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Engrammi e la memoria
La visione e la memoria sono strettamente legati tra loro.
L'osservazione prolungata produce tracce mnemoniche nel cervello (chiamati engrammi).
Gli engrammi e, di conseguenza la memoria, condizionano la visione del materiale ottico.
Tuttavia, nel momento in cui il ricordo affiora, non sempre l’engramma corrispondente è esattamente
uguale a quello prodotto durante l’esperienza originale.
Ciò è dovuto alle altre esperienze che nel frattempo quel soggetto ha vissuto e alle informazioni che ha
appreso.
Nel tempo i legami che realizzano l’engramma dei nostri ricordi si affievoliscono e alcuni possono
disattivarsi, per cui i nostri ricordi possono essere fallaci.
Dobbiamo sempre tener presente che la nostra memoria non è perfetta e può fare cilecca, soprattutto per i
ricordi più lontani nel tempo. L’uomo ha già superato questo problema allorchè è nata la scrittura, il
disegno, la pittura, la fotografia, la registrazione sonora ed i moderni computer.
Tutti i processi attraverso i quali un individuo percepisce, registra, manipola ed esprime informazioni sono
definite abilità cognitive.
Le abilità cognitive sono coinvolte in qualsiasi compito affrontiamo, dal più semplice al più complesso.
Per quanto riguarda gli stimoli, vengono definiti “cognitivi” gli stimoli neurosensoriali in grado di
modificare l’assetto del sistema nervoso centrale.
Noi siamo individui unici e irripetibili grazie al nostro personale patrimonio mnemonico.
Di fronte allo stesso stimolo visivo abbiamo reazioni soggettive, ma tutti analizziamo e organizziamo il
materiale ottico nello stesso modo, attraverso delle costanti psico-percetive.
Ciò che si vede è il risultato di un processo psico-percettivo.
La nostra visione, come le altre costruzioni cerebrali, è stata trasformata dall’evoluzione del linguaggio.
Se si osservano delle immagini e non si riesce a trarne un'immagine reale, il cervello fa un lavoro
abbastanza limitato.
Nel momento in cui la stessa immagine fornisce più informazioni su cosa è realmente, il cervello aumenta
l'attività celebrale e riesce a dare un'interpretazione.
Per esempio: un quadro astratto richiede meno attività celebrale perché non ha immagini definite.
Attraverso nuove tecniche di indagine quale la ƒMRI (Risonanza magnetica funzionale per immagini) si è
rilevato che, dove il materiale ottico è disposto a formare forme riconoscibili, vengono attivate aree del
cervello più ampie.