíermata I'autonomia del- categoriuole;e nemmenoun romanzo teológico; ma ufsio#e.pro/e/ica?condes:
I'lmpero, fondata omiái non su argomenti 61osoíici ma sulca pnoibizione sa da Dio, che di Dante ha fatto lo strumento per annunziarei suor disegni
fatia. da Cristã) aHa.Chiesa 4i possedere bem terrtni e di esercitare potere sull'umanilà
traviata»(cfr. anche1/ co c;e/foieZ/Tmpefaecc:,ivi, p. 304).
politico;.cfr. l,a « Do#affo Co S/a/zff f )p cit., PP. 158-g; Da#/e e / p/oscila Recordandopiü tardaI'ecosuscitadadal volumecrocianodel 1921,in
cit., P. 245; 1#/or#o á z/#a.##oua f ferp7'e/azlo#ecit., p. 311. occasione
del VI centenáriodella morte di Dente(« il campodegli studi
10 Quanto .dele. suggestioni dei movimenta riformatori, spírituali, pau- danteschi fu messe a rumore dália pubblicazíone del volume di Croce de-
Beristi e gioachimiti sia nella denuncia dantescadella corruzione'della dicato alia poesia di Dente >>),Nardi scrive: <<ll Croce, fazendo irruzione
Chiesa, Nardi .ha. efücacementesottohneato ân dal saggio del 1921, allar- nel campo degli studi danteschi, si trascinava dietro il compatto sistema
gando poi i .riferimenti .in .rapporto anche alia sempre maggior attenzione della ' 61osofiadella spirito ', già elaborato in tutte le sue parti, non. sol-
tanto con la teoria della quattro forme nelle quali s'articolae circula la

?bH#üãz WgUiq
teologia ai tempo di DaHte cit., p. 1.35; Dance e'Gioaccbi o da Piore. Sn
<{Almanacco calabrese>>,1965, pp. s9-óê); ma ha anche chiaramentenessa
vira devo spirito, ma altre;) con la critica del teologismoridotto a .mito:
logismo, e I'uno e I'altro giudicati piuttosto forme caduche di ' cultura
che non manifestazioni di pensiero e di veta nel loro storico svolgimento,
e app]icava anche a ])ante'il suo concetto âncora tipicamente illuministico
di :cià che ê vivo e cià che ê morto '. E vivo per lui era solo la poesia
in luce I'elemento.« politico» che caratterizzae struttura íl messaggiodi di Dante. liberada dália macchinosa struttura del poema, considerato ' ro-
Dance per la missione a6data allTmperatore secondo una prospettiva del manzo teologico '. ll Croce svalutava comi il pensíero 61osoÊco di Dante,
tutto estranea a quem movimenti: non solo resta valida. nella Commedlú. cui non attribuiva alcuna originalità, e piü âncora la passione religiosa
I'autonomia dell'Impera, ma esse viene investito di una missione redentrice da cui sgorgala grande luce dela visione profetica: Se ogni giudizio storico
che deve riparare i guasti con$eguiti aUa donazione di Costantino. ê. secondo il sistema della ' 61osoâa della spirito ', sintesi di un concetto
Per i nessafra la critica dantescadella corruzionedella Chiesa-- con universalecon I'intuizione del particolare, force il giudizio del Croce su
la speranzadi un imminente rinnovamento -- e i movimenta riformatori Dante e sulla natura stessadella poesia dantescapechaper essestroppo
contemporanei, cfr. R. Manselli, Da#/e e Z'«Ecr/esta spírff /fr », in <<Atti aífrettato e sommario, per I'imprecisa e troppo sommaria conoscqnza .ch'egli
del Convem:odi studi.s!. Dente e Romã», Firenze 1965, pp. 115-}5; cfr. ebbe del mondo medievale e Üei sentimento che s'agitavano neU'animo di
T. Davas, Poz;er/y ú/zd Ercóaro/ogy i /óe Commedf , in'« Yearbook of Dante, ai qualila poetica fantasia ha dado forma. Quello che fa difetto
Italian Studie.s
», IV, 1980,pp. 59-86(e la bibliograâaqui citata; cfr. piü al Croce non ê certo la categoria, ma piuttosto I'intuizione >>(GZI rf df
avante, n. 72). Da#/e dj l.Klgf Ple/robono cit., p. }46); veda piü avanti, pp. 308-10.
xxx Inttoduzione xxXI

chiunque voglia cimentarsi -- anche dissentendo-- Della lettura dessa a lui per grazia. Del resto, solo la convinzione di essere
della Commediú 4z. incaricato da Dio di una particolare missione, poteva muovere
Nardi ricostruiscecon dovizia di riferimenti il contestocul. Dente a tanta crude denuncia dei mali del mondo e soprattutto
turale che illumina il tema del profetismo e della visione ai della corruzione della Chiesa, con la bermacondanna all'lnferna
tempi di Dante, sia nelle discussioni filosoâche e teologiche di papá e prelati. Nardi à perentorio come non mai:« Non arti-
-- ben presente nel Conta/pia 43 della tradizione ebraico- fício letterario, ma verá visione profetica ritenne Dante quella
cristiana ravvivata dalle correnti spirituali e gioachimite tardo- concessa a lui da Dio, per una trazia singolare,allo scopopre-
medievali dalle quali Dente attinse largamente. In questo con- ciso che egli, conosciutala verità sulla cagioneche il mondo
testo -- ove visioni e profezie costituiscono esperienzevitali aveva fatto reo, la denunziasse agli uomini, manifestando ad essa
della spiritualità cristiana medievale -- va collocata la visione tutto que]]o che aveva veduto e udito [...]. Questa rive]azione
dantescadei tre regni d'oltretomba, la missione profetica di cui appuntoê statafatta a ])ante, perchéne prendesse
animoa
il poeta ê investido dal cielo, come in ogni cantica recorda con denunciare
i mali che travagliavanoI'umanitàe ad annunziareil
parole di significato inequivocabile per i contemporanei: Bea- remedio che Dio aveva deciso di porvi. Chi mai senda questa
trice nel Pwrgafor/o, dopo aves annunciato I'imminente avvento interiore certezza della sua predestinazione avrebbe osato accin-
del « messo di Dio », exorta Dante a « notare >> per portare il gersi a scrivere la l)/píma Commed/a?» 45
messaggio
ai vivi(« Tu nota [...] questeparo]esegnaa' vivi», Di qui la polemicacontrola temicrocianaper la qualese si
P#f'g., XXXl11, 52-53); nel Paradlso à san Pietro stessoa esor- ammettessela realtà della visione dantescasi farebbe di Dente
tare Dante (« E tu, íigliuol, che per lo mortal pondo / ancor gitt un <{allucinato>>e si introdurrebbe<<nel pensierodi Dente una
tornerai, apri ]a bocca,/ e non ascenderquel ch'io non escondo», troppo grandemistura di demenza»#, quindi centro la separa:
Par., XXVl1, 64-66), e âncora Cacciaguidagli impone: <<Tutta zione fra contenuto teologico-61osofico, struttura, e poesia: il
tua vislonfa manifesta
» (Par.,XVl1, 128).Del resto sull'inizio riÊuto di ogni commento che, negando il signiíicato storico e
del poema, Dente poneva il suo viaggio sulla Ihea della discesa letterale della visione, la resolva in Éinzionepoetica e, ritenendo
di Enea all'Averno e del rúp/ws di Paolo al cielo, precedente adiafora la struttura, isoli i momenti considerati poetici, lirici,
reali, cioê storicamente accaduti per volere divino, cosa come in una frammentazione che distrugge I'idem stessa del poema
rede era per il poeta I'esperienzaprofetica del viaggio attraverso sacro.Per Nardi non solo <<
in ovni poeta veramenteispirato c'à
i tre regni d'oltretomba« la natura del profeta, e il profeta à a suo modo un poeta », ma
Ê dunque lo stesso Dante, insiste Nardi, a oílrire la chiave piü precisamente con Dente <<sorge una nuova e piü spirituale
di lettura della Commed/a,come visione profetica, messaggiodi forma d'arte», una <<
poesia altíssima» il cui motivo centrale
rinnovamento politico e religioso fondato su una rivelazione con- <<ê un motivo morde e religioso, si che chi considera la visione
dantesca e il rapimento del poeta al cielo come finzioni lette-
42ll signi6cato della proposta interpretativa nardiana ê stato opportu- rarie, travisa il sensodi quello che per Dante ê, prima di tutto,
namentesottolineato
da G. Padoan,l«i <7w/fói/e z;is/oe)ü d/ lilinfe e
/'Eplsfo/a a C4#grande,in<< Atti del convegno di srudi su Dante e Romã >> ' poema sacro', perché inteso a narrare la meravigliosa rivela-
(Romã 8-9-10 aprile 1965), Firenze 1965, pp. 283-314; e N. Mineo, Pro- zione concessa allo spirito del poeta da Dio >>47
tetismo e apocalitticaitt Datite. Struttare e temi protetico-apocalitticiin La defesa del signiâcato letterale, istoriale, dell'esperienza
Da»!e: ciatla Vila Nwopa a [a Divina Commedia. Catar)ü a.968.
43 Nardi aveva messein luce quanto le dotuine sui sogni e le visioni dantesca, la realtà quindi della sua visione, al pari di quella
fgssero prelFnti .ncl. Co#pluio, soprattutto in dipeildenza da 'ÂJberto Magna dei prometidella Bibbia e di altri riformatori dotati di <<spirito
(Saga! Z/ l/OJO/ía da /alga cit., PP. 58-61; 71-2); nella relazione del 1965
insisteva:<<
Già piü volte m'ê accadutodi devermetterein rilievo una profetico », ê un tema sul quase Nardi tornerà con sempre mag-
particolare disposizione dela'animo di Dente ad attribuire importanza ai
sogni, alce visioni mattutine e alcevisioni della veglia >>(Ff/oio#; e leo/Dela 45Da#/e pro/e/a, in questo volume, pp- 2951 308..
a/ /ompi di Dú#/e cit., pp. 138-9). %B. Croce,La poeii di Dance,Bari 1966tt,p. 57.
« Damfe pfo/e/a, in questo volume, pp. 285-7. 47Da /e pro/eíd, in questo volume, pp. 294, 316, 308
xxXll introduztone !ntrod%zione xxXlll

piore insistenza, collegandovi altri problema cruciali per I'inter- Mentre veniva insistendo su una linea interpretativa che
pretazione dell'opera di Dante: sulla via di questa prospettiva orientavatutta la concezionedello sviluppodel pensieroe del-
ermeneutica eg]i si incontrerà con i] Foscolo la cui lettura, assai I'arte di Dente e che condizionavaI'interpretazionedella Coi-
tarda, fu per Nardi una scopertaentusiasmantedi cui scrissein
ma à Nardi che ha assunto il tema del profetismo dantesco come criterio
Da fe Zef/o da Foscolo (1961)«. E se puà apparire strano che interpretativo fondamentale di tutta la Compelia imponendolo all'atten-
il Dfscorso di Foscolo gli fosse rimasto fino allora sconosciuto#, zione della critica.
piü interessante
à notarele aíiinità fra il testo del Foscoloe la Non andrà dimenticata,tuttavia, la conferenzadi G. Gentile del 1918
dal tijolo significativo Lú pro/ez/a di Dam/e(la D/z,i#a Commediú<<come
tesi del Nardi, nell'insistito allineamento di Dente con i grande la grande poesia bíblica, come la recente letteratura politico-religiosa gioa-
prometi dell'Antico Testamento, nell'accentuato valore religioso cHmita e francescana,vuol espereper Dante, anzí, nel suo animo pleno
della Commediae della « divina missione prescritta al poeta di di fede,à tutta, dal principio alia fine, un ammonimentoprofetico», <{Dente
ê poeta, si, ma :jn quanto ê.profeta >>,in Stzldl sw Dú#/e: raccolti da Viro
riformare la religione », come si espreme Foscolo, onde si com- A.'Bellezza, in G. Gentile, Opere, vol. Xlll, Firenze 1965, pp. 165-6, 169;
prende « altíssima e necessáriala ragione dela'assunzionedi Dante, cír. p. 140), come pure le precedente recensioni al Die gõf//icbe Komódie
del Vossler in <<La critica», VI, 1908, pp. 52-71, e in <<Giornale storico
come san Paolo, ne' cieli >>e come I'apostolo investito a tal fine della letteratura italiana», Ll11, 1909, pp. 353-65, per I'insistita connes-
di« grazia soprabbondante»: di qui sgorga, sostiene Foscolo, síone fra la poesia e il mondo tutto dell'esperienza dantesca, con la collo-
la « poesia profetica>>,« la piÊi storica insieme e piü sacra e cazione della Commedfa sulca linea della poesia bíblica e della poesia Ho-
piü íilosoíicadelle visioni», ove Danteesprimetutta la suaper- soíica: compita del critico, avvertiva Gentile, ê quello di <<ricostruire sto-
ricamente quel mondo dantesco(rehgione, filosofia, politica, biograâa) che
sona4e espenenza e passione di grande ulormatore « e non come trava la sua forma nel poema», contra quemdantisti -- come Vossler --
quelli che poi si divísero dália Chiesa del Vaticano; ma si per per i quaii<<tutto I'elemento inteHettuale e allegorico sarebbeuna interru-
la missione profetica alia quale di proprio diritto, e senzatimore l:ienedell'attivitàartística
>>(orain S/ di swDamfecit., pp. 74, 82; si
ricordino altresi le pagine dedicatea Dante nella Sforia de/Zal/osoXa if#-
di sacrilegio, si consacrà con rito sacerdotale nell'altíssimo de' [ia»a e ne ] prob]emi de]!a Scolasticae {! pensieroitaliano; cit. B. Natal,
cie[i. ]] poema sacro fu dettato per que]]a missione; ]a qua]e La $ioso$a áet media etlo ne! pensiero di Giouanni GentiÍe, Xn « G\otnAe
critico della íilosoãa italiana >>,XXVI, 1947, pp. 209-36). Rimase invece
se fu vedutanon se; ma non fu rivelata da veruno mai degli estraneo a Nardi il volume di E. Buonaiuti, Dam/e come pro/e/ú, Modena
interpreti. Nondimeno, a chiunque considera nell'autore il poeta 19362(laprima edizioneê senzadata). Tornandonegli ultima suei anni
anziché il legíslatore di religione, Dante e quel secolo, temo, si Su!!'inÊetpretaziane aitegorica e sutLa strattara delta Commeãia di Dente
(nel vol. Saga/ e o/e di cr//ica da feira cit. pp. 110-65) Nardi sottolinea
rimarranno mal conosciuti >>se. L'aüinità dell'interpretazione fosco- come,proprio in rapporto alia polemica con Gentile, Croce accentuava,nel
liana ê tule che Nardi non esita a riconoscervitutto il proprio [ibro su Dante, i] <<tema che [gli] soava piü a cuore », <<que]]o de]]'ihdi-
pensíero, giunto a recuperare per vie autonome un messaggio pendenza della poesia da ogni forma d'invasione del domínio della fantasia
da parte del pensierológico e di quello pratico»; in questo saggioNardi
dimentícato dália critica 5i torna a riíiutare la distinzione fra<( romanzo teologico >> <<ossia una dida-
scalia» e <(la lírica che lo varia e interrompe di continuo>>(B. Croce,
48 B. Nardi, Da /e /e//o dú Fosco/o, estratto dagli <<Atti del l Con- La poesi df Dam/e,p. 62) poichése I'arte ê«intuizione lírica, da parte
gressodi Studi Danteschi» (Caserta 21-25 maggio 1961), Firenze 1962, della fantasia, questa non crea nulla senza uno stimolo, cioê un senti-
pp. 56-74; poi nel vol. Saguie ofe Zi cri/ica da fesfú cit., pp. 166-89. mento che, a guisa di materna,essa plasma. Ora fra i sentimentoche
49Nardi cita il Dlscorso di Foscolo una sola volta, pet una variante, possonocommuoverela fantasia, ci sono enche la passioneper la íilosoâa
probabilmente di secunda mano, nei SaBEi di l/oio/ía da /fica cit., p. 332 e quelhareligiosa)>:« la struttura, il viaggio attraversoi tre regni d'oltre-
In nota tomba», la ' visione ' insomma sono esperienzarede nell'animo del poeta;
50U. Foscolo, Discurso i / feito deZ/a Commed/ú d/ Dú#/e. in<{ Edi- che<(ne ha esaltatola fantasia creatricea darle la complessa
forma di
zione Naz. delle opere di Ugo Foscolo», vol. IX, Sr d/ szf Dance, parte poema >>(S#//'lnferpre/azione aZ/egorica ecc., pp. 163-4).
prima, a cura di G. da Pozzo, Firenze 1979, par. XLVI, pp. 243-6; CXlll, Su Gentile<(interpretedi Dente» cfr. L. Russo,La cri/ica /ef/er ria
P. 373; CLXV, P. 471; XL, PP. 237-8. co#femporzz#ed,
Firenze 1967,pp. 289 sgg.,297 sgg.,e le note di V. A.
5i ll tema era presente in alcuni dantisti, come Barba e Píetrobono e, Benezza,L'esietica e !a critica !elteraria de! Gentite negli s ad de!!'ultimo
con quest'ultimo, Nardi recorda anche il Pascoli chc<< aveva ben capito che Pe#fe#mio, in « Giornale critico della âlosoíia italiana», XLVl11, 1969,
la l)ip/#cz Commedia ê poema altamente religioso e che da un motivo reli- pp.446-68,
in partic.pp.467-8;sulcaposizione
di B. Croce,
la messe
a
gioso dominante, qual ê quello della redenzione dal peccato, sgorga in punto di M. Fubini nella E cicZopediaDú feira, 11, pp. 271-5 aHa vice
face
essa altíssima poesia >>(G/i sf d/ sz?Dam/e di l,#fg/ P/e/roZ,ono cit., p. 345):
xxXlv ! ! aãazione xxxv

media, Nardi continuava per more strade le sue ricerche: enche luPPO del pensiero e dell'arte di Dance, dália Vi/a m#oua alia
tralasciando la somma ingente di contributo sempre originali, Commedia.I'una S'ba da credere a Dente o ai suei ctitici?n,
spesso decisiva -- su altri aspetti della 61osoâa medievale e rina- in relazione alia polemica Pietrobono-Barba 55, -- I'altro sulla
scimentale prevalentemente orientati a meglio deíinire aspetti, Filosofa dela'adorenei rimatori italianadel Duecentoe in Dente
problema e Êgure della storia dell'aristotelismo, nell'ambito degli apparso la prima volta nel presente volume. Quest'ultimo sag-
studi danteschi andrebbe ricordato il complesso di contributo gio svolge una minuta analisa -- destinata ad essere al centro
semplicinote o ampi saggi-- dedicati a aspetti particolari di vivaci polemiche e all'origine dí altri studi di Nardi -- della
del pensierodantesco:fra questi un foro gruppo torna sull'ori- doutrinadell'adore nella lírica italiana delle origina e poi nei
gine dell'anima umana -- con sempre piü âtti riferimenti alia poetasti]novisti,in partico]are
in Cava]canti,
quindiin])ante,
tradizione albertina e averroista e al fundamento neoplatonico lungo tutto I'arco della sua produzione poetica. Âncora una volta
della filosofia di Dante 5: -- e sui rapporti fra Dante e Sigieri contra tenui esegesi estetizzanti, I'analisa si fa puntuale, chiarendo
con la ripresa della polemica sul PreZeio /omisso di S/gierí in anzitutto la terminologia e la temática della << passione amorosa >>

relazione enche a edizioni di nuove opere a lui attribuite e am- non solo in rapporto a Andrea Cappellano, ma sulco sfondo deite
plamente discusseda Nardi in recensioni e postille s3. Ma non dottrine fisiologiche della tradizione aristotelica e medica greca
podendoseguirequesti contributi particolari -- che pur rispon- e araba (íl tema sarà rípreso ne l,'úmore e i med/c! med/ez,a//
dono a una precisa prospettiva d'insieme -- gioverà accennare del 1959)n, si da far dileguarequemgenericiriferimenti al « pla-
a due studi che completano la generale ricostruzione della svi- tonismo>>che tornano puntualmente in certa critica peco prepa-
rati a intendereun linguaggiospessosquisitamente tecnico.Pre-
52B. Nardi, l,'arie/ e de//'animazfmaú iecomdoDamfe,ín<( Giornale cisa e innovatrice I'interpretazione di vesti complessi(anche per
critico dela âlosoâaitaliana»,Xl1, 1931,pp. 433-i6; Xl11, 1932,pp. 45- la diücile ricostruzione della tradizione manoscritta) come la
56, 81-102; 1.a do// i#a d'Á/berço .Afazo szlZ/'«imcóoafio/ormaea», nei dotta canzoneDom a mi prega di Cavalcanti, « solenne trattato
<<Rendiconti della classedi Scienzemordi» dell'Accad. dei Linces, Serie VI, sulla natura dell'amore », denso di reminiscenzearistotelico-aver-
vol. Xl1, 1-2, 1936, pp. 3-38; .4Zber/o 7üczgmoe .9. Tommaso, in « Giornale
critico della úloso6aitaliana», XXl1, 1941, pp. 35-47; .4m/m#e corpo #e/ roistiche (sul tema Nardi tornerà, in maniera ancor piü analítica,
pe iiero di S. Tommaso, in« Giornale critico della âlosoâa italiana», ne l,'aPerrolsmo ZeZ« pr/mo amigo )$ di Da /e, in questo volume,
XXl11 (1942), pp. 50-7i; l diuidz/aZifà e !mworfaZI/.à eZZ'aperrolsmo e e/
fomifmo, ín <<
Archivio di 61osoâa.ll problema dell'immortalità», Romã e po\ ancota l.n Noteretla polémica st+LL'auerroismodi Guião
1946, pp. 109-21(ripubblicati tutti nel vol. S/ di di /ÍZoso#a medieuaZe, Ca ú/ca /i del 1954, e in Dam/e e G IZo Caz,alfa /i del 1962n,
Romã 1960); Nardi insisterà sempresull'importanzadecisiva della dottrina sottolineandoaltresi I'influenza che questi esercità sul giovane
della creazione
del mondoinferioreper mezzodei cieli e dell'originedel-
I'anima ufana in Sigieri e in Dante che <<professava una tesa assai vacina
a quella del maestrobrabantinonella secondafase del pensierodi questo 54 B. Nardi, S'óa da credere a Dcz fe o úí selo/ cri/ic/?. in <<Cultura
e assai diversa dália temi tomistica»: <<Fintanto che gli studiosi di Dante
neolatina >>, 11, 1942, pp. 327-33; poi nel vol. NeZ moendo di Dam/e con
non avran capita il signiíicato preciso dela dottrina sostenuta dal poeta
entorno ai due argomenti qui sopra indicati, dificilmente essasi renderan il titulo DaZZa
prima zZZa
secodcz<íVj/a Nz/oua»,pp. 3-20.
55Nardi stesso recorda i momento della polemica in Dêle ,4fúesfri, e
conto dela'atteggiamento
dell'Ahghieri riguardo al maestro del Vico degli gli stimolida essaricevuti(cfr. ancheG/! r/ di s# Da /e d/ l,#ig/ P/efro-
Strami»(Dzznfe
e Ja $/osolíacit., p. 244). óomo cit., p. 347).Alia memoriadi M. Barbi e L. Pietrobono. «miei due
53 B. Nardi, 1/ pre/eso /omfrmo di Slg/er/ df Braça fe, in<< Giornale grande maestro», Nardi dedicherà il volume DaZ <?Conuipio» a/Za #?Comme-
critico della âlosoâa italiana», XVl1, 1936, pp. 26-35; 4 co a i / prefefo d/a » (1960)
fomlsmo á/ Sigier/ di Brzzbam/e,
in<( Giornale critico della 61osoíiaitaliana»,
H Comparso in <<Studi in onore di Angelo Monteverdi», Modena 1959,
XVl11, 1937, pp. 160-4; 1,'aperroismodi Sigieri e Da#/e, in <KStudi Dan- vol. 11, pp. 517-42 (poi in Sagui e more di cr/fica da fosca cit., pp. 238-67).
teschi», XXl1, 1938, PP. 83-113; U a oua momagra#aszf S/g/efi di Bra- w Pubblicati rispettivamente in « Rassegnadi âlosofia», i11, 1954,
bcz#/e,in <<
Giornale critico della âlosofia italiana», XX, 1939, pp. 453-71; pp. 47-71; « Giornale storico della letteraturaitaliana>>,CXXXIX. 1962.
Dêle ope e ic;o oic:i fe df Sigieri d/ Br.zbamfe, in<{ Giornale critico della
âlosofia italiana», XXIV, 1943, pp. 5-27; 1.'a imú w##zzSecodo Sigier/, PP. 481-512(quest'ultimo enche ín Saga/ e mole di cr//ica d /eic# cit.,
in <<
Giornale critico della filosofia italiana», XXIX, 1950, pp. 317-25(poi pp. 190-219); nel presente volume si veda il cap. 111, Di ## m#oz;ocom-
[n Studi di $ioso$a medieuate cita. me#foa//czcampo
e de/ Capa/ca
/i i //'úmore,già comparsain<<Cultura
neolatina», Vl-Vl1, 1946-47, pp. 123-36.
xxxVI IKtraãudone Ititfoãtizione xxxVll
Alighieri). Ma qui si ricorda il suo saggio sulla Ff/oso#a deZ- le sue poesie per Beatrice e terminava il libretto giovanile annun-
Z'amorfa perché esmo-- insíeme all'altro S'õa da credere a Da /e ciando I'amore per la« donna gentile >>e il nuovo modo di poe-
o ai i oí crifici? -- aílronta il problema della duplice redazione tare; piü tardi, una volta ínterrotto il Co#uiulo e ultimata la
della VÍ/a ##opa, venendo cosa a completare I'articolato quadm Mo arcóia, Dante modi6cherà la fine della V/fa oz,a facen-
dello sviluppo del pensieroe dell'arte dell'Alighieri. done un <<preludio >>al poema cui allude con la celebre pagina
Riprendendo i temi della polemica fra Barba e Pietrobono sulca miraólZe z,frio e« che doveva risolvere tutte le antinomie
sulca duplice redazione della Vi/a mzloua sostenuta da quest'ultimo, del suo pensiero
»H
Nardi svolge in maniera originale il problema della discordanza Questa sinteticamente la soluzione che Nardi propone di un
fra la V//a mzlouú
nellaredazione
chenoi leggiamo
e il riferi- complesso problema dantesco, cui si intrecciano altre analisa
mento a essanel Co#piuio (ll, n, 1-2): qui Dente, recordacome relative al passaggío dalle rime piü propriamente allegoriche a
peco piü di tre anni copo la morte di Beatrice (dunque verso quelle pita apertamente dottrinali e, nel Co Piu/o, al passaggio
I'agosto 1295) fosse preso d'amore per una << gentile donna >>, dai problemimetaíisici(lacui diHicoltàê espressa
da « li atei
« di cui feci menzione », scrive, « ne la fine de la Veta nuova >>, disdegnosie feri» della donna gentile, soprattutto quando Dante
e come <(ad essere suo consentisse », intonando di li a poco la « mirava e cercavase la materia de li elementoera da Dio in-
canzone Voi cóe '#/e de c/o // /ergo rie/ mopefe, senza che que- tesa») ai problema mordi, aflrontando il tema della nobiltà nel-
sto nuovo amore secasseoílesa alia memoria di Beatrice. Nella I'ultimo trattato del Co#ai ío: in questo contesto si presente
Vidam#opa,
qualê giuntaa noi, il nuovoamoreê invecepre- non solo la trattazione sull'origine dela'animaumana-- ove si
sentato come « avversario de ]a ragione», <<desiderio malvagio configurano chiare influenze albertine e averroistiche e sugge-
e vana tentazione» (cap. XXXIX): solo dopo esserseneliberato, stioni astrologiche 59 -- ma il problema della monarchia, i cui
il volto di Beatricetorna a risplendere
a Dante<<
che per lei principi sono già /# ##ce nella digressionedei capítoli lv e v
ascende alia gloria dell'Empireo, ' oltre la ópera che piü larga del IV trattato.
gira', sospinto da una ' intelligenza nova ' accesa in lui dal- L'insorgere di un nuovo interesse politico ê force all'origine
I'amore. La cine della alfa m#oz;a-- conclude Nardi --, quale dell'interruzione del Como/z/fo cuí segue subito la .4fomarcÃia,
noi la leggiamo, ê dunque assai diversa da quel che era quando secondola cronologia proposta da Nardi; ma egli indivídua enche
Dante attendeva al Coma,/z,ia». motiva piü profondi di crise nel pensiero di Dante, soprattutto
Per spiegare i due diversa esiti dell'amore da cui Dente fu per I'ambiguità di quella Mosofiache à <<sposa)>, « figlia dilet-
preso dopo la morte di Beatrice, secondo le diverse testimo- tissima di Dio », cíoê la stessa sapienzaeterna, il Verbo: come
nianzedella V/fa mz/oz,a
e del Coma,fz,ío,
Nardi insiste sul carat- tule essa trascende le capacità umane e nasconde aspetti che solo
tere allegorico della <<donna gentile >>del Comüip/oche alara non la fede discopre. Posizione che tende verso esiti <(mistici» óoin
ê se non « la bellissimae onestissima
âglia de lo Imperadorede
lo universo, a la quale Pittagora pose nome Filosofia >>(Co#Piu/o, s8Cfr. in questovol. pp. 46-8,63; Ne/ mo do di Da#/ecit., p. 19.
11, xv, 12); a questo nuovo amore Dente scioglie fra I'filtro la 59Cfr. in questovol. pp. 52-7;ma si vedail cap.Vll(Se Za prima
canzone .amor cóe e /a me fe mi rzzgiomd(« nel gruppetto delle ma/fria de Zi e/eme/i era da Dio i /ei , argomentogià discussonella tesa
di dottorato per il suo fondamento avicennistico)e, per la dottrina del-
rime allegoriche la sola veramente belga>>),ricca di suggestioni I'anima, i capp. Vlll SzzZZ'origi
e de//'aafma ma a e IX l,'immoffa/i/à
e reminiscenze platoniche filtrate attraverso Boezio, lo Pseudo de//'amam'z(questi due saggi, con il precedente, già nelle No/e crificóe di
Dionigi, il l,/óer de caz/ils: I'amore non ê piü quello cantato /í/oiaXa da /arca, in « ll giornale dantesco», XXXIX, 1938, pp. 9-15, 15-
28 28-42)
nell'adolescenza, ma amore intellettuale <<amorfa a la verítade óo Nardi insiste piü volte sul « misticismo » e sulla « promessa anti-
e a la vertude >>(Co/zz,iz,io,111, m, 11). AI momento di iniziare razionalisticae perfettamentemística» insira nella concezionedella úlosofia
questa nuova fase del suo dittare -- cantare in forma allegorica umana come partecipazione della Sapienza divina, I'amore della quase ê
accesonella mente dela'uomo dali'illuminazione che irraggia da Dio, e ne
I'amore per la âlosoíia -- Dante raccoglieva Della Vila zlopa recorda I'ascendente platoniCo e agostiniano(cfr. in questo vol. pp. 58 sgg.;
xxxVlll Introãtlzione !t Rod&zloKe xxXlx

contrasto con una posizione assai vacina all'aristotelismo aver- Nardi completava comiíl pro61o dell'evoluzione del pensiero e
roistico, presente anca'essanel Co uiz,io (lll, xv, 3-4, 7-10) dell'arte di Dente sul quasetornerà insistentementenegli anni suc-
ove Dance a#erma che nella contemplazionedella verità, già in cesshi.';: dano St;itz4ppodali'arte e det pensierodi Dente (1952),
questa veta, ]'uomo rea]izza <<1'umanaperfezione [...] cioê ]a & Le rime $1osoÍicbe e il Cottuiuio nello s iluppo detl'artee del
perfezione de la ragione>>perché <<1'umano desiderio ê misurato Pe Jjero dl Da#fe .(1956) e Da/ Co#t;iz,io a//a CommeZlú (1960)
in questa veta a quella scienzache qui avere si puõ ». Su queste che dà tijolo al volume, fino aHa relazione del 1965 al Congresso
due componente del pensiero dantesco nel Compiz//o, <<una aper- Internazionaledi studi danteschi ove veniva a confluire una ster-
tamente mística, I'altra tendenzialmenterazionalistica», Nardi minata serie di analisapuntuali, tese non solo a risolvere altret-
insisterà a lungo nell'amichevole discussione col Gilson recen- tante cr cei dell'esegesi dantesca, ma
dell'esegesi dantesca, ma a individuare lo svolgi-
ma
sendone il volume Damfe ef /a pBiZoiopÃle; non solo per sotto- carattenstiche doutrine
mento di alcune caratteristiche dottnne per confermare il gene-
lineare <<
il caratteredella cultura dantista nel ConPiPio,formara rale quadrointerpretativo: nella cosmologiail passaggío
dal
di elemento Êlosofici {rammisti a elementi teologia non âncora « dubitare >>giovanile sulla creazione diretta della <<materna de
ben fusi fra loto, anzi spesso discordante gli uni dagli altri>>, li elemento >> alia soluzione del Púrad/se a; nella dottrina della
ma perché questo contrasto puõ giustiíicare la brusca interru- macchielunari I'abbandono della spiegazioneproposta da Aver-
zione del CompfPio e il ben diverso esito della riílessione della roê e accolta nel Como/p/o per la soluzione impregnata di neo-
.AfomarcÃ/ ove « per dure un fondamento razionale all'indipen- platonismo e avicennísmo del ll canto del P.zradfsoa; nella
denza dell'lmpero dal Papato >>aRermerà <<una netta separazione doutrinadel ]inguaggío,dália superioritàdel latino (Corou/uio)al
della Hosofia umana dava dottnna
dottrina rivelata>> ':. Questa netta primata del volgare (De P#/gare eZog e f/ú), sino all'originalís-
distinzione, come Nardi aveva già sostenuto nei precedente studi, sima teoria dell'origine umana del linguaggio che coinvolge, con
sarà abbandonataDella Commedia ove non solo la filosofia e la sua mutabilità, enche la língua di Adamo, centro tutta la tra-
subordinataalia teologia,ma il termine ultimo in cui si realízza dizione teo]ogica «; inâne, abbandonata ]a tesa de]]a ]üo arca/a
le beatitudine ê« la mística unione cristiana dell'anima con Dio sull'autonomia del fine naturale dell'uomo, nella Commedi e
62
in un supremo atto d'amore »
I'ínfima lacuna dell'universo alia gloria di Dio, ' amor che muove il fole e
le altre stelle '»: cfr. piü avante, p. 79.
già in Sigieri di Brabante ne11aDiuipta Commedia, p. 54; SaBEi di filosofia ó3B. Nardi, S#i/ ppo de//'ar/ee deZpe sferodi D.zmfe,in <<Bibliothê-
ãa /isca cit., p. 339; Dancee Ja /í/osoXa
cit., pp. 216-8,225).Varrebbela que d'Humanisme et Renaissance. Mélanges Augustin Renaudet >>,Genêve
pena approfondíre la ricerca fuori di schematiche classiâcazioni : siamo .force, 1952, pp. 294]\ Le rime $ioso$cbe e i} «CoKvuiol> nelto suja po det-
âncorauna volta, innanzi a una scelta precisadi Dante nel sensodella tra- ['ar/e e deZ pe#sierodf Da re, in <<
Lettere ]tahane», a. V]11, 1956, pp.
dizione agostinianae della cultura del Xlí secolo,ove prevale questo .idqale 270-98 (poi nel vol. DaZ «Co zpipfo)p azia <?Commedla)o cit., pp. 1-36);
di âloso6a come« sapienza>>unitária, senza distinzione<< formale >>di Ho- DaZ « Comuiu/o)$ ú//a « Commediú», nel volume con lo stesso titolo, pp.
sofia e teologia (conseguenza
di una pita tarda identiâcazione,neve scuole, 3n-l.)Q\ Fitaso$a e teologia ai tempo ãi Dattte {n rapporto a{ pensieto áe!
della íilosoâa' con I'aristotelismo) e dove I'esercizio della ragione trae força Poe/ú cit.; questi due ultima sagui, costituiscono il pita completo bilancio
proprio dali'iUuminazione
divina, dália partecipazione
al /ogo o Verbo tracciato da Nardi stesso di oltre un cinquantennio di studi danteschi
divino per il quale, scriveva Abelardo, sismo cristiani e íilosoâ, volgen: « Cfr. in questo volume il cap. Vll, Se Za marerla de /i e/eme íl era
doseverso emitituta'altro che <<mistici >>;ideale che peraltro permane nel da Dio i /eia; per un quadro della <<
revisionedi opinioni e giudizi che
secolo Xlll in ambiente scarsamente influenzati daH'arístotelismo delle s'incontrano negli scritti anteriori >>alia Commedia, cfr. FI/oio$a e /eo-
scuole. Sulla presenzain Dente di suggestioni e motiva della cultum dçl Zogia a/ femp/ di Dczm/ecit., pp. 140 sgg.
Xll secolo ha 'insistido E. Garin, Da /e e Ja Jí/oso/ía, in« ll veltro», XVlll, s S\ tlcolü La dotlrina deite maccbie !anar{ ne! secando canto ãe!
1974, pp. 281-93, ora nel vol. R! asa/e e ripa/zfzio#i. iüomenf/ czl/fzlra/i Paradlso, in Sagui Zi /í/osolía czar/erra cít., pp. 3-39(« celebre saggio»,
da/ X/y a/ XVlll seco/o, Romã-Bati 1975, pp, 51-70 <<
con risultati decisiva», come annota G. Stabile, Naz;igaziome
ce/es/e e
ói B. Nardi, Dan/e e /a /í/oio#a cit., pp. 228-9; in questo vol., pp. 164-5. limbo/esmoZ úre /# <?Parczdlso)ü
IJ. ín « Studi medievali>>,
XXI, 1980,
ó2Cfr. Ne/ moendodí Dam/e cit., p. 245. p. 125); cfr. FI/oso#a e feo/og/a a/ femp/ di D.z#fe, pp. 141-2.
ParallelaI'evoluzionedella sua poesia amorosa,dalle rime giovanili alle M IZ Zi#gwaggio,
cap. VI di questo volume (già in <<
Giornale storico
allegoriche-dottrinali, alia Commedla: qui I'amore per Beatrice« puriíicato della letteratura italiana », suppl. 19-21, 1921, pp. 246-64; vi reentra anche
da bgni nube di mortalità, ê divenuto luce della sua veta, nela'ascesa
dal- il saggio comi á i f comseg e fia rerzzm, ivi, XCl11, 1929, pp. IO1-5).
XL !ntrodHlioxe ! troãt+zione XLI

ristabilito un rapportodi subordinazione


della âlosofiaalia rive- da Dio onde veda coi suor propri occhi ' la camion che 'l mondo
lazione: una trasparente allusione alia dottrina -- di matrice ha fatto reo ', conoscoquali sono í disegni divini per un rinno-
aristotelico-averroista -- precedentemente sostenuta da Dente ê vamento religioso, morde e politico dell'umanità, e se ne faccia
nelle parole che gli rivolge Beatrice rimproverandolo per<<quelha annunziatorein terra. ll suo viaggio attraversoI'Inferno, il Pur-
scuola / c'hai seguitata» e che I'aveva allontanato da lei e dália gatorio, e la Gerusalemme celeste ê un /afa/e (cioê provviden-
« via divina » (Pz/rg., XXXl11, 85-86, 88). ziale secandoil signiíicato che questa parola ha nel poema dan-
Questa <<revisione a]]a qua]e [...] Dante ne]]a CommeZiúha tesco)a#dare,voluto ' colà dove si pote cià chesi vuole', ''per
sottoposto il suo pensiero precedente » -- con la nuova solu- vedere anui che 'l militar li sía prescritto '. L'originalità del dise-
zione dí un problema capitale per tutta la speculazione medie- gno dantesco di questo viaggio consiste nella felice co f m/ a//a
dell'andata d'Enea, ' corruttibile âncora, ad immortale secolo ',
vale, quasequello dei rapporti fra filosofia e rivelazione -- costi-
' sensibilmente ', con la ' visto Pauli ', cioê con il ratto di san
tuisce il falo rosso che permette, secandoNardi impune, una
cronologia precisaú7: ove tuttavia il poema non costituisce solo Paolo al cielo ove udi quegli ' arcana verba quae non liceu homini
I'estrema esperienza di Dante, ma rappresenta <<una novità ori- loqui ', ossia,come traduce Dante, ' che ridire né sa né puà qual
ginalíssima nella storia poetica anteriore a Dente e in particolare
di lassadescende
'. rale co famaa/fo della discesad'Enea al-
nel cw ric / m poetico di Dente stesso». Inutile sottolineare I'Averno e ai Campi Elisi, con la ' visto Pauli ', cioê con la lettera-
come quisto tema della <{novità>> della CommeZia -- attorno tura apocalittica della Bibbia e con le visioni medievali dell'oltre-
al quale gravita la relazione del '65 -- sia strettamente connesso tomba, voleva dire per Dante contaminazione dell'umanesimo
alia concezíone del poema sacro quase visione profetica:« La virgiliano e clássico con lo spirito religioso del cristianesimo.
Commed/adantescaê concepitacome visione profetica dei tre Questala verá originalità della Commediadantesca,nella sua
regni d'oltretomba che Dente visita prima che la sua anima sia struttura come, per riflesso, nei particolari»a
sciolta dai vincoli del corpo, per una grazia speciale concessagli Questa prospectiva, che emergeva da tutte le ricerche parti-
colari sull'opera di Dente, imponeva scelte precise: non a caso
nei suei ultima anni Nardi verrà esamínandoproblemadi auten-
ó7 Cfr. Saggí di #loio#ú da fosca cit., pp. 296 sgg., 337 sgg.; Ne/
mondo dl Dczm/ecit., pp. 241 sgg.; Da/ « Conpjz;jo)ü aZ/ú« Commedja» cit., ticità di alcuni scritti -- la <2zfaei/iode ag e/ fqrrú e I'Epfrfo/
pp. 62 sgg., 118 sgg., 310 sgg.; FIZosolíae feo/agia ai /emp! d! Da#/e d Cúmgrande --, cui precedentemente aviva data scarso peso ó9
cit., pp. 145 sgg.; e in questo vol., pp. 165-6. Si veda enche il commento Ma se per la Qz/aes//o le discordanze tra la cosmologia che vi
al primo canto dela'ln/er/zo in cui reassumenel giro di poche pagine..tutte
le ;ue tesa: IZ pre/z/d/o azia D/pl#.z Commedía, in« L'Alighieri», IV, l, si trova esposta e la CommeZ/a sembrano costituire argumento
1963,PP. 3-17. persuasivo della sua non autenticità, il problema ê piü complesso
eÓÚ finezza. Anda M. Chíavacci Leonardi, discutendo la datazione
della .Afo arcóia, sottolinea come<< non lembra illegittimo porsi il pro-
per I'Ep/ffo/a d Camgra#de
ove si tratta di valutare,per la scar-
blema della cronologia enche a liveUo dello sviluppo temático di tutta
I'opera dantesca», e aggiunge, diversamente dália grande maggiorlnza. dei
dantisti,« a noi risultã impensabileuna Momarc;óia
scritta dopo la Com- ó8Fi/osolgú
e feoZogi i /ompi d/ Da re cit., p. 144.Scriverà
in Daa/e
mediú,o, che ê lo stesso,dopoil V del Paradiso»:il discorsosul rublo e Gfoacró/ o da Flora cit., pp. 63-4: <(ll mio problemaera dunque questo
della ragione e della 61osoâa della .âfo#arcBla <<precede idealmente la Com- La struttura del ' poema sacro' ê senzapossibilita di dubbio quelhadi una
media, come la precedeil ' quodammodo' ânale, che non troverebbe posto visione.profetica '. Ma questa struttura ê una semplice ' ânzione poetica e
nel poema», <<era questa I'idea fondamentale del Nardi, che .ci ?embla
retorica']-.] oppure ê qualcosadi pita alto, com'eranoper lui le visiona
ben diHicile contestare»; e aggiunge: <<Che questo discurso [sulla filosofa dei proferi de[[a Bibbia? [.-] Era appunto per riso]vere questo prob]ema
ne[[a J4o a có]a] possa poi anche svo]gersi contemporaneamentea]l'altro, che tiene âncora sospesa tanta parte della crítica dantesca, che avevo deci-
almeno per un certo tempo, ê cosa che reentra Della normaHtà dell'anda samentepuntato sulcatemidella visione profetica mossapróprio ' allo stesso
mento del pensieroumano, mai rigidamente classificabilein tappe», pro- piano ' di quelha degli antichi proferi della Bibbia»; cfrl ailche DaJ « Co#-
ponendo di'datare la À o arcBia <<a un tempo moita vlcino allç.Epistole )> oiPfo)p a//ú <rCommedia» cit., pp. 124 sgg
V. VI. Vll, cioê 1310-11;cfr. A. M. ChiavacciLeonardi, l,a «Ifonarcbia )$ ó9Lo awerte Nardi stesso,affrontandoquesti problema:l,a rad /a
dl Da#fe aZ/ú/ ce deJ/ú «Commedia», in << Studi medievali», 3' serie, ii Lucitera e I'autenticità della ;{ Quaestio de agua et' terra », 'tat\no 'L959,
XVl11, 2, <<A Gustavo Vínay >>, 1977, pp. 147-83, in partic. pp. 181-3. PP.28-9;1/ p##/oi#//'EplsfoZa
a Cangrande,
Firenze
1960,p. 32, n. l.
XLll !ntrodt+zione In oàuxione XLlll

sezza di decisivi argomenti interna, il signiíicato che puà occu. Nardi ribadiva cominei suor ultima anni una tesi che, deli-
pare ne] pensierodantescotutta ]a parte dal capitolo 5 alia fine neata nel saggio sul pensiero politico di Dante del 1921, aveva
ove si avvia una precisalinea interpretativa della Commedia.l assunto sempre maggiore spazio nella sua ricerca, âno a divenire
termina sono noti: mentre i capitoli 1-4 costituíscono una dedica dominante e centrale; la CommeZfa come visione profetica, Dente
e un invio a Cangrande della terzacantica(o di una partedi profeta. Questa .tesa .ha avuto sempre piü ompi consenso e con-
essa),dal capitolo5 si apreun discursonuovo-- svolto«sub ferme negli studi sulla spiritualità medievalei quali hanno reste
lectoris ofício >> e non in prima persona come la parte prece- PiÜ fitti e puntuali i rapporti fra il profetismo dantesco e la let-
dente -- che propone un abbozzo di commento al Parzzdiso teso teratura apocalitticae gioachimita,soprattutto degli spirituali
a svalutare il senso letterale a beneficio di un suo signiâcato francescani, provando linee di convergenza -- al di là di sim-
allegorico. Per Nardi -- che ha sempre insistito sulla missione boli e 6gure -- negli ideali dell'Ecc/alia ipirif a/is 12; $iü cauta,
profetica cui Dance si era sentito chiamato, quindi sul valore a volte indiflerente di fronte a questa temática, si ê invece mo-
letterale e storico della sua visione e del suo messaggio-- la strata la critica letteraria che, enche quando ha riconosciuto il
linea esegetica proposta dália seconda parte dell'Edis/oZa a Can. carattereprofetico e escatologicodi alcuni passaggidella Com-
grande non puà espere di Dante70; essa sarebbe invece di un wed/a, ne ha fortemente circoscritto il significato, facendone scarso
anonimo autore il quale, per liberare il poeta dal sospetto di uso per intendere il discordo poetico, quasi che il profetismo
eresia che presto accompagnànon solo la .IWonarcÃia
ma la stessa -- come per altri I'allegoria o la didascalia --
fosse indiferente
CommeZ/a, propose un'interpretazione allegorica del poema: <<Con alia lettura della poesia. Pure la propostadi Nardi pane un
siffatta interpretazioneil poemasacro, da opera di altíssimapoe- problema cruciale che puà dificilmente essereevitadon: quello
sia religiosa quale si presenta a chi s'attenga al senso letterale, di comprendere la Commed/a -- enche nella sua poeticità --
veniva messo alia pari di un trattato teologico morde de noz,fs- attraversoI'intelligenza del mondo spirituale di Dante e dell'età
simfr, e svuotatodi quelhapersonaleesperienzache aviva con- sua, percorsa da meti di reforma e attese apocalittiche, quindi
dotto il poeta ad avvicinarsíall'ideale di riforma vagheggiatodal dal suo interno, e non in rapporto a astratte poeticheo a canoni
gioachimismo francescano,ai profeta dell'Antico Testamento e al letterari di altra epoca e di altri orizzonti culturali v4.Sicchéforse
rapimento di san Paolo, per trarre ispirazione dalle loro visioni>>.
Nardi -- ê F. Mazzoni; vicino aUa tesacentrale di Nardi ê invece G. Bru-
Agli occhi di Nardi era I'inizio di quella linea interpretativa, gnoli nella introduzionee commentoall'Epií/oZain Dente Alighieri, Opere
prevalsa nei premi commentatori trecenteschi di Dente, che sva- m/#or/, tomo 11, Milano-Napoli 1979, pp. 512-21,598-643,al quale si ri-
lutando il significato letterale avviava I'esegesilungo la linea del- manda per lo sfa/ i g .zes/iomlí
72Cfr. R. Manselli, Pro/effsmo,in Enclc/opediúDa fosca,IV, pp. 694-
I'allegoria e del simbolismo, con la riduzione del poema sacro, 699, e la bibliogra6a ivi citata; e v. sopra n. 40
della mirabile visione, a artifício letterarío e íinzione poetica, 73 Si vedano le acuse considerazioni di G. Padoan. l,a« mir.zbile ui-
con <<conseguenzenefaste sull'esegesi dantesca fino ai nostri ílo#e » d/ Dú#/e e /'EpisfoZú zz Camgramde cit., che insiste sulca linea di
Nardi sull'importanza di un'esatta valutazione del profetismo dantesco
giorni>>'' per I'intelligenza del poema (cfr. p. 290. <<Minimizzare o peggio, negara
tutto cià]tutto i] c]ima profetico che attraversa]a Commedla] significa
70Diversa I'opinione del Padoan, nel citato saggiol.a« miraól/e pi- rinunciare a capire perché Dente poteva chiamare ' sacro' il suo poema,
rio#e» d/ Da /e e /'Epfs/oZa á Ca#gramde, che proprio partendo dália tesa signiâca rischiare I'alea di un totale fraintendimento della Commedia»;
nardiana del profetismo dantesco e del significato « letterale » della « mi- cfr. anche p. 297)
rabile visione», opta per I'autenticità dell'Edis/o/a 74Tracciandouna linea e abbozzandoun bilancio deite sue ricerche.
7i 1/ P fo i //'Edis/oZúa Ca grz de cit., pp. 28-9; cfr. anche B. Nardi, Nardi scriveva:« m'ê parso che senzaI'intelligenza del suo pensiero Ho-
C)sseruazioni sul medievaÍe « Accessas aã Auctores» in apporto all'Epístola sofico e religioso, I'arte stessadi Dente ne usasse sminuita >>(l# chore di'
a Camgramde,in S/ di e proa/emi di criflcú fesf#a/e. Convegno di studi Brz/#o Nardi cit., p. 278); accennando polemicamente ai problema di cro-
di âlologia italiana nel centenário della Commissione per i testa di língua nologia degli scritti danteschi e in particolare al posto che spetta alia
(7-9 aprile 1960), Bologna 1961, pp. 273-305 (poi nel vol. .çaggi e mole di 14aarcZPia
e al momentodella« visione profetica>>della Commedia,riba-
cri/!ca da feicú cit., pp. 268-305). ll piü agguerrito filologo che abbia di diva:« alia soluzione di problema comi complessi noceva, a mio parere, una
recente sostenuto I'autenticità dela'Edis/o/a -- centro il quale polemizza conoscenza
piuttosto vaga,qualchevolta addirittura manualisdca,di dottrine
XLIV Itttroãulione

proprio per la propostadi Da#/e pro/e/a I'opera di Nardi si


impone nella dantistica del '900 n, al di là della mole sconÊnata
di contributi che hanno definitivamenteacquisito alcunelinee di
sviluppo dell'opera di Dance, hanno chiarito problema interpre-
tativa cruciali collocandoil suo pensiero su uno sfondo culturale
complesso non riconducibile a questa o a quella scuola, iníine
proponendo letture e variante sorrette da un intuito di« 61ologo DAN'lE
di razza»x. Certo ê che gli studi danteschicon Nardi hanno E LA CULTURA MEDIEVALE
subito una svolta decisiva e sarebbe difHcile oggi pretendere di
avvicinarsi al divino poeta senda la conoscenza che Nardi ebbe
della cultura medievaleo senzala guida dei suei studi.

Tulho Gregory

che non erano state âncorapassateal vaglio della critica 61ologicae tanto
feno a quello di una accuratacritica storica: tutti sannoche gran parte
degli scritti che confluiscono di continuo in quantità enorme nella già caca
tica letteratura dantesca,ê dovuta a gente che manca di preparazionea
íntendere il linguaggio parlato da Dante e i problema che agitado il suo
spirito nella foro storicaconcretezza»(Dwemaerfri cit., p. 5).
75Cfr. G. Padoan,Z,a «mlrab!/e ulsio#e» di Da#fe cit., p. 283: «Ê
soprattutto a Bruno Nardi che va il mento di aver piü conseguentemente
e piü fruttuosamente
insistido
in questadirezione,
si da datead un suo
studio, rimasto meritamente famoso, il titolo emblemático di ' Dante pro-
feta '»; cfr. N. Minem,Pro/efismoe apocaZI//lcai Da /e cit., p. 8: Nardi
.<<
ha decisamentee forse definitivamente itnmesso nella circolazione critica
il tema profetistico ».
7ó Comi G. Petrocdú, Brwmo Nardl. in« Giornale storico della lettera-
tum italiana»,CXLVI,1969,p. 319; dellastesso
cfr. ancheRecordo
df
Br no NarZI, in « Quaderni della Casadi Dance», 5 (anno di studi 1978-
1979), pp. 13-8, poi con il titolo Ser B ef/o nel volume Seg#ali e mes-
saggi, Milano 1981, pp. 113-20.
AL LETTORE

Dicono si sia non poço esagerato nel giudicare dell'impor-


tanza del pensiero íilosofico di Dante e nell'attribuirgli una qual-
che originalità. lo oserei aílermare piuttosto che si sia caduti
nel difetto opposto, sostenendo, come s'ê fatto da molti in questi
ultima tempo,che la filosofia dell'Alighieri ê in sostanzaquella
del <<buono trate Tommaso d'Aquino >>.E quella del tomismo
di Dente ê Ênita per diventare ormai una leggenda divulgata
in moltí commenti e accolta, come cosa risaputa, nella maggior
parte dei manuali di letteratura. La qual leggenda,se trae origine,
a paper mio, da quello che d'inesatto e d'approssimativo era nella
conoscenzache i dantisti avevanodelle dottrine filosoÊchedel
media evo, ê stata poi accreditatadallo zelo che a divulgada
hanno messe taluni neotomisti, i quali mostrano di perseguire
un intento apologeticodel tutto fuori posto, quaseche I'esser
stato medo fedele aHa filosofia dell'Aquinate significasse esses
meno salda la fede di Dante o meno puro lo spirito religioso
della CommeZiú. Sarebbe come dire che ê mente sincero il senti-
mento religioso del Manzoni, per avere osato scrivere che le
famose Dlsgz/fsizio f 7Wagicóedi Martino Del Ria,« divenute
il testo píü autorevole,piü irrefragabile, furono, per piü d'un
secolo,norma e impulso potente di legali, orribili, non interrotte
carneÊcine».
Coll'animo sgombro da qualsiasi pregiudizio settario ten-
dente a far di Dante un ribelle precursore di Lutero oppure un
banditore della controriforma e del tomismo, prima di pronun-
ciare un giudizio interno alia maggiore o minore importanza e
originalità della filosofia del nostro poeta, che d'essesz/if pÃ!/o-
iopói e domesfü i si vantava, mi son proposto un compita piü
AvvERTENZA Gli aggiornamentibibliografia, che compaiono fra parentesi modesto, che pur m'ê passo di qualche momento per intendere
quadre qua e là nelle note, sono del curatore di questa edizione.
quelha poderosa mente: determinare colla maggiore esattezza cri-
4 A! tettoTe AL teliore 5

teca quello che Dente ha pensato entorno ai problema Êlosofici ditazione, tanto piü facilmente comunicante fra loro, pur attra-
sui quali s'ê fermato a meditare. Dopo, se ce ne sarà bisogno, verso distanze di luogo e di tempo, quanto pib s'immergono nelle
tireremo le conclusioniche saràil caso di tirare. profondità della coscienza, là dove .s'accende . la luce del vero.
Intanto mi pare che qualcheconclusionecominci a farsi Intento giova notare che ancheI'ultima tesadel Ferro, essesla
evidente: su alcuni problemi il poeta mostra d'essereandato verá eloquenza espressione sincera dei sentimenti dell'animo,
pita a rondo dei suei contemporanei,e le sue soluzioni ci appaiono trava perfetta rísonanza nei versa del poeta:
spessopita complesseed ardite deite loro
Cosa, pur riconoscendo che lo schema generale della sua I' mi son un, che quando
metafísicaê quello della scolasticacristiana, ê certo che egli vi amor mi spira, noto, ed a quel modo
ha inseridotaluni particolari caratteristici, come la dottrina expo- ch'e' ditta dentro vo significando;
sta a proposito delle macchie lunari, per spiegare la derivazione
del molteplice dali'uno; come quella della produzione mediada poiché la maternadela'amore, come diceva Riccardo da S. Vittore,
de[ mondo inferiore; come que]]a a]tresi deU'empireo,]uogo « aut Lota intus est aut nusquamest», di guisache « solusde
intellettuale del mondo sensibile, e quella interno all'origine ea digneloquitur qui, secundumquod cor dictat, verba compo-
dell'anima umana resultante del concordo dell'alto creatore col. nit » (De grau. coar/f., cap. l).
I'opera della natura, dottrina quest'ultima remessain onore dal Ma il problema piü grave dell'anima dantesca ê quedo con-
Rosmini. cernente la <(cagion che 'l mondo ha fatto reo ». Dapprima egli
Cosanelle sue riflessioni sulla natura del linguaggio, Dance aveva creduto di trovare questa cagione nell'egoísmo delle città e
muove dal concetto aristotelico della naturale mutabilità delle lín. dei principati particolari, per non esserela cupidigia frenata dal
gue, per rivendicare il buon diritto del volgare sulca <<gramma- cavalcatore dell'umana volontà; ed aveva scritto la 7üonúrrBfa.
tica», ed arriva fino a trionfare del vecchio pregiudizio teológico In quest'opera ê notevole la vigorosa aílermazione dell'unità del
arca I'incorruttibilità della língua d'Adamo. genereumano, dedotta dal principio averroistico che tutti gli
Cosanelle discussionientorno alia natura dell'amore che s'ac- uomini tendono ad un unico üne, cioê a che, per mezzo.dello
cesero fra i rimatori italiani del secolo Xlll, sembra essersi rin- sforzo comune, la potenza dela'intelletto possibile sia in ovni
novato in tutti i suei momentodialettici lo svolgimento del Pedra momento tutta quanta spiegata. Dali'unità del genere umano
platónico; si che dalle esercitazioni retoriche che ci ricordano il aveva poi dedotta la necessità della monarchia universale, e di
discurso di Lisia, giungiamo con Dente alia riscoperta dell'origine questa aveva defesaI'indipendenza dali'invadente potere ecclesia-
divina di Eras; e nella poetica rappresentazione dell'asceta del stico, assumendo a fondamento di questa indipendenza I'auto-
I'anima all'iperuranio, celebrata nel secando discorso di Socrate. nomia della ragione di fronte alia fede. Piü tarda scopriva che
come Della visione di Er alia Êne della Repz/óó/ica, assai meglio la causa dei mail che amiggevanola cristianità era pita profonda:
che nelle povere visiona medievali, accadedi trovãre davvero íl non solo era venuta menteI'autorità moderatrice dell'Impera, ma
germe fecundo della filosofia e della poesia della Commediú. A la stessa Chiesa, per essersi invischiata nelle faccende di questo
chi observasse che il poeta âorentino non ebbe alcuna conoscenza mondo, aviva tradita ]a sua missione evangelicae dava esempio
delle due opere del âlosofo ateniese,ê agevolerispondere che di mala condotta ai cristiani. Si che al ristabilimento dell'ordene
il pensiero platonico, propagatosi per mille rivoli, informava sulla terra era necessária, insíeme alia restaurazione imperiale,
ormai di sé una vasta letteratura che almeno in parte era ben una riforma religiosa che riconducessela Chiela sulla retta via.
conoscíuta da Dente. Ma, anche senza di questo, i grande ingegni Chi giudica questa utopia dantesca dal punto di vista della
non hanno bisogno, per intendersi, dei mezzi consueti che si storia politica o della storia delle dottrine politiche,la trova e
richiedono alle anime superficiali. Lo spirito si diflonde per vie non puà non trovarla troppo irreale perchépotessecontribuire
occulte, sotterranee. E le menti avvezze a concentrarsi nella me. a modiÊcareil corso degli avvenimenti. Ma I'errore consiste pre-
6 A! !estore

cisamente nel giudicarla dal punto di vista politico, piuttosto


che da quella morde. Politico era invece I'intento perseguito
dália tradizione giuridica bolognese, enche quando questa traeva
proíitto dali'ideale di reforma religiosa per raílorzare la tesa,che
nelle cose temporali nessunocomandaall'imperatore. Dante va
oltre la temiímperiahsta, e I'ideale monástico di reforma corregge
colla visione di una <<
beatitudo huius vitae », da realizzarsisulca PREMESSAALLA SECONDA EDIZIONE
terra, mercêla plena attuazionedella ragione<<que per phylo-
sophos tota nobis innotuit ».
Un tempo sí guardava alia íilosoÊa medievale, come si guarda
11 favore incontrato dália prima edizione di questo volume,
il profilo incerto di monta lontani, velati di nebbia, all'estrema
conâne dela'orizzonte. Ma se il viandante s'awicina ad essa,comin- mi ha incoraggiatoad accrescerne
un peco la mole coll'inclusione
del saggio sull'averroismo del« primo amico >>di Dente, al quase
ciano a distinguersi gioghi e vertia separati da valli e diversa
si rimanda nelle pagíne dedicate alia 61osofiadell'amore nei
fra loto d'altezza e d'aspetto, gli uni verdeggianti di boschi, gli rimatori del Duecento,nonchédella nota critica entornoal piü
altri brulli e rocciosi.Sepoi s'addentra
per quellevalli e tenta recente tentativo di tornare a un'interpretazione mística della
I'efta di quei gíoghi,ne scoprealtri ed altri âncora,con sua canzone di Guido Cavalcanti sull'amore. Cosa ríuniti, m'ê parso
non piccola meraviglia, e discerne catene variamente disposte che i tre studi si completassero e chiarissero I'un I'filtro con qual-
staccarsi dali'asse principale del sistema. Comi appare oggi la
che vantaggio di chi legge.
filosofia del medio evo a chi non si contenta di guardaria da Per il resto, la fisionomia del volume rimane inalterada,essen-
lontano: I'agostinianismo, il tomísmo, lo scotismo, I'averroismo
domi appenalimitato a qualcheneve ritocco del testo, o all'ag-
sono soltanto le meno ignorate fra le more e varie tendenze
giunta di qualche nota esplícativa e di alcuni richiami al volume
che I'occhio esercitato distingue nella complessità del pensiera Ne/ mo do di Da#fe uscito nel 1944, nel quale,insiemea vec-
del secoloXlll; attorno ad esse,altre ve ne sono e non meão
chie cose, sono stati riuniti nuovi saggi,e al volume Sigieri
degne d'esses conosciute, come, per esempio, quelha che trae di Brabante nel pensiera del Renascimento italiano (1.945), awe
impulso da Alberto Mogno, alia cui dottrina ha largamenteattinto ho raccolto i prima risultati di nuove ricerche sulla storia del-
I'Alíghieri.
['averroismolatino, che vado proseguendone]]a « Rivista di sto-
Per riprendere I'immagine di cui mi son servito, oserei dirá ria della filosofa », e altrove.
che il pensiero dantesco sta, tra more catene e giogaie, come E immutato rimane pune I'intento da me perseguito.Che
uno scoscesopicco dolomitico che s'erge sovra di quelle, scintil-
lante nel sole, e invita e tenta: a chi dura la fatica dell'efta non ê di falte della critica estetica, .ma di penetrare il pensiero
di Dente, di ricostruire nei particolari e nell'insieme la sua visione
ê concesso
di goderedi ]assüde] piü vastopanorama
e d'udire della cita e del mondo, quello, insomma,che Mano Fubini
la celeste arménia che diletta I'udito di quanta hanno saputo
chiama I'« antefatto >>della poesia. Se cià abbia qualche impor-
elevarsi sul mondo terreno dei senso.
tanza per la storia del pensiero e sia di qualche giovamento
Romã, I' novembro1941 all'intelligenza de.lla stessa poesia, vedano i cultori del pensiero
B. NAKni e della poesia di Dante.

Romã, 31 gennaio 1948


B. N
l
FILOSOFIA DELL'AMORE
NEI RIMATORI ITALIANI DEL DUECENTO
E IN DANTE

l 11 t)rabtema stllta tiattlta de11'adore, posto da lacopo Mo


stacci. Resposta di Pies deite Vigie.

entorno alia natura dell'amore avevanoexposto profondi pen-


sieri Platone, nel CaKZ/Mfo e nel Pedra, e Plotino, il quale,
nel V libro della 111 EmKe.de,s'era posto il problema che riaf-
fiorerà nella lírica del Duecento,« se I'amore sia un dio o un
demone, oppure una passione dell'anima, o I'una e I'altra cosa
insieme». Ma nella lírica italiana del secolo Xlll, il problema
concernente la natura del sentimento amoroso fu soUevato la
prima volta da lacopo Mostacci, Jlalconieredi Federico11, e
trattato dipoi da numerosarimatori, sia che avesseroeílettiva-
mente qualcosa di nuovo da dure intorno a questo argomento,
sia che ripetesserofino alia nota motivi ormai triti.
Poeta francesa,provenzali e siciliana, soííermandosi a riflet-
tere sulla prepotenteforza della passioneamorosa,comei mi-
gliori di essi I'avevano provata, si raíEguravanoI'Amora..come
un nobile signorecinto della sua corte, oppureliníluenzati da
(jaa'Êiõ'"aí cultura clássica che non s'era mai del tutto spenta
enche nei sçcoli barbarici, se lo rappresentavano, sull'esempío
di VirgUio e sopratutto d'Ovidio, a guisa d'un dio benigna.e
crudele che impone una dolce e r;iií tormentosa signoria ai
$i:Qi.-fçdçli. Si trattava certo di un'immagine letteraria, del cui
valore puramentepoetico erano consapevoliín quanto cristiani,
anui talora uomini di chiesa; ma che cosa svegliavanei cuori
quella commozionea spiegareI'origine della quale gli antichi
10 Dente e !a cantara meãieuaLe 11
1. FilasoÍiadela'adore nei rimatori itatiatü det Duecento e in Datlte

poeta avevano foggiato il mito di Eros? Che cosa ê mai que- e zo vol dure om che sia amore.
st'amorfache ora tiranneggiagli uomini colla violenta della pas- Eo non li saccio altra qualitate
sione tormentosa, ora desta in essi ebbrezze di paradiso? Questo
amore fatto di sospiri, di paure, di tremiti, di speranze, d'esta- Per quanto íl concetto, che il rimatore siciliano sostituisce
tiche contemplazioni e d'angoscia, delle piü nobili aspírazioni e alia raHigurazionetradizionale, fosse in sé povera cosa,non di
dei piü cocenti desiderí carnal? mente aveva il mento d'invitare i poeta a sfrondare i loro canta
11 sonetto del Mostacci« Sollicitando un poco meo savere}> dalle immagini retoriche, e di richiamarli a considerare íl senti-
rivela fossenel poeta il bisognodi uscire dal cerchiodelle frase mento amoroso nella sua realtà di passione umana. Del resto,
consuete e delle immagini convenzionali, e di tentare nuove vie della pochezza del suo concetto egli era consapevole, e ponendo
allargando I'orizzonte poetico per mezzo della riílessione âloso- la sua g úelflo sull'amore, a quemmodo che soleva farsa nelle
6ca. Ma per risolvere il problema da lui posto, occorrevasolleci- scuoledi diritto, di medicina, di filosofa e di teologia, incitava
tare un supere che force al trovatore siciliano mancava. gli esperei di cose amorose a volerla <<determinare », come dice-
Egli pensava senza dubbio aUe personificazioni dell'Amore. vasi in gergo scolastico,e ad illuminarlo della loro dottrína:
rappresentato convenzionalmente come il signore e il tiranno dei
cuori, quando osservava che Ma zo che ê, da voi]]o] voglio odere
pera ven faccio sentenzEilatore.
ogn'omo doce ch'Amor ha potere,
e li coraggi distringe ad amare, A lui rispose,fra gli altri, Pies delle Vigne, che del cuor
dello stessoFedericoll teneva ambe le chiava.S), ê vero che
Siflatto modo d'intendere la passioneamorosaporta a credere I'amorenon ha forma visibile e <<non si tratta coiporalemente»,
in una forza posta fuori di noi e soggiogante la noutra volontà rispondevail capuano nel sonetto << Pera ch'Amore no si põ
a guisa di fato. Per conto suo, il mostro rimatore dichiara di vedere»; ma sarebbe stoltezza negarne per questo la rede con-
non poter consentire di rafhgurarsi in questo modo I'amore, giac- sistenza,comefanno taluni. Anui il suo invisibile potere sui
ché questo non ha forma corporea visibile; cuori dimostra ch'esmoha una natura piü nobile delle cose che
si vedono e si toccano:
ma eo non [li] lo vog]io consentire
pera ch'Amorfano parte ni pare. Ma po' ch'Adore si face sentire
dentro dal cor signoreggiar la gente,
Insistendo sulla rappresentazione consueta dell'amore come ma[to maggiorepresio deEve] avere
che se 'l vedessen visibilemente.
un dio, si trascurava
di approfondire
la passioneamorosa nella
suarealtàpsícologicae ci si precludeva
la via a intenderne
la
verace natura nelle sue varie manifestazioni. ll vero ê, observa Ma che cosaê allora questa invisibile forza che agisceden-
il Mostacci, che I'uomo attraversa un'età in cui I'amore ê sentito tro dal cuore e signoreggia gli uomini? Pies delle Vigie se la
piü. che nelle altre, nascendo dal piacere che suscita nel giovane cava con un vecchio paragone che risale per lo mente a Tapete;
la bellezza. In questo sentimento di piacere che prova I'età comeI'invisibile forza della calamitaatura il ferro, cosaenche
giovanile al cospetto della bellezza, pare a lui debba consistere I'amore,sebbene
non visibileágil occhidel corpo,esercitala
I'amore di cui favellano i poeta: sua sígnona sui cuon.

Ben trava I'om un'amorositate.


la quale par che nasce di piacere
12 13
Dente e ta cultura medieuale 1. Filosofia dela'amorfaateiriMatori iEaliani del DKecento e in Datite

2 proviene da un vero sottilmente investigado colla .ragione, ma


Doutrina di Atidrea Cappetlatto. àal solo nostro immaginare, suscitato in noi dália vista che
precede I'accendersi della passíone. «.Giacché quando uno vede
Ma i paragoni non riescono mai ad appagare per intero lona dorna alta ad essere amata e íormata a suo piacimento,
chi vuol conoscere quello che una cosaê in se stessae da che subito comincia a desiderarla col cuore(s/afim eam i clpif co/zcw-
trae origine. Ora della natura dell'amore aveva tentato di date PIScereconde); poi quanto pita pensa ad essa, tanto piü arde
una deíinizione Andrea, cappellano del re di Francia, nela'opera d'adore, finché perviene ad un piü intenso pensiero. Dopo di
De amorfao De deo amorir', che,composta
sulloscorciodel .checominciaa riandarecolhafantasiale bellezzedi lei, a rappre-
secolo Xll, tanta influenza doveva esercitare sulca lírica amorosa sentarne distintamente le singole membro e gli atti corrispon-
enche in Italia. denti, e desidera d'espere a parte dell'uHicio di ciascun membro.
Andrea Cappellano si poneva, interno all'amore, una serie E quando ê arrivato a un comiintenso pensiero, I'amore non
di questiona che, come vedremo, saranno in gran parte quelle desce a frenarsi, ma tosta procede all'atto; ché subito s'aflanna
stesseche Guido Orlando porrà a Guido Cavalcanti; a procacciarsi un aiuto e cerca di un messaggero... Ma perché
nasceI'amore non basta un qualunque pensiero, ma occorre
Est igitur primo videre, quid sít amor, et unde dicatur anal. un'immaginazione eccessiva (cogl/a/io Immodefafa); giacché I'im-
et quis sit eílectus amoris, et inter quos possit esse amor, qualiter maginazione moderata non suol tornare in mente, e percià non
acquiratur amor, retineatur, augmentetur,minuatur, âniatur, et de
ne puà nascere I'amore »'
notitia amorasmutui, et quid unus amantiumaderedebeataltera
idem fallente2 Ho reste la parola cogf/ú/ia di cui fa uso il nastro autore
ora colla parola italiana pe siero, ora colha parola immagimaz/o#e,
dando a]]a prima ]o stesso signiíicato della seconda, giacché il
E nel primo capitoso egli dà dell'amore questa definizione:
cogifare di cui entende il Cappellano, come resulta dália defini-
Amor est passioquaedaminnata procedensex visione et immo- zione dela'amore, non ê funzione dell'intelletto, ma di quella
derata cogitatíone formae alterius sexus, ob quam aliquis super omnia che i medievali chiamaronola z,ir comi/ú//z,a
5, che ê, al pari della
cupit alterius potiri amplexibus et omnia de utriusque voluntate in fantasia, uno dei sensi interiori. L'amore comi inteso trae origine
ipsius amplexu amoras praecepta compleri 3 senzadubbio dali'istinto sessuale;e per questo lo scrittore fran-
cese dichiara apertamente ch'essa non puà sussistere fra persone
Passione ê I'amore, poiché, prima ch'essa sia corrisposto, dello stesso sesso, giacché I'amore tende al soddisfacimento di
non v'ê maggiore angustia di quella che prova un amante, di un bisogno naturale, e <{si vergogna di quello che va contro
contínuo .in preda aUa paura di non poker mai conseguire I'oggetto natura >>ó. Clip non di meno, esso non consiste nell'appagamento
del suo desiderio.Ed ê passioneinnatacioê istintiva, poichénon di questo bisogno, ossia in quello che altri scrittori chíamano
il « fatto » (/a//z), ma nell'« immoderata passione >> che deriva
l Andreae, Cappellani Rega Francorum, De amora /iófí /rei. Recensuit dali'immaginazione.E su questo elemento fantástico ê solta ap-
E:. Trojel,. Havniae, MDCCCXCll. Salvatore Battaglia ha curado una nuova
edizione del testo latino accompagnatada due traduzioni toscanemedite del punto la poesia amorosa: ché, toro questo elemento, ogni possi-
secolo XIV(Romã, Perrella, 1947). Interno a questa opera, v. Pio Rajna, bilità di poesiasvaniscee non resta che la nuda e brutale passione
Tre i/ df er.Zgslorfa de/ /lóro df Z arca Cappàzza
o, in S/#d! df #/oZ.ro-

4Lib. 1, i, pp. 5-6.


5 Avicenna. 'l)e acima. IV, cc. 2-3; Averroê, De .zmima,1, comm. 66;
111.comm.6 e 20: Giovannidella Rochelle,Sambade a /ma(ed. a cura
PP. 75-79) di T. Domenichelli, Prato 1882), 11, 23; S. Tommaso, S#mma /beoJ., l
2 Lib l P 3
q. 78, a. 4
3 Lib. 1, r, p. 3. 6 Andrea Cappellano, 1, n, pp. 6-7
14 15
Dente e {a cultura medieval. 1. Filosofiadeu'adore nei rimatori italiatii de! Duecenlo e in Datlte

g üii:B
istintiva. L'amante, stimolato dali'impressione entrata in lui per
la vista, si costruisceun mondo interiore d'immagínie colhasua
facoltà « cogitativa>>crer I'oggetto del suo amore, spessotanto
diferente da quello che si docerede, lo colloca su un piedistallo.
HHl:&U::l):ã
Che se tutti discendiamo da un unico stiplte e tutti abbiamo per
I'avvolge d'un'aureola luminosa e I'adora come una divinità bale. natura una stessaorigine, non la forma del corpo, non la maniera
natagli innanzi. Per rendersi degno della dorna comiidolatrata. del vestire,ma la probità dei costumaha distinto gli uomini in
e per meritarne la grazia e il sorriso, I'amante sente il bisogno nobib e non nobili, e ha dato origine alce diflerenti prosapie.Ma
d'innalzarsi sulcavolgare schiera colhavirtü e il valore. « O qual molti son quelli che, pur traendo origine, per nascida,da ante-
mirabil cosa ê I'amore -- esclama il Cappellano -- poiché fa nati nobili, degenerando si son messeper altra via ». All'oppo-
rifulgere I'uomo di tangevirtü e gl'insegnaa farei ricco di tanta sto altri si son fatti nobili per il loro valore, pur traendo
bei costuma.V'ê ínoltre Reli'amorequalcosache menta la pita origine da avi ignobijjP
grande lodo, poiché essa, in certo modo, rende I'uomo adorno
della virtü della castità; ché chiunque ê illuminato dália luce
dell'amore per una donna, non saprebbe pensare all'amplessa 3 Teoria psic(Éogicadi lacopo da Lentini
d'un'alara, enche se belga.Fintanto che il suo animo ê revolto a
lei, I'aspectod'ogni altra gli lembra deforme e volgare >>7. Alia psicologia della passione amorosa d'Andrea Cappellano
Perciõ sono incapaci di vero amore i Don Giovanni e i s'aspirail sonettocol quaseil notara lacopo da Lentini rispon-
libertina, « i quali, dopo aves moro pensato ad una donna e deva alia gz/aes//o sull'amore posta dal Mostacci:
dopo avere anchecoito i (rutti del foro desiderio, rosto che ne
vedono un'altra, desideranogli amplessidi quella, e con animo Amor ê unEo] desçoche ven da core
per abondanza de gran piacímento;
ingrato dimenticanoi favori ricevuti dália prima. Questi tala
quente ne vedono tente ne desiderano carnalmente. L'amore di e li occhi ín prima generan I'amore,
e lo core li dà nutricamento.
costuro ê pari a quello d'un cone impudico. Ora noi crediamo
ch'essi sian da rassomigliare ad asini; giacché son mossa saltanto
11 cuore, nella dottrina aristotelica, non solo ê il primo
da quell'istínto naturale che rende gli uomini non diílerenti
organo che si forma nello sviluppo embriologico del corpo uma-
dagli altri esseri animati, non da quelha verá nostra natura che.
no ''. ma essoà inoltre la sededi tutte le virtü, che, per mezzo
per la diRerenza della ragione che ê in noi, ci rende diversa
dagli altri animali » '.
di quem sottilissimi veícoli che sono gli spiriti esalati dal sangue
Non le ricchezze né la facilita di ottenere da una donna
azieal calote,dal centro della vetas'inadiano a tutti gli altri
organi e dànno a questi il potere di compiere le loro rispettive
quello che le si chiede, suscitano in noi il verace amore; ma
e specifiche funzioni ::. Anzi per Aristotele derivano dal cuore
piuttosto ]a bellezza, la probità dei costuma, e il bel parlare. Ma
per6no i nervou. Galeno distinse invece tre membro principali:
enche quanto alia bellezza lo scrittore francese esorta a distin-
il regato, il cuore e il cervello; nel primo pose la sede propria
guere la verá dália falsa che le donne astute mettono in opera della virtti naturale; nel secando,la sede della virtü vitale; e
per mezzo di trucchi alia scopo di sedurre. ll vero amore per
filtro guardapib ai bei costumache non alia bella forma. « L'uoma 9T VT
saggio come ]a donna saggia non riÊutano d'amare chi ê deforme, 10Arist., De ge er. aaimaZ.,11, c. 4. Cfr. G. M. Nardi, Proa/em/d'em-
se in esmoriluca un'interiore bellezza di costuma.» Si che la órfo/agia #ma a a fica e medieva/e, Firenze, Sansoni, 1938, p.. 95.sg. .
n'Atist., De par/. a#!ma/.,111,c. 3, 665a 12,17; c. 4, 666b 14; De
som#oe/ Plg!/fa,c. 2, 456a 5; De mor/e e/ pl/a, c. 3, 469a 6-12; c. 4,
7 1, iv, P. lO. 469 b 5
8 1, v, P. 13. i2 De bisa. anima/., 111, c. 5.
16 1. Fitoso$adeu'amorfaatei rimatoti italiana del Duecetlto e in Dattte 17
Dattte e !a ct&ttafa meãieuaie

nel terzo,la sededellavirtü animale


u. Dal cervello,e dente quello del..medito.fiorentino Taddeo Alderotti.alia Iragoge di
aílatto dal cuore, traggono origine i nervi, che, col cervello, loannitius i9 e dal Co c///arar di Pietro d'Abano 20,per non citare
sono lo strumento della sensazioneinterna ed esterno. Se non che alcune delle opere solenni. « Cor domicilium est vitae»,
che ne] medio evo s'era cercato, sull'esempío d'Avicenna i4, d'ac. insegnava pune Alfredo di Sareshel, che interno al 1210 aveva
cordare Galeno con Aristotele. l nervo che si diílondono per dedicato il suo De mofa core/is al compatriota ed amico, maestro
tutto I'organismo, si disse, derivano immediatamente dal cervello Alessandro Neckam; <<cor igitur animae domicilium est », poiché
oppure dália nuca, cioê dal midollo spinale; ma mediatamente I'anima nel cuore s'unisce allo spirito vitale che exala dália
dal cuore;e si compare)
il cervello
e il midollospinale
a un parte piü pura del sanguesotto I'influsso del calote naturale::
gran gume le cui sorgenti si occultano nei monta. Dal cuore ' Dal cuore, dunque, e dália spirito vitale, il quase ê stFumento
parimente traggono origine enche la virtü naturale e la virtü delle virtü che emanano dali'anima, proviene enchequesto moto
animale che hanno come organo e sede própria rispettivamente o passione che Aristotele denominava QíX'0cbç, distinguendolo
íl regato e il cervello. Ad ogni modo, enche secondo Galeno, dália q)Lata,cioê dali'amicizia; giacchéla QLXíanon ha quella
nel cuore aveva la sua própria sede la virtü vitale. La quale concitazione e .quell'appetito che son propri invece dera qíX ç
viene comidefinita da Avicenna :5; o amore sensuale. E lo stesso íilosofo aggiungeva che, come
dell'amicízia ê principio la benevolenza, cosa dell'amore sensuale
Vitalis vero virtus est ilha, quae spíritus esseconservat, qui sensus ê cagioneil diletto suscitato in noi dal vedere, « ea quae per
et motus vehiculum existit, et ipsum reddit aptum ad eorum impres- visum delectatio», ã 8tà ,tãç 6@uç ã8ová 22
siones recipiendas, quum ad cerebrum pervenit, et facit ipsum poten- Questa derecfafioo 'h8ovÓ ê quella che nel media evo si
tem dandovotam,ubicumqueexpanditur. Et huius quidem virtutis disse Piacfme /o o place#za in senso soggettivo; poiché in senso
sedes et operationi ipsius processus est cor. oggettivo queste parole signiâcarono pune la bellezza, cioê la
qualità per cui una cosa veduta peace,secondoil detto comune
Ed encheGalenoriteneva,al pari d'Aristotele,chenel cuore, fia gli scolastici: <<Pulchrum est quod visum placet ». E Witelo
ove risiede la virtü vitale, si compiessero quem movi dell'animo nella sua Perspec/íz;ú " scriveva:
che si dicon passioni, come la paura, I'ira, la gioia, tutti quem
sentimento insomma che provocano una dilatazione e costrizione
del cuore :'. La qual dottrina era comunemente accolta nelle
í9 Taddeo Alderotti, Exposi//amei, Venezia 1527: 1# líagogem loa
scuoledi medicina e di filosofia, come puõ vedersi dal commento ojflj, fo1. 351v-b, 358v-b sgg.
di Alberto Magna al De a imaZfóii7 e ai Púruú a/ ra/f í8, da 20Dií1. 31, pr. 2; 41, pr. 1; 57, pr. 1; 59, pr. l. In taluni commenti
della V//a n#oua, 1, 4 sgg., anui che qualcuna delle fonti classiche,ê citato,
non si sa perché,il trattato De a /ma attribuito a Ugo.d! S=Vittore, e.che
3 Galeão, Metbod s medemdi, 'lX, c. 10; De piacitis Hippocratis et inveje ê di Alcherio da Chiaravalle, monaco del sec. Xll, il quale utilizzõ
P/afomir(ed. Mueller, Lipsia 1874), VI, p. 499 sgg. sino aUa fine del libra; la Pa /eg i di 'Alí ibn al-'Abbãs tradotta da Costantino.
Vll, p. 596 sgg.Cfr. CostantinoAfricano,De coram iózlsmedicocog#i/# zi l,fber magfrfrfAlvredi de Sareshelad magfr/rummago 4ZexaZr m
eceisarils /Ofir(che non ê filtro che la PamZeg#idi 'Alí ibn al-'Abbãs -- noto Negzlam de mofa foral;, ed. CI. Baeumker, in Beffrãge z#r Ges ó.fc6íeder
nel medio evo latino come Halyabbas --, tradotta dallo stesso Costantíno), Pó#oiopófe dei À iffe/a//ers, XXl11, 1-2, Münster 1923, pp. 33, 34, 43, 45,
1, c. 6; IV, cc. 2, 5, 9, 19(in Constantini Africana-. Operzfm re//g ú óacfe- 69, 80, 86, 93-94.
i deiiderúfú, Basilea 1539). ' 22'Arist., E/b. Nfcom., IX, c. 5, 1166& 30- 1167a 6: <(Benevolentia
14 Camom /o/i i medir/ e(secondo la versione arábico-latina di Ge- autem amicitiae quidem assimilatur, non tamen est amicitia.- Sed neque
rardoda Cremona,
seconda
metadel sec.XII), 1, fen 1, dottr. 6, c. l. ama/io est: non 'enim habet distensionem,neque appetitum. Ámafio em
bid lutem haec sequuntur.- Videtur utique principium amicitiae esse,quemad-
6 Galeão,De pZacitis
Hippocratiset Platonis,VLI, p. 597. modum ecus qÚad est am.zre, ea gzlae per pfr m deZec/a/!o..Ngn enim inde-
i7 AlbertoMagna,De a#/mczZióws,
1, tr. 1, c. 5; IX, tr. 2, c. 4; XX, lectatus ipecie nullus amat»(sec(;ndo :la traduzione latina di Roberto Gros-
tr 2 C 3 satesta,premessaal commentotomistico, le!: V).
í8 Alberto Magna, De spfr. ef reipír., 1, tr. 1, cc. 9-10, tr. 2, cc. 1-4; a'lV, 148 (estratti in CI. Baeumker, Vire/o, nei Beffrãge cit:, 111, 2,
De mofió i czfwa/.,1, tr. 2, cc. 2-6. Münster 1908, pp. 172-174).
18 Dente e !a catitira meãieuale 19
1. Filosofa der'amorfa atei rinnatori itatiani del Duecetito e in Dente

Pulchritudo comprehenditur a visu ex comprehensione simplici e lo cor, che di zo ê concepítore,


formarum visibilium p/acef/#m animae, vel coniunctione plurium imagina, e [li] peace quel disto:
visibilium intentionum habentium ad invicem proportionemdebitam e questo amore regna fra la gente.
formae visae.
Fit enim placa?afia afzimae, qaae patcbritz+do dicitzir, quandaque 11 Notado accenna enche ad un'altra questione discussa da
ex comprehensione simplici vísibilium formarum...
colara che trattarono della natura dell'amore: puà I'amore sve-
Sic ergo pulchritudo comprehenditur a visu ex comprehensione
simplicí formarum visibilium placentium animae. Quaelibet tameQ gliarsiper un'immagineche non entrain noi per la vista? ll
istarum visibilium intentionum non facit pulchritudinem in qualibet problema interesserà. specialmente coloro che all'amore darànno
forma, in qua venit illa intentio ad visum.. un'origine soprasensibile, come vedremo; ma enche alia mente di
Ex coniunctione quoque plurium intentionum formarum visibihum quelh che non s'elevarono al concetto platonico e teologico del:
ad invicem, et non solum ex ipsis intentionibus vísibilium, ât pulchri- I'adore, la questione s'affaccià per qual che leggevano di Jaufré
tudo ín visu, ut quandoque colares scintillantes et similiter Pictura Rudel, innamoratosi per fama della contessadi Tripoli ín Síria.
proportionata sunt pulchriora coloribus et picturis carentibus ordina- 11 Notaro ammette, si, che
tíone consimili, et similiter est de vultu humano.
Ben ê alcuna bata om amatore
Piacime#fo in senso soggettivo, e cioê piacere e diletto che senda vedere se 'namoramento;
prova I'anima di fronte alia bellezza,ê queIJoche desta nel cuore ma quell'amor che stringe con furore,
il desiderío amoroson. L'immagine di donna bella, cioê I'/#fem- da la vista de li occhi ha nascimento.
zio/zeentratain noi per mezzodella vista, provocail sentimento
del piacere e quindi, se questo ê grande, I'amore. Ma I'impres- Un po' piü crudamente Aristotele, nel luogo:dell'E/lca.Nica-
sione visibile non basta a generareI'amore, se il cuore non « li ma(Úeasopra citato, aveva detta che senza di quel piacere che
dà nutrigamento )>. Questo mz/frigame#/o non à filtro che quelha ê suscitatoin noi dália specievisibile non si dà amore: << non
« ímmoderata cogitatio », quella « cogitatio plenária >>di cui ci ením indelectatusspecie nullus amat». Ma ê evidente che lo
ha parlato AndreaCappellano,e che ê essenziale
alia vira della Stagirita intendeva parlare di<< quell'amor che stringe con fu-
passione amorosa. L'immagine oggettiva, entrara in noi per la rore », cioê di quello che ê verá passionee non solo un vago
vista, ê rappresentazione
della cosaveduta nella sua física realtà sentimento senza concitazione.
e nel suo <<esses verace >>,come dirà Dantes, senza distinzione
di bello o brutto, di<<boné e rio »; soltanto I'interiore lavaria
del cuore, cioê dell'immaginazione, puà dar vira all'immagine 4
piacente e svegliare il desiderio amoroso. Senza questo elemento
Diuulgazionedella teoria di lacopo da Lentini
fantástico, fonte della poesia amorosa, I'amore non nasce:
l pensieri accennati,pib che esposti,da lacopo da Lentini,
sarannoripetuti fino alia sazietàdai rimatori italianasino alia
Ché li occhi rappresentano a lo core
d'onni cosa,che veden.boné e rio. 6ne del secolo, senza che nei pita di essa la doutrina entorno
com'ê formata naturalementé; all'amore se n'avvantaggi grau che.
Cosa un anonimo del codice Vat. 3793, non provando chi
24Giovanni della Rochelle, S#mma de anima. ed. Domenichelli cit.. ll. gli dica <<
chi sia Amore, ove dimori o di che cosaê nato»,
c. 31: <<Duplex est enim dispositio virtutis concupiscibiUs moventis ad inclina a credere che quell'amore che la gente chiama signore,
actus: p/ace fia et Zifp//ce#/iú.Quidam ergo actus exeunt ab ea secundum filtro non sia <<se non un nome usato >> e ritíene la passione
ptacentiam-. Baça... atei\us ptacetztia genetat amarem et dileciionem».
25 P#rg., XVl11, 22-33. amorosa <<uno volere >>nato da tre cose che <{in una concor-
20 Dente e !a custara mediepale 21
1. 1iijosoÍiade11'adorenei rimatori italiana del Düecento e in Dente

dança... tegnono lo corpo in lor podere >>e « sengnoregiano lo Lo stessotema ê ribadito in quest'filtro sonetto anónimo della
core », cioê: <(Piaciere e pemsare e disianza » 2ú.Un filtro ano. stesso codice Vaticano:
nimo della stessocodicedichiaradi non potersi vantare<<
di
tanto savere >> da rispondere « sentenziando» a chi gli aves Dal cor si move un spirito in vedere
chiesto d'in ochi 'n ochi di femina e d'omo,
per lo qual si concría uno piaciere,
Che este amore e di che nascie e quando lo qual piaciere mo vi dica como:
e ['n] qua] parte de]'om ponsi a sedere. e nasciene un benévolo volere,
lo qua Amore chiamat'ê per nome;
Non di meno anch'egliritiene che amorenon sia cosada potes dentro dal core si pone a sedere,
cà nom poria in piü sicuro doma.
vedere e toccare, e Flauta il <<van pensare» di quelli che ne
fanno un dio: nascie di sangue netta pur c'al core,
che I'animo de I'om ten 'n alegranza
e sengnoregia ciascuno altro omore,
Cà se deo fosse non faciêra reo:
e falla stare in quelha disianza;
cà 'n deitate ê tutto dengno afare2Z. quello puõ dize om che sia.Amore:
amor ê. cosa con gran dubitanza29
Anche mastro Francesco ê della stesso avviso, sebbene sap-
pia che il potere d'Amore « pita che terena sengnoriasi stende» Ma se I'amorefosse stato davvero« cosacon gran dubi-
e che esmotiranneggia la volontà dela'uomo, la quase pur <<da tanza>>e I'autore di questo sonetto vi avesseben riflettuto, non
sengnor terem ben si difende »:
pare che si sarebbedovuto limitare a ripeterequello che in
sostanzaaveva già detto il Notara, senza mettervi un solo accento
C'amor sía deo non ê la veritate, che riveli la sua personale riflessione interno al problema. E
ché deo per bebe già mole no' rende. dente aggiunge neppur mastro Torrigiano da Firenze, íl quase
verso la fine del secolo Xlll insegnava medicina a Bologna, ove
Amore & fa reo », Amore « rende mole per bene »: notiamo íin scrisseun divulgatissimo P/zzi gzlúm comme fzlm i per .Alfcro-
d'ora questo concetto pessimistíco, implicito in quello .dell'adore feg#i GaZiemf,
finché non si tese trate. Nei due sonetti che ci
come passione,che sarà largamente svolto dal Cavalcanti. Del [estanodi lui su quest'argomento,egli torna a battere sul punho
resto, enche mastro Francesco repete sulla natura della passione che amore non ê dio se non « per similia », cioê per similitudine,
erotica quello che già sappiamo: a cagionedella forza ch'essa exercita su chi ama; ma in se stessa
non ê altro che <<un disto del'arma >>cioê dêll'anima, della quale
Quand'om diven solicito e pensoso ê come il timone 30
vegiendo un bello viso e piacientero, Oggetto della l5assione amorosa ê, come abbiamo visto, la
amantenente Amor in cor rinchioso:
« piacenza», cioê la bellezza sensibile che si fivela all'amatore
c'Amore ê un continovo pensero per la vista. A parte i casanei quali sembra che il tema amoroso
di quella cosa ond'omo ê disioso28.
serva ad una semplice esercitazione letteraria, I'amore di cui
trattano i rimatori dei quali abbiamó fatto cenno, ê sicuramente
zó i.e anticbe rime volgari secando!a !ezione ãet cotlice Vaficano 3793 una passione sensuale quase I'aveva definita il Cappellano, e ten-
P óóZfr /e per cura dl A. D'Ancona e D. Comparetti, t. IV, Bologna 1886 denteal possesso
della cosaamata.Non parlo del possesso
car-
n. 331, p. 6.
27l,e a#/icóerime po/gar/,n. 332,p. 7. 29 Le a /icóe r/me uoZgap'i,n. 337, p. 12
28 l,e aaf/cóe rime po/gare, n. 502, p. 188. 30 l,e an/icóe rime poZgczri,nn. 486-487, pp. 171-172
22 DaKte e ta GUIE«?ameãieuaàe 23
1. Fitoso$a dele'amorfafiel rimatori àtatiatti del Daecento e itt Dente

nale, col quale il piü delle volte, saziata la brama dei senso. donna amata,alia quale non chiede se non di rimeritare i suoi
I'amore s'aüevolisce e si spegne. V'ê un possessomente brutale, servigi col sorriso. La bellezza muliebre, come la entende il rima-
pita fine, piü delicato, piü pudico, che inebria e non sazia, un tore bolognese, ê Jlulgore di un'interiore bellezza d'animo la quale
amore che si nutre di sguardi, di sorriso, di luce, e il cuí appaga- si fivela nell'armoníadei lineamenti,negli atti onesti, nel par-
mento consiste nella certezza che sentimento consimili albergano lare solve e sopratutto nel lampo degli occhi. Ed ê, se non
nela'anima della persona che s'ama. essenzialmente,almeno tendenzialmente, bellezza morde, che tra-
Ê ben vero, per filtro, che siRattopatemadela'animodeter- sÊgurae purifica quella che originariamente era definita dal Cap-
mina una sovreccitazione di senso,che talora dispone e, diciamo pellano una passione strettamente condessa cola'istinto sessuale.
pure, andina al possessocarnale o almeno al desiderio di essa.
Ma i rimatori del secolo Xlll s'arrestano in generale sul limite E non si pà appressar
omo ch'ê vale;
imposto alia poesia dal frente dell'arte, e, quasetemesserodi ancor vi dica ch'ha maggior vertute:
profanare la bellezza vagheggiatacolla fantasia, non menan mai nula'om põ mal pensar 6n che la vede3Z
vento di cià che tacereê bello.
Ad ovni modo,postoche I'amoredi cui intendevano
ê la Amor di poeta ê il « fino amore>>e non puõ albergarese
passionedefinita da Andrea Cappellano e da lacopo da Lentini, non in un <<corgentile>>u.Amore e cuor gentile stanno tra
non era possibile sviluppare questa dottrina se non in due medi: loto come lo splendore sta al sole:
o accentuare
sempre
piü il carattereirrazionale
e violentodella Ch'adesãoche fu il sobe.
passione amorosa, come fa Guido Cavalcanti; oppure far com-
s} tosta lo splendorefu lucente
piere ad essa una catarseartística e morde, mettendo a proíitto né fu davanti il sobe;
I'elemento immaginativo cui abbiamo accennato,come píacerà a e prende amore in gentilezzaloco
Guido Guinizelli. comi propiamente
come calote in clarità di foco n

5 Prittcipio di catarse pratica della passione amorosa metia lírica Come la luce del fole, raggiando sulla meteria vile e purifican-
det Gainizetli.
dola, ne trae le pietre preziose colle loto mirabili virtü magiche
e medicali 35,
Pura contemplazionedella bellezza ê I'amore per il Guinizelli.
cosa lo cor. ch'ê fatto da natura
E' par che da verace piacimento asletto, pur, gentile,
lo âno amor discenda
donna, a guisa di stella, lo inamura 3
guardando quel ch'al cor torna piacente;
ché poi ch'om guarda cosa di talento,
al cor pensieri abenda,
Amore síüatto non puà accendersiin cuor villano; poichéla
e cresce con disto immantenente: piava natura ne spegne la fiamma, come I'acqua il fusco. Per
e poi dirittamente quanto splenda, la bellezza non desce a riscaldare I'animo vale,
6orisce e mana frutto 3i. come il fole non dà virtü al tango:

32Jóia.. XV, 12-14.


Ma il piore e il frutto del desiderio che il poeta vorrebbç racco- ss Ibid. . ' V.
gliere, filtro non sono che uno aguardo pietoso e benigno della 34lójd.'. V. 5-10.
s5Sulle virtü medical e magichedelle pietre preziose,cfr. Alberto
3i Rime di Guido Guinizelli(in Rimafori de/ do/ces/i/ Modoa cura di Magna, De m/ era/iówí, 11, tr. 1, cc. 1-4.
L. Di Benedetto,Bati, Laterza,1939),IV, 12-19. % Rime di G. Guinizelli. V, 18-20.
24 Dattte e !a cutlüra meãieuale !. Filosofa detL'amotenei imaloti italiana de! Dtiecenío e in l)ante 25

Fere lo fole il tango tutto 'l piorno: Ma non sempre I'innamorato ottiene il guiderdone del suo
vale riman, né 'l sol perde calore37. servire, e spessola donna amata sta di fronte a lui, chiusa nel
suo orgoglío, come una rocca inaccessibile.E il tapinello che vi
Né basta ad accendere il «fino amore>> la nobiltà della si aggira entorno, cercandoínvano una porta per arrivare al cuore
schiatta, poiché ]a verá nobi]tà non s'eredita co] ]ignaggio, « se di lei, dà afogo ai suoi lamenta in canta appassionati, ondeg-
da vertude non ha gentil core>> 38.Soltanto le belle imprese e i giando fra la speranza e lo sconforto. Intorno a questo motivo
bei costuma,soltanto il valore dà all'uomo gentilezza;che ê un son íiorite le rime piü belle, perché piü sincere, del <<dolce
concetto che sarà svolto con ampiezzada Dente, ed era già chia- sul novo », ispirate a una fine analisa dei sentimenti suscitati
ramente accennato dal Cappellano. nela'animo dal desiderio amoroso che deitava dentro.
Nato da un bisogno di contemplazione estetica, il desiderio Si ê parlato sovente di platonismo a proposito dell'amore
amoroso dell'anima nobile ê plenamente appagato nela'obbedhe cantato dal Guinizelli e daí seguaci del « dolce sul novo ». Ma
al gentil talento di donna belga, se da lei si sente corrisposto fosse I'espressione ê abusiva ed ê stata certamente abusata. Se
e il suo servire trova in lei comprensione.Se I'innamorato ottiene un riílesso di platonismo si vuol vedere in quella catarse che il
questa mercededel suo servire, e sente il suo cuore battere bolognese fa complete alia passione erotica di Andrea Cappel-
all'unisono con queIJo di madonna, allora esso ê pienamente
lano, in questo modo di esprimersi qualcosa di vero c'ê, purché
beato, al pari delle intelligenze celestela cui beatitudine consiste sia inteso con discrezíone.Ché, per quanto puriíicato dal tocco
nell'obbedire
a Dio, volgendociascuna
il próprio cielo,e nel leggero della poesia, I'amore di questi poeta oscilla sempre tra
contemplare la divina essenza « oltra 'l velo >> d'immaghi sen- la tendenza platonica verso una pura bellezza morde, e una nuova
sibili 39 forma di raünato erotismo alessandrino. E di quest'ultimo la
Né in un tal sentimento, sono dália catarse della passione lírica degli stilnovisti ha infatti I'aerea musicalità, il sommesso
sensuale,il poeta prova alcunché di peccaminosodi cui abbia a e brando sospirare, interrotto da acuti accenti d'angoscia, da
pentirsi come cristiano. E se Dio rimprovererà I'anima sua d'aves frequentasinghiozzi e da invocazioni alia morte come quella che
seguito un vara amore, potro rispondergli: sola puà ridare all'anima sgomenta la pace perduta. C'ê troppa
passione, insomma, nel canto di questi nostri poeta, e troppa
Tenda d'angel sembianza soílerenza, perché si possa parlare di amore platonico 41
che fosse del tu' regno:
non mi fu falto, s'eo li post amanza lo. .ti Ben pita oltre si sono spinti coloro che, comeE. Anitchkof, Joacói
de F/ore e/ /es mi/iezfx coz?r/olr,Romã 1931, p. 105, hanno visto nei senti-
mentoe nel linguaggiodela'«amor cortese» una íiliazione della inistica cri-
s7Jóia., V. 31-32. stiana, o comunque lm'influenza di questa su quello, come E. Wechssler,
s8Jójd.. V, 33-40. Das Kuttarprobtem des Ã&innesangs.Stadien zuf Vofgescbicbte der Renais-
rú#ce. Bd. ], ]üi##eiamg #. Córls/em/Hm, Halle a. S. 1909. Contra di essi.
s9Ma pare che i codici abbiano <<oltra cielo >>o <<oltra 'l cielo ». In- É. Gilson, La fóéo/og/emys/ígz/ede Sai f Ber ard, Parigi, Librairie Philch
terno alia quale espressione e in generale sui recenti tentativa di rendere sophique J. Vrin, 1934, pp. lv, 193-215, fa giustamente ;ilevare che I'amor
intelligibile la quinta stanzadella canzoneguinizelliana<<al cor gentil repara çortese. ê sostanzialmente la passione carnale di cui paria Andrea Cappel-
sempre adore», si veda I'articulo di C. Muscetta, .4Z cor ge fiZ..., in l,eo- lano, che non puà aves dente a che gare colla mística. L'uno rispeccÜa la
mardo - Rasieg a óióZiogra#cú, Xl1, 1941, pp. 145-152(e la polemichetta vita nelle corti principesche, I'altra la vira del chiostro. Anui in certa casa.
che n'ê seguita,ivi stesso,Xl11, 1942, pp. 34-37 e 160-161),1o studio di io penso, ê piuttosto il linguaggio dell'amor profano che ê stato trasferito
M. Casella, 4/ cor ge#/i/ repara sempre zzmore,in S/z/Z! romcz#zi,XXX, 1943, ! esprimere i sentimento del místico connubio dela'anima cano sposo divino.
pp. 5-53(utile per quanto concernela tradizione manoscritta e la ricostitu- Vero ê non di meno che, se non proprio la mística monástica,'un qualche
zione del testo, non altrettanto per I'interpretazione<< metaâsica», piü che inílusso ha esercitatosull'amore cortese il sentimento cristiano che f;rmen-
ardita, strana), e la nota di A. Roncaglia,«l#fe dere2p eZJaczz#zoe di tava in tutta la società medievale. Cosa, quando una bella fanciuHa ê im-
Gz//do G#i#izeZ/i, in l./#gaa mof/ra, VI, 1944-1945, pp. 21-25. maginatasímile a un angelo di Dio, venuto di cielo in terra, si tfatta d'una
40Rime di G. Guinizelli,V, 51-60. rappresentazione comune anc'oggi a tutto il popolo cristiano, che aUa fede
26 Dance e !a cultura meãiepale !. Füoso$aãelí'adore nei rimatori ilatia%i ãet Daecenío e in Dente 27

E sopratutto perdura in essail sentimento della loro servitÜ Ma enche nela'atto in cui s'abbandona alia contemplazione
alia forza tirannica della passione che li domina senza scampo. dell'angelica bellezza, il poeta si sente dominato da una forza
11 Guinizelli lo doce apertamente: a cui non potrebbe ribellarsi:

Omo ch'ê preso non ê in sua balia, Ché solo Amor mi sforza,
contra cui non val forza -- né mesura «
conveneli ubídir, poi n'aggia doglia;
ch'a augel lacciato dibattuta ê ria
che pur lo stringe e di forza lo spoglia. E ben presto la gioía d'amare torna in planta
In pace donqua parti veta e servas
lo non pensava che lo cor giammai
avesse di sospir tormento tanto,
che de I'anima mia nascesse planto,
6. ll pessimismo di G. CauaLca7tti,e il sao mandamentoauer-
mostrando per lo viso a li occhi morte 4s
roistico.

Ma poiché vano ê il dibattersi, per chi ê caduto nei laca


Un motivo ânementeplatonico parrebbeispirare questi deli-
cati verei dí Guido Cavalcanti ": della passtone amorosa, non resta che abbandonarsi ad essa,
pur sentendonell'animala morte: « Omniavincit amor,et nos
cedamus amori». Pochi poeta hanno espresso come il Cavalcanti
Angelica sembianza
lo sbigottimento che accompagna il pib completo abbandono alia
in voi, donna, raposa;
Dio, quanto aventurosa potenza del desiderio amoroso:
fue la mia disianzal
Voí che per li occhi mi passaste al core
Vostra cera gioiosa, e destaste la mente che dormia.
poi che passa ed avanza
natura e costumanza, guardate a I'angosciosa veta mía,
ben ê mirabil cosa. che sospirando la distrugge Amore «.
Fra lor le donne dêa
vi chiaman come siete: E âncora
tanto adorna parete
ch'eo non saccio contarei Per li occhi venne la battaglia in peia
e chi poria pensare -- oltr'a natura? che ruppe ogni valore immantenente,
Oltr'a natura umana si che del colpo fu strutta la mente47.
vostra fina piagenza
tece Dio, per essenza Adore del resto I'aveva avvertito
che voi foste sovrana.
Tu sai, quando venisti, ch'io ti disse
poi che I'aves veduta,
negli dêi ha sostituito quelhanegli angeli.<<Gli angeli bela stanno a mime
in cielo». -- canta Laia nella Capa//Cria rzzs/ic#na. Non mi sembra sia il per forza convença che tu morissí «.
caso di discutere I'interpretazione di Mano Casella che applica alia canzone
guinizelliana gli stessi concetti metafisici, di cui sarà detto piü oltre, da lui « lójd., VI, 43-44.
applicati al Cavalcanti. 45 lbjd.. Vl11, 1-4.
42Rime di G. GuinizeHI.XIX. 5-9. % lójd.. XII. 1-4.
43 Rime. di Guido Cavalcanti(Della stessovolume di Rimafori deZdoZce 17lójd.. XV. 9-11.
s/l/ Boro a cura di L. Di Benedetto), VI, 19-35. 48 lójd.. VIII. 40-42
28 1. 1;ijoso$a
det!'adorenei rimatoti itatiani del Duecentoe itt Dance 29
Dente e ta cultura meaieuale

« Ut vida, ut perfil ut me malus abstulit erros »! -- sembra o vero ê morte?» s. AI sonetto dell'Orlandí I'innamorato poeta
esclamare enche il rimatore íiorentino col pastore virgiliano. di Monna Vanna e della Mandetta rispose colha dotta canzone
Coll'« anima vilmente sbigottita» '9, tratto « di virtü in si vil « Donna mi prega >»,che, ricordata da Dente n, e rimbeccata da
loco » da sentirsi in balia della morteso, il Cavalcanti impreca Cecco d'Ascolis8, fu ritenuta un solenne trattato sulla natura
períino all'amore: dela'amore e merità d'esses chiosata da commentatori antichi e
moderna, la maggior parte dei quali, a dir vero, ne ha (atto
Quel punto maledetto sia ch'Amore tule strazio, se si eccettua il buon medico íiorentino Dano del
nacque di tal maneta, Garbo, da rivaleggiare solo con gli sciagurati amanuenseche ce
che la mia veta fera n'hanno tramandato il testo 59
li fue di tal piacerea luí graditaSI. Accingendosia deíinire che cos'ê I'amore, e a darci una dimo-
strazione compiuta della natura di questo sentimento dela'animo,
E la parola morte risuona ad ogni momento nel suo canto il Cavalcanti si rivolge a chi ê addentro alce dottrine psicolo-
giche,che fanno parte del sistemaaristotelicodella natura, e
Menarmi testo senza riposanza presuppongono la conoscenza di alcuni principia fisici:
in una parte, dov'i' trovas gente
che ciascun si doleva d'Amor forte.
Ed a presente conoscente chero...
Quando mi vider, tutti con pietanza ché senza -- natural dimostramento
díssermi: Fatto se' di tal servente non ho talento -- di voler provare
che mai non déi sperareantroche mortesz. là deve posa, e chi lo fa creare...

lo vo comecolui ch'ê suor di veta... La sua vuol essere insomma una trattazione, completa in
che sé conduta sol per maestria, tutte le sue parti, entorno all'essenza della passione amorosa,
e porta ne lo core una perita
alle cause di essa e ai suei eífetti, fondata su principia della
che sia, com'egli ê morto, aperto segnoss.
scienzanaturaledela'anima.Come I'Aristotele del Berni, encheil
noutro rimatore «non embarcaaltrui senza biscotto », non pro-
Ma che cosa ê, per il poeta íiorentino, quest'amoreche <<di
cede per impressiona, ma con metido filosoíico.
verte lo spoglia » e <<fa la sua virttl 'n vazio cadete >>n, que-
L'amore siede in quelha parte dell'anima deve, secondo la
st'amore la cui violenza I'uccide, si da maledire il ponto in che
dottrina aristotelica, sta la memoria, e dove insieme a questa
nacque in lui? Guido Orlandi, a cui il continuo lamentar del
stanno I'ímmaginativa e I'estimativa; cioê nell'anima sensitiva, dí
Cavalcantí dava sospetto 55, gli pose formalmente il problema
sulla natura dell'amore, sminuzzandolo in tange domande che cui son potenzei sensoesternie quelli interna,non che I'appe-
tito sensibile che risiede nel cuore. Come un corpo diáfano ê
sono in gran parte quelle a cui avevano disposto Andrea Cappel- teso luminoso dália luce, comiI'amore ê formato d'un'oscurità
lano e i rimatori di cui abbiamoparlato, tranne una che doveva
cagionata in noi da una maligna influenza di Mlarte. Essa non
riguardare direttamente lui, il Cavalcanti: « Ê veta questo amorfa
ê un dio immortale, ma à una qualità generata,ed ha nome di
cosa sensibile; ê passione dell'anima e appetito del cuore.
49lójd., XV, l.
se lójd.. IX. 1-8.
5i lójd., XXIX, 31-34.
52JÓ/d.,11, 9-14. lójd., P. 42.
53 Ibid., XVI, 9-14 (cfr. Rime di G. Guinizelli, X, 8; Xl11, 12-14). n De PW/g.
e/., 11, xn, 3, 8.
s4 rÓld., XXIX. 9-10, 18-20 58Ceccod'Ascoli,1.'.acerba,
ridotta a miglior lezionee per la prima
55Vedasila tenzonetra I'uno e I'filtro in G. Cavalcanti.
Rime.a cura volta interpretata-. da A. Crespi, Ascoli Piceno 1927, 111,.1, w. 1938 sgg-
di E. Cecchi,Lanciano1913,pp. 50-52. 59 Si veda in proposito il saggio successivo.
30 Dente e ta cultura meãieuale 1. Fjloso$adetl'adorenei rimatori italiatli del Daecentoe in Datlte 31

Non ê vertute, ma da quelhavêne


Fin da questaprima battuta, la dottrina dell'amore professata
ch'ê perfezíone, che si pone tule,
dal Cavalcanti ci si rivela intimamente connessa colha deíinizione
non razionale-- ma che sente,dica
del Cappellano, e fortemente colorita di pessimismo. Questo
<<accidente che sovente ê feno », non da una benigna influenza
di Venere procede, come pensano Danteúo e Cecco d'Ascoliói L'anima sensitiva, dunque, e non quella intellettiva, ê perfe-
zione e forma del corpo umano, come insegnavanogli averroisçi,
ma anzi da un maligno inílusso di Malte, quando questo planeta
si trova nella <<casa >>di Venere, in congiunzione colha costella- e dali'anima sensitiva, e non da quella intellettiva, scaturisce
zione del Toro o della Libbra, come insegnava 'AJI ibn Ridwãn I'amore. Questo chíarisce enche meglio quello che il poeta aveva
nel commento al Qz/ d fpm'ff/o di Tolomeoú2, ovvero nel suo detto prima, che cioê nell'íntelletto possibile non v'ê «pesan-
« aspetto sestile o trono >>in rapporto a Venera, come ricono- za >>di passione, né dilecto amoroso, poiché I'intelletto ê in sé
sce anche Cecco d'Ascoli nel commento ad Alcabizio a. Questo una sostanzaseparata,eterna e incorruttibile, come appunto inse-
maligno influsso suscita nela'animasensitiva la passione amorosa gnava Averroê.
che in sé ê un oscuramentodella ragione, quando acquistatale Da questa teoria schiettamente averroistica che concepisce
intensità da andare <<oltra misura di natura ». I'amore come passionedell'appetito sensibile, la quale ottenebra
Siílatta passionenon sorge pera in noi, se prima una forma la ragione,deriva una morde che spiegail pessimismodi cui à
bella non s'imprime nei nostri occhi e da questi nella nostra fan- soílusatutta la lírica del Cavalcanti.Questapassionefuorvia il
tasia. Dália fantasia I'immagine sensibiledella bellezza,quando giudizio della ragione,perché I'intento perseguitotien. luogo
sia tesa astratta da ogni materialità, ê accolta nela'intelletto pos- del raziocinio, e quello che s'ê falto amico del vizio non discerne
sibile, ove si fossacome pura idemspirituale. Ma in questaparte piü chiaramente il gene dal male. L'Orlandi aveva.chiesto se
« ê veta questo amore o vero ê morte ». E il Cavalcanti risponde
dell'anima, cioê nell'intelletto possibile, non v'ê gravezzadi pas-
sione, poiché I'intelletto non trae origine dalle qualità dei corpo che, pur non estendo morte per se stesso, tuttavia <<di sua
mista, come I'anima sensitiva, ma ê una sostanza separata da potenza segue spesso morte », qualora ne sia fortemente ostaco-
materia semprein atto e incorruttibile. Dell'intelletto possibile lata la virtü che nell'uomoê veta.E cià non perchéI'amoresia
non ê proprio il piacere suscitato dália passione amorosa, ma per se stesso contrario a natura, ché anzi nasce, come aveva
soltandola speculazione del vero; « non ha diletto. ma con- detto Andrea Cappellano, da un istinto naturale; ma perché non
sí puà dize che abbia vita I'uomo che, dominato dália passione
sideranza »; si che ad esso non puà pervenire dente che somigli
alia torbida passione dela'amore. amorosa,si torce da « buon perfetto ». Ora il <<buon peúetto », il
-téÀ,ccov àycc8óv, secondo la doutrina morde d'Aristotele a, con-
L'amore pertanto non ê una potenza o facoltà dell'anima, ma
siste, per I'uomo, nel vívere secando ragione, anui nella piü alta
ê una qualità,un accidente
chescaturisce
da quelhapotenzao
deite virtti dianoetiche che s'attua della vita contemplativa, ossia
parte dela'animache ê perfezione e forma del corpo. Questa po-
tenza o parte dell'anima ê quella sensitiva: in quelha che il nastro rímatore chiama <<consideranza ». Percià
dize Dente's che <<vivere ne li animali ê sentire -- animali,
dica, bruta --, vivere ne ]'uomo ê ragione usare. ])unque, se
'l vivere ê I'essere [dei vivente e vivere ne ]'uomo à ragione
95-9& Rime.'C '4v' 13-14;vm, 4-5; P#rg., l, lg; Par., y111, 1-12; IX, usará,ragioneusare ê-]'essere] de I'uomo, e comida quello uso
ói l,'Áceróa. lll. l. partire ê partire da espere,e cosaê esseremorto. E non si parte
ózCitato da Dino del Garbo, Scrfp/ m i per ca //Ze#.z
Guidonis de Ca da I'uso del ragionarechi non ragionalo fine de la suaveta?».
valcantibus, ms. nega Bibl. Vaticina, mondoChigiano, L. V. 176, fo1. 29 vb
Cfr. Ptolomaei l,lóer gaadrlparfi/f... cwm comme#foHaly Heben Rodan
Venetiis, per Bonetum LocateHum, 1493. tr. 111. c. 13. '
ó3G. Boílito, 1/ commemfo d/ Cerco d'J4scoZI aZ/'J4Zcaólzzo.Firenze. M E/ó. Njcom.,1, c. 5, 1097ó 8-21; c. 6, 1098a 7-17; X, c. 7, 1178a 5-7
Olschki, 1905, pp. 33-35. ' õ5Cona.,IV, vn, 11-12.
32 Dente e !a ctiltara medietlaie 33
1. FÜosofiadet!'adore bei ràmatori italianadet Duecento e in Datlte

Nel âne della vita consiste appunto per Aristotele il Té},ctov gentili, come ihsegnavail Guinizelli, d'accordocon quanto era
üya8óv, i] « buon perfetto », I'cü8a Havia, la felicito e la per- stâto aílermato dal Cappellano 10. Quand'essa si desta nell'animo,
fezione della veta umana. <<Potrebbe alcuno digere: Come? à CostringeI'innamorato a sospirare e a mirare in luogo a lui inter-
morto e va? Respondo cheê morto [uomo] e rimasobestia>> ü detto, <<in un fermato loco », si che gli ostacolífrapposti tra la
In conformità di questo concerto aristotelico, I'uomo che, tratto donna amata e il desiderio sveglíano in lui la virtü irascibile, la
dali'ímpeto della passioneamorosa,si torce da buon perfetto quale, secondola psicologia medievale?anda alia vittoria su cià
muore come .uomo, perché, agitato dagli istinti, perde quella cheê árduo,
e consiste
in un <<
ribollimento
del sangue
e del
signoria su di sé, che forma I'ideale della veta perfetta, del calote interno al cuore >>7'.Ma per quanto egli arda dal desi-
,téX oç l3íoç, secando Aristotele ó7 derio, la passione gl'impedisce di muoversi per arrivare all'oggetto
Ma poiché I'amore non ê « oppost'a naturale », ché anzi ê che I'atura, e di darsi dattorno per conquistaria; come cora da
una passione innata, come insegna il Cappellano, e poiché la stupore,la sua mente non dà prova né di grandené di piccol
virtü ê una wed/ocr/fasconsistentein quemgiusto mezzoche si supere che gli soccorra.
mantien lontano dagli estremaugualmenteviziosi, ne viene, se- 11 tormento e I'aíianno han tregua soltanto quando I'inna-
condo Aristotele ó8,che la virtü della temperanza o au(PQoaúv morato ottiene mercede. Da simil complessione nell'amante e
sua in mezzotra la dissolutezzadi chi non sa astenersida alcun nell'amato,
cioêda somiglianza
di sentimento
da unapartee
piacêre, e I'insensibilità rusticana che da tutti rifugge. Argomen- dali'altra, I'amore trae sguardi d'entesa,che danno ai due inna-
tando in tal modo, taluni combattevanola castità perpetua, come morati la certezzae la gioia della mutua corrispondenza. Quando
quella che,estendocontrariaalia natura,costringeI'uomo ad una I'amore ê comicongiunto, in un nodo che lega fra loto due cuori,
lotta incessante coll'istintoa. In questo senso, enche il Caval. non puà piü restarnascostoe si fivela apertamente. Ma le beltà
canta ammonisce che chi dimentica di dar soddisfazione al natu. selvagge,le quali non corrispondonocon dolo sguardialia pas-
rale bisogno d'amare, íinisce ugualmente col perdere quelhasta- sionedell'innamoratoche invano chiede pietà, non ne feriscono
bile signoria su dí sé che ê própria della virtü della temperanza. il cuore sino a far « parere lo piacere certo »; ché il sentimento
Sottratta al controllo della ragione,la passioneamorosa,in che prova I'amantedinanzi a una beltà selvaggiaê piuttosto
quanto tale, consiste in un desiderio smodato:
quello della pauta. Solo I'amore corrisposto,dunque, dà gioia;
I'amore non corrisposto ê doloroso.
L'esses ê quando lo voler ê tanto L'Orlandi avevadomandatoâncora,se I'amoreha figura, se
ch'oltra nlisura di natura torna,
« ha per sé forma o pur somigliaaltrui»; e íl Cavalcantiaveva
promessodi provare <<s'omo per vedeslo po' mostrare». L'amore
si che colui che n'ê preso, non ha pita pane.La passioneora non ha figura, aílerma egli ora, di guisa che si possa conoscere
lo fa impalhdireora arrossire,ora lo costringeal riso ora al per mezzodella vista; anzi tutto, perché chi n'ê preso, ê acce-
planto, ora lo sbigottisce.Cometutti i sendmentitroppo intensa,
non ha lunga durata. Inoltre siílatta passione,come quelhache ê 70De amora,1, xi, p. 235:« Dicimusenim vix contingere
posse,quod
suscitatada forte immaginazione,non nascein chi ha scarsasen. agricolaein amoris inveniantur curta militare, sed.naturaliter sicut equus
ei zulus ad veneris opera promoventur, quemadmodumimpetus eis naturae
sibilità, come per lo piü sono i villani, ma piuttosto nei cuori demonstrat. Su6cit ergo agricultora labor assiduus et vomeris ligonisque
continua sine intermissione solatia. Sed, etsi quandoque, licet raro, contingat,
eosurra sui naturam amorasaculeo concitari, ipsos tamen in amorasdoctrina
M Co#tl., IV, vn, 14-15; 11, vn, 4; 111, n, 18.
ó7 E/ó. Nfcom.. 1, c. 6. 1098a 18. ndn expedir erudire».
7i Àlist., De am/ma,1, i, 403a 30-31(t. c. 16). Avicenna,De a#imú,
a Efó. Nlcom., 11, c. 2, 1104a 22-26. IV. 4:« Ex ira habetur intentio voluntatis ad victoriam». Giovanni della
ó9Cfr. S. Tommaso,Co#/ra ge#/., 111, 137; E/ó. ]Vjcom. ll, lez. 2 RocheUe. S#mm# de acima. ed. Domenichelli cit., 11, 30:« Vis... irascibiRs
S mma rÓeo/.,ll' 11", q. 152.
est appetitiva bom ardui expedientes»; cfr. !ófd., 11, 31.
34 35
Dente e ta cultura meaieuaie 1. Filosofia detl'adore nei timatoti italiatii det Duecettlo e itt Dente

calo e cadein esmocol color della morte nel volto, per I'aHluire e dicemiisperanza:
sta a la dura,
del sangue al cuore, come doce Dente 7z; inoltre, perché la form, non ti cessar per reo semblante data,
com'ê I'anima, per chi bene intende, non si vede; dunque tanto ché moro amara frutto si matuta
mentese ne vede una qualità com'ê I'amore, il quale appunto e diven dolce per lungo aspettato n
ê una qualità o accidenteche procededália forma dell'uomo che
ê I'anima sensitiva. Privo di coldre che lo renda visibile ágil E con questa speranza in cuore, che il frutto amado maturando
occhi, essaê <<diviso da essere>>,cioê non ha una própria esí- diventi dolce, sopporta la battaglia dei sospiri e attende, quando
stenza diversa da quelha dell'anima in cui risiede73. <KAssiste in che sia, d'esses <<guigliardonato grandemente ».
mezzo escuro», poiché rísiede nella parte irrazionale dell'anima, Per il Cavalcanti,'invece, I'aspecto piü doloroso del dramma
I'amore cancella, cioê spegne, la luce dell'intelletto, consistendo. non ê date tanto da questa lotta fra l;ardore del desiderio e il
come abbiamovisto, in una tenebra della carne. non ottener mercede, quanto dália convinzione che, anche otte-
Non di meno, per quanto esmosia una passione tormentosa. nuta mercede e soddisfatto il desiderio, I'amore peco soggiorna?
chi n'ha fatto esperienza puà attestare con verità, che, senza per cominciareuna nuova battaglia; I'amore ê insommaper lut
averne provato gli aaanni, non à possibile ottenere la ricompensa un bisogno irrequieto e tormentoso della carne, una tenebra dei
che ê concessaall'amore corrisposto. senso,che tende' ad allontanare I'uomo dal bene perfetto consi-
Certo enche nel Guinizelli non mancano accenti dolorosi: stente nella veta secondo ragione.
anch'egliporta <(morte scritta ne la faccia>>
74,anch'egli,corpito Da questo sentire I'amore come trágica minaccia di morte,
dallo sguardo della sua dorna come da folgore deriva forse nel Cavalcanti íl bisogno di schivare le liete brigate,
quel suo appartarsi in una sdegnosa solitudine per ,raccogliersi
chefêr per la finestradela torre nella meditazionedi quei verá che al suo spirito rivelavanoAri-
e cià che dentro trava spezza e fende7S, stotele e Averroê. Si che il ritratto che di lui ci tramandarono
i contemporanei e coloro che dai contemporane} n'ebbero diretta
docedi sentirei símile ad una status inanimata, che d'uomo ha notizia, mi sembra piü veritiero che non queIJo che taluni moderna
solo ]a íjgura7'. Se non che la sua disavventura consisteunica- ne hanno disegnato, traendo lineamenti e colorito da un'inter-
mente nel destino awerso di amare <<for mesura >> una donna pretazione del tutto cervellotica dei suor canta.
dália quasenon si sente riamato. Ma intacto la speranzaalimenta Un riflesso di pessimismo cavalcantiano aspira enche la can-
in lui la resistenza al destino: zone di Lapo Gianni <<Amor, nova ed antica vanitate», pula
riconoscendo. ch'essa espreme pita il risentimento personale del
72 R/me, Cl11, 45-47: poeta per le soílerenze inflittegli dali'amore, che non un vero
e 'l sangue, ch'ê per le vene disperso, concetto filosófico sulla vanità della passioneamorosa; di guisa
fuggendo corre verso che I'invettiva contra il crudele dio non mancadi pateticeaccenti
lo cor, che 'l chiama;ond'io rimangobranco umoristici. Nuova ed antica vanità, I'amore ingombra col suo
73 Poiché secondo i] deito ricavato da Aristote]e, ]líe/apó., Vll, c. l,
1028a 13-20(t. c. 2), Xll, c. 1, 1069a 20-24(t. c. 2-3), 1'essêre
si dice pro.. potere la mente umana e rende, chi n'ê. preso, ignudo di senno,
priamente dela sostanza in quanto puà sussistere in sé e per sé; ]e qualità s) che si tmva « diviso di saveree di gene in peco giorno »n.
g accidenti non sono esseri ma proprietà de]]'espere.S. Tommaso, ]We/apó..
Xll, lez. 1: <<Ens dicitur quase esse habens; hoc lutem solum est substantia. <<Mendico del píü degno senso», cioê della vista: .« orbe nel
quae subsistit:Accidentialutem dicuntur enfia, non quía sunt, sed quis mondo nato eternalmente», corrompe I'uomo coi diletti carnali
magia ípsis aliquid est: sicut albedo dicitur esse quis 'ecus subiectum est e spegnenella sua vista <<il vero lume », si cheI'Homo ê costretta
álbum. Ideo dixit(Aristoteles) quod non dicuntur simpliciter entoa,sed
entes entoa, sicut quantas et motus».
74Rime di G. Guinizelli. X. 14.
75 ló/d.. XIII. 10-11. n IÓM. Xll,a5o Gianni(nello stesso volume di Rima/or{ de/ doZce sffZ
7óJÓ/d.,Xl11, 12-14. noz,oa curadi L. Di Benedetto),
Xl1, 7-9.
36 Dente e !a cultura meãievale !. Filosofa ãeÍI'amorfanei imatoti italiana det Daecento e in DaKte 37

ad andar palpando in mezzo alce tenebre 79.Anche per Lapo, Come sità, durata e qualità. Ma la pretesa di dedurli dalle rime ê per lo
pet il Cavalcanti, I'amore ê un oscuramento della ragione, una feno imprudente, poiché la poesia si rende immagine del mondo
tenebradei senso,ha I'instabilità della passione,<<sorvizia>>il interioredel poetae dei sentimentoche I'agitano,ma non ci
debole cuore <<e I'alma forsennata e I'altre membra >>80,ed à obbliga a pensaread altra realtà da quella che la sua fantasia
« principio naturato... d'ogni reo >>
8i. Parlate ora, se vi desce costruisce. Ê per questo che nessun tribunale oserebbe prendere
d'inílusso platonico, o magari di misticismol una composizione poetica per una testimonianza in base alia quase
Ma piü di siflatti sfoghi amari cootro il tormento della pas- pronunziare una condanna.
sione amorosa, ]e meditazioni del Cavalcanti sollevavano ' un Ora a me pare che la lírica giovanile dí Dente sí raccolga
serio problemaHosoâcoe morde che obbligavaad un appro- essencialmente, enche se per avventura non esclusivamente, en-
fondimento della dottrina dell'amora. A questo approfondimento torno all'amore poético per Beatrice. Niente d'inverosimile che
ha contribuito, piü d'ogni filtro, Dente. alálne .rime del tempo della V/fa nzloz'ú o posteriori ad essa
siano ispirate da altre donne, se Dente stesso.ammetteva che
amore<<benpuà con nuovi spron punger'lo Banco>>e che
7 invano gli si spremecontra ragione o virttt per tenerlo a freio w;
Fase guittizelliana ttelto suituppo del pensiero di Dente, e
saperamettto di essa. La morte di Beatrice. ma ê .pur vero che, tra i fantasmi costruiti dali'immaginazione
del giovane poeta, quello di Beatrice occupa il posto centrale e
A diciotto anni Dente non aveva fatto âncorastudi íiloso- meglio d'ogni altro riílette in sé I'immagine spirituale del sua
âci, aí quali si dedica dopo il suó venticinquesimoanno d'età, creatore.
se dobbiamo credere alia sua stessa testimonianza 82, ma aveva Credo sarebbeI'ora di cominciare a hon occüparsipiü degli
già veduto per se medesimoI'arte del dire per rima ü. E il primo scritti che insistono sul signi6cato simbolico della Beatrice delle
verso di queda ch'egli ci presente come la sua prima composi- rime giovanili.u: Beatrice ê donna rede, di realtà,. si capisce,
zione poetica « A ciascun'almapresa e gentil core », fatta cono- poetíca. Essa, cioê, ê nata dália fantasia del poeta, il quale I'ha
scere a « tuttí ]i fede]i d'Amore », ce ]o Fivela già esperto del foggiata come donna verá, che incarnasse quemsentimento e quel-
loto linguaggio e addentro alia loro tecnica. Fra colono che I'ideale di bellezza che a lui piacevano, sia o non sia vero quel
risposero al sonetto del giovane poeta fu quegli che Dante che il Boccaccionarra della íiglia di Folco Portinari. Quand(i
chiamaprimo dei suoi amici, Guido Cavalcanti,il. quase,se'non Dente comincià a poetare interno a Beatrice, era âncora digiuno
v'era già, dovevadi li a un anno entrarea far parte del Consi- di studí íilosofici né s'agitávanonel suo animo i gravaproblema
glio generaledella città, e, com'era maggiore negli anni, era ormai che I'occuperannopiü tarda. ll suo primo problemafu quello
maturo nell'arte del dure per rima. La consuetudinecol C,val. di compfendere il prepotente sentimento che s'era svegliato nel
canta e con Lapo, egli pure già consigliere del comune fiorentino. süo cuore, osservandone in se stesso i mo+imenti; fu il problema
e la lettura delle rime del Guinizelli, debbonoaverlo resteattento dela'amore, che, come sappiamo, era stato largamente discusso dai
osservatore dei meti dela'amore, via via che questo sentimento rimatoridi cui abbiamofatto censo.
si svegliava nel suo animo di precoce adolescente.
Qual e quanta sono gli amora giovanili di Dente? Certa- M Rime. CXI. <<lo sono stato con amore insieme».
mente ê possibile che siano piü d'uno e diverti tra loto per inten- 85Una brilhante smontatura del castelão di carte allegorico, costruito
dal Maüdonnet,ha fatto É. Gilson, Da /e ef /a pói/osopóie,Parigi, J. Vrin,
1939, cap. 1. Ben scarsa conoscenza dei problema e della letteratura dan-
79 lójd.. XII. 26-37. tesca dimostra F. Orestano che ha favorevolmente riesaminato l,a Bea/rica
80 lófd., XII. 43-48. .fz,e/afadi F. Perez, in S/zldf sw Da#/e(Conferenze e letture dantesche tenute
si lójd., Xl1, 62-63. a cura del Comitato milanese della Socíetà dantescaitaliana), IV, Milano,
82 Co#p., 11, xn. 1-7. Hoeph, 1939, pp. 1-35. Cfr. B. Nardi, Ne/ moído di Da#fe, Romã, Edizioni
83V//a /zwoz;a,
111,9. di« Storia e Letteratura», 1944, pp. 354-356.

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